Omnibus - anno I - n. 23 - 4 settembre 1937

CONOBBI Armando Spadini a Firenze, fra il 1905 e il 1906. Egli era allora quel che si dice un bel giovanotto; di quelli che ~i notano per la strada per un comple:;so di autorità e armonia che fa sentire di trovar-i di fronte a una per~nalità. sia pure in crb,t. Non molto alto, ma di anubi!c figura, di bel portamento; e lo si riconosceva da lont;mo : monocolo, ciuffo nero sulla f rontt.·, berretto a visic1..1,il pa~trano butt~tto con elegante trascuratcri:a sul braccio. e Spadini, il paletot frega terra ». ., .\nche Tintoretto trascinava per terra il >iUO rrtantello >. C'era in que- ,te pJrole di già confc:)5ato il mo amor~ per i pittori dell..1.rinascenza veneziana. Fu ver:,,.Qquel!' epoca che incominciammo a incontrare lo Spadini a braccetto a una bella ragazz.1 dagli occhi di fuoco e dalla bocca tutta riso. Pareva una russa, quando l'inverno si nu:tteva. ;,ulla fiera te.sta ricciuta un berretto di pelo nero come i capelli. La coppia era. molto cor1osciut.\ nell'ambiente artistico e smdentesco. Quel loro tr,,cotante dhprevo per i conven~ i:ionafo,mi di ogni specie (quanti baci e abbracci per la strada e fra la gente) ,lVC\·acreato loro una popolarità.. Salivano insieme .ilio studio del De Carolis, del quale lo Spadini era aiuto, e do\C la Pasqualina seguitava a fare un po' di pittura dopo aver compiuti i corsi dell'Accademia. ~fa il suo tempo fu presto tutto pre~ dalle pose-per lo Sp,ldini. Si ha di quegli anni tutta una serie abbondantissima di ritratti della Pasqualina fanciulla e giovane ,P.>!<a. Lo Spadini lavorò per parecchio tempo col De Carolis; per bisogn? di ~1_a: dagno, perché i suoi concetti ~rt1st1c! erano addirittura ,1ll'opposto d1 quelli del suo superiore. Mi rammento _d! aver sentito raccontare allo Spadm1 che una delle maggiori umiliazioni della sua vita (e diceya di provarne vergogna anche a distanza di tanti anni) l'aveva sofferta un giorno che si trovava -,olo solo sull'impalcatura di un villino in costruzione, a dar di colore a certi nudi michelangioleschi che il De Carolis aveva disegn.ltO sulla fac~ ciata. Era mezzogiorno, e gli opera~ ~taccavan di lavorare. Un gruppetto d1 muratori e imbianchini s'era messo a mangiare all'ombr~ dc-~fabbri~ato di fronte. Il nostro p1ttonno seguitava a dipingere, sforandosi di dare il C?a:s- -.imo rilievo alle muscolature dcgh atleti. Quando si sente apostrofare : « O icchè v'è costas:sù, la fabbrica delle pacate? :. e giù uno scroscio di r:SJ di tutci gli operai. Spadini e Pasqualina si sposarono nel I go8 e v1s;cro sul primo a Firenze in ca,a dei genitori di lui passando l'e- \tJ.te a San Piero in Bagno, in Romagna, coi genitori di lei. I rapporti co~ le ri5pettive famiglie non erano dei più pacifici e cortesi. Arma~do? con quell'aria di buon rag~z2? gioviale e romantico, era uomo d1 violenza spes- <-0 brutale e irragionevole. Una volta n fu un battibecco fra suocera e ge• nero. La suocera era addirittura invc• lenita e ora s'era Janciata contro Spadini strillando coll'indice teso: « Lui, lui dice questo; lui ... :. A quest'ultimo lui il giovanotto perse il ~urne _degli.occhi : e trovandosi quel dito minaccioso ,otto il naso gli addentò un tal morso t he per poco non ne fece due. Do~ di che non gli rimase che prendere m tutta fretta moglie e fagNti e lasciar la vilk·~giatura. ~cl gennaio del 1910 morì 3:gli Spadini il primo bambino, ~ano, nat~ po<.:hi mesi prima. Nella pnm~wra d! qut•llo stC-.'ìOanno la coppia s1 tras_fen ,l Roma perché lo Spadini aveva vinto il Pensionato al quale aveva con?orso inutilmente anche la volta avanti. In via Ripetw., nei locali adesso occupati dalla scuola di decorazione, vi erano a que' tempi le abitazioni dei vincitori del Pensionato. Ma il caso che un vincitore si pre:;cnta'l'k.: .>n la moglie, incinta per giunta, non si era ancora dato, e ci furon difficoltà non poche né lievi da superare perché la sposa potesse dormire liberamente con lo sposo nella cameretta a lui destinata accanto al grande smdio. Sui primi tempi lo Spadini non si trovava tanto contento a Roma; mentre più t.1rdi non potè neanche pensare a staccarsene. Scriveva. a un amico: « ... ho lavorato pochissimo. Son mi (i ritrouo .. \fi manca il mio beli' Arno con quella bell'acqua chiara, con i barcaioli al sole e le barche col timone rosso. Qua riie,ite. Un fiume infamissimo co,t acqua stmpre torba. 1\/i è toccato nuovamente, se voleuo fare qualcosa, far posare il mio modello di moglie. Dipingerò poi Villa Borghese e Roma co_nle sue pia.:te, con i suoi peià d'architettura al sole... ». E così fu. li lavoro si fece via via · più intenso e proficuo. Paesi, scene di vita, _com~sizioni di fi~u_re c~n Pasquah.'le rigirate per tu!tt I vcr,1. Dal 191 1 i ~ggeui dei quadri incominciarono ad accentrarsi intorno a un'infantc. Era nata la piccola Anna. Nel 1912 incominciarono gli studi per il Alasè salvalo dalle acque: era nato Andrea, soprannominato Burro, perché era molle, pallido e placido come un pezzo di burro. Si può seguire, at• tr-avcrM>i dipinti dello Spadini, gli eventi della su,1 famiglia, con le nascite e le crescite. Quando i piccolini incominciarono a circolare per le stanze, per tenerli salvi dai pericoli durante le pose della marnma, venivan legati, con una cordicella passata intorno alla vita, ai ferri del letto: come scimmiette. Sempre a corto di soldi, Spadini ri30l\'eva le que(jtioni finanziarie, nel mo• mento della massima nece!sità, nel modo più precipitoso : dava via, per pochi baiocchi, disegni e dipinti spesso appena abbozzati. « Pochi, maledetti e subito », soleva dire. Ma quante volte, più tardi negli anni, si amareggiò di aver messo id circolazione, nell'affanno del hisogno, opere che egli avrebbe potuto portare a compimento in altro modo. t:na volta capitò che, essendo come a.I solito senza denari, non ebbe un lavoro o un cliente su cui contare immediatamente. Chiese aiuto ali' amico C. ~Ca s'era alla fine del mese, e anche l'amico era in bolletta. I libri vendibili eran stati venduti; l'orologio era di già in pegno. E d'altra parte iJ C. voleva aiutare a tutti i costi il pittore. Pensa e ripensa, che gli salta in mente? Di tentare la vendita della sua divisa nuovi~ima) di ufficiale di complemento. Una proposta di questa specie non poteva che entu<1ia.smareun tipo come Spadini: non era soltanto la speranza del den;.1ro; era l'avventura, era il divertimento. Con che ari,\ d'intenditore palpava il panno dell'uniforme e con• siderava l'ottima qualità delle fodere. Anche i bottoni gli sembravano di un metallo eccczion.:llmente bello. I due amici partirono a piedi, di fondo a vi,1 Nomentana, con la montura ben sistemata in una va.ligia, sicurissimi di t0rnare in carroaa e con un pecunio che li avrebbe tenuti in pace almeno un mese. Non M> quanto girarono dalle parti di Campo de' Fiori e quanti fallimenti subirono. So che tornarono stanchi morti; a piedi più che mai e con la valigia piena. L'unica of~ ferta concreta era stata di due lire, valigia compresa. . . . Ma le-risorse dello Spad1111erano 1.ll• finite. E ~ un giorno lo incontravamo tra,,rnd:1to, con la barba non fatta, pes- ~imi::.ta. imolente, era capace di comp,u-irvi il giorno dopo esuberante di lc1i;da e di ouimbmo, nnfre«:ato da un \·t•_.;tito ricevuto in regalo e da una sapoiMt,t della Pasqualina. Scriveva nel 14 un J.mico del pittore : « Ho veduto ta la durata dell'opera. Se le cose :i.nd,tvan m,tle, pcnitenzè e ire familiari. Se tutto aveva proceduto /><:r il meglio il nostro pittore ::.i reg,1 ava volentieri un giorno di spasso anche !>C non era domenica. Allora lo si vedeva comparire con Anna per la mano mentre Pasqualin,1, vcMita di chiaro, spingeva la carrouina con gli altri due bambini ·.ora i figli eran tre, e il Pcn:,ionato era lìnito 1 e b famigliuola abitava alla villa Tavazzi, in fondo al viale P;Lrioli). Si andava pci p1·:ni, alle osterie di campagna, e l'artista non si saziava di estasiarsi sui rapporti di colore e di luce nel paesaggio, sulla tavola apparecchiat:i, sul volto delle persone. Se un organetto attaccava un ball:i.bìlc egli accennava immancabilmemc una danu. ~fa era difficile gli vcni')se fano di invitare una donna a coppi~i; perché c~li intendeva il ba~lo com~ un corteggiamento, come un e~pres!>1onesensuale di un trasporto amoro~ : il piccione che tuba e volteggia intorno alla colomba. E non voleva far dimo:Hrazioni che determin3ssero tentazioni. Le fasparv,1gliati. Riporto una lettera che lo Spadini scrisse a un amico in que' tempi. « Cerco di riJponderti, ma tu non sai che fatica nU costi. la mia quarta classe tlemt·11tare ,m da non poco noia e poi son così disperato ..._ lo mi uado mangiando giorno per giorno quei pochi soldi, che avtuo se,bato per la mia_ famiglia e non so vedue, se non m1 chiamano presto, come farò ad auerne ,litri. La Secessione si J chiusa,· molti ltarrno uenduto, ci sono stati acquisti reali, acquisti delta Regina, acquisti dl'l .\luru'cipio. Ora co,i la partenia di Sartorio le cose volgono male. Artisti da via Condotti sorio stati favoriti, e per noi non c'è stato nulla da beccare. Ci lag,iamo qua e giustamenu della scomparsa di Sartorio perché era l'unico che avrebbe potuto fare qualcosa per i giova11i;· e poi perché teneva in rùpeuo tutti questi ca11i. Bisog,urebbe prir1ciptare a far sentire il nostro diritto alla vita e menar boue e schiaffi. Afa qui sono rimasto quasi solo: tutti questi ragau.t se ne sono anSPADINIE LA KOGIJE NELLO8TO'DIODAVANTIAl BOZZETITDEL 11K08l: 11 Spadini. Ha trovato un nuovo mecenate spagnuolo che gli ha fatto fare un ritratto, gli dà soldi, l'ha rivestito a nuovo, gli dà camicie di batista da notte e da giorno; cravatte inglesi... Sicché fra il Dott. S. e questo spagnuolo la rimedia, e non ha sentito il colpo della mancata cattedra ... >- Nei giorni di buonumore, e di regola la domenica, lo Spadini era un brillante organizzatore di cene e passeggiate agresti. Di solito stava a catentt tutta la settimana, mantenuto dalla sua passione a una disciplina di lavoro, di penitenza e di privazioni materiali addirittura mistica. Il sabato sera e la domenica riposo e svago. Si era fatto una legge di onorare I~dio col riposo festivo e con la dedicazione delle sue opere. e 1 n nome del Signore :., egli scriveva nel rove~cio delJe tele, al cominciamento di ogni dipinto importante. Seguivano altri riti che erano metà religionl:, metà superstizione, e voti di castità e morigeratezza per tutmose tenta{Ìoni di cui aveva tanta paura. Una sera di maggio del 1915 si stava, dopo una di queste gite, seduti in crocchio sull'erba a guardare i lumi che via via si accendevano lungo la strada di Roma. Fra Spadini e la moglie passava un'ondata di malumore, e i due si punzecchiavano con un'atrocità in cui erano ugualmente mae:,tri. Finché la Pasqualina, seria seria, come se annettesse un'importanza risoluti..-a a.Ila risposta che il marito le avrebbe dato: « Ma dimmi piuttosto, Spadini, quanti lumi ci saranno nel mondo?•- Un'uscita di quella specie, in quel momento, fu tale una trovata che ristabilì l'equilibrio generale. Ma fummo tmto turbati da un' altro fatto. Incominciammo a incontrare plotoni e plotoni di richiamati anziani, con le armi abbrunate, e a vedere i ca!Cinali gremiti di truppa e gli attendamenti nei campi. Sentimmo per la prima volta nell'aria l'inevitabilità della guerra. Ammutolimmo e ci separammo ansiosi. Poche settimane dopo eravamo tutti dati. Oppo e Baldini sono al confine nel t 31° Reg .. E il Reggimento di mio fratello, ma ancora credo, sebbene sap• pia che avaniarlo, non abbian preso parte a riessun combattimento. Ve,iti giorni fa è stato ferito Slataper; ha auuto alla svelta la paga. Ha fatto una magnifica figura, perché per sbaglio, lui corisen{iente, è stato la.sciato partire; non aueva mai fatto il soldato e no,i ha tirato, come mi ha det. to, un colpo di fucile. L'ha vista bella però. L'ho incontrato sul Corso: sulla guancia destra una macchia della gra,ideua d'un'unghia, sulla sinistra, più vicino al naso, una stella di strisciolir1e di tela cerotto e un braccio al collo. Insomma il sangue l'ha versalo e pare che ne abbia uersalo abbastania; e avrà avuto una bella emodone con quel povero A,faggiore che gli è morto fra le braccia. Tu non sai come l'ho inuidiato. Perché io ho una voglia di brigarmela al più presto possibile. Un po' di giudiiio di Dio mi farà bene perché io non ne posso più. Ho fatto domanda di anticipare il mio servilto, ma rion è po..sibi/e, b,sogria che io abb~a pa,tienia · io sono di prima categoria di class/ che sara,rno rndubbiamente chiamate. Signorelli è sempre qui. C'?stantirii (uogliamoci berie) è ancora qut soldato del genio automobilistico (la pe_lle ~ salva). Gli amici che sai fa,rno gli eroi a ,\fest,e ... Socrate potrebbe essere uno spartano: sordo com'è si è arruolato iu cavalleria cd è il più elegante cavalleggero ch'io mi conosca. _Non lo volevar1o_ preridere perché_ era nformato; ma lui ha dirhiarato d1 essere uenlllO dall'Arge,:lìna per /Jo,-tare u,i aiuto morale; gli è stato detto un « brauo > ed è stato ves!llo: il nostro Cigetto 1i è arruolato a T oririo nel Genio .(appatori. Tutti soldati. Par d'essere ir1 pieno '48. lo per me ,ion desidero _che l'89 per t1r_ar caaotli a tutti i vigltacchi di quaggiù. Ho ritirato i lavori della L. iri casa mia e li tengo come se fossero miei; c'è quella natura mo,-ta che è proprio bella; io so che voialtri non siete del mio parere, ma non mc ne imporla; come 1io11 so,10 stato del vostro parere che la L. si tra.sferisse a Fire11,:e. .\'oi siamo rimasti soli come cani .. Ora bllSta: devo aver scritto abbastania; però mi raccomando, tu che sei un letterato, scrivici più spesso che puoi. Tt abbracciamo affettuosamente e ti allgu,iamo buon lauoro, buon di~ l'trtimcrito ecc. ecc. li tuo affeiionato per la pelle Spadini Nel settembre del 1915 scrivev~, ancora: « No,1 sono ancora partito, ma partirò ed è certo che vi rivedrò a Firenie. Non immaginare che io pa,-ta co11gran- • de eritusiasmo. Pn me la pia11ta d'ortica che cresce al muro di casa mia ha lo stesso interesse della pìù bella foresta tropicale. Ma forse no,i sarà male che ueda qualchecosa di assolutamente 11uovo per me. Ci sono case, alberi, uomir1i, caualli anche là e allora tutto va bene: basta che si tolleri la mia pittura, e su questo ho i miei dubbi. Ho lavorato ìn quest'ultimi tempi mollo male; ho sforidato lutto. Per lasciare qualche soldo a casa sto facendo un ritratto di u,1 bambino morto, da fotografia. Se piace intascherò bei soldi, perché ora sono ben quotato. Ero sulla via di doventar ricco... ». Nell'ottobre lo Spadini fu richiamato e mandato a un forte nelle vici• nanze di Roma. Se la passava meno peggio facendo il ritratto al sergente, al Capitano ecc.: intanto s'era fatto crescere 1...ngran paio di baffi, Poi passò a Roma ; ma entrò ben presto in un ospedale, colto dai primi sintomi di quel male terribile che lo condusse ancor giovane alla morte. Fu dispensato dal servizio militare, mi pare alla fine del I g r 6. Nel maggio del '1 8 scrìveva a un amico: « Noi siamo sempre sullo stesso tram tram. 1\10/to male e quel poco di bene sufficiente per accettare la vita. Dipi11gere? Ho dipinto poco e malissimo tanto che delle ultime cose non ne esporrò, È la guerra e la mia malattia.- che di quando in quando mi carico d'albumiua ... :t. Ora la famiglia Spadini abitava in via Emilio del Cavaliere, in una piccola casa che prendeva il nome da un'osteria internata in un giardino; se ne vedeva la ~critta da lontano, sul grigio cancello d'accesso: e Villetta Parioli ». L'orto, piantato di frondosi sambuchi e di ,.dtre piante comuni, for. nì al nostro artista, insif'me ai polli, ai tacchini e ai gatti di cui era popoloso, motivi inesauribili. Più tardi, circa il 1922, il pittore affittò anche due grandi studi all'uccelliera di villa Borghese, ma lii serviron b~~ad\ad1~!i~o iih~~!!:~- I~~~ g~~,~:~ Tuttavia passava spesso le giornate là, sia che lavorasse in studio, sia che uscisse a dipingere nei prati sotto il giardino zoologico; e si conduceva dietro la moglte <' i quattro figli. ton soltanto perché essi furono sempre i suoi abituali modelli e in ogni momento a sua disposizione; ma perché la loto presenza gli era necessaria per lavorare con tranquillità. Il suo affetto paterno non era fatto ~oltanto di amore, ma di violento egoismo, cli tirannia e di gelosia. Si agitava irragionevolmente, almanaccando i più sinistri accidenti e le più perverse avventure se soltanto si prospetta.va la probabilità che uno dei figli stesse qualche ora senza di lui o senza la madre. Basti dire che i ragazzi non andarono mai a scuola lui in vita, Una volta andai allo studio dello Spadini, verso sera, per non rubargli le ore dì luce. Sedeva un po' stanco e melanconico dinanzi a una folgorante distesa di stagnuola che gli serviva per rischiarare le parti in ombra dei modelli. Aspettando che la moglie avesse finito di rivestire i ragazzi e far ritorno a casa, contemplava certe strid~~!~n~e1it:~aht~fe c~~~~i !~~(hia~~n~ varie resine e che aveva tenute esposte per molto tempo al sole per giudicare le varie resistenze. Avev"- concluso col ridurre la tavolozza a pochissimi colori fondamentali : biacca d'argento e nero di vigna; rosso di cadmio e ocra romana; un blu e un violetto di cobalto; il verde smeraldo, il verde e il giallo di stronziana: e di medium non gli andava bene che l'essc111..dai spigo e l'olio di lino cotto. Anche il rosso indiano, del quale era stato tanto fanatico, l'aveva abbandonato: « ... unendo il rosso di cadmio col cobalto ottengo il colore delle carni in ombra meglio che col rosso indiano ... ». LEONETTA CECCHI PIERACCINI (la fine al prossimo numuo).

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