ES 12 DICEMDRE. Alle 5,30 di mattina, mentre stavo vestendomi, dopo l'esercizio ginnastico, sentii alcuni colpi di fucile, ~roprio davanti alla porta del mio quartier generale. Mandai subito a vedere che cosa fosse succcssco; non ritornarono. I colpi di fucile continuavano senza tregua: le truppe del nord-est erano in rivolta. Poco dopo, l'ufficiale della guardia Ski mi fece la seguente comunicazione: • I rivoltosi hanno già forzato la seconda porta del quartiere. Sono sotto il fuoco delle nostre mitragliatrici. Vi prego, Eccellenza, di lasciare immediatamente l'appartamento,. • Poco dopo giunse un altro portaordini da parte del tenente Mao. Mi disse che la rivolta era scoppiata, ma dalle comunicazioni telefoniche con la sentinella, nascosta dietro il monte, risultava che lh. il terreno era sgombro. Domandai allora a quali reparti appartenessero i rivoltosi, e fui informato che portavano berretti di pelo e che n~partenevano alle truppe del nord-est, Sperai che la rivolta non fosse predisposta da Ciang Sue Li1mg, ma che si fossero ribellate solo le truppe corrotte dalla propaganda comunista. Se soltanto avessi pot\.ltO raggiungere le montagne e aspettare il giorno successivo, la calma a,•rebbe potuto essere ristabilita. Accompagnato da Tso Pei Chi, un ufficiale della mia guardia personale, mi dirigo verso le montagne che s'alzano dietro la mia casa. Scaliamo il muro di cinta, alto solo tre metri; ma proprio sotto di esso troviamo un canale d'acqua abbastanza profonda: alla scarsa luce delle prime ore del mattino, inciampo e sdrucciolo nel canale. Sento un acuto dolore e non riesco ad alzarmi. Dopo pochi passi, fatti con gran difficoltà, arriviamo a una piccola chiesa dove ci aspettavano alcuni soldati della mia guardia. Ci dirigiamo verso est, arrampicandoci tra le rupi. Dopo mezz'ora raggiungiamo la cima della montagna e sediamo per una breve sosta. Mando una guardia di sentinella sulla rupe davanti a noi. Poco dopo, colpi di fucile rintronano da tutte le parti: le pallottole ci fischiano intorno. Alcuni rTliei soldati sono colpiti. Mi accorgo d'essere· circondato; la rivolta non è dunque locale, ma si estende all'intero contingente delle truppe del nord-est. Decido perciò di non mettermi al coperto, ma di ritornare al mio quartier generale per prendere le djsposizioni più opportune. Scen• do dalla montagna quanto pili celermente posso, ma a metà pendio precipito in una piccola caverna piena di arbusti spinosi, dove posso a stento rigirarmi. Mi sento sfinito, per due volte tento di alzanni e di uscire, ma cado ancora: debbo aspettare. All'alba potei scorgere dalla caverna che il monte Li-scian era circondato da un gran numero di truppa. Raffiche di mitragliatrici e detonazioni di bombe a mano rintronavano intorno al mio quartier generale. l ribelli mi cercavano; per due volte passarono vicino alla caverna dove mi ero rifugiato, senza scoprirmi. A circa venti o trenta passi dal mio rifugio, udii qualcuno che discuteva accanitamente con i ribelli. Era la voce di Ciang Siaho Ciung. [ ribelli intensificarono le ricerche e gridavano tra di loro: • Qui c'è un uomo in borghese; sarà il generalissimo•. Un altro rispondeva:• Tiriamoci un colpo dentro». E un terzo replicava: • Non dobbiamo farlo•. Alzai allora la voce e dissi: • Sono il generalissimo e non dovete mancarmi di rispetto. Se mi considerate come vostro prigioniero, uccidetemi, ma non umiliatemi•. I sediziosi dissero: • Non osiamo•. Spararono tre colpi in aria, gridando: « Il generalissimo è qua•· Sung Ming Kiu, un comandante di battaglione, mi si avvicinò e si inginocchiò davanti a me con le lagrime agli occhi, pregandomi di scendere dalla montagna. Egli mi accompagnò fino al quartier generale. Il terreno era sparso di cadaveri e c'era un gran disordine. Sun mi chiese di andare in automobile insieme con lui fino a Sianfu. Gli ordinai di cercare il vice comandante, Ciang Sue Liang, ed egli rispose: • Il vice comandante ci aspettava appunto a Sianfu •· Poi aggiunse: «N'on osiamo ribellarci a voi; ma vogliamo fare qualche richiesta alla quale speriamo che Vostra Eccellenza vorrà aderire•· A queste parole gridai incollerito: • State zitti, voi ribelli! Se volete uccidermi, uccidetemi subito•. Poi, siccome volevo vedere Ciang Sue Liang e domandargli che cosa significasse tutto quello che era accaduto, entrai nell'automobile. L'auto si diresse celermente verso Sianfu e verso la porta orientale della città scorsi l'auto personale di Ciang. Su di essa però, non si trovava il vicecomandante, ma un suo ufficiale che aveva ricevuto l'ordine di condurmi al Palazzo dtlla Città Nuova, sede del quartier generale del commissario per la pacificazione. In quel ioomento, l'automobile oltre• passava la porta orientale e fui grandemente sorpreso nel vedere che le guardie della porta avevano i distintivi della 17• armata (posta sotto il comando di Liang). E pensai che quei bracciali fossero stati presi ai soldati di Liang e che ora servis• sero ai rivoluzionari per nascondere la loro identità. I Ca1.toradi rihlll lo. 1'aoeloria Entrato in città, il comandante della seconda brigata mi disse, sospirando: « I capelli di Vostra Eccellenza diventano sempre più bianchi. Lei è invecchiato in confronto a due anni fa, quando ero a Lushang come suo allievo! La nostra nazione non può fare a meno di Vostra Eccellenza, neanche per un giorno. Soltanto Vostra Cccellenza col suo "pi~no di ricostituzione del Nord Ovest della Cina" è riuscita, negli ultimi anni, a dare tanta prosperità alla città di Sianfu ! La prego di aver cura della sua salute•· Non ebbi tempo di rispondergli, essendo arrivato al Palazzo d~lla Città Nuova; erano circa le dieci. Diedi seni' altro l'ordine di cercare Ciang, che comparve mezz'ora dopo. Salutandomi con molta deferenza, mi ascoltò sull'attenti. Gli chiesi: e Sapevate della rivolta di oggi?• La sua risposta fu ne• gativa. Continuai: • Se non eravate a conoscenza di qi.resto incidente, dovete fare in modo che io ritorni immediatamente a Nanchino o a Lo J ang. Non sarebbe in tal caso difficile liquidare la faccenda,. Ciang rispose: • Non ero al corrente degli sviluppi attuali, ma voglio esporre i miei punti di vista davanti a Vostra Ec. cellenza, Generalissimo•· Replicai: • Mt chiamate ancora generalissimo? Se mi ri• conoscete ancora come vostro superiore, dovete inviarmi a Lo Jang, altrimenti siete un ribelle. E se sono nelle mani di un ribelle, sarebbe meglio per voi farmi morire. Non e'~ altro da dire,. Ciang rispose: • Se Vostra Eccellenza accetterà i miei suggerimenti, obbedirò ai suoi ordini•. Lo interruppi dicendo: «Chi siete voi, un mio subordinato o un nemico? Se siete subordinato dovete ubbidirmi. Se siete mio :_emico dovete uccidermi, senza indugio. Scegliete una di queste due vie, ma non dite una parola di più, perché non voglio ascoltarvi•. Ciang allora spiegò che il suo scopo era rivoluzionario, non sedizioso. Gridai sdegnato: • Perché non volete ancora riconoscere di aver a,•uto già prima conoscenza della rivolta?.- Ciang mi rispose che, benché nemici, potevamo avere ancora la possibilità di intavolare delle trattative. Fui quasi sopraffatto dalla collera, e replicai: • Per chi mi prendete? Credete forse che i ribelli possano costringermi a cedere con la forza?•. Ciang rimase piuttosto deluso e aggiunse: • Non sono il solo responsabile di questo, ci sono molte altre persone che appoggiano il movimento. Anche il popolo dovrà esprimere il suo giudizio. Se esso sarà favorevole, significherà che io rappresento la volontà popolare e Vostra EcceUcnza riconoscerà che la mia azione è giustificata; e si dimetterà lasciando 'che io continui l'opera. Se il popolo non dimostrerà simpatia per il mio movimento, ammetterò la mia colpa e Vostra Eccellenza potrà riassumere il suo lavoro. Credo di non aver trasgredito ai vostri insegnamenti in alcun punto. Vi prego di non incollerirvj e di considerare la cosa con ponderazione•· Appena udii • il giudizio del popolo• compresi che si trattava di un malvagio complotto per uccidermi, usando la folla come giustificazione. Gridai: e Siete pazzo! Voi pensate che il popolo simpatizzi con la: rivolta, mentre neanche il cosi detto Frorite Popolari vi darà il suo appoggio. Pretendete poi che i vostri motivi siano rivoluzionari. t possibile che una rivolta venga chiamata una rivoluzione? Anche Ken Ciung Ming pretese di essere un rivoluzionario, ma nessuno lo ritenne tale. Quanto a voi, non siete che un ribelle. Come potete sperare di con• servare l'obbedienza dei vostri subordinati che circondano questa casa, come po• tete essere sicuro che i vostri uomini non seguiranno il vostro esempio e non vi tratteranno come voi state trattando mc ora? D'ora in poi, benché il mondo sia grande, dove sperate di poter trovare rifugio? Ricordate che quattro anni fa il popolo voleva punirvi (Ciang Sue Liang aveva perduto la Manciuria) e non so quante volte vi ho protetto. Soltanto grazie alla mia protezione avete potuto rifugiarvi all'estero. Non vi rendete conto della conseguenza del vostro agire, ho veramente paura per voi•· _Nel sentire questo, il volto di Ciang impallidl. Egli disse: • Siete ancora cosi ostinato?•. Replicai: « Che volete dire con ostinato? Sono vostro superiore e voi siete un ribelle. In base alla disciplina militare e alla legge nazionale, meritate non sol• tanto dei rimproveri ma anche una punizione. Anche se il mio corpo dovesse essere mutilato, devo mantenere l'onore della razza cinese, e preservare la giustizia. Sono oggi nelle mani di un ribelle, ma se consentissi che l'onore dei quattroctnto milioni di cinesi che rappresento, si degradasse !ccettando le vostre richieste per salvarmi la vita, noi tutti perderemmo ogni ragione di esistere come nazione. Non tradirò la fiducia posta in me dai martiri della rivoluzione. Non diffamerò e disonorerò, dinanzi al mondo, la memoria dei miei antenati e la dignità della nazione. Avete torto di giudicarmi ostinato. Se siete un uomo di fegato uccidetemi, al• tnmenti confessate le vostre colpe e lasciatemi andare•· Tnippe dtl &•o•r•l• CIANO K.AI SCEK 111trioou A queste parole, Ciang Sue Liang rimase interdetto. Poco dopo mi domandò: «Perché non ripensate a quanto avete detto? Altrimenti sarò costretto ad andarmene•· Con un gesto dissi: •Uscite!•· Egli assunse un tono più rispettoso e mi chiese se volessi essere trasferito. Risposi: • Non entrerò mai nel campo nemico•. Egli dichiarò allora che stando con lui non avrei corso pericoli. Replicai: «Non ho bisogno della vostra protezione». Ciang si alzò e si rimise a sedere parecchie volte, spiando ogni espressione del mio volto. Chiusi gli occhi senza badare a lui. Durante la mezz'ora seguente, Ciang fu molto irrequieto; poi si sedette e or• dinò al servo di portare del cibo nella mia camera, invitandomi a mangiare. Dissi: «Ho vissuto già cinquant'anni, e come posso mangiare il cibo conquistato dal sangue della nazione quando sono per essa causa di tormenti? ~on toccherò mai cibo del nemico•· Rifiutai di mangiare. Ciang mi rimase vicino per lungo tempo. Gli domandai dove fosse Shao Li Tzu, govtrnatore della provincia dello Shensi, e mi rispose che anche Shao si trovava al quartier generale del Commissario per la pacificazione. Aggiunse che gli alti ufficiali militari del governo centrale erano in salvo, escluso Chjen Ta Cun, eh 'era stato ferito da una palla di fucile in una scaramuccia coi rivoltosi. Gli ordinai di mandare a cercare Shao; cd egli mandò una guardia, continuando a restare presso di mc. Pochi minuti dopo, Shao giunse e s'informò della mia salute. Ciang si ritirò quindi dalla mia presenza. Domandai a Shao: • Venite dall'ufficio del governatorato provinciale?,. Shao rispose: • Vengo dall'ufficio del comandante delle guardie personali del Commissario per la pacificazione. Il generale Chien era con mc; è ferito al petto e ha perso molto sangue. Lo hanno portato altrove per curarlo•· Bènché Ciang avesse lasciato la stanza, il comandante del battaglione Sung rimaneva ancora sulla porta. Gli ordinai di andarsene ma non mi obbedi. Allora feci per chiudere la porta, ma egli entrò nella stanza chiedendomi di perdonarlo, perché aveva ordine di vegliare su di me. Compresi che doveva sorvegliarmi, ma non vi badai. Riferii brevemente a Shao quanto avevo dichiarato a Ciang, e quindi scrissi un telegramma per mia moglie. Consegnai il messaggio al comandante del battaglione, dicendogli di mandarlo a Ciang perché lo inoltrasse. In quel momento, ero certo di essere vittima della rivoluzione, e che dovevo mondare un'ultima parola alla famiglia. Quando Shao mi vide deciso a sacri• ficare la vita, ne fu grandemente com• mosso. Mi disse: • Credo che sia impoS• sibilc per voi ritornare a Lo Jang, ma penso che Ciang non avrà il coniggio di farvi del male; se però il sequestro si prolungherà ancora, temo altre complicazioni. Siccome la sicurezza della nazione è intimamente legata a quella di Vostra Eccellenza, dovreste cercare di risparmiaré la vostra esistenza. Ricordo che nel 1927 e 1931, per due volte, avete presentato le dimissioni, ma poiché i vostri servigi erano urgentemente necessari al Partito ed al governo, siete rientrato nella vita politica dopo un breve periodo di ritiro. Avete pensato a ciò?•· Gli risposi: «Causa della presente situazione sono state la mia eccessiva fiducia negli altri e In mia trascuratezza nel prendere le precauzioni necessarie. Una grande offesa è stata fatta al paese, e quindi, dopo i1 mio ritorno a Nanchino, presenterò di nuovo le mie dimissioni e chiederb al governo centrale di punirmi. Ma non rinuncerò mai al mio posto qui a Sianfu come prigioniero dei miei subordinati. Essi vogliono che io dirami un ordine imposto da loro o accetti certe condizioni; preferisco morire piuttosto di farlo. Se cedessi su qualche punto per la mia sicurezza personale, tradirci la fidu- ' eia posta in me dn quattrocento milioni di cinesi•· Shao restò silenzioso. Ero poco vestito, cd egli mi pregò di coprirmj di più. Dichiarai di non averne bisogno. [I comandante dì battaglione Sung mi offri allora una pelliccia, ma rifiutai d'accettarla. I servi portarono la colazione e dei biscotti, ma ordinai loro di portar via tutto. Ero quasi esaurito e mi coricai. Shao mi lasciò, dopo avermi consigliato di prender cura della mia salute. Dopo la partenza di Shao, il comandante di battaglione Sung entrb e mi chiese se lo riconoscessi. Gli dissi di no. Mi raccontò di essere stato cadetto all'accademia militare di \Vongpu. Solo due mesi prima della sua nomina ad ufficiale, era stato dimesso dall'accademia per ragioni non precisate. Pretendeva di essere mio allievo. Sung mi trattò con molta considerazione, offrendomi vestiti e cibo e pregandomi con gentilezza di accet~ tarli. Aggiunse poi: «t ormai inutile muovere rimproveri a Ciang; è meglio che accettiate qualche suo progetto per liquidare al più presto possibile questa faccenda; altrimenti, per la nazione e per Vostra Eccellenza saranno guai•· «Ricordate ciò che vi insegnai quando eravate all'accademia?• chiesi; cun rivolu• zionario deve essere un uomo integro. Non posso ammettere di sacrificare la mia dignità personale soltanto per salvare la mia vita. Farò quanto vi insegnai nel• l'accademia. Se le mie azioni non corrispondessero alle mie parole, come potrei essere maestro agli altri ?:t. Sung si ritir9. Quel giorno non mangiai. I servi rimasero svegli rutta la notte. All'una della mattina, Sung entrò nella stanza per visitanni. :Mnresciallo Cinng Knl Scek (Trnd117, di L. T.) ~A W<ID<C DELLA RADIO i VEZZO corrente dir che le zit• tellc non esistono più, la macchina da cucire e quella da scrivere le hanno uccise tutt.~, dando ad ogni ragazza la possibilità di un lavoro che la faccia indipc,1dente: e così con stupore si rammenta che il primo incontro fra donna e macchina fosse anzi aipris.simo, così che ncll' lnghiltcrra invasa dalle prime filature meccaniche, da un entusiasmo industriale e modernista~ propr!o le zittcllc si aggrappassero, i,,cr darsi uno scopo ccl un'occupazione, al 1.woro manuale, cd ostinate filassero a mano, meritandosi il nome, che ancor oggi ricevono di Spinsters, filatrici. Poi si rifugiaro'no nel romanticismo, e l'Ottocento è tutto popolato di caste viaggiatrici a riccioloni, che sognavano harem dove sultani con quattrocento mogli rimediassero alla desolante superiorità numerica femminile. Sì, direte voi, ma subito dopo con la vit:1 moderna han fatto pace, e difatti le ultime zittelle ufficiali furono proprio le suffragette, eroine della strada e degli strilli, del voto, della paglietta e del solino inamidato: la guerra, folta di donne tranviere o direttrici di banca, il dopoguerra gremito di emancipate e di vampire, abolirono infine lo zittellaggio. Giusto, ma la zit• tella c~istc ancora. Non la cercate in provincia, come vorrebbe una tradizione che da Go1,- zano va a J. ~-1. Darric, dall.l signor in,\ Felicit:1 alla Via Bclgarbo: piuttosto in città, in uno di quei ca'iamcnti g,~ ndi grandi, con duemila finestre e un ascemorc solo, qualche balconcino in stile razionale, verniciato in verde pisello, bruno cacao, o giallo limone. Qui stanno, solitarie. le zittelle: piccolissimi appartamenti dove ,_j 'ì0n ridotte per il moi;r di parenti, il calar di soldi, cd anche pcl_ desiderio di ,cntin,i strette da• qualco~, se non da qualcuno : la vetratina, il corridoictto, daranno loro un calore d'intimità, mentre i rumori innumerevoli, che per Jc innumerevoli vite volano nei palazzoni e li colmano, riscaldano loro pure. ! I mattino è quasi .dolce, tra le fanfare dei tappeti sbattuti, le mille bottiglie di latte, i fragoro~i piedini dei bimbi che vanno a ~cuoia; la zittclla li ascolta, imuppando~i il pane nel caffè, e co~trui"-Cc ,torie intorno ad ogni suono: c'è, in lei. qualcosa che ricorda la lente d'ingrandimento, la sua smisurata potenza d'ingrandir le cose, facendole risuonare nell'acustico vuoto della. ma (':,isknza. Afferra la rete, va al mercato, cacciando cavolfiori e notizie, ma non al• trimenti si cacciano le farfalle, con ansia e reticella. Là incontra amiche, che le somigliano oppure no, csi!iìtono zittcllc di ogni sorta, le gra~onc e le scheh..·tritc, le fanta::iiose e fo aride; e non è tutto, molte volte le antiche ragazze ~i legano a donne che non cono- :;cono bene, avventurose forse. o sventurate: son quelle che raccontano le storie più belle, che arricchiscono la vita. le danno sapore e colore, e le zittelle giustamente le amano molto. Poi rientrano, cucinano, e non è gaio cucinare pc:1 due ore quel che ~i mangerà in dicci minuti; niente dà il sel'\so della solitu~ine, del vuoto, quanto il preparare cibi per o;é.. oli. Così. qualchevolt:-.i la zittclla invita un nipotino. uno 1io scapolo; ma non li ama, avido l'uno, opaco l'altro, e poi. vero-o le tre, la zittclla è prc.,a da un'impazienza "-Ottile, che la fa di~tra.tta, qua,i crudele: a quell'ora, infatti 1 ,;i aprono : cinematografi. Lei non è ricc::-i, oh no. ma quelle due lire le trova ~cmprc, e scivola nelle sale rionali raggiando. dcli.d:ua: dello schermo !.a. tutto, e dei divi, e delle dive, le piacerebbe scrivere a Shirlcy Tcmplc cd a Robcrt Taylor, ma non o.,a, teme gli o;candali, i ric;ttti. Davanti alle splendidissime ombre "-OCchiude la bocca, vive romanzi su0i, "-UC fortune: sospira, alla fine, e so..,pi,anclo si avvia verso casa, ver~o la ccn.t di caffellatte. il lavoro di maglia, i nuovi rumori della casa, fatta notturna, cd improv, isamentc mi,tcriosa. Come le conosce, questa ca.-.a, qu<'~te vite! Saprebbe tradurre ogni soffio, ogni cigolio, e qualche volta un gemere di cardini le fa male. qua,;;i il suo stc5.so cuore gcmcs11c. Le piacerebbe pregare, e non sa, uno scettici.;;mo facilone e dclmo l'ha inaridita, allontanandola dalla felicità immediata del Rosario del ~1csc Mariano: ascolta salir l'ascensore nel pozzo buio d<'lle scale, calar le saracinesche della latte• ria d'angolo. Allora tutto il suo giorno un poco pigro, un poco goloso, un poco egoista, le par vuotissimo, spettrale: posa il lavoro, si avvicina allo specchio, forse non è ancora troppo tardi, il mondo è popolato di vedovi con figli, di scapoli con stomaco guasto, e perché no, e perché no! Si guarda, con le dita stira tutte le rughe lontano dagli occhi, dalla bocca, si compone una faccia nuo\'a, sorride, e vorrebbe piangere. Va a dormire, e pur tende l'orecchio alle voci della ca11a: ma è solo una voce di radio, ornmai, che da Tolosa canta: « u qur rh•nu les dcllles fillcs... mais c>estIcs vicux garço,is! >. MA.RIÙ
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