Omnibus - anno I - n. 27 - 2 ottobre 1937

E SISTE una contrada intorno a Roma, eh~ va dai ~1fonti :\lbani all'Artemisio, do,·e si ritrova il tipo di quell'indie;cno quale dovette essere pressapoco tremila e pili anni fa : quando, riunito m una confcde:azione sotto l'insegna dell.1 ~cro_fa, poiché era un popolo di pnscon, vide la sottostante pianura, infestata dalle acque, popolarsi di quei pastori nomadi venuti dal\' Asia o mm- ~fughi della montagna che si stabilirono su un colle lungo l'estremo corso del. Tevere; quegli uomini dei monti 1 ficn e per nulla conquistatori, contenti dei loro trentuno piccoli nuclei pastorali e che si dovc\'ano difendere recip_r~~meme cont:o le tribù \'icine più Cl\'lii e ag~uernte, contro i banditi ,cendemj dalle \'alli che li legavano all'Appennino, e contro gli altri spinti daHa ventura che risalivano dalle foci il ·~e:-iere, h:mno lasci:lti quri dall'Artem1s10. nella valle stretta che risale fino ai monti d'Abruzzo 1 un tipo umano qua,;i invariato. Si po\sono vedere an~ora in_comunità pastorali a pachi ch,lon_,etn da Roma, né più né meno ch_e p1ccole-t1ibl1; ricostrui,;cono a ogni pnmavera la capanna dal disegno uguale al modello che si ritrova nelle tombe di _ventisette secoli or sono, la capanna d_1Romolo; gli uomini vanno al lavoro m quella natura che ricorda l'aspra contrada d'un passaggio ance- ,trale d'uomini ; le donne rimangono presso le capanne coi bambini ; una coll~na di coralli distingue la donna n~~ntata dal~e nubili, e una capanna p1u grande il capo. Hanno visi della più antica struttura italica la stessa che si ritrova tra ì pastori <l'ellanostra r1:onta$na, e poi nelle primiti,,e figu11ne d1 creta . .-\Itri, annidati nei boschi dcli' Agro Pontino, quando cominciò il la,·oro di bonifica, sbucarono fuori sbi- ~ottiti dal rug~ito delle macchine e dal rintocco delle scuri, recando ancora i P?rcellini e gli agnelli : trovarono gran- ~h strad~ n.~o~·ee le traversarono per mi.elvan.1 p1u m alto. Sul massiccio dei monti intorno a Roma, un occhio attento . t>uò scoprire tracce di quella umanita che ha sempre respirato l'aria buona i:1 cospett~ della pi~nura greve, che ha 11 geloso rispetto dei suoi beni e della sua _donna, fino al delitto, il più fiero sentimento della sua qualità di uomo; gente che da secolo a secolo i viaggiatori hanno sempre ritrovato la stes~a. con nessuna variazione del carattere, rudi fieri e feroci, con un sentimento esclusivo della loro contrada e 0$gi come tremila anni fa poco in~ cl~na.a _mescol~rsi coi forestieri, orgo- ~hos1 d1 non si sa bene quale discendenza, ancora dopo aver visto un \·illaggio di proscritti grandeggiare e di- . entare Roma. Hanno donne virili l'ultimo tipo di donna che all'aspett~ possa ricordare la donna romana : anch'esse esclusive, anch'esse superbe della loro discendenza e della loro stessa crudezza. Se . v?Sliamo tro,'are un tipo che, poch1ss1mo toccato da tremila anni di storia1 non alterato da mescolanze ser· bi pallidamente l'immagine di q 1 uella che fu l'umanità romana dalle origini fino ai Gracchi, fino alle conquiste, a questo dobbiamo ricorrere. ~ella MoSJra Augustea della Romanità quel tempo, quei visi, quei paesaggi, quel mondo pastorale tra monte e palude tra boschi e acque, che in così brev~ spazio è natura e insieme archeologia '-toria e dimenticanza, gloria e indiffe~ rente eternità pastorale, rappresenta il momento più commovente della gran• dezza romana: essa in questo momento è soltanto umana, stretta come un nucleo familiare, ~closa e superba delle sue modeste virtu e del suo sangue. Certo, vedere a un tratto il discen• dente dei pastori divenuto Dio col capo velato, il corno dell'abbondanza e la patera dei sacrifici, è un momento di orgoglio: è divenuto l'arbitro del mondo e il simbolo della vita civile. :\[a il genio dell'Imperatore quando a diciannove anni iniziò i due secoli f~r~ più ~rosperi e p_ieni che l'uman1ta ricordi d1 aver vissuto, delle cui istituzi~ni vive ·ancora il mondo, do• vette rifarsi a quei principii che ave• vano fatto grande Roma. Che egli ostentasse .certe. virtù per i) pubblico, come vogliono 1 pettegolezzi di Corte, che Ja sua clemenza fosse un sottile accor.s:i~ento politico, che vestire panni tessuu m casa fosse un'arte, che in- ~mma alle sue azioni non rispondes- ~ro le sue intenzioni, che importa? Con l'istinto o con la ragione, e~li indicava nuo".arnente quei principu, quella naturaluà che doveva poi essere nei r;randi momenti il fondamento della fortuna italiana. Perché coi Romani entra per la prima vQlta nella storia lo Stato moderno, non 5acerdotale come presso gli orientali, né teocratico come presso i Greci, né feudale come presso gli Egizi ; esso era affidato all'uomo e alle sue 9ualità umane. Non si trattava di religione né di ragione; i Romani non erano riusciti neppure a mascherare le loro origini, e le fa. \'Ole che vi comrosero sopra sono trasparentissime. D altra parte, se pure i miti religiosi essi li presero a prestito dai popoli ~cini e da quelli conqui- ~tati, dagli Etruschi prima e dai Greci poi, vi immisero quello che doveva es- •"fC il lr,ro fondo religioso e li arricchirono a modo loro. Se per esempio Cerere presiedeva a tutte le operazioni del raccolto, dall'aratura alla mietitu• ra, per tutto il ciclo del grano altri dodici dèi presiedevano: si rompeva la terra e s'invocava il dio scassatore, e poi 9uello radicatore 1 e il legatore e via via fino al mietitore e al raccogli• tore ; fino al dio che bisognava invocare saltando un solco o un fossato. La polemica cristiana ebbe buon gioco in questo mondo così apparentemente cC?mraddit~orio in cui un dio ma~• g1ore presiedeva ad altri infiniti dei minori, per cui non bisognava soltanto placare il nume sovrano, ma scongiurare gli altri infiniti dèi minori che tra cielo e terra potevano mutare le operazioni della vita mortale. ~,fa questo era l'animo italiano, e direi lo è an• cora, panicamente reliçioso, che trasformò in religiosi tutti gli atti della sua vita, i principii delle sue operazioni; questo è il fondamento stesso di quell'osservazione reale e insieme fantastica che brilla nella sua arte quando è grande arte, la base della sua umanità, il tramite di tutti i suoi rapporti e dei suoi legami. r. piutto._,...,il senso della natura, dell'animo uni, c..rsalc,l'oscura intuizione delle leg~ che re~olano le operazioni della vita, è tutt al• tro che un affidarsi al destino: è il propiziarsi la buona riuscita desiderandola come cosa divina e credendovi fermamente, aiutandola con la fede. Ragazzi e donne, cui da tempo immemorabile gl'italiani hanno dedicato un cuJto fedele levato fino agli altari, s~rbano la memoria di questo animo, s1 tramandano quell::t tradizione del ,;angue che nessuno, nato nel popolo e nella natura, tra le necessità della terra e dei fi~li, può aver dimentìcato. Quando si ncorda di questi fatti., il popolo italiano è grande, è antico e moderno è signore e popolano. In questa re: deità alle origini è stata sempre la possibilità della sua grandezza il suo fascino, l'efficacia comprensibil~ a tutti della su~ ci,·iltà. :S-on gli sta bene la figura dt borghese come l'intendono i ~rghesi cosmapoliti. Egli è cosmopolita perché terriero e indigeno. ~ella sua espressione originale, quella che Augusto richiamò alla memoria dei Rom~ni, che cercò di risuscitare, que• sto tipo umano ha l'amore di distinguersi che fu chiamato l'amore della gloria, e che riassllme il culto degli antenati, la fede nei posteri, l'amore della famiglia e dei figli. Ha il senso dell'immortalità e della memoria che dura. Appena vuol superai-e questi caratteri diviene sterile e odioso e incivile. La decadenza di Roma coincide con questa infedeltà. L'immensa fama che circondò Virgilio e Orazio in tutto l'Impero, significa qualche cosa: sono ili . scrittori in cll:i questa religiosità italiana verso ogm aspetto della vita e della natura si fissava in forme perpetuabili all'infinito. :Ma ecco Roma divenuta borghese, cioè materialista, sprovvista di senso religioso e del senso del divino, della sua terra e della sua natura. t. borghese, è colonizzata da tutti gl'i.nAussi che le vengono dalle terre dell'Impero, è sopraffatta dal proletariato inurbato dei paesi conquistati per vivere dei benefici e delle clientele; finito l'irraggiamento della civiltà augustea al terzo secolo, la borghesia urbana si lascia colonizzare dal1~ province, e ne esce il tipo del villan nfatto che portò sen:pre i peggiori danni alla nostra storia : la borghesia sempre più assottigliata. a sua volta dalla costituzione dei grandi capitaGIULIA, PIGLIA DI TITO listi, si fa sparuta e non può più comperare : il proletariato delle clientele urbane è sempre più torbido e prepotente; con la crisi economica nasce già una società che in breve volger di tempo diverrà feudale. Su questa cieca distruzione compiuta dall'avidità della classe dirigente romana, il Cristianesimo egualitario che proclama i diritti dell'individuo trova buona presa e scuote dai fondamenti l'Impero. La crisi, iniziatasi seicento anni prima e raffrenata dalla prodigiosa rapidità della conquista romana del mondo, dall'improvvisa ricchezza, ma che in germe era la prima lotta di classe del mondo moderno, e ì fenomeni del proletariato urbano che la riforma dei Gracchi aveva già intuito e tentato di domare. tra\'olsero l'Impero. Il popolo più umanamente religioso del mondo, e d'una sua naturalistica e inimitabile religione, era divenuto il più scettico; gli ultimi imperatori potevano senza terrore sedersi a mangiare con appetito sugli altari i sacrifici pronti per gli dèi. La religione era divenuta conformismo; i culti formali che si erano stabiliti dappertu,tto, senza sostanza né verità, resero iruensib;tc e scettica il poFolo più disposto a credere ai grandi moventi ui_n:1ni,alla .g~oria, all'onore, alla giust_121aa.,lla c1v1ltà. Nessuno poteva più difenderlo e non trovò più sold:ni. La crisi che schiantò il mondo ro• mano somiglia a quella che travagliò l'Europa in~ustriale del dopoguerra; quando, fallito anche il benessere che l'umanità si prometteva dall'urbanesimo industriale dopo aver abbandonato i lari, falliva la tradizione, e la piccola vita sacra e intima dell'uomo, e delle modeste virtù domestiche. Una civiltà è sprofondata senza gloria, e dopo appena cento anni di promesse. :Ma nessuno aveva coperto più di strade e di ponti e di canali il mondo più lontano come aveva fatto Roma di cui la gente dall'Eufrate alla Pr~venza parla ancora, traversando i vecchi ponti e dissetandosi alle fonti antiche. Nell'Europa disperata di sé e dell'avvenire bisognava che ancora una voce parlasse e dicesse le lodi del pane, della madre, dei figli, di quello che ci lega alla terra e alle origini, e il premio della fatica l'orgoglio del focolare, la voce immor~ tale che parla ancora latino. TESTATOR I ~ A'.\iERlC:\, la professione di confe• renziere è ancora una delle attività più redditizie per gli uomini di lettere. Grandi scrittori come Dickens, inglese, e '.\!ark Twain, americano, non esitarono a ricorrervi per rinsanguare il loro bilancio; e si sa che uno dei più importanti libri di Thackeray:-,,.Composto di saggi critici sui principali Jerittori della letteratura inglese, nacque per l'appunto da un giro di conferenze fatto dall'autore della Fiera delle Vanitd in America. );e! 1907, un ricchissimo com• merciante italiano residente in America ebbe l'idea d'in,•ita.re Gabriele d'Annunzio negli Stati Uniti per una tournle di conferenze che il poeta a,·rebbe dovuto tenere nelle principali città. americane. Tro\·andosi in difficoltà finanz.ìarie, d'Annunzio accettò. '.\(a quando seppe che il compenso era di novantamila lire, senza contare le 1pcsc dì viaggio e il soggiorno, rispose all'organiz.za• tore dell'impresa che sollecitava la firma del contratto con queste parole: e Ero disposto ad attraversare l'Oceano, ma non per un pacco di sigarette. Tuttavia, grazie >. f, ii viaggio del p~t.1, annu:uiatv rumo• rosamente dalla stampa, andè a mont\ BRIAND era un arrabbiato lettore di romanzi polizieschi. Perwna che ebbe la possibilità di conoscerlo nell'intimità del 1uo gabinetto da lavoro, al ~inistero francese degli Esteri, racconta di aver visto uno di questi romanzi accuratamente nascouo tra le carte che ingombravano lo scrittoio del vecehio ministro. Quando i funzionari addetti al suo gabinetto lasciavano gli uffici, Briand si faceva servire una piccola colazione che consumava nella stanza stessa dove lavo..rava, poi si mctte\·a in una poltrona e si immergeva nella lettura del libro. Qualcuno che era a conoscenza di questa su.a panione per i romanzi gialli, un giorno gli domandò se ne aveva letti molti: e Affatto>, rispose Briand, e perché li dimentico subito; perciò leggo sempre lo iteno >. IN UN p~escllo del ~olognese, si rappre• sentava m tempo d1 fiera, una Passione di Cristo. A un dato punto, col mez.zo di una corda appesa al soffitto, discende un angelo, il quale nelle prime parole che de• ve volgere iol cristo, piglia una papera. li cristo, a mez.za voce, bestemmiando se stesso nel più sconcio modo lo aponrofa coi nomi di canaglia, ignorante, asino, e ANTICHE J,!OR! ROl!!NE IN ISTRIA • OOM:MODO simili. L'angelo impassibile gli fiuò un istante gli occhi in volto, poi piano, ma non tanto che il pubblico non l'udine, mormo· rò: e Ah, si~ E io mc ne 1orno in ciclo •· ' E così detto, ria11accatosi alla corda, se ne tornò placidamcnt(: in soffitta, in meuo alle risa degli spettatori de\'oti, e alle nuove imprecai.ioni dd Criuo. MARK n, 1:\li\ aveva 1rovato un sosia di st'raordina?'ia rassomiglianza, ma un giorno, un conoscenfe insinuò che la diversità dei due volti era notevole. '.\fark T"'·ain non cedette: « Mi rauomiglia invece moltissimo >, esclamò. e Fi· guratevi che al mattino mc lo meno davanti e lo uso per farmi la barba senta specchio>. SI R.-\.CCO:'\'TA che il professore Cesare Vivante, la più gr:mde autorità in ma. teria di Diritto Commerciale, quando frequenta,•a da studente l't:'niversità non aveva che una sola ambii.ione: diventare attore. li bello è che l'autore del monumcncale « Trattato di Diritto Commerciale• ha sortito da natura un fisico gracìlissimo, piuttosto minuto, con una testa spolpata che gli anni hanno semplicemente accentuata. ~on importa. Egli era talmente convinto, allora, che il suo avvenire sarebbe stato sul palcoscenico anziché sui banchi dell'Univtrsi:à, che un bel giorno decise di mettersi alla prova. Scoperto un palcoscenico nella sede di un circolo abbandonato che egli prese immediatamente in affitto, riunl alcuni ~o~~:i!;i,d~p:a~;i~~=~ita~:mt}:.~,1~. t~a::i: ralmente, il giovane Vivante vagheggiava. segretamente di misurarsi nella parte del protagonista ; ma non avendo il coraggio di dichiaurlo, si rivolse all'amico Vittorio Scia.loia colla mua di chiedergli un consiglio: se lui, Scialoia, vedeva una parte adaua per Vivante. e Sl •• rispose flemmaticamente Scialoia. « c'è una parte nell'.--iml,io che tu pocresti fare. t quella del teschio di Yorich >. A PARIGI, nel salotto di Isadora Dun-" can, d'Annunzio, con fare pretensio• so, rivolto alla sua ospite esclamò: e Io so anche leggere il pensiero. Potrei dirvi, per esempio, ciò che ora state pensando >. e Oh, scusate! >, soggiunse la ballerina. A '.\{ILA:-,.i'O, r-;icolò Machiavelli volle mostrare come facilmente egli manovrava una truppa di tremila fanti, della quale aveva studiato (su carta) gli spiegamenti e le evoluzioni. Assistevano i Signori di '.\mano, con Gio• vanni delle Bande :-.l'ere, il Bandello, e un codazzo di cortigiani e ufficiali. Tre ore il '.\hchiavelli H tenne a cuoc:cni al sole in piaua d'armi, e la manovra non riusch•a. Egli si ostinava, consultava i suoi appunti '.\{a le cose andavano di male in peggio. .-\Ila fine, seccato, disse Giovanni cklle Bande :-,.i'ere agli astanti: e lo vo' cavar tutti noi di fastidio, e che andiamo a desinare > (è il Bandello che racconta). Pregò il Machiavelli che si ritirasse e lasciasse fare; e con certi comandi ai tamburini, fece manovrare i tremila in una quantità di maniere ed ordine perfetto. Poi le truppe rientrarono agli alloggiamenti. E gli altri, Machiavelli compreso, se ne andarono a desinare tutti insieme, d'eccellente appetito. IL PITTORE Oegas nutriva una profonda antipatia per le cosidette conquiste del progresso meccanico. Egli chiamava la automobile: e Quella maledetta carron.a seni.a cavalli >, e non riusci mai, finché visse, a sopportare il fracasso dei nuovissi• mi \'eicoli a trazione meccanica che inva• devano le strade di Parigi. Un giorno giunse in casa del celebre caricaturista Fouin nel momento 1tesso in cui arrivavano gli operai per collocarvi il telefono. Abituato a una vita di solitario nella sua tranquilla abitazione di Montmartre, dove gli impor• tuni venivano messi tranquillamente e ra• pid3Jnente alla porta, egli rimase sconcertato. E come Fora.in cercava di gìusti6carsi spiegando al pittore la comodità di quel: l'i~novazione che, con un semplice squillo, gh permetteva, senza uscire di casa, di ~enersi in contatto col mondo, Dega.1 lo interruppe fieramente: .« C.:os~,_voi, non appena sentite suonare, v1 precipitate come un cameriere! > LORD arummcl, il celebre e; dandy >, aveva un cameriere che si piccava di essere di nobili origini. ]'lon ammettendo d'essere considerato alla stessa stregua de· gli altri domestici, confessò un giorno ai suo padrone che non gli garbava di essere trattalo con il tu. e ),,'on ho nulla in con• trario a far diversamente - ritp06e il lord. - Vuol dire che io ti darò del lei ma d'ora in poi tu mi darai del tu. Un~ differenu., fra noi due, ci deve pur essere >. S ONO );OTI, almeno a chi è pratico dell'ambiente letterario, i tempestosi rapporti che cotTono fra lo scrittore Vincenzo Cardarelli e un suo amico, che non nominiamò, celebre pittore e più celebre ancora corfle uomo di spirito. Recentemente, approfitcando di una temporanea auenz.a di quest'ultimo da Roma, Cardarelli si abbandonò in presenza di comuni amici ad una violentissima requisitoria contro l'assente, e concluse, tra lo stupore generale, con queste parole: e Del resto, morirà anche lui di cancro •· ~a accortosi di avere esagerato, cercò 1m• mediatamente di riparare agli effetti di quella sinistra profezia e aggiunse: e Ma si sa che quando uno parla in questo modo di qualcuno, è tutta salute per lui•· E subito dopo: e E.d è per questo che io non ne parlo mai! >. UN ~[A TIINO, circa cinquant'anni fa, al collegio Cicognini, dove il giovane d'Annunz.io seguiva i corsi liceali un p:ofesso~ d'umore bit.zatTo, al quaie il biondo adolescente non andava molto a 11 genio, gli chiese, deciso a metterlo in im- ~ra~: - e :Mi può dare una definizione del nulla?> e SI >, rispose d'Annunzio, e un pallone senza l'involucro >. P'\UL CLAUDEL è stato, l'anno scorso ammalato gravemente. Un suo lontan~ ammiratore gli inviò il seguente telegramma: . e Poi~M voi state per morire, non dimcn• t1catem1, pregate per me in Paradiso>. A questo singolare tclegramm~esso al poeta solo quando fu guuito Paul Cl&!.!• del rispose: • e Intesi. Farò un nodo al mio len1uolo >. L'ACCADE).UCO di Francia Abel Her• mant racconta nei suoi e Souvenirs dc la vie mondaìne >, di cui è uscito recentemente il primo volume, che quandc d'An• nunzio arrivò per la prima. volta a Parigi una delle sue prime apparii.ioni fu in casa della signora Strauss. Nel salotto di Madan:ie Strauss, che fu la moglie di Biz.et, si rllro,,avano periodicamente i più celebri let• tcrati e uomir:.i politici della Parigi di quel tempo. D'Annunzio vi era accolto cuine se foue già il Principe di Montcnevoso. Una sera, )..{adame Abernon, alla cui tavola egli era stato invitato, gli chiese a brùciapelo: e Che ne pensate dell'amore? >. E d'Annunzio: e Madame leggete i miei libri e lasciatemi praniare ; .

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