---- RDIDU 1897 • PAOLO!iANTIGAZZACNELOENTRO),PRJll'.O DIRETTOREDELLO8TA:UILI1CENTDOm BAGNI : .. :><··-: ~/f. ·' :,..;- i.,,c;c., Abba.zia, agosto. ~a t-0 S)) i,t,., t kn:-e, ')Ono venuto ad Abbazia come per un devoto pellegrinaggio. Questi luo- ~hi1 in cui da tre giorni tengo il piede, già li ho vi'lotidiventare sacri a Cat~tnic1. nella :.evera e triste reliçione dec,:li ,capoli meridionali, rcligtone che ha i ')Uoi 1mracoli nei diversi modi con cui ,i avvicina una donna sconosciuta, i ..,uoi riti nelle frasi che, in una sab da ballo, accompagnano l'inchino da- \'.mti a una dama seduta, o mandano il c,,mericre a preparare un cocktail, i ,uoi indumenti nello smoking e nel din,ier jacket. Luoghi santi, dunque, quelli di Abbazia. Il mio amico catanese Paolo T. trascorre venti giorni di tutti i mesi di ago~to su questa .,piag~ia adriatica che io vedo oggi per la pnma volta. Venti giorni: m3. i sci mesi, che seguono l'ago-,to. )l pa~ano facilmente raccontando quello ch'è avvenuto nei venti giorni fortunati. Episodi sempre nuovi sorgono dalla memoria : duchesse jugo- !)faH:-e amiche di celebri scrittori ungheresi confidano, attraverso la parola del mio amico Paolo, a gruppi numerosi di giovani attentissimi, quello che perfino il marito deve ignorare, insegnano che la donna slava, quando entra nella camera di uno sconosciuto, per la prima cosa -posa per terra }a lampada del comodino, lasciando illuminato così soltanto il pavimento, dicono all'indirizzo dei popoli mediterr~tnci elogi che mettono negli ascoltatori una tale confusa gioia che, poco dopo, ìl gruppo è in preda a spintoni e \Chiaffi affettuosi. Con l'inoltrarsi della notte, è alla radio che viene affidato l'incarico di d;1rc a quei racconti una « conclusione ,uggc~tiva •· Il mio -amico cerca una ::,tazione molto vicina ad Abbazia : la trova a Vienna, a Budapest, e talvol1.1, per una ingenuità geografica sua e del gruppo, a Varsavia. Quando la tromba dcli' apparecchio risuona di tanghi, di bicchieri urtati e di parole incomprensibili, il mio amico Paolo rove,cia il capo sullo schienale della poltrona e, guardando il fumo della ~il{.1rctta salire verso il tetto in forme femminili. mormora: «Abbazia! ... Co:.ì passano sei mc5i. Gli altri cinqut· vengono dedicati a mettere da parte il denaro per il viaggio, e due a prepMarc il gu~1rdaroba. Singolari fogge d1 v1.atiti entrano ne-Ila casa del mio <ttnico, ove la madre, togliendoli dal br.1ccio del commesso. spalanca gli occhi in ,ilenzio come all'arrivo di strani forc~ticri. Che co5a si prepara, nell.1 vit,t dd figlio? In questi mc::,i, che fra l'altro appartengono .,Ila primavera e all'estotte, i di,co~i ,u Abbazi..1. perdono il tono no,calgico e pigliano quello frenetico ddl.t -,pcranza. i lo vi.,co impallidire, di un delizioso ~p.1vcnto, diecinc di ragazze per bene, .11le quali, in un momento d'impazien- /J, il mio amico Paolo ha raccontato dw ad Ahbazi.t non riesce mai ad andare a letto se non dopo avere speso tn:Ct'IHO lire in champagne, ed es- ,cr~i poi t.1to all'albergo almeno due bdli,::,imc- donne <tv\'ina:aate. E il nonw di Abbazia, che ha riscaldato le lunghe ::,ere d'inverno, dietro le impo- :-.tt'coperte di tappeti, risuona ora nelle terraizc, sotto le pergole che van mettendo le foglie. . E inutile dirle che, prima del mio · ,unico Paolo, giungono ad Abbazia r11ohi(,imi dei ~uoi ascoltatori, e un numero infinito di ascoltatori di ques1i ultimi. che )On partiti di nascosto l'uno dall'altro, sperando ciascuno di Mrivar primo o di rimanere solo in quc.·,t.t -,plt:nd1da miniera di « fortu;-\e ,\lll0rO)C ». Ora anch'io mi ci trovo, e studio i nt:ri vi,i mediterranei che si affacciano fr,1 tanti nudi di donne tedesche e slavl'. L.i. loro csprc-~sionc ha un che di furtivo, e i piccoli gesti, con cui si guardano attorno, sono quelli rapidi dell'animale veloce e pauroso d.i natura, ma per il momento licio e in riposo. Chi li ha spinti così lontano dalle spiagge ribollenti del Mezzogiorno? Chi li porterà, di notte, così piccoli e vivaci, dietro queste donne monumentali? Ho cercato di darmi una rispostJ., ~~ 1 e.p~ i~anc~~f~~1~~os~i~ti~~~~!:i~ attentamente la popolazione femminile ch'è venula qui dal nord. Tedesche e slave, ma più slave che tedesche. Le giovani e belle sono venute in compagnia di uomini della loro terra i e queste mi sembrano poco facili alle « awenture ». Si tratta di grandi ragazze, appena appena truccate, dagli occhi chiari che acquistano lo sguardo solo nei momenti in cui si posano sull'uomo che le accompagna: pesanti, serie, gravi sino all'inverosimile, di mattina, quando si pigiano nude nelle terrazze degli stabilimenti balneari, sembrano impegnare duramente gli archi di sostegno. La sera, alle terrazze dei caffè, riempiono l'aria di oscure minacce. Che genere di minacce? Mi perdoni la grossa parola, ma non riesco a sostituirla. Minacce « apocalittiche ». Non per nulla il nostro Michelangelo Buonarroti, quando volle rendere in fonne corporee gli annunci di sciagure per l'umanità, mise, nell,1 propria fantasia, i corpi femminiJi fuor di misura, e cosl li dipinse nella Sistina. Le grosse belle donne, più dei gro'isi uomini hanno fa capacità di avvertire, con un'alzata di ~amba, un volgere di ciglia, lln poggiare la guancia sul pugno chiuso, che l'avvenire non promette nulla di buono. Cosi queste enormi, belle, innamorate, fedeli tedesche, ai piccoli miei conterranei - eh~, rlel momento in cui l'orchestrina · intona il valzer, si avvicinano guardinghi, invocando dall'arte dell'inchino, in questa difficile circostanza, uno dei suoi capolavori - rispondono non solo col non vederli, ma annunciando che la guerra scoppierà presto e l'Europa sarà distrutta dai fulmini. Da ~~~ d~e'liit~~~~:e :~~~~~~ti, a\ cj~~; posto. Le altre, vedove, amanti licenziate, campionesse di nuoto, ex ballerine, che ~no arrivate ad Abbazia con la sola compagnia di un'unica valigetta, portano un tale impeto nell'« :ivventura », una tale responsabilità e iniziativa, che gli uomim ne rimango~o del tutt~ scombussolati, non avendo 1I tempo C:1 dare al «fatto_. quell'ordine che con- ::,ente poi di narrarlo con una certa progrcssìone e veridicità, o almeno di ricordarlo con un sentimento di vanità appagata. I giovani della mia terra hanno già prc,nti, per qu~...stescene appJrtatc, \·ohi seri e pallidi, porta~:garette d'oro da tirar fuori nei momenti difficili, anelli di brillanti, grossi come lampade, coi quali s'illuminerebbero i capelli quando la mano, respinta, tornasse sulla propria testa in atto disperato. Ma la mano non è mai respinta, i momenti non sono mai difficili, e su quei volti pallidi e seri le donne buttano fumo di sigaretta, risate e la confessione d1 aver già_qu.'.:lrant'ar'lni.Quel riso, quella stupida confessione mandano in frantumi una macchina di spcranz1; 1 preparata con estrema cura in un anno di sogni e di insonnie. E ci vuolç tut!a I? eazi~nz~ della gioventù perche, d1ec1. g1orn1 dopo, coi pezzi di quella rovma, si metta insieme unù storia di avventure straordinarie che r!s-~uotcrà la fiducia di coloro che sono rimasti in Sicilia e, ooco dopo anche la propria. ' Io non trovo però, nella « facilìtà di avventura», d'altronde mescolata d'anrn.:o, la ragione c~e spinge questi scapoli a p~rcorrere m lungo tutta l'Italia. La nsposta alla mia domanda sarebbe troppo semplice i e il fondo di q.uesti ~vvenimenti, che, per il loro nperers1 e per quel carattere di migrazione e di esodo che vanno assumendo minacciano di diventare storici non i mai semplice. ' Il fiore dei popoli mediterr-J.nei non può esser chiamato agli amori di Abbazia solo dal fatto che questi amori sono fa~i~i. L~ ho ~etto ~ome l'esagerata fac1htà sia anzi mottvo di disappunto. Una più oscura sirena deve .1tt~arre questi ulissìdi; e la sirena, come s1 sa, attrae con la bellezza. E: dunque il tipo del1a bellezza tedesca e slava che strappa dall'Etna i giovani sedentari e li porta ai confini. La prima apparizione, questa bellezza la fa presso di noi sotto forma di «governante» : essa, quindi, s'è affacciata ed è stata sospesa, coprendo talvolta il ciclo, sulla nostra carrozzina esulla nostra culla. Qualcosa di lei è penetrata nella « radice » della nostra vita, s'è confusa con la tenera materia dei nostri primi giorni. Questo tornare a cerc&rla, cresciuti, con molta ansia sulle rive di Abbazia, ha molto del richiamo al tipo « materno .., al quale Freud attribuisce l'indirizzo principale dei nostri gusti. E io credo che solo Freud potrebbe dire una parola esatta sulla questione che qui le ho accennato. Lei cosa ne pensa? Non spero di vederla ad Abbazi:1, perché voi romagnoli non avete grandi :;impatie per quest'altra parte dell'Adriatico. Comunque, spero di ricevere una sua lettera con qualche considerazione sull'argomento di cui è piena la mia. Partirò in settimana per Ortisei. Cordialmente VITALIANO BRANCATI llISTIOA ANOL08A880NE ~ ALLA Galleria Naz..ionale di Berlioo ..:rano tutti in allarme. Un e tondo> di .Bo1ticclli, d'aoquisto recente (milioni di marchi), era davvero autentico? Akuni dicevan di no. E il direttore, Bode, non sapeva dover batter la testa. Allora si trovava a Berlino un famoso mtdium. li Sode e certi eruditi combinarono una seduta, e riuscirono a evocare lo spirito di Botticelli. Ma sentendo nominare il « tondo >, lo spirito si schermiva, batteva la campagna. Insisterono, bussarono ancora, si raccomandarono. E sentirono, annoiatissima, per l'ultima volta, la voce dello spirito che 1i allontanaYa brontolando: < Che cosa volete che mi ricordi se è autentico? Ne ho dipinti tanti, di " tondi ". ProYate, sc ma.i, a domandare al signor Berenson >. UN GIORNO Dumas figlio, trovandosi al < Café dcs Anglais >, altaccò conversazione con un vecchio prete che non conosceva affatto. Dopo un po' la conversazione cadde sulla letteratura. e Come trovate Madam~ 801Jary? > chiese il ,accrdote a Dumas. < Un bel libro>, ri,pose Dumas. < Un bel libro? > scattò il sacerdote, < un capolavoro, volete dire, ,ignare; si, un capolavoro per chi è stato come mc confessore in provincia! >. UN ILLUSTRE commediografo fri.ncese era, da giovinetto, uno scavenacollo. Studente di liceo, salava spesso e volentieri la seuola per recarsi da una bella e1èra, a quei tempi famosa. La cosa venne all'orecchio di un vecchio %io del ragazzaccio che decise di porre fine alla grave faccenda, chiedendo ausilio al patetico di una pièa. che aveva qualche analogia con il caso: La si1nora dalle camdi,. Vestito austeramente di una nera palandrana, con in capo una solenne t·uba, il degno uomo 1i presentò alla casa della cortigiana e, alla cameriera che gli apri la porta, diue gravemente: « Vogliate an• nunciare alla signorina il signor Duval, padre >. Ammcs.so nel boudoir della cortigiana, si presentò dalla soglia ancor' più gra• vemente con la battuta che, secondo lui, doveva fare un grande effetto: < Io &ono il signor Duval, padre .. , >. e Entrate, entrate pure, signor Duval >, lo accolse la bella donna affatto impressionata. e Voi mi capite, nevvero, Marzlurita? > replicò il vccohio. La cortigiana., che si chiamava Odette, non capiva niente della scena e candidamente glielo con(euò. « Dunque non conoscete La si1nora dalle cameli,? >. e Nossignore >. Il vecchio le narrò allora il dramma di Dumas figlio, intrattenendosi, in particolar modo e con accenti drammatici, sulla famosa scena del padre di Alfredo con Margherita, dichiarandole finalmente di essere lo zio dello nudcntcllo e di esser venuto, come il vecchio Duval da i\brgherita, ad implorarla di rompere la relazione. Quando poche ore dopo il futuro com• mcdiografo si recò dalla bella cortigiana, questa, che si trovava a lcno, lo accolse con una risata e all'interrogativo del giovinetto rispose, indicando il posto vuoto al suo fianco: « Non indovinerai mai chi c'era qui un'ora fa ... >. CICLONE VERSO LE SETTE di sera il vento girò improvvisamente a tramontana. Spuntarono fuori, da dietro le col: line, certi nuvoloni bianchi e le onde .•1 abbassarono sulla spiaggia, Feci appena m tempo a rifugiarmi in casa. Coni attraverso la spiaggia deserta che già cominciavano a cadere le prime gocce pesanti; le barche prendevano il largo con le grandi vele a terzarolo, come per sfuggire un imm.inente pericolo. Dalla finestra della mia camera, vidi arrivare la prima raffica di vento: dapprima battè sulla spiaggia JCo• pcrchiando e genando in terra i capanni, poi girò verso terra con tutto il suo impeto e investi l'armatura della piccola giostra, che alzava al ciclo le braccia sch~- letriche non ancora ricoperte dalla tela dipinta d'argento. I cavallini bianchi e galoppanti in un mucchio di gambe e di criniere arricciolate rontro il muricciolo del mio giardino, caddero e rimasero veramente come animali morti, le gambe uecchite in aria sotto il nuvolone nero che occupava tutto il cielo. Venne fuori la gente a rinfonare con poYere corde sfilacciate la scricchiolante mercanzia. Erano tre uomini e una donna che lavoravano a tutta forza. La donna ficcò grossi cunei sotto le ruote del carrozzone verde 1raballante paurosamente; ritirò la poca biancheria s1esa e venne ad aiutare la fatica dei suoi uomini. Non udivo le loro voci. Le loro bocche erano aperte, ma non giungeva fino a me neppure quel rumore squillante, che certamente dovevano produrre le pesanti mazze rimbalzanti sui paletti di ferro infitti nella sabbia molle. Poi venne un altro turbine portando un gran \'Ortice di sabbia e di polvere, e il carrouone verde si rovesciò definitivamente su di un fianco. La donna, che correva con una statuetta rosa e auurra della fortuna 11reua fra le braccia come se fosse stata uno dei suoi figli da salvare, cadde in terra. Vidi un palo telegrafico oscillare e poi rovinare attraverso l'asfalto con tutta la sua fischiante matassa dei fili di rame j la casa di fronte alla mia perdeva le sue tegole ad una ad una. Rimanevano sui muri leggere assicelle di legno bianco puntate verso il ciclo. Tutto girava in un mulinello giallo e sabbioso intorno al carrozzone verde degli zingari e alla statuetta della Fortuna, che era rimasta in terra con la tromba d'argento spezzata e ficcata nella polvere. Anche la mia casa scricchiolava e non osavo alzare lo sguardo per paura di vedere aprirsi una crepa nel soffino leggero, sopra la mia testa. Allora udii bussare con forza alla porta e feci entrare due degli uomini che avevo visto lottare contro la furia del vento. Con loro era la donna ferita alla testa, sporca di 1angue. Le 1ue vesti erano strappate e in di10rdine. Le versammo dell'acqua sopra il punto sanguinante, ma non riuscimmo che a ridurla in uno stato più pietoso di prima, ché i suoi vestiti s'intrinscro d'acqua e di sabbia. Era stanca e tremante: si sedette per terra comprimendosi con il mio fauoletto la ferita ancora sanguinante, fra i capelli fradici che le si appiccicavano alla faccia liteia e slavata. Cercava di coprirsi le gambe con la veste strappata. I due uomini si precipitarono subito alla finestra e guardarono. L'armatura della grande. giostra era 1ovinata in terra, mezza sepolta nella sabbia. Pi intalto non c'era che il palo centrale, cerchiato di ferro. Anche il telto della loro casa ambulante ondeggìava come un'instabile parete, appoggiato a un filare di alberi sfrondati. Jl vento ancora turbinava ìn circolo e sollevava un grande sipario nero: ci dovemmo rasse_1narc ad anendere la fine dell'uragano. Ma i miei tre ospiti non si preoccupavano affatto della K>rte di Michele, il loro compagno. Dicevano che in qualche modo si doveva essere salvato. Cosi cominciarono la conversazione. Dal loro carrozzone che ora stava scoperchiato con le quattro ruote in ari "ucgli uomini avevano visto molti paesi. Il più anziano di loro mi raccontò delle pianure americane, dei vagabondi che attraversano a piedi i contin'enti e passano le montagne e il deserto, Patiscono il freddo e la fame e tutti possono ucciderli sull'orlo di una strada. Raccontava con un 1ono cosi pacato e tranquillo che !cordai la tempesta e il 6schìo del vento e la fiamma traballante della candela. Mi disse anche che 11ichele, forse, era l'amante della ragazza ferita e che lui ne era geloso. Questo, però, non I(> ricordo bene. Ad un tratto sentimmo urlare forte dal di fuori, Il vento doveva essere cenato di colpo se sì poteYano udire quelle grida disperate e quel rumore rovinoso di mat• toni. Uscimmo fuori di corsa per cercare ~ichcle e per mettere in salvo le ultime cose di quella povera compagnia. C'era ancora vento forte dì maestrale, ma soffiava continuo e senza raffiche: le ca.se erano crollate o scoperchiate, dei grandi mucchi di sabbia si alzavano a rido110 dei muri sbrecciati e cadenti e sui campi desolati. Molte penone correvano di qua e di là a cercare i feriti e tutti strillavano e trema• vano dal freddo, bestemmiando fra i fili spezzati del telegrafo e i grandi mucchi di rami strappati e di tegole rotte. Alla. fine trovammo Michele. Era ferito piuttosto gravemente. Stava nascosto dietro un muro, con la testa quasi sepolta nella sabbia. Era un ragaz.zo biondo, tutto sporco di sangue e di morchia nera. La donna corse verso di lui, lo raccolse e lo baciò. Poi lo portammo in camera mia e aspettammo i soccorsi. Allora ci venne in mente che avevamo qualche sigaretta nelle tasche. Decidemmo di uscire di nuovo per fumare e per guardare quello che era rimasto del paese dopo l'uragano. e Hai visto che cosa. è successo>, mi disse l'uomo. e Se avessi ancora le mie valige partirci di nuovo per l'America; ma adeuo m.i conviene restare con loro >. Accese la sua sigaretta e mi fece notare un'automobile rovesciata, con le quattro ruote in aria e la carroucria piena di sabbia. MARCO CESARINI LA PU:BBLICAZIONE DI . TUTTE LE OPEREDI LEOPARDI N:ELLA COLLEZIONE DEI CLASSICI MONDADORI SI INIZIA CON LO ZIBALDO DI PENSIER A CURA DI FRANCESCOFLORA Una o.uovae più rigorou edisioo.e dello ZIBALDONE era vivamente sollecitata. da. arndioai e comunilettori, dopo l'unica ohe fu pubblicata nel centenario della nuoita del Poeta. Franoeaooflora. ai è uaunto il compito di questa inaigne fatioa, oome quella di tutte le altre opere leopardiane. Lo Zlb&ldonenell'ecllllone Moncladorl ,art cli circa 3300 pa(lno, cllvl,o In duo volumi. Nel auo lungo lavoroaull'autografoleopardia· no,che aioonaervanella.bibliotecanaaioo.aledi Napoli, il Flora ai propoaela. più sorupoloaa fedeltà al teat<>del Leoo&rdi. L& dilferensa Ira l• veoohi• odisiooedello ZIBALDONE e quella.oheoggi vien preaentat&agli Italiani, è veramente ooapicua,e sarà per molti una. aorpresa.M• lo ZIBALDONEriohiedoT& nohe pih di.ffioilioure : l'aggiunta. in nota, oioè, di molti pani di autori vari, grandi e minori, ohe il Lflopardi, il quale prendeva. a.ppuo.tiper sé medesimo,aooennòsenta tra-- sorivere,pur esaendo eui talvolta. indiapeo.- aabili a far comprendereeaattamente il pensiero del poeta. furono riaoontrate le varie oita,ioni leopardiane o.elle lingue ola.aaiohe e moderne, che talora ooo.tengoo.osviate o io.esattezzeaulleediaioo.iche il Leopardi ebbe presenti. Furono rioondotti ai legittimi autori quei pa.aaiche il poeta tra.acriaaee ohe ad une.prima lettura potrebberoeaaeresoe.mbie.tiper fattura aua: OOIÌ, dove egli non oitò l'autore di qut.lobepensieroo soriue di ignorarlo, furonooo.dotterioeroheper porre in nota il nome di quell'e.utoNe1 dell'opera in oui il puso si trova,Ma.queste note ohe io. tal modo compionoil testo leop&rdit.noB, <1no & lor volta integrate dal minutiaaimo Indice delle materio, ohe P"' lo ZIBALDONE- Ira gli indioi di tutt.e le altre opere - a.vr~,come è giuato, un oa.rattereparticola.re,in modoohe aia.agevole oonoaoeree trovare, in un ooaì va.sto 11maga.zzino",tutto ciò ohe eaaocontiene, e ohe talvolta sembra celaUl. IL PRIMO VOLUME di 1632pagine, stampa.tosu carta Bibbia,rilegato in tutt&pelleconimpresaioo.in oro,coata LIRE 75 A.MONDADORI
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