IA IIGRIIIIRA ~~U~2~'\:1J/~~LlE lJdo di Venezia, &gosto La solenne architettura di Venezia si prolunga sino a questo lido e mette un'anima ducale perfino nelle ~die, che non sono scheletriche come quelle di Viareggio o di qualsiasi altra spiaggia, ma imbottite e ricche di cuscini ricamati. Le cupole sovrastano gli .stabilimenti balneari; bagnini in divisa ro55a, quasi di broccato, voltando le loro barche a colpi lenti di remi, segnano il limite delle acque pericolose; le signore anziane, che di solito non sono magre, si contentano di prendere i bagni di sole: l'ora della colazione è annunziata, negli alberghi e nelle pensioni, da suoni profondi di .;ampane e di gong. Qui niente è di legno, e tutto è di pietra e marmo. Se lei getta uno sguardo attento sul mare, s'accorge che venti delle cinquanta teste a fior d'acqua sono teste di grandi •nomi. Parecchie le abbiamo viste sugli schermi del cinema, e le, ragazze le tengono in cartolina sulla parete deJla Joro carnera. Altre appartengono a re i altre a pascià. :E: insomma una spiaggia principesca. Le signore della borghesia ci si trovano a loro agio, respirando a pieni polmoni quell'aria comune a petti di sangue puris,imo, stando in mare, come sotto lo stesso lenzuolo, con divi e registi americani; sedendosi, sporche di sahbia, su certe sedie che hanno vagamente la forma di un trono. E come ne parlano! E quanto! La signora, che m'ha fatto da guida in questi giorni, conosce esattamente tutti i numeri delle cabine principesche. Quella dei duchi di Windsor, all'Excelsior, aveva il numero uno. Sembra che proprio in questa cabina alcuni dignitari polacchi abbiano offerto al duca il trono di Polonia. La signora sostiene di averli veduti, mentre la duchessa, con un sorriso ironico, dovuto forse a quello scettici1.mo con cui ella considera i troni, H invitava a sedere e offriva loro sigarette lunghe e sottili. La signora, che mi racconta l'episodio, è mogHe di un ricco commerciante in agrumi. Ma questo non dice nuJla. Anai più dicono di lei alcune fotografie dei duchi di Windsor, ove la signora ~ riuscita a trasformare la sua aria di paM:ante, sorpresa dall'obbiettivo vicino a una coppia regale, in un sorri~ di risposta a un sorriso. Del resto. le signore della nuova borghesia italiana hanno, si, qualcosa da invidiare a queste dame, ma parecchie cose da farsi invidiare. La moglie dell'amministratore cli un giornale è stata preceduta al Lido da sci bauli di pigiama. Pare che una duchessa aooia parlato tre volte di questi bauli, e due in senso favorevole: solo si osserva che ella abusa dei suoi pigiama, inrlossandoli anche in occasioni nelle quali non è consentita un'aria troooo intima. Le mogli 01 altri personaggi, diventati importanti da un anno in qua, mostrano corredi veramente costosi, ma poco armonici. Si deve però riconoscere che, nella fretta di uscire dalla loro casa di poveri per entrare in quella di ricchi, non hanno dimenticato di portare con loro la vecchia «astuzia>. Gli abiti saranno poco armonici, ma io sfido chiunque a procurarsi un buon corred,, di milionaria nello spazio di un anno, quaado i costumi di tutta la nostra stona precedente consistono sì e no in dicci abiti, e un lungo periodo felice del passato ci si presenta alla memoria sotto un'unica veste marrone. Né mancano i «fatti spirituali». Come la società del Settecento si trascinava dietro, .ovunque andasse, al monte o al mare, la forma d'arte a cui aveva dato vita, il teatro con l'orche- :istrae i palchetti, così questa nuova società si trascina dietro il cinema; K., che, cinque anni fa, si rifiutava di scrivere un articolo su una mostra fotografica, perché una modestia, che d'altronde non lo portava lontano dalla verità, gli metteva sulle labbra le umili parole : e: Io in questa materia sono un asino>, quest'anno fa conferenze sull'arte del montaggio, ecc. Ma fra poco verranno i veri competenti con gli occhi rimpiccioliti dal lungo studio nelle sale buie. E i celebri artisti, che ora stanno al sole, palpandosi con grande stile il petto e dando con trepidazione una sbirciatina in giù per vedere se il grasso non nasconda la parte inferiore del corpo, andranno stasera a vedersi sullo schermo. Delle signorine, le dirò che si comportano come sogliono comportarsi le ragazze quando, invitate per la prima volta a un pranzo ufficiale, seggono davanti a una lunga tavola, fra vecchi signori dal nome famoso per imprese mondane, ora un po1 accesi negli occhi e divisi tra la fatica di mescersi il vino e quella di ricordare o inventare storie scollacciate e mormorarle all'orecchio. Le signorine ridono, ricacciano indietro con disappunto e vergogna il rossore che tenta ancora le loro guance, si mostrano « all'altezza della situazione>, e trovano la frase adatta. kri, ho assistito a una lunga conver• saziane, ch'era stata provocata da questa domanda : se il Signore vi conccdl"Ssc un terzo occhio, in quale parte del cor;po vorreste .tvcrlo? La maggioranza Io avrebbe preferito sulla punta dell'indice destro in modo da poterlo spingere nelle parti più riposte : a tal uopo, si chiedeva al Signore che, nella Sua cortesia, provvedesse il terzo OC· chio della facoltà di vedere nel buio. Che risate! Tutte le signorine beneducate hanno qui la pretesa di non M:.lndaliz-zarsi di nulla e di permettere qualsivoglia discorso in loro presenza. ~•la le assicuro che <'siste sempre qualcosa che le .fa arrossire; esistono ancora certi argomenti di cui nJn sanno discorrere senza mettersi almeno gl'indici entro le orecchie. Invece, la signorina Rosa Mal. è famosa in tutto il Lido, perché non si scandalizza proprio di nulla : nulla nel senso, più preciso della parola. Di tutto si può parlare davanti a lei. Il mito di Pasifae, lei può descriverlo nelle minuzie più repugnanti: la signorina la guarderà negli occhi con gli occhi fermi, e muoverà il volto vagamente in modo da farle vedere che le sue guance non hanno minimamente cambiato colore. t naturale che, essendo famosa per questo, e diventando interessante e straordinaria dal punto preciso in cui i discorsi passano i li• miti della convenienza, ella si :innoi quando la conversazione non riesce ad essere M:andalosa, sbadigli con rnu certa mala grazia e si serva di tutti i mezzi perché la parola tomi a cercare i rnoi argomenti sotto la foglia di fico. Ma se non esiste un punto estremo ,wlla sopportazione di questa signorina, un punto estremo esiste per la fant.\,ia dei suoi amici. Non si. sa più cosa inventare, si accusa il mondo intero di non essere poi tanto spoi·co da fornire sempre nuovi argomenti a colui che conversa con la signorina Rosa Mal.. Stanco, una scra1 rinunciai a spremere la memoria e la fantasia, e tornai ai discorsi ingenui e comuni. Di,~i che la serata era asciutta. Esa.ttamc-ntc dissi : e: Questa sera, manca lo ~c,rocco! >. La signorina mi guardò nccdi occhi e, avendo dato chis11àqua.le 11i• gnificato mostruoso alle mie parole, mormorò : « Ebbene, lei può dire anNEW YORK- LA DANZA DEL VORTICE DEW COPPI.A8T. OLAIBE SANTAKONIOA(OALIPORHIA•)OIOOOHISDLLABPUOOIA che di peggio: io non arrossisco. Lo vuole capire? Non ar-ros-si-sco! >. E venuto però il tempo in cui la signorina all'arte di ascoltare unirà quella d.i fani leggere. Ha deciso di scrivere un romanzo. Lo zio le ha comprato un bellissimo villino, con una bellissima veranda sul Canal Grandt> e una stanza larga quanto una chiesa ove un piccolo tavolo di noce sostiene un mucchio di fogli bianchi. La signorina 5Criveià qui. La signorina raccon• terà un fatto tanto singolare che i critici si domanderanno: e: Ma come diavolo è accaduto un fatto simile? Intanto, il fatto è bene esposto, i particolari sono esatti, e a ripensarci sembra na• 1uralissimo! >. La signorina è rimasta ,·olpita da un libro pubblicato testè da Lat<.'rzJ.11uimisteri dell'amore nel rcg:nn animale; un capitolo l'ha sp<'cialmentc interessata. e il titolo di questo capitolo è così bello che la signorina lo farù. ,u<-, e Jo metterà in copertina al proprio romanzo: e Universalità della c1n•1:;,.\ >... Tutto questo glielo scrivo perché la mia kt trr:1 deve lasciare il suo caratt('r<' intimo e chiudersi in fretta con 1111·1 propo,ta editoriale. Vuole puhblit:irc in « Omnibus > il romanzo di cui le ho parlato? Il titolo sembra intcres- !-::tnt<' anche a mc: e Uni venalità della c.a.rezza>. La signorina mi ha detto che il romanzo sarà di duecentotrenta pa_i;inc. Mi risponda a Venezia. Cordialmente. VITALIANO BRANCATI P.S. il mio amico Francesco non è venuto a Venezia, ove mi sono ritirato da tre giorni, e mi ha lasciato sfornito di quel corredo da cui egli si fa sempre seguire e che, oggi, rni sarebbe stato utilissimo. Perché a Venezia piove, o almeno ha piovuto per due giorni senu. !interruzione. Quando sono arrivato, di sera, con la pioggia, la città era avvolta di sotto e di sopra da quel buio che fa l'acqua e contro il quale non c'è luce di lampada che valga. L'albergo, in cui ho trascorso la mia prima notte, dista pochi paui da piazza San Marco, ma è situato fra case e tetti come un tavolo fra sedie: Questo mucchio di tetti batti, di abbaini, di gronde, di canali, stretto intomo all'albergo, ha risuonato, per tutta la notte, di gocce d'acqua. Mi sentivo nel fondo di una cisterna. A una certa ora, sono saltato dal letto e ho spalancato la finestr:t, ma in luogo di un paesaggio, bo \ is10, a cinquanta centimetri da mc, una fincs1ra spalancata furiosamente da un al• tro che cercava inutilmente dalla inia parte quello che io cercavo inutilmente dalla 1ua: spatio e aria. La città, .1cnz.adubbio, nelle .1erc di pioggia, tiene della cantina, ma dt,·o 1ubito aggiungere che quuta cantina .1i attira la nostra simpatia e gratitudine, rtndendoci carissimo anche l'odore legger• mente mefitico che mandano le sue acque stagnanti. Non è difatti in quell'unùdo, in quell'aria fresca., in quell'odore di muffa, in Fondo a. quelle fessure di vecchia porta o di vecchia pietra che si chiamano strade e •calli, che si conserva intatto da secoli il più nobile materiale di questo mondo: palazzi, chiese, strade, ponti, mcrca1i perfettamente italiani e nostri, come il mobilio che taluni dei nostri nonni, non solo usa- . rono per tutta la vita, ma s'erano costruiti con le loro mani? E come riluce questo nobile materiale quando un raggio di sole ~c~~;pi: r~n::t;iis!:~c ~~io~u~: r~~: scorsi ~eri sono disgraziati. L'IMPERTARTIOSR LA CORTE di Sua Maestà l'imperatore· del Manciukub Pu-yi I, che conta appC""m,qualche anno di esistenu., è forse la Corti' pii) silenziosa e povera di tutto il mondo Non ci sono formalità di Corte, a Hsinking. Dopo l'incuronatione del marzo 193,4, il silenzio è e.alato sul pala:uo imperiale. Nessuno parla ddl'Llnpcratore Pu-yi, nessuno s'intcrcua. di hU, nemmeno i giornali. Tutt'al più, di tempo in tempo, si legge nelle informazioni: e I •ovtani devono chia• mani d'ora in poi, vorbalroente, e per iscritto, Sua Maestl l'Imperatore e Sua Maestà l'Imperatrice, ienz.1. aggiungere i loro nonù ». Accanto agli edifici di lusso di Hsinking, il palau:o imperiale ha un'apparenz.a miserabile. t l'antica. costruzione che, prima del colpo di stato giappone.1e, serviva come deposito per il monopoli del sale. li locale più vasto oggi è adibito a p.la del trono. Pu-yi I ama i fiori. Come contrasto all'antico simbolo del dragone, ha .1celto per emblema della sua Casa l'orchidea. Una orchidea d'oro è ricamata sulla J,Oltrona di panno rosso, che un baldacchino tenta di trasformare in trono. Non lontano, si trova il campo di tennis, sport preferito dall'imperatore e dall'imperatrice, le più bella donna del Manciukub. Disgrai.iatamcntc non la si vede mai. Non s'è più mostrata in pubblico dalla visita ufficiale del principe Chiehibù. Va a trovarla regolarmente ,,. piccola sarta russa di Karbin, centro dell'emigrazione bianca, che la veste e la pettina. Gli sposi non escono mai dal ~alauo. L'unico lusso della Corte, se si escludono le ventiquattro automobili, è la guardia del corpo, composta di poche centina.ia di soldati, sola ambizione del giovane sovrano. La sua proprietì. privata si riduce a un antico rudero: il mausoleo di Tai_su, suo avo Manciù, che si trova a Mukdcn, uno splendido sepolcro, del re.1to. " Mukden dista da Hsinking appena quat• tro ore di ferrovia, Qui, il trono autentico degli antenati di Pu•yi, i sovrani Mancil'l, si conserva come un peno di museo, Disgraziatamente, un maresciallo cinese, per eccesso di zelo, l'ha fatto recentemente ridorare tutto. Ma l'atlcnzione, la curiosità, si concentrano sul G.Q.G. dell'eiercito giapponese. Tutti gli occhi sono sbarrati veno l'ovest, sulla Russia. Quasi ogni giorno si verificano incidenti di frontiera. Gli a.croplani sovietici IONOlano il dominio del Manciukuò e il Giappone difende queste frontiere come se foucro le sue. Ma ci si astiene da una azione decisiva, Finché la guerra si potrà evitare, si eviterà. Gli enormi investimenti giapponesi nel Manciukuò rappresentano circa la metà dc.I capitale nazionale, sicché attualmente il Giappone non vuole la guerra. L'imperatore Pu-yi, capo supremo delle forze di terra, di mare e dell'aria, in realtà non ha quasi niente a che vedere con esse. La sua vita è un dramma. Quando aveva dieci anni (os-gi ne ha trentuno), la sua biografia era colorita. I suoi anlenati della dinastia dei Ts'ing a\'cvano regnato per treccntocinquant'anni senza. interruzione, fino alla proclamaùone della repubbl~ca cinese nel 191-2. Dall'alto del loro trono sotto il segno del dragone, comandavano tutta l'immensa. Cina. Erano Manciù, e avevano conquistata la Cina vencndo dalle steppe mancesi. Ed è a questa sola circostanza se Pu-yi, da bambino imperatore della Cina, fu richiamato dall'obllo, per essere innalu.to, simbolo della continuità, sul nu0\0 trono del Manciukuò. Sua Eccellenza il primo ministro Cheng Hauio Hsu è uno dei personaggi più interessanti della Corte dalle orchidee. t piut· tosto un poeta che un politico. Vn p0eta di settantacinque anni. Già prima, nella Città Interdetta, ove compiva le funzioni di ministro della Corte, aveva vegliato all'educatione del giovane sovrano. La sua vita è dominata da un solo sentimento: la fedeltà al monarca. Egli rappresenta il partito di Pechino, cd è comidcrato il più grande dei poeti viventi: cosi si esprime sugli avvenimenti della repubblica: et il principio dell'anarchia>. E spiega il suo atteggiamento nei confronti del Giappone con questa frase: e La. sicurezu di una piccola nazione non può r-sscr mantenuta che con l'appoggio di una gran• dc >. In mia presenza, Cheng dipingeva con l'inchiostro di Cina dei bei caraueri. Perché non cont.cnto d'euere poeta, i an• che un emerito calligrafo. La sola lingua che parla è il cinc,c. • Il signor Chang, ministro dell'Industria, è l'opposto di Cheng. Si può parlare con lui dirc-ttamentc in 1cdcsco. Anche lui è e importato > dal centro della Cina, ma è il tipo dc) cinese moderno. A lui appartiene la più bella casa della città di Hsinking e, come tutti i dignitari cinesi, l'ha fatta circondare di un reticolato ad alta corrente elettrica. Il giorno in cui mi ricevette, sua figlia, la signorina Chang Ho Wen, leggeva sulla terrazza un libro in inglese: e Thc 1mallcr amcrican house >. E nel giardino d'inverno, sua moglie, la signora Kong Al Heoi, curava certi abeti nani. JI padre di Chang fu gr,1.n mandarino, educato alla scuola tedesca dt Ticnuin. Il ministro Chang mi dichiara che la parola e sciopero> non esiste nel Manciukub. Egli organizza. dal 1932 una e.sposi:tione mondiale chr- e deve mostrare all'universo intero il progresso del nuovo Impero >. Fino ad oggi, l'unico corpo diplomatico str:anìcro rappresentato nel Manciukuò è quello giapponese. Questi conquistatori pie• ni di tatto, rendono a. Pu-yi I tutti gli omaggi regali. Nelle cerimonie ufficiali, il lc,ro ambasciatore va a rendere gli omaggi in uniforme di gran gala. Il suo seguito è cosl numeroso che si ha l'impressione che la sala raccolga rappresentanti di almeno una dozzina di paesi. Le fotografie mostrano Pu-yi come un pallido intellettuale. In realtà è un compìto uomo di stato. Sono soprattutto le sue lenti di un azzurro violetto che gli dànno un'aria intellettuali:.. Conosce l'inglese e il francc•c, cd ora sta imparando il giapponc~c t" il rmso. Ha induhbiamentc un debole per il Giappone, m,, •'intcrc~~a pnrticolarmentc alla storia d'lnghi\tf'ira Quando, dieci anni fa, il e generale nu,t .in..,. Ff'1'g 0 l0 caccib dalla e: Cìttà Intcrd<"tl.i .., IJ•"~" il nome di Enrico Pu-yi in onore di Enrico VIII e b.attczzò sua moglie Eli~abcm, ! Ogni lunc~l, alle 9 del mattino, un consiglio di mini.stri si riunisce prt'~~ il signor Chcng eh~, terminata la seduta, porta a conoscenza dell'imperatore quel chC' hanno deciso i consi'{lit'ri giappdncsi. J. P.
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