Omnibus - anno I - n. 24 - 11 settembre 1937

DOPO AVER attravenato i larghi viali, ombreggiati da grandi pini verdi, di fitte siepi e di aiuole fiorite, penetrammo in silenzio nello studio N. 3 dove si lavorava a un film in costume Ottocento. Il vasto locale era in quel momento illuminato a giorno dai fa. sci potenti dei riflettori posati su alte ìm• palc:uure. Una scena era costruita nel fondo e tra le pareti dipinte si aggirava una folla di companc, dalle facce color mattone, gli occhi e le bocche scure. Vestivano in abiti di grandi dame, di ufficiali in uniforme, di alti dignitari di Corte. I loro volu erano rigati di piccole gocce di sudore. li re sedeva su una poltrona dorata, le calze bianche di Cotone, i pantaloni aderenti alle coKe, e respirava in si• lcnzio, gli occhi socchiusi, le mani intrecciate sul ventre. La tt:gina, vicina a lui, ves1i1a di rosso, con gli occhi duri e freddi, guardava le spalle magre della prima a1trice, che seduta su uno .sgabello, rigida come una starna di cartapesta, si faceva vento meccankame:nte con un giornale. Qualche comparsa passeggiava in su e giù, tra le quinte e i riflettori, con passo stanco, le donne trascinavano tra 13 polvere i lunghi abiti di seta artificiale, gli uomini chiacchieravano tra loro con la ,igaretta tu. le labbra, le sciabole abbandonate lungo i fianchi. Sdraiato su un divano, le gambe divaricate, coperte di stivaloni polverosi, si vedeva un generale addormcnlato, col capo appoggiato sulla spallic-ra. A pochi pa.ssi, un parrucchiere pcltinava la capigliatura roSJiccia di una giovane dama di Corte, dal collo grasso, le spalle larghe e rotonde, il Petto gonfio e sporgente dal corsetto. Circondato da un gruppo di 1egrctari, vicesegretari, operatori, assistenti e vicca.ssistcnti, il regista, in piedi su una stdia, in maniche di camicia, con voce tranquilla dava ordini parlando dc-ntro un imbuto di latta. A chi fossero diretti quegli ordini, non si capiva. Di tanto in tanto, qualcuno del gruppo ripeteva con voce più forte i comandi impartiti. Sulle impalcature, gli tlcttrici.sti scostav·ano i riflettori neri: le comparse, indifferenti, stanche, accaldate, continuavano a passtggiare, a chiacchie• rare, o a riposare distese sui divani o sulle poltrone libere e Come sta signora? > diceva un giova• notto vestito di una specie di frac .slrimin· zito, che gli scendeva dietro le spalle e lasciava scorgere il colletto fradicio di sudore, e è pa.ssato il mal di tetta? >. L.a signora sorrise volubilmente: stava sor~ggiando un'arancia1a, bcvc-ndo a.I collo dcli.a bottiglia: e Ah, è tremendo. Finirò per S\enire >, rispose mestamente. e Avrei fatto meglio a restare a casa. Stamani proprio non volevo \ enire: ho dovuto lasciare la mia bambina nelle mani della cameriera>. e Anch'io non volevo venire, ma come si ·a? Hanno tanto insistito>. e Vuol favorire?> disse la signora, por• {endo la boniglia al giovane, il quale, senza risporrdcre, gliela tolse di mano e bevve fino all'ultima goccia. Il regista, e subito dietro lui gli usistcnti, i scgre1ari e vicesegretari, comincia• rono a gridare: e Le comparse da questa parte, presto >. La bouiglia rotolò in terra, tu. i grossi cavi di gomma, e il giovane e la signora corsero insieme agli altri vicino alla macchina da presa. Anche il generale s'era ,-vegliato e Ji aggiustava la giubba azzurra, su cui splendevano le decorazioni di stagno. La parrucca arricciata gli era andata in traveno. In meno alla calca delle comparse, la sua figura alta e imponente spiccava per la dignità dell'attcggiamcn10 fiero e orgoglioso. Tre o quattro fanciulle, vestite di lunghi abiti az;rurri, si sollt-vavano sulla punta dei piedi, cercando di farsi notare. Si prc-parava una Kena di mana: gli uomini, al suono dell'orchestra, dovevano invi:ar~ le dame e ballare il valzer girando in tondo per la sala. Appena l'ordine fu dat?, incominciò uno strepito, uno scalpic· do, un corri corri generale. Si vid.e un giovane ufficiale, magro e auonnato, drizzarsi sulle gambe stecchite e farsi largo a spintoni tra la folla. Voleva farsi vedere ad ogni cono e non voleva perdere l'oc• casione di apparire sullo schermo cosl abbigliato, mentre danzava il valzer con una graiiosa dama. Di11erse prove furono fatte prima che il regista dcnc il segnale di gi• rare la scena. Il magro ballerino, movcndosi freneticamente sulle gambe, col busto rigìdo e impettito, la mano rovesciata die~ tro la vita della dama, gli occhi, quando potev•a, fissi sull'obbiettivo, girava tra.sogna• to al suono dcll'orcheura, urtando qua e là le altre coppie e pestando l'abito della sua dama e scivolando sul pavimento lucido. Era csaha10 e felice. Tutti ballavano vor .. ticosamente, con movimenti discordi, preoccupati e ansiosi, ma tra le coppie, chi si sentiva il migLiore e il più elegante era il magro ufficiale. e Alt >, soffiò improvvisamente il regista nell'imbuto. e Alt.. Alt~. gridarono gli assi.stenti e i segretari: la musica ccss6, le coppie smisero di ballare. e Quel signore magro laggiù, con la parrucca gialla, è pregato di mettersi da parte; non sa ballare >. e Via di Il, non vede che disturba? Si metta là, in fondo >, ripeterono gli auistcnti, ì vice-assistenti e i segretari. Il magro ufficiale si voltò stupito ai ri• chiami: era rosso in volto, e per un momento, forse, credeue che non si parlasse con lui. Poi cominciò a borbotiarc, a incol• pare la dama, a insultare un tale, che, as~riva, gli si era messo apposta tra i piedi per fargli fare cattiva figura Lo si vide ancora per molto tempo, ad• dossato contro una parete dipinta, il volto scuro, la bocca atteggiata a un sorriso di sprezzo. Di tanto in tanto, sembrava par• lane, ma non si udivano le parole. Ufficiali, grandi dignitari, dame e fanciulle, continuarono a danzare per qualche tempo. Stanchi ci avviammo \'erso l'uscita. Qualcuno ci chiese un fiammifero. Ci voi• tammo: era un signore grosso, colla Caccia liscia e gonfia, i baffetti auaccati con la gomma sopra le labbra, gli occhi chiari. e Grazie >, disse aspirando la prima boe· cata, e: fa un gran caldo là dentro >. Cominciammo a chiacchierare. A un certo punto dignitosamente il signore si presentò: e Armando Bonini, viaggiatore di commercio>. Lo guardammo stupiti: e Come mai la• vora in cinematografo? > domandammo. Si guardò la punta delle scarpe, e con un sorriso modesto ci rispose: e Non è per mc, non ne avrei bisogno, ma per le mie figlie, che voglio lanciare nel cinema. Voglio fargliele conoKerc 1 lavorano sempre con me. Aspetti che le chiamo >. Tomò di Il a poco, seguito da due ra. gaz.te. Una, la più giovane, era grassa, soffice e bionda, con due enormi occhi stu• piti, e la bocca piccolissima. L'altra, più bassa e più magra, .'lvcva una curiosa fisionomia tra altezzosa e impacciata: e Ecco le mie bambine >, diue il viaggiatore di commercio. e Sono ragazze istruite. Ida, la più grande, studia musica e canto: Clara, la minore, è pittrice: ha studiato con Ca• polandi, e dipinge acquerelli Ila e.sposto anche alla Sindacale di Foggia>, La conversarlone si fece vivace: parlam• mo di Gre1a Garbo, di Carole Lombard e di Isa Miranda. Le due ragazze esprimevano il loro giudizio, come se parlaucro di vecchie conoscenze. < Isa è molto bella quando sorride >, disse la più piccola. Entrambe avevano ambizioni molto alte. La pittrice aveva scritto un soggetto ch'era adatto per far lavorare tutte e tre; padre e figlie, nel quale Ida avrebbe suonato e cantato, l'altra dipinto all'acquerello. e Ho fatto leggere il soggetto al commendator Lavagna, e mi ha promesso di fannclo girare >. Dopo qualche minuto, forse vcd~ndo che non avremmo potuto aiutarle nelle )oro ambi.tioni, le ragazze si allontanarono. li padre le guardò con amort mentre parlavano con due altre comparse. e Co.sa non farci per loro ,, disse sospirando. < Ho la• sciato il commercio proprio per loro. Ho avuto una vita molto avventuro.sa. Varrebbe la pena di farci un film. Ho avuto denari e amanti. Mi sono spo~to due volte: la prima mo1lie è morta giovane. Le donne mi sono sempre piaciute, Una volta ero riuscito a mettere da parte, col mio lavoro, sctteccn1omila lire. Conobbi una donna a Milano: era bellissima, con un petto ma• gnifico, le braccia bianche. Finii con lei tutto quello che avevo. All'ultimo non sapevo come fare per liberarmi della donna. Le presentai il mio principale e divennc-ro amanti. Un giorno la donna, piangendo, mi confrssò il tradimento. Fu una scenata; la presi per i capelli, ma in fondo ero tuno contento di poter troncare quella relazione che costava cara. Anche da ragazzo ho sempre avuto amori e avventure: ero corridore ciclista, e vinsi una gara in una corsa a Bergamo. Ho ancora la medaglia di bronzo. Poi mi sono messo a fare il viaggiatore di commercio. Ora questo mestiere non mi attrae più: gli ultimi danari che mi rimangono li impiego per la fortuna delle mie figlie. Riusciranno. Ne sono sicuro. Sono molto ,intelligenti, e ho speso un sa.eco di soldi per istruirle. La più piccola sa anche il francese. Sarei felice che la scrittU(asscro a Hollywood. Non hanno scritturato anche Isa Miranda?>. In quel momento le coppie cessarono di ballare. Le luci si spensero, il regis1a scese dalla seggiola, i segretari e gli assistenti si sparsero per la sala, a parlare con i mac· chini.sti, i parrucchieri, le sarte e le comparse. Si doveva preparare un'altra scena, Il generale tornb precipitosamente al suo divano, e vi si distese, chiudendo gli occhi come prima. Arrivò un cameriere con una cassetta di bottiglie di aranciata e di pa• nini. Le donne si guardavano negli specchietti. Molti uscirono Cuori a fumare una sigaretta. Era già notte, e le pareti rossastre degli s1abilimenti, illuminate dai fanali, avevano un aspetto melanconico e militare: sembra• vano mura di grandi caserme .lbbandonatc. Vicino alle aiuole, davanti all'ingreuo dello studio, si scorgevano due o tre auto• mobili. In una di esse s'intravvide una cop• pia seduta misteriosamente nel fondo. SILVIO LANZI I N UN albergo di Pietroburgo, c'è un pranzo di ufficiali russi, in onore di ufficiali austriaci: siamo nel millenovecentocinque. In quegli ufficiali, russi o austriaci che siano, lo s~n.uore accorto riconoscerà facilmente le soli1e comparse francesi, che ridono con gli occhi lucidi, alz.ando il caHcc dello sciampagna e gri• dando: < A votrc sa.nté >. E, si capisce, in quei loro abiti militari, con quelle giacche abbottonate e nuove, non si trovano proprio a loro agio. Allegria, nonostante, percM cosl vuole il regista, brindisi, risatine gorgoglianti, vodka e caviale. Improvvisa.mente capita in meu.o al restino Nina Pctrowna: bionda, alta, lievemente sgraziata, e un po' miope: è ha Miranda nella parte di un'avventuriera russa, una mondana disincantata e scettica. Gli ufficiali cessano di brindare e di lisciarsi i baffetti posticci, si raccolgono intorno a lei e decidono una curiosa gara; chi tra loro riuscirà a spegnere una candela accesa, con un colpo di rivoltella, avrà la donna per una notte. Chi vince, è un co• lonnello ,austtiaco, un uomo non più gio11ane1 il quale, come più tardi si apprende, ha moglie, una figlia e una ricca cua mon1ata a Vienna. Spenta la candela con una pistolettata, il colonnello s'è guadagnalo Nina Petrowna; ma trascorsa del suo meglio la notte d'amore, non si sente ancora soddisfatto: la notte porta consiglio, e al risveglio ha già deciso di condurre con sé in Austria la donna e di farne la sua concubina. A Vienna, subito alla stazione, Nina Petrowna conosce un giovane dragone. L'uf• ficialc, brillante, spiritoso, patetico, come si s.a ch'erano per tradizione tutti i giovani ufficiali al tempo di Francesco Ciu.scppc, non indugia a innamorarsi dell'avvcntu• riera. I due si vedono di notte, pranzano insieme, si nascondono nei giardini pub· blici, divent.'lno amanti, L'ufficialctto dei dragoni, troppo ingenuo amante, ignora la relazione di Nina Pe1rowna col colonnello: e certo si sarebbe ben guardato di avvici· narc la donna, se avesse sapulo ch'e.ssa era l'amante mantenuta del colonnello della sua guarnigione, il quale, oltre ad eSJc-rgli superiore di grado, è anche amico in1imo di ca.sa. Nina Petrowna d'altra parte è alloggiata in una sontuosa dimora, dove solo di rado il 11ecchio colonnello va a trovarla. Tutto dunque correrebbe liscio come l'olio, se un giorno ì1 colonnello non confessasse candidamente al giovane ufficiale e amico d'a11cr rapporti con una certa donna e lo prega d'aiutarlo: dovrà per esempio accompa• gnarla qualche volta la sera, tenerle com• pagnia in modo che la gente non sospetti la vera relazione. E cosl, avviene che una sera, durante lo spettacolo alla Scuola di Equitazione Spat1;nola, il colonnello presenta l'ufficiale a Nina Petrowna. .. I due innamorati si guardano sbalordita e il giovane dragone, sdegnato, si dispera ne-I riconoscere in quella donna la sua ca11a e affc-ziona1a amante. Dunque, essa ha mentito, dunque è una donna interessata e venale. Qui ci si aspetta che i due debbano laKiani per sempre; ma è nella tradizione leueraria di almeno due secoli che l'amore redima, a un certo punto, queste donne disamorate e perdute. E infatti, ira il ricco e vecchio colonnello e il 2iovane ufficia.le candido e allegro, Nina Pe1rowna preferisce il st(;()ndo: abbandona il vecchio ignaro e parte per la. campagna con l'amante riconciliato. Quand'ecco che un giorno il colon· ntllo apprende la ragione dell'abbandono. Ancora innamorato dell2 donna, non può perdonare all'ufficialetto l'affronto. Vuolt" battersi in duello, schiarfcggia il giovane, e i padrini si mettono d':i.ccordo per lo scon• tro. La mattina dopo i due rivali si avviano al luogo convenuto. Ma a meu.a strada la carrozza del colonnello è rag· giunta da un'altra carroua: è Nina Pc• 1rowna, ve,tita di \"elluto nero, col cap• pello ornato di pennacchi, che, affranta e implorante, chiede al colonnello di non batter.si con l'uO:ciale. Fonc rammenta che con un uomo simile c'è poco da scherzare, se, al principio del film, vinse la gara ::pc• gncndo la candela. Promette dunque d'abbandonare il giovane, purché gli sia ri1pannia1a la vita. Il colonnello, addolcito, finalmente acconsente e il giovane ufficiale torna i:1colurne a casa. Come Margherita Cauticr, dopo la vi• sita del padre d'Armando, anche Nina Pc· trowna, quando rivede il suo amante dopo il duello, mentisce. Con la morte nel cuore, gli grida che non lo ama, che non può continuare quella vita con lui, che quella relazione deve finire, e ta.nto fa che il gio• vane ci crede. Gli spettatori tolgono di tasca il fauoletto e s'asciugano le lacrime. Il sacrificio è compiuto. L'ufficia.le si allon• tana e Nina Petrowna, l'av11cnturiera inna• morata e redenta, non trova di meglio che tirarsi un colpo di rivoltella.. La trama, come si vede, è di quelle che fanno pensare con una certa angoscia di aver assistilo già ahre volte allo stesso spettacolo, con gli stessi interpreti, le uessc situazioni. Forse è perché molti film hanno avuto per sfondo la Vienna d'anteguerra, e quegli ambienti ci son troppo noti. Ep· pure, da una trama così tenue e !agri• mosa, da un ambiente piuttosto facile e frusto, il regista Turianski ha 1ratto un film non privo di qualità. Il film corre svelto alla fine e il dialogo è estroso, vario, intelligente. Eppoi c'è la recitazione di Fernand Gravcy, uno dei migliori attori dc-I nv?vo cinema francese. Disinvolto, subdolo, spiri,oso, insinuante, aggressivo, ingenuo, Fernand Cravey è in questo film attore m2gnifico. La sua grazia e il suo spirito son fatti di allusioni, di sottinte1i, di sche~ maglie segrete. Vicino a lui, purtroppo, la recitazione di Isa Miranda appare spenta, impacciata e piena di equivoci. Fonc osta• colava 12 difficoltà della lingua non 1ua. Forse la parte non era adatta per lei: sempre 12 si vuole vedere sotto le spoglie di donna elegante, pericolosa, attraente e si vuole per fon:a che sia una Creta Garbo o una ~farlene Dietrich. Ora Isa Miranda appare invece come una timida intorpidita ragaz-u, un po' dura, maschile e angolosa. Si dirt:bhc che reciti per dispetto, contro la propria timideua e paura. E quando cam• mina, e parla, e sorride, pare che abbia misurato prima la lunghezza del passo, l'ampiezza del re1piro, l'intonazione della voce, e vada poi controllando fra se stessa quanto si sia allontanata dall'immagine che s'era fatta, Insomma, maggiore abban• dono e spontaneità le gioverebbero: do• vrebbc, come si suol dire, immedesimarsi di più nella p:arte. t piena di intelligenza e di volontà e con queste doti le sarà fa. cilc diventare una buona attrice. MARIO PANNUNZIO K.AllLENE DIETRIOH NEL FILM 11 .ANOELO" (Paramoun0

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==