Omnibus - anno I - n. 20 - 14 agosto 1937

t . ~ ----- ( n~ ~®~©IUCD n~ <B©a::!l'i::D©o.,.~ J CINEAMLALIDO Venezia, agosto. ECCO LA COMPAGNIA burrascosa dei pionieri che viaggiano a valanga verso l'Arizona. Di là, migliaia di buildings crollano in fiumi .di_ ~lv~rc lucente per dar luogo a m1gha1a d1 grattacieli che sorgono altissimi fra la nebbia. Fraternità minacciosa di uomini. Bufera di destini. Volo dello spazio. Tutto _il mondo, i suoi luoghi, pa ..- sano e s1 trasformano senza rallentare dinanzi ai nostri occhi. ' _Sono più ?i quarant'anni che questo gioco d1 luci dura, s'allarga mostruosamente e assorbe l'attenzione dell'umanità intera, correndo da un polo all'altro. E: l'arte elettrizzata la cinematografi~, ~he raggi 1 ungc, conquista e pareggia I una coli altra, in un batter d'occhio, le masse, le nazioni, le razze. _Arteuniversale, anonima, che non ha bisogno d1 Dante Alighieri, né di Mi• c~el~ngelo, o d! \.Vagner. Quarant'anni d1 sv1lupp0 e ~1 successo, e i nomi non contano propno niente; non ne è ri• masto finora un artista, un capolavo• ro, un monumento ad personam. La cinematografia cresce e s'avvan• taggia sulle proprie rovine. Rinasce continuamente dalle proprie ceneri co• me l'Araba Fenice. Ecco l'arte del genere americano: in scatole, come tutto· il resto. In_ scatole fotografiche,naturalmente. Pnma erano le scarse zoppicanti sca• tole sul misterioso cavalletto (il grosso occhio dell'obbiettivo e il cannone te· lescopico, l'astronomia della carnera oscura), ad impressionarci con le loro privatissime imprese. Quar:ido apparve il fotografo, il ma• go rudunentale che, nascondendo il ca• po sotto il panno nero, ci gridava a bruciapelo: « Fenno, sorrida >, come fi" dt::~~~: dell'al di là, rimanemmo· ~oi_nelle, ~le ne,re si perpetrarono i pnm1 esperimenti, tra due lampade :ossc, !a. sottilizzazione della luce, le muna~m1 capovolte, trucco e prestigio. Emozionante visione di amori dclittu~ si dal _bucodella serratura : la pellicola frenetica sussultava, il chiaro scuro re• divivo gesticolava nell'aria funebre di un passato remoto. • La danza macabra, le smorfie degli :cortic.ati, la l!lacchia di sangue nern, 1I documentano atroce, e tutta l'insurre:.:ione degli all-;,umdi famiglia ci sai• tò agli occhi. Caricatura e t~nnento ~ci primi film, comici e drammatici al• I eccesso. i\ poco a poco, nella cabina dell'operatore, subentrò la calma e l'accelerazione silenziosa, allungandosi la scorri• banda pazza e ripida di fantasmi. _I ~esti divennero lenti, rotondi, stu• dtau. La: crema riluceva sui volti. Gli s~ardi si riempirono di stupori insen• sat1,. e sulle labbra spuntò il sorriso glaciale e anestetizzato dei manichini di carne. La macchina dagli ardenti raggi violetti creava intorno un chiarore da sala crematoria, e così sorsero le dive e il divismo dei primi film ita• liani. Avevamo fatto la guerra. Avevamo sparso tanto sangue. I sacrifici e la vit• toria erano stati molto seri, ma lo spi• rito del pubblico non s'era per questo liberato dall'affettazione e dalle man}ere, dalle pose ridicole di quel cu• r1oso momento millenovecentodician• novt:.. Lrda Borelli, e quella povera 8crtm1 1 ci facevano torto sugli schermi del cinema nazionale. Ma tutti le am• miravano. Era il d.opo guerra. I teatri, presi dal contagio, avevano iniziato l'un do• po l'altro la serie degli spettacoli fil. mistici. Si trattava di celebrare il più clamo• rosamcnte pPSSibile il primato della nuova industria italiana. La ribalta delle nostre più gran<li scene liriche era diventata una pista di fotografie spaventate che fuggiv.t• no suµo schermo a rotta di collo. L'ippodromo delle proiezioni era in• stallato anche nelle magnifiche sale dell'opera; a tre metri sulla testa dei professori d'orchestra. L'occhio di bue del mistero s'apriva dilatato su un mondo elegante e con- ( usamente silenzioso di gente che vo). tava le spalle al passato. L'ora della cinematografia era scoc• cata : che invasione e che invasamen• 10 fu quello. Il teatro muto era ormai il più eJo. quente e il più ascoltato dei teatri. Intanto tutti, senatori, scrittori, ban• chieri, guitti, atleti, arcivescovi, belle donne e nani, tutti, proprio tutti fa. cevan ressa e clamore sul limitare del• l'imharcadero cinematograhco. !~'enorme immigrazione di barbarra1 chiaro scuro, di vandali e di etère ne• reggiava da ogni. orizzonte e urgeva verso quelle babeh che erano le grandi città del dopo guerra. E le banche s'affannavano a scari• care barili d'oro su barili d'oro dinan:ii agli scali interminabili del mercato cl• nematografico. J cantieri della « Cines > crescevano le Ditte si ,i:noltipli~vano dovu.nque ; sorgevano d lmprovv1so, vulcanicamen• te ~tto i piedi dei passanti, sotto le ruote delle carrozzelle in corsa, travol• gendo e impastando tutto con una gran furia costruttiva. S~i pon.ti fantasmagorici passavano r_ut1lando1~occhi elastici e molleggianh che rapivano agli sguardi le dive dello schermo, sdraiate sui cuscini in pose ducali. . L'enfasi, lo spasimo teatra1..,. l'entu• s1a!<-m~e, tutta la crapula accaldata delle tdec che traboccano e si fondo• no !n _una er.otica t vasta esaltazioni'!, co!lt1t~11vano 11 carattere di quei tra• mon~1 romani, sontuosi, screziati e dolci. Da un tumulto coperto e inquietan• te movev.ano progetti enormi, iniziati• ve capaci, e annunzi strabilianti e si lanciavano attraverso un polverì1 o Ju. ccnte e serale di città che entra nell'ora della follìa. Ecco per ogni dove i nomi nuovi d~. gli erigendi stabili.~enti: «Tespi film> « Lux et Umbra~, « Silcntium », poi cento altre case d1 film clamorose e ri. boller:iti: manifestazioni dell'albagia in• dustr~al~, occu_pa~e le aree, gli orti di cavoli, 1 campi d1 patate e di frumento, i _cimiteri sacri intorno alla capitale. Non s'era mai visto u~o sperpero, una va~a~za, un tramestio, una cuccagna s1m1Je. Fra il cartone e la falsa letteratura gli affari e gli imbrogli i biglietti d~ mille turbinavano come' bufere. Entro le gabbie di cristallo dei di• VCNi stabilimenti, i poetucoli svolazza. vano a stormi sulle loro aluccie di taffetà. In mezzo a tanta abbondanza il ca• valicre d'industria gavazzava. ' L~ ~munta ar~toc~azia. degli impo• t~nt1, 1 personaggi ab1tuat1 a tutti i ca• p1tomboli, gli individui che non sai precisamente di che vadano vestiti trovavano finalmente H loro tom/ conto. La manovella dell'operatore, che fora come un succhiello le lontananze geografiche, rimescolava le differenze sociali1 morali, intellettuali sfondav·t ogni impossibilità. ' • li diabete in cilindro, la tabe dorsa• le in frac, l'arteriosclerosi in scarpe di coppale, ~hette bianche e monocolo glaciale, ricevevano galantemente sul• le porte dei vestiboli sontuosi. Chi aveva più il tempo di dormire fra una pellicola e l'altra, in quelJ'in. terregno del buon senso e della discre• zione? Era quella l'immensa flotta dei nuo• vi argonauti che si affrettano verso l'avvenire. Pavesata festosamente di cartelloni scsquispedali, questa flotta di galere e galeotti di ogni risma scendeva accia. mando lungo il fiume, correndo, senza saperlo, verso un Niagara pieno di t r.t• casso e di distruzione. L:' cT?Ciata ~inematografica era allo• ra m pieno sv1luopo. I cinematografari avrebbero forse potuto tentare i1 ·olpo di stato? Il Governo a, .a tutto da temere da quell'esercito strapotente di cachets analfabeti e ben pettinati. Mentre le prospettive della vecchia civiltà italiana crollavano, e le epoche imminenti già si presentavano, ferme e perplesse, innanzi agli obiettivi fotografici dell'infonnazione, ceco cascar giù da ogni parte e disperdersi come nebbie al vento questo vasto e frenetico mondo del cinematografo naziona• ~e,. tr~cndo scèo nella rovina ·banche, 1mtut1, maestranze, celebrità e specu• latori. _Nonostante parecchi e gloriosi saggi eh produzione, l'iniziativa privata &•i film era nel suo comolesso fallita., St'II• za rimedio. Senonché il regime fascista, pren- ~kn_do le redini della cinematografia Italiana, gettava con larghissime vedu• te le basi di una nuova e più potentè organizzazione, istituendo fra le altre c?se g~andio5t: e solide questa Esposi• z1onr mtcrnaz1onale dell'Arte Cinem:t• tografica a Venezia, che ha suscitatn l'interesse e conquistato il favore di tutto il mondo moderno. E in •1ucsti giorni la quinta Mostra si è apert;.t al Lido con un successo di pubblico senza precedenti. BRUNO BARILLI IT& DELLE COLONIE A DOMENICA MATTINA arrivano i parenti degli ospiti al• le colonie marine. Appena i lo• ro piedi toccano la sabbia, si le~ vano beatamente le scarpe e così, con un gran fagotto di cibarie e di regali sotto il braccio, girano per delle ore a c~rc;_irei loro ragazzi. E, presto o tar· d1, h trovano. Allora si siedono in Iter• ra tutti in gruppo, intorno a un ma. schiE:tto abbronzato, rigirando fra le mani il pezzo di cioccolata o la bar. chettina rossa che hanno portato in dono. Non parla nessuno ché a casa non é successo niente di 'notevole e i bambini, in generale, sono silenziosi. Poi salutano e aspettano la cerimonia del~'anunlina•bandiera per vedere il figlio sfilare al passo. Sperano che il loro bambino sia tamburino e si fac• eia onore nella sfilata, poi tornano a casa con un treno della sera e ritrova• no la città ancora bollente del sole estivo. t una lieta giornata per loro; ma n~n _per i ~ambini. Le lacrime e gli addu !1 annoiano molto e poi, dopo una setumana che sono al mare, si .scordano persinc:,~ei genitori. Così accolgono più volent1en un estraneo che si faccia rac• ~ontare la loro vita che non i parenti imbarazzati dalla nitidezza della co• Ionia. I più felici, poi, sono quelli che non hanno ricevuto nessuna visita e che possono giocare liberamente per tutta una giornata. Dovrebbero pian• gere lacrime siJenziose e guardare con invidia i compagni circondati dalla fa. miglia, secondo la buona letteratura per l'infanzia; ma non è così. A mc che in una domenica noiosa provai a parlare con loro, fecero l'effetto di bambini allegri e contentoni. Aldo Amaldi di Bologna, per esempio, mi rispose che il padre non ve• niva a trovarlo perché non ne aveva voglia. « Lui ha una fabbrica di mobili e la domenica è stanco e non ha vogl!a di f!lUOversi,, mi dice, « poi se viene qui deve portare anche i suoi lavoranti». Gli domando il perché. « Perché si ubriacano se li lascia soli e allora mio padre va sempre con loro. Se li lascia una domenica quei due gli buttano all'aria la fabbrica, come fece• ro l'anno scorso». Stranissimi lavoranti, secondo il racconto o la fantasia del bambino. Ma le colonie estive sono formate oltre che da migliaia di bambini e di ragançtte, anche da centinaia di maestre. Troppo spesso si dimenticano, le « siinorinc maestre». Eppure hanno un'importanza grandissima tanto nelb vita dei piccoli a loro affidati che ne!• l'andamento generale della grande ca• sa. Devono avere un buon repertorio di canzoni da cantarsi in coro nelle ore di noia, devono tener allegro chi pensa dlla fam.~lia e frenare chi si sbri• glia troppo, devono saper fare una fa. sciatura, dare un castigo e un premio. Per tutta la giornata non fanno altro e passano così la loro villeggiatura, continuando quella fatica che anche durante il loro inverno ha riempito la loro giovine-tza. A sera, poi, si vedono uscire tutte insieme 5ulla strada mari• na. I bimbi dormono, ormai tranquilli. LA 00L0NIJ. ll:J.RINJ. DI R0KJ. nelle grandi camerate. Un lumino az. zurro, come quello d,·i treni notturni f~ un po' di luce. Le maestre pa.sscg~ giano per un'oretta avanti e indietro tenendosi a braccetto e raccontand~ piccoli fatti. Poi interviene la direttrke o il direttore a mandarle a letto ché la sveglia è per le sette di mattina: Cosi ricomincia un' altra giornata uguale . alle_ altre. Sveglia, colazione, alla sp1~gg1a, bagno. J ragazzi sono st.mpre _m forma e sempre pronti a !TI'JO~-·ene_l1e ~vere maestre li devono segmrc m tuth i loro giochi in tutti i loro movimenti. ' Ma, le giovani specialmente, si adat• tano presto alla nuova vita e ritornano bambine con molta facilità. Pensano al _bagn? delle undi~i come all'ora più fehce d1 tutta la giornata. I bambini sono gìà quasi asciutti; si rivoltano sul• la schiena sotto il sole scottante disposti a raggiera intorno al gagliardetto della squadra. Basta un capo• squadra per tenerli fermi, ché sono stanchi e insonnoliti dal bagno movimentato e dalla gran vampa gialla del sole a mezzogiorno. Allora le maestre indossano certi buffi costumini di ma• glia leggera e si buttano nell'acqua. Intorno non c'è anima viva; le colonie so~o ~istanti dal centro della grande spiaggia e le maestre fanno il comodo loro, e ritornano ragazzine; come le donne di servizio che fanno il bagno alle ~u~ ~cl pomer!ggio mentre i pa• dron1 s1 riposano, s, spruzzano, grida.- no, fanno baccano. E i loro padroni sono veramente questi ragazzi abbru• stoliti e asciutti che adesso riposano al ~le estranei a tutto quello che avviene mtorno a loro. M. C. CONCORSO PERMANENTE DI "OMNIBUS" "OMNIBUS" ba a.peno a t.ut.tl 1 auoi ltt.t.orl un Concono permanonu per la n&rruione dl un rat.t.oqualtlut, re&l• ment.t acc&dut.o a chi 1crtve. La na.rraslone non de·u 1upert.re le t.re colonne del P,or:n&le,e deve tHIN lini&\& a.lla Dlreslone dl "OMNIBUS" 1n cari.elle ,crtt.te a macchina, da una 101&parte del foglio. Orni nart&lione pubblleau., teeondo ~!~~~!~::!;: ~--~'t~trst.;~ 1 ic:~ Qutctnt.o), I d&t.tU01cr1tt.1non accett.&tl non ,1 re• ,ttt.ul,cono. Per l&v&lldtt& della. tpedlslont, l con• correnti dovranno urv1nl del t&• cllando ,t.ampat.o qut aot.t.o, lncollat.o ,una bu1t.a. DA TAOLIARSJ OMNIBUS ROMA 'YUc<:Da DEL VANTAGGIO SPESSO ci 1i1m1ono proteste e voci ira• conde di vari personaggi edilizi per q,ullo che andiamo scrivendo in questa ru• lnica. Ma che vo1tiono di più? Guada1nano mi• lioni, hanno onori, fHUstttiano in automo• bil,, fanno e disfanno, non manci:ino nl di belle motli nl di belle amanti, hanno il ba1no in casa, la libreria 1onfia di libri in• tonsi, cuoche e cariuriere, non mancano di nulla ... eppu,e non sono contenti: vo,reb• bero,anch, le nost,, lodi, i nostri e so/{idli >, tli in10,di impenitenti'! DI GIORNO in 1iorno, sempre più at• tecchisce ta moda dei piccoli 1iardi• netti, dov, un povero pino, esile , tisico, tenuto in piedi da due fili di ftrro, timi• dament, cerca di la.sciare sulla 1hiaìa un cerchio d'ombra. O,a qua, ora là ,:appaiono queste piccole , tristi oasi, dove nemmeno le lucertole hanno il co,a11io di sosta,,. L'ALBERGO DEGLI AMBASCIATORI ha costruito una terra«a in cemento armato che sporge su uia Veneto come un trompolino per tuffi. Chi ha pe,messo que• sta o,ribile tettoia? Non esiste a Roma una • commissione edilitio? E st esiste, cosa fa? Va Jo,se a pitlio,t il fresco sopra quella turoua? T)ASSANDO SOTTO il Pala«o di Giu- ..C sth,ia, .ci. t'acco,1e 4he quel uasto e pesantt td1fic10, a 011,rvarlo nei particop la,i, l dauvtro o,rido, ma appena si fonno trenta paJSi , lo si scorie un po' di lon• tano, ecco t:ht fa la sua figu,a. Un palat40 comt quello si pud pensare anche o Bulino che, in /alto d'architettura, i un po' in qu,ll'o,dint di stile. < Un b,uuo palauo imponente> lo si può definire, ma non oppena si spos;a ro,• chio sull~ .moder~a cosJru4ione che sorge olla sua stnisJra, uien naturale di,si: e Ecco invece un o,ribile pala4,to miJereuole >. S'intende, non sono t:onsiderationi profonde queste, 01nuno può /i:irle, mo per ciò hanno uolore. A BERLINO, CH!UNQeE osservi le ro• tai, del tram, uedrà, all'incrocio dei bina.,i, uno Sfec.iale con1e1no che impedisce il formarsi di buche ed ai sassi di uscir, dal selt:iato, inconuenienti che nella nostra città accadono ogni tiorno. Ptrchi non si studia quel con1e1no? Dove i binari dei t~am ,omani si incrociano, appaiond, di so• lito, larghe buche, e le urlt11re, nel passar sop,a alle ,otaie stn,ta oppoggio, 1,abollano. UN ARCHEOLOGO, un giorno, perdi una lira cadutagli nella 1:antina di una casa. Il 1io,no dopo, egli prtseJttÒ un proietto per ,imettere in luce U'f antico tempio di.e giaceua da secoli sotto la sreua casa dove autua perso la li,a. La casa fu abbattuta, nelle cantine l'archtolo10 trovò la sua moneto, ma il pubblico non vide mai quell'antico tempio. UN .◄RCHITET1O, uno dei tanti eh, la sanno lunga in fatto di urbanistica ha p,oposto, in un 1io,nale romano di suen: tra,, Porta Pinciana, di abbattere' cioé due tratti di mura, o lasciare solo quello dove appare la lapide ai caduti. Tulto ciò per 1u~da1nare un metro, t to1liere quel ma• 1n1fico sfondo 1:he sono le mura di Belisa• rio. Dopo l'altuatione di qutsto progetto leonardesco, apparirà un povero rudero fra due /etle di mu,a squallide, e via Veneto non avrà_ più quel _mop•irco ingresso, /or• mato do1 due torr1on1 d1 Porta Pinciana. Ma i giovanotti coi t:apelli unti di b,ill.Jn. tino potranno passare a tulta velocità sutle loro rombanti macchine di cui debbono pa1are ancora la prima rata. ,. MASSIMINO ( PALCHETTI ROMANI ) (S~filla UNO SCULTORE greco - che non si chiama\'3 f'idia, no1l si chiam3• va Prassitele, non si chiamava Scopa, ma semplicemente Dimitriades - aveva formato un monumento in mc• moria delle e glorie ignorate e vinte>. L'idu di questo scultore non è originale, la diremo anzi tradizionale fra i Greci, perché gli antenati del Dimitriades, oltre ai molti dèi, semidei ed eroi che adoravano e affumicavano con gli olocausti, avevano dedicato a ogni buon conto un'ara anche to a1no;to theò, e al dio ignoto>. Esistono eroi sconosçiu1i, anime sublimi e ignorate, geni che l'oscurità ricopre e un'avversa sorte ha vinto? Stentiamo a crederlo; benché, considerando l'esi(j:uo nu• · mero di uomini grandi in giro alla luce del sole, venga fatto di pensare rhe il grosso stia nascosto nel buio come gli sca• rafaggì. Jn ogni modo, è per andare alla ricerca dcli'< attore ignoto>, della gloria ignorata e magari piegata dalla sorte, che abbiamo abbandonato i palchetti romani al loro letargo estivo, e ci siamo 1rasferiti sulle poltrone di vimini degli orticoli va• rictà, che Roma offre in gran copia nc1 suoi magnifici giardini. Nel momento in cui noi si entrava alla Casina ddlt rost, un uomo foderato di nero come un topo d'albergo, scendrva una scala con la testa. Dio sa se i fre• quentatori dei varietà estivi sono avidi di gelati. Eppure, uomini e donne, lasciando sciogliersi momentaneamente i cremolati dentro le coppe trasudanti goccioline d'ar• gcnto, miravano perplessi, e il cucchiaino sospeso in aria, quello strano uomo che sul palcoscenico di "un varietà attuava una vecchia aspirazione di Nietzsche. Il programma insegnava che quel nietzschcano praticante si chiama Chiezcl, e lo qualifi. cava e giocoliere acrobatico >. La gente btn pensante, la quale opina magari che nella testa di un giocoliere acrobatico la potenzialità di pensiero sia minore che in quella di un interprete del teatro di Sem Benelli, stimerà che non è il caso di par,- lare di artisti di cosl bassa lega. Errore! Chiezcl anzitutto ha forzato le leggi della natura, nel che si dimo1tra d'animo te• nace e attore di meni eccezionali. Quale dei nostri attori pensosi, Zacconi o Rug• gcri, Carini o De Sanctis, saprebbe scen• dere una scala con la testa, essi che sten• tano a scenderla coi piedi? Obbietteranno ancora i ben pensanti, ossia coloro che vivono nel chiuso di poche idee sbagliate, che attore e acròbata sono due qualità di• verse. Nuovo errore! Nonché aeròbata dtl verbo, l'attore completo implica in &é anche l'acròbata dei movimenti, e non a ~:° d~nc ~::t:~~ ~\J~~i ~~ss~a;aicc: d~ ~;: tro aggiornato, gli attori sono fisicamente educati alfe acrobazie; le quali dà.nno risultati ben migliori dcll'ed\Jca.zione dram• matica avviata attraverso il dolorismo du. siano per le donne, e attraverso l'aligismo ruggcriano per gli uomini. Dopo due suggestive apparizioni del corPo ~i b~lo_ d_i Gisa Ccert, la prima in upcc1c d1 giovinette rurali della Ciociari.a e I.a seconda nel rutilante aspetto di pre~ tor1ane saltabeccanti, si passò alla seconda parie del programma, interamente dedicata agli e assi della comicità>: Vanni, Dante Maggio, Romigioli, Fabrizi, Riento. t bambinesco credere che il piacere pro• vato da una piccol3 quantità di marmet. lata, si moltiplichi attaccandoti ali' intero barattolo. Questa mc-desima idea esprime anche Giovanni Pascoli nella prefu.ionc dei Poemi conviviali, solo che invece della marmellata, il cantore del monachino prcn• de esempio dall'anfora, la coppa e l'asse• tato. Ciascuno di questi cinque comici i quali isolatarvcnte possono suscilare il b:on umore e magari il riso, aggruppati portano il nostro desiderio di comicità. alla satu• r~zione e (ci si pani la parola, e cc la passino soprattutto i comici citati) alla nausea. La comicità di Vanni ~ limitala ; a meno che si voglia considerare come elemento di comicità la grande somiglianza che avvicina Vanni al dottore Alcxis Carrel au• tore di L'uomo, qutslo sconosciuto. Q~anto all'auociazione Vanni·Romigioli, essa, spc• cie negli effetti della voce di testa, si ri• vale troppo apertam~nte dell'cspcrienz3 dei ducttisti americani. Ora il duettismo amc• ricano è fatto sì di voce di testa e di voce bianca, ma possiede oltre a ciò una sua grazia, un suo stile inimitabile ; mancando i quali si pen!.i a quei nostri cari gagà che- per americaniz.zarsi salutano col baibai, e brindano col cincin. Fabrit:i dispone di mezzi maggiori ma i temi della sua comicità, tra suocer~ considerate come malanni e dolori che ven• gono dalle_ cambiali in protesto, sono ancora quelh in uso tr.'\ i pensionati. Dante Maggio ha la comicità sinistra. Le sue truccature e nere > imitano tristi figure dell'Ottocento. Peccato che questo napoletano, che porta in sé tutt3 l'oscu• rità del Mezzogiorno, si lasci tentare tal• volta dai gargarismi tenorili. La contrad• dizione è troppo stridente fra uno sbirro di Fr.tnccschiello, e una voce che canta come l'agnc-llino bela. Veniamo a Ricnto. La su3 comicità i solitMia c inimitabile. Con1rariamente a quanto credeva Moiui, il vero protagonista della T,a~edia di oinuno è lui, Riento: enorme buffone col finto naso rosso, che porta in sé l'intero dramma dell'umanità. E quar.do Ricnto viene fuori vestito da cioc-i3ra, rivivono per noi i personaggi 3.S• .,urdi della trngedia greca. L'origine del teatro è l'attore solo, l'at• tore che fa tutto da ~. ln Spagna lo chiamavano bululù. L'attore solo, l'attore d"o• ritine rivive in Riento. ALBERTO SAVINIO LEO LONCANESJ • Direttore responsabile S. A. EDITRICE •O'1Nll3t.:S•. 'illl.ANO Propritià artislit,A e ltnu.::i.ri• ri\ttVt!('I. KIZZOU & C - An. per l'Arlt> dtlla Mtrnp.,. ,.,;111M IUPROl>l ZIOSI J.:SJ.'.GUITF: COX \IATERl,\Lfc: J.'OTOGR.\FICO • J.'ERRASIA •· P11bbf1t1rd 1\gt111ia G. llr,-ct,i. ,.1,lano, Vii'I Sal•i1,i 10 T,I. :t0-90" • l'arigl, 56, R11e d, Faubour& Saiot-llonorl

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