ANNO I · N. 23 • ROMA 4 SETTEMBR1E937-XV tr~(S1:~a~~ SPAGNOLO Fent& Vieqos, 25 agosto. UN'ALBA alta e cupa; si scorge appena, contro l'orizzonte pallido, il profilo di un paese dal nome ~conosciuto. Nella notte è caduta molta acqua. e le larghe pozzanghere che appaiono su questa terra sassosa h::mno una luce opaca. Grossi uccelli volano a fior di terra con un ampio e lento battere d'ali. Forse ,;ono cornacchie. LJ5eiamo dalla ca,;a ~r riprendere la m:ucia. I piedi mi dolgono e pesano nel fango. Fa f rcddo. Non riesco a trovare una sigaretta. A gruppi, avanziamo lungo la strada1 ,;,cgnat,1 da due fondi solchi di aualche batteria. I soldati tacciono e camminano lenti. Ricordo un'alba come questa, a cacci.1, vrrso Tcrr;icina, un anno fa. .\d un tratto, s'Ode un colpo sccco di fucile che echeggia nell'aria. Poi !-e• gue un profondo ,ilen:zio. l.Jna nuvola di piccoli uccelli s'ah:a dai campi. Nessuno è stato ~rpreso da quell'im• provvi\o colpo di fucile. I soldati se• guitano a camminare lenti e pesanti. Siamo tutti morti di sonno. A volte ci si_ dimentica d'cs,;;cre in guerra. ~la un sc<·ondo colpo ci desta. For,;e è-stato sparato un attimo appena dopo l'altro, t·ppure è tr,\SCOr\O tanto tem• p<>nrlla monoria. I lo pensato a Ter• racin<, e alle allodole. Ecco un altro colpo, più sini,;;tro, fi. -.chiMe ,•,1I no~tro capo. Ci arrestiamo. Xon ~i \"cdc un'anima. La campagna è "J>oglia di piante e sconfina piatta e scura. Di dove hanno sp~\rato? For-c dal vill,1ggio; si tratta di un ..cgnale o di un imprudente che non ha voluto as1X'tt;trci a tiro? :\"<.>..,'>usncomhra credere ~\que-.ti sp.1• ri: nc..,~unoha voglia di imbracciare il fucilr r tirare a caso. « Sì, tireremo fr3 poco>, ,;<•mbrachr tuui pcmino, « ma ora no; ci '>iamo dt·,;t.tti appena: è l'alba •· La \tri.,cia di lucr che s'alza dietro il villaggio, all'orizzonte. ora s'è tint,1 d'arg<•nto <·, a poco a poco, ,;'accende di un ro~so arancio. lJn '-Oldato fi'ichictta Glovlnl'a,a, e ,tltri di.,corrono. La camp,1gna all'imprO\·\'i,;o ci ap• parr d'intorno come u,;cit<l da un IC'n• molo nt•ro. r. venuto il -.ok·. Ora i bas• ~i ce~pugli ~no vrrdi e la terra gialla• ,tra. IJ paco;<.• è bianco, comr di gc~o. Un ordine Sf'CCO e ci spargiamo cor• rendo. Ecco la scarica, la scarica che aspettavamo. Ci gettiamo a terra. Fischiano i col• pi, e udiamo a un tratto, ben vicino, il battere di una mitragliatrice all'ingresso del paese. Non siamo lontani che cinquecento metri. E cominciano le nostre scariche. A tratti, secondi di silenzio, poi il fuoco riprende. No, non dureremo a restar qui per terra tutta la mattina, penso. Strisciando, guadagno un po' di ter• rcno. Sento il fango sotto il petto e qualche sasso. Non riesco a sparare, mi sento impacciato e non faccio che guardare verso le prjme case del vii• !aggio. Ì'on sono 2.llegro, ma ncmmc• no triste : non so, tutto mi sembra così naturale che non provo nessuna cmo• zione. li sole ora scotta, lo sento sulla schiena. Il cielo è chiaro. Pcmo che verrà l'ora di alzarsi. Vedo gli altri legionari sparsi che strisciano in avan• ti. Stri~io anch'io. :\'on so quel che penso, certo a nul• la di preciso. Si pensa vagamente in guerra, e si guarda molto. E.eco, uno s'è alzato e corre in avan• ti. Chi è? Ah, è quel tale di Parma. EcconC' un ~condo e un terzo. ).1'alzo anch'io e corro. « La mitragliatrice non spara for• se?> penso. ~on sento che un grande silenzio. No, eccola. Corro, sento Ji correre con forza. Ecco la porta del paese, eccoli lì. Li vedo, vedo come in una lente. Corro. Ahi! ,;ì, ho male a una gamba; mi ~embra di avere male a una gamba; sento un grande peso allo stinco, un pe~o cht': mi preme. F. proprio la gam• ba destra. « Cado ,, penso; invece mi inginocchio, rfl:a guardo ,;empre in avanti. Li vedo. Sì, ora sono caduto per terra. e sta• ta la gamba a farmi cadere. Vedo i miei compagni ch'entrano nel paese. Lo w, <;ono ferito. Che sia il solo? « Sono ferito>, mi ripeto questa frase. A ca,;a non lo c:apranno che fra quanti giorni? « f'. stato ferito, Dio mio!> òiranno. Ma non è nulla, non mi fa male. Xo, non sono lieto, ma nemmeno tri• stC'. Si è feriti in guerra, è naturale. Anch'io sono ferito. A C'Osa penso ora? La gamba mi pc· sa, è come di crmcnto, ma non sento male. Non riesco a muoverla, sto così sdraiato, fermo. A cosa penso, ora? Bi\O~na ch'io pensi a qualche co,;a. Sì, voglio pensare a mia madre, ma ciò mi <"Ommuove. Non voglio pen,;arci. E ~lu,.'ìOlini? Di crrto, fra poco saprà rh<' abbiamo vinto. MARIO CIVITELLI della Divisione Fiamme Nere 12 PAGINE JJJ UTTA la mia ammirazione per le sue qualità (e direi virtù, ~ qualità non mi sembrasse un termine migliore, più proprio) e tutta la mia simpatia per i suoi di• fetti, non possono impedirmi di affer• mare che la donna francese è inconte• stabilmente l'essere più freddo, più cal• colatore, più interessato che esista al mondo. 11 suo spirito, la sua. intelligenza, la sua eleganza, quella sua straordinaria padronanza di sé, il suo charme, in una parola, nasce appunto da questo suo as• soluto dominio sul proprio sesso, i pro• pri nervi, e il proprio cuore. La plliico• logia della donna francese è tutta nel Discorso del Al et odo di Descartcs. La sua morale - naturale e civile - è cartesiana. Quel frcddo e misurato ra• zionalismo, che Descarles mette4in con• to del « buon senso,, lo ritrovi assai più nella donna che nell'uomo. Così la filosofia di Descartes è una filosofia prettamente francese, ma femminile. L'uomo francese si abbandona spesso a una ~ua certa fa,itaiJie (da non con• fonder~i con la nostra fantasia): la donna, mai. Nulla di più preciso, di più esatto, della donna francese. E chi conosce non dico la storia di Fran· eia, ma la vita, l'esistenza di tutti i giorni, gli aspetti e gli umori di qutl• la civiltà, non può se non rifiutare le ridicole leggende che corrono l'Europa sul conto della donna francese. Di queste leggende, la più banale e la più accreditata è che essa sia mae• stra in tutte le arti dell'amore, sia l'a• mante per definizione, la regina dei giochi di Venere e di ogni altro, più o meno ambiguo, divutissement ero• tico, colei che ha inventato l'alta scuo• la amorosa. Nulla di più fah,,. Se vi è donna negata all'amore, questa è la donna francese. Se vi è paese al mon• do, dove l'amore non giochi un ruolo di prim'ordine, un ruolo decisivo, que• sto paese è certamente la Francia. Quando ,;j. dice che in Francia nulla si fa, nulla \i ottiene, nulla vive e pro• spera, senza il consenso e la simpatia delle donne, non si vuol dire che « rien ,ie marche sans l'amour •• ma che nul• la procede senza l'approvazione f1..·m• minile. La differenza è fondamentale. L'amore, in Francia, più che un sen• timento, è un calcolo, un ragionamen• to, e, nel peggiore dei casi, un curioso miscuglio d'intelligenza e di sensua• lità. Nella donna francese, niente di quegli abbandoni, di quei furori, di quelle pazzie, che caratterizzano l'a• more presso quei popoli dove l'amore è il più spontaneo e il più gratuito dei sentimenti. Contrarian --nte alla comune opinio• ne, consacrata da una vasta letteratu• ra di seconda mano, la donna più « ci• vile • del mondo non è l'inglese, né l'americana, ma la francese: (inten• dendo «civile> non nel significato Ja. tino, classico, bensì in quello che alla parola «civile> è stato attribuito dal diciottesimo secolo, il secolo per cc• cellcnza france.se). Si può anzi affer· mare che la donna è l'elemento fon• <lamentale della civiltà franccre, e ad• dirittura che quella civiltà è tipicamente femminile. La donna vi ha una parte predominante, vi svolge il còm• pito morale e sociale che presso altri popoli è il legittimo còmpito dcll'uo• mo, ta!ché si può dire che, senza la donna, la Francia sarebbe un paese disordinato, fantaisiste, povero e arre• trato. Se gli uomini vi fossero abban• donati a se stessi, se venissero a man• care di quella intelligente collabora• zione, di qucll':i.iuto morale, di quei freddi e alteri consigli, di quell'interec;,;atolume, che soltanto la donna può dar loro, essi si limiterebbero a fare eternamente la guerra e la bombe. La Francia andrebbe in rovina, a comin• ciare dalla Banquc de France. Gli uomini pas5erebbcro le giornate sul campo di battaglia, o seduti davanti a una tavola imbandita. Sempre, in tutta la loro storia, prima che la donna riuscisse a imporre aJla Francia la sua volontà, i suoi gusti, la sua intelligcn• :za, in una parola, la c;ua civiltà, i fran· cc,i hanno trallicorso sci mesi dell'an. no à se balader attraverso l'Europa, gonfi d'orgoglio, luccicanti di acciaio, e c;g-argianti di piume multicolori, e gli altri ,;ci mesi a mangiare, a bere e a SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE I fare all'amore. (L'amore, intendiamoci, come lo pratica Marte: un amore alla gauloise, ridanciano, sensuale, e sbrigativo, un po' alla maniera dei caporali). E neppure il loro coraggio, la loro bravura militare, la loro dc• cantata techriique de la guerre, sarebbero bastati a far della Francia un gran paese militarmente forte. Poi• ché il presupposto indispensabile di un paese militarmente forte, è una buona amministrazione: è l'ordine politico, sociale, cd economico. 1:: quella buona amministrazione della morale e della ricchezza, che i francesi, naturalmente instabili, rissosi, disordinati, e boriosi (ancor oggi tali e quali li descrisse Ce• sarc e li dipinse Machiavdli), debbo· no alla donna, sempre e soltanto alla donna. Non è senza significato (come non mancano mai di porre in evidenza tutti gli osservatori acuti e obbiettivi del• le cose di Francia, stranieri e francesi, e come ha rilevato con particolare scn. so storico il tedesco Sieburg, autore di Dieu est·il français?), non è senza si• gnificato che alla base della libertà e perciò della civiltà francese, ci sia ~na donna : Giovanna d'Arco. Una Santa siamo tutti d'accordo. E sarebbe ccrt~ $3Crilcgo attribuire a Giovanna d'Arco le qualità e i difetti che caratterizza. no la donna francese dei nostri tem• pi, immaginarsela, cioè, fredda, calco• latrice, interessata. Ma è innegabile che nessun'altra donna sarebbe riuscit.-.. a condurre a buon fine un'impresa CO• mc quella, un' impresa straordinaria che rivela freddo calcolo, giusto giu• dizio, immenso ardore d'anima, e in• sieme una convinzione di cui soltanto le francesi son cap.-..ci, quando si tratta di mettere in ordine la loro maison ,iationale sconvolta dalle pazzie e dalle fantaiJies degli uomini. La donna francese non ~a muoversi che nel quadro di una civiltà regolata in tutti i suoi particolari, di una civiltà c,;atta, precisa, razionale: cartesiana, in una parola. Fuori di questo quadro, le vengono a mancare le condizioni fondamentali della. sua funzione civile. Difetta di quelle qualità di secondo piano che fanno della donna anglo• sassone la più preziosa compagna e col• laboratrice dell'uomo nella sua opt"ra di conquista e di colonizzazione. Il ti• po « moglie del pioniere > non è un tipo francese E non è un tipo francese ncppuro una donna come Florence Nightingale. La francese non sa creare di sana pianta l'ordine dal disordine: non sa né costruire una città né creare un Impero. Sa meravigliosamente ri• mettere l'ordine in una casa, in una città, in una nazione sconvolta dalle guer~ ci_vili 1 dall'invasione str\niera : sa rmrab1lmcnte portare a pcrrezione un ordine già esistente. già costituito, già efficiente nei suoi istituti morali, giuridici, politici, economici, sociali, nei suoi costumi e nelle sue convenzio• ni. Il clima di cui ha bisogno per dar b piena rrii,;ura delle sue qualità e dei suoi difetti (difetti, in ogni caso, uti• lissimi1 per non dir necessari), è il cli• ma di una nazione policée, di una società già formata in tutti i suoi eJe. menti fondamentali, di un'economia già evoluta. Portatela nel ~1:arocco, in Algeria, nel Tonchino, al Madagascar: portatela, cioè, in un pae~e coloniale, dove la società è ancora in via di for. mazionc, dove le leggi della morale e dell'economia sono ancora rudimentali, dove il senso nazionale non è perfetta• mente omogenee, e v'accorgerete che la frnncese appare come diminuita, come ~ handicappata >, come diso. ric-ntata. L'Impero francese è opera di soli uomini, di soldati del tipo sous~ off, come Mangin, o del tipo « pro. comole • come Lyautey. Perfino il ~uo magnifico orgoglio, la ~ua impareggia• bile freddezza, la sua as<:.0luta padro• nanza di sé, Ja sua dignità, risultano stranamente affievolite, sbiadite: quei certi mestieri, quelle certe professioni, di cui la donna francese fa quasi monopolio fuori dei confini della Francia, così nelle colonie francesi come nel Sud America, co~ì a Jvlontevideo come a Saigon (mestieri e professioni che prestano agli sciocchi materia a gene• raliz2azioni volgari e false), non solo la dìminuii,cono agli occhi degli stranieri, ma l'umiliano agli occhi propri. In poche parole, dirò che la donna fran• ccsr1 per poterla apprezzare al suo giu• sto valore, bisogna vederla in ca..,;apro• pria, in Francia, nel clima legittimo della civiltà francese. E più as-;ai in pro\'incia che a Parigi. Per ribattere l'affermazione che la donna francese è fredda, calcolatrice, intercs~ata, egoii,ta, e p,'rciò negata ,,1-
// - ::; ~ / c--,J" C:\,., rl--''ì- !{"/ ==- ::~? ------ - ~-=- ~~ 11 Io OHdo, bt.ro11.1 1 oh, il mondo borgh•u Tolga al tnmont.o 11 LOOIOA DEGLI 8N0118 l'amore, alle passioni, agli istinti più liberi e più profondi, molti si richiamano a A,fadame Bovary o a Margherita Gautier. < Madame Bovary >, dicono quei tali, < è il. tipo vero, genuino, della donna francese : passionale, amoureuse al cento per cento, provvista di un'immaginazione erotica sviluppatissima e accesissima. E la Signora delle Camelie non è che il complemento di Emma Bovary, Ja sua sorella umiliata. Ambedue spontanee, generose, senz'ombra di calcolo o di egoi!iìmo >. le quali s'immaginano che la donna francese sia come appare dai romanzi o dalle riviste di mode: e cioè romantica, generosa, sensuale, piena di follie disinteressate e patetiche. « Ma le eroine di Stendhal? > si obbietterà. Le eroine di Stendhal, così quelle della Certosa di Parma come quelle di Rosso e Nero, sono, come tutti sanno, ricalcate su modelli italiani : modelli un po' arbitrari, un po' carica~ turali 1 se si vuole, ma italiani. t senza dubbio questa la ragione per cui i romanzi di Stendhal non hanno mai avuto una grande fortuna nel pubblico femminile francese : le sue eroine fanno scandalo 1 con le loro passioni di fuoco, col loro impeto forsennato, col loro violento disinteresse, con i loro amori sanguigni, con le Toro tristezze funeste e le loro splendide e cupe pazzie. Fanno scandalo in una società come la francese, organizzata secondo regole supreme e infrangibili, per le quali gli slanci della passione sono altrettanto biasimevoli quanto veri e propri attentati alla sicurezza, alla ricche:z.z.1e. alla felicità della nazione. Il tipo attuale della donna francese appare per la prima volta nelle Liaisons da,igereuses. Ammirevole romanzo! Intelligente e crudele, di una intelligenza e di una crudeltà che son proprie della natura femminile francese. L'essenza della femminilità del diciottesimo secolo, i sùoi segreti e i suoi misteri, si accompagnano in questo romanzo (il più bello e il più francese di tutti i romanzi francesi) a quel disdegno di una moralità superiore, di una vita spirituale e religiosa, che è la caratteristica della donna francesc moderna. Non già che la donna, in Francia, non abbia una profonda coscienza religiosa, diciamo pure cattolica, non già che essa non abbia scrupoli di ordine morale 1 non già che sia schiava· dei sensi, tanto più pericolosi quanto più sono liberi dal freno delle passioni: ma è dominata e preoccupata dagli clementi sensuali della vita, specie da quelli di ordine inferiore, specie, voglio dire, da quelli comandati dai fattori ,;ociali cd economici. --- te da parte, e voi vi trovate alle prese con una donna. Sia che si tratti di comprare della carta da lettera, o di ordinare una partita di cento camions, sempre, al momento buono, esce fuori una donna fredda, cortese, diffidente, categorica, altera, una donna che sa il fatto suo, che discute, comanda, dispone, decide e conclude. L'uomo si fa piccino piccino, e tanto più si mette in ombra quanto più stretti sono i suoi rapporti con la jupe che CO• manda nella sua azienda. Nelle più piccole, come nelle più grandi imprese industriali, miniere, banche, fabbriche d'armi, cat\tieri di costruzioni, re· slaurants, tabarin.s, boites de nuil, perfino uffici di notai, di avvocati etc., il vero cervello, la vera volontà, son rap. presentati da una donna: la vera padrona, la vera dea ex machina è una donna. V'è tuttavia un fondo di tristezza, nell'alterigia, nel dominio di sé, nc-1- ~~s~°È~:a ;i~n=:i:e~h~ dèo:~~~raun~ rammarico, e un rancore, per un bene perduto, per una necessaria rinunzia. -La donna francese, come tutte le donne, ha, in fondo al suo cuore, una sola aspirazione: l'amore. E soffre d'esser costretta dal propri<t destino, dalla propria natura sociale, dalle esigen1,e della propria posizione nella famiglia, nella società, nella civiltà francese, a. mettere in seconda linea l'amore, la vita sentimentale, per dedicarsi all'amministrazione morale, intellettuale, sociale ed economica della Francia. La più stupida e falsa leggenda sul conto della donna francese, è che essa sia felice. Altra stupida e falsa leggenda è che essa rompa facilmente i legami matrimoniali, manchi facilmente al proprio onore di sposa. Quel che è vc-ro per certa società parigina, per certa borghesia parisienne (da questo punto di vista, tutto il mondo è paese), è falso per il resto della Francia, per tut• ta la borghesia, piccola e grande, della immensa, monotona, uniforme, grigia provincia francesc. La parisienne è una creazione più o meno artificiale, una pura e semplice convenzione. Quando si dice parisienne non si deve intendere la donna del Faubourg Saint-Gcrmain (l'aristocrazia è eguale in ogni nazione civile, obbedisce alle stesse leggi morali, e alle stesse convenzioni immorali), e neppure la donna dei quartieri popolari di Parigi, dove il senso dell'onore e della famiglia sopravvive a tutte le crisi sociali e politiche. La così detta parisienne è un fenomeno tipicamente borghese, contenuto in limiti precisi e ristretti. La sua facilità non ha niente a che fare col vizio, con la sensualità, e neppure con quel che si chiama comunemente amore. e, piuttosto, una abitudine di origine cerebrale, intellettualistica. La parisienne è molto più disinteressata di quanto non si creda. Ignora le passioni, ed è inimitabile nello sport del capriccio, del béguin. F. lei che rivendica l'origine francese della parola flirt da fleuret, fioretto. Concepisce l'amore come una continua partita di scherma, come un continuo gioco di fleuret. Chi .scambiasse la pari.sienne per il tipo della donna francese, dimostrerebbe semplicemente di non conoscere la Francia, o di aver visitato Parigi da turista provinciale. In fondo, tutta la Francia femminile è in opposizione alla pari.sienne, a questa creazione artificiale dei salotti, delle case di mode, delle riviste mondane, a questo tipico prodotto di una certa cultura borghese, che ha avuto, a un certo punto, una funzione di primo ordine nella moderna civiltà fran. cese, ed è troppo presto degenerata in intellettualismo e in snobismo. JOHN ANTINORI MORTIMER LA CLEIIIElfZDAI STALllf LA STAMPA dei paesi cosl detti capitalistici suole pubblicare, con grande rilievo di titoli e di caratteri, le notizie delle stragi e delle esecuzioni in massa, che avvengono in Ruuia a iniziativa di Stalin, e tra.scura, invece, od omette, le notizie degli atti di clemenza e di generosità che lo atei-SOStalin compie, sia pure abbastanza di rado, nell'esercizio del suo terribile potere. Questo metodo, evidentemente, non si ispira - come si suol dire - a criteri di obi:ttività e di equità. Epperò ci sia permesso di riparare a tanta ingiustizia e di illustrare l'atto di immensa clemenza, compiuto recentemente dal sullodato dittatore russo, graziando ben 55 mila ex peccatori. Vero è che, qualche mese fa, il MareKiallo Tucacevski, quando si vide per. duto, lo chiamò, in una lettera a Voroseilov, e il gorilla infuriato > ! Ma, si sa, chi è prossimo a morte, inclina a vedere le cose da un punto di vista molto personale. Gorilla, ma clemente. JI gorilla clemente. La comm0\'ente cerimonia ha avuto luogo al teatro Bolsciai a Mosca. lvi sono stati riuniti i 55 mila peccatori. Probabilmente non entravano tutti nel teatro, ma la cronaca bolscevica non spiega come venisse adattata la scena. Tutti, anni fa, avevan peccato contro la patria bolscevica o contro la rivoluzione o contro Stalin, che, poi, sono la suua coP.; e tutti, in espiazione dei loro peccati, erano 1tati mandati ai lavori fort.ati allo scavo di immensi canali. Ora avevano espiato abbastanza e la patria bolscevica li accoglieva di nuovo fra le ,uc braccia. Ora erano riuniti per ascoltare la lettura dell'atto di grazia. Stalin perdonava. Ciascuno dei 55 mila cx pec• catari ha ricevuto un biglietto gratuito per tornare alla sua città natale, un dono da 100 a 500 rubli e un certificato in cui si proclama che si è redento. Quindi è stato conces.so l'Ordine di Lenin, una delle più alte onorificenze, a quaranta dei quattrocentoquattro agenti che avevano funzionato da carcerieri e da sorveglianti dei 55 mila peccatori durante la loro espiazione. fra gli appia.mi generali, il compagno Jesciov, Coinmiuario del popolo per gli affari interni - il successore di Jagoda, - ha comunicato ai membri del Soviet di Mosca che il canale Mosca-Volga, al quale hanno lavorato una gran parte dei 55 mila graziati, è completo. Molti dei 55 mila hanno lavorato anche al canale dal Baltico al Mar Bianco. Grande era. la gioia e la commozione di tutti, sia per l'atto di clemenza di Stalin sia per la grandeu.a dell'opera compiuta. Modesto in tanta gloria, il dittatore ta• ccva. Facendo una delle sue rare apparizioni in pubblico, egli era entrato nel teatro, 1enza fare strepito, e si era mcuo a sedere in un posto poco in vista. Tutti es!ltavano la sua clemenza e tutti gli occhi In realtà, tanto Madame Bovary quanto Margherita Gautier, non sono al8-o che clamorose e significative eccezioni. Di1ci che la Signora delle Camelie non ha nulla a che fare, non ha nulla in comune né con la donna francese in generale, né con Madame Bovary in particolare. Il fatto che Dumas ha preso il modello del11infelice Margherita nella pietosa cronaca della prostituzione parigina, non prova niente : tutti sanno che la vera storia di quella povera ragazza è molto diversa dalla romantica e sentimentale vicenda narrata da Dumas. li tipo di Margherita Gautier è tratto piuttosto da un convenzionale e facile romanticismo, che da un modello vero e proprio. A nessuna donna francese, neppure a una povera ragazza perduta 1 verrà mai in mente (a meno che non si tratti di un caso patologico) che la vetta più sublime dell'amore sia il sacrificio per l'uomo amato. La donna francese, di regola, ci pensa mille volte prima di compiere un sacrificio di quel genere : e poi, saggiamente, se ne astiene. Non si sacrifica, perché non ne ha bisogno. I costumi, le convenzioni, i pregiudizi, le leggi morali e sociali, l'interesse stes50 della Francia, direi, le proibiscono di compiere un sacrificio per amore, di commettere una simile sottise. Le risorse della sua intelligenza, del suo savoir /aire, della sua attività, del suo spirito d'iniziativa e di organizzazione, del suo senso sociale, sono tali e tante, che trova sempre il modo - quando il sacrificio di qualcuno sia inevitabile - di sacrificare un terzo al proprio amore. In generale, così nelle commedie 1 nei romanzi 1 come nella vita, il sacrificato è il marito. E moltissime storie <l'amore, tanto nella piccola e nella grande borghesia, quanto nelle famose 200 famiglie, finiscono col trionfo dell'uomo amato, con la ,;ua sistemazione sociale e finanziaria. In fondo, nessuno è veramente sacrificato, in una simile raffinatissima società: neppure il marito, strumento inconsapevole, talvolta, ma più spesso consapevole 1 di questi romanzi a lieto fine. La sua caratteristica fondamentale è di essere un'ottima amministratrice. La sua tendenza è di «amministrare> tutto: la casa, l'amore, l'arte, il marito, l'amante, i figli, i divertimenti, le malattie, il denaro. Tutto. Amministrare nel senso di caser, di catalogare, di ordinare in gerarchie di valori economici e intellettuali. Non per nulla la Francia è quel che si dice un paese governato dalle donne. La Monarchia, come la Repubblica, non sono che il paravento, il pretesto glorioso di quella oligarchia femminile, di cui le « favorite » non rappresentano se non il simbolo più banale e meno significativo. Acuta 1 attiva, laboriosa, previdente, egoista, infaticabile, orgoglio5a, intelligente, tenace1 la donna domina la vita francese in tutti i suoi aspetti. Il bonhomme di Francia, il Monsieur Durand, il Monsieur Dupont, il Mon· sieur Duval, il Français moyen, insomma, non conta nulla, o quasi nulla. Si dà delle arie, fa finta di protestare, di rouspeter, a ogni piè sospinto, vuol dire la sua ad ogni momento, si atteggia a paladino non solo delle libertà francesi, ma delle libertà di tutto il genere umano, che egli identifica con le sue ideologie e i suoi istituti democratici e parlamentari, si dà perfino l'aria d'essere un uomo libero, il solo uomo libero in Europa e nel mondo, il libero cittadino di una libera Repubblica: ma, in realtà, egli dipende dall'ironica, saggia, tirannica volontà della donna, sia essa moglie, amante, fi. glia, sorella, o semplicemente la sua segretaria, la sua dattilografa. In Francia, tutte le trattative commerciali, industriali, finanziarie, politiche, intellettuali, conducono ad una donna. A un certo punto delle trattative, l'uomo, le patro,1, si tira discretamenOCOILESORELl<El!TREPOSAPER LOBOULTORETllUllETZXOY La donna francese sa fare i propri affari in modo encomiabile e rispettabile. Nei rari casi in cui non riesce ad essere egoista (casi rarissimi, come quello di Emma Bovary, che è l1egoista tipica fuorviata dalle cattive letture, da un' immaginazione eccitata, dalb. falsità e dalla grettezza del clima provinciale), la donna francese è infelice, la guigne la perseguita, tutto le va di traverso. Più che altrove, più che in qualunque ahro paese civile, l'egoismo, in Francia 1 è la condizione si11e qua 110n della felicità femminile. In Italia, in Germania, nella stessa Inghilterra, una donna può esser felice pur non essendo egoist.'L In Francia, no: mai. Una donna che non sia freddamente, orgogliosamente, intelligentemente egoista, è una donna senza avvenire, senza fortuna 1 senza felicità. Tutte le pone, tutte le possibilità si chiudono davanti a lei. Il caso di },,fa· dame Bovary è tipico. La povera Emma è la riprova, se riprova occorresse, che la donna francese è esattamente il contrario di come lei se l'immaginava. Il dramma della povera Emma è il dramma di una « spaesata :l. La sua fine è atroce: ma non poteva finir meglio. La sua morte è una grande lezione per tutte quelle piccole 1\1csdames Bovary di tutte le provincie d'Europa, AVVOOATESSFARANCESEOONUNASUAOIJENTE erano fissi su lui. Ma egli non se ne avvedeva E taceva. E il giorno dopo è tornato, come direbbe Tolstoi, al suo faticoso, terribile, inumano compito. La cronaca bolscevica ha taciuto varie cose. Per esempio, ha taciuto quanti altri peccatori sian morti scavando i canali da Mosca al Volga o dal Baltico al Mar Bianco. Ha taciuto quanti altri sian ri• masti a scavare e continueranno a scavare finché la morte non metterà termine al loro patire o fincM non verrà in mente a Stalin di rimandarli a caP., se hanno una casa, con un e certificato di redenzione > e con un biglietto di cento rubli in tasca. IL NOii llfTERVENTO I L 27 DI AGOSTO, fra la diP.ttenzionc generale, 5j è riunito ancora una volta a Londra il Sottocomitato per il non intervento e ha deciso di spedire ai Governi partecipanti all'accordo per il non intervento il rapporto dei' Presidente del Comitato, invitandoli a far conoscere entro quindici giorni le loro ouerva.zioni. Tempo fa, il PrCJidente Azaria, il principale responsabile delle sventure della Spagna, parlando a Valcncia, diue del Comitato di Londra una co9,a di un grande umorismo, benché egli non avesse 13. minima intenzione di fare dell'umori1mo. e li aolo intervento >, egli gridò, < che il Comitato pt-r il non intervento abbia impedito è stato quello della Lega delle Nazioni > Nel che di inesatto c'è solo questo: che per impedire alla Lega di intervenire non c"è bisogno di Camita.ti, né d'altro. La Lega è moria, e i morti non intervengono negli affari dei vivi, 1ranne che nei loro sogni. Alla Lega non resta che di intervenire nei sogni di Azaiia. Come Calvo Sotelo. L'ALTERlfATIVA DON SALVATORE de Madariaga y Rojo, che, al primo stormir di fronde, se ne andò all'estero e vive fra Londra, Parigi e Ginevra, scrive, di là, alle due parti in lot1a in hpagna nobilì appelli alla pace, e ci~ fa della lettera• tura sul sangue degli altri, sforzandosi di mantenersi a eguale distanza dalle due parti, anzi al di sopra di esse. E farà così finché non diven1erà chiaro anche ai suoi c- ..:hi quale delle due parti sia destinata a vincere e quale a soccombere. Non senza ragione Solone condannava a pene severissime i cittadini ateniesi che in una guerra civile non si fossero schierati né per l'una parte, né per l'altra. « La Spagna non può essere comunista, né fascista>, così Don Salvador dc Madariaga y Rojo proclamava poche ,$Cttimane or sono dalla Svitz.era. E questo è il suo errore. Ché la Spagna sarà proprio o comunist3 o fasci11a. E chi non ha ancora capito questo, non ha capito niente del mondo in cui viviamo. E se Madariaga vuol rendersi conto di quanto egli sia fuori del mondo e del tempo, legga quel che a.nnotava nel suo nolebook il giornalista americano Wìlliam F. McDermott della North Am,rican New• spap,r Allianc, prima di lasciare Valencia: e lo devo atttstarc, sulla base di quel che qui salta agli occhi, che una vittoria di Franco si risolverà nella creazione dello Stato più radicalmente fascista che il mondo abbia mai conosciuto. E una vittoria di Valencia, similmente, si risolverebbe nella istituz.ione di uno Stato comunista tale, che la Russia, al paragone, sembrerebbe un paradiso di realismo economico. Nessuno, qui, parla di democrazia >. Ecco un americano che capisce la Spagna infinitamente mr:glio di Don Salvador dc Mad.ariaga y Rojo. "LIBERTA O MORTE" 'a..TULLA, del resto, può valere a dimo- ...... strare la confusione che regna circa gli avvenimenti di Spagna, meglio degli arruolamenti di cittadini americani per Valcncia e delle strane idee con cui essi son venuti in Europa. Quali siano queste idee è reso manifesto dai nomi e dai motti con cui i battaglioni, formati dai det1i volontari americani, sono stati battez.zati. I primi due furono intitolati a Giorgio Washington e ad Abramo Lincoln. La torre di Babele! Ma poi c'è stato di meglio. Sono giunti altri "·olont;u-i dati' America ed è sta.to costituito un t~rzo battaglione; ma i nuovi arrivati han preso a litigare sul nome e sul motto da dare alla nuo\'a unità. Alcuni erano per la denominazione < Battaglione Tommaso Jeffcrson > col motto: e La terra della rivoluzione deve CJscre lavata col sangue dei tiranni >, che era abbastanza truculento, ma un po' lungo. Altri invece parteggiavano per la denominazione: e Bauaglionc Henry Patrick > col motto: « Datemi libertà o morte>, Venivano a ~rcarc la libertà nella Spagna di Va.lcncia ! OMNIBUS I AlfllO1, N, 23, • SETrE!CBRE 1937-IV 11111 JMNIBUS SETTIMANALEDI ATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESOE IL SABATO IN U-16 PAGINE ABBONAMENTI Italia, Oolon\e1anno L. 4.5 1 umeatre L. 23 Eatero I anno L. 701 semestre L. 36 OGNI XUIIER.0 UNA LIR.l )hn01orlttl, dlugnl III rotogu6e, anche u non pcbblloatl1 non •i rettitutaoono, Dtrnlona: Romlei,ro 1 :o dN'. l6t.6~6' 28 lm.m.111.btrulona: llilanT;t!]o'::•i;~~SO~rba 1 6 Soc. boa. EdJtrlea " OllUfIBU"S • llil&ao
Aix-les-Bains, settembre. O?\O POCHI gli «esperti• che po:)~ono competere con Taraknath Da5 nrlla conoscenza dei problemi del Pacifico. Egli è un orientale in tutta l'estensione del termine, ma di coltura europea. e un gran signore che passa la vit.-1.fra i "ia!:;t6 e gli studi. Dovunque, in ogni p.u-tc del mondo, conta amicizie e relazÌoni. Kon c'è unive~ità americana od europea che non si onori di una ,ua conferenza, che non lo ricerchi quando i problemi dcli' E:-itrcmo Oriente sembrano farsi minacciosi. Taraknmh Oas1 che ~aggiorna attualmente ad Aix-les-Bains, è nato in lndia, dove ha ricevuto la prima educazione. ha compiuti gli stùdi superiori negli Stati Cniti cd è cittadino americano. Ha vis- ,uto lungamente in Cina, in Giappone r in altri paesi asiatici. Ha poi cercato di studiarr la politica mondiale in ,·,,rie capitali europee, da osservatore impar.ti,\lt', unicamente desideroso di cono!'.cere i fatti e le loro conseguenze. Tre :i.noi fa. fu ospite gradito di Roma. don! tenne un'applaudita lettura ali' J...tituto irnliano per il Medio ed E,tremo Oriente. E: stato definito il K;,y">Crling dell'Oriente e, in verità, Taraknath Das presenta non poche somigliam:e con l'illustre pensatore e conferenziere della Germania odil•rna, di cui ricorda la \Crupolosa o~geuh·ità nell'esame dei problemi, la chiarezza dcll'esposi;,,;ionc, le innumerevoli cono3(enzc pcr,onali, la mondanità. « Non ~i .tsµctti da mc cose straor- ,dinarie o affermazioni dogmatiche, solo perché sono nato in Oriente. E mi di~pen•.i dall'entrare nrl merito del conflitto ::i.ttuale. Fra l'altro mi mancano notizie sicure. Le infonnazioni dei giornali sono frammentarie e non 1;Cmpre imparziali. Meglio guardare le cose- dall'alto, attenersi ai dati storici e ,11lc idee generali. Il conflitto attuale- è un aspetto di un probltma grandioso, quello del Pacifico, al quale sono interessate tutte le grandi Potenze che, pur non avendo possedimenti nel Pacifico, hanno intere ..si commerciali e- politici nella vasta regione che comprende l' J ndia, la Birmania, il Siam. la Cina, l'Arcipelago malese, )l' Indie olande)Ì, le Filippine, l'Indocina, la \l[.mciuria, la Corea. la Ru-,sia, il f'}i.1ppone, il Canadà, gli Stati Uniti d'America. il Mes,;ico, alcune repubbliche Sud-americane, I' Ausu-alia e la Nuo- \.;.\ Zcl,mda. Da questo punto di ·,ista, un.i nazione come l'Italia, che non ha colonie nel Pacifico e non prevede di dovervi creare un' ec.pamione territoriale, è nondimeno direttamente intcft'~-,ata ;.1dogni novità che si manifc~ti in qucllJ. regione. ::",lonesito a dire che ,e qualche profondo mutamento accadf"~e nel Pacifico. il contraccolpo ne .trehbe ri~cntito in tutte le capitali delle grandi Potenze. Roma compresa>. , fndubbiamt·ntc. Il primo ::d averne l'e-.,nt,1 nozionC' fu ~[m--olini quando nd dict·mbrc d,-.J 1933. in occJ-.ionc dt.·1 primo Congrc\so drgli studenti oric'nt.di, indicò i modi di una migliore irm·,a fra l'Oriente e l'Occidente >. e Ero prcM..:ntca quel discorso. l! potc:i apprcaarne l'alteaa e la g-enialità delle vedute. Come si pone, 3toricamente, il problema del Pacifico? L'espansione della Russia vcrM>il Pacifico 1 l'e~pansionc britannica attravcr~o l'India in direzione del Pacifico, l'espansione fr..tnccsc ncll' Asia sud-orientale, la conquist,l americana delle Filippine. lo sfono della Germania per conse- ~uìrc una speciale zona d'influe!l7a in Cina, mli sono le cause che hanno determinato la questione del Pacifico. La sconfitta della Cina nella guerra cinogiapponese incoraggiò le Potenze occidentali ad estendere le loro conquiste territoriali e il loro predominio politico in Cina. Nel 1897-98 la Russia occupò Port Arthur e la Cina Cu obbligata a concedere territori in affitto alla Germania, alla Gran Bretagna ed alla Francia. Alla fine del secolo scorso le Potenze europee, nonostante le reciproche gelosie, erano pienamente d'accordo nel programma di smembramento della Cina. Questo portò alla rivolta dei Boxers. Fu l'America che si fece tutrice dell'integri1à territoriale ci• nese e proclamò la sua politica della porta aperta in Cina. 1la dopo la ribellione dei Boxersi quando apparve evidente la decisione della Russia di annettersi virtualmente la Manciuria e di e~tcndere la propria inflw· ,za fino alla Corea, Lord Lansdownc e il visconte Hayastri firmarono nel 1902 , un trattato di alleanza anglo-gi~,pponesc che portò ad una vera rivoluzione nella politica mondiale del secolo ventesimo. L'alleanza anglo-giapµonese fu, in realtà 1 il prologo della guerra rm;,o-giappone-.c e la guerra russo-giapponc)C fu il supremo sforw del Giappone per salvare la Cina dallo smembramento che le minacciavano le Potenze. ~cl periodo che v,1 dal 1905 al 1914 la potenza giapponese si consolidò con l'annessione della Corea e la condusione di vari accordi con le Potenze occidentali. Gli storici occidentali dimenticano spesso questo fatto: che il Giappone non avrebbe o5ato annetter- ~i la Corea, se le Potenze vi si fossero opposte. E non furono le Potenze occidentali e la stessa America, prima, durn.nte e dopo la guerra mondiale, a <lare mano libera al Giapppne nella Cina? Ricordi i trattati segreti russogiapponesi del 1907 e del 19101 che consentivano :li Giappone l'anne~sione della Corea e il predominio nella :Manciuria 'ìettentrionalc, l'accordo Root-Takahira, col quale gli Stati Uniti ricono:;ccvano al Giappone speciali diritti in tutto l'Estremo Oriente, l'accordo franco-giapponese del 1 gog, il trattato segreto di alleanza difensiva e offen,iva fra Russia e Giappone del 19161 il patto Lansing-Ishii, col quale gli Stati Uniti favorivano l'espansione giappone)c in Cina, gli accordi segreti fra il Giappone, l'Inghilterra e la Francia al tempo di Vcrsaillcs 1 che incoraggiavano il Giappone nella sua e~pansione ... >. PossibilitàImprobabili e Ed oggi? Le pare preoccupante la \ituazionc odierna?... Possibile un,1 gm·rra? >. e PoS\ibile ~ì, probabile no. Nel marzo del 1934 }'ambasciatore cinese a t,,foo;ca.W. \V. Yen, prevedeva che nel prossimo avvenire sarebbe scoppiata in !::)tremo Oriente una guerra fra il Giappone e la Russia alleat~l degli Stati Uniti e dcli' Inghilterra. Il dott. Yen, d1e si trovava a Nanchino per '◊Stencrc la necessità di una sana politica estcra 1 lasciava capire che se si voleva evitare la catastrofe della Cina 1 alla Cina sarebbe convenuta meglio la collaborazione occidentale anziché quella giapponese. Altri capi cinesi, come il dott. V. K. \\lellington Koo, ministro a Parigi, il dott. Alfred Sze ministro a Washington e gli uomini politici del Suc\-est, Tang Vi, Eugenio Chcn, e \Vu Lu 1 erano dello stes~ parere e prevedevano la guerra per il 1936, anno in cui la Russia avrebbe condotto a termine il suo secondo piano quinquennale e sarebbero scaduti i trattati navali. Era opinione generale che un Giappone indebolito avrebbe aumentato-le possibilità cinesi di ricuperare le perdute provincie della Manciuria e dello Jchol. Queste opinioni non vanno prese alla leggera. La possibilità di una al lcanza anglo-cino- russo-americana contro il Giappone è ardentemente sostenuta dai nazionalisti cinesi della scuola di Canton>. « Ma questo non è certo il pen-siero del governo di Nanchino ... ». « Il governo di Nanchino, a capo del qu;tlc ~ il generale Oiang-KaiScek, non intende gua)tarsi col Giappone, perché ben conosce il vero punto debole della Cina. Egli non crede affatto che le Potenze occidentali e specialmente gli Stati Uniti e l'Inghilterra sarebbero disposte ad ,lttaccare il Giappone scltanto per aiutare la Cina. Sono, infine, convinti che se in un conflitto rus.so-giapponese la Russia vincesse il Giappone, i comunisti diventerebbero i padroni della Cina. r: un puntQ molto importante. -CiangKai-Scek e altri capi del Kuomintang di destra son disposti a mantenere con la Russia relazioni amichevoli, ma deci:samente contrari a rafforzare ulteriormente l'influenza. sovietica in Cina e in Estremo Oriente. Questi e altri capi desiderano sinceramente una co). laborazione cino-giapponesc, ma nei dovuti modi. Per " collaborazii•rie " non si può intendere il distacco delle provincie del nord dal resto della Cina!>. « Come si presentano, oggi, le relazioni nippo-americane? >. e Non si può pili pMlarc di dissidio dopo che gli Stati Uniti h.mno conres)() l'indipcndcnn alle Filippine. Ordindndo che la flotta atlantica dc- ~li Stati Uniti, concentrata nel Pacifico, ne fos.~e allontanata, il pre~idente Roosevelt ha voluto signific.uc che gli Stati Uniti non hanno intenzioni aggre,;sivc vcr.io il Giappone. Nel campo ccononùco e commerciale gli intercs~i dei due paesi sono, più che incompatibili1 complc-mcmari. Non è vero che gli Stati Uniti soffrano della concorrenza giapponese. C'è, tuttavia, un malinteso, cd è l'esclusione della immigrazione giapponese dagli Stati Uniti. Il popolo giapponese è profonda.mente offeso da quc~to provvedimento, nel quale scorge un ingiustificato disprezzo di razza. Tuttavia Cordell Hull ha promesso di concedere una quota all'immigrazione giapponese. Poca cosa: cento giapponesi all'anno. Poca cosa, ripeto, ma che risolverebbe la questione di principio». « Come si spiega che da quando sono state riprese le relazioni diplomatiche fra la Russia e gli Stati Uniti si fa un gran parlare della possibilità di un,l guerra russo-giapponese, nella qu.,- le la Russia riceverebbe aiuti tanto dagli Stati Uniti quanto dall' Inghilterra?». Russia e Giappone ._ Può darsi che una parte degli uomini politici inglesi vedrebbe di buon occhio una guerra russo-giapponese, tale da indebolire i due rivali dcll1 fnghilterra in Asia. Ma si può .'\f• fermare con sicure.Gza che il governo degli Stati Uniti non agirebbe mai in modo tale da incoraggiare una simile guerr;1.. Non si deve parlare di guerra con tanta disinvoltura. Quantunque i capi sovietici dichiarino spesso di essere preparati a far fronte a un'invasione giapponese, le condizioni indu- ,triali ed economiche della Rus5ia e le sue rela;.,ioni intcrna.tionali in Europa sono tali, che nessun uomo di stato ruiso dotato di ragione a11drcbbc incontro a questa guerra. Per la Russia una guerra perduta potrebbe portare la rivoluzione, e gli attuali governanti non vogliono correrne l'alea provocando una guerra col Giappone. [I sistema rm...o di trasporti 1 quantunque negli ultimi due anni molto migliorato, è tutt'altro che adeguato alle esigenze di una guerra m Estremo Oriente. Le relazioni diplomatiche della Russia con vari stati europei sono molto migliorate i11seguito alla filma dì patti di non-aggressione con la Francia, la Polonia, la Romania. la Cecoslovacchia e gli Stati Baltici. Però l'avvento del regime hitleriano ha scompigliato i rapporti russo-tedeschi. Corre voce che, quantunque il regime hitleriano sia ;yiti-asi,itico nelle sue vedute, in caso di guerr.t russo-giapponese cs~o sosterrebbe piuttmto il Giappone, perché tutto ciò che indebolisce la Russia in- ,ldx:•:i• :~ il comunisn;•), f,Kilit,,ndo alla Germania il suo programma di espansione verso Est, formulato da Rosenbcrg, e contribuendo a formare una nuova Medio-Europa sotto l'egemonia tedC'sca. I giapponesi sono disposti a intender-.i con la Germania, ma comprendono perfettamente che questa, dimostrandosi arnie,\ dt..~IGiappone, non fa ,,ltro che continuare l'antico programma tedesco dt!i tempi di Gue:lielmo II, che era favorevole ad una guerra russo-giapponese per rafforzar~ la posizione- della Germania in Europa. Se la Russia riconosce gli interessi giapponesi in J\fanciuria e se il Giappone dimostra un adeguato rispetto delle sfere d'influenza rus3e nella Mongolia esterna e nel Turche~tan cinese, Russia e Giappone potranno anche roncJudcrc un'alleanza o un'intc'Ja scgrct.i. Gli accordi segreti russo-giapoonesi del 1907, 1910, 1916 e 1920, danno molto a riflettere su questa pos'ìibilità •· « Tutto sommato, il dissenso più profondo sarebbe fra l'Inghilterra e il Giappone>. e Oggi non c'è nessuna parte del mondo, specialmente in Oriente, dove gli interessi britannici e giapponesi non siano in contrasto. Le " ventun richiei;te" con le quali il Giappone obbligò la Cina ad impegnarsi a non affittare o vendere tcrrit0ri, porti, isole cinesi a nessuna Potenza 1 erano soprattutto dirette contro l'Inghilterra. Sul terreno economico, nonostante l'applicazione della preferenza imperiale, la concorrenza giapponese ha minato il com• mercio britannico in ogni parte del mondo, nelle stesse colonie inglesi, nei Dominions, in India. Oggi la guerra economica anglo-giapponese è di natura assai più grave che non fosse quel- !a anglo-tedesca prima della guerra europea. L'insuccesso delle trattative commerciali fra delegati giapponesi e cotonieri del Lancashire è un indizio della profondità del conflitto. Questa rivalità anglo-giapponese è una vera minaccia e se le due nazioni non riu• sciranno a comporre i loro intere...si. una guerra nel Pacifico sarà tutt'altro che improbabile. Gli esperti navali britannici sanno che il Giappone potrebbe impadronirsi di Hong-Kon~ senza troppa difficoltà. Per questo I Inghilterra ha creato la base navale di Singapore, la più formidabile del mondo. Si ha inoltre notizia di accordi segreti conclusi fra il governo inglese e quello olandese affinché la flotta e l'aviazione britanniche possano valersi dei territori delle Indie olandesi per impedire al Giappone di impadronirsi di Giava e di altre isole ricche di vasti giacimenti di petrolio. La notizia di questi accordi è stata smentita 1 ma se l'Olanda non avesse concluso nessun accordo con l'Inghilterra per la difesa delle Indie olandesi, non avrebbe potuto ridurre le sue forze navali, proprio ora che la -situazione del Pacifico è CO)Ì incerta. V'è più di una ragione per ritcnen" che se il Giappone e l'Inghilterra non riusciranno a comporre i loro dis'ìCnsi, questi saranno capaci dì provocare un conflitto armato>. e In questo caso gli Stati Uniti ... >. e Si può con certezza prevedere che malgrado le grandi risorse dell'Impero britannico e la sua marina superiore, l'Inghilterra non attaccherebbe litè col Giappone, se non fosse sicura dell'appoggio cinese e americano. Si tiene generalmente per certo che la Cina - la fazione cantonese - si metterebbe con l'Inghilterra contro il Giapoone. Perciò le future relazioni anglo-giapponesi sono in gran parte nelle mani degli Stati Uniti 1 e spero che questi seguiranno il loro programma di benevolenza, per risolvere le crescenti diffi. cohà fra le due nazioni. Ancora una O!>'-f'r\'.l7Ìone.Gli sviluppi della politica europea avranno anch' essi un determinato effetto sull'atteg~iamento in- ~le:i.e verso il Giappone. L'Inghilterra ha da tutelare la propria posizione nel Mediterraneo. Non può combattere col Gi~tppone e conservarvi la propria posizione se nel Mediterraneo non trova un alleato. I possibili sviluppi della marina militare 1edesca1 l'accrescersi della potenza navale russa nel Baltico e nel Mar Nero, il programma della marina turca affidato, a quanto si dice, al Giappone, un'eventuale ripresa della Spagna nel Mediterraneo, potrebbero complicare la situazione attuale. .--\ quc~to riguardo l'Italia diventa un fattore vitale in ogni possibile sviluppo O!:otiledelle relazioni anglo-giapponesi. Non insisto. Una guerra anglo-giapponese non è incvitabilcJ ripeto, ma è probabile. Con la saggezza politica si potrebbe e 5i dovrebbe evitare>. L'ARJd'ATASOVlETI0ADELLAMONGOLIAOL SESTOSOLDATODADESTRAA BJN18TR.APORTALA B0MBETI'A) I Il problemadell'India « ).fa che cosa avrebbe da guadagnare il Giappone da una guerra?». e Tutto da guadagnare se evita b guerra, moltissimo da perdere se sconfitto. I suoi uomini di stato lo comprendono perfettamente, ma non riescono a moderare i nazionalisti e i militaristi insofferenti di ogni attesa. Aggiunga che questi sono portati a sopravalutare le forze del Giappone. Ed hanno torto. Essi dimenticano che in caso di guerra il Giappone potrebbe trovarsi C'omplctamente isolato come avvenne alla Germania durante la guerra mondiale. E dimenticano che la posizione difensiva del Giappone è tutt'altro che inespugnabile. Poco dopo la guerra mondiale uno dei più eminenti serittori giapponesi di cose navali, il Nakamura, mc ne dava le prove quanto mai persuasive. "Il dominio del Mar del Giappone e del Mar Giallo", mi faceva osservare, "può anche essere insufficiente a proteggere il Giappone dal blocco. In nes~un momento della guerra mondiale la Germania ha pe,duto il dominio di Helgoland o del Baltico: essa poteva, quindi, garantire le proprie coste da attacchi navali. Ma ciò non le risparmiò la pressione del blocco, vera causa della !i,ua sconfitta. Nel nostro caso neppure il dominio incontrastato del ~•far del Giappone ci salverebbe dal blocco. Un avversario di fori:e navali superiori potrebbe strozzare il nostro commercio e tagliarci i viveri senza far penetrare una sola delle sue navi nel Mar del Giappone. La maggior parte delle navi mercantili dirette ai porti giapponesi percorrono alcune vie obbligate, che il ·nemico potrebbe chiudere senza difficoltà. Stabilito il blocco, il nemico cercherebbe sicuramente di scuotere la nostra resistenza attaccando con navi da guerra, sottomarini cd aeroplani i porti esposti della costa. Molti dei no- ~tri grandi porti militari e commerciali sarebbero esposti ad attacchi, e il nemico, bene informato delle no)trc risor~e, saprebbe in quale direzione concentrare i suoi 3forzi. Sulla costa del Parifico, la capitale Tokyo e l'enorme emporio di Yokohama sarebbero aperti .,Ile offensive aeree. Osaka 1 il cuore della nostra industria nazionale, non ~.trebbc fuori della portata del nemico, f. gli alveari industriali di Kyushu gli prc~enterebbero bersagli vulnerabili. Il tempo sarebbe contro di noi ". lo non aggiungo nulla. Sono le idee di un autore\•olissimo "c,pcrto" giapponese». « In conclusione ... » « In conclusione, vorrei mettere in chiaro che dietro i cosidetti problemi del Pacifico c'è il problema dell'India. Nel dramma più importante del secolo ventesi1no1 la lotta per l'indipendenza dell'intera Asia, l'India avrà la parte più importantt:. L'India risorta riacquisterà1 con l'andar qel tempo.J_}Isuo <!iriuo alla libertà e .ap-pre~ntcrà il Ìattore più importante in tutte le questioni del Pacifico e della politica mondiale. Coloro che credono alla dottrina della collaborazione fra Orien:e e Occidente sotto l'egida di Roma - la dottrina di Mussolini - non dovrebbero· dimenticare che mantenendo relazioni amichevoli con l1 India, j) Siam 1 la Cina, il Giappone e gli altri paesi asiatici, e mantenendo, al tempo stesso, la propria posizione di grande Potenza europea e imperiale, l' Italia potrà servire assai efficacemente i propri illuminati interessi e portare un prc-zioso contributo alla soluzione ordinata del problema del Pacifico. t questo l'ardente voto di un " orientale " sinceramente amico dell' Italia e che s'inchina davanti al genio del suo Duce. GIULIO VENTURI
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