Omnibus - anno I - n. 19 - 7 agosto 1937

I I I I Siena, agoato. LA GUERRA tra il Consonio del Gallo e il Consonio del B.lcchino, in Toscana, è cominciata circa dicci anni fa >, mi dine il prof es• J.Or Rossi Furini, direttore tecnico del Con• sonio del Gallo e principe degli enologhi. e: Il Consorzio del Gallo fu creato a Fi- ~nic nel 1924, con il fine di delimitare e tutelare i vini tipici che vcngon prodotti nella regione del Chianti. Il Chianti comprende poche contrade, quelle in cui ,i coltiva un vino, che storia, geografia e geologia assicurano autentico >. Queste notizie il profcnor Rossi Fcrrini mc le dava, parlando dal fondo di una vecchia automobile, una robusta !P4, su ct1i il tempo e le intemperie pareva avei• sero impresso il colore misto ~ci campi e dc11e strade. Accanto a mc, ch'ero seduto Ja.,,anti, l'Ispettore del Consorzio guidava se:iza parlare, lanciando la vettura su per le salite! più ripide, in mezzo ai carretti e ai veicoli d'ogni genere. A dir la verità, tul principio della corsa, non mi fidavo troppo del mio irruento com• p:agno, e per qualche chilometro credo di aver dato poco retta alle parole del pro. (enore che mi giungevano, da dietro, come da una spelonca. Fone di questo ,i accorse, e mentre l'Ispettore, con un'andatura sempre più spericolata, aveva abbandonato la macchina giù per una discesa incassata tra groui macigni di albcreSf!, si mise a urlumì nelle _orecchie la storia del Consorzio del Callo, che da tredici anni, oramai, coincideva <:on la storia del Chianti. « Quei signori del Consorzio del Bacchino, invee.e, sono degli " e1pansionisti ,.. Loro infatti vorrebbero che tutta la Toscana fosse Chianti, mentre il Chianti è un paese di piccola estensione: poc., più di 70.000 ettari! t un vero abuso. Il Chianti ha origini certe. Soltanto ai posson chiamar Chianti le regioni di Radda, Castellina, Gaiole e Greve. Possiamo concedere anche qualche altr.11z. ona li;nitrora !... Ma è paucsco voler estendere la denonti• nazione di Chianti alle zone produttrici situate in comuni lontani dal Chianti vero e proprio. 2. un vero abuso, un abuso riprovevole! >. E mentre la vecchia automobile percor• reva a ro:ta di collo la bianca strada ed io gettavo occhiate in giro tra i verdi quer• ceti, le vtgne e gh olivi, il professore m'ittrul sulla 1toria del vino famoso, risalendo fino agli Etru1chi e ai Romani. Seppi cosl, per esempio, che dai documenti dell'archivio storico del Ca1tello di Brolio in Chianti, pow:duto dai Baroni Ricasoli, si rileva come l'origine del vino sia antichissima e già prima del mille c1i11essero ,u.tuti che riguardavano la produzione di questo virio. IL GALLO E IL BACCHINO L'Ispettore, che forse s'era abbandonato per qualche momento a\ -piacere -c·ascohare quelle storiche memorie, evitò bruscamente un paracarro con un'abile sterzata. L'automobile riprese la corsa, in un nugolo di p0lvere; io cmiii un respiro di sollievo e mi voltai a guaraare il professore, quasi a congratularmi dello scampato disastro. Tranquillo, sorridente, avvolto in un belli•• simo spolverino giallo, il professor Rossi Ferrini sembrava perduto nei ricordi di quei tempi remotissimi. « Clan.io >, disse assaporando la parola, « clan10... Chianti. Le spiego: sembra che l'etimologia del nome Chianti sia quella derivata dalla parola latina clan10, quasi nata dall'antic6 stato agreste della con• trada, coperta di selve e forse un d• risonante delle clamorose cacce baronali >. Per competenza storica, geografica e lin• guistica, il profcuore, in questo campo, credo davvero non abbia rivali. Già me n'ero accorto, due giorni prima, quand'ero andato a trovarlo nel suo laboratorio e l'avevo trovato tra gli alambicchi, le pro• vette e le bottiglie. Grassoccio, roseo e ben piantato, con una lievissima peluria sul mento che lo faceva apparire barbuto, il professore ,ni aveva mostrato i vari metodi usati per misurare la gradazione alcoolica dei vini e aveva eseguito qualche esperimento scientifico. « Profe.uorc >, chiesi ad un tratto, e a che punto sta ora la lotta fra i vari pro• duttori del Chianti? Continuano ancora le contraffazioni e gli abusi?>. « Si figuri! Le dicevo che il Consorzio del Bacchino, nostro rivale, ru creato apounto per lcgaliu.are questi abu1i I Ma il Con«irzio del Gallo si difende strenuamente. Il consumatore sa oramai che chi vuol vero Chianti, deve chiedere quello che ha il contrass-cgno della nostra marca: il Gallo nero su fondo oro. Abbiamo fatto attaccare milioni di marche su milioni di aschi e bottiglie. Abbiamo combattuto ,n opuscoli, bollettini, riviste, numeri uni- • rielamu. Abbiamo partecipato alle più 1no1nate fiere nazionali. Duecentocinquanta sono i nostri Consorziati, tutti o quasi i veri proprietari del vero Chianti >. veno San Casciano, diventava più arida e pietrosa. Pochi vigneti si alternavano a selve di querce e di pini; giù in basso si scorgevano piccole vallate, dove cresce l'ulivo e la vite 1punta qua e là, affidata al sostegno dei pali a « teuucchio >. Rare sono da queste parti le vigne a filari; il terreno è infatti aspro, disuguale e grossi macigni affiorano alla superfice. Questi: contrade famose, all'aspetto sembrano desolate e deserte. Nei pressi di Castellina in Chianti, si attraversano zone spopolate, dove solo attecchisce qualche vite, mentre i querciatti, i pini e i cespugli di gineSLra coprono tra i sassi il terreno. La fa. tica dei lavoratori in queste zone è dura e impervia. Quale differenz.a dalle altre regioni della To5<:ana, dove ogni palmo di terreno può essere sfruttato e la vite mat1.ora accanto ai campi di grano e ai (rut• tCti. Terra pietrosa e scorticata, questa, su cui la paziente opera dei contadini da secoli s'adopra. 11 1auo e la sterpaglia ere.ano ostacolo alla coltivazione. E gli agricoltori v3.n facendo scassi profondi col piccone e con le mine, aiutati da squadre di opera.i. Ogni metro di terreno liberato è una conquista difficile, ma, una volta compiuta, altamente ricompensata. Frutto di quel la- \Oro scn:z.a posa, appare qua e là, in mezzo a quelle aride sporgente, qualche vigna « 1pecialiuata >, dove la vite per qualche metro è piantata a fitti filari, e degrada giù per i pendii, a grossi scalini o ter• razze, formate da peui di pietra, che prima facevan da sottosuolo e che ora, allineati in muricciuoli paralleli, dividono una terrazza da quella sottostante. LA TERRA DEL CHIANTI Que,ta terra decisamente è avara: scm• bra cedere riluttante agli assalti dei vignaioli. Ce se ne accorge attraversando chilometri senza vedere un casolare, un contadino. Ancor più difficile vedere un volto di donna. Di tanto in tanto un ragazzo pensiero.o guarda passare sen:r.a curio1ità. Eppure i rari coltivatori sono attaccati ai loro poderi. Debbon camminare ore intere per raggiungere il luogo del lavoro. Ph lo più sono silenziosi o almeno parchi di parole. Niente m loro della loquacità fi,nen· tina, spesso petulante e superba, Hanno contratti in mezz.adria coi proprietari delle terre, che dànno loro le case, i capitali, il bestiame. A chi venga qui la prima volta, non ternbra davvero di c11ere in Toscana, men• tre qui:sto è proprio il cuore della Toscana. Qui le colline e i poggi non hanno i delicati contorni dei colli sene.si, per esempio, o dei piu.ni. Qui il tole batte a picco, e pare debba bruciare ogni con. Fu detto che questa regione a.uomiglia al Carso. Ebbene, è questa specie di aridità e desolata asprezza che dà il maggior titolo di nobiltà alla terra del Chianti, Il proressor Rossi Ferrini, infatti, che que1ta terra conosce a palmo a palmo, guardava con allegra e affettuosa simpatia i groui macigni, i qucrciatti scuri e ribelli, !~in!~;~~~:a ~~?;r:;~ ~u:n~iu!~ ;:u~~~ !t:::~:,~? ;~d;gg~n~n~~~~~=:t:)( c:a!~ piaccoza paterna, intieme a una punta di disprezzo, m'indicava quelle regioni tanto più belle, coltivate e ricche, che da lassù si potevano scorgere. « Vede quelle colline ondulate, morbide, lisce come faizoletti di seta? Son le colline di Siena. Quelle col• linc non appartengono al Chianti. Nulla a che vedere. Il Chianti è questa regione pietrosa, povera di acque, di abitanti e di case. Qui, il terreno è formato da stratificazioni coceniche, cioè da pietra alberese e da galestri. Guardi quei massicci ... Quella è vtra pietra alberc1e, pietra dura da costruzioni. I canelli e i casolari di queste parti sono costruiti con quella pietra >, COLONIA SIONISTA A Castelllna c'eravamo rcrmati a parlare con un proprietario del luogo. Un uomo alto e grosso, vestito di b1.lnco, col cappello dì paglia e un orologio d'oro al polso sinistro. S'era fermato a parlare an• che un giovane parente del professore. Seppi che a Ricavo, un paesetto vicino a Ca.stellina, vive una colonia ebraica, lor• ~ata. da una trentina di persone, d'ambo 1 sessi. « Sono tutti giovani e ogni tanto una coppia si sposa. Da tre anni vivono qui, hanno affittato una villa, e si addestrano al lavoro agricolo per poi emigrare in Palestina. Hanno un direttore e si esercitano nella coltivazione del vino e dell'olivo. Pa• gano una piccola retta. Per il resto provvede il Comitato Sionista Italiano. Il primo anno erano fo gran parte studenti. Al secondo e terzo vennero anche commercianti e proressionisti ,. A quel che mi ru detto, questi a.spiranti agricoltori non davano mostra di grande inclinazione al lavoro. D'altra parte si trat• tenevano poco in quel luogo, tanto da otte• nere il titolo sufficiente per poter poi imbarcarsi per la Pales1ina. Durante il percorso sino a Siena, il professor Rossi Ferrini ebbe modo di chiarirnti la questione della difesa dei vini tipici del Chianti. « Immagini >, mi disse, « che l'ingenuo con1umatore dì Milano~ o di M:1sina, di Montevideo o di Londra, non 1a. speuo, chiedendo vino del Chianti, d'avere a che fare con un Chianti magari delle Puglie o ddla Calabria. Le contraffazioni hanno raggiunto un limite insuperabile. E non solo ai contraffanno vini di regioni ignote, ma s'inventano anche regioni fantastiche, inesistenti. Ho veduto fiuc..hi e bottiglie con l'etichetta "Valle d'Oro", "Contea d'Oro", "Poggio Secco", "Chianti sublime", "Chianti ideale" ... Il nostro Consorzio fu creato appunto contro questi abusi. Nacque in seguito alle agitazioni e ai convegni dei proprietari del vero Chianti>. Pranz.ammo in un'osteria campagnola. Con una certa meraviglia notai che i miei commensali bevevano Chianti annacquato, e con una prudenza che mi stupi. L'unico a bere senza riguardi (uj io, lieto finalmente di poter assaggiare un vino che due tecnici mi assicuravano autentico. Finito il pranzo ero già un po' !Jrillo e mi spiaceva ricominciare la corsa vertiginosa per le valli e per i poggi. Ma non c'era da perder tempo. E mentre i miei occhi cran velati da una leggera nubt- vinosa. e lo stomaco inquieto gemeva ad ogni sobbalzo della vettura, il professore ripreae a spiegarmi gli errori della Commissione tecnica, formata da cinque professori, che nel 19s~ era stata incaricata dal Ministero dell' Agricoltura di delimitare una volta per s-cm• prc le zone del Chianti. Mentre la campagna, vicino a Firenic, ;tppariva pianeggiante e coltivata, a mano a mano che salivamo per le colline e i poggi • IL BARONEBE'ITIIIORIOABOLI e Hanno \'OlutO accontentar tutti e non hanno accontentato nessuno. Non ci sono soluzioni intermedie in que,te controversie. Hanno creato ben sette zone, invece di una sola e hanno compreso nel Chianti regioni che nulla hanno a che vedere. I C'olli Fiorentini, Rufina, Montepulciano, i Colli Senesi, i Colli Aretini, quelli Pisani non sono Chianti. Lei ha visto? Ha visto che dif- (cr('nza c'è, 1 tra il terreno geologico del Chianti e quello limitrofo. lf uacco tra una regìonc e l'altra è netto .. Non dico che in quelle regioni non si producono ottimi vini, ma non sono Chianti, il Chianti è un'altra cosa ... >. IL BARONE BETTINO 11 professore 1'cra accalorato. Là in fondo alla spelonca della vettura, parlava e faceva ampi gesti a indic..:r.rc le colline vicine, cosi verdi, tenere e ondulate. « Dove non c'è sasso, alberese o galestro che sia, non c'è Chianti >, ripeteva. Percorremmo un lungo tratto di 1trada, che ti stendeva a lato di un torrente, fiancheggiato da esili pioppi dalle foglie argentee. E dopo qualche minuto, tra i rami dei lecci e .delle querce, vedemmo apparire, sopra un'altura, il ca.stello di Brolio, rcsidenz.a dei Baroni Ricatoli. La vettura girò intorno e venne a (ermani davanti all'ingresso delle cantine, proprio di faccia al Castello. Co1truit~ tolidamente in pietra, il Castello, che st erge tra una selva di piante, è circondato ~a una cinta di grige muraglie, a r?rma d1 pentagono. La collina, su cui 11cde a cavallo, è coltivata più intensamente che altrove, e per le pendici gli 1ca_ssi si sc.orgon frequenti e le vigne si allineano in stretti filari. Il direttore delle cantine ci venne inconti:o, i~ maniche di camicia ,e pantaloni bianchi. Fummo accompagnati nei vari reparti. Alcune ragazze vestite di tela anurra, e.on una specie di basco giallo a ricoprire i capelli, .navano intorno alle macchine e appena sollevarono gli occhi a guardare.i. Una di queste giovani posava a volta a volta sotto una punta di ferro una bottiglia diversa e, dopo un giro automatico della macchina, la bottiglia veniva ermeticamente chiusa da un tappo di 1ughero. Un'altra ragazza fasciava le botti• glie di morbida carta velina. Un'altra. applicava le etichette. Nei l_ocali di deposito enormi botti, allin~a.te m tante file, racchiudono il vino, d1v1so per qualità ed epoca. Questi recipienti, che contengono ognuno fino a 30.000 litri di liquido, dànno al locale un upetto strano, pauroso, medievale. 0Kure e oleate, le botti sembrano volerci 1chiacciarc col . loro ~cso. Si ha l'impressione, passando per gli stretti corridoi che improvvisamente dalle loro bocch~ spalan• cate debbano sgorgare fiotti di rosso vine 3. sommergerci senza scampo. Per farci riposare, il 1 direttore c'invitl nel suo ufficio. Av~va stappato tre o quattro bottiglie di vino Brolio d'epoca divena. In bicchieri differenti fu versato il vino. Diverso il colore secondo le bottiglie. Più rosso il vino più recente; giallastro, di un colore ambrato e denso, quello più antico. li proressore, seguito dall'hpettore, a.saporava alternando rapidamente i vini dei vari bicchieri. Un torso di quello vecchio del 1923, poi uno del 1931, un terzo di Vin Santo. Aspirava rapidamente il liquido, con una breve e secca sorsata. Chie1i spiegazioni e anch'io volli provare, ma il 'r'i~o andò di traverso e invece di battere contro il palato, come m'era stato insegnato, se ne scese giù per la via del respiro. Tossi rumorosamente, gli occhi pieni di lacrime. « Guardi l'uccellino>, disse ironicamente il direttore. Su un tavolo erano poggiate varie botti· glie. Guardai le etichette. Vino Brolio del 1890, del 1886 e perfino del 1865. « t del tempo del Barone Bettino RicasoH, il grande statista >, mi disse il prorcssore. Parlammo del « Barone di (erro>, delle sue virtù di cittadino, di patriota e di enologo. A lui 1petta il merito di ave.r (atto conoscere il Chianti nel mondo. Da lui principiano quei metodi di coltivazione e delle viti, quel « governo > dei vini, che ha dato prodotti tanto illustri. Avevo conosciuto giorni prima il barone Luigi Ricasoli, pronipote di Bettino. Un uomo alto, triste e severo. « Ci 1ta molto da quelle partiJ > domando. e Mesi interi: è un uomo straordinario. t lui che ha avu• to l'idea del Consorzio del Gallo, il no• stro Consorzio>, rispose il prorcs.sore commosso. IL CAPPELLO DEL POETA l.Jopo le cantnu; di Ilrolio visi1ammo quel· le di Gaiole. Altri vasti locali, altn: botti enormi, in legno o in cemento. Tutto quel vino nascosto, in quei recipienti immensi, invisibile e pur presente, comfociava ad I ubriacarmi. Mi aggira.vo turbato per quelle u.le fresche e umide, disperando di poterne mai più uscire. Eppure, tornai a ve,, dere la campagna e le verdi vigne, dove i grappoli già maturano, gonfi di succo, e gli olivi d'argento stendono i loro rami al sole. Ultima vi1ita ru alle Cantine Mirafiori. Si scese giù per una se.aletta e 1embrava. d'entrare in prigione. Invece, anche là sotto, ampie sale e i soliti r~ipienti colossali. Alle pareti, cartelli educativi insegna• vano: « Ogni cosa a suo posto, un pollo per ogni cosa > ; oppure: e Non bestemmiate. Chi bestemmia si degrada e dimostra di essere cattivo, malvagio e irragionevole >. « Fate il vostro dovere, anche e maggiormente quando non siete 1,0rvegliati. La vostra coscien:::a sia di monito più ehe la voce dei vostri superiori >. e Saranno seguiti questi saggi ammaestramenti? > mi domandavo, stordito dall'odore del vino e del legno umido. E continuavo a vaneggiare in qucno problema quando, all'uscita della cantina, mi venne incontro il cavalier Vicri Fornarctti, diret• tore proprietario del giornale li Chianti, Dovrò raccontare quel che mi disse l'illu1tre cavaliere? Con(euo che non riuscivo ad ascoltarlo; guardavo soltanto le sue labbra muoversi vertiginou.mente e il cappello a hldc larghe e diritte c.he copriva il suo capo . .: e, un ìn.tcllettualc >, mi dicevo, « !i vede dal cappello. Dev'essere anche poeta. >. Riuscii ad afferrare che ìl cavaliere stava compilando una Storia del Chianti, di 1500 pagine, e mi par di ricordare ch'egli si lamentasse della mancanza di una rer.-ovi::i in quelle regioni. Gli occhi mi si chiudevano. Faceva caldo cd ero bagnato di sudore. Quando l'Ispettore m'invitò a risalire nella vecchia automobile e di nuO\'O l'ebbe lanciata a corse folle per la urada, ora diritta e pianeggiante, mi parve di svegliarmi da un sonno lunghissimo e faticoso. MARIO PANNUNZIO IL QUARTO PREMIO CERVIA È STATO ASSEGNATO, DOPO LABORIOSA SELEZIONE COMPIUTA SU UX COMPLESSO DI BEN 85 CONCORRENTI, AL ROMANZO DI UN GIOVANE LA MONTAGNA DI STANIS RUINAS È il romanzo delle Alpi Apuane e in c.sso l'autore, con uno stile incisivo e personalissimo, narra le vicende, ora tristi ora liete, di un intero p:ccolo mondo di gente semplice e forte, rude e generosa che vive della e per la montagna. Ecco - sinteticamente riassunto con le parole medesime della Commissione Giudicatrice del "Premio Ccrvia" - un giudizio sull'opera del Ruinas: " l'Autore è riuscito a r11pprese11f/1reco11perfetta 11at11ralezza le forme e gli spiriti de/111 111/0Vll Italia sullo sfondo delle Alpi Ap111111e,particol11rme11afedatte 11re11derela rude ege11erosaforza del popolo lavoratore" Il romanzo ora premiato è stato pubblicato in bella edizione nella collana "I GIOVANI", edita per cura della Casa Editrice Rizzoli. Nella stessa collezione sono apparsi anche : 1. TRE OPERAI DI CARLO BERNARD 2. L'ORFANO PICCOLISSIMO DI GIOVANNI MOSCA 3. LATEORIA SAREBBEQUESTA DI VITTORIO METZ OGNI VOLUME È IN VENDITA A LIRE CINQUE IN TUTTE LE LIBRERIE O PRESSO !UZZOLI E C. EDITO·:RJ MILANO - PIAZZA CARLO ERBA 6 GOi.DON P"iM ...... - TUTTO POE Pn I.a ptim.1 volt.a in Iuli.a ~i fubbliu un'diiiont inttgnl, di TUTTI I RACCONTI 01 POE ntll.1 vtB.ione d' lr\t cuuu d.1 OELFI NO CINELLI «I ELIO VITTORINI. . Volume I R,I\.CCONTl E AkABf.SCHI GOl{DON PYM Vn\umt di p,agint.. 601 L. Volume Il Volumt di p.agint.. 6s6 L 10 Og11i giorno I" fritir" p11rl11Jrllr oprre Ji P<H', 11,u11111,,tlir (011ouono? E t'Ofttt' tr11dotte? A,1r'1r 111.famosR tr,ul11{io11rJi B1111Jr/,.irr, u Atlt'1lll ,,,, ,,ouvolr i11trrusr pu 111t"0ff0/t't'1t{t,tlrl ,("111tJrurittorr fr1111uu, er11/,e,, l,mgi J11/Ie' 11err t"o111plet1r1 frJrlr. • Il più divertente romanzo di SINCLAIR LEWIS (P«m;o Nobel 1931) L'AMORE IN AUTOMOBILE L. 6.- ~:t~·.··t:.;:.t::i·. "! ~7-~'i ";', t::~:. io .;,;,._ al t.,o e.lito•• MoaJ,,lori. Un vi11ttio t!i lrrmil11 r'1ilometri ,/111/'Atl,mtit"o ,,/ P11t"jfro, 1111insr,f1tÙ11enlo unlime,,talr Jci pi,ì Jivrrlr11ti r Jri pi,~ 111txJimrnl1tli. È 1111rqm,m{0 rf,e f"i mrltt il fmon untore, 1111ro1111tH{to0si" pie110 ti' imprevisti, Ji 1ifl111{io11ei ,li scl,er{i i11111petfllti,t"l,e ; <omr sr il j,,11,osi11imosuillore ,111lt'rif11n,io fosse pn111 11111m111t1to11rt it1Ùtt"iltt111 t111ti i libri n111trri e pn,mti r'1f' iHgo111l,r,1110 In letter11tur,1 modrrnA f' ,111r11errr,1l0 ro11 '(lfc'SI0 lil,ro il t"11polll'fJ(),rloei/" lritrre{{"· Mondador1 Milano

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