~ SERGENTE DELL' A. V .A.N' A. OPEZ POSSIEDE un negozietto di sigari nella via San Rafael, ali' A':'ana, Egli se ne sta appoggiato alla cassa, perfetta- . mente contento, perché gli affan vanno bene, la moglie non s'è accorta che ha bevuto troppo rum la notte precedente e ha un forte presentimento che i biglietti della lotteria che ha comprato da poco debbano essere fo!'tunati. Un g:uo poliziotto dalla tenuta blu entra nel negozio e lo chiama con un cordiale « buenos dias ». Lopez sorride e dice: « Volete un sigaro, seiior? ». Anche il poliziotto sorride e risponde: e: Mil gracias, desidererei molto tre sigari>. Lopcz prende una scatola da dietro la cassa, la porge al poliziotto e poi, quando il poliziotto ne ha scelto con cura e discriminazione tre, rimette a posto la scatola. Il poliziotto ne accende uno accuratamente, esprime il suo compiacimento per il buon t=>..bacco,po1 con un vivace « ha.Jta luego > se ne va. Lopez lancia un amichevole arrivederci al suo cliente chf' non paga e poi ritorna sorridente nella comocb. posizione di prima. « Di quando in quando, un poliziotto o un soldato mi chiedono un sigaro o due 1 o tre > 1 dice. « E va bene. Non mi chiedono danaro. Quando Machado era presidente, v'erano sempre rivoluzioni. Un gruppo di rivoluzionari sarebbe venuto a dirmi : " Dateci cento dollari ". Se non li avessi dati, il mio magazzino sarebbe stato fatto saltare in aria la notte stessa. Quando v'erano ,cioperi, i soldati mi dicevano: "Non chiudete la bottega 1 tenete aperto ". Se avessi tenuto aperto, i rivoluzionari m'avrebbero fatto saltare in aria la :~~bt;rie a~:c:~:~~ c;ir:.~~ss~t~~~ :~ trine e le porte. V'erano sempre dispiaceri per un uomo che possedeva un piccolo commercio. Ora? Ora tutto va liscio. Pochi sigari la settimana ai soldati o alla •polizia e nessuno mi rompe le scatole. Batista è riuscito a questo. Batista ha salvato Cuba >. Luis Entrealgo è il proprietario di « El Enca,lto > 1 il più grande emporio dell'Avana. Anch'egli sorride perché gli affari" vanno bene: i turisti americani si accalcano nel nes:ozio per comprare profumi e cappelli di pa~lia.. . « Sono negli affari da mqltiss1mi anni >, mi dice. « Solo durante i passa.ti pochi anni le cose mi sono andate bene. Sotto il governo di ~[achado eravamo carichi di tributi. V'erano nuove tasse ogni giorno, e dovevate pagarle o pagare qualcuno che non ve Jr facesse pagare. Gli ufficiali governacivi prendevano salari infimi, ma v'era la tacita intesa che a loro era permesso di accettare compensi. Poi v'erano quattro o cinque gruppi rivoluzionari ~~:di.ost;~f:::o i;: ~~b:tt:t ci~:: vano: « Abbiamo bisogno di danaro. Dateci 5.000 dollari, per favore >. Era tutto. Se non avessi pagato, la bottega sarebbe saltata. in aria. Spendevo circa 30.000 dollari all'anno per evitare la distruzione del mio fabbricato. Ogni commerciante dell'Avana doveva affrontare lo stesso strazio>. e E ora?». 11 senor Entrealgo ride. «Ora non pa- *0T~~~~~t~u:iq1~~~n~o~fif~ :i df~~:~ saltare la bottega", andrei dalla polizia che metterebbe a posto l'affare. Non siamo più afflitti né dai rivoluzionari, né dai ladri. La risposta? Batista, naturalmente. Al principio eravamo diffidenti di lui. Per troppi anni ave• vamo udito false promesse. Ma ora. lo abbiamo provato e siamo tutti per lui >. BARBIERE E SARTO Batista! Ovunque andiate, all'Avana, in tutta Cuba, udite questo magico nome: Batista. Alcuni lo adorano; altri lo odiano o lo temono; la maggior parte lo rispetta. Un sergente, mezzo stracciato fino al settembre 1933, conosciuto solo dai suoi amici sergenti, governa oggi un'isola di 730 miglia di lunghczz:::i.,e, nel punto più ampio, di r30 di larQhezza. Egli ha potere di vita e di morte su circa cinque milioni di persone; ed è il c.lpo di 23.000 soldati, di cui 6.000 di polizia nazionale, attive forze annate di Cuba. Nega di essere un dittatore, ma fa e di.sfa i presidenti; nega di essere mil\tarista, ma ha il miglior esercito eh,: ci sia mai stato nella storia di Cuba, e ufficiali di sua fiducia governano le sci provincie dell'isola. I suoi nemici dicono ch'egli durerà finché l'esercito avrà la paga., ma il partito liberale, appena un me.se fa, gli chiedeva di accet• tare la ca11didatura a presidente, e perfino \Ya~hington lo approva aperta• mente. Il colonnello Fulgcncio Batista y Zaldivar è nato in una piccola cittadina chiamata Banes, nella provincia di Oriente, nel i901. Fu 1 di volta in volta, barbiere-, ~:::i.rto,carpentiere, operaio, ferroviere, soldato, stenografo e di nuovo soldato. La sua abilità come stcnogrnfo lo portò al Campo Columbia, dove c·1.i :Hl<.lcuo al Quartier genera.le, un buon punto strategico per vedere la Cu• ba del 1920 e del 1930. Dattilografava rapporti e perquisizioni e, finalmente, sulle ali della macchina da scrivere, raggiunse la gloria del potere. Verso il 1920, l'esercito cubano era come 9.uclli descritti nelle commedie musicali, in cui gli ufficiali sono tutti eroi, tutti ricchi, belli e seduttori di donne. Per un ufficiale, a Cuba, esser ricco era assai facile: andava dall'ufficiale pagatore e diceva : q:: Comando cinquecento uomini. Datemi le loro paghe>. Il cassiere gli da.va le paghe per cinquecento uomini, e l'ufficiale pagava solo i duecento uomini che comandava effettivamente. Naturalmente, doveva poi compensare con pochi dolJa. ri il cassiere e due o tre ufficiali del governo, ma questo era un fatto comune. • A quei tempi, un soldato, senz'esser ricco, non poteva salire al $"rado di sergente. La nascita e il favoriusmo governativo erano i soli esami che gli ufficiali in servizio dovevano passare. Per il presidente ~1achado, l'esercito era non solo lo stmmento del y .!re, ma anchc- la sua agenzia di incassi. d~ 1 i ~~~~td~IJS:r~i;t~na~~~f~~• J:s;~: vere, os.scrvava/utto ciò con crescente impazienza e indiw.iazione e finalmente con selvaggia decisione. Dopo aver appartenuto al gruppo rivoluzionario che tentò, nel 1931, di rovesciare il presidente Machado, Batista osservò e ascoltò in silenzio; poi con pochi altri ser§enti, incominciò a complottare. Nell'agosto del 1933 1 il giorno 12, Machado fu cacciato ; le strade dell'Avana echeggiarono di grida: « Libertà! Cuba è libera!>. Batista e i suoi amici sergenti erano lontani dieci miglia dalla città, al Campo Columbia, ad ascoltare le grida. Le tre settimane che seguirono il declino d.i Machado furono tre settimane di carnevale : un camevale di .sangue e di saccheggi, in cui ogni vendetta personale poté esser compiuta : ogni uomo ormai era uguale al suo vicino. Cuba. alla fine era liberata dal nefando governo di Ma• chado, ma aveva un altro giogo: passioni senza freno, avidità di danaro e di potere regnavano nell'isola. I partif!~t,tfim~~~f!a~~11!u~~:de13S~~~!iva~ na. Una turba pazza, che aveva vissuto per anni sotto il terrore di Ma. chado, dava ora libero sfogo a passioni ch'erano state troppo a lungo represse. Una tempesta di odio e di terrore infuriava nell'isola. Allora il giovane Batista e i suoi amici sergenti smisero di parlare e agirono. I PRESIDENTI Nel settembre del 19331 il giorno 4, senz'altra autorità che quella delle loro rivoltelle, i sergenti cacciarono i loro ufficiali. Gli ufficiali, forse sorpre• si dall'impudenza dei sergenti, si sottomisero docilmente. Aiutato dalle organizzazioni studentesche, Batista nominò un comitato di cinque per presiedere il governo. In quelle poche ore, se non ·portò l'ordine egli mi~e almeno un freno al caos, e Ram6n Grau fu nominato presidente. Batista e i suoi sergenti erano già pronti a ritornare al Campo Columbia, dopo a\'r-r chiesto solo due cose: amnistia per la loro rivolta, e sostituzione pennanente degli ufficiali regolari con altri nominati dal presidente e dal comitato di ~overno. Ma Batista era n:::i.toper non nmanere sergente : le circost.1nze e il destino si incontraronò e, con sua sorpresa, il sergente fu messo a capo delle forze annate di Cuba. A poco a poco il potere di Batista si rafTorLÒ. L'esercito lo rispettava e lo amava, soprattutto per un editto in cui non si ammettevano più generali nell'esercito. Egli era stato fatto colonnello, ma questo sarebbe stato, d'or:\ innanzi, il grado più alto nell'esercito cubano, e i sergenti che avevano organizzato la rivolta con lui, furono tutti nominati tenenti colonnelli. Nei mesi seguenti, Batista lavorò dietro le quinte. Gli Stati Uniti erano freddi con Grau, e Grau « rassegnò > le dimissioni. Vari presidenti si succedettero al potere : era sempre Batista l'uomo che nominava. e dimetteva. Dall'agosto del l933, si sono succeduti a Cuba nove presidenti. Carlos Hevia ebbe la durata minore. Un primato. Appena ricevuto l'incarico, anciò nel palazzo presidenziale, e fece un bagno nella vasca del presidente. Mentre si stava asciugando, ricevette la notizia ch'era stato dimesso. Quando Migucl Mariano Gomcz fu eletto presidente, nel gennaio del 1936 {il primo presidente debitamente eletto, dal tempo di Machado), si pensò che la ricerca del governante felice fosse terminata. Ma in dicembre fu messo in :stato d'accusa. Egli aveva rifiutato di approvare una delle misure finanziarie favorite del colonnello Ba.- tist:11un::,, tassa, cioè, di nove cents per ogni sacco di zucchero prodotto nell'isola : tassa. che serviva per il mantenimento di 700 scuole rurali, con insegnanti scelti fra i sergenti dell'esercito. Per un po' Gomez cercò di arginare l'intrusione dei militari negli affari civili, poi colse l'occasione per opporsi apcrt.1mentc a Batista. Risultato: Gomez fuori. La.redo Bru al suo posto. Batista, in principio odiato da tutti, fuorché dall'esercito, incominciò a esigere un assoluto rispetto. I lavoratori, di cui aveva sciolto le Unioni, lo odiavano, ma dopo le otto ore di lavoro giornaliere e il decreto-legge sui salari minimi, la loro opposizione si cambiò in una attesa guardinga. I gruppi di studenti che avevano avuto una grande parte nella cacciata di Machado, disprezzavano Batista 1 perché egli fingeva di ignorarli. Un giorno, allora, egli fece irruzione nell'Università e vi trovò mitragliatrici, fucili, munizioni e appena un libro di testo sopra un ban• co. Gli studenti cubani sono stati sempre poco diligenti nel seguire gli studi, ma molto abili nel gettare le bombe. Quando llatista si sbarazzò di tutta la vecchia poli1ia e istituì un nuovo corpo con uomini dell'esercito, comandati da José Pedraza, i commercianti si allarm:::i.rono, ma appena la nuova polizia fece giustizia sommaria dei terrori~ti, dc.·iricattatori e rapitori di fanciulli, allora ;i rasserenarono. I cubani alzano le spalle e dicono : « Non è stato rapito alcun fanciullo da due anni cd è stata gettata una sola bomba>, Durante i quindici mesi che precedettero il ro marzo r935, 2 roo bombe esplosero all'Avana, e altrettante furono raccolte prima che esplodessero. Il oolorintlloPalgtnolo Batltt& 7 Zaldlur Ottantatrè persone furono uccise e più di trecento ferite gravemente. I danni alla proprietà furono naturalmente enormi. Dopo il I o marzo cessò il terrorismo organizzato. Frattanto Batista diveniva sempre più salda.mente il vero ~:~·tt~~~b~~li governa assoluta.menIL PRANZODI MEZZAIIOTTE Abbiamo parlato con i giornalisti che hanno vissuto con lui dal suo sorgere nel settembre 1933, e che sembrano « venduti > a lui. Sappiamo che il CO· lonnello lavora per molte ore: comincia alle dieci della mattina e continua fino alle cinque o le sei della ,mattina dopo. Siamo stati ai combattimenti dei galli con i suoi aiutanti, e li abbiamo uditi parlare di questo costante dinamismo del colonnello, che s'interrompe solo per assistere ai combattimenti dei galli all'arena. Sappiamo che tre o quattr?. vo!~e alla ~ettim~na,. l~i e i suoi am1c1 p1u stretti, quei primi ser. genti che sorsero dall'ombra in quel fatidico 4 settembre, si riuniscono in un pranzo di mezzanotte, dove discutono le faccende dello Stato. li colonnello Ful~encio Batista difficilmente si mostra m pubblico; è facili,simo invece parlarf i in privato. Il ~ C~j~~ebi!~n~~al~od~~i~~~~ ~~~ Ago1\o1933 - L,. 1om.mo11a cH Anu po militare con caserme pulite, confortevoli, perfette da.I lato s:::i.nitario, omate di stucchi, e con vivaci villini rossi per gli ufficiali. Batista si alza dal fondo del tavolo quando entrate nel suo ampio ufficio severamente arredato, e non vi fa aspettare. Vi viene incontro sorridendo: anche i suoi profondi occhi neri sorridono, e, per prima. cosa, notate i suoi alti zigomi e il suo naso aquilino. Appare più giovane dei suoi trent:lsei anni, e la sua faccia abbronzaL'\ è senza rughe. Anche ::i. vederlo seduto, si çente la sua vitalità: il suo bel petto sembra che stia per far scoppiare l'ordinata d1,·isa cachi. Vi offre una sigaretta da una scatola d'oro, e vi parla di questo e quello, poi, finalmente, si siede, e con un largo sorriso dice: « Chiedetemi tutto quello che volete. Non ci sono segreti, qui >. L'ENIGMACUBANO « Se voi foste ucciso domani, che cosa ne sarebbe di Cuba e del vostro programma? > gli chiedo bruscamente. Dopo un po', mi risponde: « Ciò non avrebbe nessuno conseguenza, ve lo etico sinceramente. Le circostanze della vita scovano sempre l'uomo. Oggi, non è l'esercito che governa il paese, come dicono. L'esercito è quello della CostituziO\lc, il mezzo che fa rispettare 1:::i. legge. Prima del 19331 l'esercito era un insieme di gruppi opposti, tenuti insieme caoticamente: oggi è una unità. Perciò è forte. Se io mc ne vado, forse l'esercito ricorderà ancora l'unica cosa ch'io gli ho insegnato: che la sua forza e quella del paese dipendono dalla sua unità. Due cose mancavano quando i\,fachado era al governo: la disciplina e l'educ;lZionc. Non avevamo nessuna delle due nell'esercito. Or.a le abbiamo. Questa saggezza è ora compresa dall'esercito e dal popolo. Così, se io fossi ucciso domani, questi due ideali vivrebbero ancora». Batista parla con compiacenza del suo esercito e di quei primi giorni del settembre r933, ma quando si mette a parlare dell'istruzione e degli ospedali, i suoi vivaci occhi neri sfavillano senza posa e le sue mani si muovono eloquentemente, finché si alza pestando il pugno nella mano. « Abbiamo costruito 700 scuole nei distretti lo!'ltani >1 egli dice con la faccia illuminata._ e Le costruimmo per ospitarvi 35.000 bambini. Oggi abbiamo 50.000 ra&'.azzi nelle scuole. Sergenti dell'esercito, specialmente istruiti, insc~ano loro a leggere e scrivere; abbiamo i maestri viaggiatori, che dànno loro l'insegnamento sulle cose in cui più hanno vocazione, e poi abbiamo dottori, assistenti, istitutrici che insegnano loro la sanità e l'igiene, il che fino a poco fa era completamente sconosciuto nell'interno>. Accende un'altra !iìigaretta e lancia pigri anelli di fumo azzurro verso la luce del sole che irrompe dalla finestra. « Non so quello che sono>, mi dice. « Leggo ogni libro di politica, e ']Uan• d~ trovo qualche cosa di buo!'o, t'applico. Io non sono come Hitler che lavorò coscientemente per arrivare al potere. La mia posizione attuale deriva interamente dal caso. Fui l'uomo più sorpreso di tutta Cuba, quando fui posto a capo delle forze anna. te. Per me 1 l'esercito è il vero servo della Costituzione. Ora ho un piano agricolo che sto attuando in una provincia. Sto incoraggiando i fattori a coltivare qualche altra cosa oltre lo zucchero. Mandiamo uomini per istruirli e aiutarli in quello che si po· trebbe chiamare uno schema cooperativo. Si dice che ciò è comunismo. Non mc ne importa. Le etichette sono sem• pre delle cose sciocche. Ogni situazione deve essere affrontata col rimedio che l'esperienza e le circostanze dettano. Così, ·onestamente >, egli sorride, « non so quel che sono, e non mc ne curo >. Mi_parla degli ospedali già costruiti; uno m ognuna delle sei provincie; dispensari nelle città più piccole· ospedali viaggianti. Poi mi parla del suo « ~irbantel!o > di tre anni che qui chiamano il Piccolo colonnello. Ci dimentichiamo dei giorni di settembre del 1933, quando le strade dell'Avana po~pava~? sangue dai cuori e quando 1 fuc1h crepitavano. Si dimentica c~'egli è. un dittatore che ha potere di vita e d1 morte su cinque milioni di P_Crsonc.Quan~o lo si lascia, egli sor• ride ancora e dice : « Non ci siamo fermati. Ritorn:::i.tcfra tre anni e vedrete: le cose che ora tentiamo di fare sa• ranno già fatte. Vedrete una Cub; migliore>. « ~ se le cose vanno male>, aggiun• e:l.:::~i?5C non Ci Sarete piÙ a riCl · Egli s~uote le _spalle. « Da quando ero fanciullo >, dice, « desideravo sempre diventare uno scrittore. Ecco perché scelsi la dattilografia. Se le cose come voi dite, dovessero andar mal~• be', potreste sempre ritrovanni a Ne\~ York, a cerc.ue un posto in un giornale. E così, adios ». Ques~o è Batista, l'cnirna cubano. Il destino lo ha tolto dal) oscurità e lo ha posto al sommo. Egli si guarda intorno1 e vede un bello perfrtto esercito eh«:, all'apparenza. ~Imeno, lo adora. Egh confid_a che Cuba capisca al• fine che ha bisogno di lui. Ha udito canta~e le sue lodi da diplomatici grandi capitalisti 1 umili soldati e con~ tadini. Ma il suo umorismo lo fa ancora ridere all'incongruenza di un sergente dell'esercito che, a un tratto, si trova ::i. gov~rnare un orgoglioso pae• se. E questa e una cos;'l abbastanza stu- ~efaccnt~. t il solo dittatore che può ridere d1 se stesso per esser salito al potere su una macchina da scrivere. QUENTIN REYNOLOS
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