Omnibus - anno I - n. 25 - 18 settembre 1937

STORIA d'Irene Shradcr si presterebbe meglio a un film che a un'analisi di laboratorio. E tuttavia, m1accade spesso di ripensarci in termini chimici. Prendete due sostanze : A e 8, e saggiate ciascuna con questo o quest'altro reagente. li miscuglio rimane inerte. Finché, per caso, A e B si mescolano direttamente. E salta in aria ogni cosa. Fu quello che successe a ]rene Shra<lcr e Glenn Daguc. Irene era una dei quattordici ragazzi d'una miserabile famiglia nel West Virginia. A nove anni perdé la madre. I fratelli, appena in età, scappavano via. Uno di essi rubò un'automobile a St. Louis; fu arrestato, riuscì a fuggire; ma in una battaglia a revolverate con la polizia rimase morto. Chiesta da un bracciante: Tom Shradcr, Irene accettò di sposarlo, tanto per levarsi di casa. E a sedici anni gli aveva bell'e fatto un figliuolo. Ma i coniugi presto si separarono ; ché il marito non guadagnava neanche da mantenere il piccino, il quale fu affi• dato alla madre. Poco essa poteva badargli, con le sue quattordici ore di lavoro, alla pulizia dei vagoni ferroviari; e poi come donna di fatica in una trattoria. A volte, non si sentiva più coraggio di tirare avanti. Avrebbe voluto am• mazzarsi ; ma non le bastava l'animo di lasciare il bambino. Per la stessa ragione, non cercò di guadagnare in maniere illecite e meno faticose. La ratteneva la paura che l'arrestassero, e chC" il bambino restasse solo. Quanto a Glcnn Dague, anche la sua gioventù era stata 1 più o meno, t·mì squallida. Figlio d'un pastore a Sand Hill, \Vest Virginia, era cresciuto nel duplice spavento del padre, crudele e manesco, e del buon Dio che tiene in serbo l'inferno per i peccatori. Aveva insegnato in una scoletta dome• nicale, e comandato un plotone di boys scouts. Sposatosi con una maestrina, a.veva due figli, e c:.a..gJ.pav.alla .meglio. Era stato agente d'assicurazioni; ed ora faceva il commesso viaggiatore per una fabbrica d'automobil.i di Whec• ling. Trentenne, timido, un vero pollo freddo: tulta la religione nella quale era stato allevato sembrava avesse messo un gelo insormontabile fra lui e le donne. Un giorno, a Wh~oling, mentre si dava attorno per la sua ditta, urtò con l'automobile una pas~nte, e si fcnnò a chiedere scusa. Si guardarono. E la miscela A e B prese fuoco. Glenn accompagnò Irene alla trat• toria dove ella prestava servizio, e cominciò ad andare Jì a mangiare. Di• ventarono amanti, e lrene restò incinta. Glenn le aveva raccontato ogni cosa della propria famiglia; e diceva che avrebbe lasciato la famiglia e sposato lei. Ma ]rene non voleva sentir discor• rerne. E quando egli chiedeva se gli volesse bene, rispondeva scherzando e che lei voleva bene a tutti ». e Questo significa », insisté Glenn, e che non ci sono soltanto io>. La donna rispose evasivamente. e Feci >, raccontò poi Jrene, e quello che dovevo fare. E, di lì a poco, da quelle parti, tutti gli avrebbero potuto dire che io me ne andavo in giro, e pigliavo soldi da questo e da quello>. Ma l'uomo intuì ch'era una manovra; e ciò non fece che accrescere la sua de• terminazione. Per mettersi con ]rene, piantò la famiglia, lasciò il mestiere, e ogni rispetto. E a11ora lrene scappò con un ferro• viere di nome Da vis, che s'era incaprit• ciato di farsi un'amante, sebbene ella gli avesse dichiarato. sul. viso c~e non le importava nulla d1 lui. Respinse ~). tri tentativi di Glenn Dague; seguitò a stare con Davis;, e sapeva d'essere incinta di Glcnn. li bimbo nacque morto. Questo se• gnò la fine della resistenza d'Irene; co• me se la perdita del loro bambino fos• se suggello definitivo all'unione con Glenn. Ora per lui si trattava di dar da mangiare ad lrene e all'altro b3:m• bino, ch'ella aveva avuto dal manto. Cercò di trafficare in macchine da fare il bucato in calzetteria, in dentifrici; tentò d'dgni cosa. Alla fine, s'era ri• dotto a lavorare per uno di quei cosi• detti e medici degli alberi » ; ma cascò da una scala di dodici metri. Dové sta• re a letto qualche settimana, e per• dette il posto. Un giorno che in casa non avevano proprio più nulla, ]rene si vestì per uscire. Dague le chiese dove andava. e A far qualche soldo >, rispose lei ; ed evitava di guardarlo. Egli capì che ciò che ella aveva fatto per fargli ere• dere ch'era una prostituta, ora lo rifarebbe per trovargli da mangiare. Dette un gran pugno su!la tavola: . e Jddio ci ha maledetti. Non rm a1u• IRENE 8HRADER ta a campare te e il ragazzo, onesta• mente. E m'aiuterò da me, in un'altra maniera>. Fecero un fagotto dei loro cenci, e li misero in P,Cgno. Ad un'altra botte• ga di pegni/domandarono se per sei dollari c'era da avere due revolver usa• ti. Tirarono fuori la scusa che ne avevan bisogno per sicurezza personale, dato che abitavano in una fattoria molto solitaria. .Disse l'omino dei pegl)i: e Che razza di revolver pretendete per sei dollari? Invece di due cattivi, prendetene uno soltanto, ma buono». Insistettero per averne due. Ed ebbero una pistola d'ordinanza, mezzo massacrata ; e un revolver spagnolo, dozzinalissimo, ma con molti rabeschi. Irene si prese il revolver spagnolo. e Ma se poi non funzionano, non ve la rifate con me >, concluse l'omino. Camminarono nel suburbio, e videro un piccolo garage. Pareva ci fosse soltanto il proprietario, un anzianotto., piuttosto basso. Dague avrebbe preferito che Irene restasse fuori; ma all'ultimo momento volle entrare anche lei. • Quando cacciammo fuori il revol• ver », raccontò Irene, e sarebbe stato difficile sapere (hi dei t.re era più impaurito>. Portarono via una misera Chevrolet e undici dollari. Dague si mise al volante, ed uscirono dall'abitato, nei boschi. Volevano provare i revolver. Cominciò Dague. e Ma perché non tiri? > chiedeva Irene. Era la quinta volta che Dague si provava, e non gli riusciva di far partire il colpo. Invece, il revolver spagnolo spa• rò alla prima; ma con tale violenza che le saltò via di mano. Tornarono dall'omino dei pegni, e col frutto della prima operazione poteron cambiare i revolver in altri due, che poi funzionarono anche troppo. Corsero a casa, vestirono il bambino, ch'era entusiasmato all'idea d'una e gita in automobile ,. Caricarono sulla macchina qualche altra cosuccia, e si diressero verso Butler, Pennsylvania. Fermarono a una drogheria, ]asciando il motore acceso j e Irene raccomandò al bambino che li aspctta~se a sedere nella macchina, ma senza stu1.zicar nulla. Era nella bottega un commesso sulla trentina, dall'aria intelligente. Ordina• rono del pane, del latte e altra roba in scatola. li commesso fece l'involto e aspettava d'esser pagato. I due si scambiarono un'occhiata e tirarono fuori gli arnesi. Fu ]rene. che ordinò: « Mani in alto, e fila nel re• trobottega >. li commesso aveva fatto la guerra, e sapeva come comportarsi davanti a certi argomenti. Obbedi e andò nel retrostanza ; dove Dague lo legò, e gli mise una specie di bavaglio. Dal registratore di cassa presero quello che c'era : una quarantina di dollari. Partirono. La più grande preoccupazione era stata che il bambino si fosse messo a baloccarsi con i comandi. Andavano a poco più di quarant,1 chilometri l'ora, sia per non dare nel• l'occhio con un eccesso di velocità, sia perché il motore molto di più non po• teva rendere. Intanto il commesso, legato e imba• vagliato, aveva sentito il rumore della macchina che partiva, ed aveva capito che si trattava d'una Chevrolet. Quan• do, un quarto d'ora dopo, un cliente entrò in bottega e lo sciolse, il com• messo si precipitò sul telefono ed av• vertì la polizia. In quei giorni, un centinaio di posti di polizia, in Pennsylvaaia, era stato dotato d'un apparecchio chiamato e te• letipo ». E dopo cinque minuti che il commesso aveva telefonato, in tutte le stazioni di polizia, contemporaneamen• te, il e teletipo > propagava la descri• zione dei due rapinatori che marcia• vano su una Chevrolct. n bambino sedeva fra Dague ed ]rene. Jn fondo a una strada, scorsero due agenti che evidentemente si preparavano a fermarli. Quando Dague, allora rappresentante d'automobili, fa. ceva la corte ad ]rene, portandola in macchina le aveva insegnato a guidare. Le disse, cercando che il bambino non sentisse: e Se ci fermano, io scendo e mi metto a discutere. Se fanno per arrestarmi 1 intendiamoci bene, tu pigli il volante e fuggi via. Ci siamo capiti? >. Al cenno dei poliziotti fennò. Uno dei due, Brady Paul, apri lo sportello dalla parte di Dague, e con aria distratta chiese la patente. Senza affrettarsi, Dague tirò fuori il portafoglio e lo porse. E Jrene vide che il poliziotto lo teneva in modo da na• scondcre a Dague l'altra mano che cercava la fondina del revolver. li po· liziotto cavò il revolver, e urlava: e Passate tutti e tre sul sedile di die• tro. Tu, Ernest, tienli sotto tiro. E io mi metto al volante..>. Invece di ubbidire, Dague assunse un'aria offesa. Scese dalla macchina, e diceva : e Che idee sono queste? >. Si aspettava che Irene pigliasse il volante e scappasse. Jnvece Jrene tirò fuori il revolver e cominciò a sparare all'im• pazzata. Dague sparava anche lui, e cosi i poliziotti. Brady Paul restò mor• to, l'altro, ferito. Dague saltò sulla macchina e dette tutto motore. La miscela A + B co• minciava a riscaldarsi. La sguattera e l'cx•maestrucolo di scuola domenicale, entravano in azione. E s'era soltanto al primo principio. Era chiaro che la polizia stava ricercando una Chevrol<'t. Come poi disse Irene, ora si trattava di « cambiare automobile ». Veniva loro incontro una Chrysler nuova nuova, luccicante di smalto azzurro, e con le ruote d'alluminio cro• mato. Dague mise la Chevrolet per traverso, e obbligò l'altra macchina ad arrestarsi. Scese, con Irene e il bam• bino. In una mano il revolver, aperto lo sportello della Chrysler, ordinò a quelli dentro d'uscire. Era una giovane coppia, spaventatissima. e Se voglio• no>, fece Irene, ~ possono approfittare della Chevrolet >. Al bambino, quest'altra automobile piacque straordinariamente. Era ecci• tato fino all'isteria. Per deviare l'allar• mc, cl}e concerneva un uomo, una donna e un bambino, quando incon• trarono due viandanti Irene li invitò cordialmente a salire. Uno si mise da• vanti con Daguc; l'altro accanto a lei, sul sedile posteriore. li bambino fu di• steso a dormire sul pagliuolo della macchina. Ed ora pareva una comitiva di tre uomini e una donna. Ma erano ripieghi di breve durata. Fra non molto, ricomincerebbe la cac• eia d'una Chrysler azzurra con ruote d'alluminio. A Steubcnsville i due uomini scesero, e la Chryslcr fu abbando• nata. Telefono, telegrafo, radio e gior• nali, diffondevano notizie dell'insegui• mento degli uccisori di Brady Pau1. Rubata un'altra automobile, si but• tarono a sud. Si rifornivano d'olio e benzina a qualche stazioncina più iso• lata; a volte pagando, e più spesso senza pagare. Così facevano per il cibo, alle botteghe rurali. E Irene per· deva minuti preziosi, prima di decidere se al bambino sarebbero piaciute più le mele o i canditi. Dapprima, la presenza del bimbo era stata provvidenziale. A nessuno poteva venire in mente che i « genitori > d'un bambino tanto grazioso fossero gente LA CATTURA DEL BANDITO OEORGE XELLEY che aveva sempre il revolver in mano Ma i giornali più e più insistevano nel• l'indicare e:una coppia con bimbo>. E così1 sempre per strade secondarie, e « cambiando macchina > quasi ogni giorno Irene e Dague si condussero alla c~.sa d'una sorella d'Jrene, a Bel• )aire, Ohio. Appena pochj momenti j che I rene affidasse il bambino alla SO· rella. E al bambino diceva che sareb• bero tornati fra poco. Ma si astenne dall'abbracciarlo: il bambino avrebbe capito ch'era un fra poco che non sa• rebbe venuto tanto presto. Irene s'era raccapezzato un vestito da uomo, ed ora aveva l'aspetto d'un giovanottaccio. Procedettero a piedi qualche giorno. Sostarono ad un ac• campamento di vagabondi ; dove non li seccarono con domande indiscrete; e dove il vitto ed il fuoco erano in co• mune. Alla meglio seguivano il corso delle investigazioni, su qualche straccio di giornale, che arrivava fin là con immenso ritardo. Quando il rumore paive un po' quie• tato, si rimisero in marcia j ]rene sem• pre vestita da uomo. Rubarono ancora un'automobile; e avanti. Potrà essere stata soltanto astuzia, che non tentarono qualche colpo più in grande; un'intel· ligente economia dei rischi. Irene scrisse e che non avevano mai avuto un gran fegato>. Ma, in fine dei conti, quello che a lei importava era di trovare un qualunque rifugio dove starsene in pace con Dague e il piccino. li più delle notti dormivano nelle loro automobili rubate, ficcandole in una macchia che fiancheggiava qualche strada dove non passasse nessuno. Il freddo era tremendo. Erano ridotti ossa e pelle; t la notte, seduti nella mac• china, si tenevano abbracciati stretti stretti, per non morire assiderati. Co• testi tormenti, l'insonnia, li distrussero tanto, che risolvettero di giuocare qualsiasi carta, pur di rifani un po' al caldo d'una stanza. Erano nel Missou• ri j e con una sorta d'ironica sfida, Irene a cercarvi un ricovero scelse. la città di St. Loui.s; dove suo fratello, · scappando di prigione, era morto in un duello a revolverate con un poli• ziotto. Aspettarono che facesse sera; e guar. dando se trovassero qualche povero al• berghetto, entrarono in una strada con pochi lumi, e quasi tutta di tetri ma• gazzini e depositi. Pistola in pugno, un agente saltò sul predellino: e C'è da parlarvi >. Era salito dalla parte d'Irene; e ap• pena la vettura fu ferma, aveva aperto, e ficcato il viso dentro, per esser sicuro che non la rimettessero in moto. Irene piagnucolava: e Ma cosa abbiamo fat. to? ». E intanto, della sinistra, dette un colpo selvaggio col calcio del re• volver in testa al poliziotto che barcollò e cadde sulla strada. L'automobile ripartì di volata. Men• tre era ancora per terra, il poliziotto cominciò a sparare a casaccio, e a dare il fischietto d'allarme. In una traversa, qualche e blocco > avanti, transitava una pattuglia di sci guardie. Sentirono il fischio e gli spari, svoltarono di corsa, e si videro venire incontro la macchina. Dague li scorse che estraevano i re• volver. Di fare dietro.fronte non c'era più tempo. Passare fra mezzo alle guardie, voleva dire esser crivellati. C'era probabilità di salvezza in qual. cuna delle stradette laterali. Ma d,1 che parte, per non finire in un cui di sacco? Mentre Dague pareva indeciso. ]rene dette uno strattone al volante: e Quando va storta, voltare a diritta>. E· sboccarono in una viuzza deserta, in fondo alla quale s'apriva un'altra strada. Sentivano sparare aJle spalle, e una pallottola sfondò il finestrino J>Ostcriore. \. v1tavano ad ogni cantonata; fin• ché fermarono, scesero, e si misero a correre a perdifiato. Erano in un loc;co quartiere; ai vetri delle finestre una quantità di cartelli : e Si affittano camere >, « Si loca>. Provarono alla casa più miserabile. Una donnaccola dette loro una stanza, senza nessuna fom1a• lità. Soltanto volle esser pagata in an• ticipo j e così rimasero con un dollaro, da servire per il pane e i giornali : SO· prattutto i giornali. Restati soli, Daguc si buttò sul letto, come svenuto. ]rene credè che fosse stanchezza. Lo toccò sulla spalla; era tutta sanguinosa : uno striscio della pallottola che aveva sfondato il fine• strinò. Lo fasciò alla meglio; e così vestiti dormirono come sassi. I rene si svegliò a mcz.zogiomo, con denti che battevano e le ossa intormen• tite. Dague non c'era pili. Si sentì scon• volta ; sebbene pensasse eh' era forse uscito a prendere notizie e da man• giare. Si guardò nello specchio; e vide uno sporco figuro che non sembrava più neanche una donna. Nessun aman• te, per quanto accecato dalla passione, avrebbe potuto desiderare una creatura così ridotta. Si lavò, si ravviò, infilò il suo vesti• tuccio, che a tutti i costi aveva salvato. Quando Dague tornò, vedendola a quel modo, si mise a singhiozzare per la prima vòlta da quando s'erano co• nosciuti. Giurava ch'era la più bella donna del mondo. E per due giorni o due notti, furono felici. IL TARLO (Continuo). Nota, • RicoJtruita dal Torlo sui docu• menti processuali, sui resoconti del New York Daily Mirror t d'altri giornali, t Ju Mna spuie di memoriale, dettato do lrene Shrader, è questa la Jtoria di uno dti più crudi e toccanti episodi di uita amtritana. 7 MARINO MORETTI autore del recente e già celebre romanzo DEGLI ELEFANTI uno dei libri più divertenti apparsi negli utimi trent'anni, che rivela un Moretti nuovo, fantasioso e mordente. Ecco tre autorevoli giudizi su quest'opera maestra che il pubblico accoglie con eccezionale favore: « Dolcczu di Mlrino Moretti; nu, in guudia: e' è pericolo di qualche guffio ... Almeno con le sue creature, dolce non è, a buon Marino; né lo puo csStrc. La sua arte è penetrante, di CJlc:b sinccritl ronugnob.; bccu, $falcb,incide,taglia.,ti di b. crutura viva con tutte le sue ferite». ELIGIO POSSENTI (Cw,ùu J,/1,. Sm,) « M;arino Moretti ci nccont.i, piò cheun rorn.tnzo, una ha~, una belb. ~.b. ... •. SILVIO BENCO (/I Piuolo -Triatt) « Abilitl, cbc,.s'intcndc,è utc; e aorte cli un rom.anzicrcn.1.to,tocù.to <Lilla grazia di Dio•. LUIGI TONELLI (L'[1,.f;,. rlu 1<r.i., • Roma} Altre opere di Marino Moretti clic nessun lettore deve ignorare: L'ANDREANA LIRE 1~ UNA SETTIMANA IN PARADISO LIRE S SO R.PR.ESE DEL BUON DIO LIRE S LE CAPINERE LI RE S LA CASA DEL SANTO SANGUE LIRE S I PUR.I DI CUOR.E L!R. E S LE OPERE DI MARINO MORETTI SONO EDITE DA I MONDADORI il J

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