Omnibus - anno I - n. 22 - 28 agosto 1937

ANNO I - N. 22 · ROMA 28 AGOSTO 19 37-XV ,,. LEDUE ~&:>a~u I PARLA tanto del e realismo> della politica estera muuolinia.na, e anche nei commenti al discorso di Palermo quella parola è stata usata cento volte; ma ehc cosa significa? U Duce ha parlato 1ubito dopo che le grantli manovre dcll'cserdto avevano ridi• mrHrato quanto grandi siano le possibilità dell'Italia guerriera. Due giomi dopo il discorso, iJ varo di una seconda fortissima nave da battaglia, la e Littorio >, è venuto a proposito per dare, a chi ìntcn:sa.a, una chiara idea di quel che è la preparazione militare italiana anche ,ul mare. Ecco un primo e dcciaivo elemento per an.ttcriz.. zare una politica realistica: la sua inscpa• rabilità da una politica di foru.. Dell'azione internazionale di .uno Stato la pace può c»erc, anzi dev'essere, la mèta o il fine, ma è altrettanto vero che la guerra può cuerc, anzi qualche volta dcv'cuere, la strada o il mezzo. Se uno Stato rinuncia ad agire internazionalmente 1ul piano politico, potrà darsi che gli riesca di non mettere il rischio della guerra nei 1uoi preventivi, ma ciò è impossibile per le grandi Potenze. Tutta la politica e1tera di qucu'ultime finisce per euere e realistica>, perché nessuna grande Potenza può rinunciare ad euere quello che è, cioè un insieme di fonc naturali e ideali proiettate in cene direzfoni e che tendono irresistibilmente al dominio. Che cosa vuol dire che uno Stato è e potenia >, se non che esso vive e può vivere tra gli altri Stati solo come mani(c,tazfone di forza? Qualche volta uno Stato no.i è <potenza.> né grande n6 piccola, ma cerca di diventarlo; talora la e potenza > è solo un ricordo, e allora lo Stato offre l'immagine di una specie di cooperativa di cittadini per vivere il meglio possibile sfruttando le proprie risorse fino al momento in cui queue desteranno gli appetiti di uno Stato conquistatore. Ora, misura virtuale di forza per uno Stato-potenza è la sua preparazione militare, sulla base, naturalmente, di una preparazione spirituale ed economica; e manifestazione auuale della stessa forza è, unicamente, la guerra. Percib parlare contemporaneamente di guerra e di pace, come ha fatto Muuolini, non è una contraddizione. Nessuno Stato pub vivere solo per la guerra, ma neanche pub vivere solo nella pace. Il discono di Palermo si è chiuso con l'augurio che l'appello pacifico lanciato a tutti i Paesi mediterranei fosse raccolto, ma anche con l'avvertimento, perfettamente conseguente, che l'Italia fascista, per il caso che l'appello cada nel vuoto, ba tali fone di ordine spirituale e materiale da poter affrontare e piegare qualunque de1tino. Il contrario di una politica realistica è quella che ha fatto l'Inghilterra quando comincib a disarmare, fidando di garantirsi la vita pacifica mediante la Lega delle Na• zioni, il trattato di Wuhington, l'esercito francese, la debolezza dell'Italia e il diJarmo della Germania. Ma la Germania ha disconosciuto Versaglia e Ginevra, il Fascismo ha fatto dell'Italia un Impero, la Francia ha cominciato ad avere bisogno di aiuto essa stessa, il trattato navale è andato in pezzi, e la Lega, dopo aver fatto fallimento con1ro la Germania e il Giappone, lo ba rifatto ancor pià clamorosamente contro l'Italia. Molti avevano 1perato che la Lega rappre1entusc un mezzo per risolvere le quc,- stioni internazional.i serua bisogno di guerra; poi si ~ visto che, per impedir davvero quest'ultima, la 1tessa Lega avrebbe dovuto finir col farla, suicidandosi. Cod eua non è riuscita a mettere a posto l'Italia, ouia a tenerla ferma per conto dell'Inghil• terra. E allora a dare t1 colpo di gratia all'ideologia JOC.ietaria, pur dichiarando di armarla, hanno pentato i conservatori inglesi riarmando su vutiuima scala, in nome naturalmente della pace. L'Inghilterra è tornata, cioè al concetto che le questioni internazionali - quelle ehe toccano i suoi interessi - non si risolvono con )a Lega, ma con la guerra. La pace inglese è meglio proteggerla con i cannoni inglesi. E coll farebbe volentieri la Francia per la 1ua pace con le sue armi ; ma non essendone in grado, eua ha pensato di utilizzare le fone, apparentemente più consi11enti di quelle della Lega, dell'Unione sovietica. La rico1truzione pacifica dell'Europa non è perb .raggiungibile per questa strada. Il realismo mussoliniano significa coscienza delle fone italiane, ma anche, natural• mente, di quelle altrui. Ora gli Stati in quanto « potenza > non hanno che due modi di trattani: o tentando di schiacciarsi a vicenda, o cercando di equilibrarsi. L'Ila• lia esclude il primo modo, in qualunque direzione il tentativo pona verificarsi: esclude cioè che la ricostruzione dell'Europa possa derivare dall'affermazione di una strapotenz.a britannica, oppure dalla creazione di un butione franco-sovietico (con un caposaldo nella Spagna roua) intorno agli Stati e Ca.scisti >. L'Italia intende equilibrare le forze; concezione elle ubbidisce a un llt.lcolo architettonico, del quale nel discorso di Palermo so.10 indicati gli elementi essenziali. Anzitutto, il riconoscimento dell'Impero. Non è di competenza della Lega, ma questa deve almeno, perch6 lo pub, 1eppellire quel cadavere e che appesta l'aria da sedici mcii>, gettato com'è fra l'Italia e l'Europa. Poi, l'isse Roma-&erlino. L'equilibrio europeo non si costruisce senza la Gennania. Perché l'Europa si regga 110n butano certo due bui, ma neanche tre sono sufficienti; ne occorrono quattro. Infine, niente bolscevismo nel Meditcrn.- neo. Se la ricostruzione deve basarsi sul quadrilatero italo-tedesco-franco-britannico, è impossibile farvi partecipare la Russia, bisogna rcaliuarla al di fuori della Russia. t questa una condizione negativa ma fondamentale, perch6 è già abbastanza difficile Car trionfa.re uno spirito unitario europeo al di sopra degli Stati autoritari e degli Stati democratici, e la partecipazione bolscevica non avrebbe altro effetto, come s.i sa per dura esperienza, che di e.superare i coni:rasti ed approfondire .sanguinosamente l'abisso. Un grande appeUo all'Europa perché trovi ìl suo equilibrio: ecco il diK.Orso di Palermo. E questo suo significato non si restringe se principali destinatari ne sono Inghilterra e Francia, con l'offerta (esplicita per la prima e implicita per la seconda) della conciliazione nel Mediterraneo, che è e via > per l'Inghilterra ma molto di più, cioè e vita>, per l'Italia. Oggi è unicamente dal Mediterraneo che potrà esse.re ripescato l'equilibrio europeo. 12 PAGINE UNA LIRA LLO stesso modo che, nello scheletro della balena, rimangono atrofizzati e seppelliti nel graSJO i corti piedi sui quali un tempo l'enorme mammifero se ne andava barcollando in terraferma, così agli Stati Uniti molte sono le sopravvivenze del tempo ormai remoto delle prime colonizzazioni. Una di tali sopravvivenze è il drug-store, la farmacia dove si mangia, si compra il romanzo in voga, si trovano i tabacchi, gli ogget• ti di cancelleria e i profumi : trasformazione della: ?ara~~et~ ~o"'.e negli accampamenti 1 prum p1onien andavano a rifomini di tutti gli oggetti ne• cessari alla loro semplice vita. Altra sopravvivenza è la costituzione americana, creata in circostanze e per motivi che non sussistono più : origine di molti guai politici, finanziari e sociali dcli' America. Finalmente, tra le più importanti di queste tenaci e nostalgiche tradizioni, è il rispetto e la posizione di supremazia di cui gode !a donna agli Stati Uniti. t noto universalmente come gli Sta• ti Uniti siano il paradiso della donna; meno noto forse che il motivo di tale preminenza femminile è antico e va ricercato in un fatto storico chiarissimo : la scarsità di donne nei primi evi della colonizzazione. Allo stesso modo dell'antica Roma leggendaria si è formata l'America: uomini coraggiosi o disperati, fuggiaschi e avidi di guada• gno convennero laggiù d'ogni parte di Europa. Ma mentre alcuni di essi, specialmente i puritani, portavano con loro le loro coraggiose mogli, molti altri partivano, o erano costretti a partire, soli e andavano a ingrossare la varia turba mascolina che scorrazzava lungo le coste dell'Atlantico. E invero allora l'America non era certo il luogo più adatto per un'emigrazione femminile; il clima rigido, gli stenti, le guerriglie contro i pellirosse, le fatiche del viaggio scellerato e lunghissimo attraverso il procelloso Atlantico, non erano fatti per invogliare le preziose del Seicento e le dame in guardinfante del secolo dopo. L'America era terra di deportazioni e di durezze; interi villaggi inglesi nel secolo decimosettimo perivano di freddo e di fame durante il lungo inverno solitario. Non è sorprenc!ente per questo che tutti quei piantat3ri, quei cacciatori di pellicce, quei cercatori d'oro, quei trafficanti mettessero fin da principio molto in alto la persona della donna. Ebbero così origine una quantità di consuetudini di una galanteria affatto speciale, insieme rude e misteriosa, degli uomini americani : un rispetto grandissimo e quasi del timore, un'ammirativa incomprensione, una voglia vanitosa di mostrare i propri muscoli e la propria bravura nelle lotte e nclJe com- ~a~~~o fis~~~~~al~~~te at~tr~n!i sulla donna; la quale, come si sa, viene in gran parte determinata dal contegno dell'uomo nei suoi gusti e nella sua condotta. Ebbe cosi origine l'ammirazione della donna americana per l'uomo forte muscolarmente, ammira• zione sospetta a parer mio, perché quell'uomo forte in realtà era debolissimo e le lasciava fare quello che voleva. D'altra parte la vita agli Stati Uniti era troppo dura per potere indul~ere a ~ntimentalismi : oltre a forte, 1 uomo aveva da e~.~re lavoratore, fattivo, capace di assicurare un vivere corno• do e certo, quando non lussuoso : don• dc fin da allora l'animo piuttosto pratico e interessato della donna americana, e anche certo carattere di concubinaggio proficuo del matrimonio agli Stati Uniti. Dopo un paio di secoli, tali condizioni non sono mutate. La vita agli Stati Uniti non è meno dura di un tempo; '3.lfora c'erano le difficoltà na• turali, ora quelle economiche da vin• cere. Come allora, peggio di allora1 il denaro, questo idolo di tutte le civiltà coloniali, è alla base di ogni valore nella vita americana. Perciò l'uomo rimane una macchina da produrre denaro e la donna l'oggetto più prezioso e più insolito che egli possa acquistare con questo suo denaro. Naturalmente la donna lo sa, sa che per quegli apoplettici da) collo corto e dalla mascel~ la brutale CS5a è il solo elemento romantico in vite spaventosamente aride, e nella maggior parte dei casi mette un prezzo. Non si tratta qui dell'avarizia francese rivolta soprattutto a conservare ed arrotondare il patrimo• nio familiare; né di un'esosità dichiarata, mercenaria; no, diciamo piuttosto che la donna americana è molto esigente. E come potrebbe essere altrimenti in un paese dove la povertà è peccato e ogni qualità, intelligenza, bellezza, sensibilità, religiosità, moralità o trova il suo corrispettivo in moneta o non viene considerata affatto? La donna americana è quale le condizioni della vita nel suo paese l'hanno fonnata. Ingenuamente, disinteressatamente si vorrebbe dire, essa valuta tutto in termini di dollari. L'Amc• rica è il paese dove le donne assicuSPEDIZION~ IN ABB. POSTALE rano gli occhi, le gambe, le mani, e non so quante parti ancora dei loro preziosissimi corpi. t anche il paese dell'alimony, della rendita che la don• na ottiene dal marito ove sia riuscita ad ottenere un divorzio a suo favore. E ,il paese dove ~li uomini, nei rozzi e ingenui discorsi delle donne, valgono centomila, un milione, venti milioni di dollari. E dove le donne scoprono incompatibilità di carattere, alcoolismo, brutalità e mille altri inconvenienti, atti a procurare il divorzio appena il marito non valga più che due o trecen· to dollari mensili. In Europa tale con• tegno, spesso non senza ipocrisia, viene giudicato con riprovazione. Ma ripro• vevole in certo senso non è, date le condizioni della vita di laggiù. E poi, strano a dirsi, così generale e diffusa è la consuetudine a tradurre tutto in denaro che, una volta risolto questo pri• mo problema, gli affetti non ne risentono né vengono in alcuna maniera modificati. Esigente e spesso anche interessata è la donna americana; ma c'è una patetica ingenuità in questa sua avidità; e d'altra parte ciò non le impedisce di essere una buona, affet.. tuosa, fedelissima moglie. S1è detto che il matrimonio ,merica. no, a causa dell'ottusità del marito e dell'animo intere~ato della moglie, ha spesso un carattere di concubinaggio legale; meglio sarebbe definirlo una associazione di affari. Se si pensa che ogni carattere sacro è scomparso dai legami coniugali e che a Nuova York si ottiene il divo~io in cinque giom!; che spesso la maghe lavora e guadagna quanto il marito j che, in una vita co• me quella americana, casuale, pubblica, anarchica, quello che gli inglesi chiamano home e noi il focolare domestico tende a scomparire; e finalmente che, nel matrimonio, non sono un uomo e una donna ad unirsi, bensl due individui spesso per nulla complementari e sempre perfettamente indipendenti in ogni senso e in ogni qualità, si ammetterà che tale affermazione ha del vero. In realtà, i legami che uniscono la moglie al marito agli Stati l!~iti non. potrebbero essere più fra. glh. Materialmente, la grande maggioranza delle donne americane vedono pochissimo i loro mariti. La mattina i coniugi si incontrano alla tavola cfet breakfaJt, pochi minuti, in una fretta piena di sonno e di mezze parole. Parte poi il marito per l'ufficio, a mezzogiorno, pranza in piedi in un drug• stare, non. rientra che a sera, stracco, e spesso, pnma della cena, si butta sopra un divano e si addormenta. Consumata la cena cattiva di roba in scatola, nella stanzetta che trema e sus-- sulta ad ogni p...,.ggio delle (crrovie sotterranee ed elevate, i due coniUJi corrono a Broadway, a ficcarsi nel buio promiscuo di qualche cinema; poi tornano a casa e, mentre lei si corica, lui in piedi di fronte alla finestra a trappola, piena di luci stralunate, fuma saggiamente un grosso sigaro. La mattina dopo tale vita ricomincia. C'è in questi matrimoni americani, soprattutto quando i coniugi, come avviene sJ>C$SO, sono ambedue giovanis.simi, una tale puerilità e mancanza di qualsiasi profondo motivo, da far pensare ad una parodia. Si direbbero due grossi bambini che giuocano al matrimonio. E in realtà, soprattutto nelle ciani abbienti, il matrimonio spesso non è che la continuazione de11a vita del college : scorribande in macchina, sbornie, cinema, chewing·gum, flirts vicendevoli, litigi senza conseguenze, balli, e, per ~nire, come se nulla fosse, un bel divorzio di comune accordo. Questo genere di vita è stato troppo divulgato da certo film americano, perché mi soffermi a descriverlo. Occorre tuttavia OS5Crvareche esso si diffuse soprattutto sotto la doppia presidenza di Coolidge, al tempo della famigerata prosperity. Ora, con la crisi, sembra che i giovani si uniscano e si dividano in maniera meno facile e stordita. Ma resta il fatto che, seria o frivola, la vita coniugale in America manca completamente di intimità. Come si vede, il lavoro è il gran ne• mico della vita sentimentale agli Stati Uniti. Ma la parte dell'uomo è infinitamente più penosa di quella della donna; e per questo, non a torto l' America è chiamata il paradiso della donna. Infatti, mentre l'uomo trova nella sua professione le medesime competizioni e le medesime difficoltà di un secolo fa, la donna, grazie ad una specie di distruzione della famiglia e della vita domestica, ha ridotto al minimo i suoi obblighi. La casa non le dà pen• siero, consistendo spesso in una o due stanze; la cucina anche meno, con quella bella invenzione del tinned food, della roba in scatola; quando non abbia bambini (e ciò nelie città è molto comune) e non lavori anch'essa, ha tutta la giornata per sé. Si è così svilup• pata più che altrove, più ancora che in Inghilterra, una vita tra sole donne. Una de11e grandi occupazioni è lo s~opping, la scorribanda per i negozi. Bisogna vederle queste orde femminili invadere tutti i marciapiedi di Fifth Avenue, di Madison Avenue e di Broadway, tra la Cinquantesima e la Trentaquattresima strada, sciamare nei grandi magazzini collettivi del tipo di M_assy's, invadere i drug-rtores, le case di mode, i negozi alimentari, vivaci inst~ncabi!i, gut~urali, garrule, esube~ rant1, curiose; bisogna soprattutto vederle, sotto le feste natalizie, accumu. lare pacchi, pacchetti e involti, e tor-

narsenc soddisfatte e stremate alle )oro L lontane dimore nel locai, il treno sot• terraneo, che si ferma a tutte le stazioni e, ad ogni stazione, non cessa di raccogliere altre donne e altri pacchi. C'è da credere, in certi giorni, e in certe strade, che in America non ci siano che donne. Oltre allo shopping, oltre a molte altre attività mondane e sociali, la grande occupazione della donna americana, soprattutto di quella verso i cinquant'anni, cosi spesso ritratta nelle riviste satiriche quali Li/e, Th, New Torker, Ballyhoo, della donnetta grassa con i capelli bianchi arricciati e il pince-net sul naso minuscolo, è la beneficenza. Patronesse di opere per i poveri, per i cani, per i negri, per la diffusione dei principi di qualche setta religiosa, per la ptopa~anda contro l'alcoolismo, per la protezione dei fiori, e altre innumerevoli attività umanitarie, esse mettono,- nel fare quello che considerano jl bene, tutto lo·zelo che, nei paesi Jatini, sfiorita la bellezza, le donne rivolgono alla religione. Tremende donne, infaticabili organizzatrici in un paese già_ troppo organiu:ato, umanitarie eccessivamente e, nello stesso tempo, prive di vera carità, indiscrete e ingenue, esse curano molto più la collettività, )a quale spesso non ne sentirebbe affatto il bisogno, che le proprie famiglie. E questo è uno degli aspetti più notevoli della vita americana dove la famiglia tende a scomparire e la comunità prende il suo posto. Ma non c'è dubbio che in America la donna sia più intelligente, o per lo meno più sensibile, dell'uomo. Si guardi, per esempio, alle università. Tardivi, ingenui, gr0$$0lani, ottusi, gli uomini rivolgono tutti i loro sforzi a riuscire primi nelle competizioni sportive. Anche per le ragazze lo sport ha molta importanza; ma ce ne sono innumerevoli che dànno l'assalto agli studi letterari e scientifici più ardui. E poco importa se la ragazza, che•'si è laureata con una tesi sopra gli Stoici o sopra i rapporti della poesia in~lese con il Rinascimento italiano, fin.l.5Cac,ome spesso avviene quaggiù, impiegata di banca o peggio ancora venditrice di cravatte in qualche grande magazzino. Resta il fatto che, nel deserto della vita sociale americana, non è l'uomo che porta elementi di curiosità intellettuale, bensì le donne. Le donne sono in America grandi divoratrici di libri. E questa, come quella di fare il bene, una delle occupazioni preferite e anche uno dei doveri più sentiti. Leggono di tutto, con una serietà e un impegno davvero ammirevoli. Hanno singolari curiosità 1 ignote alle donne di altri paesi : si interessano alle sette religiose, che pu11ulano numerose sul terreno arido di quello spaventoso materialiuno; cercano nei libri di filosofia una 10luzione all'angustia e alla cecità della loro vita; sono le sole ad interessarsi agli intellettuali, pittori, scrittori, pensatori, musici, che si aggirano scon10latamente tra la folla lucrosa degli uomini di affari. C'è, insomma, nefla donna americana una inquietudine che gli uomini ignorano. Tale inquietudine trova il suo sfogo in interessi, occupazioni, preferenze e infatuazioni talvolta piene di incomprensione e addirittura comiche. La donna americana re.sta a bocca aperta davanti al pittore cubista, al musicista con i capelli lunghi, al messicano ballerino, al negro cantore, al predicatore invasato del middle west. Gli è che essa cerca, in questi personaggi di un pittoresco tanto superficiale, un diversivo alla noia del marito sempre indaffarato ed esausto. E a questo marito bonario, incomprensivo, bravo e docile, impongono le loro eccentricità e le loro strane relazioni con autorità disastrosa. Il marito, si capisce, preferirebbe tutt'altro genere di persone; ma non osa ribellani perché rupetta e teme infinitamente sua moglie. E, in fondo, è fiero di queste mediocri stranezze cosi oscure per lui; sono insomma la distinzione, il profumo, Ja singolarità della sua vita monotona. Volentieri allenta la bona e si lascia convincere a comprare oggetti inservibili o a finanziare sballate imprese. Egli sente che la testa della moglie è sempre piena di imprevisti e si aspetta di tutto. Ad ogni modo, c'è una cosa che non ci si può aspettare dalla donna americana : di essere diversa dalla maggioranza delle sue compagne. L'America è il paese del conformismo consapevole o inconsapevole, e non c'è uomo o donna che possa sperare di sfuggirci. Le americane, dal gran Ziegficld in poi, dànno le mi- ~i~~tt~h~~u~~~~~ f~i~~o b~~le~ 0 ~~~! le gambe di fronte alle platee sempre più entusiaste. Nota è anche l'inclinazione delle donne degli Stati Uniti a vestirsi tutte uguali 1 a farsi fotografare in gruppi tutte con lo stesso gesto e con lo stesso sorriso, a cercare appunto di annullare continuamente le differenze personali e ragg-iungere una specie di ebbrezza collettiva. Ora, tale conformismo ha carattere di vero e proprio fato: e chi non l'accetta con entusiasmo, è costretto a subirlo. Persino le donne che, con le eccentricità e le stranezze, cercano di levarsi sopra la massa, lo fanno con modi usati 1 tradizionali; si direbbe, di un « bovarismo > angoscioso nella sua previdibi• lità. Gli è che manca loro, come agl~ uomini, ogni vita intima i senza la quale è vano sperare di emergere dalla moltitudine. L'americana non esce da una convenzione che per cadere in un'altra, anche più seguìta e comune. :e una scopt'rta frequente e fastidiosa per l'europeo di trovare, persino nell'intimità più gelosa della donna americana, cose comuni, condivise da mi- !ioni di altre donne, cose che sanno di magazzino, di giornale, di cinema, di scatola. Come gli uomini, le donne a$'1i Stati Uniti sono nient'altro che viti o rotelline della gran macchina sociale ; e proprio '/uando si illudono di girare per conto oro, è i1 momento che sono meno indipendenti. Questa impossibilità di levarsi fuori dal comune spiega in gran parte, a parer mio, l'as.senza in America di donne veramente belle. Tale affermazione parrà a molti una bestemmia; perché è diffuso in Europa, e soprat• tutto in Italia, il convincimento che le americane siano tutte belle, o quasi. Ma chi è stato agli Stati Uniti sa benissimo che la bellezza con la maiuscola, que11a bellezza sovrana e profonda che fa qua.si paura e par misteriosa come un fenomeno naturale, quella bellezza insomma così supremamente umana da parer divina, che è ancora dato di ammirare sul volto delle donne dei vecchi popoli d'Europa, agli Stati Uniti non esiste. Le americane sono graziose, fresche, vivaci, bizzarre talvolta come uccelli esotici, anche eccitanti in J)'laniera curiosamente peccaminosa e innocente, ma non belle. E come potrebbe essere altrimenti? La bellezza è unica, ineffabilmente; qui al contrario tutto è in se ·e, persino le donne. Altra sin$'olarità: all'esame, la donna americana rivela una profonda irregolarità e disarmonia nei tratti del viso1 come se le mille razze che compongono gli Stati Uniti avessero concorso ciascuna per qualche particolare : quale per il naso, quale per la bocca 1 quale per gli occhi e cosi via i ma manca quel non so che capace di fondere tante disparità. Un altro tratto fisico dell'americana· è la sua, come dire?, artificialità. Si ha sempre l'impressione, del resto nicnt'aff atto spiacevole, di trovarsi di fronte ad un essere fatto, fabbricato, manipolato, composto, non nato e fiorito come cosa naturale e spontanea. Quella profondità che viene alle donne d'Europa dal camminare e vivete sulla terra che i loro avi contadini lavorarono e coltivarono, qui manca affatto; fanno difetto alle americane le qualità del terroir1 del rampollare fuori dal ramo di un vecchio albero dalle radici sotterranee; e questo, perché l'America è terra di emigrazione e nessun americano vi è veramente nato. Ciò spiega anche il fatto singolare che tutte le americane, senza eccezione, siano cittadine; che non esiste la contadina, la zotica, la villana, a cui nessuna educazione, nessun arricchimento possa togliere la corteccia ruvida della millenana cafoneria; che ogni ragazza del popolino, appena elevata ad un ran~o sociale superiore, vi si muova subito con perfetta disinvoltUra. Gli è che, mentre nelle vecchie aristocrazie europee, i caratteri della classe superiore erano dati da finezze ed eleganze individuali e inimitabili, qui sono formati da costumanze, regole e maniere affatto convenzionali e meccaniche, e però facili ad apprendersi. In America nulla è nativo, tutto è acquisito; e la donna non fa eccezione a tale regola. Sorprenderà che parlando di donne e specialmente di donne americane non abbia ancora parlato di amore. Ma anche qui siamo costretti a sfatare un'altra leggenda: la donna americana pensa e dedica ben poco tempo all'amore. Dirò. di più : al confronto con l'duropea, l'americana può addirittura far figura di frigida. S1 capisce che ci sono eccezioni, e 9iuali eccezioni! ; ma il fatto rimane: 1 amore per l'a"i'ericana ha un'importanza assai scarsa e, in ogni modo, molto curiosa. Si possono qui accennare alle varie ragioni di codesta povera passionalità. In primo luogo, metterei la fondamentale sterilità del!' America j una sterilità misteriosa che par venire dall'aria cosl elettrica e rarefatta, quella stessa sterilità che impedisce ogni vera creazione, e fa della letteratura un giornalismo, della pittura e della scultura una decorazione, e dell'architettura un'ingegneria. Questa sterilità fa sì che, presa individualmente, l'americana appaia priva affatto di temperamento, della fusione cioè dei sensi con la fantasia. Donde la piattezza e bassa pressione del suo sentimento, quella indipendenza quasi pagana della vita dei sensi da quella morale. Quello che piace tanto ai meridionali del Mediterraneo, quella gelata e bizzarra infantilità1 è proprio quest'assenza di temperamento. Le americane si vantano di essere ottime compagne e amiche: è un vanto pieno di significato. D'altra parte, ad uccidere il sentimento amoroso contribuisce anche la natura eminentemente sociale dell'americana. Occorre ripeterlo, gli Stati Uniti sono una grande nazione provinciale e borghese. L'americana è soprattutto una provinciale cd una borghese. Essa vive m funzione sociale: donde la sua straordinaria prudenza e praticità di fronte-alle violenze della passione. Non è un caso che il divorzio sia così frequente. In certo modo, l'americana ha preferito legalizzare le profrie debolezze piuttosto che correre i rischio di trovat$i di fronte ad un conflitto tra passione e dovere. Anzi che al marito, si direbbe che ella sia fedele all'impegno che ha contratto sposandosi. Di modo che non le avverrà mai di commettere un nascosto adulterio; ma non si farà scrupolo, ove ami qualcun altro, di chiedere subito il divorzio. Come si vede, ogni conflitto, ogni sacrificio, ogni pericolosità sono così evitati. L'amore in America è una co111allegra, leggera, poco misteriosa, e per nulla drammatica. Per provocare la tragedia, bisogna che il sentimento amoroso sia mescolato all'ambizione sociale, oppure all'avidità di denaro, o addirittura a certa tetra pazzia, che non manca agli Stati Uniti e ogni tanto divampa, provocando delitti abominevoli. C'è insomma, in giro, una le~genda sulla donna americana, e poi c è una realtà. La leggenda la vuole bella, anzi fatale, facile, piena di tempera• mento, e spinta spesso ad agire da motivi e intereMi strani ed insoliti. Inoltre, si crede che non abbia qualità solide, sociali, di buon senso e di serietà. Quasi quasi, a sentire certi giovanotti, l'a.n\Cricana sarebbe una pazzercllona1 un essere bizzarro e pieno di SOidi (altra leggenda), in una parola una donna capace di eccessi. Ota, il contrario è giusto. L'americana ~ raramente bella~ non è mai fatale (troppo presto si svela il fondo pratico e puerilmente gretto del suo carattere), non ~ facile che in ceni limiti e in certe determinate circostanze, come, per esempio, durante un viaggio in Europa, ed è spinta ad agire da motivi chiarissimi, pratici, comuni. Abbonda di qualità sociali, sagge, degna donna della nazione più provinciale, più borghese e più conservatrice del mondo. Soprattutto, non conosce gli eccessi. In sostanza 1 cosa diremo?, che l'americana è un'eccellente impiegata o segretaria che dir si voglia. Lo è all'ufficio nel suo impiego vero e proprio, lo ~ a casa nel suo impiego di moglie. t nitida, precisa, fedele, sbrigativa, tiene fede agli impegni 1 siano essi contratti di lavoro o licenze. di matrimoni. La sua natura eminentemente urbana, intellettualizzata, sterilizzata, un po' esan~e e frigida, la sua puerile ingenuità, 11 suo evaporato e inefficace puritanesimo 1 la sua chiassosa curiosità la rendono adattissima a vivere nella città americana. In questa grossa fiera balorda piena di macchine docili e di pazze girandole essa può passare per una donna. Anzi per la donna, senza più, per eccellenza. Ma in un mondo più solido, in città costruite e volute, in una natura più profonda, essa diventa immantinente la segretaria, l'impie~ata, la persona con due sole dimensioni, qualcosa di molto meno di una donna. Eva, avvolta nei suoi capelli e appoggiata all'albero mentre il serpente le tende il pomo, Venere ignuda sorgente dai Rutti del mare, ecco due donne e H contrario dell'americana. La quale, del resto, vanta da qualche tempo tali successi anche fuori d'America, che può permettersi di guardare con disprezzo quelle sue due lontane e ormai mitologiche rivali. ALBERTO MORA VIA DÙ B MtJSIU UN GIORNO, all'Augu1tco, 1i diede un concerto non comune: dirigeva un mautro giapponese, e questo maestro era un dio. Esattamente egli era. il Visconte Hidcmaro Konoyc, direttore dell'orehcstra imperiale di Toldo, fratello del Principe Konoyc, una delle personalità piò eminenti del mondo politico contemporaneo, e che, da quasi tre mcii, è il Capo del Governo giapponese. li Principe Konoye e il fratello dirctt01re dell'orche1tra imperiale di Tolr.io discendono - come impara a acuola ogni ragazzo giapponese - dal dio Konoye•no-Mikoto, il quale, a.Ila sua volta, discendeva da uno de• gli d~i che accompagnarono il nipote della Dea del Sole, quando questi emigrò verso l'arcipelago giapponese. Poi queiti d!i tro, varono dei barbari. Li tottomisero e infu1CT0 nella loro rana sangue divino. E cosl nacque la nazione giapponuc. La Casa Imperiale discende di.~ttamente dalla Dea del Sole < Amateruu >. Dagli altri dèi minori, che accompagnarono il dio principale nella Na. migraiione, discen, dono cinque famiglie, che perciò ton dette le Cinque Case Sublimi: e tolo in seno ad esse l'Imperatore può scegliere la sua sposa. La pilJ alta di quute fanùglie, la pià 1ublime di quelle Cinque Case Sublimi, ~ quella dei Fujiwara, alla quale appartengono l'attuale Premi-, giapponese, che ne ~ il capo, e il fratello. Il piccolo direttore d'orchestra, dunque, che applaudimmo quel giorno ali' Augusteo, è, secondo la fer• ma credenza di 1cttanta milioni di esseri, un discendente degli dèi. Fu un grande scandalo a Toltio quando il giovane Konoye decise di seguire una carriera musicale pubblica. Che un discendente degli dèi, un appartenente alla pià 1ublimc delle Cinque Case Sublimi, brandisse una bacchetta e si esibisse in pubblico a dirigere Ravel o Stn.vinskij, riu- ,civa intollerabile non 1010 all'ari1toc.razia, ma anche al popolo giapponese. Un vero e proprio ostracismo sociale fu organinato contro di lui. Egli tenne (ermo e continub per la sua via. Gli fu accanto, allora, e lo 101tennc con tutta la ,ua autorità, che già era immensa, il fratello maggiore, il Principe, l'attuale Prtrni,r, che dimostrò, in quella occasione, come si poua essere, nello 1tcsso tempo, il pilJ aristocratico dei giapponesi e il più democratico. Egli ha, poi. dimostrato anche un'altra cosa, e questo non senza profonda delusione del pubblico anglo-americano, che riponeva grandi speranze nel suo temperamento dcm9cratico: e ci~ che 1i puc!I essere ad un tempo il più democratico dei giapponesi e il pià terribile imperialista. O. PIIIIICIPEIOIO'fB ' STRANO che né il nome, né l'im- E magine di questo 1tati1ta eminente siano ancora diventati popolari in Ìtalia. Egli è a capo del Governo giapponese da meno di tre mesi e ha già lanciato il 1uo pa.cse nella pià grande impresa di conquista che sia stata tentata in queno secolo. Egli ha diritlo ad esser meglio conosciuto. Del resto non paucrà molto tempo e tutto il mondo avrà imparato a conoaccrlo. Immaginate - cosl lo descrive l'americano Upton Closc - un uomo alto sci piedi, affabile, bello, dai modi democratici. Come abbiamo detto dianzi, secondo la ferma fede del suo popolo, egli diaccnde da, gli dèi; e noi stessi, occidentali, dobbiamo considerarlo come il capo della pilJ potente famiglia del mondo. Qui dobbiamo brevemente completare la 1toria della 1ua illustre famiglia. Egli discende - anche questo abbiamo già detto - dal dio Konoye-no-Mikoto; e per venti e una r-ncru.ioni, secondo la storia ufficiale giapponese, i discendenti di Konoye hanno occupato l'alta posizione di intermediarl ecclcsia.nici presto l'Imperatore. Il ventunesimo della linea ecclesiastica {veno l'anno 625 della nostra èra o verso il principio della storia autentica) si fece guerriero per punire il dan Soga, che si era ribellato, e aveva osato uccidere il dioimperatore: unico regicidio della storia giapponese. I Soga furono sterminati e il gran prete Konoye ricevette il nome di famiglia di Fujiwara (che significa: e pianura di glicini>), il nome pilJ grande nella storia del Giappone. Durante cinquecento anni, grai.ie al '"~tto che essi avevano abbracciato il buddl~mo, e soprattutto grazie alle loro donne e ai loro ~ggenti alla Corte imperiale (si è detto che l'Imperatore deve scegliere la sposa in seno alle Cinque Case Sublimi), i Fujiwara furono la voce dell'Imperatore ltesto e i signori pilJ ricchi del paese. Un profano sarebbe indotto a chiedersi se, avendo tutti gli Imperatori, da innumerevoli generaiioni, scelto per mogli delle Fujiwara, la famiglia impc,riale stessa non sia ormai completamente FujiJ°ira. QUAIIDO LIDù PAIIIODELLA DEMOCRAZ•I.•A L A NOBILTÀ di Konoye è cosi a1ta, che egli pub permettersi delle arie e degli atteggiamenti democratici, sen:ta. che il suo prcnigio ne sia diminuito. In questo sento, quel che la stampa ame, ricana scambiava per democraticismo, era una forma di ultra-aristocraticismo: un Konoyc può ben essere direttore d'orchestra, sarà sempre al di sopra dell'umad'ità. Il Principe Konoye è ltato pilJ volte in America e i giornali americani hanno pubblicato numero1e interviste con lui e innumerevoli fotografie, nelle quali egli appariva nelle pose pià varie e pià disinvolte: intento a giocare a 10I/ o a radersi o travestito da Adolfo Hitler a una specie di ballo in ma• schcra. giapponese. E, ora che è Capo del Governo, pub dispensarsi dal seguire l'uso di moltissimi uomini di Stato giapponesi: e ci~ di redigere i discorsi da pronunziare alla Camera o alla radio in un giapponese cosl arcaico, che nessuno li capiva; e il candido generale Hayashi, il predecessore immediato di Konoyc, diceva spesso che egli nesso non capiva alc".Jne parti dei discorti che gli venivano preparati quando era Premiu. La stampa inglese e americana ha preso 1ul scrio il carattere e i modi democratici di questo discendente degli dèi e si è compiaciuta a dipingerlo come l'ultima sper3111a della democrazia e del parlamentarismo al Giappone. Il grave e umanitario Times lo definiva in u11 sottotitolo: A modernminded noble e il Timts di New York affermava che egli era diventato una e radiopersonalità > da paragonare a Roosevelt e che si guadagnava amici col solo parlare alla radio. In fondo a tutte queste simpatie per il giovane 1tatista giapponese era la speranza che egli, una volta ulito al potere, avreboe validamente arginato l'impc• riaHsmo dei generali: perché il semplicismo anglo,sassone immagina che al Giappone solo i militari vogli.ano far conqui,te, e che vi sia una democrazia le quale non voglia farne affatto e solo desideri coltivare l'amicizia inglese o americana. Il Principe,dio parlava alla buona coi giornalisti. Seduto sulla sponda del letto, eomunicava loro che toffriva di insonnia. Oppure diceva: « Mia moglie mi governa con mano di ferro. Ena non permette neppure di prendere una tazza di tè fra un piatto e l'altro. Que1ta è la tirannia del matrimonio! >. E anche: < 11 mio medico mi ha ordinato di non fumare; ma quc-•to accadeva )'altro ieri. Io spero che egli te· mcrà di contrariarmi ora che tono diventato Primo Ministro >. Evidentemente, un uomo, che parlava cod, non poteva casere un 10gnatore di truculente conqui1te1 un imperialista furioso, come il generale Araki; un democratico cosl achictto e semplice non poteva pcnsarè a divorare la Cina. Konoye è diventato Primo Mini,tro ai primi di giugno. Siamo in agosto e i Giapponesi hanno occupato Pechino, hanno in, vaso mezza Cina del Nord, hanno bombardato abbondantemente Sciangai, ccc. 11JOVI "K1J0"f e HE IL PRINCIPE sia liberale in contrapposto ai generali pub significare soltanto qucno: che, 1econdo il pensiero del Principe, il Giappone dovrà divorare la Cina in pilJ bocconi, mentre, secondo i generali, dovrebbe divorarla tutta in una volta; oppure che, secondo il Principe, il Giappone dovrebbe creare un nuovo Stato fantoccio - un nuovo Kuò - o anche una serie di nuovi Kub, nelle provincie cinesi che già controlla o contro!, lerà quanto prima; o, anche, che secondo il Principe il Giappone dcVe aspetta~ il momento opportuno per fare la guerra alla Ruuia, mentre, secondo i generali, dovrebbe farla subito. Divergenze circa il metodo da seguire; ma, per quel che riguarda il dogma, nessuna differenza fra il Principe e i generali: per l'uno, come per gli altri, il Giappone deve sottomettere alla sua regola prima la Cina, poi l'Asia, poi il mondo. Qui non siamo sul terreno politicri, ma su quello della religione. Si pub v; .utare il fatto come si vuole; ma il fatto è questo: che un popolo di 70 milioni di uomini crede alla sua « missione divina > di dominare il mondo con una ingenuità e un ardore di (edc, che l'Occidente ha perduti da secoli. E questo fa del Giappone moderno una terribile carica di dinamite sotto un immenso edificio meu.o in rovina. OMNIBUS r.=========::i•- CONCOR80 PERMANENTE DI "OMNIBUS" "Olllft:BUI" ha aPtrt.o a tutt.1 1 suol lettori un 0oneono permanente Ptr la narn.ùone 41 un ratto Q.ualll&at, reLlmente acc&duto a cbi ICri'H. La. narras1one non deTe 1uperare te tre ooloD.lledel rtornale, e deTe HHN Ulrtat& Llla Dtrellone di" OMNIBUI" 1n cantlle 1cr1tt.ea m&cehlDa,da una aola Pt.rt.e del rortto. Op.i nattas:lone pubblicata, Hcond.o l'ordine 41 arr1To e d'accettutone, nrri. compen1ata con LlN IIOO (etllquecento), - I datW01critt.1non a.ccet.- t&t.1 DOD Il rHUtuJ1eono. ·Perla 't'&ll· dlt.à della 1Ptdll;lone, l eoneorrentt do•raD.120HrTlnl del t.acllando •tam.- pato qui ■otto, incollato ■ull& bu1ta. Nel pro,,imo numero pubblicheremo il primo ,critto pre,celto DA TAGLIARSI ROMA I AIINOI, !IUJI. ... 28 AGOSTO1937-XV J! IMNIBUS I SETTnt:ANALEDI ATTUALITA I POLITIOAE LETTERAlUA ABBOII AMENTI Italia♦ OoloulerauuoL. 46, a.mea:treL, 23 Eai.ro I I.DDO L. 70, Mmettn, L. 36 OGKI KU■IIO VIA LII& lh,no,orlttl, dilegui e fot.ognllt, anohe H non pnbblloati 1 non 11 ?M\itolscono. DtnsloH: &m!eieX 1 :o d;~ 5 8/1~6~$• 'lS &aaiatltruloa1: .ICllanT;,;i-::•N?2~~80~r ~ 1M. hoa. Edttrlc. " OIIOftBOS"• ■llu.o

Non J l'oro che può dare la ftlicità, ma soltanto la scien{a e la uirtù. SEMBRANO due versi di Goethe e invece sono dd dottor Schacht, presidente della B3nca nazionale germanica, dittatore economico del Rcich. Per quanto po»a apparire paradossale, questo grandissimo finanziere ~. prima di tutto, un uomo di a1ta coltura e di pensiero, che prderisc:e i libri di s>«sia e di filosofia a quelli di economia. t una nota che lo avvicina a Carlo Marx, che negli ultimi anni della sua vita aveva bandito dalla sua ca.sa tutti i libri di scienza economica. La sua biblioteca, una pie.cola scansia accanto al letto, non conteneva che opere letterarie. Quando mori non vi si trovò nemmeno una copia del Capitale, ma sul tavolino da notte figurava un'edizione delle opere complete di Shakespeare. Questo tratto i frequente negli economisti. li nostro grande Angelo Mes.scdaglia scriveva dei veni, che dicono tutt'altro che sprt:gcvoli, Francesco Ft:rrara amava soprattutto i classici grt:ci, Eschilo e Tucidide assai più di Adamo Smith o di Ricardo; Tullo Martello preferiva i libri di psicologia a quelli di economia matematica, Vilfredo Pattto, e che tutto seppe >, negli ultimi anni, nel ritiro di Céligny, trascurava le novità della scicnu t:conomica, ma non perdeva di vista quelle della letteratura, tanto che, al termine della Sociolo1ia, confidò agli amici che i romam-icri l'avt>vano aiutato assai più degli eco111,.1mi\1ai comprendere i fenomeni sociali. Perché dovrebbe fare eccezione il dottor Schacht? Quando si parla di lui e della sua stessa azione pratica, non si dcvi- dimenticare che è dottore in filo\Ofia, che .si lau~ò in filosofia prima ancora che in economia e che scrive dei Hni Che ai letterati e agli arthti non infli~ge lt int<r· minabili anticamere cui debbono umilmente auuefani direttori di banche e hnanzicri. Due la.uree Le sue origini non sono tl'dr-.chc Il padre era dello Schleswig, di naz.ionalit.à danese. Nel 1886, quando lo Schlr.swi~ fu annesso alla Confederazione germaniu, ~i ribellò all'idea di diventare pruuiano e prcfer\ emigrare in America insieme con alcuni amici patrioti. Prese dimora a r-.rw York, dove soltanto a prezzo di grandi.s• simi ltt:nti riuscl a fani una mode,ta posizione. Entrò come operaio in un., piccola tipografia, 1mparò faticosamente l'inglese, pel quale non aveva nessuna attitudine, tentò varie volte un piccolo rommercio, mai assistito dalla fonuna, e final• mente, come Dio volle, riusci a sistemaf'U ed a fare qualche economia. Poco dopo il '70 poteva chiamare a Nuova York la f1daniata, la baronessa Costanza Egers, unJ bella giovane danese, e sposarla a Bn.11>- klyn. Nel ';5 il vecchio Schacht ritorna nello Schleswig e nel gennaio dt'l '77 gli .uce un figliuolo, cui impone i nomi di Orario, Greeley, Hjalmar, chi:' ~i rkhi.1mano alle leggende nordiche piuu,,sto che alle P.ghe germaniche. La leggenda vuole cht: il giovanr H ,al mar si interessasse fin da ragazzo di ..fl.A11, nel senso di averne la curiosità, e di ,·conomia. Non è \/ero. Il giovane Schacht 11011 aveva nulla in comune col nostro Ma,- zotti Biancinelli, che a quindici anni le~- gcva Il Sole a differenza dei compa1j:11i curiosi delle Odi bo,bare e del Primo D• n. 11 giovane Schacht intraprew studi 1r,;olari e severi, alternando l'economia p .r.1 con la filosofia e b lettuatura. f:. invece d.1 ricordare che negli studi di economi;1 n,ostrò subito un invincibile fas1idio ix·r le dottrine del Wagner, che imperavano, nrlla Germania di allora, da tutte le cauedrt:. E non aveva torto. Prova di senso critico precoce. Il trattato del Wa~ner c·r.t un noio,o miscuglio di sociologia e di storia delle dottrine economic:ht:, un volumi• nosissimo rr.anuale scolastico, che non po• ttva esercitare nessuna attrattiva preun una mente sveglia e capace di penetrart: oltre la superficie delle cose. Al Wagner preferiva il Mcnger, il fondatore della CO)l detta e scuola austriaca >, che dissolveva nella psicologia j severi teoremi dell'economia e poi, ,opra ogni altro, Ricardo, il più grande degli economini passati, presenti e futuri. Fu lo Jtudio di Ricardo che lo portò a interessarsi delle questioni finanziarie. E si comprende. Il Ricardo era un banchiere di origine olandese, che si era dedicato alla scienza economica, che ne porterà per sempre il suo segno, dopo una lunga esperienza di affari. I ramosi 53.ggi di Ricardo, ,pccie quelli sul commercio estero, che seppellirono per sempre le teorie d~i m«-rcantilisti, offrivano quanto egli desiderava: una sintesi incomparabil" di dottrina e di pratica. Non bisogna mai perdere di vista questa sua prima formazione intellettuale quando si vuole intendere l'opera ddlo Schacht come ditlatore della finanza germanica, come supremo regolalore del commercio estero Cli o»crvatori superficiali, che amano M"mplicementc guardare ai risultati pratici, hanno affermato che l'esperienza ddlo Schacht ha capovolto le leggi dell'economia, ha battuto in breccia la scit:nza. Il primo a sor• ridere di queste adulazioni insensate è lo stuso Schacht, il quale sa più di Olj:ni altro quanto egli sia debitore alla scien1.a, dei succeui grandiosi cht: ha potuto ottt:nerc nel campo dell'economia a vantag~io del suo paese. Egli ha battuto in breccia la piccola scienza dt>i manuali ad uw delle scuole, non la grande scienza, quella dei maestri "eri. Comi" vedremo, egli ha avuto l'audacia temeraria di applicare dei principi che per i profeuori di economia erano delle ~mplici astrax.ioni logiche, di auumere come regola di ,ondotta dei presupposti che di solito venivano accettati come indicazioni di rapporti ipotetici e puramente formali. t la fede illimitata nella scienza che ha dato a Schacht le più belle vittorie. Fino dai tempi dell'univenità a Monaco, a Lipsia, a Berlino, a Kiel (era costume, nella Germania di allora, seguire i coni di diverse università), il iiovanc Schacht mostrò uno sfrenato desiderio di farsi strada. Coscienza del proprio valore o semplice arrivismo? Forse l'una e l'altra cosa insieme, Titolare a vent'anni di due lauree, a quale affidani? Non era il caso di illudersi sulle risorse che poteva offrire la filosofia. ~{cglio affidarsi all't:conomia. e La filosofia potrà consolarmi delle delusioni dell'economia >. Documento selfl'eto Non fu cosl. Aveva vent'anni quando ottenne - e più per raccomandazioni che per titoli riconosciuti - un modeuo uffi• do alla Banca di Drcsda. Lo confinarono nella sezione della s1atistica. Non è difficile raffigurarsi la sua insofferenta. La realtà gli sfuggiva, doveva indovinarla negli schemi vuoti delle cifrl', negli aridi t'iagrammi nei quali si Jpefchi,1.va la vita. ~. vide allora quale fos~e uno dei tratti del carat• terc d.i Schac-111, uno dei segreti della sua fortuna: $3.pcr attendere. Non c'è momento della sua lunga carriera in cui non abbia rivf'lato in misura eccezionale questa difficilinima virtù, che presuppone un cosi rigoroso dominio di se stessi. Dovunque si è trovato è riuscito a salire muovf'ndo da un angusto, fragilissimo punto di partenza. Sarebbe un errore prestargli delle eccezionali attitudini all'intrigo. Affatto. Egli non fu mai la talpa che si fa strada sotto terra: la sua unica, vera, indiscutibile foru fu la capacità, un rigoroso senso del dovere. Fu la vita che lo et:rcò, che gli • andò incontro, furono le circostanze che gli permisero di mettersi in evidrnza e di mostrare tutto intero il suo valore. Egli ~ di quelli che in ogni occasione, anche nelle situazioni più modest~·, trovano il modo di distinguersi, che sanno afrerrare l'attimo fuggente. Che cos."l p0tcva fare nella sua qualità di semplice impiegato alla sezione di statistica? Eppure anche Il dov,e un qualsiasi altro avrchbc mortificato ogni virtù di iniriativa, ~c:li trovò modo di richia~arc sopra di sf t'attenzione del Consiglio d'amministrazione della Banc.... I suoi quadri statistici non sono mai dPi S("mplici quadri, sono dei veri e propri r.,pporti, ricchi di annotazioni e di riferirurnli,. Non si limita ad allineare delle ci• fre, a i~tituire dei raffronti, ad t:laborare dei calcoli di probabilità. Si preoccupa di Hdcre rhe cosa s.ignificano quelle cifre, di indovin:1rc e interpretare la realtà cht: nascondono. E sono brevi note acutissime, 1,on di rado caunicbt:, qualche volta irri• verenti per le superiori gerarchie. Qua1runo mormora: e Ma chi crede di essere? >. Una decisione del direttore generale impone silenzio a tutti: lo prende accanlo a sé in qualità di segretario particolare. Segretario particolare, a ventidue anni, del direttore di una delle maggiori banche del Rcich è qualche cosa . .t una situazione che autoriu:a ogni confidenza 'nell'avvc-- nire. Ma Schacht non è come tutti gli altri e questo non gli basta. Cosa vuole? Non lei sa. Ma p. btnissimo che quello non è il posto suo, che non vorrà. mai essere un funzionario. Passano tre anni e tanto fa che a ventisei anni ottiene la nomina di condirettore della Dt:utsche-Mittelbanlc Otto anni dopo rientra nella Banca di Drcsda in qualità di direttore generale. e la banca più importante dell'Impero. :8 ora contento? Nemmeno per sogno. In quei giorni, a11'apogeo della carriera, viene preso da una subitanea crisi morale. Incredibile: pensa seriamente di abbandonare la carriera, a lasciare la banca. Per fare? Non lo sa. Guerra, mobilitai.ione. Invasione del Bel• gio. Il vecchio generale von Bissing è nominato governatore delle terre occupate con 1a precisa consegna di trarrt: da eue ALUEVE DELLA 80UOLA "TAHZ UND OYXNABm" tutto quanto si può. Il paese è ricchissimo e può rendere ad usura le spese del· l'occupuione con ogni sorta di forniture: oro, grano, metalli, bestiame, carri ferroviari, automobili, viveri e cosi via. e Che cosa fa von Bissing? > tempesta il Grande Stato Maggiore. e Non vede che il Belgio rischia di diventare una passività? >. Ma il generale von Biuing non sa a quale santo votani e spedisce a Berlino dei biglietti di banca, che suscitano l'ilarità degli esperti. Jomanda a sua volta un esperto. E Berlino gli manda il dottor Schacht. L'esperto Schacht conosce il Belgio alla perft:zione, nessuna dt:lle sue innumerevoli risone gli è ignota. Non perde tempo. In pochi giorni si orienta e tt:digc un e piano> di sfruttamento di un tale rigore, di una tale perfezione, che, letto ancht: oggi, atterrisce. Fu pubblicato alcuni mesi fa dalla Rt:vue des Dt:ux Mon,- des, all'indomani della dichiarazio~e di nrutralità da parte del Belgio. L'intenzione polemica era fin troppo evidente, ma que• sto non infirma per nulla il significato e il valore del e documento segreto >. La. rovina. Ebbene, i risultati furono nulli. Il «piano> era magnifico, ma il gehcralc von Bissing era un uomo impossibile. Di economia e di finanta non capiva assolutamente nulla e aveva la pretesa di mettere sull'attenti il dottor Schacht nell'c.scrcizio delle sue funzioni. Nonostante la disciplina, esperto e generale non riescono a intendt:rsi e nascono, talvolta, dei vivacissimi alterchi. < t più [acile vincere delle battaglie che trovare dei milioni! >. Ma von Bissing non cede e vuole ingerirsi di tutto, anche di quello che ignora. Ha dalla sua parte Berlino, che, a un' certo punto, si opponr ad una iniziativa del dottor Schacht in merilo ai buoni-carta destinati a pagim· lf' requisizioni. L'esperto si dimrttc e ntorn:i a Berlino. Alla banca di Drc~a non 11cn...1. più. L'ha abbandonata pf'r srmprt' Il perché non si seppe mai di pn·ciS<>. A Jkrlino si mette in società con un finanziere genialissimo, Jacob Coldschmidt cd entra come direttore e con~ilj:licrc delegato nella Darmstatcr National Bank, cht:, sotto il suo impulso, diventa in breve uno lt:i più potenti organismi finanziari della Germania Umiliazioni, convulsioni, sommosse, sembrano preludere alla definitiva catastrofe del suo paese. Nel 1922 si ini7.ia q1.1clla forsennata svalutazione del marco che nel 1923 tOC• ,hcr~ il fondo deffabi,so. Nel novembre del ·23 la borJ.;1 di Colonia quota il marco a trf'dici trilioni di hi'(lietti di banca. t la follia, è il delirio, la vita ha perduto ogni centro di gravità. Tutto è po»ibile, solo l'impossibile seduce le menti e le -anime. Le ripercuuioni della rovina finanziaria so• no incalcolabili nello stesso campo morale. Il dottor Schacht assiste imperturbabile alla roviua, pcrchf sa che in certi periodi della loro storia I\: nazioni debbono percon-ere tutta fa. gamma dell'esperienza. Si limita a dare dei pareri ina~oltati. Ma sa egualmente eh" egli s.:i.rà chiam;i,to a salvare la situazione. Non •in~anll1'. Ai primi del mese di dii.:.cmbre viene nominato commissario per le valutt'. l'Mhi ~iorni tlopo muore Havcnstein, prc)ìdeut'" ddlll Reichsbank. t una succeuione dillicile. TI dottor Schacht pone decisamente la propria candidatura, ma contro di lui si leva la candidatura di un altro finanzit:re di grandissimo valore: Hellferich. Tutta la burofrazia ~ per Hellferich, a incominciare datti alti funzionari della Banca. Dopo molte esitazioni il Govemo dà la prefe~nza à Schacht. t l'ora sua. In pochi mt:si pt:rviene alla stai,ilizzaziont: del marco, proprio come aver va indicato fino dal '18, Ha evitato il fallimento, non ha modificato la moneta contrariamente ai suggcrimt:nti dcì più. t un prodigio, ai grida al miracolo, si pla1.1de al genio. Le banche d'Europa e d'America ne restano sbalordite. e Quale tour dt /or- "! > esclama ammirato Poincaré. La gratitudine del popolo tedesco non ha limiti ed egli diventa la figura più popolare dt:lla Germania .. t per merito suo che i tedeschi possono riPrendere a lavorare. Stabili7.Zato il marco, Schacht ricostituisce dalle fondamenta il mercato monetario e con una serie di abilissime operazioni riesce ad aumentare le riserve auree della Banca, che nel '28 toccano la cifra di tre miliardi di marchi. In ca.mpa.gna. . Nonostantt: questi successi, non è obbedito. Egli raccomanda insistentemente di non fa. vorire un eccessivo afflusso di capitali stranieri e ne spiega le ragioni ; ma più dei suoi moniti è forte la tentazione dei colo5sali e finanziamenti > che nel •~ 1 porteranno di nuovo la Gt:rmania sull'orlo del fallimento. Sono le prime delusioni. A queste se 91c aggiungono altre fuori dei confini della patria. Nel '29, capo della Delega• z.ione germanica alla Conferenza degli esperti di Parigi, non riesce nemmeno ad ottt:nere un esame obiettivo della reale capacità di pagamento della Germania. Si dibatte come può, ma le diffidt:nz.c nei confronti del suo paese sono tante e tali, che ogni dimos1razione rimane inascoltata. La Germania deve accettare il piano Young, che fissa in due miliardi l'annualità in conto riparazioni. Disgustato, amart:ggiato, scontento di .sé e degli uomini, si dimette da presidente della Rcichsbank e si ritira in campagna, in una vasta tenuta presso Berlino, dove crea un alleumento di suini e pianta due milioni e meno di alberi nei boschi circouanti. Suini e boschi gli vengono presto a noia e parte. Va in America, poi nei Balcani, dove illustra in una serie di applaudite conferenze le sue teorie economiche e monetarie. Alla fine del 1930 ritorna in Germania e ,'incontra con Hitler. Non è un mistero che egli aveva sempre segtt:tamcnte coltivato in cuor suo una grande ambizione: la presidenza del Rcich. Ma dopo l'incontro con Hitler egli avverte immediatamente che il suo avvenire non potrà. essere che insieme con Hitler, mai contro di lui. Oramai tutta la ~ua intelligenza sarà al servizio della causa impersonata dal Filhrer e questi lo ricompenserà non appena sarà 3) potere. Il trionfo del nazionalsocialismo sarà. anche il suo. Presidente della Reichsbank e, subito dopo, ministro, sarà il dittatore dell'economia nazionale. Immensa è la sua autorità., pari ai servigi che ha reso. I tedeschi amano vedere in lui una specie di Mefistofele della finanza cui nulla rit:sce impossibile. Invano egli protesta contro questi apprezzamenti assurdi, perché, da vero uomo di scienza e di coscienza, sa che l'economia ha dei limiti insuperabili, delle leggi alle quali non si può trasgredire. S'è già detto che la s1.1a massima forza deriva dalla scienza e da un forte pensiero, da una potente capacità critica. Egli rt:sterà famoso perché ha a".uto l'audacia di regolarsi secondo vedute ni;o- ,osa.mente scientifiche. La sua esperi~nza è una pratica applicazione di quella teoria che, enunciata da• gli economisti di avanguardia, fece tante volte sorridere i pratici. Secondo qut:sta teoria i la moneta che deve aderire al valore della generalità dei beni e non viceversa. Se si vuole ad ogni cono mantencrt: fisso e immutabile il valore dell'oro, cioè della moneta, si va fatalmente incontro a quelle oscillazioni cd a quegli squilibri, che rendono in,olubili le crisi economkhe. Egli ha dimostrato praticamutlt:, in un vastissimo c:iml'o di esperienza, che l'oro era un idolo del qu ..lr ~i poteva benissimo fare a meno nrllc ~tesse• rc:la"tioni monetarie. Il " baratto " La moneta nun e n1,lla di definitivo e di immobile; non ~ una e realtà ~ fisica come ritengono i più, è semplicemente un e: diritto >. A fondamento reale della moneta non si deve assumere l'oro come entità invariabile, ma la capacità di lavoro di un popolo, le sue stesse possibilità proictU1t1· nel futuro. Fissato il valore della I mon< ta, si deve procedere ad accordi fra gli Stati. e Ogni paese aveva accettato il 1old standnrd (regime oro) come base della sua mon1 ta, ma non e,istevano relazioni internuiornJi giuridiche fra gli Stati dal punto di ,-i.sta monetario, di guisa che ogni paese ha potuto abbandonare il iotd standard senza rompere alcun trattato o accordo internazionale, e tuttavia arrecando le più gravi perturbazioni negli scambi mondiali. Qui i l'errore, qui è lo sbaglio da non commet• tere più. Perciò bisogna con contratti interna.zionali stabilire una parità. delle mont:tc che leghi gli Stati o gli Istituti di emissione>. t in vista e in attesa di qut:sta eventualità che egli tiene fermo il marco. e Tengo il roarco in una posizione di aspettativa. Non appena le altre potenze avranno riordinato le loro finanze la Germania collaborerà volonticri alla tanto desiderata stabilizzazione delle monete >. Per mantenere inalterato il marco, pt:r tutelatt: le divise, ha larghiuimamente praticato il e baratto >. Con qdali risultati dicono lt: statistiche. In soli quattro anni ha raddoppiato gli scambi con )a Peniwla balcanica per la quale la Germania è oggi un dientt: più importante che tutto il reuo del mondo. Bulgaria, Ungheria, Jugoslavia hanno addirittura modificato ccrtt: culture e certe industrie per meglio rispondere alle richieste gennanicht:. Nel 19~6 la bilancia commercialt: del Reich ~i daiu• deva con un saldo attivo di ,4.39 utiliuni di Rm. in confronto del 1935. Questo è il dittatore dell'economia del Reich. Dicono che a prima vista non riesca ccct:uivamente simpatico per quel certo che di duro, di infkuibile, che promana da tutta la sua persona. Ma vinta la prima impressione, l'uomo conquista con l'intelligenza e seduce con lo spirito. A Londra, a Parigi, dovunque si è incontrato in que• sti ultimi anni con finanzit:ri e con uomini di Govt:mo, la 1ua personalità si i subito imposta anche per un insieme di qualità spiccatamente mondane. A Parigi i giornalisti che non riuscirono mai a farlo parlare di politica, lo chiamarono un e:parigino > tanti furono le boutades e i bons mots coi qua\i mandò a vuoto le loro inJistt:nu i a Bru,;t:lles riusd a far dimenticare il e piano • preparato per von Bissing. Ama la solitudirie. Non frequenta i teatri, di rado i ricevimenti. Non è iscritto al Partito. Lo si vede soltanto nell<" grandi occasioni. t il solo, dopo Goering, che può entrare dal Fiihrer senza farsi annunziare. t indubbiamente un elemento moderatore nella politica generale, un convinto fautore drlla collaboruione economica fra gli Stati. Sposò trentaquattro anni fa la figliuola di un commissario di polizia, Lui~ Sowa, per 1a quale ha una vt=ra adorazione. Una signora modesta, invisibile. N'ebbe due figli, un maschio e una femmina, che sono tutta la sua vita, i suoi pott:nti affetti. Non ~ ricco e potubbe esserlo a volontà. Solo da• pochi anni ha incominciato a metter da parte qualco.sa risparmiando sul proprio stipendio di direttore della Rrichsbank, che è di un milione all'anno. Non per sé, per i nipoti. Egli resta fedele a sé stesso. e J,lon i l'oro ,h, può dare la felicità, ma sollanto la scienca e la virlù >. MARIO MISSIROLI

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