Omnibus - anno I - n. 23 - 4 settembre 1937

IL SOF&' DELLE R'IUSE rnu,:rrn~~,:ru IliDE AMICIS F ORSE ti ,ta smarrendo da noi il gusto per il ritratto letterario; dove la curio1itl veno uno scrittore anda1,-a tutta a.i suoi modi e ai tuoi atteggiamenti. Ogni scritton:, almeno un attimo nella 1ua vha, sa stare in pos.:t.; ma par quasi che dopo d'Annunzio i ritrattisti abbiano deposto' le armi. D'Annunzio ha posato per un grande ritratto letterario, da far impallidire quc11o di tutti gli altri. Tanto che dopo di lui gli 1Crittori hanno finito col tiraui in disparte: hanno (auo di tutto per essere persone qualsiasi. E qui si accenna più che altro agli andamenti variabili del costume letterario. Ma il ritratto letterario ~ finito da. noi anche perché ragionare di uno scriuorc equivale ormai in Italia a darne un giudiùo il più possibile preciso. Hanno scrit• 10, come cccct.ionc, buoni ritratti artistici e letterari Baldin.i, Ojetti, Soffici. Baldini ironizzando da sé certo 1uo g:ultO pu il profilo alla ma.nicra del secolo scorso; Ojctti con la bravura che egli ha sempre nel descrivere uomini che conobbe, o nel narrare faui cui partecipò; Soffici, infine, con quell'impegno di artista per cui ncm• meno i ricordi restano pacifici. Soffici è il meno tranquillo dei ritranisti, e il pers()+ naggio viene su meglio dove lo sguardo è più spietato. Dietro la descrizione e l'ancd• doto è sempre una mente che giudica. Cosl stando le cose, non può che incu• riosire la ri1tampa che ora Trcvcs ha fatto di alcuni ritr&tti di scriuori e artisti fr&n• ccs.i, scritti da De Amicis ai suoi tempi per la e Gauctta letteraria > di Torino. Dc Ami• cis era un po' l'inviato speciale a Parigi al tempo del verismo. Se ci fu una curi0+ sitl. seria degli italiani verso le cose di Francia fu quella verso gli terittori veristi, cd anzi la nostra classe media, usai pii). coraggiosamente di quanto non seppe la francese, intese quella letteratura. Vi erano tante cose dolorose nella nuova nazione, e era forse la condizione umana più adatta per intendere le verità che al di là delle Kuolc erano in Flaubert, in Zola, in ~bupassa.nt. Tanto che la borghesia francese di una cosa si stupiva allora: che un ministro della Pubblica Istruzione, che era Dc Sanctis, M::rivcsse e ragionasse dell'autore dcll'c Assommoir >. Dc Amicis va a trovare gli scrittori fran• cesi in voga ; riallaccia anzi vecchie a.mi• ciz.ie. La povertà critica delle pagine che ne cava è intanto indiscutibile perché vi 1i debba insistere; era una povertà che confinava col candore. Oggi par quasi che Dc Amicis lo faccs.se apposta. t invece chiaro come faceva sul serio. I suoi modi sono quelli obblia:ati del ritratto letterario ottocentesco; e in pili metti la predilezione di Dc Amici, verso certi effetti. Oc Amidi procede sicuro: sa dove nrapperl. l'applau• so, s.a dove rarl. sgorga.re una lacrima. Se ti sorprende a fare cavilli sull'a.rte, lo vedi in guudia, e chiede scusa, non si sa se •i suoi lettori, o ai posteri. Quando nel pro• filo di Daudct, conduce un paragone con Zola, a noi lettori di mcz:zo secolo dopo quello che dice di Zola va tutto a sca• pito di Daudct. Ma Dc Amicis, se per certa sua acutcua sempre viva, anche ,otto 1~ maniere letterarie più viete, sa vedere .:erte verità dei suoi scrittori, resta tulio dalla pane di Daudet. Zola cc lo dipinge in nero più di quanto occorra; Daudet esagerata.mente in rosa. Ed è che di(cn· dcndo Daudct, di(endc sen~altro se Jtca.so. Dc Amicis è tutto Jl: in quel suo sapere essere, scnu vole.rio, un poco più alto del suo manierismo, e insieme nel rar di tutto per ricaderci dentro. Di Zola dice cose vcriuime, da aprire gli occhi ad un ciuo; ma le dice come per prevenire obbiezioni. Esclama addirittura: e Ci sono ingegni grandi che prcrcriamo ai grandi,ssimi, come edifizi gentili a enormi palau.i di rranito >. Ma Dc Amicis sa che un edificio di e gn• nito > costa di più. Il ritratto di Daudct è il più divertente di questa raccolta; come quello di· Zola è il più acuto. Daudct diventa un eroe deamicisiano; ne ba peMino i cara.ttcri fi. sic.i: e: una grande capigliatura nera ondu. laca che gli fa ombra alla fronte; gli OC• chi neri d'una lucentezza e 1d'una fiuità. 1trana, che guardano con 'un'espressione dolcissima; il viso pcrCettamcntc ovale, d'un colore bruno pallido; la bocca piccola e bcncvol•, la barba alla nana.rena, e un naao aquilino della più bella arcatura che po1sa immaginare un pittore >. Cumcla, e tutte le altre eroine della e Vita militare>, se ne innamorerebbero. Di Daudct, Dc Amici1 sa drammatinare la vita, che era qucUa alla fine monotona dei romanzieri francui dopo Flaubert. Drammatizza la sua vita e la sua arte; che era quella di un lavoratore. Gli altri ritratti, tolto quello di Zola, sia ptrché condotti con minore impegno, sia emndo dì personaggi secondari_, hanno oggi meno 1,1ive1.u.Non mancano momenti felici. Oumas figlio: e Mi pare di aver visto dicci Dumas >, esclama, e c'è 11 un ritrattista dei più 6ni, che bada solo ai geni dei 1uoi personaggi, fino alle sfomaturc. Gli altri sono lo scrittore teatrale Augicr, l'attore Coquelin, il poeta soldato Dérou• lède. 11 ritratto llli Oéroulèdc è un po' CO• me quello di Daudct. Se il Dc Amicis dei racconti amorosi e patetici si vedeva nel• l'autore di e Le Petit Chose >, si ritrova an• che nel poeta popolare della e rcvanchc >. Déroulèdc è ormai un poeta senu veni; ma allora lo leggeva tutta la Francia: nelle caserme, negli ospedali, per le piane. Era il poeta ufficiale più che il poeta ,oldato: un gr.a.n mirasgio per tutte le bor~'-e1ic. Sono tutti ritratti oltremodo inaulgenti "cno i gusti degli anni in cui forano s.critti; alcune pagine, comunque, quelle su Zola. polemista, anche oggi hanno una loro ve• rità. Non manCa il solito omaggio di Dc Amici• al suo modello. Ed è l'omaggio non solo suo, ma di tutti i lettori. Ne11o studio di Zola, mentre si attende il pa• drone di casa, Dc Amicis non può (uc a meno di commuovcni: e E considcundo quanto egli aveva pensato, scritto e lot• taco, in aoli tre anni, dall'ultima volta che lo avevo visto, seduto a quello stesso tavo• lino sui cui poggiavo le mani, mi scnth•o preso da un 1entimcnto di ammirazione .. >. Ma poi De Amicis ci ritrae uno Zola stanco e angosciato che altri non avrebbe forse saputo vedere: lo Zola che, cominciando a collabora.re al e Figaro >, mette in sospct• to i borghesi parigini. Quel dannato sul loro giornale? Dovranno proibirne la let• tura alle spose e alle 6glic? Ecco l'angos.cla di Zola; cd è un'angoscia vista tutta da De Amicis, che era nato apposta per ve. dcrla: per vederla, diremmo, anche se: non c'era. ~fa fot'le era la volta buona: quello Zola pieno di crucci verso 1e stesso e verso la gente che non lo comprende, ha l'aria di essere il vero. t uno Zola 1tanco per• 6no del 1uo verismo. e Invece di descrivere le cose, come diceva Goethe >, egli conressa aJ suo intervistatore, e vogliamo descrivere troppo i loro effetti ... >. E Dc Ami• cis fra sé e sé si chiede: e Ma come si potrebbe serivcrc un romanzo nella prosa di Pascal?... Quale è lo scrittore di ramanti e.be potrebbe resistere ad un tale denudamento? A che cosa si ridurrebbe un romanzo del tempo che corre, spogliato di tutto ciò che Zola chiama pompon, e falbaltU? >. E non vedeva che romanzi nella prosa. di Pucal ne aveva già se.ritti Flaubert. Dc Amicis scopre tanta stanchezza addosso a Zola, e può dani che non sapes.sc vederci altro. Del resto, non aven modo di vedere altro: non volevano vedere altro nemmeno i lettori della e Gauctta letteraria >, della quale era l'interprete pari3ino. Dc Sanctis, ragionando di verismo, stupiva la borghesia Crance,e? e Bravo Dc Sancti1 >, par che esclami Dc Amici,; ma niente più. Non aapev,1 di avere un concorrente in ritratti letterari: e quale concorrente. ARRIGO BENEDETTI ( CORRIERE RUSSO) L'ULTIMO TOISTOMAIJO ... E MORTO a Mole& in questi giorni, ad ottant.:.trè anni, Vladimiro G. Ccrtkov, filantropo e pubblicista il cui destino, per circostanze d'elezione e di fatto, ru legato ai nomi dei due ultimi grandi scrittori della terra russa, il e medico > Antonio Cechov e il e conte > Leone Tohtoi. Chi non ricorda nel Giardino d,i ciliez1 la fiJUra di Lopachjn, il ulf made man di umili origini, che trionfa quando può comprare il podere <!ove avevan SU• dato e sofferto i suoi poveri avi? Ebbene, sembra che in questo personaggio l'autore volesse raffigurart' suo padre, che, a fon.a di costanza e di sacrifici, era riux:ito a dare una modesta ma non spregevole 1ituazione alla propria famiglia. Ora il padre di Cechov era figlio d'un servo della gleba, o d'un'c auima >, cc.mc si dicevr. in Ruuia, che era appartenuta a un ricc.hiuimo pro,. prietario, che era cs.attamcnte il nonno di Ccrtkov. QuCJt'ultimo era stato da giovane, come tanti rampolli di nobile ramiglia, u(. fieiale della Guardia, ma poi era pa11ato attraverso la crisi di cosc.icnz.a caratteristica del decennio intorno al scttanta, inca.r. nando co1ì, in forma tipica, la più curiosa 6gura socia!e dell'epoca, che con una for• mula di Michailovski (u detta e il nobile penitente >. Il nobile penitente era qua.si sempre un giovane aristocratico che, conquinato dal• l'idea umanitaria e toeialina, cercava in qualche modo di pagare al popolo il dc• bito che i ,uoi padri avevano contratto con cs,o. Questa aspirazione si concretò in quel movimento che con un'altra formula, questa volta di Bakunin, prese il nome di e andata al popolo >, o meglio, in una vcr• sionc più letterale, di andata nel o fro il popolo. Fu cosi che Cerckov abbandonò il servizio, e cercò d'elevare le conditioni di vita dei contadini delle sue terre. Ma l'in• quietudine e l'csaha.tionc del giovane idea• ( LEOPARDI EILSUOANTAGONISTA) (CONl'J:-;UAZ. DAL NUMERO PRECEDE:-;TE) J nondimeno dalla presc.nu dc.I_Leopar• ' é di egli non nUSCJv.ia hbcnn1. U acn• .e, ch'ea:h aveva della propria voc:a..zio• ne in quanto poeta annunz1atore del L.!:J vero, il dctidcrio tutto umanistico di mostrani esperto d'ogni segreto del• l'arte e quel 1uo bisogno tra pedagogico e pedantesco di correggere l'opera aJtrui, di riplumarla .eoondo un archetipo etico NI c.ttct1co, lo lnd~ro più d'una \"'Oltaa mi• ,urani col Leopardi poeta. Se qualcuno penta che da questa emulazione sfa venuto fuori u.n Leopardi riveduto e corretto moralisticamcn• te, un uggioso e mostruoso Leopardi ad umm De/pJ,irri, questo qualcuno abaglia in pie.no. Ne ~ venuto fuori un Tommaaeo origin.alis• aimo, concitato o grave, nostalgico o scher• zoto, che fone 1arebbc rimasto nell'ombra acnu quello 1umolo a entrare in gara col Leopardi. Intendiamoci bene: qui non ai tratta di sriudicarc una tenzone poetica tra pastori di Teocrito o dì Virgtlio, con relativo conJe. rimento dj premi. Ma qualche indicazione potd conaieliarc una rilettun di questa o quella poc1ia0 del Leopardi e del Tom.mueo: ne veni al lettore avveduto un aenso pili prcci10 di quel che l caratteristico nei due poeti quanto all'animo e ai mezzi upreuivi. Rilcagete dunque dc.I Leopardi, nella c:&n• zone Sopra i/ mcmummto di /)anU, le stanze f11moac1ugl'italiani morti nella campagna di Ru11ia, e poi del Tommaseo le 11rofcttc in• titolate Gl'lto/iani morti in IJJ)Qlna, e ditemi ac in coduti ottonari a tcrutti monorimi, eu.mplati di aul Dlts ir~, il Tommaseo non ha voluto contrapporre la sua idea cristiana della patria a quella anticheggiante e wna• nistica che ai dehnc1 nelle ampie volute della canionc leopardiana. Rileggete del Leopardi la canzone Nel/, none della sorella PaoHnt1 e dc.J Tommaseo l'ode A una marchesa par• lOr'ifflU e sopnittutto la poesia La Dcmna, de• dicata a Giorgio Sand: la contrapposizione, anche qui,~ evidente: quel che della donna, della sua natura, dell'amore, della matem1tà il Leopardi aveva detto con animo di filosofo antico, il Tommaseo lo ridice con animo e accento di cristiano. Dall'Inno ai patriarch, del Leopardi, e segnatamente dai vcrai id1I• lici au Adamo che contempla bctto il giovane mondo, il Tam.muco trass-c «:rto i.apiruione per quella pute del suo inno I Santi in cui tocca anch'egli dcli• vita dei Patriarchi: 8::nd~i rr:i7:~!'~ 1 i~ì'~~1~~ir1:~:: PiU riJueenle un velo, e le fore1te Veraini ancor ncll'1li10 di Dio; Piena d'arane villon la none, Piene di Neri mormorii le fonti, E il doler di fatidiche 1pennu. t sublime il doler nella apennza. Come il 811ti1ta della madre m seno, 1'1le e1ultava a' Patriarchi in cuore La vin f' de' secoli venturi. Il Tommaseo, com'era da upe.ttarsi da lui, ha cristianizzato il pnmitiviamo del Lcopudj, La spc.rarlza de' suoi primitivi non viene da ignoranza e illusione, come nel Leopardi, benal da a-cic.nza: dal 11pcre1 ci~. che un Liberatore verri. E bisogna riconoscere che il 1uo quadro del mondo prirrutivo ha un non so che di più vergine e lwrunoso, di più miatcrioumente poetico che non quello da• toci dal Leopardi nell'inno. I lettori del Leopardi aanno bene ch'ei'Ji mise in caricatun il Tommaseo, senza pur nominarlo, nella Palinodia a Gino Capponi: l proprio Niocolb quel letterato ucccnte e pedant_c che consiglia al Leopardi di mutare 11p1raz1onc: Un giJ. de' tuoi, lod110 Omo; un fnnco Di poetar maestro, anzi di tutte Scienze cd Irti e f■cohadi umane, E menti che lur mai, 10no e .. rtnno, Dottore, emtt>d■tor, lu<i1, nu d1ue, I propri ■treni tuoi. Di lor non cur1 Queata vinlc ctJ., volta ■i severi Economici atudi, e Intenta il cigho :Selle pubbliche cou. Il proprio petto Uplor1r ehe 11nP Matuia al canto :Son cercar dentro te. Canta i bi10ani Del secol noatro e la matura 1pcme. :Memorande 1e.n1enzolond'io solenni Le riH ■lui quando ton•v• il nome Della aperanu al mio profano orecchio Quasi COm.Jca voce, o come un suono Di hnau• che dal latte ai KOmp■ani. Ebbene, se togha.mo ,•ia da questi versi i colori della satira, rcata il con•igho malCfta• nimo che il Tommaseo diede mille volte a se ste&so e agli altri, di vincer l'egoismo, di uscir dalla tolitudinc dell'io(• e.sci di te•, di• cc:va con po1cnte esprcu1onc), di ritrovare la pienezt.a della vita nell• comunione con la vivente natura e cogli uomini fratelli. Si leg. gano di lui, tra le altre, due pocsiolc gemelle, Ncm si ,inchiudve in si e Vita nuot10: meno bella la prima, belliuima la seconda, 10n tutt'e due una trucrizionc linea del consiglio messo in bwletta dal Leopardi nella Pal1"od1a. Ma per il Leopardi non solo la speranza, ma anche la natura era morta. Lo dice, indimc.n• ticabilmcnte, nella stupenda canzone Alla pri• matJffa, in cui pur non si rasugna a quella morte e rievoca il tempo che l'anima umana comunicava con la natura in beata familiarità e chirde dispc:ratamcntc un acgno di. vita al mondo muto e aordo. Per il Tommuco in• vece la nat\Jra era cosi viva che nel senso religioso con cui egli, cattolico, la canta, par di tentire • volte come UJ'l aoffio d'esaltuionc panteistica. Tutta la chiuta della pocaia Esp,a. non~ (dedicata all'amico del Leopardi e 1uo, Alessandro Poe.no) l come una concitata e mcbriata ~1fotazione del canto leopardiano: Quctt■ che muove e sui, 1uon1 cd olezza, E in sette br1ll1 ed in mille color', E palpita di morte e di bclluu, ::\.fatcriaarcana. preanante d'amor, ZOLA E 80.l IIOOLIE lista trova.rono finalme~te un centro quando egli, veno il 18801 conobbe e il vicin suo grande > Leone Toluoi, del quale, insieme con un altro vicino, il poeta Fet, (u forse l'unico amico per molti anni, e alla cui memoria restò, anche oltre la morte, sem• prc immutabilmente (edclc. Ccrtkov ru fone lo telatore più appauic,. nato della dottrina tolnoiana, ma non ri• suita che fosse più ardito e conseguente del maestro, e non dinribul certo ai propri con• ta.dini i ricchi posscui dove avcvan (atica.to nientemeno che gli avi di Cechov. Nei. pri· mi tempi dcli.a sua amicizia con Tolstoi, fondò in collaborazione con lui una ca.sa editrice filantropica, concretando un'idea del maestro, che voleva pubblicare a prezzi minimi I libri che riteneva utili a.i conta• dini. La minor gloria e la tenace attività predicatoria lo costrinsero più tardi ad emigrare all'estero, e da Londra riprese l'attività. editoriale, stampando gli scritti di Tol. stoi a cui la censura. vietava la pubblica• zione in Russia. Rientrato in patria, di• venne l'editore postumo dei manoscritti inc-- diti lasciati all'autore di C1ur,a # Pac,, dando alla luce anche quei mirabili racconti degli ultimi anni, che il grande artill:t aveva serbato nel cassetto, ritcncn• doli incompatibili con la sua pro(euione di fede, ma che non aveva potuto (a.re a meno di M::riverc,sotto l'impulso prepotente d'una fancasia vanamente soffocata perché incuinguibilc. Ormai il già vecchio Certkov non era più il rcdc.le d'un'idca, ma d'u.na pcnona, co• mc Eckcrma.nn di Goethe, il che gli permise di superare agevolmente l'esperienza bolM::evica, e gli rcce nel 1928 a.cccttarc con entusiasmo la redazione dell'ediiionc monumentale cd integrale del Centenario, che ha pubblicato a tutt'oggi settanta dei novanta volumi progettati. Morendo, Ccrt• kov ha lucia.to a.l ~{usco Tolstoiano di M0+ se.a interessanti reliquie e manoscritti, cd a.Ila critica letteraria e alla memorialistica un saggio di notevole valore sull'evoluzione spirituale del maestro. 1 bolKcvichi hanno sepolto con tutti gli onori (e chi u che non l'abbiano imba.l· aamato) quett'estremo e rariuimo esempi&• re d'una specie umana scomparu, quella degli evangelisti sociali e degli apostoli della e non resi1tcnu al m•lc >. R. P. t aura che da !unge, mu-■geen O'iwnotc. 1erre, volando ne vien; t di voci armonia, che non interi G1un11e,e 1i perde. nell'ampio aeren. Questo, che I e di 11n10amor circonda, Ampio uni,•eno, e II curva 1u me. Spiruo t tuuo: e, come sole io onda, Uio .,1 penhn e lo compie d1 •é Come del nostro sol corrono i giri lmmen11 intorno I più 1plendido $01, Tal d'amor mille io vega:o e di m■ rtlri Rote 1f:ontr■r1i; e con miuico voi Di mondo 1n mondo, e d'una in ■hra prou Scendere a achiere vii 1p1rt1e nlir; E ogni cosa rifarai, e •empre nuova Onda d1 1p1rt1e d1 mondi venir. Avret voluto accennare 10hanto e non ho potuto fare a meno di citare. Ancora due ci• tazioni e 6ni,co. Notiuima ~ la pouiola del Leopardi inti• tolata l,,utaz1one (• Lungi dal proprio ra• mo, - Po,"tra foglia fralc, - Dove vai tu? 1 ecc.) e che~ infatti una libera traduzione della Froille di Arnault: senoncM, come ha bene osservato Mario Fubmi nella sua bella edizione dei Canti leopardiani, la foglia che pu il poeta francese è un'allegoria di lui stesso csuJc dalla Francia, per il Leopardi e acquiata una vita autonoma, diventa una delle in6nitc creature, che la natura nel suo ordinario corso una'altro forao travolge•; e perb l'ac• cento di quei vcrai non potrebbe estere più leopardiano. Il Tommaseo ha anche lui dei veni A ama JoglitJ, che non possono non far pcnurc, per contrasto, • quelli del Leopardi: Foah■, che lieve a la brezza cadeui Sotto i miei piedi, con mite richiamo Pone ti l1gn1perch'io ti calpesti. Mentr'cri viva aul vc.rdc 1uo nmo, Pasui aove:nte, e di te non pensai; Morta li penso, e mi aento che t'amo. Tu pur coll'■ure, col_l'ombre,co' rai t~1 ~~,•:.i:!o~: 11 :~d 1 i::in:i~;1m1i. Convena in loto e:d in polvere, o p,1, Per vite nuove il ~rpctuo concento Scll0itera1 della prima ■rmoma. E io, che vi\-a in me 11cuo ti aento, Cadrl, tn breve, e dul, del mio fnle Al fiore, all'ond3, 11l'elct1rico,11vento. Ma te, de' cicli nell'■lto, •ull'■le Rc.chcrJ.,n,o lo 1piri10 mio; E, pura idea, di 10rfl10 immortale Sorr1dera1nel aorrllO di Dio. DAL RISORGIMENTO italiano venne Cuori una generazione sin• golare di uomini audaci e avvcn• turasi. Audacia e avventura era.no del rt'lto gli spiriti che animavano Gari• baldi e gli diedero per il mondo una fama leggendaria. Garibaldi e qualche suo uffi• ciale forono uomini prodigiosi, eroi parto• riti dalla Fortuna; la loro nasciti Jegnò l'imminenza di un'ort decisiva. per le ,orti d'Italia. Se non si può dire altrettanto riguudo alla nascica di alcuni uomini che 1eguirono a quelle gcncraiioni di eroi, tuttavia il loro dettino, in cui la parola Patria è incisa. 1u ogni tratto, appare intimamente connesso con la noria che ro concluse. La loto vita sta come un interludio Cra due epoche fatali dcll'ltklia moderna: il Risorgimento e la gutrn mondiale. Fu una generazione di esploratori, gente che andava per il mondo a piantare la bandiera dove nessuno fosse m>.i passato prima, come tcnimonia.nu. di un'Italia che, nonostante la sua recente costituzione na. zionalc, dimostrava di eucrc sempre stata viva negli individui. Ma Umberto Cagni non (u soltanto un uploratore: fu prima di tutto un militare, un marinaio. I viaggi e le spedizioni, dopo la prima sete romantica e goliardica d'avventura, presto fini· rono col diventare per lui qu•lchc cosa. d.i più preciso cd csscnt.ia.lc; col co1tituire cioè un'e1pericnu. di navigatore e uno sfogo al suo temperamento eccezionale e ambizioso. Ambizioso non nel senso vano cd egoistico, anzi in quello più nobile di accrescere con le proprie imprese il prestigio dell'Italia nel mondo. Tutta la sua vita ru orientata verso quc1to unico idea.le, come non era altrimenti concepibile per un uomo della 1ua diseendcnz.a cd cducationc. Cagni fu un uomo impulsivo, orgoglio\O, facile ad accendersi come tutti i tempera. P~sia francescana, per quel aenso delle cose come di esseri vivi e cari che hanno una vita ,imilc in parte alla nostra (non cose, ma creature) e insieme pocaia platonica, anzi ro• sminiana (non a caso essa re.ca la d1t1 del 1855, l'anno della monc d'Antonio Ras.mini) pc:r quel risalire dalla foglia all'i<ka della (o. glia e da questa a Dio. Comunque, v1 l un grido di resurrezione che vuol c11erc una ri• spoata al unso di mone eh'~ nella poesia del Leopardi: se questi si affratella alla foglia nella comune condanna all'annientamento, il Tomm•sco &ente che la medesima promessa di rinascita ln Dio è fatta all'uomo e alla fo. alia aorclla. Nell'edizione dei Canti uscita nel 1831 il Leopardi accompaifla la canzone Allo iua donna con un'avvencnu in prosa, tutta piena d'una grn,a sanuota e leggera, con qualche lampo di briosa ironia, che tra quelle liriche eloquenti o appauionate sorprende e ricrea come un (elice 1chcn.o o allegretto: • L« donna, ci~ l'innamorata dell'autore, è una di quelle immagini, uno di quc' faritasmi di bcllcua e di virtù ecleatc e inc.ffabilc, che Cl occorrono speaso 11!1fantuta nel aonno e nella veglia, quando 1iamo poco più che fan. ciulli, e poi qualche rara volta nel tonno, o in un• quasi alienazione di mente, quando aiamo giovani. Infine è la donna ehe nott 1i trova. L'autore non aa ae la sua donna (e coal chiamandola, moatra di non amare che questa) aia mai stata finora, o debba mai na~ tccre: aa che ora non vive in terra, e che noi non aiamo suoi contemporanei; la cerca tra le idee di Pl•tone, l1 cerca. nella luna, nei pia. ncti del sistema aolare, in quei dc' siatemi delle atelie. Se questa canzone ai vom chia• mare 11morosa, url per certo che questo tale amore non può ni dare ni patir i'Clotia, poi• cht fuor dell'autore, nessuno amante tenero vorrà fare all'amore col telescopio•• 11 Tommuco prese lo apunto dalla canzone Alla sua donna per la sua poesia L'idea/e (il molo ttcsso dice la parentela): più ancon che dal!• canzone, dalla nota che ho riferito. S'intende che anche qui egli cristianizza il Leopardi e dove questi dice Platone egli di• rcbbe volentieri Roamini. M• sentite: La aiovin donna ch'i' amo d'amore M'ama con tutle le lone del core menti sempre disposti ad imporre la pro• pria volontà, costi quel che costi. Ed è 11raordinario che per difendere il suo sen• timcnto di estrema dignità ricorrtssc 1pcs,o • geni violenti o addirittura maneschi, che in quel tempo doveva.no (are una certa im• pressione negli ambienti aristocratici. La sua giovinezza è piena di duelli e diverbi. Cagni non fu tenero, qu•lche volta, nem• meno col Duca degli Abruui, che accoro• p•gnò in tanti viaggi e imprc•c mcmora• bili per tutti i mari del globo, al Polo, sulle monta.gnc dcll'Alasca e dell'Africa, e col quale era legato da fraterna. amicizia Un uomo, comunque, di grande coraggio, fermezza di carattere e generosità. Al mo• mento buono sapeva (ar cose prodigiose CO+ mc la marcia sulla banchisa polare; magari temerarie come la presa di Tripoli. Si sa poi quel che fu Cagni per la Marina ita• liana, prima, durante e dopo la guerra con• tro l'Austria. e Voild un dt/ >, dine di lui il comandante superiore delle (orze na• vali francesi, che non aveva troppa sint• patia per gli Italiani. Un capo, tuttavia, cui il destino concesse tutto, ma non gli conccs.sc una battaglia navale. La fortuna, e forse l'intclligcnu, lo abbandonarono pro• prio in quel momento. Giorgio Pini ai è appas1ionato a que1t'u0+ mo singolare e ne ha M::ritto la vita. (Cior• gio Pini: Vita di Umberto Cotni, Mondadori, Milano. L. 2)), Il tono è spcsao apo• logetico; polemico nelle oucrvuioni che riguardano il clima politico del tempo di Cigni. li Pini si dimostra. giornalista non soltanto in questi particolari, ma soprat• tutto nella prosa e nell'architettura del li• bro, cui Corsc avrebbe giovato una. fusione prospettica e am1onica degli episodi entro la loro cornice temporale. Cornice che vie• ne data invece come parentesi informativa e staccala. Scrivere una biografia non è poi tanto diverso che narrare una storia o un to• manzo. Si traua scmpre di aintc1i intuitiva e di prcciaionc di linguaggio: ossia di fa. coltl a.rti.stichc. Ma Pini non eucndo un letterato nel scnao stretto, non è tenuto a queste preoccupazioni, e il 1uo libro egli lo acrivc per quadri e scorci contrapposti, dove la cronaca dei fatti parla di per se stessa all'infoori di ogni volontà di sin• tesi. Se c'è una "'olontl palese in questo libro, es.sa si limita a coordinare la ma• teria cd esporla secondo una tesi di esaltazione o di condanna, e secondo un ordine cronologico e rappresentativo. Lo schema pressapoco è quello:_ un episodio biografico, una citat.ionc, una inform•zione d'ambiente come s(ondo storic0+politico-moralc; poi ri• prende un altro epi,odio e cosi via, a guiu,. di tanti quadretti separati. Ora per un libro di cinquecento pagine quc1to sistema non è certamente il migliore perché lo ap• pe.santiscc e ne sposta continuamente il centro. Scnu contare che ravorisee un certo andamento sbrigativo cd un linguaggio se• ncrico. Quando il Pini scrive: e Fu afti"'dato a una giovane nutrice, Antt,nictta Signo-- rio, una bruna e solida monferrina che pare aver trasfuso qualcosa del IUO tempera• mento impetuoso e passionale ncll'infaote che nutrl >, si scntc che ha fretta; op• pure quando scrhc: e Gli italiani migliori, aollcvati in quei giorni dalla bauura della mcsc.hina. vita nazionale, seguirono col pen· siero inorgoglito il giovane Principe aabau• do che, dopo l'ottima prova del Sant'Elia, tornava ad affrontare l'i&noto... >, il 1uo lin• guaggio è vaio, scnu rilievo, e non gli riova una certa gonfiezza alla Oriani che ai nota sempre nei punti meno rclici, che aon quelli storici o politici. Il Pini migliore è indubbiamente quello che descrive senza preoc:cupu.ioni e senza sospettare l'importanza della materia su cui lavora, come allorché segue Cagni nei suoi viaggi intorno a.I mondo e nelle sue omrvaUoni o reaiioni di uomo intelligente, vi• vo, pronto a notare tutto ciò che si na• acondc dietro ogni nuova apparenu. , GINO VISENTINI ::\.1ai tutta..trilla, né mai t\ltta lieta; Queta è 1ua doglia, I• gioia più qucta. Tutta coperta d'un semplice man10: La ,u■ pirola un doleìuimo canto. Vede, dormendo, di cid villoni, E le con1Hac 1n I01f111ecanzoni Aura di sogno, dunque; ma poi un lampo di sorriso un po' malizioso: t1 :•~~~~.e~~;•:fem 1 ~t~~7:i~loar';. 0re, E poi di nuovo 11 M>gno: la vcdovctt.i; si cangia in u.na sorta di rata o ninfa: Da aera al aommo deali anni fiorisce, 01 mine invcr1in1 e rinaiovani1cc. Siede nel 10\e, o, depoato ogni velo, Qual fior riceve 11 pioggia d~I cielo.. Umor 11 nutu di tchiette bevande Che per le aracili mcmbn ai 1pande, E_ le_c:ommoved'un ~to lear,ero, S1m1le al moto d'un lieto pena1cro. 1-:Ua i luc:ia libar da' miei baci L'altera fronte e gli 1gu.ardi vivaci, Ma r.on ~i, aeno comp,~ con seno, Bcvn dcah ebri comples111I veleno. Docile ell'è come atelo d1 6ore:; M■ ferma ticn1i 1n radici d'amore. E 1é conosce; e qud Dio che la i1pin Sente in sé stcan: e peri>non a'ammin. Sublime au.arda,_comprende profondo: Però 11tnch1n1 ai miatcr1 del mondo. ...a.matranquilla con. ordin d'affetto Un fiore, 1 mondi, 11 Signor 1uo dileuo. Tuoi ■ma; e mcco ,i vive aoletta La mia fanciulla, la mia ,•cdovetta. _Quel tan!o di moralismo (proprio un pii,. z1co) che 11 !ommaseo ha mcuo in questi veni, a dar l'idea d'una perfezione uemplare, qui non aduggia la pocaia ~ non disdice punto: anii direi che •i accorda dclizioaa. mente con leggera ironia•dcll'ispiruionc. Ne l venuta fuori una be-Ila cosa, aailc e fresca. ~end1amone gra.zic al Tommaseo, ma anche, indirettamente, a Giacomo Lcopudi. E ag. t:~::;r:~:n·: ,:~~~~~r=~~ffi~;t~ af°,! :~1::ni:,:e:,:~: ~~:i~i 1l~g~:!!~.maldiccnza, PIETRO PAOLO TROMPEO

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