Omnibus - anno I - n. 21 - 21 agosto 1937

IL SOFM DELLE mu&E ILLEOPARDI DI DI BOBIBTlES 'tl.T EL CENTENARIO della morte, esce .I.,. edito da Rinoli il primo volume delle opere di Giacomo Leopardi. Opere scelte curate da Giuseppe De R<>4 bcrtis, che di Leopardi si è fatto studioso da anni. Il primo volume contiene i Canti, le Opert:ttc morali, l'Appendice alle Operette morali, il Martirio de' Santi Padri, i Volgarizzamenti, i Pensieri, i Paralipomeni della Batracomioaiachia, e a mo. do di premeua un saggio di Dc Robcrtis lungo centotrentadue fittiuime pagine. La novità di queste opere leopardiane edite da Rizzali non sta soltanto nc1la perfezione tipografica, ma anche nelle qualità letterarie e critiche del commentatore. De Robcrtis non ha scritto una prefazione ma un saggio vero e proprio che avrebbe steso ugualmente anche se un Editore non gliene avesse dato occasione. Dc Robcrtis non poteva che arrivare ad un saggio su l'opera di Giacomo Leopardi; un saggio che fosse conclusione di lunghi studi. La fortuna di Leopardi si sa quanto ha variato fra noi. I lettori italiani per tutto un secolo, mentre magari l'onoravano come un poeta del Risorgimento, finivano col trascurarlo intenti a diverse letture; e ciò è ben comprensibile se si pensa come Manioni nato avanti gli abbia sopravvissuto, e come dopo Manzoni stesso si siano avuti in Italia poeti non più grandi ma almeno tali da avere un'eco rara nell'animo dei cittadini della nuova nazione. Leopardi per anni è restato appena di nome un graode poeta; ha avuto i suoi lettori, eppure è restato sia come lirico sia come prosatore in disparte. Il suo insegnamento cadeva senz'ahro nel vuoto. Cose che non avvenivano senza ragione. Gli insegnamenti di Leopardi prosatore potevano dar l'avvio ad una prosa moderna di cui l'Italia pare che non abbia avuto necessità fino al 1915; il Leopardi lirico poi non poteva essere inteso che a mezzo. Ora que11o delle canzoni all'Italia, ora l'altro un po' seiccntista: sfuggiva ai letterati il punto dolente di un poeta ta-;,to moderno. Strano a dirsi, Leopardi, che non è certo il poeta che piacque di più a Pascoli e a d' Annun7.lo, è divenuto comprensibile appieno dopo Pucoli e d'Annunzio; dopo di loro, quando la poesia italiana, esauriti, per sempre o momentaneamente che sia, certi schemi tradizionali, si è volta ad effetti che potremmo dir musicali: e Se mai fu dato d'avvertire >, scrive Dc Robertis nel capitolo del suo saggio dedicato ai Canti, e stato d'animo "musicale", nello spirito dico della musica, indeterminato e reale insieme, questa ~ la volta che un poeta gli diede csprcni.onc con la sostanza più elementare e lontana delle parole, e con le modula.z.ioni più arcane. > Cos1 è Dc Robcrtis di fronte a Leopardi. Giuseppe Dc Robcrtis è a modo suo, e, direi quasi, na.scostamcntc, un umanista, cd è insieme il critico di lettere contemporanee ohe tutti sanno. Da noi raramente è possibile affidare l'edizione di un classico ad un critico di co1t vicine. La nostra let• tcratura è grandissima agli occhi di tutti, ma resta cosa lontana allo spirito di tanti. Spcuo si legge un classico solo per il gusto e la nobiltà della lingua; insomma per trovarci insegnamenti formati. Si è parlato tanto di romanzo in questi ultimi anni e poco di Boccaccio, Sacchetti, Lasca, Buile. Riguardo a Leopardi, le cose non stanno diversamente. Se c'è un poeta che può aiutare quei pochi poeti giovani che ci sono in ltaJia è Leopardi; mentre spesso appena un poeta italiano lo accosta non ne trova che accorgimenti di metrica e di forma. La musicalità che diceva Dc Robcrtis sta invece altrove: non nella canzone, non ncU' endecasillabo di Leopardi. Leopardi spesso pure oggi è visto di fianco, e sempre parzialmente. Lo si dice poeta e prosatore moderno; mentre poi non ti cava da lui che quegli esempi di lingua e di stile che si possono cavare da scrittori assai più inattuali. Mentre l'insegnamento di Leopardi ora meno che mai può essere scolastico. Dc Robcrtis di fronte a Leopardi non è uno scrittore in cerca di novità. Vuole essere di Leopardi lo uudioso o al massimo il lettore. Legge e non mira all'articolo; an:r:.i ad una ideale antologia. t sempre il suo l'abito mentale del ricercatore di pezzi, sic.ché l'articolo da rivista quando salta fuori risulta come trama di appunti per una scelta da fare. Qu.ui viene un sospetto; che De Robcrtis se non avesse certa consuetudine per le lettere contemporanee, non lo scriverebbe nemmeno l'articolo. Ma quella consuetudine dura da anni, e gli deriva da a,sai lontano: dai tempi dc La Voce e dell'amicizia con Set• ra, che non fu una amicit.ia casuale, rli quella che nasce o sui banchi di 1<;11ola o al caffè. Una amici:r:.ia volontaria, dirci: raggiunta soltanto per eleziooc. De Robertis sempre di un autore ti dà la trama, la rete. Va annotando i punti che poi gli serviranno non per tirarne fuori un ,aggio discorsivo, anii tutto il C'Ontrario. Se c'è nella nostra letteratura un critico che sfugge il bozzetto, privo addi.rittura del gusto per la cronaca letteraria, è lui. Come di fronte aU'ultimo volume di un giovane, cosl è De Robcrtis di fronte a Leopardi. Son Leopardi maggiore è r impegno, perché maggiore è stato lo studio. La rete sarà più vuta. E il saggio premesso al primo volume delle opere di Giacomo Leopardi è veramente una trama vastissima. Sono cinque lunghi capi• toli: sul e primo Leopardi >, sullo e Zibaldone > (dove utilizza in parte certi suoi nudi già pubblicati), sulle e: lettere come uoria di un'anima >, sulle e: Operette morali > e infine sui < Canti >. Rete fittissima e p«:va fittissima; addirittura un sommario di Leopardi. ARRIGO BENEDETTI 11VOLTI E SOUJ.RDI" DI 11FILOLOGIOI" ~(Bffi@ffill] [b~~lli~ffil] !lll!l~~~&jl] ILPILOLOIICG QUANDO NEL 18r2 alcuni ambrosiani si riunirono per fondare il Circolo Filologico, ebbero subito delle idee ben determinate nei confronti delle donne. Senza tante storie fecero capire che non ne volevano sapere. Le signore di. allora andarono su tutte le furie, si riunirono in comitati, mandarono dei mes!li. Invano. Allora le figlie e le mogli dei buoni milanesi, le quali avevano sperato riunioni familiari e balli nelle sale di lettura trasformate per le grandi occasioni in scintillanti saloni d.i velluto rosso coi lampadari di cristallo e oro, le fanciulle e le spose si ripiega• rono malinconiche e deluse nelle case di via Brera e via Borgonuovo, mescolando lacrime segrete alla rugiada dei giardini. I padri e i mariti sì erano chiusi nella più austera torre d'avorio, creandosi anche il migliore degli alibi. Tutto questo, essi dicevano, per la pace. Ma era forse una garanzia? A sfogliare i bollettini e le memorie se ne dubita, ché veramente dal 1872 in poi questo famoso circolo ospitò le anime più irrequiete di Milano e dintorni : tutti i partiti vi erano rappresentati e nessuno dominava, il che fecondava un bollore continuo nella massa dei tremila e più soci. E vi fu chi per esempio pretese si acquistasse una bandiera : e Sta bene >, rispose il presidente, e ma ditemi, quando dovremo esporla? Il primo maggio? Il venti settembre? Come contentare gli uni sen2a offendere gli altri?>. In quella stessa epoca in cui sul bollettino, nelle pagine dedicate ai nuovi acquisti di biblioteca si legge alta voce e sport>: Manuale teorico-pratico del giuoco degli scacchi, in quella stessa epoca un gruppo di soci chiese che una certa sala del sottosuolo venisse adibita a palestra e a sala di scherma. e Non clico di no, ne riparleremo, tanto più >, soggiunse il presidente che era un fine ironista, e tanto più che a pochi passi di qui abbiamo il pronto soccorso>. C'era così la falange degli ammiratori del muscolo, e gli uomini dai baffi (" dai pince•ne(, li guardavano con spn:zzo nascondendo il sorriso di scherno fra i peli della barba. In realtà quella tranquilla sala al sottosuolo pareva fatta unicamente per proteggere, tra il fresco delle sue pareti, il silenzio delle letture estive. A destra una porta si apriva sopra uno scuro corridoio, e da una parte e dall'altra, tante piccole porte: celle per meditazioni? Erano camere oscure per lo sviluppo delle negative. Allora la fotografia era lo sport di moda, e molti lo praticavano con fervore. Ma torniamo ai signori con la barba che non volevano lo sport e non volevano le donne nel loro circolo. Erano persone serie. Un giorno, un socio si divertiva dal balcone a far dei segni ad una servetta della casa dirimpetto. Fastidio? Gelosia? Sul balcone accanto irruppe a un tratto un altro socìo imprecando perché la smettesse, in nome della morale e del buon nome. e Ma qui, ognuno di noi è come in casa sua >, ribatteva l'altro. e Ognuno qui non è libero di fare quello che vuole?». La disputa prese il tono acuto, dila. gò per tutto ìl Circolo, scese nella strada : ognuna delle parti riunì un gruppo di monelli, di sfaccendati armati di bastoni, e lo scontro militarmente organizzato avvenne in piazza della Scala. La polizia fece il resto. Là, dove qualche anno dopo ~{arineui doveva sostenere aspre battaglie perché tra le riviste date in lettura ai soci avesse il suo posto La uie parisie1i- <l!'.11trg<f(onforfo, t ltltlruto. I lnbltlamooffa ob1m11113• <!i• obràluogotllob,bl 09, o,r s•~ •I lflrrola.lffolaglro nrno ,!ola brffrRlblftrperor<orbarrcfirro lomo3lanr In fobottbrU'omml#• #lanr brll, bannr nrl ctlrralabo bai l•tta#ttltta. llbb. .fa~la Xn;;.ma :Jng. q!ttar, p.m1;1 illatt. illlna Banbonl llngrla <Cm1an3,,,!tnbtntr J)oala J)inl, ,!tnbrntc Jl!otia illaU'ililba, .1,tubtntt Uii. tnho per l'1mmlulo1n delle doii.ne n,, era sorta la «questione dell'Asino» che non mancò anch'essa di fare il debito chiasso. Un giovane avvocato clericale avendo intraveduto sui tavoli del salone di lettura un numero del giornale L'Asino, che conteneva una vignetta oltraggiosa per la morale e per la religione, prese i1 giornale e lo fece a pezzi. L'atto del socio fu denunciato al Consiglio e intanto diede luogo in seno ai soci a polemiche senza fine, di ~ui rimase il ricordo per moltis~imi anni. Ma le donne, apportatrici di disordine, mai. Quante volte venne portata all'ordine del gioruo, tante volte la proposta fallì. Per la stessa ragione la presidenza di Giacos.a, del buon Giacosa dal sorriso di boia tartaro e che non era un misogino lui, durò, per cosi dire, come la rosa lo spazio di un mattino, cioè due mesi appena. In quella memorabile seduta del febbraio 18951 parlarono efficacemente in favore delle donne -'- le quali, riunite nei salotti, aspettavano ansiose l'esito del dibattito, sorbendo una dietro l'altra. tazzine e tazzine di caffè, e maltrattan• do tra le dita nervose i fazzolettini di pizzo - uomini come Angelo Confalonieri e Gerolamo Weiss, Emilio Galli ç Ettore Ciccotti. Quest'ultimo si diede moHb da fare, con la sua parola irruenta, per spiegare all'assemblea che e se la riforma non presentasse pro• prio nessun inconveniente, noi non saremmo qui a discuterla; tutte le cose nuove hanno creato o poco o molto degli inconvenienti: il tempo, l'esperienza, provvedono a toglierli. Ma gli inconvenienti, di nessuna o scarsa importanza def resto, non devono mai impedire l'affermazione di un principio di libertà >. Non mancò il socio conciliante che voleva limitare l'ammissione alle madri, figlie, spose, sorelle dei soci. Tanto che Una voce dal fondo della sala domandò fra le risate generali : e E le cugine? Allora parlò Giacosa, avvertendo fra l'altro che la questione delle donne e come il verme avrebbe roso la pace della istituzione finché non fosse stata risolta in senso favorevole >- In altri termini fece poi capire : e o approvate, o io mi dimetto! >. Poco tempo dopo, perduta oramai ogni speranza, le donne presero una risolu2ione veramente virile: fondarono un circolo filologico femminile per conto loro. In via Clerici, nella vecchia casa, tutti> è rimasto come un tempo, poltrone di velluto e sinuose ringhiere di ferrrJ, il bibliotecario, da mezzo secolo a questa parte è sempre Stramczzi Giovanni, la segretaria (e come, una donna?) è lì da venticinque anni. I soci in genere portano ancora la barba e i baffi, tranne pochi, degenerati dal progresso; l'idea della palestra essendo ormai felicemente sorpassata attraverso gli anni, la sala al sottosuolo serba le sue penombre per le conferenze in serie o le letture al fresco, e nello stretto corridoio s'aprono tuttora, malinconici e inutili, gli stanzini pei fotografi dilettanti. Un gioco è tollerato - strano a dirsi, - la dama, e se si vuole c'è un terrazzo su cui prendere una boccata di aria. Ultimamente una minaccia oscurò il cielo dei fedeli soci: si era ventilato l'acquisto di una radio. Ma fu nube passeggera e il sercno.:.tomò presto con la rinuncia dei pochi incorreggibili modernisti ~ la pace dei fedeli alla tradizione. Sono questi gli accaniti oppositori che in nome di un glorioso passato ancora bandiscono le donne dalla vita del circolo nonché dalla cattedra delle conferenze. In compenso, siccome sono ammesse fra il pubblico, ogni conferenziere può dal numero delle ascoltatrici rendersi conto del proprio fascino d1 uomo e d'oratore (qui non si può parlare di sex-af)/)ea{). Esistono statistiche in proposito. Chi vince è Paolo Arcari, il quale gode di un pubblico essenzialmente femminile, dicono. Un pubblico curioso, di donne non giovani, come se ne vede solo nei circoli di cultura, con dei cappelli strani e nastri di velluto viola attorno al collo. Care donne, di cui Calzini, Franci e Rampcrti, ormai teniari cinquantenni e così poco pericolosi, sono i confessori sentimentali. L'ADDETTO ALLE SCHEQE (GIARDINETTO) GUIDO TADDEI • Gli inverosimili cmo· ri di Hans (Corticclli). L'autore di questo libro di novelle, Cone si ispira ai film italiani di ambiente mondano. e La festa era al suo culmine. Ondate di palloncini multicolori scendevano dal soffitto e per i cumuli di 1telle filanti e di coriandoli non si poteva quasi più bai• lare:. Egli avvcrtl un senso di stanchezza, un capogiro. Salutò l'amico, lo ringraziò, badò la mano alla signora e usci in frct• ta > (pag. 171). Non sembra questa la scena di un film di Righelli? Ma di~tro il narratore, in Guido Taddei, si nasconde anche un pensatore: e Si scoperse, con vergogna fugace, impuro di fronte alle fi. losofic che non ammettono che la vita dello spirito ... > (pag. 173). (CORRIERE F ANCESE) WJlJliIB@ll ~ E L'INGHILTERRA NGHILTERRA è il paradiso degli snobs e degli israeliti. Quando accade, e non accadr raramente, che le due qualifiichc si uniscano in un.-. stessa persona, allora non hai 1010 un credente che aspira alla gloria di quel pa• radiso, ma addirittura un baciapile e un baccltcttone. André Maurois è ebreo, è snob, cd è per di più un inglesizuntc di molto gusto e di molta cultura. t dunque non solo legittimo, ma doveroso aprire la sua recente Histoire d'Angleterr, (Fayard, Paris, 1937) solo dopo esseni corazzati di tutti i possibili sospetti e prevenzioni. L'esame del libro le giustificherà. in pieno. L'arguzia di osscrvarione che fece la fortuna dei Siltnt.i dd Colonnello B,amble, e la (ama di Maurois, qui non ha modo di manifestarsi. L'autore si è messo in to<:co e toga e in..cgna storia inglese agli stu• denti dei licci di Francia; il racconto procede con l'andatura che d si aspetta da un medio profe,sore di liceo quando fa le sue diciotto ore scttimanaJi. Forse qualche originalità d'interpretazione appare solo dove si parla del secolo che :1 Maurois ha più studiato, ossia l'Ottocento: l'alter• nani al potere dei vari partiti e dei vari ideali viene rico.ndotto spesso alle oM:illazioni degli affari· e delle industrie; la Cit1 appare come il gran simpatico di tutto il sistema; è un centro nervoso in contatto stretto con lo stomaco e l'intestino, e traduce in tcnnini psichici le vicende fun:r:.io• nali di quc.sti organi. A taluni critici in• glcsi del libro questi ravvicinamenti e queste interpretazioni son piaciuti meno che non il ttsto. Ma non si può aver tutto a questo mondo! A pag. ,489 è detto che la rivoluzione del 1688 si ,(ccc e senza guerra civile, senu proscrizioni, senza esccu7.loni >. Ma rcccn• temente il Rèbora, nel suo volume Civiltà italiana e ciuiltA inglise (Fittnz.c, Le Monnicr, 1936), pubblicava estratti di relazioni di Toscani che s.i trovarono a Londra in quel tempo (pagg. 156- 165); e da queste parrebbe risultare il contrario di ciò che il M. asserisce sulla scorta dcUa storiografia britannica (il Trevclyan, per esempio). Al M. non è d'altronde sfuggito il gran peso che hanno, in tutta la noria britannica, le più irraz.ionali passioni cd infatuai.ioni, i deliri collettivi, insomma quell'immensa dose di e soggettivismo > pauionale ed a• critico, di cui ogni Inglese è dotato, e la comprensione della quale è necessaria a chiunque non voglia rimaner chiuso in luoghi comuni stantii e addirittura operettistici. In que,te cose l'occhio dello straniero e del romant.icre vede più e meglio di quel dell'indigeno e dell'erudito. Ma ogni libro di storia che giunga all'età presente è sempre anche, più o meno allo scoperto, un libro di polemica politica. Ed ecco il titolo dell'ultimo capitolo di Maurois: De l' Ari,tocrati, à la Dlmocratie. Ir. quattro parole è detto tutto. Dall'Auto· riù. alla Libertà, dal Privilegio all'Eguaglianza, dal Cattolicismo alla Riforma, dallo Stato di diritto divino al CommQnweallh di diritto comune, e<:c. ccc. Sinfonia molto nota; penino Mr Eden se ne è imposscs• sato e ne ha fatto sfoggio ai Comuni. t la teodicea, il mito del moderno democratismo e leghi1mo impcrialbritannico, cui le sinistre francesi, comunisti esclusi, fanno l'accompagnamento nella quinta sotto. La mentalità pre-storica cd empirica degli anglosassoni medi non può ancora com• prende'"C il Vico; la mentalità nomade e cosmopolita di un Ebreo non lo comprenderà mai. Gl'intellettuali delle sini~tre francesi, come coloro che capiscono tutto, è esattamente come se non capiuero nulla. C. P. ( CORRIECRÈEC)O ILCOLLET IL CONCETTO latino di cultura parte indubbi3.mente da una volontà simile alla famosa decisione di Candido, che fu quella di e coltivare il proprio giar• dmu >: vale a dire esso considera l'albero della civiltà. come un tronco ben radicato e frondoso, che dà foglie, li.ori e frutti di• veni a 1econda delle sorprese degli innesti e dei capricci delle stagioni. Od anche, per usare un'immagine più esatta, questo concetto prctuppone che la cultura sia come un vasto terttno, fertile e ben preparato, dc.ve ciascuno semina. quello che vuole e raccoglie quanto può, per conto suo: cd è questo il modo migliore d'arricchire le can• tine, i granai e le soffitte della comunità. Si dice che l'Italia è il paese delle acca• dcmie: ma anche quando esse esistevano, miravano sempre a suM:itare un'atmosfera di rivalità, seppure arcadica e retorica. I tcde,chi e gli slavi, forse perché devono arare un terreno più incolto del nostro, od anche perché hanno imparato più tardi l'arte di lavorare la terra (non per nulla essi distinguono fra i due concetti di cultura e di civiltà, intendendo l'una come un tesoro intellettuale e la seconda come una progressiva. conquista tecnica), concepiscono questa libera e doverosa fatica come qualcosa che deve esser fauo secondo un piano generale, col concorso ordinato e Ca• dcnzato di tutte le braccia, come se si trattauc di una specie di taylorismo o di stakanovismo spirituale. Il popolo che è andato (orse più oltre di tutti in questa via è infatti slavo di stirpe, e come se non bastasse, ha dovuto per secoli dividere i propri destini con quelli della storia austriaca e della cultura germanica: voglio dire il popolo c!co. In• fatti si può ben dire che ormai la parola d'ordine della giovane cultura boema ! quella di e collettivo >, che racchiude in sé il tendenzioso programma d'inchinare le forze dell'individuo, studioso o creatore che sia, all'idolo d'un'astratta e generale finalità artistica o scientifica. Esiste per esempio da un del.Conio nella capitale cecoslovacca il famoso e Circolo linguistico e pragh"csc >, che nella sua non lunga csistenu è riuscito a rendcni favorevolmente noto tra i filologi e i glottologi di tutto il mondo sotto il nome di e Scuola di Praga >. Il principale animatore della e Scuola di Praga > ! un russo, pii). critico che linguista, Roman Jaltobson, che sostiene la dottrina della funzionalità della lingua, e che ha fondato con i compagni una nuova scienza, denominata, per distingueni dalla normale fonetica, e fonologia >. Ma quello che a noi importa non son tanto i rcsultati, quanto il sistema di lavoro, che con,istc, come vuole il primo articolo dello statuto del Circolo, e in una attività collettiva io• tesa a risolvere i problemi attuali della lin• guistica ... e che miri, sulle basi del metodo funzionai-strutturale, a collaborare al progreuo dell'indagine glottologica ... >. Ogni qualvolta il folto gruppo dei membri del Circolo partecipa ad un congresso interna• i:ionalc, presenta sempre, se~ondo l'antico criterio della divi"1one del lavoro, una memoria scientifica collettiva, i,n cui ciascuno ha re<:ato il proprio granello di scienia; e cos) pure, nell'attività noffl'lalc di ogni anno, esso si occupa sempre, con ulo disciplinato, di un tema esclusivo e specifico, che le ricerche di tutti risolvono con un massimo di pedante acutezza. Qucua speciale organizzazione scientifica sarebbe forte rimuta una curiosa ecceUone, se proprio quest'anno, in séguito al congresso che li ha riuniti alla capitaJc da ogni angolo della Repubblica, non avessero deciso di adottare gli steui metodi di lavoro anche gli storiografi cecoslovacchi. Il nuovo istituto ha preso il nome di e Grup· po storico di Praga >, e il suo natuto somiglia str;iordinariamente a quello del cCircolo linguistico >: in esso infatti vengono esprcuc tcndcnz.c identiche e parallele, cd un analogo programma d'azione. Anzitutto il e Gruppo storico > vi palesa l'intcnt.ione non illegittima teoricamente, ma un po' ingenua nella formulaUonc, di e studiare i rapporti fra passato e presente >, e di fondere inoltre il metodo psir.ologico con quello del materialismo dialettico; esso infine conclude postulando, ancora una volta, e il lavoro collettivo... e la collaborazione regolare e sistematica con gli specialisti d'altre discipline affini e connesse ... >. Naturalmente tentativi simili a questi non potevan mancare anche nel campo "ècl· l'arte. Ma qui c,si si sono espressi nel modo più giusto, concretandosi nel genett che più si confà a questi metodi, l'arte compiena e composita dello spettacolo scenico. Infatti il più moderno dei teatrini d'avan• guardia della. capitale ceca, il e D. 37 >, presenta le sue messinscene sotto la ragion sociale dc) nome del suo direttore, seguita dalla parola ormai fatale: e Burian & K olektiu >. Il loro sistema di lavoro è quello stesso attuato nella prcpara:r:.ionc d'uno spettacolo dalle famose scuole di Copcau e di Stanìslavski: vale a dire quello della col• la.bora:r:.ionedi tutte le forze, guidate daJla volontà suprema del direttore, e fuse insieme dal fuoco del sacrificio e dcll'cntusiaimo. Ma questo giovane gruppo d'attori, scenografi e scenotecnici, non si è voluto accontentare di questa amorosa collaborazione, limitata all'interno del proprio cerchio, e nello scorso mese di maggio ha convcx::ato a Praga uno speciale congresso, sotto 1I nome di Rodunt'> detli A,ti,ti dei Tut,i d'auan1uardia, a cui hanno partecipato molti giovani vomini di teatro stranieri. La pr1ma questione discu»a è stata quella di e: ••. come risolvere la situazione economica degli attori dei palcoscenici sperimentali ... >, e Burian ha proposto una curiosa risoluUone, che sta a metà fra l'idea d'una corporazione artigiana e il falansterio socialista. Poi si è trattato il tcm~ del rinnovamento ideale e formale, cd allora si son visti i giovani anisti del e D. 37 >, che per novitl non ,tanno indietro a nessuno, ~romcttcre solennemente che l'anno pross1mo attueranno sulla loro piccola ribalta i p~ù. ~truaganti e avventurosi progetti sug• genti m una gara d'ardimenti ideologici dalla più pittoresca bohème teatrale d'Europa. RENATO POGGIOLI

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