Co-,a c'è cb ridire? Ce lo fa safkrc il ccrhor<.· bolscc,·ico nella sua relazione rif<.'rit.l dalla Pravda f'ostol:a del 1 ae:<>'-to 1932. e Questi vcr.i !'.ono stati '-Critti nr-1 1928, vale a dire al prinripio dd piano quinquennale'. Ora l'autore- dice che l'alba è appe,ia 1puntata. ,\!lora hi ... ogna tondudC'rc che nel pcriqdo di tempo anteriore al 1928 l':rnrora non t·ra nata C'dcr;1 a.ncora notte. ~la ciò dimmtta chr l'autore è ben hmgi dall,l concezione vera del lavoro, dw politic-amcntr è un povero analfab<'ta. A prc~tar frdc al poeta, si do- ' rchh<' rrrdcrc cht il periodo della rico-.1ni.1ionc fu un periodo di piacere nf'l quall' si lottav:i :l. sufficienza!». Cn'.1\tra raccolta di versi del medesimo pncta subì b. stcc:sa c:orte, La ccnsur3 vi ri~contrò drllc e tendenze romantichc- », c~iziali dal punto di vista proletario. Colpì il censore una quartina ne-Ila qu:ilc si di~cgnava jJ profilo di una giovinetta: L'aura del mattino giuoca con lei, e confonde sul mo ,olto i di-.c-iolti capelli. i'fon va. « L"na simile metafora non è de~na di un proletario. t troppo c;cntimcntalc e- presenta la natura in modo troppo superficiale. Uno scrittore c:ovietico, fedele al metodo del "r('alic;mo ~ialista ", deve ispirarsi ai rumori dcllc macchine e dei trattori che wlci.no i campi dei kolcho{, ai sibili delle sirent delle officirie proletarie in a1ionc ». Ecco - annota il censore - come un autentico poeta sovietico e.i comporta d,,vanti a visioni del p:enerc: Delle lacrime scendono dai suoi occhi, lentamente; come un trattoro. Un'.lltr,, raccolta di poesie fu vietata come « liccnz1osa ». Un esempio: A,colta, aura del mattino noi andiamo a scoprire il mistero della [natura, a portare della poesia nella vita. Dunque? « t proprio la poesia che l'autore vuole introdurre nella vita? Ma noi bolscevichi non ci occupiamo 1i pocsi;\, Noi lottiamo e perseveriamo nella lotta per.trasformare r.idiealmcntc la vita». (Rapporto d1 Ikramof, Prnvda Vostoka, 3 agosto 1932). Un povero pcxta aulico si era illuso di gu:'ldagnare chi sa quali allori c:ul Campidoglio di Mosca celebrando Stalin. Si c.an:-bbe potuto s<:cgliere tema pili ortodoc:so? Ed ecco il poeta che dipinge Stalin come il e nuovo padiscià> che ri!'licde al Cremlino: Un battello voga e si avanza: fende le onde dt:ll'Oceano. Il suo timone è nelle tue mani, o capo di acciaio! li censore interviene : « O che forse il nostro p:,,ese è un battello? O che forse il compagno Stalin è cnpitano di un solo vascello? Ma di molti, molti va!'!Cdli! li proletariato non è mondiale? >. E il poeta è giudicato. Un altro poeta, bramoso anche lui di cantare la gloria di Stalin, non ha migliore fortuna. Xoi pnxediamo sotto la stretta degli [e!emc-nti. Su, conduci noi che ti seguiamo verso [una mèta luminosa, o capo di carovana. 11 cemorc si inalbera. e O che forse la no!'ltra Unione Sovietica è un clcM'rto? O che forse noi viaggiamo sul do~ di cammelli, nella steppa? Perché il poeta non parla piuttosto di trattrici. di locomotive, di r.('roplani? >. Non meno originale è la censura teatrale.Si.tagliano senza pietà le opere dei V('Cchiautori russi come quelle dei moderni autori stranieri. La .Maria Stuarda di Schiller è pregiudizialmente vietata perché dmmma e religioso e monarchico ». Per le opere e per le operette si confezionano dei nuovi libretti piì1 conformi alla mentalità bolc;ccvica. t accaduto, così, che un rifacimento di Lakmé si è risolto in una tirata contro l'imperialismo inglese. Quello c-he è capitato agli Ugonotti di Mcycrbeer supera ogni fantasia. A quest'opera sono stati cambiati i connotntj fino a renderla irriconoscibile. t c;postato il tempo, è mutato lo sfondo geografico. Si porta senz'altro il dr:'l1nma all'epoca dello zar Niccolò I (1825-1855), quando si \"erificarono i complotti milìtari dei « dccembristi ». (Rapporto di Guidoni, antico direttore dc-Ila rivi,ta teatrale bol<•ccvica Dni, drl 6 mano 1932). ANNOI, N,241 USETTElillRE 1937-IV MNIBU SETTIM.ANALEDAI TTUALITA POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO lN 1i-111 PAGINE ABBOIIAMEIITI h1,ll1 e Oo\onle1 an110L, 461 &emflltN L. 2S Eauro: 111110L, 70, ltlllUtNi L. 38 ooru KOJdERO U'IU LIRA Muotoriul, dlugnl e fotopt.fle, anche H non pubbUc1tl, :10111I fftt!t11!1oono. Dirnlou: Roma • Vl1 del Sndario, 28 Telerono N, 661,636 Amm.Lnbtrutou: I llllm - Pim, C-,1, E,b:;JJ, 6 I Telefono N, 24,808 Soc.A.11011.. =O ":NIBUS" · 11.tlaao . Nell' Euge,iio Onieghit1 di Ciaikovski la censura sopprime senza complimenti e c;enza confondc~i una scena inticra, unicamente perché vi figurano contadini i quali prestano omaggio cordinlc ai loro p:1droni. Ne dà notizia la stessa Pravda. Fra i clas5.ici, è Shakespeare quello che fa le maggiori spese. Le sue tragedie, nelle rappresentazioni che ne vengono date nei teatri di Mosca, di\'entano addirittura irriconoscibili. Al Romeo e Giulietta viene data una e ba- ~e > matcriali'lta. I due innamorati non muoiono, no. viltime dell'infelice passione, ma degli antagonismi di clas'IC. L'Otello ,1..;;sumcun significato tutto nuovo e inatteso. Quec;to capolavoro non è più la tragedia della gelosia con tutti i suoi incubi, con tutti i suoi furori, ma la rapprc'ientazionc della lotta dei e colonizzatori rapaci per la con- <Juista dei mercati della Turchia >, e I eroe stesso uno spregevole 'itrumcnto nelle mani dei capitalisti britannici. Quanto all'Amleto, se ne ebbe una « intcrprcta1ione » originale tre anni fa al teatro Vakht,1.ngof. « Considerato che il dramma psicologico del principe danese non riuscirebbe chiaro ad uno spettatore sovietico se non Cose.e ,;piegato con dei motivi concreti >, di natura materiale, i censori bol!'IC('vichi l'hanno trasformato gareggiando in fantasia con lo stesso autore. Amleto, nelle mani dei bolscevichi, non è più il protagonista di un dramma p,;icologico e morale, non è più la vittima dell'atroce dubbio che non dà pace: è c;cmpliccmcntc un ~iovanf' principe che trmc per ln propria vita e soffre e ,;i accac.cia al pensiero di una perduta eredità. {Poskd,iia .\'ovosti, 20 novembre 1933). In questi rifacimenti mostruosi, in queste fo.lc.ificazioni imensatc, la ccnsu,ra bolSCe\'ica è potentemente aiutata da una ri\'ista ufficiale, dedicata alle lettere e alle arti, la ,\larxuto-Lcni,iskoie lskusstvoznanìe. Il critico mu,;icalc di questa rivi.;;ta denunziò un giorno come contro-rivolu1ionari ~vlcndclssohn, Schumann. Debu,c;y, Ciaikovski e soprattutto Chopin 1 « questo dandy genia1c e aristocratico, questo tisico, che sputa il sangue dei c;uoi '10· gni nei suoi accordi >. Così si di.,chiudono nuo\"i orizzonti alla critica musica.le. Non occorre ricordare che c'è una categoria i;pccialc di libri, sulla quale si appuntano con particolare attenzione e severità gli occhi della censura. Sono i libri di scuola. A quanto riferisce lkr:1mof, nella sola repubblica sovietica dell'Uzbekistan, la censura ha sequestrato il 42 per cento dei libri di testo. Uno di que,;ti libri fu vietato perché in una delle sue illu• strazioni era raffigurato un bambino che piangeva. « In un libro sovietico non deve trovar luogo la fotografia di un bambino che piange. E tutto il contrario che si vuole : bambini sorriàcnti e di una gaiezza il più possibile gaia». Un altro libro è stato condannato perché riferiva l'antico racconto popolnrc delle due e.apre, illustrato con una apposita vignetta, nella quale si vedevano clue capre ostinate entrambe a non cedere il passo su un ponte strettissimo. Nessuna delle due voleva decidersi :i lascinr passare l'ahra per prima, di modo chc finivano per cadere entrambe nell'acqua. e Il lettore», annota il censore sovietico, « potrebbe essere indotto a istituire una pcri:.olosa analogia fra le due capre e le due classi sociali in lotta e pensare che il regime sovietico o la borghesia debbono cedere, se non vogliono perire tutti e due in una medesima catastrofe>. Una favola di La Fontainc, La volpe e il corvo, è definita scm'altro pericolosa. Un libro che la riproduceva fu o•NJBUS lUT.ERNITÀ E INFANZIA IN RUSSIA sequestrato. E perché? « Letta questa favola, il lettore potrebbe pensare che nel corvo sono simboleggiati gli Uzbeki e nella volpe i Russi >. Ecco un'osc;ervazionc che svela una situazione e fa sapere, meglio di qualsia<si cronaca, quale è il modo col quale i bolscevichi rmsi trattano i citrndini della repubblica e indipendente» deW Czbekistan. Altrettanto nella repubblica dcli' A1erbaigian, a Baku, dove la ccr\Sura rivaleg.~ia con quelb centrale nel dare la caccia ai libri di scuola. Un esempio f r:i i t:rnti. Un libro di testo fu proibitç perché pubblicava, fra l'altro, unn novella nella quale si lc~geva la <l<''icrizioncdi una fami12;liaoperaia alloggiata in una cupa stamberga e dove il protagonista moriva di tubercolosi. Annota il censore: ella forse dimenticato, l'autore, le migliaia e migliaia di case che il governo ha fatto costruire per gli operai?>. Non si dimentichi mai che in un libro sovietico le situazioni dolorose debbono unicamente colpire i rapprcc.entanti dclic e classi nemiche > del proletariato. Nessun dubbio. Un ccmore dei pi\1 autorevoli ha fic.sato un.t massima inderogabile in un numero della Pravda i·ostoka, « Ogni parola, ogni riga di qunl<!iasi libro scolastico deve mostrare l'cntmia!'lmo e l'eroismo dei milioni di uomini, donne, fanciulli. che concorrono, in un modo o ncll'altro, alla grandiosa edificazione del socialismo. Gli autori debbono parlare ai ragazzi dc-i nuovi giganti dell'industria, dc-Ile centrali clcuriche, dei sovcho{, d('lle città costruite nei deserti, della. trasformazione dei deserti in oasi fiorite :♦• Questa è la con<cgna. Non è senza una ragione che i ~iornali sovietici pubblicano unicamente fotografie di c;ente che ride. Come e l'uomo che ride>. Si deve allora concludere che in tutta la Ru~ia non c'è un solo letterato fuori dic.cus..ione? Chi l'ha detto? Per unanime consemo della scienza ufficiale 'IOvietica la Russia vanta un grn.nde pensatore: Stalin. La o;ua fama non è raccomandata ad opere poderose, ma ad una semplice lettera. Nel 1932 il cam('rata Slutski ebbe l'infelice idea di scrivere in una rivista sovietica, Proletarskaia Pravda, un articolo nel quale si metteva un po' troppo avanti In figura di Trotski. Imperdonabile imprudcma. Il ditt.'1torc montò su tutte le furie e replicò immediatamente con una lettera nclla qunlc stigmatizzava il « marcio liberalismo> di certi membri del partito, che meditavano di « introdurre n<'lJ'U.R.S.S. il contrabbando trotc.kista >. Quella k-ttera iniziò la nuova èra intellcttualr del bolscevismo. ~1:arx, Engeh, Lenin, restavano sempre dei classici, che ,;j doveva continuare a leggere cd a studiare con riverenza, allo stcsc;o modo chr si continuano a kg- _{{<'rOemero e Virgilio. ma il pcn<iero vivo, attuale, ria'isuntivo delle t<'ndçn- ;-e e delle esigenze dello spirito contemporaneo doveva, oramai, trovnrsi nella lr-ttera di Stalin. Univcr,,it.ì., :iccadcmic", scuolc, i'ltituti di cultura furono agitati da questo pensi('ro purificatore, che dischiudeva i sigillati enigmi dcll'univcr-;o. Fu una gara fra i profcsrori clcllc unive1,ità bolsceviche, liberate dai vf<'- chi titolari, a di\'ulgarc, interpretare, analizzare in ogni parte le propo,i;-ioni st:tlin~'lne. La lcttc!"a fu divisa in paragrafi cd ogni paragrafo sc1.ionato in frammenti. L:1 filologia germanica non .:t\"C\"amai fatto nulla di parac;onabile nell'c ..egesi dei frammenti della melica ~ree-a o nella ricO'ltn11ionr d<'I pcnsirro dei prc..,ocratici. affidato, nrl cor!'IOdei secoli, alle veternm uluta testimonia. J titolari delle cattedre di e materialismo dialettico> dcli' università di Tachkcnt presero la rinco~a su Mosca e prontamente modificarono i temi dei loro corsi. Un unico tema: e la tendenza bolscevica della filosofia alla luce dc-Ila lettera del camerata Stalin > (Prmula 1 'ostoka, t ac;osto 1932). Ma non c'è filosofia che non debba servire alla yita, suprema riprova della verità. Ed ecco che il Commissariato della sanità pubblica dcli' Uzbekistan organi1..za una serie di conferenze su questo argomento : e La lettera del camerarn St.,'llin e i doveri della .;;c-1.ionc di ginecologia>. (Pravda f'ostoka. 3 agosto 1932). La letteratura si sente distanziata dalla scienza. 11 segretario generale dcli' Associ:1zionc fra gli scrittori sovietici, Kirpotin, corre ai ripari. Dirama una .::ircol.uc che invita gli scrittori a ispirarsi, nelle loro opere, ai di~orsi di Stalin, nei quali e ogni riga offre un tema fecondo per un'opera d'arte». Due giorni dopo la Literaturnaia Ga- {.ela scrive che Stalin è un « grande stilista ». Al Congresso degli scrittori sovietici convocato a Mosca ai primi del '33, il dfrettorc dell'hvestia 1 Gr0Nki 1 pronunzia il discorso inaugurale nel quale trO\'a modo di citare questa frase di un grande scrittore russo: e Un vero poeta deve sapere tutto ciò che interessa i più intelligenti, i migliori. i più illuminati Jra i rappresentanti del suo tempo». E commenta: e t. come din 1i ; studiate Stalin >. (Poslednia .\' ovosti, 11 gennaio 1933). La parola d'ordine è lanciata. Le voci isolate fanno coro. La rivista Il campo letttrario scopre che e Stalin si è scmprc distinto per il suo amore C' per la sua profonda comprensione dclJa lcttNatura », mentre un collaboratore di Riuolu;:.io,1e e cultura afferm.:1 che Stalin è fra e i più profondi conoscitori e critici di Hegcl ». Un nitro, che il dittatore appartiene alla rio;trctta cerchia delle « competenze veramente autorevoli a trattare dei probl-:--mi della filoc;ofia contemporanea >. e Dopo tutto>, scrive il direttore del Fro11ti culturali, « certi teoremi di Aristotele non sono stati decifrati in tutta la loro portata che dallo Stalin >. 5?lo Aristotele? e un limitare il raggio mC"ntale del grande uomo. f!. forse per quc,to che all'Accad<'mia comunista un profc'-sore di filosofia ha sentenziato: e Le t<'Sidel Kanti"mo non pos- ,ono rc.~crc comprese a fondo se non alla luce della lettera del cam('rata Stalin>. I puri esteti non sono def r:\udati della_ loro parte. e Compito della linguistica e della critica è lo studio drllo stile di Stalin >, scri\'C la Litrratur- ,iaia Caino.. Oemian Biedny, lctt('rato enduto in disgra7ia 1 tenta di rifar-.i ~ridando in una riunione di arti~ti: « Jmparatc a c:crivcrc come Stalin!». Una srrittriC"e lo fìanchc,:tgia: e Stnlin è il dirruo rontinuatore di GO<'thc ». Chi conosce meglio di quah.ia.;;i .11. tro la lingua rusc.a? e Se voi mc lo do. mandate», dichiara Kalinin, pr('c;identc dcll'U.R.S.S., « io vi rispondo subito sc-nza C!'lita1ionc alcuna: Stalin >. ' Nel t<'r-1:0centenario della nascita di S~inoza, la Prnuda tro\·a modo cli pubbhrarc unn piccola antologia di pensieri tratti dall 1 Ethica, alternandoli con C'it:\zioni tratt(' dai di'lcor,;i di Stalin. A\·cva ragione Lc<'ne Trotski quando, ai suoi hei tempi, si abbandonò a qu('~ta profr;-ia: e :\'cll'ordine soci.1lc chl' noi imtauriamo, chiunque sarà un Aristotele, un Goethe, un Marx». Si \'Cd('. S. C. BARAVF:J.Ll PIÙ CHEL'AMORE QUASI DIF...CI ml",i fa, colui, rh" oqgi va 1n giro pt>r I Europa sotto il nome di Duca di \\'ind'IOr, e cht, allora, era Re Edoardo VIII d'Jnghiltl"rril, foct.- una vi,ita ufficialr al Galles del Sud e noto o, per lo meno, si intui¾'.e facilmente che cosa &ia la visita ufficiale di un So,,rano couitutionalr ad una qualun• que Provincia del suo Regno: rg11 deve guardarf' quel che gli ~i fa \t'dcre, e può anche capire se- lr co~t.- \'adano bt-ne o vadano male, ma drH' ben guardar,i dal dirlo. Tutti, inglesi o ~tranieri, che siano dal caso condotti nel Gall<"~ meridionalr, 5000 liberi di dire che quel pa1·1t è in una crisi ttrribile e chr nulla ,i i: fatto per mettervi riparo. Tutti· menO il R<" li Re può guardarr, ma non deve parlarr. Jn una Naz.ionr, chr ~i dice di uomini li• bcri, il Re è l'unico uomo cht> non ~ia libero. Cosi vuole quella ....r meraviglia di contraddizioni> che è la Conitutione ingleu-. E ciò spiega prrché gli inl{lcsi si siano tro\ati bene con re che non parlavano, né capivano· l'ingle,e e per,ino con un re pazzo. A dire il vero, anzi, ~embra che, appun10, grazie a questi rt.-, dire-mo cosi ecccz.ionali, la Costituzione si perfezionauc e di\·entasse ciurlla inimi1abile meraviglia che è ~la torniamo alla visita di Edoardo VIIJ al Galles del Sud. Questo paese ~. fonc, fra tutte le diJt1eHed oreaJ del R<'gno Unito quella le cui condizioni sono più tra• gich<'. La crisi nel Galles non è cominciata quando è cominciata in tutti ~li altri pafsi, ma pa1ccchi anni prima, e precisamente dal fatale scio~ro minerario del 19~6. Fu una follia quello sciopero, una \·era foJ. lia, r durò molti mesi. Quando fini, si constatò che il carbone tedesco o polacco a\'eva preso il posto di quello britannico su molti mercati estt.-ri e che il carbone inglese non avrebbe più riguadagnato il terrrno perduto. E così molte miniere del Galles del Sud, che si erano chiuse per lo ~ciopero, continuarono a rimaner chiu,e. Oggi sono, in quel pac5e, mina1ori che non lavorano da dieci anni, lavoratori che hanno dimenticato c.hr cosa sia il la, oro, fami~lic che vivono di carità pubblica da anni e anni. Quando vi andò Edoardo VIII, c'erano quarantacinquemila minatori disoccupali e solo duemjla lavoravano. Il Re, dunque, girò e guardò a lungo. Nel Galles del Sud il paes.ag,io è 1ristc · le colline sono spoglie d'alberi, qua~i nude Le: miniere abbandonate, gli impianti silenzio~i, deserti e spog(j, le capanne mi1t• ra_bili completavano il quadro, ins.-rendo la tr1Jteua dt"ll'uomo nella 1ris1eua ddla Soprattuno, il Re guardò gli uomini, fissò i volti smarriti o disperati o ra~segnati di quella folla plaudente. E chif'se a un min:\tore da quanto tempo non la\·orasse. « Da quattro anni >, rispose il minatorr. Il Re si rivolse a un altro; e Da 5<"i :t. A un altro ancora: « Da dicci >. Il Re non riusd a dominare la sua emozione. « t terribile! > mormorò. E poi ad alta \'O<'e esclarqò: e Qualche co~ si dovrl"bbe fare pt"r il Galles 1 >. E questa frase, più che l'amore per ~•anuale Duçhc-ssa di Wind~or, gli e.ostò 11 trono. II Re aveva pubblicamente sconfessato il suo Governo. Quc-sto fauo era ~c.. u prt-• cedenti nella uoria costit•uional•· inglese Le basi stesSt" di quella e mera\ iglia di contraddizioni>, che è la costituzione, erano scoue. 11 Time, pubblicò un anicolo, che fu un capola"·oro di abilità: 5<"nza venir meno al rispetto do\ uto alla Corona, ri- -.:hiamò il Re al rispNto che dovna alla C0Jtitu1jone. I giornali più autorevoli furono dello ste~~o a\'viso. Jn,;omma fu un coro di rispettosa indignazione. Cosi, nel paese in cui il e precedente > impera sonano, in cui la tradizione è signora assoluta, al primo fatto senza pre• cedcn1i tenne subito dietro il vcondo: il Rt ave,a richiamato il Covc-rno al suo do- \'('re, e la si ,npa, ora, richiam:n-a il Re. E neuuno pe,.sò più ai minatori dt'I Galles. "SILEIIT GEORGE" SONO PASSATI dieci mesi, e nitnte si è fatto per il Galles. Bisogna anche riconoscere che il Governo po• trebbe fare ben poco. I disoccupa1i bri. tannici non vogliono arruolani nell'esercito, né nella marina, e non vogliono emigrare Le Trode {/nions non permettono che si riducano i salari, In queste condizioni, per un Governo, non c'~ altro da fare che pagare indennit:\ di disoccupazionr e Spt"· rare nella Provvidenza. t quello che fa il Governo ingle~e. Nel frattempo infatti il preuo del carbone è aumentato' e nel éalles si l~vora un po' di più .. Ma, onesta· me:nte, il Governo non si attribuisce il mc• rito di ciò. Es<o fa qualche altra cosa: organina vi- ,ite re'!'ali. A otlo mesi di difoin:i:a dalla \'i~ita di Re Edoardo, ecco che, nt.-1 luglio .sco1'0, anche Re Ciorg:o ha fotto la sua \·isita al Galles meridionale, accompagnato dalla Regina }Wsabet1a F. la buona popolazione del Galles li ha accolti con gli ~tessi applausi con cui accohe l'altro rovrano, btnc.hf abbi3 ormai, imparato che un re coSlitu'lionall" non ~olo non pu() far niente per lenire la sua miseria, ma non può neppure dire che ~i do\'rebbe fare qualcosa per lenirla Re Giorgio VI non ha mai parlato in pubblico <', secondo la rid,1a amt"ricar'la Time, la quale, a dire il \'('ro, ha una C('rta inclina-zionc al pettegoleuo, n, rebbc qual• che difficoltà a esprimer,i , r ne ~arehh<' prova il fono che, quando pronunziò un breve discorso alla radio di Edimburgo, parlò così l('ntamcnte che fra l'una parola e l'altra intercorsero pamc di quindici S<'COndi. li Governo insl<'se, perc-iò, può, ora, or• ganiuare visite regali in qua\si\"oglia paese elci Regno Unito o dei Domini s<'n'la avrre a temere che il Re faccia dichiarazioni inopportune. Con un Re co~l amantr del sikn1io, come Sua Mae~tà Giorgio \'I, un Governo vive tranquillo. Giorgio VI, infatti, nC'l Cali('~ non drlu«- le asprttativc del iuo C.ovf'rno: ,isitò le ,1cs5e minit>rt" abbandonate o atti\r, che eil aH\a .-i,itat.- wo fratello, contrmplb li" 5tl"•,c collinr ~pogli", chr s110 frat('llr, a,e\'a contemplate, ,. ltuardQ in farria !.t su,1a folla, rau,.a:nat.a ,. tri1tc. 1ta non parili. Sol(), di tanto in tanto, lo •i vid(' in atto di ~carubiare q11alchr parola ~1tovocc con la Rl"gina F,Ji,abi-tta. Alla fmr c~li comf'1;!:nÒai rappre:M"nt.mti ddla popola'lione, c-he ~li avc-\·ano dato il brn- \'('nuto, una ri,po~ta di rina:ra1iamento al Gallr, dt'I Sud e in cento non eccitanti pa• role ~ritte>. e in 100 un~xcittnt u-ritttn u;ord1 >. Co,ì i re- inglt'~i con~rrvano i troni. taando o parlando P"r ì,critto. E, parlando, corrono ri~chio di perdrrli t una morale alquanto banale, ~.- si \·uolc, ma rht.- <'i era \'f'nuta in mt"ntc anthr- l1•ga;l"ndo lt' ~lt>morir di 8Ulow. 0\1:-.l'IOUS FANTASMI ì'"ii)D ECCOCI ancora fra i piedi la So· ~ r_irtà d~llr Xazioni In questi giomi 11 riun1sc<', pt"r la novantottl"sima volt~ da t"hr è stato costitui10, il Consiglio 'IO('ietario. Vi si dovrebbe parlare anche della Spagna. La confcrl"nza, proposta dall'lnghiltt-rra e dalla Francia prr la sicurf'1.za del 11cditerraneo, può diri.i colata a picco dalJ'inqualificabik prowxaiione IO· ùe1ica a cui l'Italia lta ri,posto con un rifiuto «:legnoro. D'altra parte, anche 'ie alla Spal{na, a quella e roua > che è in procinto di scomparire d:i.lla carta g('O• grafiea, sarà ridato un ,t'ggio ntl Consiglio dt"lla Lega, pel(~io prl Consiglio e: p<"ggìo per la Lega, la quale aHà nel suo seno un fam.asma di più Ce n'è un altro ben noto: l'Etiopia del Negus. Xoi italiani diciamo di<" è ora di levarlo di meno, .,e si \UOle chi" ~iano ristabiliti i contatti fra l'Italia e l'Europa ~ocietaria L'Etiopia era uno Stato che: l'Italia, vincendolo in g\ierra, ha distrutto. t rimasto un territorio e un popblo, ma l'organismo statale è scomparso, tanto che St" l'Italia avesse voluto fare formalmente la pace, non avrebbe 'iaputo con ehi trattarla. Se dunque la Soci(tà dl"lle Nazioni continua a considrr,ire comr csis:entr uno Staio etiopico e a co11trapporlo all'Italia, ciò significa che cs~a lo ri1iene come non vinto e che quindi mantiene, contro qur· ~t'ultima, uno stato, di guerra Perciò l'Italia esige che sia fatta finita con qursta pericolo'ia fin'lione. Non chiede alla Società dc-Ile ;\·azioni di r:conoscere cht.- è sorto l'lmpero italiano, il quale: non ha affatto biso~no, per esse-re quello che è, del crisma gine,•rino. Chiede che si decida ad ammettere che l'E1iopia del Negui è 'icompar<:a, e che finlJ:('rt la sua esistenza equivale a CoJtringerc l'Italia a trattare i rt"spomabili di que5ta finzione- come ahret1anti suoi avv('rsari. Tale è la situai.ione politica. Ma il grande guaio della Socie:tà delle N:uioni è che essa trasforma e deforma lutto ciò che tocca Le situa:i:ioni politiche si riducono, sotto le sue mani, a situazioni giuridiche. La sto• ria di\·enta procedura. Siamo giusti. Come potrebbe, la famosa Società, non pascersi di finzioni, St' es.•a medesima è una finzione? Vogliamo dire, che 'riposa sopra un presupposto irreale, quello che la democrazia sia applicabilt.- ai rapponi fra i popoli, e tende a un fine irreale, qudlo di risolvere i conflitti tra i popoli come: ~i risol\'ono le liti fra i sin• ;:oli. Tener per vero qv.el prrsupposto e per raggiungibile quello fine, è stato rd è cosa comoda per coloro che da una simile. conc.ezione sono aiutati a mantener le loro posizioni egemoniche: straordinario pa. radosso, per cui l'egemonia può difrndcrsi attra\·erso l'egualitarismo, ma paradosso spiegabile perc:;;hé, da che: mondo è mondo, è più facile che il diritto accorra ad aiutare la fona, che la fon.a si satrific.hi per dift.-ndere il diritto. I popoli non sono tutti ev;uali fra loro. Non lo sono, né idt.-almente né materialmen1e, gli uomini singoli (e questa. è la suprema i"anz.a contro il comuni~mo) ; fi. gurar,i '.\C pos'iono esserlo le Narjoni, le quali sono concepibili come re.1ltà storica unicam<'ntc in quanto si differen'liano lr une dalle altr<'. Ma l'eguaglianza, negata dalla 5toria, rinasce nella prOCt'dura, cd è quanto basta al diritto. Di fron1e alla Lega, in quanto membri della Leq:a, !"Italia equivale all'Honduras, l'Inghilterra al Guate• mala E i morti equivalgono ai vivi Gli autrntici e societari > si mcravif!:lit'rrblx-ro drl contrario. ~fa la colpa non è dt'lla L<'~a, è della formula giuridica ,Ila quale \i f' voluto innahare un edificio politico. Anche quella di realinare una pace le• !;ale fra gli Stati come la si realiua, con i giudici e i carabinieri, fra i cittadini, ~embra, ma non è un'idea ovvi:i.. E chtil progre,'0 giuridico debba con,iHere nel- \'e~tcndcre l'impero del diritto rlai singoli all'umanità, i pacifhti pot.rono divrni~i a pt'ni.arlo, ma ,i tratta di un'illu(ione. S ,·ero che una volta i ~inf!:oli <i facevano ~iustizia da \Oli, fmchf lo S1ato con b. ,ua forza mvrana lo I iu,cito a monopoli11:ar" pf'r •é il compito di di~tribuirf' la ra• {:ÌOne <' il torto. In Italia, 01mai, è \'irtata anch<' l'autodifr~a di ela\SC. Ma d:,,l sin• i;t;olo e dalla elaHe alla Xa1ionc o Stato, c'è un salto di fat10 e- logico, chr lt for. mule. giuridiche pov,ono tcnl.u d'i'l'.norar<", ma rhc la realtà politica dimo~tra in ogni occat.ione t pot.t.ibile che: la fon.a dello Stato pirll;hi la \'olontà del(li indi\ idui, ma che co,a può pie!lare la forza di uno St:ito ~<' non quella di un altro Stato più forte, F. allora è impo,<ibilt" che s'in~lauri la pace uni\·enalc r perpetua. Sin'l'.oli 1· Na1ioni, anche 51" il diritto IX'rmettc di <:onsiderarli tatti quanti comr «.g~ctti ~iuridici, app.utrnf!:0110 in realtà a piani locici diHni, 11·n1a contatto fra loro. Ghr si po<it:\ pa~,arc dall'uno all':lltM è un ~o~nn. \\. (':. S· ..J
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