Omnibus - anno I - n. 27 - 2 ottobre 1937

AMlANO SlMONCELLl, che per quarantatrè anni fu al servizio dd Vaticano come barbiere, è stato messo ultimamente a riposo per limiti d'età. Ma non si facciano illusioni i parrucchieri: con la partenza di Simoncclli dal Vaticano, il posto di cui egli era titolare è atato soppresso, nel senso che d'ora in poi la persona addetta alla toletta personale di Sua Santità non sarà più scelta fuori, ma dentro il Vaticano. Il nuovo barbiere del papa, infatti, è un fraticello dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, lo stesso Ordine dal quale provengono gli altri sei monaci che pensano ai piccoli bisogni di Sua Santità. Ne11a storia dei servitori dei Pontefici, Damiano Simoncclli, di Trevi, avrà un posto a parte: egli è stato l'ultimo barbiere laico del Papa. Come il piccolo emigrato umbro abbia potuto fare una carriera simile, è una storia lunga; per raccontarla bisogna risalire agli anni, ormai lontani, in cui il futuro Pio XI, allora giovane ventiduenne, completava i corsi di teologia alla Pontificia Accademia dei Nobfti Ecclesiastici. L'Accademia è in un palazzo prospiciente la piazzetta di Santa Maria in Minerva a Roma. Nella stessa piazzetta, c'era una pìccola bottega di barbiere. Era la bottega che Damiano Simonccl1i, terminato il servizio militare, aveva aperto da poco e che mandava avanti coll'aiuto di un garzone. Il giovane studente dcli' Accademia dei Nobili Ecclesiastici l'aveva un bel giorno scoperta e, affascinato dalla chiacchiera del proprietario, vi era spesso tornato a farsi fare la barba. e Se dicessi che mi rammento di quel giovane sacerdote mentirei•, confessa Simoncelli. e Nella mia bottega, per quanto modesta, venivano numerosi sacerdoti. Ricordo che ebbi, per un certo periodo, tra i miei clienti, anche due pezzi grossi del Banco di Roma che alloggiavano, quando venivano a Roma, in un albergo di Santa Maria in Minerva•· Chi dice Santa Maria in Minerva dice il cuore di uno dei quartieri più papalini di Roma. Colle sue librerie di propaganda religiosa, i suoi negozietti d'immagini e 'paramenti sacri, gli alberghi modesti e dignitosi frequentati da una pacifica clienteb di provincia, questo luogo offre ancora oggi un quadro della tranquilla vita romana di cinquant'anni fa. La bottega di Damiano Simoncelli era piuttosto modesta. C'erano seggioloni che gemevano sinistramente sotto il peso dei clienti; le bacinelle adoperate per la saponata sembravano scodelle; e non parliamo dell'igiene, il proprietario vi avrebbe riso in faccia. Del resto, questa parola non era ancora venuta di moda. Ma c'era 11 proprietario del locale, Damiano Simoncelli, con la sua parlantina che fa. ceva dimenticare le scomodità e l'estrema povertà delJ'ambiente. 43 anni al serviziodelVaticano Dieci anni o poco più erano passati dal giorno in cui le truppe del generale Cadoma erano entrate a Roma. La città viveva ancora sotto l'impressione di quell'avvenimento. All'arrivo della Corte, t 'tta l'aristocrazia nera, cioè quella parte della vecchia nobiltà romana che militava per la Chiesa, era partita in massa per la campagna per non aver contatti con coloro che i clericali considera\'ano come • gli usurpatori-.. In questo ambiente, che le passioni politiche arroventavano, Damiano Sìmoncelli si mise sottilmente a lusingare le opinioni di coloro che frequentavano la sua bottega: prelati, sa• cerdoti, funzionari della vecchia ammini• strazione pontificia; tutti, naturalmente, difensori dei diritti del Papa. Sicché, quando fu convocato il Conclave per l'elezione del succenore di Leone XIII e si trattò di trovare un barbiere di fiducia che si occupasse della toletta pcrSonale dei Cardinali durante le sedute del Conclave, il piccolo barbitonsore di Santa Maria in Minerva fu uno dei due privilegiati a cuì venne affidato il delicato incarico. Nei suoi quarantatrè anni passati al ser• vizio del Vaticano, Simoncelli ha visto fare tre Papi: Pio X, Benedetto XV e Pio Xl. In queste occasioni il barbiere era sottoposto a una procedura speciale. L'invito ad assumere servizio gli veniva notificato con lettera a mano. Entrando in Vaticano, giurava di mantenere il segreto firmando una formula scritta, uguale a quella usata per i Cardinali, e per le. durata del Conclave alloggiava e mangiava in Vaticano, non poteva allontanarsi dai Sacri Palazzi senza essere seguito da una guardia, e comunicava coi familiari per il tramite di una persona appositamente designata. In quanto al giovane ecclesiastico milanese dell'Accademia dei Nobili, Achille Ratti, non rimase a Roma che tre anni, dopo di che si tr-at·fcrì a Milano dove insegnò per qualche anno teologia, prima di concorrere al posto di •dottore• del1' Ambrosiana. Simoncelli continuò a servirlo in quegli anni: ma da quando il sacerdote fu fatto cardinale, il barbiere lo perse completamente di vista. Lo ritrovò, dopo tanti anni, durante• il Conclave del 1922, per l'elezione del succes• sore di Benedetto XV. UnbarbiereIn Conclave Fu uno dei Concla,·i più laboriosi. Esso durò cinque giorni. Per ben due volte la folla che stazionava, giomo e notte, in piazza San Pietro, credette di scorgere la fumata. Ma la prima volta si trattò di un falso allarme. Il fumo veniva da una stanza nella quale erano state bruciate, mescolate con paglia bagnata, le schede di uno dei tanti scrutinii chiusisi con esito nullo, e il vento l'aveva diradato sui tetti, verso la piazza: il che a,eva fatto credere che si trattasse della fumata bianca colla quale viene annunciata l'elezione del nuovo Pontefice. In un baleno la notizia corse per tutta Roma e vi furono giornali che vennero fuori con la notizia. In realtà, le riunioni continuavano. Esse si svolgevano due volte al giorno, al mattino e nel pomeriggio, nella Cappella Si~ stina. I Cardinali presenti erano cinquan• tatrè, e immediatamente la lotta fu ingaggiata intorno a due candidature: quella del cardinale Merry del Val, e l'altra del cardinale segretario di Stato, Gasparri. Dopo quattro giorni e ur;;i'infinità di scrutinii negativi, non essendosi ancora raggiunto il numero di 36 voti richiesto su alcuni> dei candidati, fu necessario ripiegare su altri nomi. Durante queste giornate, i rasoi dei barbieri restavano inattivi, e Damiano Simoncelli passava il tempo affacciato a una finestra a osservare i capannelli di curiosi che l'avvenimento richiamava sulla piazza. Una sera fu chiamato nell'appartamento di un Cardin:'llc. Egli corre, accompagnato il Papa, per risparmiargli gli strapazzi dì queste dure traversate, gli aveva ordinato di andare una volta ogn~ tre settimane solo per tagliargli i capelli. Ogni ventun giorni, una superba automobile andava a prendere il vecchietto alla bottega e lo accompagnava in Vaticano, poi lo ripor• tava a casa. Un giorno Sua Santità gli fece dire se era disposto a stabilirsi in Vaticano. Alloggio e vitto sarebbero stati a spese del Papa. Ma Simoncelli non si senti il coraggio di staccarsi dalla sua vecchia bottega. E forse, chissà, egli temeva di perdere la cosa a cui teneva di più: quella libertà di parlantina che, in altri tempi, aveva affascinato anche il giovane stu- " dente dcli' Accademia dei Nobili Eccleda un cameriere, e ritrova l'antico cliente della piazzetta di Santa Maria in Minerva. L'accoglienza fu coidialissima. Il Cardinale si informò amabilmente se la bottega di Santa Maria in Minerva esi1 steva ancora. e Altroché I• rispose Damiano Simoncelli. • Se Vostra Eminenza la rivedesse, crederebbe di ritornare ai tempi in cui era studente•· Effettivamente il vecchio diceva la verità. Nulla c'era di mutato nella bottega, dall'epoca in cui Damiano Simoncelli era costretto a esercitare la sua parlantina per conciliarsi la clientela papalina dell'albergo della Minerva. Egli tirava avanti coi seggioloni, gli specchi e le bacinelle di stagno d,i cinquant'anni fa. Giunto il momento di congedarsi, il barbiere si trovò cosi infervorato che, ritirandosi, si credette in dovere di fare al suo illustre cliente gli auguri di occasione. Fu una gai/~ ìmperdonabile che gettò il gelo su un incontro tanto cordiale. Ma il giorno dopo, il Cardinale Ratti era creato Papa col nome di Pio XI, che era quello del Pontefice sotto il quale egli era entrato nella carriera ecclesiastica, e Damiano Simoncelli fu fatto barbiere privato di Sua Santità. Da allora Damiano Simoncelli si mise a frequentare regolarmente il Vaticano. Lo si vedeva entrare e uscire, col pac• chetto degli amesi, dall'anticamera papale; salutato nffabilmente dai camerieri segreti; riconosciuto, alla porta, dalla guar• dia svizzera; ammirato e segretamente invidiato dagli umili parroci che al tramonto si affacciano confabulando a San Pietro. Egli era forse l'unica persona estranea all'ambiente ecclesiastico che dividesse col Cardinal Segretario di Stato il privilegio, concesso a pochi intimi, di vedere ogni giorno Sua Santità. Per i suoi servizii, riceveva uno stipendio annuo (circa 90 lire ogni taglio di capelli) che gli veniva recapitato fino a casa, in busta chiusa, da un cameriere del Pontefice. l:: inutile dire che l'eccezionale impiego gli procurava una autorità incontestata presso i colleghi. Egli fu fatto Presidente del Collegio dei parrucchieri romani e Cavaliere della Corona d'Italia. Damiano Simoncelli era sensibile a tutti questi at• testati di deferenza rivolti alla sua pcrsonn ma, alla fine della settimana, quindo chiudeva la bottega e faceva i conti di cassa, era costretto a riconoscere che il peso degli onori non avevano nessuna influenza sugli introiti. Un giorno ricevette la visita di un prelato americano che gli fece balenare la possibilità di un grosso guadagno se gli avesse portato una ciocca dei capelli di Sua Santità. La tentazione era forte. Simoncelli era povero e senza speranze di guadagni, tuttavia ebbe la forza di respingere l'offerta. Lastoria di un miracolo A settant'anni sonati, Simoncelli si manteneva fre$COe vegeto come una rosa. La sua chiacchiera, arricchita dai ricordi, era più viva e divertente che mai. Quando, dopo gli accordi del Laterano, fu ripreso l'uso, smesso col '70, de!Je villeggiarurc papaLi, il Simoncelli non esitò, benché vecchio e stanco, a lanciarsi sulla polverosa strada dei Castelli romani, colle sue forbici e i suoi rasoi, per raggiungere il Santo Padre nel suo alberato ritiro estivo di Castel Gandolfo. l\fa negli ultimi tempi siastici. Alcuni giorni dopo, il barbiere si recò in Vaticano per la periodica toletta del Papa. Egli ricevette un'accoglienza amabilissima, ma né da una parte né dall'altra fu fatto alcun cenno a questo affare. e Come vanno gli affari?• chiese Sua Santità. e Bene, Santo Padre•· • Vengono molti clienti alla bottega?•. e Abbastanza•, rispose il barbiere. e Ma potrebbero essere di più•· e E perché mai non vengono?• insistette il Papa. Per la prima volta, da quando era al servizio di Sua Santità, Simoncelli fece eccezione all'etichetta che gli imponeva di tenere a freno la sua loquacità, conversando col suo venerando cliente. E questa volta egli apri liberamente il suo cuore. « I tempi sono cambiati, Santità• cominciò Simoncelli. , Siamo lontani da quando Vostra Santità onorava delle sue visite il piccolo barbiere di Santa. Maria in Minerva. Al giorno d'oggi, i clienti preferiscono i saloni dei dintorni, perché hanno delle vetrine e degli apparecchi moderni. E chi potrebbe sostenere una simile spesa? Per rinnovare il salone, OC• correrebbero molti quattrini e Damiano Simoncelli si vede costretto a vivere di ripieghi. Ecco a che cosa serve l'essersi conservato onesto per rutta la vita ... •· Cosl parlò Damiano Simoncelli. E il Papa lo lasciò dire. E quando ebbe finito, Pio Xl non aggiunse parola, sicché il vecchio poté avere l'impressione di aver commesso un'altra gaffe. L'indomani, egli ricevette la visita di due signori che si qualificarono l'uno per ingegnere e l'altro per il suo assistente. Essi dissero di essere stati mandati dal Papa coll'ordine di prendere le misure della bottega. Che misure? Il vecchio Simoncelli cascava dalle nuvole. Poi arrivarono gli operai. Gli specchi furono staccati dalle pareti. I seggioloni furono caricati su un carretto e mandati altrove. Nel frattempo Simoncelli fu pregato di alloggiare nell'albergo vicino. E quando gli operai finirono il loro lavoro giunsero i decoratori. Dopo ventotto giorni, il locale fu riaperto. La vecchia bottega di Damiano Simoncelli era scomparsa, e al suo posto c'era un superbo salone con reparto per l'ondulaiione permanente, apparecchi elettrici per asciugare i capelli, telefono, ecc. Lastoria di un allare Chiunque, nel rione di Santa Maria in Minerva, sa indicarvi il salone di Damiano Simoncelli. Ormai è un salone come tutti gli altri. Nella vetrina c'è il solito busto di donna che offre lo spettacolo del suo petto di cera, e col dito ingioiellato addita af cliente l'ingresso: • A destra gli uomini•, e A sinistra le signore•· Entrate. Il garzone vi mostra con orgoglio la razionale suddivisione del locale e gli apparecchi luccicanti che pendono sugli specchi come delle vecchie sirene d'automobile. e Essi costarono a Sua Santità più di centomila lire•· E se chiedete dell'antico proprietario, il garzone, che fu per trent'anni il suo aiutante di campo, alzerà un dito in aria indicandovi le grosse travi sporgenti dal soffitto sotto la calce. t tutto cib che rimane dei tempi di Simoncclli. (Ma la pit) eloquente testimonianza si rileva riportando gli occhi a terra; e sono i piedi dolci del garzone). Egli vi dirà che l'ingegnere voleva rifare anche la volta, ma il proprietario non stava nella pelle dalla contentezza, e volle che il soffitto fosse semplicemente allattato, tanta era la fretta di rientrare ìn possesso del nuovo locale. A questo punto non si capisce bene cosa avvenne. C:è chi dice che non appena gli giunse la notizia che il Papa, in considerazione dell'età., lo aveva messo a riposo, Damiano Simoncelli non resistette alla tristezza di essere privato del titolo di barbiere del Vaticano e che, essendogli nello stesso tempo morta l'unica figliola, egli non vide l'ora di trovarsi un succes• sorc e di ritirarsi definitivamente a vita privata. Altri afferma - e la cosa ha tutta l'aria dell'irriverenza - che, abbagliato dallo splendore del nuovo salone, il set• tantenne b.arbiere giudicò che la fortuna arrivava ttoppo in ritardo e che sarebbe stata una sciocchezza non approfittare dell'occasione che gli permetteva di assicu• rarsi una vecchiaia senza preoccupazioni. L'occasione era rappresentata da un'of. ferta di sessantamila lire fattagli da un collega per avere il nuovo salone. Secondo questa versione, il vecchio Simoncelli non avrebbe aspettato che il Papa lo mettesse a riposo; ma sarebbe stato lui stesso a licenziarsi, facendo sapere al Santo Padre che aveva deciso di chiudere la sua carriera e di ritirarsi al paese. Comunque sia, il salone cambiò proprietario, e Damiano Simoncelli ritornò, dopo cinquant'nni e più d'assenza, a Trevi, suo paese natale. Accompagnato, osiamo sperarlo, dalla benedizione del suo 0cncfattorc. SILVIO LANZI ' E; findm.v\lt pron11 I• rinvnp, deU'hctcltpMi& ••••raa lllutraU, in cinque volwn.i, pu 11 q1,11le i ,t1to eonurv,10 il puno di L. 7S, u.•ENCICLOPEDIA hutvou, complctt, illu,uatiuUl"l:1, ttr:iom•u a,li Wtimi IT'ftrumcnd in anque a-roHi volwni di Wu 6oo pia. dUC\lno. 1 320.000 'l'Oci, -4000 illuttruioN ::;:m~'°f;; sole L. 75? Oue110 miracolo i •Uto compiuto dall' hlituto Editoriale :\-1.oderno con l'E:addo,.tia Mod.en.a ~:~::~:•::•;:~d~:.~ =• ~~~~ da 1CC\ln.tiuinu, Jlllfflptfl 11,1 cut, ùecml&, et.- co~tiene nitte le voci dell• $1ori1, Geofrr&ti1, Mc, Scitn%1 MKCU'Uc1, Mitolowu,, 11 •od dclb. Linru• 11aii1n1. i neol~. le parole 1trUUen: l !:1:,":: i,;~~i~~~-'!~'s7:;:::r!"1•=. quc volumi in l,,rocliwu, con ,olid• c......,ll1, eonll'O rune-a• di L. n· 1U'ISTITUTO EOITORIALB MODERr-:O, VIALE LOMBARDIA N. 16 • MILA..~0 o con richitti. conuo uu,no. PROSPETTO GRATIS, :,;on ,i f.U-1t1titee l'•vui:onc delle riehi~"e pen-ttivtc .U' ISTITUTO EDITORIALE MODERKO ol.trc il 31 Ottobre 1037· Duidcl"Uldo il tipo rill,illto, tori mobUeno, a,riunecr• L 1,s.- ANDRt. MAUROIS del qu.tile è .ap~rso nelù 11Mcduu" L'ISTINTO DELLA ' FELICITA U moltitudioc di lettori che lu decretato il successo di B~rn11rlo if.!!..~- mq e di Su11fitli11 (i precedenti rom.imi del M.aurois gil pubblic..ati ncll.t 0 Mcduu") .ticcoglicrl con profon~ gioi.a questo nuovo ronunzo che a quelU si rL\l~ccL\ - pur essendo indipendente come vicenda e come personaggi - percb~ appartiene al~ serie che si potrebbe chi.anurc a "Ciclo di Pont-dc-l'Eurc". È opera di una intensitl e di una dnmmaticitl forse mai raggiunte dall'Autore in libri di piò vuu mole. La storia d'amore di Gastone e Valentina Romilly non s.ul facilmente dimcoticat.i da chi la leggerl. Il volume comprende .inche delle bdliuime novelle ove riappaiono i pcrson,ggi del ciclo di Pont-dc-l'Eurc. ~alcun.i di queste novelle t .incora inedita nel~ lingua originale. IL YOLUME COSTA LIR,E 10 A. IY..ONDADORJ Uno c/.,ipiù gravi probkmi per gli Jtudiosi o, comunqW!, per gli ap· pa.sJionali e i dilettanti di Cinema è IJ impouibilità di procurarsi delle opue di coruuùazion.e nelle quali si possanc trovare i precisi dati n'- guardanti la produzione mondiak degli anni trascorsi. Molti che.vor• reb~ro occuparsi a fond4 cklle com.- pleue maurie ciMmatografiche esitane ad affrontare l'argomento, proprio ptr la mancanza di una (.lt,raJi.stematica bibliografia. La colk,wn, c/.,lla bella rivùta Cinema i l'unica fonte di con.sultazione c/.,lla produ,wne ciMmatografea. [n,. due volumi annuali di circa seicento pagine ciascun.o,fomili di oltre mille. illwtra::ioni e di completi indici analitici, qtUJta gran<U Rivista italia.na è la sola che.offra la possibilità di seguire e di rive• dere gli sviluppi di ogni seUore c/.,/la tecnica cinemau,grajica, di ogni aspetW dell.aprodu.zUJnemon• diale, di ogni attore, aurice. pro• dUltore o re~ta nctevoli. 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