( ILSORCIINOGONDOLA ) MARLENE E FRAN~AIX Venezia., settembre, STACCATA dal mondo e dal lCmpo. immobile, imperitura, V<"nczia con. l'apµrossimani dell'autunno va prendendo la co~ì detta doratura di stagione. E quando il ,olc cala dietro la città, si sciolgono più vivi e ariosi ne-Ila luce dolce e febbrile i mosaici delle sue fabbriche e ~i fa più pronunciato e ardente il tono bizantino dei ~uoi mille luoghi ilJunri. La piazza San ~(arco ogni volta sembra vuotarsi e ricmpir-.i di popolo sempre diverso, come una botte che cambia vino. Accorrono le genti, dalle strade adiacc-nti. all'urlo marino delle buccine, o .ii colpi di cannone che annunciano 1:1. ...quadra navale: tutti accorrono, e inc:icmc, dai loggiati e dai cornicioni del Pal..lzzo Ducale, tutti i piccioni vengon ~iù in ruote di tcmp~ta. San ::-Vb.rco è un vero "alone· da riC<'vimcnto: 5cmpre in festa. I for.,sticri passeggiano come invitati, i veneziani fanno gli onori. Turchi, dalmati, marinai musulmani e cristiani, levantini e mammalucchi d'ogni specie, riempiono la Riva dc• gli Schiavoni d'un movimento continuo. confcr<'ndo a Venezia quel co• lorito univer:alc che ricorda la pittura di Paolo Veronese. Qui è la casa di tutti. Ecco dei gruppi di indiani bui co• me la cappa del camino, che riescono a costituire un cumulo d'oscurità mo- ,·ente in pieno sole. Avvolti nei loro impalpabili paludamenti di seta, fasciati di fumo, quasi, con mille giri di veli, camminano in• nanzi a crocchi portando seco quell'ombra come anime venute dal limbo. Venezia è fatta per costoro che nel loro pac5e d'origine son schiacciati dai grattacieli, dagli stores coloniali 1 dai magazzini e dai docks Idi cemento. Venezia devono amarla molto questi orientali puro s~ngue che nella loro India han perduto la cornice e il quadro: ceco per loro una città nata su una riva di sogno, una città sull'acqua, ove tutto, in lungo e in largo, brilla del più puro e splendido oriente, e uno i.pecchio di mare incantato. La stagione cinematografica sul punto di finire al Lido ebbe un soprassalto di vita1 una vera illuminazione: sorse in piedi, riapri il Teatro, e rico• minciò a dar spettacoli, per l'arrivo della squadra inglese, in onore della quale vennero proiettati sullo schermo, con gran solennità di pubblico, i grandiosi film della più recente produzio• ne inglese. Intanto, durante questa coda supplementare e maestosa della stagione vtdemmo sopraggiungere al Lido di Venezia, l'una dopo l'altra, le più aut<'ntiche celebrità del Cinematografo internazionale. TrC'nkcr e Emil Jannings 1 Brigittc Helm, c'erano stati prima, ora è la volta di );ils Aster, John Lod~e, e dei francesi Henri Clerc e julicn Duvivier. ~ia quel che 'mette in .subbuglio· piazza San Marco e la Riva degli Schiavoni è la presenza qua e là di :'.\Iarlene Dietrich, la grande Marlenr. Eccola apparire, seguita da un codazzo di gente che aumenta man mano d_j numero fin che la na~condc alla vi~ta. Essa viene così scortata verso il caffè Florian; una giovinetta l'ac• compagna (forse sua figlia; ad ogni modo non è una bambina : quasi più grande e più bella di lei). Un signore che ha l'occhio frappant di una bel- -V:'1., un a5pctto e."Otico veemente, qua- \i coloniale, col volto infiammato da d11c- baffi di paglia, la segue: ,pcravamo eh<' fo:,-.c il marito, ma invece no, ;. Sternbcrg, il famoso e geniale regi\t.1. lnsi<'rne a lei ci sono altri tre .Jrr,ona~gi perfettamente neutri. Si "ono "eduti tutti a un tavolo vicino a mc, del caffè. }.farlcne, le braccia nude e magre, r..i.nnicchiando'ìi sulla sedia, fa un po' b ~obba di contentezza come nei film. Pnrta i.ul c:tpo un capp<'llaccio ver• de tiroiL~,c.. F. proprio lei tale e quale la \i \"ed(' \ulJo 1-('hcnno. SC'nu bdlettn. ,cn:>:a bi\tro, '.-<'nta cii;lia a_g~iunte, ,rn1:1 piume, e nient<" che lucci<"hi, più tr.tnquill.1 che qu;mdo rccit,1 · anzi sag- ~ia come una mamma che ha sua figlia a1 fianco. I camerieri fanno un po' di largo in• torno a questi personaggi, perché abbi3no almeno tanto d'aria da rcc;pira• re in pace. L'uomo interessante dai capelli un po' lunghi, dalle basette e baffetti di artista che ci sembrarono gialli e invece non sono, si batte con un futile ba<::toncino da ufficiale la spalla e sembra leggermente irritato di questo as. \Cdio che la folla immobile ha messo intorno a loro. Tuttavb. ~farlene, divertita, ride senza ,coppi.,re, guardando in giro il bastione, la muraglia, di giovanotti veneziani e di popolani che stan lì di fa. zionc a braccia conserte senza batter 'ciglio: soddi~fatti ammirando. :\farlene porta qua<::i aJlc labbra la ">igaretta, con quelle sue belle mani dalle dita grassocce e affusolate, ma è continuamente di,.tratta e non fuma. ~folte eleganti signore sedute in eroe• chi ai tavoli vicini fan finta di non accorgersi di nulla. L'abito della Dictrich è dei più semplici, anzi dei più poveri che si possano immaginare. Marlcnc non porta ricchezze addo'-so, non porta ornamenti né alle mani né al collo. S'è vestita co,ì for-c per non attirare l'attenzione e non eccitare la curiosità. Vorrcb• be pas,are inosservata: ma tutto era inutile. Pareva che facessero pt.., ~-iuoco a chi resi'>te di più: il pubblico ammutolito da una parte, e la grande attrice dall 1altra, così, comcrvando le distanze per una buona ventina di minuti. Dopo esseni misurati come degli av• versari che per la prima volta s'incon• trano, finalmente Marlene ~i alzò con lentc-zza, quasi timidamente, e con lei la figlia, Sternbcrg e gli altri tre del loro tavolo. Allora, udendo dietro di sé degli applausi e dei battimani entusiasti, nell'atto di voltarsi e di sorridere, la stella del cinematografo mostrò i suoi veri occhi d'un colore verde e oro, subitamente straordin3rio, e avvolse d'uno sguardo incantato que- ~to mondo così nuovo per lei, questa piazza mitologica e questa folla italiana così gentile, discreta e adorabile. Fu uno sguardo da grande artista. Due occhi simili non cc li aveva mai mo:.trati 5ullo schem10. Dunque Venezia da pochi giorni ha ceçsato di essere, a causa dei film. un ponte di passaggio per la gente che va .1 divertirsi al Lido. La Mostra del Cinema, che conobbe que.n'anno soprattutto una popolarità e un successo immensi, s'è chiusa defi. nitivamente, proprio mentre qui nel cuore della città è cominciato e si svolge il Festival mu'>icale reso più intenso dalla sua stessa brevità. rn sci giorni comecutivi che lasceranno memoria, sarà compiuta la quinta rassegna internazionale di muc;ica Contemporanea sotto l'alto patronato di S. A. R. ed I. la Principessa Maria di Piemonte, curata dai com.rn.iu.'\ri :-VI. Alfredo Ca.sella e Mario Corti. Negli anni precedenti, in trentacinque concerti 1 il Festival mu.sica.le vcnc-liano ha presentato complessivamente centosessanta lavori sinfonici, teatrali e da carnera, dovuti a centoventi autori d'ogni nazione del mondo, rappresentanti le correnti più significative della musica contemporanea, mentre in appo'>itc '-<!rate, come si fa anche in quc-,;ta quinta edizione, furono rievocate mmiche antiche che a.ssai di rado vengono rec..'\tc al pubblico, e in particolare musiche dell'an• tica scuola veneta. Queno per la storia dell'importante istituzione. Qucc;-:.'anno, apcno il 6 settembre con un conc<'rto (Ìnfonico, il Festival muc;ic..i.le ,;i svolge. al Teatro Goldoni. In quec;to primo concerto vennero eseguite per la prima volta muc;ichc per grande orchestra di .Jean Françaix, Carlo .Jachino, Bela Bartok 1 Sergio Pro• kofìcff 1 e Gianandrea Gavazzeni, auto• ri tutti ben conosciuti fra noi . .\fa il primo fa un'eccezione: Jcan Françaix, il quale, ei.,;endo asc;ai giovane, venne introdotto per la prima volta in Italia. Qu<''ltO musicista di ventisei anni appena ci ha meravigliato non poco. Il suo Concrrto per pia110/orte e orchestra lo trovi.,mo semplicemente ammirevole. ~ della mmica tutta moderna che J>f''Ca ron le radici nell'antico : canzoncine giranti in giuoco di concerto, condotte, sviluppate, strumentate con un gusto e una gioia finissima. .\ Jean Françaix vanno tutti i nostri voti. Il primo e il secondo tempo specialmente del suo concerto costitui~cono un'opera mu-sicale commovente e hclli,sima. Dir('\"<" con gran bravura qut"sto pri. mo e difficil<" concerto iJ maestro Pre- \"itali. DRUNO BARILLI ~1: ~ S ARA;'{:"\0 passati otto anni da quando prendemmo il treno da una dtti universitc.ria in provincia e partimmo per Roma. Il treno era pieno di giovani: fr:t i sedici. e i vent'anni. e i primi cinqu~mta chilometri furono canti continui: can. zoni di guerra e canzoni squadriste, e in più qualche canzone studentesca. Qualcuno diceva preoccupato: « Domani non avremo più voce ~ 1 e dav. vero le voci si facevano sempre più fioche e st:mche. Le nostre gole scottavano. Salutavamo i cont:tdini della maremma, che rispondevano allegri; guardavano il treno fuggire nella pi:inura e restava nei loro occhi curiosità e desiderio. Curiosità per sapere chi fossero le Camicie nere che andavano verso Roma 1 desiderio di essere su di un treno tanto festoso. Roma, a quei tempi, era meno di ora avvezza ad accogliere i giovani di tutta l'Italia. Giungemmo a sera, ci meravigliammo intravedendo le luci del centro j passammo per vie oscure, ci andammo ad accantonare in ca~m1e e in fal;>briche deserte. Dormimmo sulla p.,- glia e all'alba, svegli, guardavamo intorno a noi. Era prestissimo, le divii.c dovevano e~sere messe in ordine. Fra ~ci ore avremmo visto Mussolini. .\ I msol ini ci parlò sotto un sole cocente. Eravamo migliaia di giovani e le sue parole allora ci davano l'imprcss~onc di un vicinissimo destino guernero. Sempre ci viene fatto di yemarc a quel m;iggio 1 tutte le volte che a Roma vediamo Avanguardisti e Gio\'ani fascisti, venuti dalle provincie, girare per la città sicuri di sé, con una compostezza che noi non avevamo. :--.--onion si andava sicuri, la città nuova ci ,tupi- ,·a ad ogni momento; la maniera stes~a con cui venivamo alloggiati ci dava una impres.~ione di avventura e di ri~chio. Dormiv;1mo ~ulla pa~lia, ci arrangiavamo; marciavamo impettiti, all'improvviso ci mettevamo a cantare. C'era ancora in noi qualche czy;;adi di,ordinatamc-ntc giovanile. Eravamo venuti a Roma magJri contro la volontà dei pa• renti, per i quali andare a Roma signi. ficava distaccar,i dai loro fì"li. Roma era una cosa lont.1na da tutto il re,to del paese: era una città come tutte le altre, il cui significato noi soli più giovani, noi ragazzi, cominciavamo a capirC.' . \ndarc a Roma rra una. avven• tura, era come p:1rtir pc-r la gt1erra, come un prepararsi a tutto. 11 \"ia~gio a Roma con ~e organizzazioni giovanili era un gran pa,i.o, una data che avrebbe 1-t"~natoun nuo\"O periodo della no• stra vit:t. t Ci mancava la r;icurczza degli Avanguardisti e dei Giovani che I in questi giorni, ahbiamo visto dovunqu<". HanPAGINA 11 no costoro una grande familiarità con Roma : ci vengono una voha l'anno a t apporto. Arrivano, sanno dove recarsi; conoscono la disciplina del loro soggiorno romano. :"\oi eravamo ancora trop• po vicini al tempo in cui venire a Roma era un poco ripetere simbolicamen• te il gesto dei nostri fratelli maggiori. Venivamo quasi per rivendicare qualche cosa; se non fosse altro per affe1• mare una certa volontà di indipendcnz,1 verso l'esagerata. cautela di casa. C'era in noi come il principio di un:i nuo,·a mentalità giovanile; noi l'avvertivamo1 né ave\"amo modo di arrivare fino all'ultima conseguenza. Arrivare fino all'ultima comegucnza era giungere dove ancora giungono i ragaui e i giovanl di tante nazioni del mon• do : di quelle nazioni dove la gioventù è lasciata a se stessa. E: vi\"O in tutte le gioventù del mon- ?o un desiderio di movimento, di vita m comune, che quando non viene educato e indirizzato, può trasformarsi in amore per l'avventura o per il vagabondaggio. In noi, dieci anni fa, c'era quell'amore del rischio. Finita l.t guerra 1 si era andato sviluppando il nuovo costume che rende così diversi, cos~ .fa.ciii i npporti fra la gente: più fac1h 1 rapporti umani, più ~crnplice la vita. Roma non è più una città lontana. Per molti ragazzi la gucrr.1, l'Africa non è un sogno. Xoi non potemmo arrivare fino ali' ultima comegucnza. C'era ancora l'abitudine familiare che non si vince mai facilmente. Le no!>tre famiglie non mio si rnera\'igliavano: si sgomenta• vano addirittura ,·edcndo gli umori e l'animo dei loro ragazzi. La campagna, che per i no,tri padri era una cosa lontana, per noi era come un prolungamento della nostra città. Facevam0 gite in bicicletta con una semplicità che prima nessuno osava. ~fa le nostre era~o gite brevi, mentre i ragazzi di ol!gt con la loro bicicletta ~irano tut:,t l'Italia. Qui è il segreto di tanta loro sicuren,\ nel \'l'nire a Roma. Venire a Roma non è più nulla di recczionale nel• la loro vita. e un do\"ere. un fatto al. la portata di tutti; come l'andare a ~cuoia. La loro vita fuori del Campo Dux non è quella del gio\'ane che vi: "ita una città nuova e sconmciuta. Sul \'olto dei ragazzi di un tempo c'~r•l quako\a che stava fra lo stupore e 1a pcn:t. Tutto il contrario dicono i volti abbronzati dc~li Avan~uardii.ti e dei Giovani fai.cisti che questo -.ettembrc hanno riempito le nO\trc strade. Han• no un po' l'aria di ,oldati in liber,l u~ita; ma nC'mmeno di soldati, di veterani dirrrnmo. Ll ~era pa,,eg~iano -.icun: tomano al c~'\ff1pocalmi e sereni. ( PALCHETRTOI MAN) I a ~~~ll QUAZ\:D0 s \'uole buttare tra le gambe del teatro italiano 1.m esempio che lo stronchi, si dà di p i'tlio al tea_irorusso Esempio d, effetto tanto più ,1curo, che il teatro russo da noi è noto più che altro per sentito dire. Chi scri\'e, non solo conosce il teatro russo, ma lo ha p,at1cato, Con piena coknizionc d1 causa, affcnflcremo dunque che Il t~at,o runo non ~sisu. Che vale un es('mpio di qu('sto gen~re? 11 teatr_o russo esiste come riprova del s1gn1ficatoetimologico della parol11(-teatro: • cosa .da vedere•), esiste come colore, come movimento. come rumore (1oprnttutto come rumore: è incredibile quanto il teatro russo, questo teatro sen1a voce né parola, è rumoroso!);_ non rsisu per il concc110che del teatro abbuuno noi, uomini di cultura cianica: e~pressione poetica per mezzo della scena e degli a11ori. A questo punto gli equivoci fanno capolino. Espressione poetica•• per taluni pub s1(.!n1. ficare • teatro del colore•. A,•vcrtiamo,una volta per sempre, che delle feuerie noi non tenumn conto. Il teatro russo è rappresentazione di mimi che urlano, si agitano, mn non parlant>. I russi chiamano •muti• .i;clistranieri, ossia coloro che non parlano russo. A dispetto di questo egocentrismo linguistico, il teatro rt_lSso è teatro da sordomuti. La stess-am1m1ca dei mimi russi non t la traduzione in gesti, atteggiamenti, espressioni facciali d1 un linguaggio, di un discorso, del ritmo, della• articolazione menulc • legala all'articolazione fonelica.degli uomini abituati a parlare, quale era la mimica del teatro romano e quale s'immagina una eventuale mimica italiana. ma t un'espressione singolare, perché l'attore russo non dispone di altro mezzo di capress1one, se non d1 questo vivo geroglifismo che son9 i movimenti del suo corpo. Se il mondo i volontà e mppresentaziont-, il teatro russo è - senza freddura - sola rappresentazione. Era ovvio però che da sifratte premesse dove5sc nascere quella forma di spettacolo detto • balletto russo•, che Sergio Diaghile,· portò in giro per l"Europa, cioè a dire uno spettacolo che non solo ignorava IA nostra architettura e la nostra lo~•ca teatrali, ma. ignorava perfino la strategia coreografica,il movimento a falange, il quadr:iito Si vede che sono come a casa loro. rom11,nodel balleno cla.s.s1coe, im,tava lo Sono venuti a ripetere quegli e~crcizi, a fare quelle manovre militari e atletiche che fanno per tutto l'anno. La loro gioventù ha forse meno sogni di quella di un tempo; perciò c'è tanta virilità nei loro occhi. Vedi in essi una sicurez-ta umana che ti rassicura. Se sorridono, è compostamente. Se cantano1 ~ senza ostentazione. ·on sono spavaldi; sono semplicemente forti e tranquilli. Sono venuti a Roma non per vedere una grande città : Roma la conoscono da anni. Sono venuti a Roma per prendere gli ordini di :\{uswlini. D. A. speuatore a sedersi nel centro di un fiore,_e a partecipare alla sua vita auurda. A int1m1tà cosl stretta tra i • buoni europei• e l'equi\'OCO sentimentalismo della fantasia arabo-gotica, nemmeno il Wagner del Porti/al era riul\cito. Potremmo aggiungere che le qualità del teatro russo sono le qualità steHe del popolo russo: sensuali.smoe assenza di forma; ma qui si parla di teauo, non di etnografia. Qua~- cuno stupirà che, dal teatro d1 pro"la, si sia passati ai balletti russi? Rispondiamo che fra teatro di prosa, teatro di musica e teatro d1 danza, in Russia c'è fusione. Il teatro d1prosa che ha preceduto i balletti di Dia1thilev era altrettanto coloristico e danzante, e que• sti sono un deri,'ato del Ttarro d'Aru di .\fosca. fondato nel 1898 da Stanislavski. Diremo di più: tutto il tt"atrorusso, drammatico o lirico, tende alla core0Jtrafi11Q.. ualunqùe forma di teatro, e la più prosastica ancora e immota, i russi la voltano in balletto, a quel modo che certuni cominciano un discorso in italiano, e dopo Ire parole lo continuano in dialetto. Il testo di una tragedia, d1un dr1;mD EL VANTA GG I O :'.:~;:' ~::n'~~,d~:·, ''u":•t~;.:;~•~:; SUI TETTI dtlla Can::tlltrra appar,u una torutta con sopra un btllisnmo orologio d1 marmo. G-1ornfia, JMssando, al::011 gli occhi, con nostra mtrat 11glia non t.•tdnnmo più qutl• /'o,olo,'!10.. \1a c'i di più: ancht lo torrttto tra scomparsa. Ctrtomtntt qualcht purista dtll'a,. ch1ttttu,a ha voluto pur,ficart il nobilt tdificio dtl Bromontt, t toglrtrt la torretta. Ln man)a dtl purismo d imMnsitn"su. Si ji11ird col ,adtrt al suolo tutto Roma: Roma i uno torta a strati, in fatto di st1lt. Tonto tht st II t:uolt tfrar fuori il primo, ci~ qutllo tht sto sotto, qutllo bruciato dal fuoco, occorrt buttar giù qi,tllo cht c'ì sopra. /.,o sttuo sta auadtndo in Pia::.::a i\"at:ona, dO't.t obbedrndo a un P1t• ,Umo di cui non si comprtttdono gh scopifù,ali, si i Ri11.mlad abbatttrt dtllt cast boroccht per rmutttrt olla l11c.tquattro sassr d1 Domr::rano lòguardo alla torrttta dt:lla ranulltria t al mo orologio, non pomamo cht doltrci dtllo loro scomparsa. A proposito d, oroioKI cht scompaiono, ricordiamo ch, a,idu su C'asttl Sant'Angtlo nt apparit•a un altro aJSo, btllo cht ,I punsmo ha t·oluto toghtrc,:. ANNI fa, un t:10/tnto ttmporal, dannrRgW la palla che 1tot:o sopra la bt"Jlacupola dtllo c.l1ic1adt-llo Sapienza. I pompieri doutttro 1nttrt·t-nirt a fOKlrtrlo (>t'rtntart danni maggiori. ,\fa tutt, trtdf'tttro cht SI trattosst dr ltt:a;t la palla JHr agguutoda mtgho dtx:t stol'a do stcoli, mtntr, ancora la n,pola nt' i stn-:a. Da qutllo lrmptsta ,omana ad oggi, sono pasmt, dut anni 1.\iont.it.•t di t:ito propria. Il testo i mutato, trasformato, allungato, raccorciato, secondo le csi(tenze dellt corcognfia. Da qui l'importanza del regiua nel teatro russo: questo • musicatore •• questo e coloritore•, questo "coreografo• del testo. Da qui pure la sciatteria del repertorio teatrale, le preferen1.c dei registi russi per i testi privi d'autorità (fiabe di Gozzi, vecchie operette francesi), e che si lasciano manipolare senza danno. li teatro russo - coreograficoe pnvo di parola - è forse esso pure una testimonianza che il russo è incapace di idee asm1.tte~ Quando ncsc:ea c:i.pirnt'una, stupito cd entusiasta la prende alla lettera, e ci 1mbasusec su una teoria rl\"Oluzionaria. Il teatro russo non si"esprime mediante b parola del· l'attore, ma per mezzo degli ideogrammi tr.1cciat1 dalle membra di costui, e dal cromatismo della &eenotcrafia. Come si accorda questo disprezzo dtlla parola, con le opere di Gogol cosi frequentemente rappresentate, sopnttutto Il Rn.·1sorf', sulle scene russe? Il testo Gogol, questo te• sto in cui la parola ha un valore così Rrande, così preciso, non god("rispetto majtgioredella PrinciMssa Turm,dot o d, Giro/U-GirQ/fa. Per un certo periodo, si pott credere eh(' 11 teatro russo avesse rinunciato al colori,.mo e alla danza, e ... i fosse ristretto a un verismo monocromo e asciutto. Illusione! Nel 1931, al t("alroMontparnasse, di Pari~i, '-'edemmo Il Rn..·uor, rappresemato dalla compagnia del teatro Kamerny, con la regia di Meyerhold. L'apparenza era di un verismo allucinante. La polvere sugli 'lt1valiera polvere genuina, TUTTA Roma I pltno d, banchttti dot:t SI il sudiciume della biancheria er-asenia truct.·tntlt ut•11,m· a si t.·tda qualt stilt i stato CO, l'untume sui colletti delle uniformi era suita ~ adorna,li. Il rarto,it t il ltgno t.·tn- auttntico grasso animale. :\la traversata quelgono d1p1nt1 m modo cht snnbrano alluminio. l'apparenza, si scripnva lo spt"ttacolo più ar• Il n1Jmt dt1 podtri, dtllt unuu, dri pats1 I tefatto, più viziato, più manieristico. più m carattt,I fnntaS1n di ro, wtti a RomtJ or- falso. Non un attc~~iamer.10che fosse • nama, abusano, dm barbit'n· allt formoàt, allt turale a. Non un attore che si comportas.se da stn.:ion1 /trrot:iarit. S11 uno c'i la sc-,ittn: uomo. !'\on una voce che non fos11co un Part.11s A.gt-r •. /I lattno dappertutto; come st abbalo, o uno 11quittioo, un raglio. Le dcfor. l'italiano non fosst una lrn_,:1w d1gmtosa.• \folto mazioni erano ac-:re'lciute dal palco,cen1co mtglio i pochi banchetti cht s, incontrano sullt com·esso, che sposta\'a i piani. 11 ri,ultato stratlt 1m p-0colontant dal unt,o. Tralasciando era quello di una compagnia di i1cimmie,che l'tl01(IOdi q1m carrtttmi t-·trdi carichi di fra. imitassero ttli uomini e le loro commedie. scht, che .wno cosa dat't-'trO troppo JMtsnt/0, Di poi, il verismo cspres!'lionista que\ta noi p,tftriamo molt,mmo i banchttti di t·tndito basi1aforma di sadis.mo che tende- ad avvidi it}(no t·trnrcinto alla mtRlio, senza falso aJ. lire la vita umana - è stato dime,;so dal tea• l11mlnio, stnzo nomi tb t1>11111t > podtrì, con tro russo. Questo è tornato al florealismo priuna tmda di ttla gialla e rosso o bia,ic.a t a~-"'-~ mitl\·o, al colori11moinforme, alla a~itazionc ~urra ptr riparare il solt. insensata, al mutismo. L'ARCIIEO!,OGIA ì lo scitn::a dtllt ,pousi: ptrcù} ogni rico1tr11::ionat rc.ht'fJlogìco i un'ipottsi m m11raturo. SI DJCF. rht, m qualc.ht parlt dtl s~tto• suolo di Roma, sia ft'pptlltto rm obelisco similt, o quasi, o qutllo dr Piazza Sari Pitlro. /\"on si sa u ,io una l,ggtndo popolart; fatto sto d1t un giornalt romana tbbt ad accmnort alla coso, or non t molto. St è vt,o, m un momento in cu, pou cht si ahbia il s:usto pr, fm(la,t il t entrt dt•Roma, p1,rthl lu,n.jart in morfo cht qutl monttmtnto ifmcolarus,mo t·nt,ta fU1Jri? \1ASSIMl"\;"0 E da noi, ogni volta che si vuole tirare i\ teatro fuori del fosso, ii cerca di ,1>ini:tcrlo dalla parte del teatro rus,.o: questo teatro di isterici e di sordomuti . ALBERTO SAVINIO LEO LONCANESI • Direttore responsabile .., \ t:rnnun-: ,.0.,1,rnl" . :\lii. ,,o Pr,;..-i,r\ ,,r,;,1;ea ~ 1rttn.,n • ,.,. KIZZOI.I a. e . '"· ;,..-r \".\,i~ d~ll• :-.u,,,p •. \I, Kll'W:Olll ZIO"'il bl-:1,l"ITE CO'.\" 'I.\IEW:l.\t,F 1-·0"1111,RH'ICO • n. R.\"'il.\ •· f'•'hic-11.l \i,:~,11~(, 11~1 \l,lano,\~ I ,,.,,.; l'n6(i.56 R~"""' ur.n,r.,:, n-1\ft
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