Omnibus - anno I - n. 24 - 11 settembre 1937

ANNO I • N. 24 · ROMA 11 SETTEMBRE 1937-XV 12 PAGINE UNA LIRA SPEDIZIONE IN ABB. PvSTAll '911111 LA OHEPEÙNEI VILLAOOI• BI OEROA11 coLPlvoLE OH.EH.A801.'TRATl'OALLAREQUISIZIONEUN SAOCKETTODI GRANO, ... A GRANDE NOVITÀ portata al.I da MussollnJ è quella di aver dimostrato, in un'Europa scettica e passiva, che la volontà è la forza più efficace, e che g,li uomini non vivono soltanto di miti utilitari. Eitll ha cambiato il destino dell'Europa; ha mostrMo che il popolo JtalJano ha un vigore di vita che vince 01tni consuetudine politica, che si può fare leva su una parola, purché sia detta a tempo e con decisione: ha spezzato quel che si era soliti chiamare le Jcg&t della vita politica europea, che lasciavano all'Italia una modesto. funzione di piccolo Stato. Cos:i non è riuscito a mostrarci? "Sì", si diceva," quest'uomo sarà flnccato dalle finanze", ma le finanze non l'hanno turbato. " Sarà vinto dalle sanzioni ", e le sanzioni lo hanno lasciato illeso. "Cinquantadue stati contro di lui, significa avere contro Il mondo", Ma neppure cinquantadue nazioni sono riuscite a turbarlo. E~li ha costruito un impero, il più vasto impero afrJcano, senza scomporsi troppo. Quindici anni soli sono bastati: la presunrn povertà e le condizioni geogrnfrche non hrmno contato dinanzi alla sua volontà. È che ~1ussolinl non crede agli insefln:lmenti della storia; sa che essa non si ripete;" il mondo è quale voAliamo farlo; è nostra creazione•·. EAli v:-tluta con la ragione, ma agi- -ccccon In fantasia. Guidato dall'ispirazione, può immaginare ~li eventi e prevedere le situazioni, dirigere i perc;onaAAi. La sua opera è quella di un uomo di fantasia: ha della realtà un senso poetico. " L'uomo politico ha bi~ogno prima o dopo della fantasia ''. disse un giorno Mussolini ad un suo biografo, ·• altrimenti egli è arido, non arriva a niente. Nessuno può giungere a niente senza un sentimento poetico, senza fantasia". E un'altra volta, parlando di Lassalle: "lo lo ammiro. Era un uomo di prim'ordine, di molta più fantasia che Marx. Perciò egli aveva una visione meno catastrofica del futuro. E che alla flne si lasciasse uccidere in duello per la bella Dtsnniges, prova ancora di più la forza della sua fantasia". Solo la fantasia lo guida. A seguire il corso deg,li avvenimenti di questo ultimo ventennio, non è difficile accorgersi che Mussolini ha agito con la forza di una straordinaria intuizione, con una fantasia che va oltre le previsioni di un uomo polltico. Tn questo senso cg,ll è più che un uomo politico. Gli uomini politici seguono Il corso degli avvenimenti, vi si adattano, vi speculano; gli uomini politici sono necessariamente destinati a non uscire dai limiti della cronaca, non possono forzare la realtà, n~ dimenticare le nbltudini, I luoghi comunj, gli interessi dei loro clienti; legati alla modesta logica dell'interesse quotidiano, non possono giovarsi della fantasia. Non entrano nel campo della strategia, dell'inven~ione; restano nell'ordinaria amministrazione. Ogni giorno Mussolini capovol~e i concetti che hanno guidato fino ad oggi la politica europea mostrando del popolo italiano un aspetto dimenticato. Della timida Italia, ha fatto il 1>aese che decide le fortune d'Euro1>r'- Il mondo cambia con )Jussollni. I ~!OSCA un'opera drammatica è presentata alla censura. Alcune scene si svolgono in Africa fra due ~ruppi di scimmie: quelle dal deretano• color turchino e quelle dal deretano color rosso. La. censura invita la casa editrice che si propone di divulgare il dramma a modificare l'epiteto di rosso cd a sostituirgli un altro colore, il. giallo, il verde, perché il rosso è gelosamente ri,;;cr• vato alla rivoluzione bohcevica >. Ecco un episodio che ha tutta l'aria di un « per finire> canzonatorio, inventato per esporre al dileggio la censura sovietica e che, invece, risponde ad una vtrità autorevolmente testimoniata dnl Rakinski Rabotclii. Possi:lmo facilmente dedurre da simili episodi qliale sia il regime della censura nella terra dei Soviet. Secondo la testimonianza di André Gidc, reduce dalla Ru,;;sia, il regime della cemura è sapientemente univcrsalinato. Ecco le sue parole: « Quel cfie si vnole, che si esige colà è l'ap• prova7Jt0ne incondizionata di tutto qudlo che si fa nell'ambito della U. R. S. S.. Quel che si cerca di ottenere è che qu<'sta approvazione non sia una approvazione semplicemente rass<'gnata, ma sincera, anzi cntmiastica. E ci si rièscc. D,_.1ltrocanto la minima protesta, la minima critica, '-000 pa-.sibili delle più ontrmr- p<'ne e sono immediatamfnte rcpr(''-'<'• Credo che in nessun altro paese lo spirito sia meno lih<'ro, più curvo, più terrorinato, f>iù a,;;scrvito che nella Ru,;;,;;jadei SoviN >. i"'oi non ;i.bbia.mo che da sceglie-re nelle- pubblicazioni uffici:ili di ~1osc:t., nelle rubriche letterarie dei quotidiani, nrllc- rivi,tc arti'iitichr, pc-r farci un'idea ~mfficic-ntf"'mrntc,-tdc-guata dt.~lla situa1ionc arti\lica e culturale in Rus,;;iasotto l,t vi~ile ..,orvc~lianza dC"llaCC'nc.ur,t. .Qur,ta C'('mur,1, C'\trC'mamentc rigor0(,1, ;. tJlmentc complicata, che un autori" non è mai al riparo da ~orpn·\(' r' d.t incid<·nti spÌaC'r'voli Essa è :iffidata a due organi spccializzati, • .J' Aguitrop e la Glaupolitpros· uiel (Sezione centrale letteraria educatrice e politica), alle dipendenze del Comitato centrale del partito. I cen• sori, che si chiamano, non si sa perché, e redattori >, sono distaccati presso tutte le case editrici, quelle che dipendono direttamente dal governo (la Gosit.dat), conw quelle che sono gestite da sindacati o corporazioni controllate dallo Stato, quali la Guikl, I' Academia, la Politkatorjnn. Queste case editrici non po,;;sono pubblicare nulla senza il « visto> dei redattori responsabili. Va ricordato che la Glaupolitprosuiel pubblica, per conto proprio, dei bollettini <ipeciali, che censurano, a loro volta, i libri ~ià cemurati. Non ba,;;ta ancora. Ogni libro che viene all:t. luce è classificato secondo il suo valore :trtistico o scientifico e, pili ancora, secondo le sue tendenze e la. sua particolare ideologia. IntC'r• viene, a questo punto, il parere del « wttore delle biblioteche >, che as(.cgna alla nuova opera il valore chC'merita dal punto di vi<;ta politico mediante una nota speciale. E non è an• cora finito, perch~ la ccmura ufficiale viene :t'ii,;,econdata dalla critica canonica dei ~randi giornali, qu:ili la Prauda e l'lsvestia, che costitui'icono una vera t propria C<'nsura ufficiosa. Vien fatto di domandar,,i qual gcnC'rC di libri mcirà dalla trafil;i. di questo quintuplice laminatoio. Quali ~iano le qun.lità, le attitudini. i criteri degli addetti alla cen,;;ura nei ,;uoi vari rami gerarchici, può apparire abba,t~rnza chiaramentC' da alcuni epi'ìocli, che ,;;iapprendono d:ii giornali ufficiali quali la P,m,da, la. quale, del r<'StO,non m:inca m:ii di venire in soccor<.oai cemori quando questi abbiano cl.no l'imprc.,._ione di avqe largheggiato. LC' <'dizioni « Prometeo> in Ucraina furono, co,;;ì, drnunci,ne dalla Pravda pt·r an-re pubblicato un libro nel qualr ~i diCTv.l che nC'I 1917 il partito m.1~- simalista non credeva affatto alla vittoria immediata del proletariato . Rigorosissima ~ la censura verso tutto ciò che si riferisce alle condizioni di csi,;;tcnza e di lavoro degli intellettuali, perché deve essere un dogma indiscutibile la felicità degli scrittori in regime sovietico. Nella rivista / nostra rinata Knìga il pubblicista Steklof, noto teorico del bol'iccvismo, recensendo un volume su Bakunin, edito in Cecoslovacchia, si era pcnncsso di insistere un po' troppo sulle condizioni nelle quali lavorano gli intellet• tuali nei diversi stati europei. A suo giudizio, esse erano tali che uno scrittore sovietico pqteva e soltanto SO· gnarle >. Sca.ndalo. Immediato intervento della Pravda. Il camerata Steklof ha fatto l'apologia del capitalismo! e Come può, una simile sccmpia~gine, trovare posto in un:t. rivista sovietic:t.?>. Pochi giorni dopo il redattore-capo della rivista inviava alla Pravda una lettera che è un vero documento umano. e Cari camerati, la recensione di Stckiof al volume del Pfiuncr su Bakunin fu pub· blicata senza una preventiva lettura da parte mia e solo col uisto dd redattorecapo operaio della sezione. e: Condivido interamente l'opinione della Prauda. L'anicolo di Steklof riflette, e(. fcttivamente, l'entusiasmo dei men~cevichi c dcgli emigrati bianchi di fronie alle condizioni in cui si trovano gli intdlcttu:i.li del mondo capitalistico. e In realtà, è fin troppo noto che i go· \·erni borghesi non possono e non potranno maì vant.:..rsi di proteggere ~li studi e i lavori scientifici. Data questa situazionc, le affermazioni di Stcldof, che coll()('a l'autore del libro su Bakunin fr.'\ i fortunati, suonano in modo più che contro-ri\·olu1io· nario. Ci vuole, vcramente, una ~Ila dl)'.Je di audacia e di di~in\·oltura pcr difhiarare <'hc i lavoratori imcllcttuali drll"U R.S.S. hanno quakhc cosa da invidiare ii loro collc~hi dei paesi capitafotici. « N"dla mia qualità di rfdaltorc-capo re• ,pom,,bile dell'organo bobccvico, che ha sotto~critto l'articolo scn1:a 3\'Crlo letto e fidando unicamrntc nrl nomt' di Steklof, debbo subire le sanzioni più snerc del par• tito per un simile infortunio>. (P,auda, 14 febbraio 1933). Su quello che accade negli ambulacri degli uffici di censura attraver<iio l quali p:t.ssano i libri prima di pcrve nire al pubblico, noi non abbiamo che notizie tarde e indirette. Ma sempre significative. Sappiamo, così, che la censura ha condannato all'ostracismo le opere di C~cof, semplicemente perché « vi si incontrano a ogni pas,;o i voc:iholi Dio, spirito e simili ». (T('stimoni:rnza del bolscevico Ikramof, alta personalità ufficiale, riferita dalla Prauda Vostoka del 3 agosto 1932). Se questo capita ad autori della fama del Cecof, quale tr:ttt:lmcnto è ri'iervt1to ai minori? Ai giovani autori? Il romanziere Serghcief Ts('mki in un racconto intitolato L'acqua viua ebbe la pessima idr:1 di descrivere un com• battimento fra bianchi e bolscevichi. Al termine della zuffa i caduti bolscevi• chi vengono raccolti e medic:iti da tre donne. Troppo 'iCmplice. A qu:ilc clas,;;e appartenevano queste donne pietose? L_'autorc non lo dice. r. grave. f:; pe~- g10 che una lacuna. Un giornale di avanguardia intellettuale, il .\'ouJ' Afir, p:'lrte all'attacco. « M:1 chi sono que,;tc donne? Sono dC'!le povere contadine o delle contadine benestanti? Non farrbbero parte, per caso, dei kulaki? ,. i:. un dubbio atroce. Bisogna procedere per ipotesi, per induzione. Tutto sommato, è quest'ultima supposizione che persuade l'ipercritico. E perché? P~rché-il novelliere si è lasci.no sfug. g1rc un particolare, ma più cht" sufficiente a -.quarciare il velo che C<'l:t j) suo vero :'lnimo. -I cavalli di quelle tre donne er:t.n « ben nutriti ». );on potrv.1no, quindi, ;lpp:trtcnerC' eh<' :-. dC'i kulal..i Di qui la p,ll7ialit<l. di cla,;;,;;cdell'autore, che attribui-.cC' :ii rapprc~entanti di una « cl.i<;\('nemica -, dei ~entimenti umani. Tutto ciò è (Crnpliccmentc intollerabile. Emri:lmo, per un momc-nto, nel re~o d<·lb l>OC'"i:Ei.cco un pocm:l. nd qti.llr ,;;j leg~ono qm~,;ti vcr,;;i: Le nubi che copri\"ano il cil"io comindarono a scio~lirrti Spuntò l'alba, un'alba di Ja.,oro ... La \·Ìta .)ptrO(:\ si riprc-sr.

Co-,a c'è cb ridire? Ce lo fa safkrc il ccrhor<.· bolscc,·ico nella sua relazione rif<.'rit.l dalla Pravda f'ostol:a del 1 ae:<>'-to 1932. e Questi vcr.i !'.ono stati '-Critti nr-1 1928, vale a dire al prinripio dd piano quinquennale'. Ora l'autore- dice che l'alba è appe,ia 1puntata. ,\!lora hi ... ogna tondudC'rc che nel pcriqdo di tempo anteriore al 1928 l':rnrora non t·ra nata C'dcr;1 a.ncora notte. ~la ciò dimmtta chr l'autore è ben hmgi dall,l concezione vera del lavoro, dw politic-amcntr è un povero analfab<'ta. A prc~tar frdc al poeta, si do- ' rchh<' rrrdcrc cht il periodo della rico-.1ni.1ionc fu un periodo di piacere nf'l quall' si lottav:i :l. sufficienza!». Cn'.1\tra raccolta di versi del medesimo pncta subì b. stcc:sa c:orte, La ccnsur3 vi ri~contrò drllc e tendenze romantichc- », c~iziali dal punto di vista proletario. Colpì il censore una quartina ne-Ila qu:ilc si di~cgnava jJ profilo di una giovinetta: L'aura del mattino giuoca con lei, e confonde sul mo ,olto i di-.c-iolti capelli. i'fon va. « L"na simile metafora non è de~na di un proletario. t troppo c;cntimcntalc e- presenta la natura in modo troppo superficiale. Uno scrittore c:ovietico, fedele al metodo del "r('alic;mo ~ialista ", deve ispirarsi ai rumori dcllc macchine e dei trattori che wlci.no i campi dei kolcho{, ai sibili delle sirent delle officirie proletarie in a1ionc ». Ecco - annota il censore - come un autentico poeta sovietico e.i comporta d,,vanti a visioni del p:enerc: Delle lacrime scendono dai suoi occhi, lentamente; come un trattoro. Un'.lltr,, raccolta di poesie fu vietata come « liccnz1osa ». Un esempio: A,colta, aura del mattino noi andiamo a scoprire il mistero della [natura, a portare della poesia nella vita. Dunque? « t proprio la poesia che l'autore vuole introdurre nella vita? Ma noi bolscevichi non ci occupiamo 1i pocsi;\, Noi lottiamo e perseveriamo nella lotta per.trasformare r.idiealmcntc la vita». (Rapporto d1 Ikramof, Prnvda Vostoka, 3 agosto 1932). Un povero pcxta aulico si era illuso di gu:'ldagnare chi sa quali allori c:ul Campidoglio di Mosca celebrando Stalin. Si c.an:-bbe potuto s<:cgliere tema pili ortodoc:so? Ed ecco il poeta che dipinge Stalin come il e nuovo padiscià> che ri!'licde al Cremlino: Un battello voga e si avanza: fende le onde dt:ll'Oceano. Il suo timone è nelle tue mani, o capo di acciaio! li censore interviene : « O che forse il nostro p:,,ese è un battello? O che forse il compagno Stalin è cnpitano di un solo vascello? Ma di molti, molti va!'!Cdli! li proletariato non è mondiale? >. E il poeta è giudicato. Un altro poeta, bramoso anche lui di cantare la gloria di Stalin, non ha migliore fortuna. Xoi pnxediamo sotto la stretta degli [e!emc-nti. Su, conduci noi che ti seguiamo verso [una mèta luminosa, o capo di carovana. 11 cemorc si inalbera. e O che forse la no!'ltra Unione Sovietica è un clcM'rto? O che forse noi viaggiamo sul do~ di cammelli, nella steppa? Perché il poeta non parla piuttosto di trattrici. di locomotive, di r.('roplani? >. Non meno originale è la censura teatrale.Si.tagliano senza pietà le opere dei V('Cchiautori russi come quelle dei moderni autori stranieri. La .Maria Stuarda di Schiller è pregiudizialmente vietata perché dmmma e religioso e monarchico ». Per le opere e per le operette si confezionano dei nuovi libretti piì1 conformi alla mentalità bolc;ccvica. t accaduto, così, che un rifacimento di Lakmé si è risolto in una tirata contro l'imperialismo inglese. Quello c-he è capitato agli Ugonotti di Mcycrbeer supera ogni fantasia. A quest'opera sono stati cambiati i connotntj fino a renderla irriconoscibile. t c;postato il tempo, è mutato lo sfondo geografico. Si porta senz'altro il dr:'l1nma all'epoca dello zar Niccolò I (1825-1855), quando si \"erificarono i complotti milìtari dei « dccembristi ». (Rapporto di Guidoni, antico direttore dc-Ila rivi,ta teatrale bol<•ccvica Dni, drl 6 mano 1932). ANNOI, N,241 USETTElillRE 1937-IV MNIBU SETTIM.ANALEDAI TTUALITA POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO lN 1i-111 PAGINE ABBOIIAMEIITI h1,ll1 e Oo\onle1 an110L, 461 &emflltN L. 2S Eauro: 111110L, 70, ltlllUtNi L. 38 ooru KOJdERO U'IU LIRA Muotoriul, dlugnl e fotopt.fle, anche H non pubbUc1tl, :10111I fftt!t11!1oono. Dirnlou: Roma • Vl1 del Sndario, 28 Telerono N, 661,636 Amm.Lnbtrutou: I llllm - Pim, C-,1, E,b:;JJ, 6 I Telefono N, 24,808 Soc.A.11011.. =O ":NIBUS" · 11.tlaao . Nell' Euge,iio Onieghit1 di Ciaikovski la censura sopprime senza complimenti e c;enza confondc~i una scena inticra, unicamente perché vi figurano contadini i quali prestano omaggio cordinlc ai loro p:1droni. Ne dà notizia la stessa Pravda. Fra i clas5.ici, è Shakespeare quello che fa le maggiori spese. Le sue tragedie, nelle rappresentazioni che ne vengono date nei teatri di Mosca, di\'entano addirittura irriconoscibili. Al Romeo e Giulietta viene data una e ba- ~e > matcriali'lta. I due innamorati non muoiono, no. viltime dell'infelice passione, ma degli antagonismi di clas'IC. L'Otello ,1..;;sumcun significato tutto nuovo e inatteso. Quec;to capolavoro non è più la tragedia della gelosia con tutti i suoi incubi, con tutti i suoi furori, ma la rapprc'ientazionc della lotta dei e colonizzatori rapaci per la con- <Juista dei mercati della Turchia >, e I eroe stesso uno spregevole 'itrumcnto nelle mani dei capitalisti britannici. Quanto all'Amleto, se ne ebbe una « intcrprcta1ione » originale tre anni fa al teatro Vakht,1.ngof. « Considerato che il dramma psicologico del principe danese non riuscirebbe chiaro ad uno spettatore sovietico se non Cose.e ,;piegato con dei motivi concreti >, di natura materiale, i censori bol!'IC('vichi l'hanno trasformato gareggiando in fantasia con lo stesso autore. Amleto, nelle mani dei bolscevichi, non è più il protagonista di un dramma p,;icologico e morale, non è più la vittima dell'atroce dubbio che non dà pace: è c;cmpliccmcntc un ~iovanf' principe che trmc per ln propria vita e soffre e ,;i accac.cia al pensiero di una perduta eredità. {Poskd,iia .\'ovosti, 20 novembre 1933). In questi rifacimenti mostruosi, in queste fo.lc.ificazioni imensatc, la ccnsu,ra bolSCe\'ica è potentemente aiutata da una ri\'ista ufficiale, dedicata alle lettere e alle arti, la ,\larxuto-Lcni,iskoie lskusstvoznanìe. Il critico mu,;icalc di questa rivi.;;ta denunziò un giorno come contro-rivolu1ionari ~vlcndclssohn, Schumann. Debu,c;y, Ciaikovski e soprattutto Chopin 1 « questo dandy genia1c e aristocratico, questo tisico, che sputa il sangue dei c;uoi '10· gni nei suoi accordi >. Così si di.,chiudono nuo\"i orizzonti alla critica musica.le. Non occorre ricordare che c'è una categoria i;pccialc di libri, sulla quale si appuntano con particolare attenzione e severità gli occhi della censura. Sono i libri di scuola. A quanto riferisce lkr:1mof, nella sola repubblica sovietica dell'Uzbekistan, la censura ha sequestrato il 42 per cento dei libri di testo. Uno di que,;ti libri fu vietato perché in una delle sue illu• strazioni era raffigurato un bambino che piangeva. « In un libro sovietico non deve trovar luogo la fotografia di un bambino che piange. E tutto il contrario che si vuole : bambini sorriàcnti e di una gaiezza il più possibile gaia». Un altro libro è stato condannato perché riferiva l'antico racconto popolnrc delle due e.apre, illustrato con una apposita vignetta, nella quale si vedevano clue capre ostinate entrambe a non cedere il passo su un ponte strettissimo. Nessuna delle due voleva decidersi :i lascinr passare l'ahra per prima, di modo chc finivano per cadere entrambe nell'acqua. e Il lettore», annota il censore sovietico, « potrebbe essere indotto a istituire una pcri:.olosa analogia fra le due capre e le due classi sociali in lotta e pensare che il regime sovietico o la borghesia debbono cedere, se non vogliono perire tutti e due in una medesima catastrofe>. Una favola di La Fontainc, La volpe e il corvo, è definita scm'altro pericolosa. Un libro che la riproduceva fu o•NJBUS lUT.ERNITÀ E INFANZIA IN RUSSIA sequestrato. E perché? « Letta questa favola, il lettore potrebbe pensare che nel corvo sono simboleggiati gli Uzbeki e nella volpe i Russi >. Ecco un'osc;ervazionc che svela una situazione e fa sapere, meglio di qualsia<si cronaca, quale è il modo col quale i bolscevichi rmsi trattano i citrndini della repubblica e indipendente» deW Czbekistan. Altrettanto nella repubblica dcli' A1erbaigian, a Baku, dove la ccr\Sura rivaleg.~ia con quelb centrale nel dare la caccia ai libri di scuola. Un esempio f r:i i t:rnti. Un libro di testo fu proibitç perché pubblicava, fra l'altro, unn novella nella quale si lc~geva la <l<''icrizioncdi una fami12;liaoperaia alloggiata in una cupa stamberga e dove il protagonista moriva di tubercolosi. Annota il censore: ella forse dimenticato, l'autore, le migliaia e migliaia di case che il governo ha fatto costruire per gli operai?>. Non si dimentichi mai che in un libro sovietico le situazioni dolorose debbono unicamente colpire i rapprcc.entanti dclic e classi nemiche > del proletariato. Nessun dubbio. Un ccmore dei pi\1 autorevoli ha fic.sato un.t massima inderogabile in un numero della Pravda i·ostoka, « Ogni parola, ogni riga di qunl<!iasi libro scolastico deve mostrare l'cntmia!'lmo e l'eroismo dei milioni di uomini, donne, fanciulli. che concorrono, in un modo o ncll'altro, alla grandiosa edificazione del socialismo. Gli autori debbono parlare ai ragazzi dc-i nuovi giganti dell'industria, dc-Ile centrali clcuriche, dei sovcho{, d('lle città costruite nei deserti, della. trasformazione dei deserti in oasi fiorite :♦• Questa è la con<cgna. Non è senza una ragione che i ~iornali sovietici pubblicano unicamente fotografie di c;ente che ride. Come e l'uomo che ride>. Si deve allora concludere che in tutta la Ru~ia non c'è un solo letterato fuori dic.cus..ione? Chi l'ha detto? Per unanime consemo della scienza ufficiale 'IOvietica la Russia vanta un grn.nde pensatore: Stalin. La o;ua fama non è raccomandata ad opere poderose, ma ad una semplice lettera. Nel 1932 il cam('rata Slutski ebbe l'infelice idea di scrivere in una rivista sovietica, Proletarskaia Pravda, un articolo nel quale si metteva un po' troppo avanti In figura di Trotski. Imperdonabile imprudcma. Il ditt.'1torc montò su tutte le furie e replicò immediatamente con una lettera nclla qunlc stigmatizzava il « marcio liberalismo> di certi membri del partito, che meditavano di « introdurre n<'lJ'U.R.S.S. il contrabbando trotc.kista >. Quella k-ttera iniziò la nuova èra intellcttualr del bolscevismo. ~1:arx, Engeh, Lenin, restavano sempre dei classici, che ,;j doveva continuare a leggere cd a studiare con riverenza, allo stcsc;o modo chr si continuano a kg- _{{<'rOemero e Virgilio. ma il pcn<iero vivo, attuale, ria'isuntivo delle t<'ndçn- ;-e e delle esigenze dello spirito contemporaneo doveva, oramai, trovnrsi nella lr-ttera di Stalin. Univcr,,it.ì., :iccadcmic", scuolc, i'ltituti di cultura furono agitati da questo pensi('ro purificatore, che dischiudeva i sigillati enigmi dcll'univcr-;o. Fu una gara fra i profcsrori clcllc unive1,ità bolsceviche, liberate dai vf<'- chi titolari, a di\'ulgarc, interpretare, analizzare in ogni parte le propo,i;-ioni st:tlin~'lne. La lcttc!"a fu divisa in paragrafi cd ogni paragrafo sc1.ionato in frammenti. L:1 filologia germanica non .:t\"C\"amai fatto nulla di parac;onabile nell'c ..egesi dei frammenti della melica ~ree-a o nella ricO'ltn11ionr d<'I pcnsirro dei prc..,ocratici. affidato, nrl cor!'IOdei secoli, alle veternm uluta testimonia. J titolari delle cattedre di e materialismo dialettico> dcli' università di Tachkcnt presero la rinco~a su Mosca e prontamente modificarono i temi dei loro corsi. Un unico tema: e la tendenza bolscevica della filosofia alla luce dc-Ila lettera del camerata Stalin > (Prmula 1 'ostoka, t ac;osto 1932). Ma non c'è filosofia che non debba servire alla yita, suprema riprova della verità. Ed ecco che il Commissariato della sanità pubblica dcli' Uzbekistan organi1..za una serie di conferenze su questo argomento : e La lettera del camerarn St.,'llin e i doveri della .;;c-1.ionc di ginecologia>. (Pravda f'ostoka. 3 agosto 1932). La letteratura si sente distanziata dalla scienza. 11 segretario generale dcli' Associ:1zionc fra gli scrittori sovietici, Kirpotin, corre ai ripari. Dirama una .::ircol.uc che invita gli scrittori a ispirarsi, nelle loro opere, ai di~orsi di Stalin, nei quali e ogni riga offre un tema fecondo per un'opera d'arte». Due giorni dopo la Literaturnaia Ga- {.ela scrive che Stalin è un « grande stilista ». Al Congresso degli scrittori sovietici convocato a Mosca ai primi del '33, il dfrettorc dell'hvestia 1 Gr0Nki 1 pronunzia il discorso inaugurale nel quale trO\'a modo di citare questa frase di un grande scrittore russo: e Un vero poeta deve sapere tutto ciò che interessa i più intelligenti, i migliori. i più illuminati Jra i rappresentanti del suo tempo». E commenta: e t. come din 1i ; studiate Stalin >. (Poslednia .\' ovosti, 11 gennaio 1933). La parola d'ordine è lanciata. Le voci isolate fanno coro. La rivista Il campo letttrario scopre che e Stalin si è scmprc distinto per il suo amore C' per la sua profonda comprensione dclJa lcttNatura », mentre un collaboratore di Riuolu;:.io,1e e cultura afferm.:1 che Stalin è fra e i più profondi conoscitori e critici di Hegcl ». Un nitro, che il dittatore appartiene alla rio;trctta cerchia delle « competenze veramente autorevoli a trattare dei probl-:--mi della filoc;ofia contemporanea >. e Dopo tutto>, scrive il direttore del Fro11ti culturali, « certi teoremi di Aristotele non sono stati decifrati in tutta la loro portata che dallo Stalin >. 5?lo Aristotele? e un limitare il raggio mC"ntale del grande uomo. f!. forse per quc,to che all'Accad<'mia comunista un profc'-sore di filosofia ha sentenziato: e Le t<'Sidel Kanti"mo non pos- ,ono rc.~crc comprese a fondo se non alla luce della lettera del cam('rata Stalin>. I puri esteti non sono def r:\udati della_ loro parte. e Compito della linguistica e della critica è lo studio drllo stile di Stalin >, scri\'C la Litrratur- ,iaia Caino.. Oemian Biedny, lctt('rato enduto in disgra7ia 1 tenta di rifar-.i ~ridando in una riunione di arti~ti: « Jmparatc a c:crivcrc come Stalin!». Una srrittriC"e lo fìanchc,:tgia: e Stnlin è il dirruo rontinuatore di GO<'thc ». Chi conosce meglio di quah.ia.;;i .11. tro la lingua rusc.a? e Se voi mc lo do. mandate», dichiara Kalinin, pr('c;identc dcll'U.R.S.S., « io vi rispondo subito sc-nza C!'lita1ionc alcuna: Stalin >. ' Nel t<'r-1:0centenario della nascita di S~inoza, la Prnuda tro\·a modo cli pubbhrarc unn piccola antologia di pensieri tratti dall 1 Ethica, alternandoli con C'it:\zioni tratt(' dai di'lcor,;i di Stalin. A\·cva ragione Lc<'ne Trotski quando, ai suoi hei tempi, si abbandonò a qu('~ta profr;-ia: e :\'cll'ordine soci.1lc chl' noi imtauriamo, chiunque sarà un Aristotele, un Goethe, un Marx». Si \'Cd('. S. C. BARAVF:J.Ll PIÙ CHEL'AMORE QUASI DIF...CI ml",i fa, colui, rh" oqgi va 1n giro pt>r I Europa sotto il nome di Duca di \\'ind'IOr, e cht, allora, era Re Edoardo VIII d'Jnghiltl"rril, foct.- una vi,ita ufficialr al Galles del Sud e noto o, per lo meno, si intui¾'.e facilmente che cosa &ia la visita ufficiale di un So,,rano couitutionalr ad una qualun• que Provincia del suo Regno: rg11 deve guardarf' quel che gli ~i fa \t'dcre, e può anche capire se- lr co~t.- \'adano bt-ne o vadano male, ma drH' ben guardar,i dal dirlo. Tutti, inglesi o ~tranieri, che siano dal caso condotti nel Gall<"~ meridionalr, 5000 liberi di dire che quel pa1·1t è in una crisi ttrribile e chr nulla ,i i: fatto per mettervi riparo. Tutti· menO il R<" li Re può guardarr, ma non deve parlarr. Jn una Naz.ionr, chr ~i dice di uomini li• bcri, il Re è l'unico uomo cht> non ~ia libero. Cosi vuole quella ....r meraviglia di contraddizioni> che è la Conitutione ingleu-. E ciò spiega prrché gli inl{lcsi si siano tro\ati bene con re che non parlavano, né capivano· l'ingle,e e per,ino con un re pazzo. A dire il vero, anzi, ~embra che, appun10, grazie a questi rt.-, dire-mo cosi ecccz.ionali, la Costituzione si perfezionauc e di\·entasse ciurlla inimi1abile meraviglia che è ~la torniamo alla visita di Edoardo VIIJ al Galles del Sud. Questo paese ~. fonc, fra tutte le diJt1eHed oreaJ del R<'gno Unito quella le cui condizioni sono più tra• gich<'. La crisi nel Galles non è cominciata quando è cominciata in tutti ~li altri pafsi, ma pa1ccchi anni prima, e precisamente dal fatale scio~ro minerario del 19~6. Fu una follia quello sciopero, una \·era foJ. lia, r durò molti mesi. Quando fini, si constatò che il carbone tedesco o polacco a\'eva preso il posto di quello britannico su molti mercati estt.-ri e che il carbone inglese non avrebbe più riguadagnato il terrrno perduto. E così molte miniere del Galles del Sud, che si erano chiuse per lo ~ciopero, continuarono a rimaner chiu,e. Oggi sono, in quel pac5e, mina1ori che non lavorano da dieci anni, lavoratori che hanno dimenticato c.hr cosa sia il la, oro, fami~lic che vivono di carità pubblica da anni e anni. Quando vi andò Edoardo VIII, c'erano quarantacinquemila minatori disoccupali e solo duemjla lavoravano. Il Re, dunque, girò e guardò a lungo. Nel Galles del Sud il paes.ag,io è 1ristc · le colline sono spoglie d'alberi, qua~i nude Le: miniere abbandonate, gli impianti silenzio~i, deserti e spog(j, le capanne mi1t• ra_bili completavano il quadro, ins.-rendo la tr1Jteua dt"ll'uomo nella 1ris1eua ddla Soprattuno, il Re guardò gli uomini, fissò i volti smarriti o disperati o ra~segnati di quella folla plaudente. E chif'se a un min:\tore da quanto tempo non la\·orasse. « Da quattro anni >, rispose il minatorr. Il Re si rivolse a un altro; e Da 5<"i :t. A un altro ancora: « Da dicci >. Il Re non riusd a dominare la sua emozione. « t terribile! > mormorò. E poi ad alta \'O<'e esclarqò: e Qualche co~ si dovrl"bbe fare pt"r il Galles 1 >. E questa frase, più che l'amore per ~•anuale Duçhc-ssa di Wind~or, gli e.ostò 11 trono. II Re aveva pubblicamente sconfessato il suo Governo. Quc-sto fauo era ~c.. u prt-• cedenti nella uoria costit•uional•· inglese Le basi stesSt" di quella e mera\ iglia di contraddizioni>, che è la costituzione, erano scoue. 11 Time, pubblicò un anicolo, che fu un capola"·oro di abilità: 5<"nza venir meno al rispetto do\ uto alla Corona, ri- -.:hiamò il Re al rispNto che dovna alla C0Jtitu1jone. I giornali più autorevoli furono dello ste~~o a\'viso. Jn,;omma fu un coro di rispettosa indignazione. Cosi, nel paese in cui il e precedente > impera sonano, in cui la tradizione è signora assoluta, al primo fatto senza pre• cedcn1i tenne subito dietro il vcondo: il Rt ave,a richiamato il Covc-rno al suo do- \'('re, e la si ,npa, ora, richiam:n-a il Re. E neuuno pe,.sò più ai minatori dt'I Galles. "SILEIIT GEORGE" SONO PASSATI dieci mesi, e nitnte si è fatto per il Galles. Bisogna anche riconoscere che il Governo po• trebbe fare ben poco. I disoccupa1i bri. tannici non vogliono arruolani nell'esercito, né nella marina, e non vogliono emigrare Le Trode {/nions non permettono che si riducano i salari, In queste condizioni, per un Governo, non c'~ altro da fare che pagare indennit:\ di disoccupazionr e Spt"· rare nella Provvidenza. t quello che fa il Governo ingle~e. Nel frattempo infatti il preuo del carbone è aumentato' e nel éalles si l~vora un po' di più .. Ma, onesta· me:nte, il Governo non si attribuisce il mc• rito di ciò. Es<o fa qualche altra cosa: organina vi- ,ite re'!'ali. A otlo mesi di difoin:i:a dalla \'i~ita di Re Edoardo, ecco che, nt.-1 luglio .sco1'0, anche Re Ciorg:o ha fotto la sua \·isita al Galles meridionale, accompagnato dalla Regina }Wsabet1a F. la buona popolazione del Galles li ha accolti con gli ~tessi applausi con cui accohe l'altro rovrano, btnc.hf abbi3 ormai, imparato che un re coSlitu'lionall" non ~olo non pu() far niente per lenire la sua miseria, ma non può neppure dire che ~i do\'rebbe fare qualcosa per lenirla Re Giorgio VI non ha mai parlato in pubblico <', secondo la rid,1a amt"ricar'la Time, la quale, a dire il \'('ro, ha una C('rta inclina-zionc al pettegoleuo, n, rebbc qual• che difficoltà a esprimer,i , r ne ~arehh<' prova il fono che, quando pronunziò un breve discorso alla radio di Edimburgo, parlò così l('ntamcnte che fra l'una parola e l'altra intercorsero pamc di quindici S<'COndi. li Governo insl<'se, perc-iò, può, ora, or• ganiuare visite regali in qua\si\"oglia paese elci Regno Unito o dei Domini s<'n'la avrre a temere che il Re faccia dichiarazioni inopportune. Con un Re co~l amantr del sikn1io, come Sua Mae~tà Giorgio \'I, un Governo vive tranquillo. Giorgio VI, infatti, nC'l Cali('~ non drlu«- le asprttativc del iuo C.ovf'rno: ,isitò le ,1cs5e minit>rt" abbandonate o atti\r, che eil aH\a .-i,itat.- wo fratello, contrmplb li" 5tl"•,c collinr ~pogli", chr s110 frat('llr, a,e\'a contemplate, ,. ltuardQ in farria !.t su,1a folla, rau,.a:nat.a ,. tri1tc. 1ta non parili. Sol(), di tanto in tanto, lo •i vid(' in atto di ~carubiare q11alchr parola ~1tovocc con la Rl"gina F,Ji,abi-tta. Alla fmr c~li comf'1;!:nÒai rappre:M"nt.mti ddla popola'lione, c-he ~li avc-\·ano dato il brn- \'('nuto, una ri,po~ta di rina:ra1iamento al Gallr, dt'I Sud e in cento non eccitanti pa• role ~ritte>. e in 100 un~xcittnt u-ritttn u;ord1 >. Co,ì i re- inglt'~i con~rrvano i troni. taando o parlando P"r ì,critto. E, parlando, corrono ri~chio di perdrrli t una morale alquanto banale, ~.- si \·uolc, ma rht.- <'i era \'f'nuta in mt"ntc anthr- l1•ga;l"ndo lt' ~lt>morir di 8Ulow. 0\1:-.l'IOUS FANTASMI ì'"ii)D ECCOCI ancora fra i piedi la So· ~ r_irtà d~llr Xazioni In questi giomi 11 riun1sc<', pt"r la novantottl"sima volt~ da t"hr è stato costitui10, il Consiglio 'IO('ietario. Vi si dovrebbe parlare anche della Spagna. La confcrl"nza, proposta dall'lnghiltt-rra e dalla Francia prr la sicurf'1.za del 11cditerraneo, può diri.i colata a picco dalJ'inqualificabik prowxaiione IO· ùe1ica a cui l'Italia lta ri,posto con un rifiuto «:legnoro. D'altra parte, anche 'ie alla Spal{na, a quella e roua > che è in procinto di scomparire d:i.lla carta g('O• grafiea, sarà ridato un ,t'ggio ntl Consiglio dt"lla Lega, pel(~io prl Consiglio e: p<"ggìo per la Lega, la quale aHà nel suo seno un fam.asma di più Ce n'è un altro ben noto: l'Etiopia del Negus. Xoi italiani diciamo di<" è ora di levarlo di meno, .,e si \UOle chi" ~iano ristabiliti i contatti fra l'Italia e l'Europa ~ocietaria L'Etiopia era uno Stato che: l'Italia, vincendolo in g\ierra, ha distrutto. t rimasto un territorio e un popblo, ma l'organismo statale è scomparso, tanto che St" l'Italia avesse voluto fare formalmente la pace, non avrebbe 'iaputo con ehi trattarla. Se dunque la Soci(tà dl"lle Nazioni continua a considrr,ire comr csis:entr uno Staio etiopico e a co11trapporlo all'Italia, ciò significa che cs~a lo ri1iene come non vinto e che quindi mantiene, contro qur· ~t'ultima, uno stato, di guerra Perciò l'Italia esige che sia fatta finita con qursta pericolo'ia fin'lione. Non chiede alla Società dc-Ile ;\·azioni di r:conoscere cht.- è sorto l'lmpero italiano, il quale: non ha affatto biso~no, per esse-re quello che è, del crisma gine,•rino. Chiede che si decida ad ammettere che l'E1iopia del Negui è 'icompar<:a, e che finlJ:('rt la sua esistenza equivale a CoJtringerc l'Italia a trattare i rt"spomabili di que5ta finzione- come ahret1anti suoi avv('rsari. Tale è la situai.ione politica. Ma il grande guaio della Socie:tà delle N:uioni è che essa trasforma e deforma lutto ciò che tocca Le situa:i:ioni politiche si riducono, sotto le sue mani, a situazioni giuridiche. La sto• ria di\·enta procedura. Siamo giusti. Come potrebbe, la famosa Società, non pascersi di finzioni, St' es.•a medesima è una finzione? Vogliamo dire, che 'riposa sopra un presupposto irreale, quello che la democrazia sia applicabilt.- ai rapponi fra i popoli, e tende a un fine irreale, qudlo di risolvere i conflitti tra i popoli come: ~i risol\'ono le liti fra i sin• ;:oli. Tener per vero qv.el prrsupposto e per raggiungibile quello fine, è stato rd è cosa comoda per coloro che da una simile. conc.ezione sono aiutati a mantener le loro posizioni egemoniche: straordinario pa. radosso, per cui l'egemonia può difrndcrsi attra\·erso l'egualitarismo, ma paradosso spiegabile perc:;;hé, da che: mondo è mondo, è più facile che il diritto accorra ad aiutare la fona, che la fon.a si satrific.hi per dift.-ndere il diritto. I popoli non sono tutti ev;uali fra loro. Non lo sono, né idt.-almente né materialmen1e, gli uomini singoli (e questa. è la suprema i"anz.a contro il comuni~mo) ; fi. gurar,i '.\C pos'iono esserlo le Narjoni, le quali sono concepibili come re.1ltà storica unicam<'ntc in quanto si differen'liano lr une dalle altr<'. Ma l'eguaglianza, negata dalla 5toria, rinasce nella prOCt'dura, cd è quanto basta al diritto. Di fron1e alla Lega, in quanto membri della Leq:a, !"Italia equivale all'Honduras, l'Inghilterra al Guate• mala E i morti equivalgono ai vivi Gli autrntici e societari > si mcravif!:lit'rrblx-ro drl contrario. ~fa la colpa non è dt'lla L<'~a, è della formula giuridica ,Ila quale \i f' voluto innahare un edificio politico. Anche quella di realinare una pace le• !;ale fra gli Stati come la si realiua, con i giudici e i carabinieri, fra i cittadini, ~embra, ma non è un'idea ovvi:i.. E chtil progre,'0 giuridico debba con,iHere nel- \'e~tcndcre l'impero del diritto rlai singoli all'umanità, i pacifhti pot.rono divrni~i a pt'ni.arlo, ma ,i tratta di un'illu(ione. S ,·ero che una volta i ~inf!:oli <i facevano ~iustizia da \Oli, fmchf lo S1ato con b. ,ua forza mvrana lo I iu,cito a monopoli11:ar" pf'r •é il compito di di~tribuirf' la ra• {:ÌOne <' il torto. In Italia, 01mai, è \'irtata anch<' l'autodifr~a di ela\SC. Ma d:,,l sin• i;t;olo e dalla elaHe alla Xa1ionc o Stato, c'è un salto di fat10 e- logico, chr lt for. mule. giuridiche pov,ono tcnl.u d'i'l'.norar<", ma rhc la realtà politica dimo~tra in ogni occat.ione t pot.t.ibile che: la fon.a dello Stato pirll;hi la \'olontà del(li indi\ idui, ma che co,a può pie!lare la forza di uno St:ito ~<' non quella di un altro Stato più forte, F. allora è impo,<ibilt" che s'in~lauri la pace uni\·enalc r perpetua. Sin'l'.oli 1· Na1ioni, anche 51" il diritto IX'rmettc di <:onsiderarli tatti quanti comr «.g~ctti ~iuridici, app.utrnf!:0110 in realtà a piani locici diHni, 11·n1a contatto fra loro. Ghr si po<it:\ pa~,arc dall'uno all':lltM è un ~o~nn. \\. (':. S· ..J

r J LI 1:-IGLESI DIVENTANO f' ; addiritn,ra. mtrattab.ili qu:rndo -~ 1.1 Gennama nvcnd1ca gh J.lltichi po:,'i,edimcnti coloniali. Pochi me:,i fa il mini'i,tro Eden dichi.1r.wa ai Comuni di non avere null.1 da ,l~~iun~ere a quanto aveva detto alcuni giorni prima ,,lb. Camera dt•i Lord:, il suo molto onorevole amico Cr:1nborne. e Il governo di "S. M. Brit.umica non ha mai prc-,o, né intende! prendere in alcuna comidcr..1zione J'j. µotc,i di una qualsi,t:,i cessione ad ,1ltre Pucnzc dei. territori ~ui quali e,crcita un m.1ndato per dcci,ionc della Soc:ict.ì ùl'llc N'a1:ioni ». Secondo b wsi inglc'!lc una parte ddlt.• amiche çolonic gcrmilniche è e amministr.ua > dal Regno L'nito in .tttl's.1 che le rcl,nivc popolationi '-iano in ~rado di governarsi da ~- Contro la dc.•liberazionc della Socit·tà delle :--fa. lioni l' I nghiltcrr::t non può nulb. Dovrrbbe e\,erc l'.h:,cmblca ginevrina a pnndcrc l'inh:iativ.,; ma chi !)i \ente di pre-.cntMe una proposta di t.,le gr.1vità? Si tratta - dico,,o gli inglesi - di popolazioni « liber:nc », che si trovano, attu,dmcntc, sotto la tutela di UnJ (;'rande Potcnta: tutela « provvisoria », perché .1 questo stato di mit!ontà. dovrà, un giorno, subentrare I autogoverno. . :,.J"on~icono soltanto que-.to gli inglc- ~1. Aggiungono che i mandati, dato il loro caraucre umanitario, sono costo- -.i, r.tgione per cui non si vede quale interesse so!)tanziale avrebbe la Gcrm.mia d.1 un qualsiasi trapasso in forma di «mandato», mentre non è nemmeno il caso di pcns .,.rc ad un ritorno di questi territori all'antico stato di « colonie », perché questo signifithcrcbbc la ncg~lzionc palc)c e scandaJo,;;a di quella grande decisione wilsoniana, che redense le popolazioni sog- ~ettc <.·levandole al rango di popoli liberi, sia pure sotto tutela. Ultimo ar- ~omcnto decisivo: chi comulta le statii,,tichc dcli' anteguerra \"ede chiaramente che le colonie tedesche contribuivano appena per la cento e ottan• t~\ima parte nelle c,portazioni gennaniche e per la duecentesima parte nelle importazioni; che non più di ventimila pe~nc, compresi i funzionari e i militari, soggiornavano nelle colonie; che dei 25-30 mila emigrati che ogni anno partivano dall.t Germani:i. in cerca di l,woro1 appena una trentina ,i dir!gcvano ver-.o i territori d'oltremare i che la dc1bit.\ della popolazione tcde~a per chilometro quadrato è .:mcora inferiore a quella dcli' [nghiltcrr.1, dell'Olanda e del Belgio; che 1,l maggior p;:irtc delle materie prime, secondo un~l ponderata relazione dcli' Amery al « Royal In~titute of Foreign Affairs », non si trova affatto nelle colonie, ma nei territori metropolitani, tanto è vero che, nel periodo precedente la guerra, la Gennania traeva dal suo impero coloniale appenJ il 0.5 per cento del suo fabbisogno. Dunque? Sono queste le tesi degli inglesi, di cui si faceva interprete intransigent~- ~1mo Au~ten Chamberlain in un arti• colo pubblicato un mc-:c prim,1. della ~uJ. morte, articolo vivaci!)simo nel c1uale si riprendevano in pieno i vecchi ,trgomcnti della « responsabilità > t• della « colpa > gcrn1anic;_\nella guerrJ. mondiale. Eppure gli inglesi non la pensarono ~mprc così. Ci fu un tempo che cs::;i ,i mostrarono così persuasi dell.L nec1.•:,. ,ità, 1x:r la Germania, di po:,,ed~re del• le colonie, che studiarono seriamente il modo di proc\irarglicne; erano CO\Ì persuasi che l'antico impero coloniale tcdc-.co v:tleva poco, era più che altro una p.1~ività, che decisero di arricchirlo di qualche bel territorio di ricco e :,icuro sfruttamento. :'\'on J -.pc- ~ proprie, s'intende, m,t del Portogallo e con un qualche v;_mtaggio per l'Cnghiltcrra come e superfluo ricordJrC. f: una storia poco conosciuta, è urla intcrcs,;a.ntis\iJna pagina della diplomazia .;egreta di anteguerra, che è venuta alla luce in seguito alla pubbliCJlione degli archivi tedeschi da parte dei govern.anti dell'infelice Repubblica di Weimar. ~elle loro « ~{cmoric » sia von Ja- '{Ow che lord Grey ricordano le tratt.uive intercof'\.C fino alla vi~ilia della guerra fra i due Imperi per la conclui,,ione di due importanti accordi che riguardavano le rispettive zone di influen1a nell'Asia ~(inorc •ferrovia di Bai:;dad) e le colonie portoghesi del continente africano i m:t si tratta di JC'Ctnni molto brevi, di indicazioni \OITI!llarie. Xon c'era interes~ né dall'una né d.tll'altrJ. pane ad imi,tere in un .argomento così' penoso. Fu la µubblicationc dd documenti diplom.atiù del ~linistt·ro degli Esteri della Germania (capitolo 1o84 del volume 371 che chiarì quc,;ta pagin.1 <1conosciuta dc•lla diplomazi.1 dell'anteguerra. Fino dall'.tgosto del 1898 si era ,tipulato un accordo fra I.i Gran Breta• ~na e la G1.·nnania per la f'ventuale ruiproca espansione verso le colonie portoghesi del ~·fozambico e dcli' Angola; m:t, come osserva in seguito il mini:,tro gcrn1anico a Li~bona (documento n. 14.657), era allora prematuro il pre,upl>O!)to che lo Stato portoghese :,.ircbbc stato coqretto per la sua mala anuninistr~lzione, si.1 metropolitana che coloniale, a impegnare i proventi delle colonie, e J>Oia venderle addirittur.1 i pre~upposto sul quale erano fondati Etli accordi segreti. i\fa ceco che l'anno dopo1 1899, in occasione dell,1 vi,;;ita del re don Carlos al Castello di \\'indsor, si stipulava fra l'Inghilterra cd il Portogallo un altro accordo ,ci;-rcto - chiamato di \\'indsor .1 ricordo dell':tllcanza anglo-portoghele conclusa nella stc!l.sa \\'inchor nell'anno 13o8 - il cui contenuto non fu rivcl.no al Gon:rno germanico che nel gennaio del 1914 dall'ambasciatore Lichnowsky (doc. n. 14.6g5). In tale accordo anglo-portoghese (si ricordi: segreto} si confennavano tuni i tr:tttati anteriori fra i due paeSi e, in pMticolare, l'impegno assunto dal- . l'Inghilterra con un articolo segreto del trattato di Londra del 28 aprile 166o, che suona così: to de/end a,id prouct ali co,iquests or colonies belonging to the croum o/ Portugal against ali its ettt!mzes as u:ell future as present (di difender\! e proteggere tutte le conqui- ~te o colonie appartenenti alla corona di Portogallo contro tutti i suoi nemici, tanto futuri che attuali). Per tredici anni non se ne parlò più. 11 governo di Londra seppe condurre co~ì a)tutamentc le cose, che la Germania non sospettò mai il voltafaccia britannico. Fu solo nel 1912 che si riprc~cro i negoziati per l'iniziativa del miniltro degli esteri von Kiderlcn che impartì le necessarie istruzioni a quel grande diplomatico che fu il barone von ~[arschall 1 ambasciatore a Lor.- dra. Morto questi, l'incarico fu affidato al suo luccessore principe Lichnow!)kv al quale il Kiderlcn ricordava chi;,ramente, Krivendogli da Berlino doc. 14.654 dell'8 dicembre 1912}, « il dintto germanico a partecipare dell'eredità coloniale del Portogallo>. Scomparso il Kiderlcn, gli succedeva von J::igow che conferiva alle tratta• tive in corso un più energico impulso. Il von Jagow abbinò subito la questione delle colonie portoghesi con quella della ferrovia di Bagdad. Trattative laboriosissime che solo nell'estate del 1913 riu..civano ad una positiva conclusione. Fu redatto in quei giorni il testo definitivo dell'accordo che sir Edwa.rd Grcy rimetteva al principe Lichnowsky il 26 luglio (doc. 14.677j. Il 4 agosto (doc. 14.678) il te>Jo veniva presentato al Kaiser, che l'approvava. Ec.~ con'ita di quattordici articoli. ~e! preamholo si pro:,pctta l'eventualità che il Portogallo « debba ricorrere all'assistenza finanziaria di una o più Potenze sttanierc ». Jn questo caso « i 'iOtlo~ritti », cioè I' [nghilterra e la Germania, si imprgnano di fare i pre• \tÌti al Portogallo «simultaneamente», in proponioni concordate, alle condizioni « il più possibile favorevoli », allo scopo di « ovviare alle complica2ioni internazionali che da tale contine-cnz=i potrcbbero derivare » e di e mantenere l'integrità e l'indipendenza del Port0gallo >. I prestiti dovevano essere g=i.rantiti dai proventi dog;:inali del ~(ozambico e dcli' Angola. L'Inghilterra si sarebbe garantita con la parte più grossa del ~lozambico (dal fiume Lukugu fino al protettorato britannico del Nyasaland) e la più piccola del~ l'Angola (a sud del fiume Kassai); la Germania col rimanente del ~fozambico e dell'Angola (con inclusione del distretto amministrativo del Congo cht: ha sede di governo a Cabinda\. Articolo IV: « Per il caso che si verifichi la sospensione dei pagamenti dovrà convcnil')i col governo portoghese che l'amministrazione doganale nelle due provincie debba trasferirsi alla Germania e alla Gran Bretagna 1 rispettivamente, secondo la suddivisione delle garanzie contratte >. L'articolo XI prospetta le modalità dell'e- , vo accordo. Al Governo britannico ~i muoverebbe il rimprovero di scar~a lealtà e di poca be11e\'olenza per le no,tre a,pir,\zioni coloniali e, al Governo imperiale, di a\'ere concluso con l'Inghilterra un marché dupt ». Intanto iJ Cancelliere gcrm.inico a• veva fatto il 9 dicembre un'allu,;;ionc generica al regime coloni..lle del Con• tincnte africano ed essa ave,·a avuto immediata ripercussione di allarme a Lisbona (doc. n. 14.687), accentu.ll..l pochi giorni dopo da un articolo del Figaro ( 17 dicembre}, che si mo~trava abbastanza bene infonnato su Jlcuni particolari dei negoziati anr>logermanici. Non mancarono le rimostranze della Francia che scorgeva negli accordi stipulati a sua ins::tputa una menomazione dei propri interessi, in quanto quegli accordi si estendevano a S5o Thomé e Principe, i~ole situate al nord dell'Equatore e pertanto considerate come app.utcncnti alla zona d'interessi francesi. Le rimoltr,rnzc francesi non trovarono insensibile Sir Grey, che riaffermando l'impossibilità di venir meno al proprio impegno con la Francia di non .stipulare accordi ~egreti, assunse, con l'inizio del 1914,, un atteggiamento dilatorio. La tesi di Berlino era che dopo l'av• venuta parafasi l'accordo aveva forza impegnativa. ~{a non la. pensava così il prudente ambasciatore Lichnowsky, • 't. . ,.,.._ I , . làld ~ .., 'tl ~ - ..~Ja ~ r . ll curo mucberuo d,ll't1en-:ito • d•U• mt.rlu h1gleu a6.lt.per I• •I• di 8ovtb&ud ventuale «annessione» dei territori dopo essere divenuti « indipendenti > : indipendenti, si capisce, dal Portogallo e dopo il «riconoscimento> di tale indipendenza dai due contraenti. Il 20 ottobre 1913 il testo dell'accordo veniva parafato a Londra e spedito a Berlino. ~fa ecco che il ~(inistro gennanico a Lisbona, Rosen1 mette una pulce nell'orecchio di von Jagow con qualche informazione attinta al collega britannico Hardinge sul contenuto reale del famoso trattato di Windsor. Jagow non si commuove eccessivamente. Acqua passata. Ciò che occorre è evitare lo scandalo, mantenere il segreto. In data 12 dicembre , 9, 3 (doc. n. 14.686) egli scrive al suo ambasciatore a Londra principe Lichnowsky una lettera che è una delizia : « Se la sup1>0sizionedel Ministro Rosen è esatta, nel senso che il Trattato di \Vindsor garantisce al Portogallo, da parte dcli' Inghilterra, i suoi possedimenti coloniali, la pubblicazione contemporanea di quel Trattato e della nostra presente convenzione circa le Colonie portoghesi, porterebbe ad interpretazioni in parte così malevole nella nostra opinione pubblica, da poter avere conseguenze imprevedibili sia nei riguardi dei rapporti anglo-gennan:ci, che della situazione del Governo imperiale. :,.J"essundubbio può sussistere oggi più sul fatto che la politic.'\ britannica del tempo abbia inteso di sottrarsi alle conseguenze cui avrebbe dovuto portare la fedeltà. al pensiero fondamentale che era a base dell'accordo anglo-germanico del 1898. Tale pensiero fondamentale era la spartiziorie, fra noi e l'In~hilterra, dei possedimenti coloniali portoghesi. L'impressione ~f.worcvole che la diffusione di tale fatto dc~crcbbe fra noi non sarebbe paralizzata, ma acuita, dalla pubblica• zione contemporanea del nostro nuoil quale osservava che sarebbe ba~tato un semplice mutamento di governo in Inghilterra perché nessun obbligo derivasse al successore in merito ad un accordo non regolarmente firmato dalle parti. ~fa von Jagow non ascolta ragioni e insiste perché l'ambasciatore induca Sir Ed...,.ard a includere nel preambolo del nuovo accordo una formula che tolga ogni vigore al Trattato di Windsor. Lichnow ..ky conosce l'ambiente e sa benissimo che le pretese del suo governo urtano contro una mentalità insuperabile. In un di.spaccio del 7 febbraio 1914 (doc. n. 14.6!)6) ne dà ragione in tcm1ini commoventi. « Xes• sun ministro inglese si lascerebbe indurre a stipulare un accordo che, omettendo financo la forma, vale a dire con aperta uiol(l{iotie dei diritti sovrani del Portogallo, avesse per scopo palese il deprcdamerito di una Poten;:,a amica, ed in questo caso anche alleata ». Jagow non si commuove e replica, a .:ua volta, con una lettera privata al• l'ambasciatore risentito (doc. n. 14.6g7 in data '26 febbraio} che è un capolavoro di disinvoltura e di rcalhmo. « Sia dunque un poco più ottimista nel giudizio dei nostri amici inglesi. Sono indotto a credere che Ella veda talora troppo nero, così quando Ella esprime il parere che, in ca.so di guerra, 1 1 lllghiltcrra si schiererebbe in ogni caso a fianco della Francia contro di noi. Non abbiamo costruito invano la nostra flotta cd è mia convinzione che nel caso specifico l'Inghilterra dovrà porsi seriamente il quesito se sia dav• vero così semplice e scevro da pericoli di assumere contro di noi la parte di angelo custode della Francia >. Nella stessa fonna privata l'amba• sciatore scrive il 7 marzo (docum. numero 14.700) cercando di convincere von Jagow della opportunità di cedere circa la pubblicazione contempo· rarua dei due accordi per non compromettere la conclusione di un C03Ì felice ncgoz1,1to. E soggiunge: « Che l'accordo significhi di fatto la sparti• zione delle colonie portoi;hc:,i, ri)ult,\ con sufficiente chiarezza d.\lle ~ue chu- ~ole-, anche ;e vi è salvaguardata la forma circa :a integrità del pos:,Cs,o portoghe..c e se il depredamento del Porto~allo non vi è espresso in modo esplicito •· A Berlino, int..rnto, ~i studia una via d'uscita e in un mcmori;.llc dell'8 ~iugno rgq., ìl capo degli Affari Poli1ici allJ. \\"ilhclmstras.se, von Stumm, propone :doc. n. 14.712) la ,;egueme ~cappatoi.i: « lo ritengo che molte delle ri<;;("r\'Cformulate contro la pubblicazione rcontcmpor.1.nea dei due Trau,Hi p("r le colonie portoghe,i) potrebbero cadere qu,,lora t.1le pubblicazio11l' si intr.tprendcsi;c contcmporancamenh.: anche a quella dell'accordo p(:r la ferrovia di Bagdad. L'attenzione, anzitutto, ,:i.rcbbe ripartita fra i due oggetti e bi)()gnerebbe impiirtire la p,lrola d'ordine seguente: Inghilterra e Germania si sono accordate sulle rispettive zone di interc)sc economico nella Turchia e nelle colonie portoghesi. L'analogia per-.uad("rcbbc h noura opinione pubblica e renderebbe in pari tempo plausibile tale interp1eta• zionc J.nchc in Portogallo. Per qucl che riguarda il Trattato di \\"indsor, è scritto nel preambolo dell'accordo del t 898 ed anche in quello nuovo, se non erro, che scopo dell'accordo è di mantenere l'integrità del Regno portoghese. l l com petente no,i si lascerà rnga11narc da cotali dichiar~ioru sullo stato reale delle cose, ma per la grande massa potrebbero bastare•· La via d'uscita era finalmente tro• vata ! Von Jagow ne rimase entmiasta ed il 2 luglio autorizzava l'ambasciatore, che si trovava a Berlino, a dichiarare a Grey che la Germania, accettando la pubblicazione dcli' accordo nuovo unitamente ai due vecchi, era pronta alla firma. Desidcrav:t soltanto che la pubblicazione avvenis- ~c non prima del ritorno di un comitato di Mudi tedesco-portoghese, che ,;j trovava in Angola per i rilievi occorrenti alla costruzione di una linea fer• roviaria, destinata ad attraversare la parte meridionale di quella colonia per congiungere la rete ferroviaria dcl1'Africa sud-occidentale germanica con 1'Atlantico. La pubblicazione intempestiva avrebbe potuto compromettere l'esito dei negoziati col Portogallo, presso il quale, anzi, il go\·erno germanico richiedeva a quello britannico, in cambio della sua arrendevolezza circa la pubblicazione, l'appoggio della sua influenza a Lisbona (docum. numero 14.715 del 27 luglio 1914). Il 27 luglio il Kaiser firm,wa il decreto che conferiva a Lichnow)ky i pieni poteri per procedere alla firma. Il 30 luglio il plico lasciava Berlino e raggiungeva Lichnow ..ky insieme coi passaporti che gli faceva rimettere il governo britannico in seguito all'avvenuta dichiarazione di guerra. Questa dimenticata pagina diplomatica dimo..,tra molte cose, una sopra tutte· l'estrema difficoltà alla quale si va incontro qu.:mdo ~i vuol fare un trapasso di territori coloniali. MARIO MISSIROLI BAMB IN PRESTITO F; ,1~ ,a ,a ditori,:, nin.1o~i dd "'" p R ..... ia. \~.,.., ,,i;i,:, '" <1'-'&l1M . di pn" mft,. Il m,;,, inlflll,1 _h•,r,., lui<> ~ tiduu 1;11,n,c,<f. <"h~ In m,1lt1 ("&" non c'r V'" d, ur 1...-nu 1111 ,;;,,..~. l'tr 1,,.,,.1, p,:.. ,,;, •" 'i°"''"' c,,r,, .. .,lw ., mprt' 1fl'('Wlat1,,,rno. 1 ('npt ..ad , •li.a .u,iio,_. N>'1 U , • ..,.. u,. n'ln 11 i "ri(" lo td ~!ui 1,1g..11i d'u .. ,, e ••1"'~'""' • p,UK• lftlN'Nf 1! M_,rv lUfntt lll'l(hr d ..... ;.......-n La ,.t<,.,~ t dat ... 11 thi pori• tor, -t """m b !i 4u( ""'""f ,ti Ull3 trÌ•lf «.miti• C\ l"'' .a dd prf 1~ r..ic ,r,;,. L \ ST.\ZIO:'\ 1 E era affollata di gente, in piedi da\ anti allo sportdlo dei biglietu; quasi tutte le donne ten("- vano in braccio un bambino. Fuori, sul malciapiedi che corre\'a lungo la facciata, si vedc,·a ancora una fila di donne, coi bimbi in collo; parc,·a non :.wcsscro fretta di c,ntrarc, né porta, ano con sé bagagli o roba da barattare; ma anch'esK", come le venditrici di uova, di pane e di pro1ciutto, c,rano circondate da una folla di clienti. l; n guardiano $0praggiunse e si mise a irridare: e Che cosa fate qui) ,e volete prendere i biglietti, entrate; ~ no vi caccerò via, t che il di:wolo vi poni 1 • • Indcci~c, a gruppi, le donne si a,·viarono tra,cin:rndo i pusi verso l'interno della 5ta• zione ; gli 51rilli cd i pianti dei bambini crebbero a dismisura nell'atrio gremito. e Che cNa hanno questi maledetti~ • "1<:lamò a quel baccano un optraio che, con un sacco di farina sulle spalle:, suva nella fìla, proprio vicino alla porta. e ~fa guarda un po' quan1i nt hanno partoriti qut~lt sporcaccione!>. e Perbacco>, dict'va un altro, e ma di dove spuntano? Pare che oggi tulle le donne ,·ogliano mc1tersi in viaggio. E tutte col bambino. Ho paura che non ci saranno biglict1i per tutli >. e Purtroppo è così >, rispose: il suo vicino, che la sa~va lunga. e Vt'drai che più della mc1à rimarremo a tcrr.1 fino a domani. Quelle col bambino no: quelle par• tiranno, perché a loro dànno il bigliello senza che facciano la fila>. e Accidenti! Se avessi saputo, anei portato il mio >, esclamò una donna, che in• douava un ~llicciotto da campagnola. e Fattelo dare da una di quelle che nanno appoggiate al muro>. ,e E crt'di che mc lo daranno? >. e Dia,·olo, se: son Il per questo! Per pochi soldi ti daranno quan10 vuoi 1 >. La contadina andò a parlare ad una di qut'lle, ma tornò subito sconsolata: C' Vogliono quattro rubli! >, e Hanno peno proprio ogni pudore. Ieri li davano per tre >. e Metti un gallo nella pelliccia >, con• sigliò un l)hro, e come se fosse un bambino, cd esci dalla fila >. e Non si può: og~i palpano >. Intan10, proprio vicino allo sporttllo, una iJuardia domandava ad una donna: e Dove hai prc10 questo marmocchio? 11 ho vino un momento (a e non nt avevi >. e Dovt' rho preso... dove ... >, balbettò quella, e dove in generale lo prendiamo noi donne>. Anche una vecchia strega, Il in fondu, ha un bambino in braccio. e Bisogna che fosse un btl matto quello che ci si è azzardato >, esclamo. E il mio vicino: E chi ci bada, di questi tempi?>. Adesso ricomincia a brontolare l'optraio di prima: e Eccomi ancora vicino alla porta•· E sputa,,a, Una donna gli si ac- <:osta: e- Prendi uno dei miei marmocchi. Passerai subilo>. « Vt'do bene che mi toccht'rà far cosl. Quanto ne vuoi?>. e Prez· zo fisso: quattro rubli >. e Siete proprio paue a pretendere tanto>, protestò quegli, contaodo il denaro. e Cosa vuoi >, replicò la donna, < costa tanto caro il pane ... >. E cedette il bambino all'operaio. e Tienigli più alta la testa, se no piange •· Fatta quc• sta raccomandazione, st nt' andò a prtn• dcrc quello di ricambio, che giace\'a ~ul pavimento. e Quanto un bambino? > gridò una vo• cc dalla folla. e Quattro rubli :t. e Sono impanitc. La settimana scorsa se ne a\·tva un paio per cinque rubli. Di ques10 p:n~ chissà dove andremo a finire>. La gu:ardia di servizio non ci capiva niente. e Di nuo\'O c'è una quantità di gente>, e~lama"a < C'è più gente fuori tur· no c-ht nella fila. State a posto! E. tu (all'operaio di poco fa) che diavolo combini? Da que51J parte vengono solo h: donne con bambini in braccio; vattene nella fila >. e ~fa ho un bambino anch'io>, e lo inostra\·a. e E allora va bene; stai qua, che il diavolo ti porti! >. Ecco che arriva una grassa contadina anziana; non riesce ad .\,,•icina.ni allo sportello, e si mette a ~irare per tro,•are l'ultimo posto della fila Una -zoppa si pre• cipita col suo colosso di tre anni , la con· rndiM, appt'na lo prende in braccio, fa per rifiutarlo, poi s<:rolla le spalle:, paga, a~·volge il. bambino ntl mantello, e si caccia avanu. e Hai avuto for1una 1 finalmente >1 dice una vtcchictta alla zoppa. e Lo prendono soltanto se non cc n"è altri. Pesa troppo: dopo un'or-a non se ne può più>. < Mamma mia>, si mise a strillare quella dei due pupi, e dove sono i miei bambini?>. e Sta bene attenta, ora: st no te lo rubano come se nien1e fout. Ricordati dell'altro ieri>. e Eccolo qui, sano e salvo :t, dice l'operaio ancora tra la folla. < E l'altro?> e Sano t salvo anche lui. Cosa credi? Abbiamo fami11;lia anche noi>. Arriva l'operaio a riportare uno dei bambini, dopo aver preso il biglietto. e '.\1:a guarda. un po' ... Che il diavolo ti porti... mi ha sporcato tutto il '"estito >. e E va ... ti asciugherai. Factndo la fila, può succedere un disastro anche a un vecchio. Figurati un po' a un bambin_o ! >. « Di chi è qutsto bambino? > urla una donna tutta. arrabbia1a, che ha già prc..so il biglict10. « ~(a guarda che tipo I Se n'è andata, accidenti a lei! >. Arriva di corsa la grassa contadina con il bambino colosso, e con rabbia, rts1itucndolo alla zoppa, dice: e Chi mc l'ha fatto prendere, questo bastardo? Non dàn• no il biglietto a chi ha un bambino cosi 11;r;\nde. Non mi è strvito ad altro che a ~rdere il posto nella fila >. · ~fa un \'CCchio la guarda con aria di commiserazione, e dice: e Potevi prcndt'rc in braccio tuo suocero, e andare a fare il biglietto con lui >. PANTELEIMÒN ROMÀNOV 'Tradu<_. d1d rt1JSO di O. S

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