Omnibus - anno I - n. 20 - 14 agosto 1937

«Giovannino> Vonwiller, assessore municipale; e mentre il sindaco pcrd!': tempo a voler raggiungere la ribalt.l per dar di là la notizia, annuncia che la principessa Margherita ha dato alla luce poche ore prima il principe di Napoli. Allora elettricamente tutti furono i1: piedi, i frac e le loìlettes delle poltrone e dei palchi, la gente « di giacca e coppola> del loggione. Tutti applaudirono, tutti acclamarono. Persone che in buona fede si credevano un minuto prima ancora ostili o almeno risentite, ora si accorgevano di essere commosse, e che l'ostilità non era stata per lungo tempo che la forza d'inerzia di un'abitudine. E, segno in'!quìvocabile di una si,lccra patriottica esaltazione, per la prima volta le note della Mar. eia Reale apparivano a tutti commoventi, nazionali, e perfino belle. La conquista di Roma Roma fu presa e fu preso il Quiri• nale. Gli impiegati pontifici che lo abitAvano con le loro famiglie e i loro pa• renti in patriarcale abuso vennero espropriati, « come il Santo Padre >, dicevano loro, e alla meglio il ministro della Real Casa organizzò fra le celle dei conclavisti, le cappelle e gli altarini, i primi alloggi dei Sovrani d'Italia nella loro capitale definitiva. Arri• vò Vittorio Emanuele e con la facci.1 del viaggiatore secc.uo >, sotto la pioggia battente. E arrivarono anche i principi di Piemonte. Chi apolaudiva, chi si voltava dall'altra parto. Che stringimento di cuore, la Città eterna! Catapecchie, palazzi coi portoni chiusi, lunghi muri di conventi, osterie ogni cinque passi, orti e fruttcti fra le ca~, e a sera il passaggio delle greggi d'Abruzzo e dei bufali di Maremma. Il Tevere sporco fra le prode di gramigna accoglieva il riflesso delle lampade votive sull'angolo di palazzi qua• si veneziani, e alitava sui quartieri prossimi malaria e poesia. I patrizi si rinchiudevano in app:i.rtamenti che conoscevano splendori da secolo d'oro, il popolo si divertiva èoi moccolctti, con le corse di scarafaggi, con quelle dei barberi. A guardar dalle finestre <ld Quirinale, la cupola di San Pietro sembrava appartarsi nel deserto dei prati di Ca.stello, ma ogni sera la porpora <lei tramonto le restituiva la sua rega• lità1 come per protestare. Si ha un bel dire : e Ci siamo e ci resteremo > e « Roma intangibile >: persone di minore sensibilità di quanta ne potesse avere una principessa torinese e catto• lica avevano esitato, nell'intimità delle loro coscienze e delle loro abitudini, dinanzi a questa bizzarra città che neppure a Napoleone si era data, e che in fondo sarà davvero italiana soltanto quando i nuovi quartieri avranno soffocato i vecchi rioni e centomila « romani de Roma> saranno diventati mezzo milione di romani semplici. E'. forse illecito supporre che entrando in quel p::dazzo ançora vigilato dagli !ìtemmi pontifici, Margherita abbia potuto provare una sottile incertezza, una nostalgia di altre strade, di altri panorami, di altri a.bitanti? Non cc la renderebbe anzi questo dubbio più umana e più cara, e non aumenterebbe il suo merito di aver saputo rappresentare la sua parte con tanto imperturbabile e serena dignità? Era certo enormemente difficile, e foNC senza esempio nella storia, essere principessa e regina in una simil_c città. Questa a\'eva visto, nelle sue vicende millrnarie, fra pontefici epicurei e cardinali guerrieri, fra conquistatori e tribuni, anche cortigiane sontuoM:, e regine esuli che •con quelle avevano gareggiato: ma per la prima volta n.de~c.ole \"Cniva imposto o pn;- posto il regno di una donna. For..e i contemporanei non si resero conto dell'arte fini,;c;ima, vera arte politica, con la ciu:-tle M..i.rghcrita c;cel,;e il c.uo att<'f'~iaml'nto, le tonalità del suo modo d1 cc.e.ere.Il fasto le <'ra interdetto dalle diffidenze della democrazia, e ancora più dalla impossibilità di uguagliare la inagnificenza papale. La mo. destia in quel Regno appena nato, in quella capitale appena conquistata, avrebbe voluto dire poco meno che oblio. Essa scelse per la sua regalit:1. l'abito pi'Ù difficile a portarsi : la signorilità. Anche altre regine hanno potuto, come lei, incoraggiare poeti e musicisti, saper conversare con i Ruggero Bonghi di filosofia, con i Vitclleschi di storia ecclesiastica, con i Barracco di archeologia, con i Broglio di Alessandro Manzoni : ma non è qui che bisogna cercare il senso originale del suo fascino e del tipo regale che essa ha creato. r. nella maniera lieve e imprecisabile con la quale seppe diventare in pochi anni il primo personaggio femminile, la Prima Dama di Roma, riconosciuta come tale da tutti e da tutte; nell'abilità di conservare, intorno alle conversazioni del suo circolo privato, la grazia femminile come una atmosfera leggera che tutti rcspi~ ravano a loro agio, professori celebri, e gentiluomini di Corte; nel modo di suscitare, lei, nuora del « sopraggiunto Re>, e con gli scarsi mezzi scenici di una Corte costituzionale, quel prestigio che si rifletteva indiscusso dopo pochi anni di Regno, su tutte id dame di palazzo che portavano la sua cifra in brillanti nei salotti più alteri da quelli dei patrizi veneti a quelli' dei feudatari di Sicilia : nella grazia con la quale ricevendo le signore del Terzo Stato .burocratico, mogli di com• mendaton con la serva a tuttofare, sin• dachesse di provincia, trasformava magicamente il loro disagio nella felice baldanza di essere state pure loro gran dame. E soprattutto nell'equilibrio con il quale sapeva esistere come Regina anche per il popolano più umile, senza ricorrere né alla facile messa in scena della pompa sovrana, né all:i. fittizia cordialità a bupn mercato di una presidentessa coronata, ma soltanto con quella semplice, e pur preziosa abitudine dat:'\gli dì vederla passare al trotto rapido della sua pariglia, segnalata da lungi dalle livree scarlatte, per i viali di Villa Borghese ~ci giorni di apertura al pubblico, per il Corso, per la strada delle Capannellc il giorno illustre del Derby. La prima Regina d'Italia Non aveva che ventisette anni quando la scomparsa improvvisa di Vittorio Emanuele 11 la fece Regina. La dinastia sembrò allora a molti senza radi~i profonde nel su~lo nazionale, dcstmat~ :1 non sopravvivere a lungo al prcsttg10 personale dell'antico soldato di Novara e di Palestro. I repubblicani rialzarono la testa: si parlò di « placido tramonto> della monarchia. Il giovane Re raccontava a Bonghi che un ministro di Sinistra gli aveva detto tranquillamente che se gli avessero portato da firmare una legge che fondav:i. la Repubblica con l'approva. zionc del Parlamento,, lo spirito dello Statuto voleva che lui, il Re, l'avcs,c firmata. Gli uomini di Sinistra al potere da due :i.nni avevano sempre accusato i principi di Piemonte di parteggiare per la Destra, di circondaN.i di uomini « della Consorteria>; ora che essi erano sul trono, manifestavano la loro diffidenza in mille modi: dall'imporre al Re di essere Umber• to J e non Umberto IV, come :i.vrebbe voluto il precedente creato dal padre, fino al tentativo grotlC.)COdi impcdirf' alla Regina di assistere alla inaugurazione del monumento al duca di Genova a Torino. La nuova Regina non ascese ccrtu al trono con l'animo inebriato dalla gr;rndcna ddla sua !X>Sitione.Francesco De Sanctis cerCa\'a di r.w~icurarla, le parlava delle dimmtrazioni della Camrr.,. delle manifc-~tazioni popol:i.1i quando la guarnigione awv.ì prestato giur,um·nto al nuovo Re: c!b accoltav.l <1;Ìlcn7io~ial facile c-loquio del gran• ~ucllo slancio primitivo per un Re mihtarc e per una Regina bionda. L' indomani, il Rettore Magnifico introduce la mediocre Flarsina del collega nella folla dei vrivilcgiati senza eleganza che circondano di timido sussiego democratico i giovani Sovrani e vanno e vengono intorno a loro: per un poeta, lo spettacolo è forse triste, anfibio, non compiutamente regale, non compiutamente plebeo; ma ... e la Regina intanto senza darsene l'aria e non essendo nella sala immensa l'apparenza del trono, troneggiava ella davvero in mezzo alla sala ... Ella sorgeva con una rara purezza di linee e di pose nell'atteggiamento, e con una eleganza semplice e veramente superiore s~ dcll'adornamcnto gemmato, sì del vestito (color tortora, parmi) 1 largamcnt~ cadente. 1n tutti gli atti e nei cenni e nel muover raro dei passi e della persona, e nel piegar della testa e nelle inflessioni della voce e nelle parole, mostrava una bontà dignitosa. E tra ciglio e ciglio un corrusco fulgore d'aquiletta balenava su quella pietà di colomba >. E pochi giorni dopo, gli Achille Bizzoni del partito repubblicano leggevano, col sorriso amaro degli incorruttibili, « Onde i.•enisti ... > e fulminavano in prose dimenticate l'apostasia del poeta di « Giambi ed epodi>. Fu la più grande, non la prima vittoria della Regina. Già aveva tentato non senza successo di ammansire le ostilità dei parlamentari di Sinistra verso la Corte mostrandosi con loro La Regina Kargherlta a Ooumayeu nel 1897 dc critico, uomo di Sinistra pure lui, r alle sue assicurazioni si limitava a rispor.dcre con un malinconico e consapevole : « Lo spero >. Però, sotto l'apparenza delle diffidenze parlamentari, il popolo, e i suoi migliori interpreti, davano altri segni. I Sovrani si misero in vi:i.ggio per il Regno. Bologna : nella medioevale città festante (« il popolo avea rotte e turbate le file e mescolati i colori offi. ciali ... >) tutto era contrasto: all';y,- plauso e al vociar della folla rispondeva il battere della pioggia sui tetti •! sui vetri, e il ciclo grigi? nel « brutto vespro > deprimeva lo slancio delle bandiere e dei pennoni. Si illuminavano le torri, « ma San Petronio taceva ... pema\'a ancora al suo piccolo comune trioniante di Re e di duchi, e non co• nosccva o non volca riconoscere ... >. Ma ogni contrasto si sanava e spariva in quello slancio sorprendente del po1>010.Stretto nella folla, circolava sotto i portici ingombri Giosuè Carduc~i irritato e perplesso: il cervello classico e tcpubblicano reagiva in un moè:l, il cuore romantico in un altro. Aveva rifiutato una decorazione, ma avcv.1 accettato di essere presentato :i.iSovrani, il giorno do1x,, fra le notabilità cittadine. Avrebhe forse voluto beffare c1ucll'entusiasmo pof>0lare evocando la Suburra e i facili trionfi dei Cesari fr:-. la pld>e compr.;1ta, ma sapeva benissimo che non era così : il Re dello Sta• tuto non era Cesare e quali pani e qu:ili giuochi poteva chiedere a quei sovrani di pasc.aggio il 1>0polo bologne,;c? Avvertiva, lentamente e resi- <;t('ndo, che fra tant.l mediocrità di al· teg:giamenti e di patteggiamenti, unJ lx-Ilena profonda e lontana era in cosl cortese e sorridente come lo era con quelli di Destra : e si era molto parlato nei salotti « bianchi > della capitale del fatto che ella avesse scelto a un ballo di Corte il barone Nicotcra, leadu di Sinistra, per ballare la quadriglia al suo fianco. E quando le era stato presentato l'onorevole Zanardelli, membro di uno dei primissimi ministeri di Sinistra, ella gli era andata incontro recitandogli i versi di Carducci dedicati alla sua città natale : Lieta del fato Brescia raccol,emi, Brescia la forte, Brescia la /urea, Brescia leonessa d'Italia ... Oggi che nessuno cita più versi, for• se queste manifestazioni del suo stile lascerebbero sorda la sensibilità dell'attuale gcnc:raiionc, e le sarebbe difficile valutare il commosso cornpiacimenl~ e la lusiE,gata riconoscenza del ministro: ma le generazioni di allora sono sorte recitando i tenui versi sulle due isolette alcardcsche che « si guar. dan sempre e non si toccan mai», e sono tramontate declamando; « perché voi non mi amate cd io non v'amo>, e anche un Guardasigilli allora frequentava il Parn:iw. Del resto se si potes~c versar nell'aneddoto il ri~ fresco col quale certo ella avrà terminato la citazione per toglierle ogni sa• porc di prezio~ità, se si potessero evocare l'animazione gentile del suo sgu:\rdo, e h-1 disinvolta eleganza con la quale c;arà poi pas'ìata ad altro tema, a.llor:1 intenderemmo che ella si riallacciav:1 a una lontana, augmta cd italianic.sima trndi:tionc, quella che ,wev.1 confort,1to il Tac;so e protetto l'Ariosto. MANLIO LUPINACCI (Ln Jint nl P"ouimo "'""rn,) ~ LUIGI FOREST ha voluto spiegare ai suoi lettori la differenza che c'è fra l'educ:nione e il tallo. e Supponiamo>, diceva press'a poco Luigi Forest, e supponiamo che un uomo entri inavvertitamente nella toleua e vi sorpren• da una donna. Eglì deve ritirarsi dicendo: " Oh ! scusi, signore". Dire ••t-eusi" è una buona regola di educazione, ma aggiungere " signore" è 1atto >. LEOPOLDO II, Granduca di Toscana, era miope. Durante un ricevimento chiese a una signora introdoua a Corte quella sera nena: < Lei quanti figli ha? >. « Tre, Altezza>. Di lì a poco, fermatosi presso un gruppo di invitati, il Granduca interpella la me• desima signora e, non ravvisandola, lo domanda ancora: e Lei quanti figli ha? :>. < I solili tre, Altezza>, risponde arguta la fiorentina, < non ho avuto tempo di far• ne ahri da dianzi in qua >. NEL '59, nel momento in cui Leopoldo II lasciò Firenze e il Granducato, era Presidente del ConsiglioGiovanni Baldasseroni. Uomo integro e burocraie infa• tic.abile, aveva qualche qualità per poter governare e barcamenarsi nella bonaccia dei qi..ieti lempi, ma per restare a galla e navi- ~arc con quf'I po' po' di libeccio che a quei ~-iorni soffiava su Firenz.c, gli mancavano tulle le qualità dello st:..tista a cominciare dalla conoscenzadegli uomini. Ma forse il Balda.sseronicredeva fosse baslato darsi il contegno di uomo importante per supplire alle qualilà mancanti. Infatti egli c.ammi• nava maelloso, e.o\ peno sporgente e l'occhio al ciclo, come fi»o a scrutare chissà quali empiree visioni. I fiorentini, per questo suo atteggiamento, lo chiamavano non Sua .EccellenzaBaldasSt"':ronmi, a < Sua Baldanla Ecullent,oni >, VERSO il r 66,, la Società Reale di Lon.: dra decise di inviare qualcuno dei suoi membri sul picco di Teneriffa per eseguire gli esperimenli di Torricelli e Pascal. Siccome le isole Canarie appartenevano al re di Spagna, la Società Reale deputò due ragguardevoli personaggi per chiedere all'ambasciatore di Spagna alcune lettere di raccomandar.ione per poter mettere piede nell'isola. L'ambasciatore (u e.ortesecon i depulati, e, scambiandoli per membri di una società di mercanti che s'era allora costituita a Londra per il negozio dei vini con le isole Canarie, chiese loro in che misura intendeuero prelevare la merce. Cli inviati della Società Reale risposero che ben ahro era lo scopo del loro viaggio, intendendo pro• cedere, a Tcneriffa, agli esperimenti sul peso dell'aria. e Che? > domandò I' ambasciatore sbi• gottito; e voi volete pesare l'aria? >. e t nonra intenr.ione>, risposero calmi i deputati. e Utcite subito>, gridò lo spagnolo. <Voi siete pazzi >. E poiché i due insis1.evano, l'ambasciatore li fece mettere alla porta a viva forza. E immediatamente (u avvertito il duca di York che due membri della Società Reale, improvvisamenle impazziti, avevano chiesto il permesso di pesare l'aria. ALLE PROVE dcli' Ai1lon, Sarah Bcmhardt rispondendo duranle la scena di Wagram, alla battuta di Flambcau: « ... Le ciel blanchit vers l'eJt>, con il verso: e ]'empoigne la crinihe! Alea jacta e,t .'>, ebbe a domandare a Edmondo Rostand di che criniera si trattasse. e Ma quella del cavallo, chè,e Madame>, rispose l'autore. < Avrò dunque un cavallo? >, chiese visibilmente impressionata la grande Sarah. <Naturalmente! L'Aiglon parte per la Francia! Non può andarci a piedi! >. Sarah lkrnhardt chiese che l'indomani si cominciasserole prove con ìl e.avallo. Il quadrupede chiamato a tanto onore, non appena calcale le scene, fonc per dimostrare la sua deferenza per la grande attrice che attentamente e da vicino lo scrutava, si mise a scalpicciare piuuosto vivaccmen• le. lmpressionatiuima, Sanh chiese che lo conducessero via immediatamente e che alla .seguenteprova fosse condono un cavallo più ~"Cile. L'ordine (u eseguito tan• to a punt. ,.., che il secondo quadrupede preM:eltoa calcare le gloriose scene della Porte Saint-Martin, era co:sldocile che pa• reva non dar segno di vita. Ma la pru• dente Sarah non volle fidarsi delle apparenz.c e per provare la docililà df"lla bestia, si mise a fargli dei grandi strilli a un passo dal muso. Il cavallo, niente! Pareva dormire tranquillo. Non ancora rassicurata l'attrice chiese che si mettesse in (unzione la macchina per fare i tuoni. Nel teatro echeggiò una furiosa tempesta, ma il ronzino non se nf" dette per inteso. <Ora >, disse Sarah Bcrnhardt ai nume• rosi presenii, e prendiamoci per mano e corriamo verso il cavallo giidando lutti assieme... cosa potremmo gridare?... Ah ! cc• co: "Viva l'la,pcratorc ! " visto che reci• tiamo l'Aiglon ... >. Ubbidienti al volere della dispotica diva, i presenti :si prestarono a farsi artefici di questa terza prova f', ad un cenno di Sarah, dai loro pelli si levò un e Viva rimperatore> cosl tonante che l'uguale non era forse mai uscito dai gagliardi pelli della Vf':cchiaGuardia. Allora si produsse una cosa piuttosto difficile a raccontare. Immaginate quello c'lc può fare un cavallo molto docile che ha paura. Un rumore insomma. Un rumore eh~ parve la eco tardiva dei lUoni di poco pnma. Sarah Bernhardt fece una smorfia,ma ri• prendendosi immediatamente si rivolse a Rostand che pa2iente auendeva: « Terre• mo questo cavallo... non è cattivo... mais il est cochon >. LA CENSURA, sotto Ferdinando 11, spesso,come tutte le censure, diventava ridicola. Una volta al celebre artista Adamo Albcrti che recitava al Teatro dei Fiorentini venne restituito il manoscrillo di una commedia in cui il pcrsona1.1:gdioiceva al suo domestico, facendosi sen ire, da pranzo: e Ponatemi uno starnotto >. Il revisore scrisse sul copione: « Se ne perrneue la rappresentazione, però quando la c:ommcdiasi recitassenei gi-.n11 di vcner· dl e sabato, che sono giorni di magr'>,l'attore invece dello starnouo domand("rà un cefalotto >. indiclllissimll perl,izionidopo il bl!gno e PRESSO TUHE lE PWIUMlRJE ~ RIGhledere Jlec;onedi propegende •:,,,~ ;;~;~~:~;;'~~~; ) '.":\ I VIA TRIVULZIO 18-0. MILANO IlM[DIC INCASA EICICllPHII IUllJlllTE Qaeot'_., d'tmporlaua _,.. le -tale . ..... .., - rl• - moadlale, - da - - obllllplòda. bordo delle aavi maaatili e da - della -----ln eepa. COD aDa tonll& pià-. e ac,. • -bil• - al palanl. l'òrfalae rli op! maiat&; DO IDdi,ca I -i. ne._,;.celnnedledl-todi dlcu,a;--illndoal.aipri• ml-•--- ltica; - ..... _ al mal&ti e al forlti, ___ bel_ - • dolJa - -,i1a 1111· l'-to O - D- dei bambini, - nf01e d'lglelle por i ooo.ai-t1: la - porte elle rlpnla la - desii animali do- -· c&pltoll •allo piallte - ...u. appeadld atoddle, cul....U, ecc. L'oper•a atata -ta o ad&toata allo -là della vita • del -· ml ltailul da u gn,ppo cli medici apec:i.albti, aoteo la dinmoae ùd Prol. a.&. 1111111 DOCllDlft .. - UDDIU'r.u.a -.r.4 L IIIIITDIIT1• 111111- GAPO • llffllUU lldffilJO lll&L OOJIVD DI IIJUlnl * ILM(DICO IN CASA i l'enciclopedialndlJpensablple rogni famtgUap,reziospaer palestrec,ampdi igioco,comandi,guarntgtont,cantierliontani dalcentriabitati,ecc. • ... ,acino, ... WuRt&llonl, M ta-.olo a colorl • In roloc&loo (&D&lomlcho • nrlo), •• &rtlooll formano l'intera opera. che. 1oddl· visa in sei magnifici volOJDi di oltre 8oo pagine l' uno, rappreaent& la fonte limpida e sicura alla quale ognuno può ricorrere per scoprire le profonde radici deUe malattie e per ottenere un suggerimento od un aiuto diretti alla cooaervazione o al ritrova.mento del maggioredei beni elargiti alle pc.none: 11\ ealutc. * I sei volumi elegantemente rilegati In tutta tela, con se.ritte e fregi in oro Lire 640 Facili.JaitOni di pagamento a richiesta Agu.ti in ogni capoluogo di provincia Par ordlnuronl (nella o auecno) lndlrlum 1 RIZZOElCl .EDITORI Pl.&llA CARLOERBA8 • IIU,Al(O

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