con gli ufficiali della Reichswehr che sono più di tutti disorientati, li conquista al nuovo verbo, e a tal segno• che gH affidano l'incarico di tenere i contatti col nuovo partito in formazione. Questo partito ha un gran merito ai loro occhi : dà una spiegazione della disfatta. La causa pr1roa della catastrofe va ricercata nel veleno ebraico, che ha dissolto la compagine nazionale mentre l'esercito vinceva al fronte. Sarà questa l'idea di domani e sarà più fortetdi qualsiasi ragionamento. Durante una di queste riunioni settimanali un oratore bavarese si pronunziò in favore del separatismo, Gli argomenti in suffragio di una tesi particolarmente cara al Quai d'Orsay parvero impressionare l' uditorio. Nessuno domandava di replicare. Fu allora che prese la parola Hitler, sconosciuto come oratore. Improvvisò e fu travolgente. L'assemblea ne restò come soggiogata. I capi del partito locale, Drex• ler, Eckart, tutti gli altri minori, si assiepano intorno a lui e ne richiedono l'isc_rizione. Sarà uno dei dirigenti: il settimo membro del consiglio direttivo. Nel febbraio del 19~0 il nuovo partito diffonde il suo programma e affida a Hitler la direzione della propaganda. Incomincia da quel giorno la sua attività politica regolare, continua, instancabile. La sua popolarità si propaga con una rapidità vertiginosa, gli stessi fondatori scompaiono di fronte a lui, nessuno più li conosce. Egli solo grandeggia e domina. Passa un anno ed egli è il Fiihrer del partito nazionalsocialista. Il programma del nazionalsocialismo è per tre quarti socialista, ma non è la teoria che importa, è il suo valore strumentale. Al disopra di tutto c'è la riunione di tutti i tedeschi in una grande Germania, la lotta senza quartiere agli ebrei, ritenuti responsabili della disfatta, il ritorno allo spirito leggendario dei cavalieri teutonici che deve giustificare la lotta contro la Russia. Sono ancora degli interessi prettamente germanici, ma Hitler colma la lacuna bandendo la crociata contro il bolscevismo, che è un pericolo universale. La Germania presidio dell'ordine millena- · rio contro l'eresia comunista. Ecco il mito che concilia la dottrina della razza con le aspirazioni nazionali e identifica la rivincita con le stesse necessità dell'Europa. La e missione> della Germania si presenta come un interesse di ordine universale che comporta la rarità di diritto, il riarmo, l'espansione, la restituzione delle colonie, la distruzione dell'iniquo trattato di Ver• sailles. Intorno a questo mito, di cui non si possono negare i fondamenti storici, si muove tutto un popolo. Hitler ne è la coscienza e, più ancora che la co- ~ienza, l'istinto vitale. Questa finalità in un'Europa armata che .si ostina a tenere soggetta la Germania fino ad invadere la Ruhr presuppone, e non sembri un paradosso, la pace delle relazioni ordinate fra gli Stati. Hitler ne ha così viva la coscienza.1 che non accenna mai alla guerra come strumento di rivincita, perché la rivincita deve avvenire per la forza stessa delle cose. Sotto questo aspetto il suo pacifisz:no è sincerissimo e nessuno ha il diritto di dubitare dei suoi accenti eloquenti in onore della pace. Fu cotesta una intuizione profondissima di ordine interno e di ordine internazionale. Il popolo tedesco soffriva sotto la mortifica~ione del trattato di Versailles, ma non voleva sentir parlare di nuove guerre, memore dei sacrifici inauditi della conflagrazione moncliale che gli portò coÒtro tutto il mondo. D'altra parte l'Europa avvertiva nel trattato di Versailles un'ingiustizia impossibile a perpetuarsi. Solo così poteva diffondersi quell'ideoloj?ia revisionistica che ha così potentemente giovato a mitigare le catene che opprimevano la Germania, poi a logorarle, infine a spezzarll\ Era la stessa idea di Stresemann, se bene si riflette, ma Str~- mann aveva il grave torto di praticarla come una <tecnica>, che poteva dare dei risultati anche eccellenti, ma unicamente di sostanza, mentre il popolo tedesco voleva, insieme con quei risul• tati, il ripristino della propria autonomia, la riabilitazione del proprio onore. La differenza è tutta in quegli imponderabili che fanno la storia. Una politica estera di questo genere e di tali proporzioni presupponeva la e legalità> all'interno. Hitler non poteva consentire deviazioni rivoluzionarie o insurrezionali che avrebbero fa. talmente giovato al socialismo. Egli sapeva perfettamente che la rivoluzione di strada finisce sempre, presto o tardi, per deviare dai metodi e dai fini 11111 ANNOI, N, 2!, 18 8ETTEKBRE1937-IV Ili bMNIBU!• SETTIMANALEDIATTUALITA POLITIOEALETTERARIA ESCE IL SABATO IN 12·18 PAOIN'E ABBONAMENTI It&llaei)(,lonle11uo L, 4.61 .. meatre L, 23 S.\.&NI anno L. 70, .. mHtrt L, 38 0011 IOIU'&O 01U LIRA Xno,orlul, dlugnt e foto~• 1 111cb1 •• non po.hblloatJ, 110:1 11 reatltv.11000.0, Dlrnlou: Rom• • Via del 811darlo, 28 Telefono N, 681,836 .lmmiafttrulone: aman-o Piana Carlo Erha1 8 Ttlerono N, 24,808 IN . .boa. Ed.ltrl~ .. OIUflBUS" • N.Uuo DOOUXENTA.ZIONI RUSSE PER GINEVRA 11 Rlootdawrl oh• t To1trl •old dtbhouo eommuottrt qurut1 111do11I 11 che i capi si illudono di assegnarle e di imporle. Non v'era poi da illudersi sulle capacità di resistenza dell'esercito, minuscolo ma agguerritissimo, sul quale convergevano tutte le simpatie del~ la Germania reale, del capitale, del lavoro, della cultura e della scienza. Non si riesce quindi a comprendere come nel novembre del 19'23 egli abbia potuto cedere alla tentazione di una sommossa, del famoso putsch nel quale parve sommergersi la stessa gloria del generale Ludendorff. Errore incomprensibile, al quale, peraltro, seppe rimediare con una straordinaria abilità. Furono ammirati i suoi interrogatori al processo di Monaco per l'energia con la quale seppe difendere le idee del suo partito, e giovarsi del banco degli imputati come di una tribuna. La massima abilità, Hitler la spiegò nella dignità con la quale seppe riconoscere il proprio errore - « un minuto di follla > - e non perdere le simpatie, così scosse, della Reichswehr. e Quando seppi che era stata la polizia verde a tirare sopra di noi1 mi parve di rinascere. Dio ha voluto, pensai fra di mc, che non sia stato l'e~ercito. Verrà un giorno in cui la Reichswehr sarà al nostro fianco>. Sono b:utute da grande artista. Occorreva rassicurare l'esercito, la polizia, l'industria, gli uomini d'ordine, il presidente Hindenburg. Fino nel carcere - la condanna a cinque anni si ridusse, di fatto, a un ritiro di dicci mesi - egli seppe conquista.re, rassicurare, sedurre. Il medico della fortezza di Landsberg il professore Brinstciner, redige una Perizia che lo descrive come un esempla• re di equilibrio mentale. All'uscita dal carcere, quasi per misurare la propria forza e la propria popolarità prepara un nuovo Congres- ~o, un congresso monstre. La sede dovrà essere Weimar e dovrà mostrare ai e marxisti ebrei > che il nazionalsocialismo non teme di prenderli di fronte i:-ielloro stesso feudo. Il governo di Berlino non sa se concedere o no la autorizzazione, é incerto, tentennante, indeciso, preso ~om'è fra i timori e gli scrupoli democratici. Alla fine cede, concede. Il Congresso riesce secondo i piani prefissi. t. un successo grandioso, senza precedenti e senza uguali. Ora si tratta solo di ~fruttarlo fino alla con• sumazione. In qual modo? Ancora una volta Hitler dà prova di un intuito psicologico che stupisce. Passa una parola d'ordine a tutte le sezioni del partito perché nelle riunioni che fara.nno seguito al congresso di Weimar il Governo democratico sia tacciato di < vigli;.'lccheria>. Può parere cinismo.Senza dubbio lo è. Ma sotto questa taccia di viltà che lo insegue dovunque, nelle strade, nelle piazze, nelle case, nell'aria, e che pare, talvolta, rendere l'atmosfe- ~:eài~~sp:rf:il~f!,9~~C:r~E-tr~c~~! ~1C~~~a C~~t~~p:~~n?n1a~\\til~rode~{~ psicologia collettiva il condottiero aveva compreso che bastava },ronunciare ad alta voce la parola che era nella coscienza di tutti, e definiva lo stato d'a• nimo popolare. E per un processo di inversione psicologica comunissimo, milioni di uomini ripeterono quella pa• rola con una specie di furore fino al• lora contenuto. Si assistette come ad una leva in maua : fu una gara ad iscriversi al nuovo partito, a seguire il nuo• vo capo che pareva circonfuso da una aureola di infallibilità, In due congressi successivi tenuti a Norimberga, la Mecca del partito, si definisce la dottrina ne uarielur 1 poi si riprende la lotta ad oltranza per la conquista del potere. Per tre anni con- ~ecutivi non si parla più di congressi. Il Capo non li vuole, li teme. Non per sé, non per la propria posizione personale, intangibile, ormai, ma per la compattezza ideale del partito. Non vuole dissensi, tendenze, riserve, sia pure su questioni di dettaglio. Ed è que• sta la ragione apparente. Quella più profonda è un' altra. I veri pad~ ni della situazione sono i ni.ilitari e i grandi industriali, i signori della guerra e del danaro. Essi plaudono, ma con riserva. In realtà sono ancora perplessi. Hitler li sopravaluta, senza dubbio, ma di fronte ad essi non sa tenere diverso atteggiamento: gli manca l'esperienza del socialismo e della lotta di classe. t onnipotente e non lo sa. Esercito1 grande industria, alta finanza, proprietà terriera non potrebbero nulla contro di lui tutte insieme coalizzate, ma e$,li le teme, persuaso com'é che senza 1I loro consenso. il loro aiuto, il trionfo é impossibile. Nei suoi discorsi, pur così eloquenti, nessuna di quelle minacce magnanime nel nome di umi. superiore giustizia, che squillavano nei discorsi di Mussolini nelle ore della vigilia. Mussolini aveva legittimato degli scioperi fascisti e nel discorso di Udine aveva perfino fissato i compiti storici della Monarchia. Hitler si fermava davanti a Hugenberg e ai generali. Decisa la legalità sempre e dovunque, bioe:.ognavarassicurare i militari, gli industriali e i proprietari terrieri, e egli seppe assolvere questo compito in modo incomparabile. Mette la sordina alle enunciazioni programmatiche più ardite e punta unicamente sull'onore del popolo tedesco. Non è il tempo di pensare alle riforme sociali. Nessuno più dubita di lui, il popolo come la borghesia. Ciascuno scorge il « vero , Hitler nel proprio sogno. Ad ogni elezione i suffragi si moltiplicano IL PiiHRER A :BEROHTESOADEN fino ad assumere nel 1933 una imponenza plebiscitaria. Ha conquistato la maggioranza; impos.sibile negargli il cancellierato. Il vecchio Hindenburg s'inchina e trova un estremo soffio di energia nel proprio senso dell'onore affermando in pari tempo la propria fe. deità alla Costituzione. Nell'estate del 1934 il presidente Hindenburg soccombe sotto il peso degli anni, dei malanni e della gloria. Come risolvere il problema della successione? E. una domanda angosciosa. Per tutti, ma non per Hitler, che decide di convocare a Norimbe~a il Congresso del partito. Pare un'irriverenza a quanti, e sono i più, pensavano a un rinvio in segno di lutto nazionale. Ma non la pensa così il Cancelliere, che accelera i tempi. Egli sa quello che fa. Aspira alla suprema investitura e vuol mostrare al mondo che ha con sé tutta la Germania. Così avviene. La legge gli consente di domandare al popolo la nomina di Capo dello Stato a vita, e il popolo gli risponde senza esitazioni. La causa è vinta. Non tutti i problemi 50no risolti. Uno sopra tutti gli altri urge e s'impone come una fatalità. Che fare delle Camicie brune? Sono più di due milioni e mezzo. Sono molti, sono troppi, e non si possono accontentare con gli stessi sistemi coi quali si sono placati gli industriali e gli agrari prussia.ni. Nessuna Osthfield è possibile di fronte a una simile moltitudine. Qualcuno, come R0hm, pensa di fondere le Camicie brune con la Reichswehr. La Reichswehr si allarma per sé e per il paese. Forse che Hitler sta per venir meno agli impegni? Sotto il na• zionalista sta per spuntare il socialista? Egli deve decidersi. L'esercito o le Camicie brune? Il segreto del 30 giugno è tutto qui. Non vale indagare se ci fu o no congiura da parte delle S.A.. Il duello era inevitabile, il compromesso impossibile. Prendere l'iniziativa, prevenire, era la condizione sine qua non della vittoria. Dicono che tutta la forza di Hitler è nella parola, nelle sue incomparabili virtù di oratore. I fedeli giurano sul suo genio, gli avversari gli negano per• sino l'ingegno. Esagerazioni. t insensato vedere in lui un uomo comune, un semplice strumento del destino. Sono incomparabili i servigi che egli ha reso alla sua patria, che ha liberato d_allccatene. Questo basta alla sua gloria perenne. La grandezza di Hitler non consiste nella dottrina, che è un'elaborazione universitaria, ma nell'azione immensa che ha saputo promuovere e impersonare. L'uomo è sen;r,adubbio superiore alla metafisica del partito. Il suo compito è di essere pari alla rivoluzione. GIULIO VENTURI DIPLOMAZIAGIAPPONESB A 881AM0 già avuto occasione di trat- ~ teggiare su queste colonne la figur:i di uno dei principali protagonisti del dramma orientale: il Premiu giapponese, il Principe Konoye. Questo sta1ista, che i suoi connazionali considerano come discendente dagli d~i, appena salito al potere ha incamminato risolutamente il suo paese per la via delle conquiste violente ; ma ciò non ostante, non ha mai smeuo di sostenere con un candore, di cui la più consumata diplomazia occidentale sarebbe in• capace, che il Giappone vuole conquistare soltanto l'amichevole cooperazione della Cina, e non già i suoi territori, e che la Cina nulla ha da temere dal Giappone, anzi non ha da attendersene che benefici, purché si persuada a collaborare con esso. Tutto ciò, detto mentre i giapponesi conducono contro la Cina una cosi terribile guerra per terra, per mare e per aria, in· vadono iotere regioni cinesi, bombardano città cinesi, può s~brare, a noi occidentali, crudelmente ironico. E, forse, non è che orientale. Alcune settimane or sono, il Principe Konoye pronunziò alla Dieta un discorso, al quale la nostra stampa non dedicò molta attenzione; e a torto. Prima di tutto quel che fa o dice il Principe Konoye è tempre degno di nota, appunto perché chi lo (a o lo dice è il Principe Konoyc, cioè; il Capo del Governo di uno dei più po• tenti imperi del mondo ; e in secondo luogo, quel discorso c.hiarl ancora una volta, oltre che il caratteristico atteggiamento della politica giapponese di fronte alla Cina, anche il pen,iero della classe dirigente.: nipponica circa il pericolo del comu· nismo. CINAE COMUNISMO l o credo>, disse il Principe Konoye, e che ci siano molte persone nel Governo cinese che capiscono il Giappone, e fra esse è incluso il Generale Ciang-KaiScek. [o penso che la nota fondamentale della politica del Giappone in Cina dovrebbe essere que1ta: far tornare la razza cinese e il Governo cinese alla loro originaria natura orientale >. E, dopo avere spiegato che il comuni• smo è, per 1ua natura, non-orientale (unori,ntal), il Principe Konoye aggiunse: e Per la Cina, danzare su una siffatta musica {quella comunista), e mettere a soqquadro l'Oriente, ~ equivalente a indebo• lire l'Oriente con le proprie mani. Jo spero seriamente che la rana cinese si sveglierà al più presto per rcaliuarc la sua natura di rana orientale e coopererà con quella giapponese, che proviene dallo stesso ceppo orientale... JI Giappone non ha bisogno di territorio, ma di cooperai.ione. Se- noi avessimo avuto siffatti disegni (ter• ritoriali), l'intero territorio della Cina set· tentrionale s.arebbc staio da lungo tempo occupato dal nostro invincibile esercito imperiale •· Più recentemente, in un messaggio ai fum:ionari e alla nazione, il Governo giap• ponesc dichiarava, ancora una volta, che « il Giappone desidera addivenire acl un.i cooperazione con la Cina allo scopo di 'atgiungcre la comune prosperità e di cn:1tribuirc, per ques1a via, alla pace del mondo>, E, prima di tuico, il lettore sarà alquanto stupito di apprendere che il Giappone considera il bolscevismo come un prodotto non orientale. Sarebbe, dunque, occidcn· tale? Evidentemente, niente ~ più rd:i.ti• vo dei punti cardinali. Mosca ~ oriente per noi cd è occidente per il Giappone. Ma non è questo il punto più notevole del discorso del Principe Kono)'e, 11 punto s.·\licnte è quello in cui si proclama lo sco• po della nuova impresa giapponese in Cina. Jl Ciappone intende impedire alla Cina di diventare comunista, o, come si suol dire, vuole salvare la Cina dal pericolo comunista. Solo qucno. Come è noto, il generale Ciang•Kai-Scck ha consumato la sua vita e le sue forze a combatlert" il comunismo. Ed ecco che il Giappone, nel lodevole intenlo di impedire alla C'ina di dh•cntar comunista, a chi fa la guerra? Al generale Ciang-Kai-Scek. Ora, checché pensi il Principe Konoyc, sembra che, in questi ultimi tempi, la Ci~ na non corresse alcun rischio di diventare comunista li pericolo ci fu; ma, ormai, era pasiato da un pezzo. La tona roua si era notevolmente ristretta ed era ragionevole sperare che la prc$$ione del Go• verno di Nanchino l'avrebbe ancora ridotta. Ma la ~cena è cambiata appena s.ono scop· piate k ostilità col Giappone. I comunisti cinesi ham1f) fatto causa comune col governo di Nanchino: e una loro armata si è mcua in movimeMo per prendere parte all'uione, spiegando al ven10 b bandiera dd Kuomintang, con un nastro ros~ le· gato all'asta. li governo di Nanchino ha concluso con Mo~ca un patto di non aggressioné e l'Agenzia Oomei, anzi, ha già lanciato I:,, notizia, noi\. sappiamo quanto fondata, di un'alleanza segrt':la cino-sovietica. Cosicché, per ora, la conclusione è che ìl Giapp.>nc, partito in guerra per salvare la Cina dal comunismo, la spinge violentemente fra le braccia del comuni• smo. ~fa se questa è la conseguenza immediata dt"ll'azionc nipponica, ciò non to• glie eh(' le conseguenze lontane potrebbero essere ben divene, e cioè conformi alle idee del Principe Konoye. E:. possibile, in una parola, che la Cina in flvvenire si pieghi a collaborare alla grande politica panasiatica del Giappone, alla politica che è espressa nella formula: e L'Asia agli asiatici >. Il giorno, in cui questo accadesse, sarebbe assai grave per gli imperialismi europei e americano. IL RISVEGLIODELLACINA Qualche cosa di sorprendente, qualche cosa di veramente paradossale sta accadendo in Cina sotto la pressione delle armi giapponesi. Sta accadendo semplicemente questo: che il popolo cinese, di fronte all'uulto nipponico, va acquistando senso della patria, attitudine alle am1i, disciplina mili1arc: in una parola ritrova in M" stesso virtù che sembravano spente per ~mpre o che, addirittura, esso non aveva ma.i possc-dute. Noi, su queste colonne, abbiamo già avuto occasione di esprimere la nostra ammirazione per la nobile nazione giapponese, per la grandiosità della sua politica, per il senso religioso che essa ha della aua missione storica. Possiamo, percìò, con per• fetta obiettività constatare che i cinesi oggi si ba1tono ben diversamente da come si battevano una volta. Quel che in altri tempi valessero i cinesi in combattiMento, si vide nella guerra col Giappone del 1 895, e nella guerra dei boxers del 1900. E, difatti, cosl l'Europa, come il Giapp0ne, in fatto di politica cinese, par-tivano dal pre1upposto che la efficienza militare della Cina fosse perfet• tamente nulla. J lunghi anni di guerra ci• vile, di brigantaggio, di anarchia, che la Cina aveva attraversati, avevano ribadito ques1a opinione. Improvvisamente, in occasione del conAitto per il Manciukuò, si ebbero i primi sintomi di un risvtglio militare cinese. Anche allora, come adcss.o, i giapponesi agirono su Sciangai: e sbarcarono, in principio, esigui contingenti di marina. lna• spettatamente, questi primi reparti si trovarono di fronte a una poderosa reazione cinese e corsero, più volte, il rischio di essere sopraffatti, Furono raffonati; ma la resistenza cinese continuò più che mai accanita. Alla fì.ne i giapponesi dovettero sbarcare un vero corpo di spedizione, armato dei meui tecnici più potenti; e po· terono, co!l, conseguire successi locali, ma non riuscirono ad annientare del tutto la resistenr.a cinese. Il conflitto fì.nl nel modo ben noto: e ciot col distacco della Manciuria dalla Cina. Ma la nuova Cina aveva per la prima volla scritto nella storia una pagina di gloria: una divisione di cinesi male armati, mal yestiti, mal nutriti, aveva tenuto testa a un corpo di spedii.ione di uno dei più potenti eserciti del mondo. Fra gli stranieri residenti a Sciangai, e che furono testimoni del miracolo, non manca• rono spiriti particolarmente penpicaci, i quali pensarono che da quel momento una nuova storia comincìuse per l'Estremo Oriente. L'episodio di allora ha, oggi, una continuazione su vasta scala. Da per tutto i cinesi si battono e resistono valorosamente. J giapponesi riportano dei succ"ssi e avani.ano, ma devono da per tutto combattere duramente e, spesso, son ridotti a conqui• stare il terreno palmo a palmo. Tutto questo è un fatto nuovo, di cui non soltanto il Giappone, ma il mondo dovrà tener conto. Finora la Cina non si batteva Era, forse, il paese più pacifico del mondo: pacifiche le sue religioni, pacifica la sua civiltà, pacifica la iua storia. I suoi saggi avevano deplorato e maledetto la g·uerra con parole ,·cementi. Così la mora• le politica confuciana, come quella taoista, non erano che teorizzu.ioni di un basso opportunismo. e L'opportunismo è il segno che distingue il saggio >, aveva insegnato Confucio. E Lao-Tse: e Vuotate le teste e riempite i ventri... Istruire il popolo è rovinare lo Stato >. Religioni e morali di simil genere non sono certo fatte ~r educ:ire un popolo alla lotta e al sacrificio. Il popolo cinese, dunque, viveva in pace e vo• leva vivere in pace; odiava e temeva la c:i;uerra e spregiava il mestiere delle armi, al quale non si dedicavano che abietti mercenari a scopo di lucro. Tutto ciò è mutato. Lord Litton, il quale fu presidente di quel famoso comitato che la Lega delle Nazioni mandò in Estre• mo Oriente a dirimere il conflitto per il Manciukuò, lo notava in un articolo recente. L'atteggiamento morale del popolo cine5e di fronte al problema della guerra, è completamente mutato ; esso non disprezu \'esercito, ma lo stima e lo ammirl'I E come è mutato il paese, cos} è mutato l'e· scrcito. Una buona parte delle forze e.i~ ne.1i non è più un'accozzaglia di predoni e di mercenari, ma un e~rcito, un ,,ero esercito, risoluto a difendere la patria. Que,ta profonda trasformazione è solo in parte opera di Ciang-Kai-Scck. Per una parte ass.'li più grande è opera del Giap• pone. t il Giappone che ha costretto la Cina a diventare guerriera. Il cas.o non è nuovo nella storia. Furono le guerre napo· leoniche che destarono in Germania, in Ispagna e ahro,·c, quei sentimenti nazionali che dovevano, poi, abbattere ì'-apolcone. E a chi di ciò attribuiva il merito a Napoleone, Treiuchke rispondeva con iro-- nia: e Oh! certo! il cavallo brutalmente fru~tato, che s'impenna e si gt-tta al largo, deve la libertà all'imprudenza de-I cavaliere>. Torna all:i. mente il mito di Demetcr, che c~ponc,,a all'ardor<' del fuoco il figlio dcll\1omo affinché divcn1aue pari agli di-i , wlo nella ,offer<'nz:i e nella lotta si tcm· prano così c:i;liuomini, come i popoli IL GIAPPONEVINCERA Q uali conscguenz(' possa averr nel !on• tano avvenire questo riwe11;lio dì un popolo di milioni di anime non è possibile prcvrderc. ~la le conv-c:i;ucnze sul conflitto in cono sono già in parie manifeste. Il Giappone vincerà, ma a costo di una lotta severa. Del che., del resto, lo stesso Governo nipponico ha mo~rato di render· si perfettamente conto, invitando l:i na1ionc a prcparani per una guerra dì lunga durata. J..a Cina è ricca di molte materie prime ; ma di nessuna è cosi ricca romt' di uomini. Questo materiale umano, ieri, sul grande mercato internazionale della guerra, valeva zero: perché il soldato cinese non. si _batteva, Oggi, invece, eS50 è, come s1 d1reb· be in termini commerciali, e rivalutato >. Il soldato cinese si batte cd è stato promosso al grado onorc"o\e di ~arne ~a. can: none. Perciò questo popolo dt cenuna1a di milioni di anim(': può essere uno strumento formidabile nelle mani di un'abile politica antinipponica: o che il tirafili sia inglese, o che sia russ.o.. La forza di _resistcn• z:i cinese, se convenientemente ahmenta1a da rifornimenti stranieri di anni e di mu· nhioni può diventare praticamente incsau· ribile. 'La tentazione, quindi, è troppo for• te perché i Sovieti non ne profittino, ten• tando di rendere eterno il conflitto. E fonc non solo i Sovieti. t questo il pericolo. Il conflitto attuale può aprire la via :i più vasto incendio. Non a caso, recentemente, un pubblicista giapponese scriveva che il suo paese solo in apparenza è in conf\itto con la Cina, ma che in realtà la vera lotta è in'{all;'{Ìata con l'lnghiltrrra.
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