• IL OCRDOILUCIA U N UNA CITTÀ dell'Oriente d'Europa, molto lontana di quj, e in cui vige il « sistema collettivo>, Lucia, una sera, decUC di fare quello che venti anni avanti la~adre, e mille anni avanti un'ava, a cui ella in niente somigliava, tranne che nell't"'Ssere operaia, avevano fatto: scappare di casa col proprio innamorato. Grandinava. Gli alberi rullavano come tamburi, e solo rocchio poteva distogliere dal pensiero che sui tetti si ballasse con scarponi chiodati. Lucia, profittando del buio e del fatto che padre e madre erano assenti, attaccò due cavalli a una slitta e volò verso il villaggio vicino, in cui avrebbe trovato il suo timido Leone. Correva in direzione opposta al vento, frustando la grandine e pensando: « Fra poco sarò una signora, e mai più, mai più sarò una signorina ... Una bambina che nasce è signorina? ... No, essa non è né signor:i. né signorina : è una bambina ... Io sarò la madre di due bambine, e poi diventerò la madre di due signorine. E Leone sarà il padre >. Col pensiero, vedeva il timido, giovane, freddoloso Leone aspettare in un canto del villagE,·.-.>r,avvolgendosi sempre di più nel mantello e lasciando, per la veduta della notte 1 della strada e di lei che sarebbe apparsa fra poco, il solo occhio sinistro, o forse mCZZoocchio. Ma il pensiero di Lucia s'ingannava. Leone non stava in nessun canto, e n~- sun mantello proteggeva le sue spalle. Egli, libero e spedito, girava a passo di marcia attorno alla piazza del villaggio ove, due ore prima, era accaduto questo. Un ispettore, che avrebbe dovuto passare in rivista le forze operaie del luo-- go, e forse destituirne il sottocapo, invece che alle cinque di sera era arrivato alle quattro e, invece che nello spazio di un'ora, aveva passato in rassegna uomini e arnesi nello spazio di mezz'ora. La folla radunata era così rimasta in piazza, con quel pesante muoveni che è degli animali spinti insolitamente nella mandria qualche tempo prima del tramonto. Il sottocapo, affacciandosi dal balcone e vedendo sotto di sé quel nero di persone, abituato com'era a tirar fuori e ricacciar dentro fa folta come il cassetto di un tavolo, fu preso per un momento dal solito desiderio di rimettere in casa quegli uomini, Ma poi pensò : < Non sono ancora le cinque! Cosa farà a casa questa gente? Usiamoli!>. E si rivolse all'ispettore che, in quel momento, si faceva pulire le scarpe, appoggiandosi sulla spalla di un segretario: < Ispettore, c'è rimasto del tempo, e abbiamo un po' di folla in piazza. Son tutte persone volonterose che vorrebbero fare qualche cosa. Scelga Vostra Signoria cosa crede opportuno che essi facciano ... >. <Mah», disse l'ispettore, « che m_arcino un pochetto! >. ~Dove? :t. « Attorno alla piazza. 2. un esercizio che serve. La guerra non si farà aspettare a lungo>. «Bene! > fece il sottocapo e, dal balcone, dispose per quattro la folla, scelse un capogruppo e gli ordinò di far marciare il piccolo battaglione nel modo indicato dall'ispettore. < Non vi fermate>, aggiunse, ad alta voce, « prima che io abbia dato il contrordine di fermarvi!>. Subito la folla si mise in moto e, compiuto il primo giro con alquanto disordine, compì il secondo, poi si lanciò volonterosa nel terzo, nel quarto, sino al cinquantesimo, accordandosi a mano a mano in un pa~so perfetto. Al cinquantesimo giro, qualcheduno · confwò di sentirsi stanco e il capogruppo fu avvertito ch'erano già le sette. « Ci fermiamo?» domandò un uomo anziano. < Come, ci !ermiamo?:t fece il capogruppo. « Chi ci ha dato il contrordine di fermarci? >. In quella, arrivò Lucia, e, cercato inutilmente il fidanzato per le strade deserte, corse in piazza e lo trovò al tr.no posto della terza fila. « Leone! > gridò agitando le mani. « Leone! >, li giovane si voltò e le sorrise, ma non fece alcun cenno di uscire dalla fila. Lucia gli corse dietro, afferrandosi a un grosso giovanotto, che la sostene- \ va senza scomporsi, come fa la ruota di un carro in movimento, quando una ragazza tenta di salirvi. < Ma Leone! Leone! Leone!». < Che vuoi?> fece timidamente il giovane. i La slitta! ... t qui vicino! >. E Lucia l,·-.crisse con le mani, nel modo più brazioso, la prossima fuga sotto la neve; con un garbo senza pari, le dita iiu-.cirono perfino a dire che lei avrebbe tenuto redini e frusta e lui, povero caro ragazzo, avrebbe potuto sonnecchiare dentro il mantello. Leone rispose con un gesto del viso, col quale ringraziò, di~ che questa era la perfetta felicità, ma aggiunse che l'ordine era di girare attorno alla piazza e che ne~un cittadino, degno di questo nome, avrebbe potuto fermarsi •prima che fosse arrivato il contrordine; e indicò l'orologio rosso del campanile che, a causa della neve, non era più in grado di dir nulla sull'ora corrente, e guardava tutto severamente come se l'ispettore, prima di partire, avesse lasciato il suo occhio destro nel punto più alto del villaggio, permettendo alla luce ro~a del1' Umanità di illuminarglielo fortemente. < Un ordine è un ordine! » pensò Lucia. < Ho capito! Bisogna procurarsi il contrordine >. Una diecina di vecchi erano usciti dalle case e, seduti su alcune panchette, stavano a guardare quei giovani encomiabili che; da tre ore, giravano attorno al palco della musica, .senza pensare minimamente di fermarsi. Altuni di questi tardi spettatori dicevano: < Questo, vedete, è bello!>. Altri: « Ma è scomodo!». E uno solo ripeteva di tanto in tanto : « E: solamente stupido! >. Lucia convinse questi ultimi a cercare il sottocapo, ovunque egli si trovasse, e ricordargli che da tre ore quella ruota di uomini girava in piazza. Così si fece. Ma evidentemente il sottocapo, uomo energico, ma distratto, che, in famiglia, era noto per il suo dimenticare aperti i rubinetti del bagno e allagare i pavimenti, s'era lasciato uscir di mente che aveva dato a quelle cinquecento brave persone una spinta da tutti irreparabile tranne che da lui: ed era partito, insieme all'ispettore, non si sapeva per dove. Si telefonò alla città vicina, ma non rispose che uno sbadiglio. Si telefonò a una città ancvra più grossa, ma non rispose nessuno. Si telefonò alla capitale, e si riuscì a svegliare un uomo di tanto peso che il microfono tremava in mano a tutti. Quest'uomo rispose che il ca.so era straordinariamente complicato, che il sottocapo andava al più presto destituito, ma che bisognava cercarlo lo stesso, perché egli, come sopracapo, poteva dare, se avessero voluto, anche l'ordine di bruciare il villaggio, ma non poteva, senza il pericolo di assestare un grave colpo alla via gerarchica, impartire direttamente un contrordine. < E allora?> disse Lucia, che era riuscita a strappare il microfono a un tale che lo reggeva con le mani fredde e sbiancate. < E allora? >. «Allora», rispose l'uomo, impressionato da questa voce sottile che gli giungeva dalla provincia, < allora, buona notte!:.. In piazza, ove presto Lucia e i vecchi tornarono, la squadra aveva superato il centinaio di giri e si muoveva, con lo stile che le dava l'esercizio e le permetteva la stanchezia, verso il migliaio. Delle lampade 1 com'era uso dopo la mezzanotte, non ne rimaneva accesa che una, assai piccola e verdolina, la quale pendeva sul palco per la musica. Gli uomini in marcia erano illuminati più dall'albore della terra coperta di neve che da quel barlume che veniva dall'alto, cd erano più visibili nei piedi che nelle teste. Lucia fece un ultimo tentativo per convincere Leone a seguirla, ma quando ficcò lo sguardo nella faccia di lui1 tutta cosparsa di grani bianchi, quando gli lesse negli occhi la paura, non di uscire dalla fila (idea a cri la mente non si spingeva nemmen~ per via di assurdi}, ma di rallentare il passo, come se la macchina del mondo, per non spezzarsi, e seguitare il suo lavoro, e riportare il sole in quel ciclo nero, avesse bisogno che quella ruota d'uomini girasse regolarmente e continuamente sino all'arrivo del contrordine; quando capì ch'era tardi, che la sua fuga era ormai compromessa. 1 che fra poco sarebbero arrivati a cercarla, il padre, la madre e i vicini, volse le spalle alla piazza e di cona raggiunse la slitta. In un primo momento di stizza, pensò di liberare i cavalli che, fra l'altro, le somigliavano in viso alla terza fifa di quei giovano\ti, ma liberatone uno e cacciatolo col grido verso la campagna, pensò che a casa non avrebbe potuto ritornare a piedi. Salì dunque sulla slitta, considerò l'unico cavallo che le restava, ascoltò il rumore di passi che giungeva dalla piazza e che pareva destinato ai secoli dei secoli, poi diede un colpo di frusta che lasciò lo stampo nella neve, e partì. Vicino alla pinet.'"Ivid,. ,~, gruppo di cavalli andare per uno, annusandosi l'un l'altro la coda; nessuno era il primo e nessuno l'ultimo, perché SEDUZIONE tutti avevan formato circolo e giravano attorno a un albero; ma se il pezzato doveva essere il capofila, terzo sarebbe stato il cavallo che Lucia aveva liberato dalla slitta. « Mio Dio! > mormorò, fra due colpi di tosse. < Mio Dio! Anche lui è an<tlto a finire in una ruota! >. Presto fu a casa; aprì con trepida~ zione la porta, disposta ad ascoltare qualunque sgridata. Ma padre e madre erano a~scnti : un biglietto, posato sulla tavola, fra un pomodoro e una mela. diceva che l'una era andata alla radunata serale delle madri di una figlia unica da marito, l'altro alla radunata notturna dei padri di figlie prive di dote. Spiccicò un < bene! > dalla lingua amara ed entrò nella sua camera. < Che mondo! > pensava guardando alle cartine geografiche che erano stese sulle pareti. < Che mondo! >. Asia, Africa, Austr:ilia .., Non c'era po.sto per una fuga, non c'era posto per" un piccolo fatto grazioso. Eccola tornata al suo letto di nubile, eccola con la testa sul cuscino corto : testa di signorina su guanciale di signorina. Ma il cuscino sembrava pieno di spilli, e tutto il suo corpo pareva non avesse mai dohnito, tanto strano e buffo riusciva il sonno alle palpebre, alle braccia., alla testa, Perché dietro la nuca non c'è un tasto, girando il quale si cada nel sonno? Gli altri penserebbero a rigirarlo e a svegliarci. E se uno fosse dimentica.to?... Tanto meglio! Sempre dentro il sonno. Due ore passarono cosk Finalmente, Lucm cadde in una specie di dormivegli:i., e della poca luce, che ancora le colpiva gli occhi, vide formarsi una persona singolare con la faccia piena d'autorità. « Hai il biglietto di invito? , disse questa. < Che biglietto d'invito? > fece Lucia. « Quello per entrare nella radunata ». « Ma quale radunata?>·. < Oh, come! La radunata di coloro che dormono! t una delle più riuscite, e vi partecipa tutto il mondo, senza distinzione di partiti, razze e nazioni. Enira per un poco e guarda >. Lucia entrò e vide un consesso, una radunata, il cui ordine, la cui austerità superavano qualunque immaginativa. Tutti stavano nella medesima positura e tutti avevano gli stessi pensieri, cioè non ne avevano punti, e tutti gli stessi sentimenti, perché i visi, in cui si spegneva piano piano l'espressione del pianto, prendevano quel tanto che andavan perdendo i visi in cui si spegneva l'espressione del riso. « Che bella radunata! > disse Lucia, e pensò con dispregio alla ruota di cui faceva parte Leone e a quella di cui faceva parte il cavallo. Non erano nulla al paragone. < Più be1la della presente radunata non ce n'è che una sola! > fece la persona singolare con un sorriso equivoco. < E quale? > domandò Lucia. < Vorrei non dirtelo, perché sci troppo giovane! :t. -t: E io te ne prego!>. < Guarda di là! :, e la persona indicò una .sterminata siepe di cipressi. < Cosa c'è di là? >. · < Tutti i cimiteri di questa terra. E la radunata di miliardi e miliardi di persone le quali fanno un che di più scrio, profondo e ordinato che non sia il dormire ,. < Muoiono?>. « Di più: continuano ad e~ere morti>. < Madonna degli Angeli! >. « Se li vedessi! ... Intanto sono più eleganti di coloro che donnono, perché questi stanno chi nudo chi in pigiama, mentre quelli son tutti vestiti, e per giunta in abito da cerimonia. E poi che silenzio, che compostezza, che obbedienza! >. « :Mio Dio! , fece Lucia. « Ho paura! Ho paura! Mi voglio svegliare! >. E infatti era sveglia, con la mano sul cuore che le batteva. « Mio Dio! Madonna degli Angeli! Mio Dio! >. Accese la lampada 1 rivide le cartine geografiche, « Che mondo! Dormono tutti! >. Si coperse gli occhi con le palme. Ma d'un tratto 1 con una gioia da scolIara che sorprende in fallo il maestro venne a scoprire che, al di là del Pacifico, la gente era sveglia. Non tutti dormivano, dunque! Non tutti dormivano! Il pensiero di Lucia si tuffò da una parte in quel lato di mondo ove la radunata dei do1mienti era bruscamente interrotta, e cominciava la baraonda degli svegli; dall'altra, si mise a correre verso un giorno lontano dal suo passato, un pomeriggio, un muro illuminato dal sole, Perché questo muro sovl"aSta.va in tal modo a tanti ricordi? Perché splendeva di una luce senza pari? Perché il pensiero vi s'attaccava come un naufrago allo scoglio? S~llc pietre a secco di quel muro, si proiettavano ombre di bambini che mandavano in alto tre palle : non si capiva quali fossero le teste, quali le palle se non quando taluno, più forte, strappava l'ombra tonda dalle ombre delle mani e delle braccia e la la:iciava in alto. Un giuoco si proiettava su quel muro. Un giuoco: un che di scomposto, disordinato e felice! VITALIANO BRANCA.TI KARAT AGFA LA NUOVA MACCHINA PER PICCOLO FORMATO ALLA PORTATA DI OGNI DILETTANTE L Kuat Agfa è un.a m.acchin.a spiepmento autonutico. Il formato dell.afotografia è di 2<4 X 36 mm. e l .ap~recchio si carica con una apposita bobina per 11. preu. Le sue c.aratteristicheprincip.alisono: i. Corpo di metallo leggero rivestito di placche di RohusiÌ. 1. Otturatore Auton~t A.ef• con velocità di 1/2 ), 1/50, 1/ 100 BT. 3. Obiettivo anastignutico Igcstar Atfn F: 6,3 luagh. focale S cm. ·,.. Numeratore autom.atico delle immagini. S· Lstra di pressione dclù pc11icola. 6. Meccanismo di trasporto della pellicola e se.atto dcli' otturatore accoppiati, cosicchè è impossibile I.a doppia esposizione. D-ut.alogo gtnu1lt dtgli 1ppartt<hi t ptllicole Aç/tt con rtl1tivi prtuS vitnt invi1to richiedendolo 1ll1 S. A. Pf?.ODOTTI MTOGf?.AFICI MILANO (8-J,) - PIAZZA VESUVIO, ,9 Il fJewlo ~ èU r1ornale dell' at.tuallt.à., apeoohlo ra.- ptdo e fedele d1 tu\t.l 111 a TvenimenU della 11t.u.mua • Pubblica a.rtloou di dlTulrutone aclent.lftoa. noUsie aug-11uom1D1e 1ut prod1rt del no,t.ro tempo e, tnolt.re, racconti • noTelle d'autore• Abbona.ment.o: un anno lire 20, 11mea\.N lire 11. Costa 5 O cen tes. in tutte le edicole LAVANDA ARYS FRESCA DELIZIOSA prolVfflO••illotr•tko , ................. , NEllYCOHAOI ( Il - indicalissimaperfrizioni dopo il bagno • P.USJO rum lE PROfUMERIE ti Richiedere ~ocone di propego11do ·;..~ rn... londo l. 4,50 In lroncobolll o :"":\ PROPAGANDA ARYS I VIA TRIVULZIO 18-0 • MILANO • ~ I
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