CAPITOLO PRIMO XTRA-RAPIDO The Chief della Atckinson Topcka & $anta Fé, che congiunge in soli due giorni e mezzo Chicago con le metropoli del Pacifico, era in ritardo di ventidue minuti per il deragliamento di un treno merci avvenuto alla stazione di San Bernardino, e il macchinista cercava di riguadagnare un po' di tempo forzando la velocità nel tratto che ancora rimaneva da percorrere avanti di arrivare a Los Angeles. La A. T. & S. F. è una Compagnia famosa per la regolarità dei servizi, al punto che quando uno dei suoi treni subi~cc un ritardo essa rimborsa ai viaggiatori una percentuale sul prezzo dei biglietti. Il macchinista non sperava ormai più di annullare il tempo perduto, tuttavia siccome per ogni minuto di vantaggio conseguito gli veniva corrisposto un pl"tmio, egli aveva dato il tutto vapore e il convoglio avanzava tra le strette gole della vallata ad una velocità folle, oscillando paurosamente e sollevando nembi di pietrisco dalla massicci.Ha che crepitavano sul fondo metallico dei vagoni come scariche di mitragliatrici. Ad ogni inizio di curva il macchinista, dal suo posto di osservazione dietro il cristallo convesso della cabina, premeva sul pedale della sirena e allora un profondo muggito, simile a quello emesso da una mandra cli-bisonti in fuga, si elevava, dominando il rombo del convoglio e diffondendosi intorno come una disperata e straziante invoca.z.ione e come un sinistro avvertimento. La stazione di Monrovia con le sue piantagioni di aranci era già stata oltrepassata da qualche minuto, il treno stava per infilare una nuova curva in trincea 1 quando ad un tratto il macchinista diede un colpo alla leva del vapore con una mano e con l'altra girò la manetta dei freni, mentre col piede premeva il pedale della sirena. « Damn ! > egli bestemmiò. « Che cosa succede, ora? >. ta I~ ~:~~at~~~~;of)!~}:~iv:~dò d~aÌl~~: tando e in breve si' arrestò con qualche sobbalzo, fi-emendo in tutte le sue giunture, tra stridori di ruote inchiodate e sibili d'aria compressa. « Eppure a Monrovia il semaforo dava via libera! > esclamò il fuochista che aveva messo il cap& foOU. daUo sportello e visto anche lui la bandiera rossa, issata sopra una pertica piantata in mezzo ai binari cinquanta metri più avanti. E saltò giù sulla banchina, intanto che il macchinista faceva muggire di nuovo la sirena, a intervalli. Dal bagagliaio venne giù anche il conduttore, un controllore, e l'inserviente , ·negro si affacciò con una faccia spaventata. e Ma siete certi che il semaforo desse via libera? > domandò il conduttore, dopo aver scambiato qualche parola con gli altri. e E allora va avanti adagio, Bob. Se c'~ qualche cosa, vedremo ... >. Tutti risalirono 1 il treno riprese ad avanzare adagio adagio, oltrepassò il segnale e proseguì accelerando, perché né la bandiera né la pertica erano di quelle usate dalla Compagnia. e Uno scherzo di qualche scemo. Che Dio lo faccia addonncntare in mezzo alle rotaie! Altri due minuti perduti! > concluse . il conduttore. c~c era salito in macchina. E Bob nm1sc la leva sul tutto vapore. I viaggiatori non s'erano accorti di nulla 1 tranne che il convoglio s'era arrestato un po' troppo bruscamente. Ma sui treni americani c'è l'abitudine di non preoccuparsi degli a,rresti im~ pcriosi. Qualche passeggero. _levò gh sguardi osservando la stab1htà delle valigc 1 qualche altr? get!ò u.n'occhi~- ta attraverso i doppi vetri dei finestrini ma siccome fuori non c'era nulla in vi~ta1 fuorché una ~arpat~ <;ii i:-oc~ee di terriccio rossastn, tutti s1 nm1sero a fare quello che facevano prima : chi a leggere, chi a chiacchierare e chi a sonnecchiare. Soltanto sulla piattaforma dell'ultima vettura, che era un vagone pano- - ramico, un giovanotto pareva prdtasse molto interesse a quanto accadeva, ma il suo viso si schiarì non appena il treno riprese a muoversi. « f:. fatta! > mormorò il giovanotto con soddisfazione asciugandosi il sudore che gli bagnav; la fronte. Poi si chinò in avanti guardand0$i le scarpe che apparivan~ impolverate, e con un certo m~todo s1 mise a spolverarle adoperando 11fa.zzQletto. Quand'ebbe finito lo gettò via, si aggiustò la cravatta, accomodò 1~ camicia alla cintola e con una mano s1 tirò su il ciuffo che gli cadeva di continuo sulla fronte. Era piuttosto alto di statura ma sottile, aveva la pelle bruna un'a bocca ben disegnata con bellissimi denti e due occhi marrone sotto folte sopracciglia nere, come i capelli, un po' grossi e poco obbedienti al pettine e alla spazzola : un complesso di tratti simpatici, amalgamati da un sorriso aperto e da una espressione di vivacità intelligente che forse tendeva un po' troppo verso la spavalderia e la noncuranza. Egli entrò dentro, e .passa.ndo guardingo fra le poltrone girevoh ove tre o quattro passeggeri facevano la siesta, raggiunse il penultimo vagone senza 11 ,,. q·u.lcht fot.opfo che TI put.a ooutro l'obiou.i,o, .. " destare l'attenzione di nessuno. Nel lavabo si fermò un momento a lavarsi le mani, sorrise a se stesso nello specchio, mèntre con una rapida occhiata osservava i fumatori colà riuniti, poi uscì e proseguì risalendo i vagoni uno dopo l'altro, rabbuiandosi in volto sempre più. Ma ad un tratto il suo viso si illuminò di nuovo, perché gettando lo sguardo in uno scompartimento singolo, finalmente egli scorse colui che stava cercando. e ffow you) Mr Gusman? > egli disse penetrando senz'altro nello scompartimento riservato. Il signore che sedeva sul divano alzò gli occhi fissando con un certo stupore il giovane. e: Scusate se vi disturbo, ma è scottante>, continuò questi tendendo all'altro un biglietto da visita, mentre con un colpo di tallone ben calcolato faceva scorrere Puscio che si richiuse alle sue spalle. Suo malgrado il signor Gusman dovette prendere il biglietto da visita sul quale lesse : e Joe Buti, del South California Pioner, Los Angeles, Calif. >. « Piacere, Mr Gusman ! > soggiunse il giovane. e Certamente non conoscete il mio giornale, perché è un piccolo giornale ... >. « Non conosco il vostro giornale, e non so per qual ragione dovrei conoscere anche voi. C'è un errore. Io non sono Mr Gusman >, replicò glacialmente l'altro. « E col vostro permesso giovanotto, vorrei non essere disturbato>. Joc Buti si bilanciò sulle punte dei piedi, senza scomporsi, olimpicamente. « Ammettete, per un minuto solo, d'essere Alfred Gusman, il famoso investigatore ài New York ... >. « Ebbene? Se lo fossi, in che cosa potrei servirvi?> chiese l'altro, con mala grazia. « Modestamente, sono io che posso servirvi, Mr Gusman ! > rispose Joe Buti, sedendosi senza esserne invitato. « Intanto vi dirò che l'Examiner ha pubblicato iersera la notizia del vostro arrivo 1 affermando che James Clark vi ha affidato segretamente l'incarico di aprire una inchiesta sulla sparizione di sua figlia Violet. Clark ha smentito la cosa, stamane, ma poiché voi siete qui vuol dire che la cosa è vera 1 uno: e due, che avevate motivo di tenerla segreta. Siamo d'accordo?». « Co111cdia.volo hanno fatto a saperlo? > domandò Gusman, accigliato rd evidentemente preoccupato. Joe Buti si mise a ridere. « L'Examiner non risparmia quando c'è da far dispiacere al vecchio Clark >, egli spiegò. « Vecchia ruggine ... Comunque sia 1 c'è modo di accomodare tutto, cd è per questo che io sono qua>. Alfred Gusman rilesse il biglietto da visita, poi guardò Buti. Quel ragazzo non gli dispiaceva. Eppoi andava diritto allo scopo. Un mezzo sorriso spianò le rughe dal viso arcigno e bisbetico del famoso investigatore, mentre chiedeva: « Italiano?>. « rea, italiano ... Ma il tempo stringe, 1fr Gusman. Tra poco arriveremo a Pasadena, e poi in mezz'ora si sarà a Los. Immagino che non vi farà piacere trovarvi fra i piedi alla stazione della Seconda Strada una mezza dozzina di reporters e qualche fotografo che \'Ì punta contro l'obiettivo>. « Ormai! > rispose Gusman. In gioventù aveva fatto il giornalista anche lui, e non si faceva illu~ioni. Ma certo era seccato e lo si ,·rdcva. « Niente affatto! Non vi ho detto che ero qui per rendervi un servigio? Ho fennato il treno apposta, corpo d'un corpo! ... E mica per intervistarvi prima degli altri ... Che ne direste dell'idea di squagliarvi avanti di arrivare a Los?>. « Devo intendere che se scendessi a Pasadena, voi stareste zitto?> chiese Gusman, dubbioso. « Naturalmente! A Pasadena ho lasciato la mia caffettiera. Vi ci imbarcate, e io vi porto dove volete. Servizio a doinicilio. E poi, zitto, come Charlie Chaplin. Ma in cambio, voi :\1agar;;s~i:: 1 fnch~~~;~~ài~~tt~~tiziii patto? >. Era stata una magnifica idea, la sua! E Joc Buti si congratulò con se stesso ancora una volta, mentre rimetteva in marcia la sua decrepita Ford dinanzi alla pensilina del Savoy, un piccolo ma ottimo albcrç-o frequentato da provinciali danarosi, ch'egli stesso aveva consigliato a Gusman, come un luogo dove i reporiers non si sarebbero sognati mai di andarlo a scovare se per caso avessero sospettato il trucco. Dalla Grand Avenue svoltò in Pershing Square e poi in Broadway, fischiettando allegramente. qra1; bella città Los Angeles, porca m1scna ! E nella sua mente egli vedeva già la scena consueta degli strilloni che irrompono tra la folla urlando il titolo delle edizioni speciali ... « Exami,1er ! ... Examiner! ... Rivelazioni sens.1.zionalisull'affare Clark ... Ciò che il nostro redattore giudiziario Joe Buti può dire di nuovo sulla sparizione di Violetta Clark ... >. E che faccia avrebbe fatto il vecchio Pulitzncr, il direttore del Pioner ... Perché già da molto tempo Joc Buti sognava di piantare in asso la baracc."\ del South California Pioner1 dove marciva per cinquanta dollari alla settimana, onnai da quattr'anni. Il Pioner era un giornalucolo senza importanza che tìrava avanti soltanto perché pub~ blicava ogni giorno un paio di colonne di cronaca in italiano, francese e tedesco1 sui fatterelli delle colonie delle tre nazionalità, nessuna delle quali era tanto grande da poter pagarsi il lu_.,so d'un quotidiano nella propria lingua. .Joc Buti aveva l'incarico della cronaca italiana, e in più da sci mesi gli avevano affibbiato anche quella giudiziaria, con una vaga promessa di aumentargli il settimanale: ma l'aumento non s'era mai fatto vedere. Il Pìoner faceva acqua e si teneva a galla per miracolo. Buti lo sapeva. Ma come fare? Per farsi assumere da un altro giornale occorreva mettersi in vista, acchiappare un'occasione al volo. I suoi «pezzi» brillanti di cronaca giudiziaria erano stati notati soltanto alla Polizia, ove certo non gli serbavano gratitudine. No. La via buona non era neanche questa. Ci voleva qualche cosa altro, una combinazione che lo portasse in primo piano 1 e questa combinazione era finalmente spuntata quando aveva letto l'annuncio dell'arr:·,o di Gusman. Che colpo di genio! « Ora lasciate fare a mc. Ebbene 1 pezd:v~in~{f~'.1:~,non vedi che ci sono io1 Le piacevoli meditazioni di Joe erano state bruscamente interrotte, mentre fermava ad un incrocio, da un urto violento. L'auto che seguiva dopo di lui era venuta a cozzare contro la sua macchina. Buti volse il capo 1 ma le quattro paroline non precisamente gentili che stava per indirizzare all'investitore gli rimasero in gola, perché sul sedile posteriore della sua macchina egli aveva scorto una coperta da viaggio 1 ripiegata in quattro. Era la coperta di Gusman. Il boy che avc;-a tirato giù le valige al Savoy, non I aveva vista o se. l'era dimenticata. Faceva lo stesso, ma intanto, sì, forse era meglio riportargliela, anziché telefonargli. Il semaforo non aveva ancora mutato colore. Buti ingranò la marcia, sporse un braccio e voltò a sinistra, in Olive Street, raggiunse Ìn due minuti Grand Avenue e il Savoy H0tel, ma dovette arrestarsi lungo il marciapiedi, a qualche metro dalla pensilina dell'albergo, perché due automobili occupavano que11o spazio. Spense il motore, fece per scendere, ma ciò che vide in quel momento lo trattenne, istintivamente, cd egli rimase a guardare un facchino in grembiule verde che usciva dal portone recando due valige, preceduto da una figura ben nota : quella di Alf red Gusman. Sporgendosi cautamente, Joc vide il facchino deporre le valige in un tassì, e {_)0Gi usman salirvi. li facchino intasco la mancia, salutando, e il tassi partì. Joc arricciò, il naso, perplesso1 ma automaticamente la sua mano aveva afferrato la leva del cambio. C'rand Avenue è lunga diverse miglia e diritta come un tiralinee. Il tassì nero e giallo la percorse per un tratto, girò nella Scven Street, poi prese Vcnnont t\vcnuc e finalmente infilò il Wilshire Boulevard. Joe sorrise. Aveva capito. Gusman era un uomo raffinato 1 non si era accontentato del Savoy, andava all'Ambassador. Benissimo. Joe sorrise di nuovo, ma· una piccola ruga ora sbarrava la sua fronte liscia. E~li rallentò. J I tassì scomparve nel giardino immenso del fastoso albergo, ne riuscì cinque minuti più tardi, vuoto. Allora Joc entrò a sua volta nel giardino, segui il gran viale a rampa fino alla scalinata di marmo che conduceva al terrazzo prospicente l'atrio, scese dalla sua sconquassata Ford che in quel luogo faceva la figura d'una intrusa mendicante, e penetrò nel vestibolo tenendo sull'avambraccio la coperta da viaggio r di Gusman. « Mr Gowlan? > chiese al portiere. Gowlan era il nome che Gusman aveva dato al Savoy. « Non sta qui >, gli rispose l'altro. e Come~ Se è arrivato due minuti fa... Alto 1 asciutto, magro1 grigio ... >. e Sbagliate. Quello è Mr Craig. Un signore di New York. Aveva prenotato la stanza, ieri >. « Telegrafando dal treno? >. « Esattamente. Dal Chief », precisò il portiere, coprendo con la mano jl mezzo dollaro che Joc aveva posato sul banco. Joe uscì 1 sempre con la coperta sull'avambraccio. Venti minuti più tardi confabulava col portiere del Savoy. Un bel tipo quel Mi Gowlan ! Era santo in camera., aveva suonato perché gli portas~ro giù di nuovo le valige, aveva pagato e se n'era andato, lascianclq cinque dollari di mancia a lui e ur d L,rchino, senza dire una parola. l )_,, \ l'l'O un bel tipo! « U.1.vverosì! > convenne Joc, a denti stretti, mentre nella sua mente si delineavano a gr0~i caratteri le parole di un titolo da prima pagina : « L'astuto investigatore Gusman si burla dei giornalisti di Los Angeles, ma Joc Buti del n~tro gìornale non si lascia infinocchiare>. Un bel titolo per l'Examiner! « Ah, è veramente così, caro Mr Gus·- man, che ripagate il servigio resovi da un povero ragazzo che ha necessità di farsi strada? Bene, bene ... >. Erano le cinque del pomeri~gio. Dalle cinque alle otto Joe Buti visse intensamente tre ore, realizzando in esse un sogno sospirato da tanto tempo. La prima cosa che fece lasciando il Savoy, fu quella di andare a trovare McBrid, il direttore dell'E.Taminer. McBrid lo ascoltò grattandosi un orecchio, come faceva sempre quando gli raccontavano qualche cosa di interessante, poi stette un po' in silenzio a considerare .Joc, pizzicandosi il mento, come faceva sempre quando stava per prendere qualche decisione, infine si alzò, diede una ruvida manata sulla spalla del giovane, lo prese sottobraccio e lo trascinò al bar. Quando ebbero bevuto, gli disse : « Mi piaci, ragazzo1 e ti voglio dare una charice. Sci dei miei, a partire da questo momento. Ti metto con Sibley, a centoventi dollari la settimana. Andiamo in ccrc.1.di lui. Poi mi scrivi subito l'articolo. Voglio vederlo prima delle otto. Buono questo intruglio, eh? Pat è il più gran barman del mondo. Sa ubbriacare la gente in centomila modi diversi. E così freghiamo Gusman e quel pallone di Clark? Hai avuto una splendida idea, ragazzo mio... >. Stretta la mano a Sibley e preso possesso della sedia e della macchina da scrivere destinatagli all'immenso tavolo di redazione, Joe aveva picchiato sulla tastiera per un'ora buona, poi era tornato a trovare McBrid con le sue cartelle, sulle quali non c'era nemmeno una cancellatura. McBrid aveva fi- ~hi'cttato leggendosi l'articolo piano ~1:t~~-: Alla fine aveva detto, soddic Come l'avrei fatto io, se sapessi scrivere. Ora vai pure. Penso che stasera ti sbornierai. Te lo sci meritato. Alla faccia di Clark ! >. Ma questa non era precisamente l'intenzione di Buti. Ubbriaco sentiva d'esserlo già, ma non d'alcool. La gioia gli fermentava nel sangue, gli sprizzava dagli occhi. Aveva voglia di cantare di ballare, di tirar dei pugni 1 ma nean~ rhe questo avrebbe fatto. Si sarebbe accontentato di correre subito ad Hollywood, in cerca di Sally, sperando di trovarla. 1 - (conti11ua). TITO A. SPAGNOL -~? ·---.,.,~ -- -- -:-- .. ~-~~ \ ',
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