_,... • • - - ----- APERTURA AL LIDO Venezia, agosto. VENEZIA rigurgita, colma di forcsti~ri. Tr~ppi_ arrivi, troppi treni, troppi piroscafi, troppo sole, troppo orgasmo. L'indust~ia alberghiera è sopraffatta dalla cl1cntcla. Tutto sommato la situazione è difficile. Di~minc, un~ cit!à simile a questa, f :agile come 11 cristallo, che carica, rimpinza, accumula senza riguardo si. può rompere sul più bello. ' Han cercato il movimento (movimento dei forestieri) e il movimento li travolge. Ora si tratta di correre ai ripari. Sulla riva degli Schiavoni per esempio bisognerà tirare i cordoni perché la gente non caschi nel mare. N~llc. piazzette, sui campielli, nelle corti miracolose, la calca. umana è bloccata. Non si passa, non si respira più. Fra queste case che una decrepitezza ardente colora, battaglioni di tirolesi con l'alpu,stock e le ginocchia nude, fanno alt, l'arma al piede, e lo zaino affardellato. Le dure faccie sudate, piene di fatica e di divertimento, mirano questo scenario, e fiutano questo odore palustre e marino. Pare impossibile che tutto qui sia così stretto, vicino e artificioso. Eppur~ ci son tante scappatoie da palcoscenico, fessure, buchi, rigagnoli, condutture come per i topi sapienti e i gatti addottorati. La folla cosmopolita si pigia, e si sfiJa man mano dal grosso come da un gomi.tolo, giù per le calli, i portici, i ponti, e lungo le fondamenta, a pié delle quali gorgoglia l'acqua nera pesante dei canali e scivolano a do-aine le gondole leggerissime. t domenica, è festa. Le campane delle parrocchie suonano a stormo a pochi metri sul nostro capo : un pandemonio, vi dico, un diluvio di bronzo e d'argento. Che ricchezza. La radio grida da ogni parte sì da rompere i timpani. E su tutte le altane che sovrastano i tetti disuguali c'è un tenore che non è disposto a tacere. No e poi no : per tutto l'oro del mondo. Intanto una processione di gitanti seguiti dai facchini carichi di valigie continua a scendere dalla stazione e a marcare il passo come nelle operette. Olà, non c'è più posto, non ci sono più camere, né letti, e la prospettiva dei treni popo!ari che trasporteranno qui altre decine di migliaia di persone fa rl7..zare i capelli agli albergatori, e sgranar gli occhi alle affittacamere eh• guardano giù impaurite dal finestrino de_l granaio. Gli uffici di collocamento han chiuso gli sportelli e messo il cartello e Esaurito ». Gli impiegati della e Cit » allargano le braccia desolati, ma costretti al gran rifiuto. Il fiato grosso, le vene del collo gonfie, una coorte di senza tetto gira ancora disperatamente, respinta da una locanda all'altra; bussa a tutte le porte, s'ingolfa nelle buie cantine del vino e della birra, dove qualcuno finisce sotto le tavole, o cammina; cammina fino a notte nel labirinto delle viuzze gettando torbide occhiate attraverso le vetrine dei neg<Ylichiusi e vuoti dove, fra un brillio di oggetti, i manichini inanimati e i busti di cera in decolleté, irrorati di luce, sorridono perennemente, nel regno delle mercerie. Sembra che sian piovuti qui di colpo tre maragià dcli' India, e centomila stranieri, tutti in una volta, confluiti a Venezia dal Nord e dal Sud. Brande, materassi e sofà, si dorme un po' dappertutto, nei vestiboli dei e Palaces >, in soffitta e nell'ascensore. Qualche albergo di lusso par diventato ormai un vero lazzaretto di milionari. Gli ospiti s'insaponano e si fanno la barba perfino sui pianerottoli delle scale. Fin che non cambia la luna purtroppo c'è '-Cirneco e si crepa. I bollettini meteorologici forse non parlano molto chiaro, ma le ~elaterie e i bar son presi d' assa I to. Sui canali, con quest'afa che opprime, si respira per così dire l'aria del capogiro e del malore improvviso. Tale è Venezia nel calore di agosto. Sotto le nuvole basse, la sua drlicata compagine scricchiola sotto la minaccia di qualche uragano imminente, ma nonostante tutto, questa regale e tremenda città, in bilico su delle palafitte fradice, ostenta ad ogni passo le sue venerabili, minuziose, ardite sc:luzioni, e la sua bellezza profonda e irresistibile. La sera sui più remoti campielli ci son dei banchi di fiori da cimitero che i lumicini a vetro smerigliato rischiarano poveramente. E sotto i ponti, nei luoghi dove c'è più traffico, luce e mangiare, le sirene in agguato s'avvi~ cinano a branchi, mctton fuori il muso tondo grondante d'alghe e d'acqua dei canali, e fan sentire una specie di latrato sommesso, modulante, perché si getti anche a loro qualche scorza di cocomero. _Al Lido, in attesa della gran Mostra cmematografica, la bagnatura universale _pr?cedeva come sul Ganc;:e, a guisa d1 rito sacro. Le Vamps più celebri del cinema americano quest'anno non si son viste. In compenso c'è stata qui per i bagni la virago berlinese Brigittc I-lelm che fece salire d'un palmo il livello dei mare, quando s'imroerse fino al rollo con quell'immenso e bellissimo e.or~ di gigantessa del Nord. Riconosciuta sulle acque per quella sua piccoi" testa di greca scervellata, fu_ un attimo : scappò via in accappatoio, saltò sulla e Mercedes , a otto dlind.ri e ~co"'!parve in fuga al di là delle Alpi schrncc1ando per la strada galline cani e maialini di latte. ' OsJ?ite di Venezia fu anche, nei giorni scorsi, la steli~ egiziana Dajga Ha.fez., d:11.a e Far Fil.":, del Cairo. Attrice, reguseur e mus1c1Sta,tutt'insiemc creatrice dcli' industria cinematografica in Africa. Prima attrice del film nazionale Laila, figlia dt:l Desuto. Abitò qualche giorno in incognito al « Brit:i.nnia , <:.hiusanella sua carnera come una odalisca. L'ho vista di sfuggita, mentre pranz:wa sulla terrazza dell'hOlel che dà sul Can.d Grande. Porta al dito il misterioso scarabeo verde di malachite. Girava gli occhi d'inchiostro, neri e liquidi come due calamai. Ha la voce fonda di Cleopatra e le mani sottili di Fatma. Stavo ammirando sul scrio le fattezze squisit~ di questa diva egiziana, quando un amico comune mi sussurrò all'orecchio: e Dodici anni fa bisognava vederla, quand'era veramente carina,. In quanto al palazzo del Cinema c~struito e ultimato da pochi giorni ai L1doJ è una magnifica e audace istituzi~ne, specie di Teatro cii Bayreuth applicato ai film internazionali. Completamente isolato, questo edificio Novecento posa sulla ghiaietta gialla di una spianata geometricamente perfetta, e salvo le proporzioni hd la forma d'una lussuosa e Phonola Philips ». Dentro ~ comodo, :\mp:o -: wnoro a meraviglia. Il g_iorno ~eU' inaugurazione scoppiò proprio sul Lido un temporale scespirianoJ di quelli che fan pensare al Moro di Venezia, e il motoscafo della signora Barbara }{utton, la più ricca e bella ereditiera d'America> che sopraggiungeva li per lì per a.ssistere all'apertura della Mostra, fece proprio naufragio sulla costa. I pompieri della barca municipale salvarono a fatica la miliardaria famosa e il conte Reventlow suo marito dalla furia del mare. .I. due !campati, coperti di impermeabili e d1 cappellacci che avevano loro prestato i vigili del fuoco ripararono in fretta e furia nel loro albergo. Intanto Pia,zza San Marco si trasformò in un lago. Sotto le Procuratie tutti i turisti in maniche di camicia guardavano esterrefatti la pioggia cadere dirott4:1su questa specie di gran salotto pubblico. Non si vedeva più un solo piccione in giro. Tuonò e s'oscurò singolannente tutta la laguna. Gli altissimi alberi della terrazza dcli' e Excelsior, si torcevano convulsi trasalendo nella bufera con tutto il loro fogliame, come nell'ul!imo atto del Rigoletto. Però l' inaugurazione ebbe luogo ugualmente, e riuscì graziosa e solenne quanto mai. S. E. il Ministro Dino Alfieri pronunciò una elegante allocuzione d'apertura al Festival cinematografico. C'erano intorno a lui il conte Volpi, benefattore di Venezia, il Comm. Fred. di, direttore generale della Cinemato• grafia italiana, S. E. iJ marchese de' Calboli, prrsidente della e Luce», l'on. Roncoroni presidente della Cinecittà, l'on. Maraini e molte illustri pcr5onalità del Rcg;mc. Il pubblico internazionale che gremiva da un capo all'altro la ,;ala fece le più calorose accoglienze alle parole del Mini~tro1 dopo di che ebbe luogo la prima proiezione dei film. Il temporale che imperversava fuori non disturbò la semplice e geniale cerimonia. Uscendo dallo splendido e nuovo Teatro del Cinema, la pioggia era cessata, i tulipani del viale ardevano come ebbri di tant'acqua bevuta. L'uragano lasciò dietro di sé la freschezza, e il profumo sul Lido. Poi la luna riapparve nel ciclo e tremolò sulle acque df'lla laguna. Allora le orchestre cubane si misero a su~urrare da tutti gli angoli pill misteriosi spargendo e trascinando lungo tutta la spiaggia il loro invito alla danza. Quella sera la stagione veneziana ricominciava da capo. BRUNO BARILLI rrmrEmn® VIAREGGIO Viareggio, agosto. IL BALLO del Prcm;o Viareggio non fu mai, in verità, molto elegante. Almeno per quei premi Viareggio ai quali mi accadde di assistere. Ricordo la volta che venne premiato Campanile : vedemmo sul tardi il vincitore tornarsene a casa solo e inosscrvatoJ su un minuscolo spider. Ora le cose non sono cambiate nei confronti della letteratura. Ma si possono guardare le donne che fingono di divertirsi. Letterati e giornalisti si mettono insieme in tanti tavoli riuniti, con le mogli, le zie, le madri, i fratelli e i padri, quando ci sono, e gli amici ; i quali sono sempre commendatori o grandi ufficiali, tutta gente che gode di una misteriosa autorità. Questi tali, amici del letterato, mostrano sempre di disprèzzare un altro letterato, massime se è giovane, che gli venga presentato durante la serata: e Ah, lei scrive>, gli chiedono, e e dove? ». Sono quarantenni, un po' calvi e dignitosi, mondani nell'_accento, poveri nelle rClazioni, pretensiosi nel vestire, pieni di risentimento versò chi ha scelto una professione diversa dalla loro. Costoro, si sa, recitano la parte dei mecenati, di gente che ama le lettere e l'arte, e che, se volesse, Dio mio, un racconto saprebbe scriverlo, ma è il tempo che manca loro, proprio il tempo: non hanno mai un minuto libero· in città, l'ufficio, la confederazione, I~ fabbrica, non gli lasciano respiro... e d'estate, d'estate vogliono riposare e un po' >. :Ma un giorno, quando si ritireranno dagli affari e dalla politica (< Speriamo presto! , dicono con un sorriso bugiardo), un giorno, perché no, e qualche tesina » la scriveranno anche loro. Ma guardiamo le signore, le ragazze. Come si annoiano cC'rtc belle fanciulle, riunite intorno ai tavoli di prima fila, prenotati chi,.sà da quante settimane! Perché sono venute qui? Che cosa si aspettavano? Un'aranciata al banco costa dieci I ire. E i giovanotti, si sa, non sono troppo splendidi. Poi un'aranciata non fggiungc nulla a una serata che s'annuhciava così allegra e misteriosa. Le povere belle ragazze tormentano la ghiaia con la punta dei loro ~andali di raso : a cosa pensano? Vedo una bella dagli occhi d'argento che si è tolta una scarpetta e stende il suo piede color cioccolata. TEATRIALL'APERTO. IL DUE'ITODELLA. 11 0ABKEN'n e Baldoria, eh! questa sera >, le dico. e Baldoria della noia! , mi risponde, senza nemmeno voltarsi. L'orchestra tace. Fra tanta folla, ecco finalmente un'autorità: l'on. Franco Ciarlantini che sorride soddisfatto a un vecchio. signore, il quale gli dice, stendendogli la mano : e Come va onorevole giovanotto! ,. ' Dal palco dell'orchestra parla il Conte Doni. Dice i numeri sorteggiati fra i possessori dei biglietti d'ingresso. E, fra i premi, appare anche l'Idrolitina del commendator Cazzoni. Poi recitano i De Filippo. Tutti stanno in piedi, non si capisce niente. Intanto sento una signora, che mi passa accanto, dire: e Se la meritava la sorte che ha avuto ... sì, triste sorte! Ha perduto tutto,. In principio faceva piuttosto fresco, poi il caldo è di·•enuto insopportabile. Le mogli, le fidanzate, le sorelle, le ~adri dei membri della giuria, riunite mtorno a un lungo tavc::,lovicino all'orchestra, stanno ormai malinconiche : si passano di mano in mano una grossa scatola di latta piena di biscotti. In un'altra pi.sta del giardino si trasmette. con un altoparlante, la musica del~1orchestra. Trovo, fra tanta noia, la figlia del fotografo del viale, sola senza ballerino, morbida e vellutata 1 , con occhi neri dolci e brillanti. t la sola ragazza che con~rvi qualche illusione, che creda alla felicità di questi notturni letterari. t sicura che il divertimento verrà, che la poesia e l'arte sapranno accendere i bengala della fantasia e dell'amore. L'orchestra, a un tratto, tace di nuovo. Una folla variopinta si assiepa intorno al palco e, vedendo che la gente più bella se ne va a p,l'.iSeggioper ; giardini, mc ne vado anch'io 1 lasciando che altri, più paziente, ascolti i discorsi : i quali saranno senza dubbio interessanti, ma in un ballo, fra tante bellezze> certamente importuni. Odo così, fra le aiuole, nella semio~urità profumata, la voce penetrante dl Lando Ferretti dire alto il nome di Guelfo Civinini, nato ;i Livorno il 1° agosto 18731 da ... e ..., vincitore dell'VII_I Premio Viareggio di L. 30.000 col libro « Trattoria di Paese,. Uscendo, domando a un J>Ortieredel Royal se sa niente di quel che hanno fatto in questi giorni i membri della giuria. « Io non so nulla», mi risponde, e ma è probabile che siano andati a giocare alla boule dei bigliardini, nella Galleria Nettuno, dove puntando due lire c'è il C.'lSO di guadagnarne dodici». ANTONIO DELFINI ~~&\a DEL VANTAGGIO CHI PER LA PRIMA. volta entra nel cortile della Pretura unificata di Roma, in via del Governo Vuchio, si trova come in una caserma. Caserme d'un tempo, che hanno l'aria di 1endarmeria. Eppure si tratta d'un palau.o, d'uno dei tanti pala.ai che, in meu.o a case cadenli, sono nel quartiere di Parione. Alla caserma, forse fanno pensare il selciato di piccole pietre sconnes,e, e i fine1rroni del primo piano, nudi ed ampi; oppure le insegne detli uffici qua e là sulle porte. Alla 1endarmeria, non la feluca d'un carabiniere che si trovi di pauattio in Prelura, nJ il naso di un metropolitano, semmai la faccia della 1ente. Uomini e donne d'otni età (le donne 1pe1So con ragatti alla mammella) stanno a ridos,o dei muri quaJi per dar luogo a qualcuno. Chi va in Pretura sta a ridono del muro per non ingombrare la 1Jia atli avvocati, agli ufficiali giudiciari, agli uscieri. Tutti stanno in atleJa_, pieni di noia fin che si 1Juole, ma ,enca impacienca. A.tle fine1tre del primo piano, si affaccia sempre qualcuno e guarda di sotto: oppure appot1iato al davan,tale di pietra leue un tiornale; ma1ari si legfi Bertoldo, ma non comprendendo il senso delle parole. Chi in Pretura lettt un giornale umoristico non ride; 6 lontano dal ridere. Lette macchinalmente; suuulia ad ogni pasJo dietro le spalle: la Pretura di via del Governo Vecchio è un po' l'anticamera della pri1.ione. e sì che in Pretura i delit1i non sono nemmeno delitti. La donna, che altende allattando di enlrare in udienitJ, al più prese per i capelli una sua vicina di casa. Il tiovanotto, che aspetta serio, forse va a fare una testimonianca per un suo amict'I che ha rubato un paio di polli. Le cause in P,elura fanno rider la genie; comunque sono quellt. che dànno l'avvio anche a 1randissimi ladri. b l'anticamera delle carceri: chi vi entra si domanda su quale chi• na si metla. I /requentalori della Pretura non sanno e1sere disinvolti. GLI ARCHITETTI, si sa, debbono far quattrini, e non pensano all'architettura. I loro proietti non ci muavitliano, ma quel che non si comprende i la continua imprudenia dei quotidiani, i quali pub· blicano otni sorta di progetli ediliii, E si sa che un articolo in un giornale, ogti, :,er un architetto è un titolo accademico. ALLA PI NET A SACCHETTI sta sor• gendo un quartiere popolare, di quelli che sarebbe augurabile sorges,ero intorno a Roma. J.,f a intanto se il luo10 ha scuole e medico condotto, le sue strade sono pes. sime; quando piove si impantanano. La linea della Società Elet1rica 110n manca, ma quelle strade non hanno illumina(.Ìone. PERCHS TANTA poluere al Luna Park della Passe1tiata Archeologica? Ba• sterebbtt un'innaffiatura, almeno una o due (IOlte al tiorno. MASSIMINO ( PALCHETRTOI MAN) I &l~~©~Jt~ U OIMMO Spadara la prima volta nell'inverno tra il 1915 e il 1916, al tC3.tro &naccoui di Ferrara, mentre davanti un pubblico composto dalle truppe di rifornimento del ~7• fanteria, cantava: Vieni vieni a far kiss ki11, O mia bella miu, O mia bella mis,. Cartelli affissi all'ingresso del teatro ammonivano di non chiedere la moua alle canzonettiste, altri cartelli spani per i corridoi pregavano i signori militari di non insudiciare i palchetti. Spadara cantava accompagnandosi al piano, seduto di sbieco sullo sgabello girevole, il piede sinistro sul pedale, la gamba destra quasi in ginocchio, il busto rivolto al pubblico. E se derivazione c'è nello stile spadariano, es.sa è appunto in questo cantare e auieme accompagnarsi al piano, e non trae dal Chevalier, sibbcne dal grande Fragson, re del \'arictà e morto per infanticidio. Fragson è un'aheraiionc di Fro1son, che significa e figlio della rana >. Nato in Inghilterra da madre belga e padre americano, costui costituiva intorno al 1913 una sintesi vivente e anticipata della Società delle Nazioni. Fragson era una 5pccie di enorme quadrumane, dinoccolato e gigantesco come l'ombra di un gorilla sul muro. Le sue e creazioni , hanno mandato in visibilio i pubblici dei varietà di Parigi e di Londra, fino al mìllenovecentoquattordici, anno della sua morte e pr-imo della gut-rra mondiale. Fornito· di una voce atroce di sciacallo, ma musicista coltissimo, la direzione dell'Opera di Parigi lo aveva scritturato per la parte di Bcckmesser nei .~ae- ,tri cantori. Alla vigilia della gloria suprema, Fragson cadde per mano di colui che lo aveva messo al mondo. A Parigi, Fragson coabita\'a col padre e con un'amante. Il padre s'innamorò della donna, e in un accesso di gelosia uccise la carne della sua carne. I funerali di Fragson furono uno spettacolo indimenticabile. Il feretro era seguito da una lunga fila di !andò, in ognuno dei quali sedeva un re della canzonetta, un astro del varietà: Mistinguett avvolta nelle piume di struzzo, Dranem con un cappellucc.io in forma di tortino, Mayol, colui che durante la guerra la Francia cl mandò in missione di propaganda, afflosciato sui cuscini della cal'l'ou:a come un enorme maiale che se ne va al macello in carriola, e col trucco della faccia rigato dalle lacrime. Era mezzogiorno. 1 laboratori delle sartorie parigine buttavano in istrada. le lavoranti a fiotti. li corteo s'ingrossò. In ultimo, un fiume di popolo composto di crestaie e di commessi seguiva il morto, cantando a voce spiegata Elle est de la famitle la petite AtloJ e gli altri celebri ritornelli e lanciati > dal grande Fragson: Per determinare con un solo vocabolo le qualità di Spad:1.ro, non conosciamo di me• glio di un aggettivo neogreco intraducibile in italiano:· levèntes, il quale riassume in ~ i significati di graiioso e spavaldo, sguaiato cd elegante. Spadara, ovverosia il bèccro signorile. Quanto al suo toscaneggiare portato a forma nuionale, alla sua arte del verbo rapida e precisa, al suo parlare un po' greve, quasi e buttato via > e come formulato con la bocca piena di noccioline, confessiamo che queste qualità di Spadaro esercitano su noi un fascino profondo, e simile a quello che, quando siamo all'estero, esercitano su noi certe derrate nostrane particolarmente curate per l'esportazione, come il burro di Codogno dentro le scatole istoriate con le vacche e i paesaggi di Lombardia, il .. gorgonzola bianco ve1tito della sua camicia di stagnola, i fiaschetti di chianti incravattati con nastri tricolori. Nel suo nuovo spettacolo 1937, mercé la collaboraz.ione dei comici O. Bilancia e F. Tomrnei, e circondato dallo squisito serto delle 10 Blue Beli Young Ladies, Spadaro, diversamente da tanti commediografi seriosi che ritmo e grazia non sanno dove stiano di ca.sa, ha composto una rappresentazione che, ~n ritmo continuo e grazia ininterrot• ta, prende lo spettatore per mano e lo conduce senza intoppi fino alla fine di questo piccolo miraggio estivo. ALBERTO SAVINIO CONCORSO PERMAKEHTE DI"OMHIBUS" "OMNIBUS .. ba. a.perto a. t.ut.U l suol let.t.ort un Concorso perm&nente per l& narraslone di un fat.t.oQ.U&l1la1tr,ealmente acc&dut.o a cbl 1crtve. La na.rrutone non deve superare le tre colonne del glorna.le. e deve enen lnvt&t& alla Dtrei:lone dt "OMNIBUS.. in cart.elle ■erlt.t.e &macchina, da una. 101a parte del foglio. ogru. na.rrulone pubbUeat.a., aecondo l'ordlne di arrivo e d'accet.t.&1lone, vorrà eompenaat.a. con Lire 600 (C1n- (lueeent.o). - I d&t.t.l101crtt.Unon acce\.- t.a.Unon 11rest.it.u.11cono. - Per la valldlt.à della spedlllone, l concorrenU dovranno 1ervtrsl del tagliando 1t.ampa.t.o qut 1ot.t.o,l.ncoll&t.o 1ull& bu1t.a. D A ROMA LEO L.ONGANESI - 0ireUore re:9pons•bile S, A. F.~ITKltE • O\IZ,.IIJ\;S • • \111•.\:,,0 Proprn:-11 arli1tiu e leu,.,:,irìa riL<-n.111. Rl7,7;01,I & C.:. • An. per l'Ar1e d,Ha S1:ampa \lilano Rll'KODt·z.1O:-.1 F-~'H-.(,li!Tli CO"I \I.\TERI.\L& l'OTOl,RA~·u:o • FF.RR.\'.\I.\ ,., p,.fibhciri \i:;enna (.; l,.,..chi. \lihmo, \"i., Sahini 10 Td. •0-90- • l'•riRi, S6, Ru<i de F:i.ubouri Sain1-Honor4
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