Omnibus - anno I - n. 22 - 28 agosto 1937

ALTA, SIMILE a un salice, con la faccia cospana di lentiggini e i capelli rossi: ecco Myrna Loy, dicci anni (a. Il succeuo, ad Hollywood, le venne incontro pigramente: prima oscura daniatrice, poi sirena di film orientali. Nata in un ra.nch del Montana, Myrna Williams era una ragazza senu. pretese, che cavalcava coi cow-bo7s e viveva all'aperto. Solo dopo la morte di ,uo padre, durante la guerra mondiale, se ne andò in California con la madre a tenta.re fortuna. Mentre era nelle scuole mcdier prese parte a danze primaverili e a recite di dilettanti. Un maestro di scultura penW di fare un gruppo allegorico per abbellire l'ambiente. Miu Loy fu scelta per posare come e figura spirituale'> del gruppo. Ciò l'indusse a studiar danu. Ma ben presto dovette lasciare la scuola quando la povertà si fece più acuta. Sua madre allora in.sistette che, col poco danaro rima.sto, si facesse una donina di fotografie. Equipaggiata cosl, andò da utio studio a un altro. I direuori di scena davano un'oc• chiata frettolosa alle fotografie scnz.a occu• parsi di lei. Ridotta in condizioni dispe• rate, tentò di aprire una piccola scuola di danze, vicino a un grande studio a Culver City. Ma non si presentò un alunno. Que· sto, quatlOrdici anni fa. Pauarono diveni mesi di disperata miSC!:ria,finché )e (u a.segnata una modesta parte di e Madonna > in e Ben Hur >. M yma e sua madre ebbero per qualche tempo una vita, se non agiata, almeno non miserevole, ma dopo le prime scene la parte le fu tolta per darla a Betty Bronion. In quel tempo, nel mondo cinematogra• fico, erano popolari i nomi di una sillaba, ,. anche Myrna cambiò il suo, da Williams in Loy. Finalmente riusd come danu.trice in uno spettacolo-rivista che precedeva la prescn• tu.ione della < Febbre dell'oro > di Charlie Chaplin, al Teatro Egiziano di Hollywood. Era la e ragaua di centro >, una Silfide che appariva tutta avvolta in una luce ce· leste per rappresentare « Lo spirito dei ghiacci ,iordici >. Pe"' mesi, danzò due volte al giomo, gua· dagnando pochi dollari. Ma finalmente il destino si volse in suo favore. In quel tempo, molte celebrità del film lasciavano l'impronta del !pro piede sul fre• sco cemento di uri marciapiede di fronte al teatro. L'ideatore di tale pubblicità ebbe la biua.rria di pensare che, fra tante impronte celebri, quella di e una donna ~conosciuta > non gua.stava, e fu scelta \lfyrna Loy. l<TlllU LOY()(, G. I(,) Un fotografo assai noto capl che questa ragazz.a dalla Caccia lentigginosa, i capelli rossi e il corpo sottilissimo, poteva eJ.Sere un eccellente modello per soggetti pubblicitari. Fece una serie di studi fotografici dc!Ja ragana e le fotografie forano cspo• ste, ma nessuno 1e ne curl>. Il destino delle penane, ad Hollywood, sta appeso veramente a uno spillo sottile. Annoiato, fra un film e l'altro, un (a. mosissimo attore si imbattè nello studio del fotografo. Ballerino anch'egli, notò tutta la gru.ia che era nella posa di Myrna Loy. Il fotografo ne rivelò l'identità. e La va. glia vedere stasera >, disse l'attore, Finita la danu, Myrna Loy seppe che Rodolfo Valentino voleva parlarle. Il pa• radiso scendeva in terra. Con lui era sua moglie, Natascia O'Shau• ghncssy. Subito ella divenne l'amica più dolce di Myrna Loy. Valentino, una volta lacchè di trattoria, che concepiva tutto sotto l'upetto esotico, elevò la ragazza al ruolo di e orientale >. Scritturata nel film e What Price Bcau• ty? > Myrna Loy incurvò le sue ciglia, e diede una curva più sensuale alla sua boe-- ca: fece tutto quello che poteva per e crea• re un tipo >. Per i primi cinque anni recitò ;e~I~ i:~::in:.i cinese, di malacca( di indù, La sua fortuna cominciò il giorno in cui William K. Howard, uno dei direttori più intelligenti di Hollywood, le affidò una parte di ra.uegnata moglie caucasica in e Tran• satlantic >. Finalmente Myrna Loy sem• brava esseni liberata dai ruoli orientali! Ma anche quella volta le cose andarono male. Di nuovo dovette recitare come e 1i~ rena >. Il pubblico era abituato a vederla nelle parti orientali, o almeno cosl credevano i produttori. Ancora per quattro o cinque film dovette recitare piccole parti sgradite. finché si pemò di crearle un nuovo tipo, quel tipo che, più o meno, ha con• servato fino ad oggi; ed ella fo la e donna romantica >, la dolce moglie che non si ribella, la fanciulla che serba una freddezza e una serenità anche nelle vicende più complicate. Myrna Loy, infine, rappresenta agli occhi aegli americani, specialmente delle raganc, il tipo di dorma e all'inglese >, che non parla mai col muo e non commette tò-- piche in società. A, O, Ili POLIIIOB A SERA inoltrata, in un cafU di Piaz• za San Claudio, dove di solito si riuniscono intorno ai tavolini di ferro le canionettitte e gli acrobati, i mediatori d'automobili e i giocatori di carambola, spesso s'incontra Polidor, attore di varietà e capocomico di riviste. Oggi non tutti ricordano questo piccolo OSS"Utoe ir• requieto attore; eppure, verso il 1920 1 ebbe un periodo di celebrit,à. sugli schermi di 1utto il mondo. Dopo tanti anni da che ha abbandonato il cinema, non i cambiato. t sempre agile come allora e sembra, a parlargli, che da un momento all'altro dcb-- ba scatt.are come una scimmia 1u per qual• che lampione, arrampicarsi ai balconi e alle finestre e scomparire improvvisamente fra i tetti della cua, come nelle vertiginose comiche di vent'anni fa. e Meno di vent'anni sono passati dai tempi della mia gloria>, dice Polidor, sor• ridendo con la larghissima bocca che sembra un triangolo e socchiudendo nervosamente i piccoli occhi mobili. e Io ho iolo quarantott'anni. •Eppure sembra 1ia pa.uato un secolo e quei tempi son gil morii e sepolti >. Polidor parla con accento piemontese.: • le due pieghe profonde vicino alla bocca 1i allungano, si allargano, durante il di• Non i !acile mettersi a interrogare un attore quando la celebrità non è che una lontana ombra. Polidor sa quello che va. gliamo da lui, ma dapprima tergiver1a,Parliamo dei tempi andati, quasi a caso. Alla fine, di argomento in argomento, ci avvi• ciniamo a quello che preme ad entrambi, sia pure diversamente; e Polidor narra. e: Fu il Conte Giulio Anta.moro a lanciarmi nel 1908. Lavoravo alla Sala Uro• bcrto con l'impresario Volfango. Facevo un numero di pagliacci con mio fratello. Il Conte Antamoro mi portò alla Cines e feci allora il mio primo film: Il dutllo di Tonlolini. Infatti, prima di essere promosso Polidor, fui Tontolini per due anni. Di• ventai Polidor a Torino dove, alla Pasquali film, cominciai, come direttore e prota· gonista, la serie interminabile dei miei corti metraggi. Tutte le mie scene comiche le ho pensate, montate e dirette da mc. Erano lunghe dal 1 20 ai 200 metri e duravano al massimo quindici minuti: Polidor ca• 1'."eri,.rr, gin,..iu1a. alpinista, gigante, indiano, dctteiiut, miope, tonna.'Dbulo, pietrificato, pescatore, portalettere, gobbo, ipno-, tiu.afo, eroe, fidanzato, facchino per amore, (antuma, apaeht, pompiere, dragone, sta• tua, Polidor e l'elefante, Polidor dalla modista, Polidor e il paracadute, Polidor e le serve, Polidor scandalo in cua, Polidor contro la suocera: sono tutte scene comiche che hanno rc10 felici i bambini di quei tempi. e Io 10no Polidor dal ri10 d'or. e Il mio vero nome è Ferdinando Guil• laume. Mio bisnonno era Carlo Guillaume, che è anche sul dizionario Meh:i. Mode• stia a parte e col dovuto rispetto, sta in ordine alfabetico dopo Garibaldi. Egli era un capitano dei dragoni nell'esercito napoleonico cd era sceso con gli eroi di Marengo nell'Italia 1ubalpina. La sua vita fu straordinaria. Quando le belle milanesi sorridevano agli ufficialetti dell'imperatore, egli era quasi fidanzato con una Trivulzio. 11 Duca d'Eril desiderava molto che si combinasse questo matrimonio. Ma un bel giorno, mentre il capitano Guillaume sostava con il suo squadrone nelle campagne di Chiara.valle, (u attratto da uno strepito di grancassa. Un saltim• banco dava spettacolo in pialla. Al tra• pezio lavorava la figlia del saltimbanco, bel• la come un raggio di sole. Come nei vcc· chi romani.i, la fanciulla in magHone gli gettò un fiore e il cuore del brillantinimo dragone (u stregato per sempre. Tomato all'accampamento, il mio bisnonno 1i pre• ABTREAE POIJDORIN ON FILM 00KI00 DEL1920 (PoUdor à U teno a alolstrt.) IL BALLERll!0 BUDDYEBSEII()(, G, K,l sentb al suo colonnello e, piantatqsi &ull'at• tenti, gli dette le dimissioni dall'esercito posando rul tavolo le sue spalline d'oro. In· somma, spos6 la figlia del saltimbanco e fondarono insieme quel famo10 circo che durò più d'un secolo e che ebbe grandi splendori in Italia e all'estero >. Polidor sorride raccontandomi quCJta romanzesca storia familiare. Poi aggiunge: e E non i finita: il celebre capitano Guil• laume era molto volubile. Il circo era in America, quando il suo fondatore lo abban• donò per un nuovo misterioso amore. L'an• tico ufficiale di Napoleone sparl una notte, lasciando per suo figlio, mio nonno, una lettera appaa al collo della giraffa che CO• 1tituiva il più grande orgoglio del circo. Per molto tempo non abbiamo saputo più nuh,, di lui. Mio nonno diventò il capo del circo, nacque mio padre, e un bel gior• no si venne a sapere che l'ex ufficiale di Napoleone era morto in un villaggio presso il Rio delle Amazzoni, assistito da una mc• ticcia, tra i morsi della febbre gialla. Io 10no nato nel circo, e con mc il circo Guillaumc è finito. e: La mia infanzia l'ho pusata n dentro. Ricordo una giornata terroriu.ante, ad An• versa, quando ero bambino. Durante uno 1petttcolo, mentre trenta leoni erano nell'arena, scoppiò un colossale incendio. Tut• to andè distrutto. Mi par di sentire ancora i nitriti di 140 cavalli impau.iti dalla paura, c.he finirono carboninati. I leoni, con salti folli, raggiunsero le vie centrali della città, gettando lo spavenlO nella folla. Molti di essi penetrarono nella cauedrale, tutta illuminata all'ora della Benedizione e, tra i devoti che urlavano, furono abbattuti dietro l'altare a colpi di carabina. Sembrava tutto finito. Non c'era più una tenda, una gabbia sola. Ma i nobili fiammin• ghi, la sera stessa, al loro circolo, decisero di iniziare una sottoscrizione che ci permise di ricomprare carrozzoni, tigri cd elc• !anù e riprendere in pieno la nostra stra· da. Io facevo il tonJ; ogni mattina mio padre mi dava !elioni di salti. Ed era per me un supplizio identico a quello delle le• zioni di aritmetica per gli altri bambini. Ep• pure devo rillgraziare mio padre perché è appunto alla mia capacità di acrobata che debbo la fortuna nei miei film. Il nostro circo è finito con me. Gli ultimi spettacoli li ha dati mio padre, quando avevo quindici anni, al principio del Novecento, in un teatro di legno che era a Roma dopo il Ponte Cavour prima che si costruisse il tea• tro Adriano. Io e mio fratello la.ciammo i cavalli e le scimmie di papà. e ci met• 1emmo a fare i elowns per conto nostro, fino a che il cinema non ci conquistò per sempre. C'era nel circo una ragazza, figlia della donna serpente; quando mc ne andai. sua madre le proibì di seguirmi. Seppi poi che si ammalò dal dispiacere e dopo un mesetto mori, quasi di crepacuort >. Polidor a queSlo punto tace un momento come se andaue dietro ad un ricordo. Cir• co e cinema sono ormai ugualmente lontani da lui. e Eh! il cinema è stato una gran cosa per mc. Il cinema di allora non era quello d'oggi, s'intende; a quei tempi dopo un film serio non mancava mai la secna co• mica finale. Ora ci sono, e non Sempre, i cartoni animati. Piacciono anche a mc; ma ormai mi hanno stancato, e credo che un ritorno a corti metraggi comici sarebbe accolto dal pubblico di tutti i paesi con grande successo. Noi italiani poi potrem· mo :ivcre sottomano tanti attori capaci d'inventare tipi e macchiette destinate a diventare popolari. A questo proposito, desidero elle tutti ,appiano una cosa molto importante: le famose ciabatte di Cha.rlot • le ho inventate io. Sl, è bene dirlo una buona volta: io le ho portate quando lui non se le sognava nemmeno. Certamente i \:'.edendo uno dei miei piccoli film che a Chaplin venne in mente di adottarle. Ma io quelle famose ciabatte le porto dal 1908 e continuo a portarle anche oggi negli spettacoli che db nei varietà. :,, « E ora? > domandiamo. « Ora faccio del varietà: quando sono li• bcro, vado al cinema, Prima ero io a (are ridere: ora con una lira rido io. Del resto, le mie COJC non vanno male. Non ho nostalgia del passato, e se l'avvenire mi darà modo di tornare allo schermo tanto meglio>. DIEGO CALCAGNO

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