mendatore sperando nella mancia». La villeggiatura è per un breve tempo un uscire dal cerchio delle abitudini, degli orari, dei conversari, delle conoscenze tradizionali. t davvero l' uscir di se stesso, così facile ai semplici. t una panica distruzione di consuetudini e di fedi, per cui le nonne van nude in mutandine e reggipetto e il commendatore incede in una voluttuosa cd ambigua vestaglia. L'uomo che sale sul tranvai di Riccione con lo stesso pigiama che porta nel letto ha occhi e gesti da eversore. di città e di religioni. il un'avventura d'evasione. Ed ognuno, naturalmente, evade a suo gusto; e chi verso il mistico e chi verso il fantastico, eh! si imbozzola e chi si spampana, chi vuol fare pazziate e chi penitenza. E qui passo, o signori, al numero IV del programma : descrizione dei vari tipi di villeggiatura. C'è la villeggiatura mondana cd esibizionistica : tipo spiaggia alla moda. Ciccie al sole, naturismo come artificio, nudismo più per sfida che per piacere personale, pomiciaio di corpi sulla rena e sotto gli ombrelloni e nelle sale di ballo. Qui l'avventura è teatrale; ognuno incede come sopra un palcoscenico,si ascolta, 1s'atteggia divenamcnte, inventa il suo corpo e lo veste di strani colori. :Ma non deve mancare un insegnamento moralé: tutti trovandosi così brutti e deformi e vellosi e martoriati da piaghette e foruncolini e vene varicose, tutt'ossi o tutto adipe, budda o pinocchio, son portati a compatirsi a vicenda, anzi a trovare grazia cd originalità nel brutto; e chi si vergognò il primo giorno di quella sua nudità squallida la sciorina dopo poco tempo al sole ed alla luna come una bandiera. (Solo puri e degni della spiaggia, i bambini; ai quali soli, ed ai loro ·solleciti genitori, alcuno sostenne dovessero essere ris<'rvate le spiaggie). Ci sono le villeggiature storiche, se• vc-r~,contemplative, ove va gente a cui le novità non piacciono, che vogliono riposarsi di tutta una vita durante la quale non hanno fatto nulla; assorti laghi, ondose colline, paesaggi tristi, opachi, d'immutabile e inflessibile bellezza. Son quei luoghi dove pare si debba parlare solo a bassa voce; gli ultimi luoghi dove si vedono ancora baffi lunghi e arricciati e crocchie a sommo del capo. I bambini che portano qui in ville~~iatura, quando sono grandi, si chiamano Novello, Marino Moretti, Vergani. Ed ecco le villeggiature concepite come esercizio spirituale; luoghi dove non c'è nulla, né viste amene né fresche acque né memorie storiche né boschi trepidi né allegria di gente, dove alle nove e mezza son tutti a letto; paesi al fondo di valli oscure, lungo polverose vie provinciali, scomodi per arrivarci, senza telefono e senza coincidenze, che hanno. chissà perché, nomi celebrati e son colmi tutto l'anno di penitenti devoti. Più in su, ci son le villeggiature con contemplazione obbligata della natura, vedute, boschi, aria lcge:cra, villeggiature carducciane, per maestrine e professori; dove tutti vivono come in caserma, sotto la tirannia delle feroci pensioni. E le villeggiature eroiche; dove la gente va a morir di freddo per paura del caldo, e preferisce i geloni al timore dell'insolazione. F. infine le villej!"~iature terapeutiche: lassa.tivc, stomatiche, antiuriche. Quando la politica era una vacua cd esclusiva professione, e l'età media dei deputati era la pingue cinquantina e dei ministri la sessantina e dei presidenti dei ministri l'ottantina, questa era la preferita villeggiatura degli uomini politici, e talvolta anche luot~o d'incontri internazionali. I loquaci cd importanti signori bevevano le acque s..1.lutarie fa. cevano una corte dannunziana ad at• trici sui cinquanta che bevevano anche esse a gara; prendevano le mcsoitrici per il gana.scino; preparavano fra !'ombre dei faggi le congiure e i complotti cosidetti di corridoio, andavano sotto braccio all'avversario politico e calunniavano l'ambizioso collega di partito; facevan motti di spirito e ricevevano con la prima posta la Tribu,ia e il Temps. Ai deserti ministeri gli uscieri dormivano, le br.:iccia e il berretto get• tati sulla tavola. I politici si godevano così le vacanze invocate ogni anno con un umoristico discorso; e tram pelli pure la cara Italia cd il mondo per la sua strada 1 che l'autunno è lontano e fino allora si vuole stare in pace. Ma che indelicatezza che la nave Pan.ther compaia davanti ad Agadir proprio il primo luglio, e che l'Austria mandi l'ultimatum alla Serbia il 25 luglio! cd estiva, parentesi fra un lavoro serio ed un altro, chiusa d'una giornata d'ufficio, vivace fin di settimana. L'impiegato che non aspetta la liceo~ za per andare a bagnarsi al mare o alla piscina potrà benissimo chiedere la licenza in novembre per visitare la Sicilia, o in aprile per vedere fiorire i · campi e le siepi. I nostri governanti ci dànno l'esempio di queste vacanze rapide e intense fra le continue cure pubbliche. Ed è ridicola l'idea che l'estate sia il tempo dell'ozio. Anzi è ripro-. vato che si lavora meglio al caldo che al freddo, meglio nelle lunghe giornate della canicola che nelle brevissime della bruma invernale. D'estate si mangia poco, e come dice Alceo, n.Un dè gUnaikes miar6tatai, lé ptoi d' dn.dreS 3 cioè, in lingua pover~, si ha meno voglia di fare all'amore; quindi, cosi leggeri di testa e di pancia, è il tempo più propizio per il pensiero ed il lavoro. Ma poi come si può parlare ancora dell'estate come inerte stagione dopo le estati turbolente del nostro tempo, estati di rivoluzioni e di dichiarazioni di guerra, estati di battaglie di popoli, estati di guerra spagnola, estati di trasvolate atlantiche ed estati ginevrine ed estati di manovre ed estati di discorsi dalle ringhiere che tengono sospeso ed intento il mondo? La villeggiatura 1 fatto lirico cd aristocratico presso gli antichi, fatto letterario presso i signori dell'Ottocento, fatto romantico per la presente generazione, deve diventare un fatto quotidiano ed intimo, a cui ciascuno di noi dà norma. Ci sarà chi villeggia d'inverno, e chi d'autunno; chi di domenica, e chi prima di andare al lavoro; e chi dirà: « Io villeggio ogni giorno dalle due alle tre sulla terrazza di casa mia ». BERNARDO PRISCO U(_ VILLEOOI.ATURFAINE DI BEOOLO MINATDRI E CONTADINI (eon1inua dalla prima pa1ina) Ad Enna, intanto la popolazione cresce. Per le vie strette e tortuose, così costruite in antico per difenderla dal caldo e dai venti, non c'è più posto. Mancano ancora molte ore all'arrivo di Mussolini e la gente, nell'attesa, va avanti e indietro come nei giorni di mercato, guardando i tappeti, gli archi, le luminarie pronte a prender fuoco. Qualche donna si slaccia il seno e all'ombra di una chiesa allatta il ~uo piccolo. Delle bande, venute dalla provincia, suona.no « Giovin~ ::t e «_All'armi :., marciando su e gi~ per l\ città. Mussolini intanto è ai-tivato alla miniera di zolfo di Grottacalda. Intorno alla miniera il paesaggio è livido. Il Duce indossa la tuta da minatore e il piccolo berretto con la lunga visiera. Solo il suo viso abbronzato dal gran sole siciliano è in netto contrasto con la tenuta, mentre qucsJi uomini che grattano ogni giorno il ventre della terra sono pallidi come convalescenti. L'ingee-nere che l'accompagna accende la lampada e insieme scompaiono nel pozzo. Dopo mezz'ora riappaiono alla superficie e Mussolini rivolge ai minatori parole di simpatia. Poi premia i più meritevoli. Arrivati davanti a lui non sanno con che mano salutare e con quale prendere il premio, se rimanere o andarsene e da quale parte uscire. Mussolini pronunzia il nome di ciascuno e, consegnando il rotolo della pergamena, dice: « tieni ::t. t una specie di investitura, quella del buon operaio. Questi minatori sono pieni di dignità. Portano baffi a punta molto curati, come i siciliani della generazione pas~ta. La luce dd sole, molto cruda, ferisce i loro occhi. Chissà perché li hanno vestiti con quella ridicola maglia azzurra. Intanto a Enna siamo al completo. Sui cam"i che fianchc~giano la strada moltissima gente è seduta. Dentro la città c'è quell'aria indaffarata degli ul. timi momenti. Ordini secchi s'incrocia• no. Le ~uardie di città stanno da una parte, come semplici cittadini. La mattina tutto era calmo e la loro autorità casalinga serviva a qualcosa. Al porne• riggio il comando effettivo è stato preso dalla Pubblica Sicurezza e dai Ca• rabinieri. Di B a poco Mussolini entra in città. Le vecchie campane del duomo di Enna riempiono tutta la valle. Vicino a me ci sono preti, carabinieri e donnet• te della campagna. Quando Mussolini s'affaccia al balcone queste donne piangono. Piangono serenamente, se01..atristezza, tenendo il fazzoletto tirato sotto la gola. Bisognerebbe capire che in questo pianto silenzioso e virile c'è tutta la storia della Sicilia, il suo abbandono, le lotte con gli uomini e le cose, la vita dura, la miseria, le ingiustizie sociali, una plebe morta di fame e un latifondo opulento e incosciente1 ma soprattutto la ml.Sconoscenza e l'ingra• titudine di chi ha comandato per cin. quant'anni l'Italia senza mai ricordarsi che questa gente ha sempre dato sol• dati valorosi al suo paese, emigranti che sono morti sul lavoro, donne gra• vide ogni nove mesi. Mussolini è il loro vendicatore e le sue ripetute affermazioni che non ci sono più provincie privilegiate e provincie neglette vengono immediatamente trasferite sul terreno sociale dal quale devono anche scomparire i privilegi. Il fatto stesso che Mussolini sia andato nella loro terra, dimenticata da tutti, li solleva di molte pene. All'improvviso scende una notte ne. rissima e la f:?Cntes'accorge d'essere terribilmente stanca, di non poterne più, per la fatica, per il caldo, per la com• mozione di quella •fantastica giornata. Vorrebbe buttarsi a terra 1 sulle pietre ancora calde, ma non c'è posto. GIUSEPPE LOMBRASSA Ebbene, tutto questo è già morto; ed anche tutto il resto deve morire. Al concetto antico della villeggiatura come ozio c61to e proficuo, come occasione per scrivere un trattato o filosofeggiare o coltivare conversari e concerti, al concetto moderno di una grande vacanza estiva di tutta la nazione con la scusa del caldo, si sostituirà a poco a poco il concetto della vacanza personale, sportiva, alacre, brevissima e scrn1 pre rinnovabile, invernale e autunnale u U gioni.allata B.a.dek, ooDd&nuto a morte • poi deportato In Bibe• ria per llWI uadimnui, 1ar\ proulmamnte nomlaaUI ambuclatort 11 IL PORTAORDOO 1 11 Ecco la 1'oet~J•h.oa 1 comp1gnoec«Jleu1a I 11 RADEK 1 41 Un momenui, ndo a fani,f faoilare e t.orac nblto "• IL OIAPPOIIE, QUESTO MISTERO A DIMOSTRARE quanto po<.:o noi, occidentali, sappiamo del Giappone e dei giapponesi può bastare un solo fatto: che noi chiamiamo quel paese con un nome, che non è il suo nome, e il suo Impera1ore con un nome, che non solo non è il suo nome, ma significa u.1tt'altra cosa, Il paese, che noi chiamiamo Giappo• ne, si chiama Nippon; e il suo Imperatore, che noi chiamiamo Mikado, ,i chiama Tenno (Capo divino), La parola Mikado significa « la grande porta> e fu diffusa in Occidente da un'opereua di Gilbert e Sullivan. Ed è di un immenso umorismo ìl fauo che ruen1re i giapponesi studiavano l'Occidente con cura minuz.iosissima e se ne ap• propriavano rapidamente la Ci\•iltà e la tecnica, l'Occidente si accontentava di ave· re sulla istituzione fondamentale del Giappone, sulla istituzione che è la chiave .di volta della potenza giapponese, delle nozioni tratte da un'opereua ! Per cominciare a capire quel grandioso fenomeno storico che noi, occidentali, chiamiamo l'imperialismo giapponese (e che i giapponesi chiamereb~cro, invece, la realiz... zazionc della missione divina della razza yamato}, bisogna mettersi in mente che es• so differiu:e profondamente e quasi si potrebbe dire totalmente da tutti gli altri imperialismi che si dividono o si contendono il mondo. E la differenza ~ in ciò: che gli altri imperialismi sono fenomeni politici o economici, mentre quello giapponese è un fatto es.scnz.ialmente religioso; ciò lo rende da un l:i.to più nobile, dall'altro assai più terribile e pericoloso. Vorremmo che queste nostre parole non fossero fraintese. Le manifenazioni esieriori dell'imperialismo nipponico e i suoi me• 1odi sono politici e non potrebbero non essere politici ; né differiscono da quelli dei più spt-rimentati jmpcri<1lismi occidentali: molte volte, anzi, i diplomatici nipponici hanf\O seguito con ostentazione e con chiara intenzione ironica gli esempi della diplo• maz.ia occidentale. ~fa i movenli intimi e profondi di questo imperialismo sono re• Jigiosi. I giapponesi sono shintoisti o buddisti o anche cristiani, e, in genere, sono tolleranti in materia religiosa; e ci fu un momento in cui il paese si sarebbe, per lo meno in gran parte, convertito al cristianesimo, se i gesuiti non avessero tirato fuori le unghie prima del tempo e non avessero rivelato mìre politiche. Ma sulla missione divina del Giappone nesmn dubbio e nessun dis5enso: tutti i giapponesi, dal novantenne Principe Saionji all'ultimo facchino di Yo• kohanla, dal generale Araki al cristiano Matsuoka, sono profondamente persu.asi che il loro popolo è destinato a essere il legi• datore e l'ordinatore suprt'mo del mond?. E se noi occidentali ci rifiutiamo di condividere queuo loro punto di vista, essi - scrive un arneric.'\no che li conosce a fondo e che è ,issuto lunghi anni al Giappone, Upton Closc, -- ne sono sinceramente sorpreii t' dhpiaciuti: e attribuiscono il no• stro modo di ocnsare a una ignoran1.a dc• pl,:,revole o ad un nostro accecamento voluto dalla volontà cieleste. Il lettore potrebbe J>('nsare che queste affermarioni siano il parto di una fanta• sia incline a drammatiu.are o a ingigantire gli avvenimenti. Cediamo, perciò la parola ai giapponesi. Cerchiamo di apprendere dai giapponesi che cosa vogliano o si propongano. Trascriviamo, qui di seguito, l'uno dopo l'altro, alcuni testi giapponesi del più alto interesse storico, tratti tutti dal volume di Upton Closc, il miglior libro che sia stato scritto tta un occidentale ~ul Giappone moderno e· noi raccomandiamo vivamen1e agli editori italiani di pubbli· carne al più presto, una buona traduzione. Intanto, il lettore ascolti e stupisca. OIAPPOIIE 1858 SONO PASSATI solo quattro anni da quando il Commodoro Perry ha CO· stretto il Giappone ad aprire i suoi porti. Esso ha appena aperto gli occhi alla luce: non ha la più vaga nozione della ci• viltà e della tecnica modema, non ha una nave da guerra, non un cannone. Ebbene, proprio in quell'anno il signor Hotta scri\'C una not ,>er raccomandare al Go,•erno di aprire relazioni c;,on gli altri Governi pe,-... citi questo sarebbe il primo passo per fare della e Peuona Saera > il capo del mondo. e Fra le nazioni del mondo non esiste al• cuna unità >, scri\'e il signor Hotta, nel 1 8~8 ! e Capi rivali assumono i titoli di re o di imperatori. E ciascuno mira a conquistare la supremazia sugli altri ... Ma i paesi del mondo hanno tanti interessi comuni çhe l'azione di uno di essi impegna tutti gli altri ... L'uomo di Stato deve fon• dare i suoi calcoli non sulla fona di un solo paese, ma sulle condizioni generali ... Queste rivalità non cesseranno mai finché qualcuno, che abbia una potenza straordinaria, non auuma l't'gemonia, unendo tutti gli altri sotto la sola sua autorità ... La condizione attuale del mondo rivela la mancanza di un capo sufficientemente po• tente e virtuoso, sono il quale tu1ti i paesi poHano es.sere uniti. Fra i dirigenti delle nazioni - a parte il Giappone - non ve n'è alcuno abbastanza nobile e abbauanza laborioso pu comanda.re all'uniue,so aJSer· uilo. Che un di,i1ente siffatto re1ni su. 111.tlala 1e11a, euo quale è, Jen{a dubbio, la uolontà del Cielo. Prima che i paesi di Occidente possano essere unificati sotto un tale dirigente, è necessario per noi stabilire rela2foni, fare allean2e, concludere trattati ... Bisognuà tenere sempre in uista lo ,eopo: ehe i di slabilire le basi ddla nostra e1emonia su. lutte le allre na{ioni, .. « La nostra politica non potrà essere altra cosa che il rafforzamento della potenza e dell'autorità, che ci sono state delegate dallo Spirito del Ciclo. Quando il nostro preslitio e la nostra posicione saranno cosi assicurati, le na{ioni dtl mondo finiranno col considerare il nostro Imperatore come il 1ran eapo di eS$e tutte, a se1uire la no· slra polilica, a sottomellersi ai nostri giudi{i. Quando aurà realiu.ato questo ideale, il Capo del Giappone aurà compiuto u.n'ope. ra p,oporàonata alle 1randi responsabilità clu Etli ha verso il Cielo e la Terra. Il nostro paese degli Deì è governalo da di• rigenti Celesti, appartenenti a una stirpe ininterrotta dal cominciamento del tempo ... Il Giappone non può essere paragonato ad altri paui, ove le dinastie regnanti_ e le istituzioni hanno sofferto muta.menu frequenti. Presso di noi i di.scendenti Celesti di una 11irpe ininterrotta hanno sempre occupato 11 trono e la nostra nazione ha il primo rango in quanto è la più antica delle nazioni. Inoltre il nostro popolo è valoroso e leale, il che lo raccomanderà al favore speciale dello Spirito del Ciclo. Noi possiamo fidare, senza tema, nella prote• 2:ione del Grande Signore dell'Universo. La situazione del mondo di una volta è mu· tata c. si presenta, ora, il momento opportuno perché tutta la nat.ione faccia uno sforzo per cogliere l'occasione di compiere i grandi destini riservati al nostro paese. A questo scopo, noi sollecitiamo rispettosamente e umilmente il permesso di aprire rcla?.ioni con i paesi esteri >. Non si conosce, nella storia, altro esem• pio di imperialismo che abbia fin_ dal suo sorgere parlato un simile linguaggio e con• cepi10 piani così grandiosi. OIAPPOIIE 1888 'UN SALTO di venti anni. Il regime shogunale ha avuto fine. L'Imperatore Mitsuito sta per concedere la costituzione. Il visconte Jani torna dall'Occidente e collaborerà, fra poco, alla preparazione della costituzione .. Ascol_tiamolo: « Che il nostro paese abbia la sicurezza per mezzo della preparazione militare. Incoraggiamo e proteggiamo il nostro parse, e poi atttndiamo la eonf,uione europ,a, che dovrà uenire presto o tardi ... Un simile avvenimento scuoterà anche le na{ioni orienlali, e noi diuenteremo allora lo principale nadone dtll'Oriente >. OIAPPOIIE 1918 LA GUERRA mondiale sta per finire. • Parla il Maggiore Generale Shomei Nonaka; e La pace verrà quando il mondo intero sarà sotto un solo governo. 11 mondo oggi tende a questo. Ogni nazione è stata for· mata attraverso il predominio di una o più tribù su altre tribù; e quando il potere centrale è forte, c'è la pace. Questo è vero per il Giappone. Lo seopo finale dello po• litica è la conquista del mondo da. porle di una. poten{a imperiale. E q11a.le popolo potrebbe conquistare il mondo? Qu~llo che è /ortcmenle unito dal patriottinno, che J..: ambhi9ni imperiali inestinguibili e eh è p,onto a fare t11tti i sacri/id per il suo uopo fina!L. La na{ione giapponese, in vi• sta della sua. storia .1lorio1a e della sua posi{ione, deve tendersi nello sfor{o di adempiere il ,ompito che ad eua è stato assegnato dal destino;,, OIAPPOIIE 1934 E INFINE, ascoltiamo una giapponese cristiano, Matsuoka, detto e l'ameri• c:ano > perché è slato educato in America, una delle ~rsonalità più rapprc• scntative del Giappone 1noderno: e La mis\ione della raz7.a yamato (giapponese) è di impedire all'umanità di di• ventare diabolica. La crisi generale non è che il punto morto della civiltà moderna ... La cìviltà materialistica di questa genera• zionc ha gettato il mondo intero nel turbine dell'attuale confusione ... I metodi scientifici e m~canìcì, i principi dell'individua• lismo e dei gros\i profitti non offrono al• cuna soluzione al pericolo di annientamento per opera della guerra o della crisi e .li problemi della disoccupuione... La noHra razza yamato ha una tradizione senza ri• vali, Noi non abbiamo alcun interesse a inebbriarci di civiltà occidentale ... Ritorniamo allo spirito giapponese, studiamo Ji nu0\'0 la nostra storia nu.ionalc di duemila anni. La Provuiden{a fa appello al Giappone per liberare l'umanilà dell'ineiampo della civiltà materiale moderna>, COIICLUSIOIIE SI E'. l.,.fOLTO discusso in Europa e in America della autenticità o meno del famoso m('moriale del Barone Tanaka. Discussioni oziose. I testi che abbiamo fi. porta1i, sono induhbiarrente autentici e di• cono assai più del memoriale Tanaka. e: Eui ci apprendono>, dice Upton Close, e tutto quello che abbiamo bisogno di sapert">. Così il Giappone, in questo mondo di egoismi, di interessi brutali, di materialismo e di scetticismo, si presenta forte in armi quanto le più forti nazioni occiden• tali, e con in più il tesoro intatto di una fede religiosa nella sua missione di domi• nare il mondo. Una fede che ebbero alcuni popoli dell'antichità. La ebbe soprattutto Roma. Poi venne il cristianesimo, poi ven• nero secoli di critica, e una simile f~dc non è pi\l. possibile. Perciò il Giappone d'oggi è il più grande paradosso della storia; è il più straordinario degli anacronismi. M.t questo paradosso, questo anacronismo ~ terribile, non solo per la Cina, ma per il resto del mondo. OMNI0US I ANNOI,-~- 21, 21AGOSTO 1937-11 OMNIBUS SETTIMANALEDI ATTOALITA POLITIOAE LETTERARIA ESCE lL SABATO IN U•l6 PAGINE ABBOII AMEIITI hall• e OoloDie:uno L, 45, aemeatre L. 23 Eaterol IIDDO L, 70, temHU'$ L. 36 001ft IUKERO tllA l,lllA Kuuoriul, diugul e fotogr11.fiea,nche H 110np11bbllcatl,11011 1 rut!tài1CODO, Dinnoae: Rom~eiero':o d~~ 16Dt.igi, 28 J.11u1Llabtru1oat: I .Kil111T;1~r~•:;aN~~{i~so~rb6a, SGC.Mon. Ed.ltrice " OMNIBUS" • Mllano ~ I V
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