Omnibus - anno I - n. 26 - 25 settembre 1937

U NO DEI PRIMI SEGNI che mostrarono il profondissimo rinnovamento morale della Germania fu l'ostracismo decretato ai nome e all'opera di Bi.ilow. La nuova Germania non poteva riconoscere come un degno rappresentante del popolo tedesco !\:omo che all'indomani della sconfitta non esitava, nelle proprie Me morie, a riconoscere esatte le accuse che i governi alleati e la stampa mondiale avevano rivolto al suo proprio paese. E. ben vero che il principe di Biilow accusava di incapacità i .suoi .successori, ma gli errori e le incapacità degli uomini di governo diventano, per i nemici, colpe di tutto il popolo. Era lecito, al principe di Biilow, di riconoscere fondate tali accuse solo pe1ché Guglielmo II lo aveva tenuto lontano dal potere? La nuova Germania non si è limitata a sconfe5.5are l'antico uomo di Stato, ha fatto di più : ha demolito pezzo per pezzo le .sue Memorie che destarono tanto inlcresse e suscitarono tante discussioni al loro apparire. Ci si sono messi in una dozzina per finire Biilow, le sue A1emorie e la sua memoria. .E: stato fatto un appello a chiunque a~esse qualche cosa da dire sulla p<>stuma pubblicazione del Principe, in favore o contro. Nessuno si è presentato in favore, tutti contro. E n'è venuto fuori un tremendo schieramento contro Biilow1 Front wieder BU· low (Monaco, Bruckmann), messo insieme dal Thimmc, l'editore della grande collezione dei documenti del Ministero degli Esterì tedesco (Die grosse Politik), il quale ha contribuito, anche lui, alla sillo~e antibiilowiana con due saggi fra i piu importanti. Dirctt_amente, o per interposta persona, c1 sono qui i pcrsonag~i principali attaccati dal troppo spiritoso e maledico Can• celliere : da Guglielmo Il a BcthmannHollwcg, dall'ambasciatore Monts al suo successore presso il Quirinale, von Flotow. Uno dei punti ripetutamente illustrati in questo libro è la famosa intervista del Daily T elegraph (novembre 1908). Nessun dubbio, oramai : la responsabilità di quella disgraziata fac. cenda1 che per poco non costò il trono a Guglielmo Il con un anticipo di dicci anni (esatti), pesa sostanzialmente su Bi.ilow. In quell'occasione Gu- ~lielmo II aveva agito con scrupolosa correttezza costituzionale, comunicando preventivamente il testo al Cancelliere. Era !tretti,,imamcnte dovere di questo - ed era anche cosa ovvia, non difficile n.t lunga - esaminarlo personalmente per rendersi conto dell'opportunità o meno della pubblicazione. Egli se ne scaricò sul Ministero degli Esteri: per giunta 1 l'incarico dell'esame a questo fu dato in forma per 1 ~is:~i 0 st~~~~~~ d~heod:~é t~c~~ pronunziarsi in merito alla pubblicazione o meno (cioè sugli eventuali effetti politici di questa), ma solo sui particolari. Caratteristico è il cumulo di bugie accumulate da BUlow, allora e dopo, per scusarsi. Non è vero che il testo datogli dal Kaiser fosse di lettura difficile; scusa puerile, in ogni caso : era scritto a macchina. Non n Kt.rt1ol&lloJboknuo, U Oner&le 't'OD Prh1cb e Il Onerale 't'OD Blomberg è vero che al Ministero degli Esteri fosse chiesto il parere politico sul do-- cumento. Non è vero - come pretcic, appena avvenuto il disastro, Billow - che egli avesse dato l'incarico al suo assistente MUller di esaminare l'articolo. Non è vero chC Schoen, il mi. nistro degli Esteri, avesse letto anche lui l'articolo. SchoeQ era assente, a Bcrchtesgaden, per ricevere Isvol.sky, il ministro degli Esteri ru1SO. t stata fatta perfino l'ipotesi estrema che Biilow facesse accadere a bella posta tutto, per !!ereditare il Kaiser e divenire padrone lui dell'Impero. Ma sono fantasie di antibillowiani arrab~ biati, che hanno perso il lume degli occhi. Biilow era capace di un piccolo intrigo: .si veda quanto è raccontato sul mezzo da lui adoperato - comu• nicazione di lettere private di troppo libera satira - per rovinare la carriera di Kiderlen-Wacchtcr. Ma non era affatto capace di piani grandiosi e satanici. Ribadito e .su$"gellato è anche il giudizio sulla politica di BUlow nella crisi bosniaca ( 1908-1909). Come dice lo Schocn, egli ebbe il torto di essere più austriaco del)'Austria, compromettendo le relazioni colla Russia. La famosa comunicazione a questa potenza del '21 marzo 1908 viene riconosciuta, e biasimata 1 per un quasi ultimatum. Fu, quello, uno dei motivi che determinarono l'accerchiamento della Germania e la Tesponsabilità è tutta del Bii1ow. Pare che anche durante la crisi bo• sniaca il vero direttore della politica estera biilowiana (salvo, forse, il breve periodo in cui Kidcrlen tenne interinalmente il segretariato degli Esteri) fosse la sfinge Holstein, sebbene non più in ufficio. Una curiosa descrizione ci è fatta dal Flotow delle visite misteriose che Holstein faceva a Bi.ilow, nell'oscurità e coll'aiuto di servitori istruiti al silenzio. Il Principe racconta nelle Memorie che, prima di congedarsi da Guglielmo Il, lo avvertl espressamente di non ritentare l'esperimento della crisi bosniaca. BU!ow, dunque, si sarebbe reso conto del pericolo per la Germania di far5i prendere nell'ingrannggio austro• balcanico; e tutti abbiamo ancora nelle orecchie le sue fiere invettive ai successori per esservi incappati in pieno nel luglio r914. Ahimè! ecco testimonianze, che, dopo il Juo ritiro dal Cancellierato, Btilow seguitò come prima a C!SCrepartigiano della maniera forte negli affari ba:canici, e giudicò con grande ottimismo la situazione in• ternazionale. Scriveva, nell'aprile 1913, che l'Austria• Ungheria avrebbe dovuto, r.ei mesi precedenti, occupare il Sangiaccato o entrare a Belgrado, e ch'egli non credeva che la Russia avrebbe fatto la guerra per questo. Se le Potenze Centrali fanno una politica virile, coraggiosa, le probabilità contro una grande guerra sono 99 contro 1. In altre lettere anteriori alla guerra, Biilow dice che Ja Russia non è pronta con i suoi armamenti, che l'Inghilterra non può arrischiar la guerra a causa delle sue condizioni interne e della flotta tedesca. E ancora alla fine del luglio 1914, se dobbiamo credere a \Vedei, BUlow escludeva, nei discorsi di spiaggia a Norderney, un'entrata in campo dell'Inghilterra. Se al Ministero dlii , ~~~~if;~tis~tva altrimenti, si\ve e•, Esagerazioni e contraddizioni non mancano in questo Antibiilow. Si è già accennato all'ipotesi stravagante che Bulow volesse isolare e screditare Guglielmo Il per esser padrone lui, « su fondamento parlamentaristico-giornali- .sti~o>1 come si esprime lo Haller, uno dei più intransigenti antibi.ilowiani. E dovremo credere che un diplomatico inglese _avrebbe detto - dopo l'affare del Da,ly Telegraph ! - che agli Inglesi un'intesa col Kaiser sembrava possibilissima, mentre era esclusa con BUlow perché non se ne fidavano? Accettiamo pure la seconda parte, che trova una conferma nell'ultimo scritto edito postumo, di Austen Chamber~ lain i ma la prima? Bi.ilowaveva avuto il gran torto di lasciar pubblicare l'intervista i ma le cose di questa erano bene del Kaiser. 11 Thimmc, antibiilowiano a fondo parla di Holstei11 quasi come di u~ genio; ma non ci si racconta ch'egli era il vero direttore della politica estera di Biilow1 giudicata disastrosa? Del resto, ~olstein 1 genio per Thimme, è un sc1mpazzo per Haller. E Schocn che riconosce il grande errore dell'ul~ timatum alla Russia nel marzo 1909, non era allora Segretario di Stato per gli Esteri? Lo Schocn dice che era difficile rcsis!e~c agli err_ori di Biilow, perché al ~•~istero. degli f;.steri perdurava la tra• dmone b1smarckiana di una rigida dipendenza gerarchica. Obbiezioni non si potevano fare che con cautela. Inoltre ~i.ilo\': i:on di. ra?o metteva gli alti funzionari mnanz1 a1 fatti compiuti. Si apprende_, d3: questo stesso libro1 ehc perfino 11 disastro dell'intervista del Daily T elcgraph si sarebbe potuto evitare, se un alto impiegato del Ministero degli Esteri, Klehmet avesse accettat<:> fl .suigerimento del' suo collega Stemnch, d1 far notare al Cancelliere l'inopportunità della pubblicazione· Klchmet volle tenersi entro i limiti del: l'incarico, ricevuto dal Cancelliere. A questa rigidezza . burocratica, oltreché alla leggerezza d1 BUlow la Germania dovette la crisi estera ~ intema del novembre 1908. Quello 0c i tedeschi di oggi educati alla .severità della nuova concezione hitleriana non possono perdonare a DUlow è l'estrema leggerezza. Non gli possono pcrdoi:1arc - cd hanno pcrf ettamentc ragione - quell'aria di su• pcriorità con fa qunle grndica nelle sue Memorie la sua patria che soffriva sotto le catene del trattato di Versailles. Di tutti i libri trattanti la questione ?clic rcsponsabilìtà di g~erra e neganti 11 «dolo> della Germania, le Memorie bUlowianc •ono quelle che più insistono sulla « colpa > stessa. La differenza fra dolo e colpa può essere notevole in morale e anche in diritto j in politica è quasi nulla. I governanti tedeschi, i Bethmann e gli Jagow1 non vollero la guerra europea; questo lo dice e lo ripete anche Bulow. Ma ebbero il torto di lasciare carta bianca all'Austria per la sua spedizione punitiva contro la Serbia. La Russia non poteva rrmettcrc questa spedizione. Di qui i conflitto austrotedcsco-russo; e, una volta entrate in guerra Russia e Germania, l'intervento francese e inglese. BUlow ci fa sapere chc1 nella crisi del luglio 1914, nessuno lo consultò. Ebbe un colloquio con Bethmann, dopo l'assassinio di Francese.o Ferdinando, ma il suo successore non gli fece il miriimo accenno a ciò che si preparava. e Noi restiamo>, disse, « tranquilli spctt;itori. Ciò di cui il mondo abb~ogna, ora, è la calma >. Espresse, però, al Principe la sua opinione che il delitto di Serajevo avrebbe scavato un abiuo morale fra la Russia e la Serbia. Biilow replicò raccontando quel che avreb?C. detto Alessandro 11 nel 1814, a Parigi, apprendendo che il Duca di Rovigo1 a lui molto simpatico, era considerato incompatibile col restaurato regime borbonico, perché aveva presieduto alla condanna a morte del cugino di Luigi XVIII, il Duca di En- ~hicn. « Commenti il n'y a qu.e cela?> esclamò Alessandro. « Et moi qui din, tous ics jou.rs auec Benningsen et Ouchacof, r:/ ont ltra!1glé mon père! >. Il buon. ·thmann, nfcrisce Biilow, fece un VlSO attonito, ma si rinfrancò affermando che un tale cinismo apparteneva al passato. Se, invece di raccontare uno dei suoi soliti aneddoti, Biilow avesse esposto la situazione come la vedeva e messo in guardia contro i passi falsi? Un eccesso di precauzione non era troppo data anche la scarsa stima intcllettual~ ch'egli aveva del suo successore. Avrebbe, ad ogni modo, nel nuovo colloquio avuto_ con Bethmann, poco dopo lo scoppio_ dcli~ guerra, P?tuto esporgli le sue idee circa la poht1ca da seguire con I' l talia. Invece, stette a sentirlo quando questi gli disse che la gucrr~ avrebbe durato tre o quattro mesi e che avc_v~orientato in conseguenza la su~ J?Oht1ca.Fece, per verità, qualche o_b1e21one,ma senza insistere. E'. cur!oso : un uomo di .spirito come Bulow nmanerc così a corto dinanzi a un pover'uomo come Bethmann ! E si trat• tava della salvezza della Germania. Alle affermazioni di Bethmann d'aver raccolto una eredità difficile BUlow si comprende, reagisce vivac~mente. 1 Si .sen_tcpunto sul ~ivo. Ma pure era la verità. Il Cancellierato di Bi.ilow è un bello scenario; ma dietro di esso si preparava il peggio. Insomma la Triplice Intesa si è formata 1 c~mpiutamentc formata, durnnte il suo governo. Marocco, Bosnia1 la grande flotta sono fatti biilowiani. Nessuno di essi da solo, e durante il suo governo, ha' portato alla catastrofe. Abilità di BUlow? Anche, abilità di Bulow. Ma non si fa permanentemente politica con l'abilità sola. Occorrono fondamenta solide e serietà morale. Non c'è affatto da stupirsi se la nuova generazione tedesca1 che ha fin tr?Ppo,son:cno d~gli errori degli uomini dcli .1nt1co regime, non riesce a perdonare la leggerezza con la quale fu- ~ ono trattati i grandi problemi che interessavano la vita, l'avvenire, l'csisten~ stc.!Sadel popolo gennanico. Gli errori sono sempre perdonabili e degni di compatimento quando provengono dalla mente più che dall'animo. Gli erroi:-i di BUlow non sono di questa specie. La nuova generazione vede in lui un egoista che antepose la sua va. nità alle cose dello Stato. Per questo non gli perdona. GUIDO ZORZI !IYOII PERCH! la cod detta Conferenza mediterranea si riun1 a Nyon? Cc lo spiega un collaboratore della Tribune d,s Nations. e. noto in quali condizioni fu scelta, a suo tempo, la città di Montreux come sede della Conferenz.a per gli Stretti. Il Governo turco, per defcrenz.a veno l'Italia, non vo• leva che la Conferenza 1i riunisse a Ginevra. D'altro canto, il ricordo dei trattati di Losanna e di Ouchy rendeva difficile la riunione in una di quelle due cittadine. A un certo punto Titulescu, che era, allora, ancora Ministro degli esteri del suo paese, saltò su: e Perché non a Montrcux? >; e Rustu Ara• si affrettò ad accettare. Qualche cosa di simile accadde, alcune Jettimanc or sono, per Nyon. Poiché si prevedeva allora che l'Italia e la Germania avrebbero partecipato alla Conferenza, Ci• nevra era esclusa. La partecipazione della Turchia faceva escludere Losanna. Montreux era troppo lontana, dato che una buona parte dei delegati avrebbe dovuto far la spola fra )a Conferenza mediterranea e Ginevra, per auistcre alle sedute del Consiglio e dell'Assemblea della Società delle Nazioni, Si prese una carta della Svi:,. zcra e si cercò una località che non fosse troppo lontana da Ginevra: entro il raggio di 20 o 25 chilometri al massimo. Non c'erano che due sole cittadine che rispondessero a queste condii.ioni: Nyon e Rolle. Quale delle due? Crudele enigma! Qualcuno propose di lasciar decidere alla sorte: testa o croce. Giusto di tloria disperuiuo, un franco - sviuero, s'intende - decise che Nyon dovesse pa.ssare alla s1oria e Rolle rimanere nell'ombra. Ma se ogni trattato infausto, ogni ac• cordo infelice esclude una città svizzera dal novero delle possibili sedi di Confe~nze internazionali, dove potranno mai riunirsi le Confc~enze future? Ogni trattato, ogni accordo è una di• sgrazia per qualcuno, e di siffatte disgrazie la storia del dopoguerra è tutta costellata. Con l'andare degli anni, il numero delle disgrazie aumenterà, e aumenterà di pari p:i..sso il numero delle città proibite. Dove, dove metteranno mai le tende i diplomatici europei per esempio nell'anno di gratia 1950? COIIPERB!IZAO DIALOOOf COMUNQUE, ora è stata la volta di Nyon. La Conrerenu mediterranea vi si riunl il 10 settembre e il 14 aveva concluso i suoi lavori. E di qucJta rapidità la stampa francese (u estremamente lieta. Abituata allo spettacolo di conferenze e1erne e inconcludenti, eua si mostrò orgogliosa di questa Confercnu, che era stata pro• moua dalla diplomatia francese, e che non solo ave\•a concluso qualche cosa, ma aveva concluso presto. La sullodata stampa non tenne conto del fatto che si era trattato non di una Confe• r<..nzainternazionale, ma di un incontro an• ~fo.runcese. L' "ARR&IIODIBXT" QUEL che fu concluso a Nyon non (u detto trattato, né convenzione, né accordo. Fu detto arrangement. Parola che non ha l'esatto equivalente in italiano. Ln fertilità della diplomazia interna:r.ionale in fatto di trovate verbali o terminologiche non accenna ad esaurirsi. In forza di queuo arrangement, una flotta di 6o navi - di cui 36 inglesi e 24 francesi - ,i trasrerirl nel Mediterraneo e scorrazzerà in lungo e in largo per il suddetto mare. Lo rue est à tout le monde, diceva Crainqucbille. E anche il mare ,st à tout le monde. Ma, nel caso specifico, le cose stanno in modo alquanto diverso. La sud· detta flotta avrà il compito di contrattaccare e, se possibile, di distruggere ogni 1ottomarlno che attaccasse una nave di commercio non spagnola o che si tr0"Vas.sein un punto ove una nave di commercio non spagnola fosse stata attaccata. Ulteriori accordi hanno, poi, esteso l'a,rav,ment ai casi di at• tacchi da parte di navi di superficie o di aerei contro navi di commercio. t ovvio che, finora, nulla impedi"Va alla flotta da guerra inglese di proteggere le navi mercantili inglesi e alla Aotta francese di proteggere le navi mercantili francesi ; e non occorreva cerio uoa convenzione in• ternaz.ionale perché l'Ammiragliato inglese potesse mandare delle navi nel Mediterra• neo a sorvegliare la sicureua dei traffici imperiali. Ohe cosa, dunque, ha creato di nuovo Nyon? Semplicemente que110: che finora navi da guerra inglesi proteggevano navi contrabbandiere spagnole, greche, ccc., viaggianti sotto bandiera inglese; e ora pro1cggeranno na"i ruue viaggianti sotto bandiera ruua e che portino aeroplani o carri armati a Valencia o a Barcellona. Per colmo di ironia, nel preambolo dell'a,rangrment, .si legge che scopo fondamen• tale della Conrerenza fu e di stabilire delle misure collettive particolar,i contro gli atti di pirateria compiuti da sottomarini > e la Conferenza stessa fu definita e Conrerenza cc;ntro la pirateria >. A nessuno venne in mente di denominarla come si conveniva: Con/aen{a pro contrabbando. VERSO UXA JIUOVACOXFEREXZA ...,..A UNA Confctcnu mediterranea .&'f.& alla quale l'Italia non aveva partecipalo era una contraddizione in termini. E l'assurdo era co.d C\•idente, che, dopo Nyon, la diplomazia inglese e quella f1ance1e hanno fatto vari passi per ottenere che l'Italia prendesse parte alle misure stabilile dall'ar,ang,menr. Al momento in cui scriviamo, gli incaricati d'affari di Francia e di Gran Bretagna hanno proposto al Conte Ciano una Conferenu a tre, a Parigi, di esperii navali « per determinare le modifi. che di ordine pratico da apporlani alle di• sposizioni stabilite a Nyon al fine di permettere la partecipazione dcli' Italia > ; e il Conte Ciano ha aderito alla proposta. Con ciò il negoziato è entrato in una fase nuova, di cui è impo,sibile, per ora, prevedere gli sviluppi. Una sola cosa si può fin da ora affermare: che la partecipazione dell'Italia alla sorveglianza sui traffici mediterranei baste• rebbe a togliere a qursta il carattere di favoreggiamento del contrabbando d'armi ad opera dei Sovieti. Ma lasciamo da parie l'immediata attualità e passiamo a considerazioni retrospettive. PIRATERIA E BELLIOERAIIZA LA DENOMINAZIONE di cConfe• renza contro la pirateria > fu un er-: rore giuridico e un falso politico. Alcuni sottomarini di ignota nazionalità avevano attaccato alcune navi mercantili, che portavano armi o munizioni in Ispagna. Questi fatti furono definiti e atti di pirateria>. Ora la pirateria, al pari della traua desii schiavi o di certi traffici, prende posto in diritto internazionale fra i fatti illeciti di individui o enti che non iono persone di diritto internazionale, cioè non sono Stati. Pertanto, definendo quei fatti e atti di pirateria>, si ammetteva senz'altro che fossero atti di privali Pu~ entrare in menle a qualcuno che esistano dei privati, i quali armino a loro spese dei sottomarini e li mandino ad at• tacca.re n~vl mercantili nel Mediterraneo? Quella singolare definizione, se pure non fu, almeno in principio, una semplice svista, implicava un'imputazione. La Spagna nazionalista non è stata ancora riconosciuta come Stato e, conseguentcmenle, non è persona di diritto internazionale. Definendo atti di pirateria gli incidenti avvenuti nel Mediterraneo, si imputava senz'altro la responsabilità degli incidenti stcul alla Spa• gna na:r.ionalista, unico e: privato > al mondo in grado di possedere sottomarini (strano e privato > che governa 35 provincie della !r.~;• ~~:1,q;;::u~iJ~em:tt~::o~~a:!:• ,t; mancasse qualsiasi prova della nazionalità o della appartencnz.a dei sottomarini. Cosi un assurdo ei rinvia ad un altro :t:,U~c:., 1:n!::n~;~i 11 s~n~~/l~::~~ ~~ noscere lo status di belligerante al Governo di Salamanca e, an:r:i, nel preambolo del• l'arrangem,nt di Nyon fu fatta l'esplicita riserva: e senu. affatto ammettere il diritto dell'una o dell'altra parte in lotta in hpagna di esercitare i diritti di belligcranu > ecc.. Ora la belligcranta non è un p~mio o una ricompen1a. t un fatto. E se si nega questo fatto, ne deriva una serie di conse• guenze tutte più o meno assurde. La prima di queste conseguente è che in Ispagna esiste un solo Governo, quello di Valencia, e che questo Governo deve rispondere inter• nazionalmente di tutto quello che accade in lspagna. Quindi, se un sottomarino di Franco attacca una nave inglese o n.nsa, è il Governo di Valencia che ne risponde. Il diritto internazionale su questo punto ha da tempo raggiunto un notevole grado di precisione. e Le azioni commeue da individui o enti privati >, si legge in un manuale elcmentare, .,:lesive di interessi internazionalmente protetti, non sono in sé e per sé imputabili né ad eui privati, né. ai soggetti di diritto in1ernaz.ionale (agli Stati); ma a questi può imputarsi w·Jotto di non auul, impedite o punite>. Né basta, in questi casi, a scagionare un Governo il fatto che esso non abbia la forza necessaria per im:iidiCo~:~o~a~\~:te~~n r~,:~a~:~~ann~: volte nel secolo scono le repubbliche sudamericane dovettero rispondere di danni arrecati a stranieri da ribelli o insorti. PIRATERIE O RAPPREIAOLIEf LA VERITÀ è che, ammesso, per un istante, che gli incidenti avvenuti nel Mediterraneo fossero da ascrh•ere a sottomarini della Spagna nazionalista, non di alti di pirateria si sarebbe dovuto parlare, ma di rappr(saglie. L'istitu10 è antico cd è da tempo definito e studiato in ogni suo particolare dal diritto internazionale. A base del concetto odierno della rappresaglia è il presupposto che un atto illecito sia stato compiulo da uno Stato contro un altro Stato; in questo caso, lo Stato, il quale sia stato viuima dell'auo illecito, pub reagire con aui del pari illeciti, ma che sono leciti appunto perché sono una reazione alla condotta antigiuridica del primo Stato. Questi atti non costituiscono guerra, anzi i trattatisti modcmi li definiscono appunto alti coucitiui fuori della 1uer,a. E non v'ha dubbio che il diritto in1ernazionalc li ammct1a, dato che ammette la forma massima di violenza in1ernazionale, che è la guerra. Supponiamo, ora, che un Governo partecipante all'accordo di non intcn•ento - per esempio quello russo - spedisca armi e munii.ioni a Valencia per mezzo di una sua nave mercantile, e che un sottomarino del Governo di Salamanca incontri questa nave in alto mare e la auacchi. In questo caso, il fatto fondamentale, e che la Con• ferenu di Nyon ha, ~-·· :-,.ri:dibile facilità, dimenticato, è che il Governo russo, spedendo armi a Valencia, commette un auo illecito, in quanto viola gli obblighi di non intervento, che esso volontariamente si è assunti ; perciò il Governo di Salamanca può, a questo atto illecito, reagire con un altro atto illecito; e cioè con le rappresaglie. 11 siluro del sottomarino, nell'ipotesi che abbiamo configurata, non viola l'ordine giuridico, ma lo restaura. '-1a ir ,,"I mon. do, il quale sì ostina a negare che a Sala· manca c'è un Governo o che il sole esiste, non ~ meraviglia che i difensori dell'ordine sian detti pirati e che vecchi svaligiatori di banche, come uno Stalin o un Litvinof, sian detti il e Governo sovietico>. OMNIBUS ANNOIJN,26, 2&8E'tl'EKBBE1937.XV JMNIBUS SETTIMANALEDI ATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE lL SABATO IN li-16 J>AOlNE ABBOXAMEXTI ltt.\l& e 0clonl11annc L. 4&,umeatre L. 113 Et.t.ero1 anno L. 70, 1emt.1tN L. 36 OCiWI JfUMERO OJU. LIRA Mauoaorltti, dlugnl • fctognfle, anohe u non pubblloatl, non 1! mtltnlscono, Dlndou: Rema - Via del Sudarlo, 28 Telefono }i, &61,69& b..mlAl1tr1.done: llilanc - Piana Oarlo t,ba 1 8 TelefonoN. 24.808 loc. Allon.Uilrtct1 "ODDftBOI" • lllluo

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