narsenc soddisfatte e stremate alle )oro L lontane dimore nel locai, il treno sot• terraneo, che si ferma a tutte le stazioni e, ad ogni stazione, non cessa di raccogliere altre donne e altri pacchi. C'è da credere, in certi giorni, e in certe strade, che in America non ci siano che donne. Oltre allo shopping, oltre a molte altre attività mondane e sociali, la grande occupazione della donna americana, soprattutto di quella verso i cinquant'anni, cosi spesso ritratta nelle riviste satiriche quali Li/e, Th, New Torker, Ballyhoo, della donnetta grassa con i capelli bianchi arricciati e il pince-net sul naso minuscolo, è la beneficenza. Patronesse di opere per i poveri, per i cani, per i negri, per la diffusione dei principi di qualche setta religiosa, per la ptopa~anda contro l'alcoolismo, per la protezione dei fiori, e altre innumerevoli attività umanitarie, esse mettono,- nel fare quello che considerano jl bene, tutto lo·zelo che, nei paesi Jatini, sfiorita la bellezza, le donne rivolgono alla religione. Tremende donne, infaticabili organizzatrici in un paese già_ troppo organiu:ato, umanitarie eccessivamente e, nello stesso tempo, prive di vera carità, indiscrete e ingenue, esse curano molto più la collettività, )a quale spesso non ne sentirebbe affatto il bisogno, che le proprie famiglie. E questo è uno degli aspetti più notevoli della vita americana dove la famiglia tende a scomparire e la comunità prende il suo posto. Ma non c'è dubbio che in America la donna sia più intelligente, o per lo meno più sensibile, dell'uomo. Si guardi, per esempio, alle università. Tardivi, ingenui, gr0$$0lani, ottusi, gli uomini rivolgono tutti i loro sforzi a riuscire primi nelle competizioni sportive. Anche per le ragazze lo sport ha molta importanza; ma ce ne sono innumerevoli che dànno l'assalto agli studi letterari e scientifici più ardui. E poco importa se la ragazza, che•'si è laureata con una tesi sopra gli Stoici o sopra i rapporti della poesia in~lese con il Rinascimento italiano, fin.l.5Cac,ome spesso avviene quaggiù, impiegata di banca o peggio ancora venditrice di cravatte in qualche grande magazzino. Resta il fatto che, nel deserto della vita sociale americana, non è l'uomo che porta elementi di curiosità intellettuale, bensì le donne. Le donne sono in America grandi divoratrici di libri. E questa, come quella di fare il bene, una delle occupazioni preferite e anche uno dei doveri più sentiti. Leggono di tutto, con una serietà e un impegno davvero ammirevoli. Hanno singolari curiosità 1 ignote alle donne di altri paesi : si interessano alle sette religiose, che pu11ulano numerose sul terreno arido di quello spaventoso materialiuno; cercano nei libri di filosofia una 10luzione all'angustia e alla cecità della loro vita; sono le sole ad interessarsi agli intellettuali, pittori, scrittori, pensatori, musici, che si aggirano scon10latamente tra la folla lucrosa degli uomini di affari. C'è, insomma, nefla donna americana una inquietudine che gli uomini ignorano. Tale inquietudine trova il suo sfogo in interessi, occupazioni, preferenze e infatuazioni talvolta piene di incomprensione e addirittura comiche. La donna americana re.sta a bocca aperta davanti al pittore cubista, al musicista con i capelli lunghi, al messicano ballerino, al negro cantore, al predicatore invasato del middle west. Gli è che essa cerca, in questi personaggi di un pittoresco tanto superficiale, un diversivo alla noia del marito sempre indaffarato ed esausto. E a questo marito bonario, incomprensivo, bravo e docile, impongono le loro eccentricità e le loro strane relazioni con autorità disastrosa. Il marito, si capisce, preferirebbe tutt'altro genere di persone; ma non osa ribellani perché rupetta e teme infinitamente sua moglie. E, in fondo, è fiero di queste mediocri stranezze cosi oscure per lui; sono insomma la distinzione, il profumo, Ja singolarità della sua vita monotona. Volentieri allenta la bona e si lascia convincere a comprare oggetti inservibili o a finanziare sballate imprese. Egli sente che la testa della moglie è sempre piena di imprevisti e si aspetta di tutto. Ad ogni modo, c'è una cosa che non ci si può aspettare dalla donna americana : di essere diversa dalla maggioranza delle sue compagne. L'America è il paese del conformismo consapevole o inconsapevole, e non c'è uomo o donna che possa sperare di sfuggirci. Le americane, dal gran Ziegficld in poi, dànno le mi- ~i~~tt~h~~u~~~~~ f~i~~o b~~le~ 0 ~~~! le gambe di fronte alle platee sempre più entusiaste. Nota è anche l'inclinazione delle donne degli Stati Uniti a vestirsi tutte uguali 1 a farsi fotografare in gruppi tutte con lo stesso gesto e con lo stesso sorriso, a cercare appunto di annullare continuamente le differenze personali e ragg-iungere una specie di ebbrezza collettiva. Ora, tale conformismo ha carattere di vero e proprio fato: e chi non l'accetta con entusiasmo, è costretto a subirlo. Persino le donne che, con le eccentricità e le stranezze, cercano di levarsi sopra la massa, lo fanno con modi usati 1 tradizionali; si direbbe, di un « bovarismo > angoscioso nella sua previdibi• lità. Gli è che manca loro, come agl~ uomini, ogni vita intima i senza la quale è vano sperare di emergere dalla moltitudine. L'americana non esce da una convenzione che per cadere in un'altra, anche più seguìta e comune. :e una scopt'rta frequente e fastidiosa per l'europeo di trovare, persino nell'intimità più gelosa della donna americana, cose comuni, condivise da mi- !ioni di altre donne, cose che sanno di magazzino, di giornale, di cinema, di scatola. Come gli uomini, le donne a$'1i Stati Uniti sono nient'altro che viti o rotelline della gran macchina sociale ; e proprio '/uando si illudono di girare per conto oro, è i1 momento che sono meno indipendenti. Questa impossibilità di levarsi fuori dal comune spiega in gran parte, a parer mio, l'as.senza in America di donne veramente belle. Tale affermazione parrà a molti una bestemmia; perché è diffuso in Europa, e soprat• tutto in Italia, il convincimento che le americane siano tutte belle, o quasi. Ma chi è stato agli Stati Uniti sa benissimo che la bellezza con la maiuscola, que11a bellezza sovrana e profonda che fa qua.si paura e par misteriosa come un fenomeno naturale, quella bellezza insomma così supremamente umana da parer divina, che è ancora dato di ammirare sul volto delle donne dei vecchi popoli d'Europa, agli Stati Uniti non esiste. Le americane sono graziose, fresche, vivaci, bizzarre talvolta come uccelli esotici, anche eccitanti in J)'laniera curiosamente peccaminosa e innocente, ma non belle. E come potrebbe essere altrimenti? La bellezza è unica, ineffabilmente; qui al contrario tutto è in se ·e, persino le donne. Altra sin$'olarità: all'esame, la donna americana rivela una profonda irregolarità e disarmonia nei tratti del viso1 come se le mille razze che compongono gli Stati Uniti avessero concorso ciascuna per qualche particolare : quale per il naso, quale per la bocca 1 quale per gli occhi e cosi via i ma manca quel non so che capace di fondere tante disparità. Un altro tratto fisico dell'americana· è la sua, come dire?, artificialità. Si ha sempre l'impressione, del resto nicnt'aff atto spiacevole, di trovarsi di fronte ad un essere fatto, fabbricato, manipolato, composto, non nato e fiorito come cosa naturale e spontanea. Quella profondità che viene alle donne d'Europa dal camminare e vivete sulla terra che i loro avi contadini lavorarono e coltivarono, qui manca affatto; fanno difetto alle americane le qualità del terroir1 del rampollare fuori dal ramo di un vecchio albero dalle radici sotterranee; e questo, perché l'America è terra di emigrazione e nessun americano vi è veramente nato. Ciò spiega anche il fatto singolare che tutte le americane, senza eccezione, siano cittadine; che non esiste la contadina, la zotica, la villana, a cui nessuna educazione, nessun arricchimento possa togliere la corteccia ruvida della millenana cafoneria; che ogni ragazza del popolino, appena elevata ad un ran~o sociale superiore, vi si muova subito con perfetta disinvoltUra. Gli è che, mentre nelle vecchie aristocrazie europee, i caratteri della classe superiore erano dati da finezze ed eleganze individuali e inimitabili, qui sono formati da costumanze, regole e maniere affatto convenzionali e meccaniche, e però facili ad apprendersi. In America nulla è nativo, tutto è acquisito; e la donna non fa eccezione a tale regola. Sorprenderà che parlando di donne e specialmente di donne americane non abbia ancora parlato di amore. Ma anche qui siamo costretti a sfatare un'altra leggenda: la donna americana pensa e dedica ben poco tempo all'amore. Dirò. di più : al confronto con l'duropea, l'americana può addirittura far figura di frigida. S1 capisce che ci sono eccezioni, e 9iuali eccezioni! ; ma il fatto rimane: 1 amore per l'a"i'ericana ha un'importanza assai scarsa e, in ogni modo, molto curiosa. Si possono qui accennare alle varie ragioni di codesta povera passionalità. In primo luogo, metterei la fondamentale sterilità del!' America j una sterilità misteriosa che par venire dall'aria cosl elettrica e rarefatta, quella stessa sterilità che impedisce ogni vera creazione, e fa della letteratura un giornalismo, della pittura e della scultura una decorazione, e dell'architettura un'ingegneria. Questa sterilità fa sì che, presa individualmente, l'americana appaia priva affatto di temperamento, della fusione cioè dei sensi con la fantasia. Donde la piattezza e bassa pressione del suo sentimento, quella indipendenza quasi pagana della vita dei sensi da quella morale. Quello che piace tanto ai meridionali del Mediterraneo, quella gelata e bizzarra infantilità1 è proprio quest'assenza di temperamento. Le americane si vantano di essere ottime compagne e amiche: è un vanto pieno di significato. D'altra parte, ad uccidere il sentimento amoroso contribuisce anche la natura eminentemente sociale dell'americana. Occorre ripeterlo, gli Stati Uniti sono una grande nazione provinciale e borghese. L'americana è soprattutto una provinciale cd una borghese. Essa vive m funzione sociale: donde la sua straordinaria prudenza e praticità di fronte-alle violenze della passione. Non è un caso che il divorzio sia così frequente. In certo modo, l'americana ha preferito legalizzare le profrie debolezze piuttosto che correre i rischio di trovat$i di fronte ad un conflitto tra passione e dovere. Anzi che al marito, si direbbe che ella sia fedele all'impegno che ha contratto sposandosi. Di modo che non le avverrà mai di commettere un nascosto adulterio; ma non si farà scrupolo, ove ami qualcun altro, di chiedere subito il divorzio. Come si vede, ogni conflitto, ogni sacrificio, ogni pericolosità sono così evitati. L'amore in America è una co111allegra, leggera, poco misteriosa, e per nulla drammatica. Per provocare la tragedia, bisogna che il sentimento amoroso sia mescolato all'ambizione sociale, oppure all'avidità di denaro, o addirittura a certa tetra pazzia, che non manca agli Stati Uniti e ogni tanto divampa, provocando delitti abominevoli. C'è insomma, in giro, una le~genda sulla donna americana, e poi c è una realtà. La leggenda la vuole bella, anzi fatale, facile, piena di tempera• mento, e spinta spesso ad agire da motivi e intereMi strani ed insoliti. Inoltre, si crede che non abbia qualità solide, sociali, di buon senso e di serietà. Quasi quasi, a sentire certi giovanotti, l'a.n\Cricana sarebbe una pazzercllona1 un essere bizzarro e pieno di SOidi (altra leggenda), in una parola una donna capace di eccessi. Ota, il contrario è giusto. L'americana ~ raramente bella~ non è mai fatale (troppo presto si svela il fondo pratico e puerilmente gretto del suo carattere), non ~ facile che in ceni limiti e in certe determinate circostanze, come, per esempio, durante un viaggio in Europa, ed è spinta ad agire da motivi chiarissimi, pratici, comuni. Abbonda di qualità sociali, sagge, degna donna della nazione più provinciale, più borghese e più conservatrice del mondo. Soprattutto, non conosce gli eccessi. In sostanza 1 cosa diremo?, che l'americana è un'eccellente impiegata o segretaria che dir si voglia. Lo è all'ufficio nel suo impiego vero e proprio, lo ~ a casa nel suo impiego di moglie. t nitida, precisa, fedele, sbrigativa, tiene fede agli impegni 1 siano essi contratti di lavoro o licenze. di matrimoni. La sua natura eminentemente urbana, intellettualizzata, sterilizzata, un po' esan~e e frigida, la sua puerile ingenuità, 11 suo evaporato e inefficace puritanesimo 1 la sua chiassosa curiosità la rendono adattissima a vivere nella città americana. In questa grossa fiera balorda piena di macchine docili e di pazze girandole essa può passare per una donna. Anzi per la donna, senza più, per eccellenza. Ma in un mondo più solido, in città costruite e volute, in una natura più profonda, essa diventa immantinente la segretaria, l'impie~ata, la persona con due sole dimensioni, qualcosa di molto meno di una donna. Eva, avvolta nei suoi capelli e appoggiata all'albero mentre il serpente le tende il pomo, Venere ignuda sorgente dai Rutti del mare, ecco due donne e H contrario dell'americana. La quale, del resto, vanta da qualche tempo tali successi anche fuori d'America, che può permettersi di guardare con disprezzo quelle sue due lontane e ormai mitologiche rivali. ALBERTO MORA VIA DÙ B MtJSIU UN GIORNO, all'Augu1tco, 1i diede un concerto non comune: dirigeva un mautro giapponese, e questo maestro era un dio. Esattamente egli era. il Visconte Hidcmaro Konoyc, direttore dell'orehcstra imperiale di Toldo, fratello del Principe Konoyc, una delle personalità piò eminenti del mondo politico contemporaneo, e che, da quasi tre mcii, è il Capo del Governo giapponese. li Principe Konoye e il fratello dirctt01re dell'orche1tra imperiale di Tolr.io discendono - come impara a acuola ogni ragazzo giapponese - dal dio Konoye•no-Mikoto, il quale, a.Ila sua volta, discendeva da uno de• gli d~i che accompagnarono il nipote della Dea del Sole, quando questi emigrò verso l'arcipelago giapponese. Poi queiti d!i tro, varono dei barbari. Li tottomisero e infu1CT0 nella loro rana sangue divino. E cosl nacque la nazione giapponuc. La Casa Imperiale discende di.~ttamente dalla Dea del Sole < Amateruu >. Dagli altri dèi minori, che accompagnarono il dio principale nella Na. migraiione, discen, dono cinque famiglie, che perciò ton dette le Cinque Case Sublimi: e tolo in seno ad esse l'Imperatore può scegliere la sua sposa. La pilJ alta di quute fanùglie, la pià 1ublime di quelle Cinque Case Sublimi, ~ quella dei Fujiwara, alla quale appartengono l'attuale Premi-, giapponese, che ne ~ il capo, e il fratello. Il piccolo direttore d'orchestra, dunque, che applaudimmo quel giorno ali' Augusteo, è, secondo la fer• ma credenza di 1cttanta milioni di esseri, un discendente degli dèi. Fu un grande scandalo a Toltio quando il giovane Konoye decise di seguire una carriera musicale pubblica. Che un discendente degli dèi, un appartenente alla pià 1ublimc delle Cinque Case Sublimi, brandisse una bacchetta e si esibisse in pubblico a dirigere Ravel o Stn.vinskij, riu- ,civa intollerabile non 1010 all'ari1toc.razia, ma anche al popolo giapponese. Un vero e proprio ostracismo sociale fu organinato contro di lui. Egli tenne (ermo e continub per la sua via. Gli fu accanto, allora, e lo 101tennc con tutta la ,ua autorità, che già era immensa, il fratello maggiore, il Principe, l'attuale Prtrni,r, che dimostrò, in quella occasione, come si poua essere, nello 1tcsso tempo, il pilJ aristocratico dei giapponesi e il più democratico. Egli ha, poi. dimostrato anche un'altra cosa, e questo non senza profonda delusione del pubblico anglo-americano, che riponeva grandi speranze nel suo temperamento dcm9cratico: e ci~ che 1i puc!I essere ad un tempo il più democratico dei giapponesi e il pià terribile imperialista. O. PIIIIICIPEIOIO'fB ' STRANO che né il nome, né l'im- E magine di questo 1tati1ta eminente siano ancora diventati popolari in Ìtalia. Egli è a capo del Governo giapponese da meno di tre mesi e ha già lanciato il 1uo pa.cse nella pià grande impresa di conquista che sia stata tentata in queno secolo. Egli ha diritlo ad esser meglio conosciuto. Del resto non paucrà molto tempo e tutto il mondo avrà imparato a conoaccrlo. Immaginate - cosl lo descrive l'americano Upton Closc - un uomo alto sci piedi, affabile, bello, dai modi democratici. Come abbiamo detto dianzi, secondo la ferma fede del suo popolo, egli diaccnde da, gli dèi; e noi stessi, occidentali, dobbiamo considerarlo come il capo della pilJ potente famiglia del mondo. Qui dobbiamo brevemente completare la 1toria della 1ua illustre famiglia. Egli discende - anche questo abbiamo già detto - dal dio Konoye-no-Mikoto; e per venti e una r-ncru.ioni, secondo la storia ufficiale giapponese, i discendenti di Konoye hanno occupato l'alta posizione di intermediarl ecclcsia.nici presto l'Imperatore. Il ventunesimo della linea ecclesiastica {veno l'anno 625 della nostra èra o verso il principio della storia autentica) si fece guerriero per punire il dan Soga, che si era ribellato, e aveva osato uccidere il dioimperatore: unico regicidio della storia giapponese. I Soga furono sterminati e il gran prete Konoye ricevette il nome di famiglia di Fujiwara (che significa: e pianura di glicini>), il nome pilJ grande nella storia del Giappone. Durante cinquecento anni, grai.ie al '"~tto che essi avevano abbracciato il buddl~mo, e soprattutto grazie alle loro donne e ai loro ~ggenti alla Corte imperiale (si è detto che l'Imperatore deve scegliere la sposa in seno alle Cinque Case Sublimi), i Fujiwara furono la voce dell'Imperatore ltesto e i signori pilJ ricchi del paese. Un profano sarebbe indotto a chiedersi se, avendo tutti gli Imperatori, da innumerevoli generaiioni, scelto per mogli delle Fujiwara, la famiglia impc,riale stessa non sia ormai completamente FujiJ°ira. QUAIIDO LIDù PAIIIODELLA DEMOCRAZ•I.•A L A NOBILTÀ di Konoye è cosi a1ta, che egli pub permettersi delle arie e degli atteggiamenti democratici, sen:ta. che il suo prcnigio ne sia diminuito. In questo sento, quel che la stampa ame, ricana scambiava per democraticismo, era una forma di ultra-aristocraticismo: un Konoyc può ben essere direttore d'orchestra, sarà sempre al di sopra dell'umad'ità. Il Principe Konoye è ltato pilJ volte in America e i giornali americani hanno pubblicato numero1e interviste con lui e innumerevoli fotografie, nelle quali egli appariva nelle pose pià varie e pià disinvolte: intento a giocare a 10I/ o a radersi o travestito da Adolfo Hitler a una specie di ballo in ma• schcra. giapponese. E, ora che è Capo del Governo, pub dispensarsi dal seguire l'uso di moltissimi uomini di Stato giapponesi: e ci~ di redigere i discorsi da pronunziare alla Camera o alla radio in un giapponese cosl arcaico, che nessuno li capiva; e il candido generale Hayashi, il predecessore immediato di Konoyc, diceva spesso che egli nesso non capiva alc".Jne parti dei discorti che gli venivano preparati quando era Premiu. La stampa inglese e americana ha preso 1ul scrio il carattere e i modi democratici di questo discendente degli dèi e si è compiaciuta a dipingerlo come l'ultima sper3111a della democrazia e del parlamentarismo al Giappone. Il grave e umanitario Times lo definiva in u11 sottotitolo: A modernminded noble e il Timts di New York affermava che egli era diventato una e radiopersonalità > da paragonare a Roosevelt e che si guadagnava amici col solo parlare alla radio. In fondo a tutte queste simpatie per il giovane 1tatista giapponese era la speranza che egli, una volta ulito al potere, avreboe validamente arginato l'impc• riaHsmo dei generali: perché il semplicismo anglo,sassone immagina che al Giappone solo i militari vogli.ano far conqui,te, e che vi sia una democrazia le quale non voglia farne affatto e solo desideri coltivare l'amicizia inglese o americana. Il Principe,dio parlava alla buona coi giornalisti. Seduto sulla sponda del letto, eomunicava loro che toffriva di insonnia. Oppure diceva: « Mia moglie mi governa con mano di ferro. Ena non permette neppure di prendere una tazza di tè fra un piatto e l'altro. Que1ta è la tirannia del matrimonio! >. E anche: < 11 mio medico mi ha ordinato di non fumare; ma quc-•to accadeva )'altro ieri. Io spero che egli te· mcrà di contrariarmi ora che tono diventato Primo Ministro >. Evidentemente, un uomo, che parlava cod, non poteva casere un 10gnatore di truculente conqui1te1 un imperialista furioso, come il generale Araki; un democratico cosl achictto e semplice non poteva pcnsarè a divorare la Cina. Konoye è diventato Primo Mini,tro ai primi di giugno. Siamo in agosto e i Giapponesi hanno occupato Pechino, hanno in, vaso mezza Cina del Nord, hanno bombardato abbondantemente Sciangai, ccc. 11JOVI "K1J0"f e HE IL PRINCIPE sia liberale in contrapposto ai generali pub significare soltanto qucno: che, 1econdo il pensiero del Principe, il Giappone dovrà divorare la Cina in pilJ bocconi, mentre, secondo i generali, dovrebbe divorarla tutta in una volta; oppure che, secondo il Principe, il Giappone dovrebbe creare un nuovo Stato fantoccio - un nuovo Kuò - o anche una serie di nuovi Kub, nelle provincie cinesi che già controlla o contro!, lerà quanto prima; o, anche, che secondo il Principe il Giappone dcVe aspetta~ il momento opportuno per fare la guerra alla Ruuia, mentre, secondo i generali, dovrebbe farla subito. Divergenze circa il metodo da seguire; ma, per quel che riguarda il dogma, nessuna differenza fra il Principe e i generali: per l'uno, come per gli altri, il Giappone deve sottomettere alla sua regola prima la Cina, poi l'Asia, poi il mondo. Qui non siamo sul terreno politicri, ma su quello della religione. Si pub v; .utare il fatto come si vuole; ma il fatto è questo: che un popolo di 70 milioni di uomini crede alla sua « missione divina > di dominare il mondo con una ingenuità e un ardore di (edc, che l'Occidente ha perduti da secoli. E questo fa del Giappone moderno una terribile carica di dinamite sotto un immenso edificio meu.o in rovina. OMNIBUS r.=========::i•- CONCOR80 PERMANENTE DI "OMNIBUS" "Olllft:BUI" ha aPtrt.o a tutt.1 1 suol lettori un 0oneono permanente Ptr la narn.ùone 41 un ratto Q.ualll&at, reLlmente acc&duto a cbi ICri'H. La. narras1one non deTe 1uperare te tre ooloD.lledel rtornale, e deTe HHN Ulrtat& Llla Dtrellone di" OMNIBUI" 1n cantlle 1cr1tt.ea m&cehlDa,da una aola Pt.rt.e del rortto. Op.i nattas:lone pubblicata, Hcond.o l'ordine 41 arr1To e d'accettutone, nrri. compen1ata con LlN IIOO (etllquecento), - I datW01critt.1non a.ccet.- t&t.1 DOD Il rHUtuJ1eono. ·Perla 't'&ll· dlt.à della 1Ptdll;lone, l eoneorrentt do•raD.120HrTlnl del t.acllando •tam.- pato qui ■otto, incollato ■ull& bu1ta. Nel pro,,imo numero pubblicheremo il primo ,critto pre,celto DA TAGLIARSI ROMA I AIINOI, !IUJI. ... 28 AGOSTO1937-XV J! IMNIBUS I SETTnt:ANALEDI ATTUALITA I POLITIOAE LETTERAlUA ABBOII AMENTI Italia♦ OoloulerauuoL. 46, a.mea:treL, 23 Eai.ro I I.DDO L. 70, Mmettn, L. 36 OGKI KU■IIO VIA LII& lh,no,orlttl, dilegui e fot.ognllt, anohe H non pnbblloati 1 non 11 ?M\itolscono. DtnsloH: &m!eieX 1 :o d;~ 5 8/1~6~$• 'lS &aaiatltruloa1: .ICllanT;,;i-::•N?2~~80~r ~ 1M. hoa. Edttrlc. " OIIOftBOS"• ■llu.o
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==