Omnibus - anno I - n. 27 - 2 ottobre 1937

SI POSSONO distinguere, un po' all'ingrosso, gli slavi in tre gruppi : ~uelli dcli' Oriente, quelli dell Europa centrale e quelli del Sud. Gruppi diversissimi tra loro, e che hanno rispettivamente subìto influssi asiatici, germanici e balcanici, e necessario tener conto di queste distinzioni soprattutto parlando degli slavi più tipicamente e occidentali », cioè dei cecoslovacchi. Essi, e più i boemi {céchi) che non gli slovacchi (i quali subirono anche l'influsso magiaro), risentono loro malgrado di una educazione e diciam pure di un'oppressione culturale austriaca e tedesca.. Perfino nei tratti fisici un boemo è più facile scambiarlo magari con un bavarese che non con un russo. Una certa placidità di modi, un buon seqso diffuso e sempre operante, un costante e rigoroso amore per il giusto mezzo, fan sì che anche nel carattere i boemi sian diversissimi dai russi, notoriamente nervosi, instabili, più geniali che ragionevoli, fantasiosi e portati per istinto agli estremi. C'è ancora da notare che nella storia d'Europa i boemi hanno prolungato il loro Riwrgimento fin quasi ai nostri giorni, e che per conseguenza hanno portato il romanticismo a mescolarsi curiosamente col razionalismo oggi imperante. ~fentre l'Italia aveva già esaurita con la ,guerra del '15 la sua esperienza positivistica, nata per rea- · zione alla mentalità quarantottesca, la Boemia si trova ancora oggi impegolata nella smania di ragionare, di distinguere, di rinnegare fe vecchie fedi e di darsi una coscienza estremamente «moderna>, senza tuttavia riuscire a dimenticare lo slancio romantico che la portò all'indipendenza. Le donne, che nelle nazioni sono un po' lo specchio indiscreto dei sentimenti collettivi, offrono un'immagine chiara di quegli influssi contrastanti, di quelle reazioni e di quegli inopinati ritorni. Calme, amanti dell'ordine e della cultura secondo l'esempio tedesco, metodiche più per disciplina impostasi che per temperamento, fanno di tutto per conservarsi sentimentali e appassionate, secondo lo spirito della razza originaria e secondo il modello tramandato dai padri; e nel medesimo tempo si compiacciono di una spregiudicatezza, specie nei rapporti con gli uomini, che collima con l'obbligo di tenersi « al corrente > e col desiderio di « vivere > che hanno ~cmpre i popoli uKiti da un lungo periodo di sacrifici. Il e dopoguerra ::. boemo non accenna ancora a finire, almeno da questo punto di vista; e Praga, con le sue migliaia di locali notturni, è forse la città d'Europa dove più ci si « diverte >. Le~ boeme non soltanto credono all'amore, ma lo afflano, lo vagheggiano, lo sospirano, lo coltivano come un vasetto di fiori, annaffiandolo ogni mattini e ogni sera con lagrimc teneris,ime: lagrime del tutto rettoriche, 'ì'intende, ma dettate da un sincero desiderio di espansione cordiale. .E: un amore, dirci, quasi distaccato dal suo oggetto, è l'amore « in sé», idea e trascendenza, pura immagine e anzitutto simbolo. La predilezione di questa gente per simboli è così grande, che in un film, invece di farci vedere i protagonisti che si baciano, ci hanno mo• strato il corrispettivo simbolico, una stilla di rugiada che cade nel calice di un fiore; e tutti furono entusiasti della trovata. e quindi un amore che non si rivolge necessariamente agli uomini, ma anche alle bestie e alle pian• te, all'arte, alle idee e ai concetti; e quando si rivolge proprio all'uom~, idealizza l'oggetto tenendo conto p1u dello spirito che del corpo. Operando su di sé il medesimo processo di sublimazione, ogni donna qui pretende di e~re amata anche se è brutta e perfino deforme; appunto perché l'amore diventa un'astrazione, una virtù, un'idea che vive anche all'infuori del mondo fisico al quale noi latini - arretrati secondo questa gente - anc:ora crediamo~ Non ci sono donne tristi in 9uesto paese, non ci sono donne umiliate nelle vane attese, nelle forzate rinuncie; tutte possono avere il loro nutrimento spirituale e sentimentale, come in una sterminata cucina popolare dove si distribuisce, con il pane, la quotidiana razione d'amore. Eppure, con tanta effusione ideale che I agita e la commuove, la boema è nel medesimo tempo dispostissima a considerare i rapporti spiccatamente sessuali a mente fredda 1 ad accettarli con sbrigativa indifferenza, disillusa quasi, priva di tutte quelle costrizioni che impone da noi il pudore. Si direbbe che a un certo punto quel ro• manticismo si irrigidisca, il floreale perda i fronzoli e diventi razionale, il sospiro si muti in un gelido abbraccio. Questa disinvoltura, questa facilità di relazioni 1 hanno indotto più di un latino in errore; e infatti bisogna ammettere che le cecoslovacche in genere non godono nei nostri paesi di una fama troppo lusinghiera. Credono molti bellimbusti di nostra conoscenza che ba$ti mettersi a passeggiare per le vie di Praga per innamorare di sé tutte le bionde oassanti, e la sera stessa trovarsele docilmente tra le braccia. Le cose stanno in modo un po' diverso. Bisogna intanto osservare che la boema detesta la vanità maschile; ne ride, si diverte magari a stuzzicarla, ma poi la giudica con un fondo di disprezzo. Questo è un popolo scmplice1 elementare e ostentatamente, ossessivamente democratico. Tutto quello che gli ricoda una distinzione dell'individuale sull'univers.ilc In mette di pc55imo umore. Ammira la modestia sopra ogni cosa, ha una manìa quasi morbosa di proteggere i deboli, non può assolutamente tollerare l'ambizione. Il sospetto che Benes fosse un ambizioso procurò molti nemici a questo statista, anche nelle schiere dei suoi più caldi fautori. e un popolo, insomma, che segue con scrupolosa fedeltà i precetti appresi sui libri della scuola elementare, un popolo dove Pie. rino diventerebbe, anche lui, un simbolo venerato cd esaltato. Aggiungiamo che le donne moderne, un po' in tutto il mondo, preferiscono conquistare che essere conquistate, scegliere più che essere scelte, e che la figura del Don Giovanni ha pc™> ai loro occhi molto del suo fascino. La boema, assetata di modernità, non poteva dunque non essere fra le prime ed attribuirsi il nuovo diritto femminile della I ibera scelta. Non dimentichiamo infine che le boeme hanno bisogno di « atmosfera ». Dicono anch'esse Stimmtmg, alla tedesca. Anche se son disposte a ca• dere fra le braccia di quello che ritengono e~scre il loro « tipo >, vogliono prima cadere in trance, perdere, come dicono, la testa, sentirsi trasportare in quell'ebbreZ1.a, prediletta dalle donne, che è data dalla musica tziga• na, dal vino dolce e dalla lentissima musica a luci smortate. Nelle migliaia dj locali notturni praghesi, O!fni notte decine di migliaia di donne s1 sentono rapire in sogno da altrettanti uomini che, con studiato lan~uore, mormorano loro dolci menzogne e soavi scemenze. E son felici, perché le boeme non fanno all'amore per igiene o per noia o per capriccio come le anglosassoni, ma per raggiungere un e ideale>. Guai dun9uc a rompere l'incantesimo, guai a mostrarsi «brutali>: l'ideale si infrange come un bicchiere gettato a terra da un ubriaco, e la donna sente l'imperiosa necessità di passare ad un ideale più resistente e più duraturo. Se con tanta facilità le boeme divorziano, molte volte è perché il marito ha rotto il cerchio magico, s'è annoiato di dir paroline dolci1 è diventato anche lui « brutale » e, magari per eco~ nomia domestica, vuol fare il marito senza più contorno di violini tzigani, di vino dolce e di tanghi. L'« atmosfera» non c'è più, e tutto appare dunque meschino e disgustoso. t vero, se una boema incontra per la strada un bel giovane bruno, gli sorride apertamente, ma il più delle volte non suppone affatto che in quel sorriso ci sia qualcosa di sconveniente. Perché il bel giovane bruno rappresenta per tutte le boeme (e un po' per tutte le donne del mondo) la oei..Dnifi~ ca:.done appunto dcli'« ideale »; e sor~ ridono a lui compiaciute come sorriderebbero a un bambino grasso e roseo nella cu1Ja1 a un mazzo di fiori fotografato su un giornale, magari a un orrendo conferenziere che parla della tras111igrazionc delle anime. La famiglia sta riunita rarissimamente. Di giorno, appena tornati dall'ufficio, sono i padri che portano a passeggio i bambini, trascinandoli nelle carroz• zelle per i viali grigi e nebbiosi dei giardini pubblici, mentre le madri gi. rellano per i grandi magazzini, le pa• sticcerie e le sale di concerti. Di sera il marito se ne va al suo caffè con gli amici e le amiche, e la moglie sovente in un altro caffè. con le amiche e gli amici. Quanto ai figli, se sono piccoli li mettono a letto al più presto, che non secchino, ~d è impossibile vederne in giro dopo le otto, come avviene tanto spesso da noi; e se son grandi, li lasciano andare per conto loro, anche le ragazze, le quali hanno tutte la chiave del portone nella borsetta, e possono rientrare dopo la mezzanotte senza nessun obbligo di dare la minima spiegazione. Dove vanno? Gene• ralmente con uno dei loro amici, a ballare. Devono, per concessione àei genitori, « vivere la loro vita >, specie se sono studentesse o impiegate. Le serve si contentano del sabato, e tor• nano dai padroni la domenica all'alba 1 gonfie di birra e impregnate del cattivo odore delle taverne e dei balli popolari. Questa indipendenza assoluta è cosl abituale e comunemente accettata, da diventare assai meno pericolosa di quello che da noi si potrebbe supporre. E vero, la signora e la signorina hanno i loro «amici>, e con essi vanno al teatro, al cinema, al tabarin. :'via assai più spesso di quel che si pensi tutto si riduce ad un'amicizia disinteressata o al massimo ad un flirt, Se qualcuno osa meravigliarsi di quc• sto stato di cose, le boeme alla loro volta si meravigliano che da noi non avvenga lo stesso. Anche in Cecoslovacchia, in genere, le donne sono più coltivate e in appa• renza più intelligenti degli uomini. Ho detto e in apparenza>; la verità è infatti che, come in tutti gli stati a ba.si rigidamente democratiche, qui le donne hanno preso il sopravvento e approfittano a man salva della libertà che è loro conccss:a. E siccome sono djsinvolte e invadenti per nanira 1 come le donne di tutto il mondo, sembrano più intelligenti dei maschi anche quando non lo sono affatto. A ben guardare si vede che spesso la loro supe• riorità si riduce a un di più di cultura usata con molta furberia, a un gusto mordente del pettegolezzo, e a quell'ardore che mctton sempre le donne rnodcme nello scimmiottare gli uomini e nell'appropriarsi delle loro usanze e invenzioni. La colpa di tutto ciò è magari degli uomini stessi, i quali si rassegnano per malinteso spirito di ç:iustizia a vedersi soppiantare, dalle inesorabili compagne, in tutte le loro funzioni. Ma resta il fatto che anche in Cecoslovacchia tutto quello che si fa di notevole nelle lettere, nelle arti e nelle scienze è opera di quei troppo indulgenti e troppo diffamati uomini; ~el~soJ;c~sl~~!~~hf:r:11achceul/~~~~i~~ temporanea è assai notevole. Le donne, qui, fanno tutte qualcosa. Sono scrittrici (e in tal ca.so prediligono la psicologia e l'intimismo, com'è naturale), sono pittrici (e cercano invece, come pure è naturale, il decorativo), sono giornaliste, avvocatesse, medichesse o semplicemente poliglotte. Viaggiano molto1 coltivano con somma diHgenza i piaceri dello spirito, spesso con un'avidità tutta femminile, persuase che le nozioni varie sono i più bei gioielli della donna d'oggi; e credono con ciò d'essere esemplarmente modeste, mentre portano quei gioielli metaforici con la stessa vanità con la qL:ale lf' loro nonne porta"-'lno ori e diamanti; e con in più un disprezzo per i meno provveduti che le loro buone avole forse ignoravano. Sono quasi tutte democratiche, e si capisce, perché nella democrazia soltanto è sicuro il loro trionfo; anzi, si può dire che la democraz.ia è utile soprattutto alle donne, voglio dire alle donne « mo• dcrnc >. t difficile dire se sono belle. L'edu- ~zi~n~ fis.ica, affidata a quella mirabile uutuzione che sono i « Sokol », lo sport, le vacanze assai più lunghe di quelle che godono gli uomini 1 hanno fatto sì che il loro corpo si sveltisse e prendesse proporzioni meno abbondanti di quel che è dato vedere nei maschi. Da questo punto di vista se ne trov~no .di bellissi~e1 armoniose, trionfanti di salute. Ma per il viso il discorso deve cambiare. Non bisogna dimenticare che i boemi hanno avuto una borghesia indipendente (e quindi degli alti funzionari, dei militari diP!omatìci, giornalisti, ecc.) soltant~ dal giorno ancora recente della loro libc. razione. E che non hanno, né vogliono avere a nessun costo, un'aristocrazia (J.'odiano, l'aristocrazia, in modo ridicolo e assurdo; tanto che invece di <l'Annu?z.io dicono_ Annunzio, per timore: d1 incorrere 1n peccato di riconosciuta nobiltà pronunciando quella D apostrofata). Insomma, l'Austria volle che i boemi fossero soprattutto dei contadini, e non li ammise mai nei ranghi superiori, salvo qualche rara eccezione per l'esercito e per la polizia. t troppo noto che la condizione SO· ciale influisce anche sulla fisionomia per~hé io debba dilungarmi nella con~ elusione: le facce delle donne boeme sono magari floride, rosee, graziose, e fanno un notevole effetto sotto i capelli biondi spesso ricciuti; ma manc~no troppe ~olte di quella purezza, d1 quella nobiltà e fermezza di tratti che. s'inC:or:itrano~!tanto nei popoli di antica c1v1ltà, o m quelli che abbiano av~llO al_mcno. per un lungo periodo de.i dommaton e una forte classe dirigente. Del resto, anche nel modo di tratt~rc la donna boema è semplice, ~ord1alc, e raramente tiene le distanze; ti. che da un lato è un vantaggio e dimostra la bontà fondamentale di questo popolo in apparenza ancora un po' rozzo; mentre dall'altro lato non è cer!? fatto. per acc<?~tentare un gusto p1u esercitato e p1u esigente. Detto tutto questo, bisogna tuttavia concludere che la boema è ancora una delle poche donne europee che sia pure per un impulso scntimcntal; talvolta artefatto, crede nell'amore e si s~o~a, malgrado tutte le sovrapposiZJOOI moderne, di restare donna. Non è inte~essata, non è frigida? non è si• stemauca. E ha un fondo dt tenerezza di affettuosità e fantasticheria che I~ rende assai mi9liore della sua fama. AMBROGIO SPADARI LETTURE I L CASO, che regola, almeno in parte, le letture dell'uomo medio - intendiamo dire dell'uomo di media cultura e che non sia uno specialista in alcun fftmo dello scibile - ci ha messo sotto gli occhi, in questi giorni, due libri, diversi l'uno dall'altro sotto tutti gli aspetti, e il cui contrasto, appunto, ci ha suggerito qualche considerazione. li primo è una storia qua.si e1clusivamcntc tecnica e militare della e potenza marittima> (l'e1prc.uione inglese ,ea.pow,r non è perfettamente traducibile in ita· liano) dall'antichità ai nostri giorni, dalla battaglia di Salamina a quella dello Jut· land. Il volume, che è un miracolo di brevità e di chiarezza, reca appunto il titolo Sea-Powu ed è opera di due professori all'Accademia navale degli Stati Uniti: W. O. Stevcns e A. Wcstcon. L'altro è un libro di un cinese sulla Cina. Euo è già apparso in inglese sotto il titolo: My Country and my people cd ha avuto un immenso 1ucceuo; ora appare in francese .otto il titolo: La Chine et les ehinois. (Payot, éd., Pa-is, 1937). Pcarl S. Buck. - e non e.sine giudice migliore di Pearl S. Buck in questo campo - lo ha accolto con entusiasmo: e Improvvisamente, come è proprio di tutte le grandi opere, questo libro sorge, colmando tutte le speranze che erano fondate su di esso. t sincero e non teme la verità ; è scritto fieramente, con spirito e con talento, mescola la serietà alla gaicua, capisce e valuta insieme i tempi passati e i moderni; costituisce, a mio avviso, l'opera più vera, più profonda, più completa, più importante, che sia stata scritta fino ad oggi sulla Cina. E, per di più, emana da un cinese, da un cinese moderno, che ha le radici profondamente confitte nel panato, ma la cui ricca fioritura appartiene al presente >. Sarebbe difficile, dunque, immaginare due libri più differenti. Nell'uno, dal principio alla fine, si parla di abbordaggi e di cannonate, di audaci manovre navali e di combattimenti accanitissimi. Nell'altro, invece, della squisitcu.a della cucina cinese, dell'arte cinese di mangiare, di bere, di addormentarsi, di preparare il tè; di corti• gianc e di calligrafi famosi; dei piedi storpi dcllc,,,6onne cinesi e della raffinatczz.a sessuale che si celava sotto quella estetica crudele, ccc. Nell'uno, si apprende come piccoli popoli siano diventati grandi e potenti, e abbiano impresso cosl vana orma nella storia del mondo. Nell'ahro, come un popolo innumerevole e intelligente, ma cieco ad ogni ideale, sia diventato la derisione dell'universo. SEA• POWER: LE ARMI F RA GLI clementi che, nella storia, hanno deciso della supremazia marittima, ora dell'un popolo, ora dcll'al• tro, il primissimo, quello contro il quale coraggio cd esperienza di equipaggi e di ammiragli sooo vani, è l'elemento tecnico. Che in un dato momento storico una marina disponga di un'arma nuova e più potente o di un tipo di nave più perfetto, e l'impero dei mari è suo. Si assiste, talora, nella .storia, improvvisa• mente, a veri capovolgimenti di situazioni: una invenzione, un pcrfez.ionamento, una trovata tecnica basta a rovesciare imperi potenti e, talora, persino a far passare la signoria dei mari nelle mani dì popoli che non sono mai stati marinai. La prima guerra punica è l'esempio classico di questi miracoli: i cartaginesi erano i migliori marinai della loro epoca e i romani erano un popolo di pastori e di a3ric01tori; ma bastò l'invenzione di Duilio per iove1ciare la situazione. Non meno impressionante il mi• racolo di Bi$anz.io, che per secoli tenne testa alle potenti Rotte musulmane grazie all'invenzione del 1iriano Callinico: il fuoco greco, salvando, coli, più vohc l'Occidente dall'alluvione orientale. Da ultimo, quando Bisanzio era in piena decadenza, quindici 1uoi vecchi dromoni distrussero una Aotca ruuo-vikinga di Corse 1500 navi. In tempi più vicini a noi, è la superiorità tecnica che fa passare l'impero dei mari all'Inghilterra. Fino :i. Lepanto (1571) non si erano avute innovazioni importanti nella tecnica delle costruzioni navali. Ma la guerra di c .., che gli inglesi praticavano su larga scala ai danni della Spagna, aveva fatto nascere un nuovo tipo di nave leggera e rapida. Questa nuova nave fece meraviglie contro l'lnuenciblt Armada di Filippo H. I tardi e pesanti galeoni della Rotta spagnola furono vinti e dispersi, senza poter neanche combattere. Flavit Deus et diSJipati sunt. Fu, cosl, deciso il destino dell'Impero spagnolo. Anche nelle guerre contro l'Olanda, l'Inghilterra ebbe al suo attivo un notevole vantaggio tecnico: gli olandesi avevano navi a fondo piatto per poter navigare nei loro mari, pochissimo profondi; ma questo li metteva in condizione di inferiorità fuori di quei mari; e benché foucro ottimi marinai e avessero i migliori ammiragli dell'epoca, non riuscirono mai ad eliminare le conseguenze di questo handicap. Co.sl, a due svolte decisive della storia, l'Inghilterra si trovò in condizione di netta superiorità tecnica di fronte agli avversari. Con la Francia, invece, si misur~ ad armi p:iri; e vinse egualmente, vinse per la sua tenacia, per il valore dei suoi equipaggi, e, in ultimo, per il genio di Nelson. Ma ecco apparire nella guerra mondiale armi nuove e terribili, armi che, per un complesso di circostanze storiche e geografiche, giocano principalmente contro l'ln• ghilterra. I sottomarini tagliano gli approvvigionamenti: e l'Impero è sull'orlo della rovina. Allo Jutland, la maggiore capacità di resistenza al fuoco degli incrociatori tedeschi mette a mal partito la squadra di Beatty; e, alla fine della battaglia, gli attacchi delle .silurami tedesche e il timore di inciampare nei campi di mine· inducono Jcllicoc a rinunziare all'inseguimento. Cosl, per la prima volta nella storia, la marina inglese si batte in modo del tutto contrario allo .spirito e al metodo di Nelson. Per la prima volta la Rotta inglese antepone la propria consc1vazione all'imperativo nelsonfano della distruzione del nemico. Armi nuove cd insidiose - le mine e i siluri - costringono, cosl, una marina - per tradizione ardita fino alla temerità - a diventare cauta. Per quanto riguarda la tecnica, dunque, dal volume di cui discorriamo si trac la scgucn1c conclusione: che è una necessità vitale per una marina da guerra mante• nersi all'altezza del progresso tecnico dei suoi tempi, e punibilmentc di sopravanzarlo, e che: una Rotta in ritardo è una Rotta perduta; ma vi è sempre per I-a marina più debole una possibilità di battere la più forte: non già utilizzando le vecchie· armi, bensl inventando un'arma nuova, che renda inefficaci le vecchie. SEA• POWER: OLI UOM!lll QUESTO l'insegnamento che si trac dalla storia di ieri. <?hc sa~l doma!1i? Mai, forse, l'avvenire dei popoh è stato come oggi pieno di incognite. Armi nuove e potenti sono state inventate, e quelle esistenti vengono perfezionate ogni giorno. La scienza e 1'11-rtedella guerra sono alla vigilia di una rivoluzione; e, forse, lo strumento di questa rivoluzione sarà l'acrcoplano. Torna alla mente la .sentenu di Kair•ed-Oin il Barbarossa, quando Solimano il Magnifico gli affidò il comando della flotta turca: e Signore - disse il vecchio pirata - chi è padrone del mare diventerà ben presto padrone della terra >. E queua sentenza era vera allora, cd è stata vera fino a ieri. Ma domani, forse, bisognerà dire: Chi è padrone dell'aria, è padrone anche della terra e del mare. Quando non vi è una vera e propria rivoluzione nella tecnica, quando non vi è una grande novità nelle armi, il fattore uomo riprende tutto il suo valore. t. un comando abile, una manovra ardita, in una parola il genio di un capo che decide di un~ b~ttaglia e, spesso, del dC1tino di due nazioni. Sotto questo punto di vista, la storia della potenza marittima dell'Inghilterra ha un valore immenso di insegnamento morale. Gli inglesi sono apparsi nella storia mari. nara come corsari e negrieri (Howkins, il parente di Drake, portava in contrabbando ad Haiti e negri di qualità del valore di 160 sterline il peno>); poi diventarono guerrieri; e, in uhimo, son diventati gen• tlemen: ma hanno sempre parlato cd agito con la ferma coscienza - almeno fino allo Jutland - che il mare fosse nato riservato d.a Dio al loro esclusivo dominio. e Che significa questa o quella ragione? > disse Monk all'inizio della seconda guerra con l'Olanda. e Quello che noi vogliamo è una parte maggiore del commercio ma• rittimo, che oggi è nelle mani degli olandesi >. Come si vede, nel '6oo, almeno qualche volta, si parlava chiaro. Con questa sicura COK.ienza del loro diritto, gli inglesi si battono per oltre tre secoli come leoni. Anche quando i comandanti sono inetti, la bravura degli equipaggi salva le situazioni. Ncuun'altra naz.ione nella storia offre l'esempio di una cosi costante tradizione di ardimento marinaro. Da Drakc a Blake, da Hawkc a Nelson, il motto della marina britannica è: e diritto sul nemico>. Con navi legge.re e rapide, Drake corre in lungo e in largo l'Oceano, saccheggia, ruba, incendia, distrugge, batte l'lnveneible A rmada, e alla fine va a tagliare la barba al re di Spagna. Nel secolo successivo, Blake, un uomo che fino a 50 anni non aveva mai meuo piede su un bastimento e la cui ambizione era di diventare professore di greco a Oxford, diventa ammir3glio e, nei sci anni che ancora vive, compie tali imprese, che il suo nome viene subito dopo quello di i\clson fra i grandi ammiragli inglesi. Dopo avere battuto gli olandesi in alcune fra le più accanite bauaglie che la storia ricordi, \iene a ristabilire il prestigio inglese ne.I ~iediterranco: e poiché il bey di Tunisi lo deride indicandogli le sue navi, ancorate nel porto sicuris.sìmo di Porto Farina, e sfidandolo a fargli del male, Blakc entra di sorpresa, dcmoli.scc i forti e affonda tutta la Rolla tunisina, quasi senza subire p<'tdite. In gesti siffaui è tutto lo spirito della marina britannica. Ma l'uomo, in cui la tradizione marinara inglese più fieramente si incarna, è Nelson. Egli è la pietra di paragone della perfezione in tutte le guerre navali di ieri o di domani: perché se cambiano le armi, non cambiano la natura del combattimento e, soprattutto, non cambia lo spirito della guerra. Dal principio alla fine dclii\ sua carriera, egli è e la fiamma incarnata della risolutezza>. Al Capo San Vincenzo, disobbedisce al suo ammiraglio per attaccare l'avanguardia spagnola. Ad Abukir, auacca quando già il sole è tramontato, nell'oscurità: e Il tempo è tutto: cinque minuti fonno la differenza fra una villoria e una disfatta>. A Copcnhaghcn, e, infine, a Trafall!'ar, lo stesso uomo, la stessa risolu• tezza, la .stessa intrepidità: test'\ bassa e diritto sul nemico. e Nessun capitano farà male - egli scrive nelle istruzioni ai suoi dipendemi prima di Trafalgar - se metterà il suo vascello bordo a bordo contro un vascello nemico >. Così hanno parlato e agito gli inglesi per più di tre secoli. Cos) parlano e agiscono i popoli nati per dominare. OMNIBUS ANNO11 N, 27, 2 OTTOBBE 1937-IV _lli~ JMNIBlJS I SETTIMANALEDIATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SilATO lN 12-18 PAOTh"E ABBONAMEllTI halla eOolonle:anno L. 461 semutre L. 23 FAtero1a.unoL. 70) aemenn L. 36 0011'1 JIUl!EllO UNl LII\A lh11.01orlttl, dl1eg11le rotograSe, anobe 1e 11.01p1o..bbllcatl, coo. •i r11titul,eo110, DlrHlou: Roma - Via ,!t1l811d1rio,28 Tt1lt1f011N0. 581.636 .lmndnlstrallou: IIUa11.°r;1!fo~! 1N?2tso\ 1 b 11 8 Boe• .I.non. EdJtrlce " OMlflBUI " • )Ultz10 1

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==