----- ( ILSORCKIOELVIOLIKO) ~&,ij~~~~ E TERME UNA CHIESETTA barocca, un vero modello di chiesetta preziosa: la facciata abbagliante di marmi. In piedi sul timpano, campeggianti nel ciclo, tre statue di santi ravvolte nel sudario di pietra sembrano vigilare intorno, dall'alto, il paesaggio fatidico di Roma antica. E dietro la chiesuola, infuocato e diritto, un campanile romanico si scalda, titubando, nella rosa purpurea d'un riffct• tore nascosto, Fruscio, rotolio lontano di veicoli. Lud striscianti, accensioni, scintille intermittenti, remote esplosioni di mortaretti. Qualche _ stella si stacca. solinga dal ciclo e fila giù silenziosa come un razzo morente. .. Qua e là, mura, passaggi, accessi, spalti e meravigliose terrai.te immerse in una solitudine assoluta. t uno dei più vecchi e rispettabili set• nari del mondo riconqui$tato alla vita. Qui dove dorme la polvere dei secoli, e l'architettura par diventata minerale, la poesia non. ba bisogno di gridare ai quattro venti. e•~ dappertutto, muta, involucro di scivolante silenzio, alata leggerezza, 1raspart"ntc, inumana voce dell'aria. Calma, rutilante notte che mischia il dolce fiato dei fantasmi. L'invasione della folla, mondana e felice, non scompiglia la pace divina e le anime grandi di questo luogo sacro. Tre proporzioni sovra.stanti, tre dimensioni successive. La folla innumerevole, nera e bassa e fitta come un vivaio anonimo. Sedicimila orecchie in ascolto. Le enormi vòltc della Basilica aperte, spa1.incate come tre bocche che divorano la notte e gli astri. E, sopra la Basilica, la sfera azzurro-stellata del più profondo ciclo. Tre salti, tre gradi, tre misure, tre epoche diverse, a grandi distanze l'una dall'altra. ' La povera razza umana, i monumenti terrestri, e la natura infinita del firmamento. Qui la musica ~ il trai1 d',mion che ci vuole. E fatto strano, d'un a.cuslica prodigiosa, ..-.-ili ultimi arrivati senton meglio di quelli che siedono davanti. Il pubblico, un e tutto esaurito •• copre in ;;ofondità quasi un mezzo chilometro. E sta muto come uno squalo che ha l'udito nella coda. ~bussy, questo fiore di acrra, profuma l'aria di echi. 11 maestro direttore chinato ora a destra, ora a sinistra sui diversi strumenti come un collivatorc appassionato. Da due mesi l'istituzione fortunata dei concerti alla Basilica di Massenzio funziona ,._ raccogliendo il più largo favore, cd ecco, senza ritardo, aprirsi per la prima volta agli spettacoli lirici quella valle gigantesca della morte che ha nome < Le Terme di Caracalla,. 2. più che un passo innanzi, è un balzo addirittura, che facciamo tra le rovine, i ruderi e l'abbandono della campagna. Si pub dire ormai che la marcia di Roma verso l'Esposizione del millenovecentoquara:ntuno è già cominciata in pieno. In pochi giorni un palcoscenico venne ipcastrato abilmente fra "'i contrafforti immensi delle grandi Terme. Un palcoscenico con le sue luci, la sua ribalta e le sue quinte. Un teatro, di ottomila poJti, con gli impianti dell'acqua, del vino, della birra e del caffè per sopramcrcato, E luncdl tcorso, avvenimento incredibile, ebbe luogo all'aperto, in quel sito dirci quasi inesplorato e terribile, la prima recita di e Lucia >. Quanto dire Donizetti alle Termopili. Miracolo compiuto fra l'ordine e l'entusiasmo più solidale nel giro di una set· timana. PIUllABOLI. SUL tEVBBE torna indietro a mezza strada. In acqua, soprattutto i maschietti, sognano Il Tarzan. Poi, dopo il bagno, organizzano delle partite a joot-ball di almeno cinquanta giocatori. Anche i signori grassi vi partecipano con poco onore. I FIUMAROLI, come ogni altra . Qualche solitar~o prende un sandolino categoria di persone, si dividono e se .ne va pe_r11fiume ~ntando. . in ricchi e poveri. Mentre i for- .?h stud~~u sono la m1?or. parte; 1 tunati si godono il fiume a monte p1u .a~an1t1_ frequ~n\aton. ~1 t.rovan~ di Ponte Cavour i diseredati invadono fra 1 giovani opera11 stagmru, macellai le spiaggette sott~ i Lungotevere Prati, e. ~agazzi di bottega. ,(?li ac~uacetos_ari Castel Sant'Angelo e sotto ponte Ga- pn~ ?nodestam~1;te lasciano i.I fagottmo ribaldi. Galleggianti sull'acqua, ci sa- dei loro vesuti ~ul greto de!l'Acqua ranno una ventina di casotti di !~no Acetosa e fanno 11bagno nudi. verniciato nei quali si riversano gior- Il bagno più frequentato è quello di nalmente almeno cinquecento bagnan- Ci~iola Garibaldi al Lung_otevere :Val: ti. L'eleganza non è il loro forte: si lati. Sono due o tre casotti gallegg1ant1 contentano di un paio di mutandine con un terrazzino che gira loro intorno. di cotone e di un fazzoletto con i co- La vernice bianca e azzurra di cui lori della Roma o de::a L~zio mcs:)o sono dipinti riluce :11sole. 1 bagn~IY.i.i.. intorno alle spalle. Non potendo Lire stanno quasi allo stato di natura; non del canottaggio praticano tutti gli altri hanno bisogno di ombrelloni, di pigiasport più alla mano: partite a pal- ma ~ di accappatoi. Loro il S<?lese lo letta, virtuosismi sull'altalena lancio vogliono goder tutto ed hanno 11coragdcl peso e pugilato. ' gio di star delle ore a pancia all'aria Al disopra di Ponte Cavour, invece, infischiandosi dcl!e i~~lazioni. e delle la cosa cambia. I soci degli eleganti scottature. Ormai Cmola è diventata clubs vanno a fare del canottaggio e un'istituzione, per loro. [ bagnanti di toccano soltanto l'acqua delle docce. Trastevere da trenta anni non conoFanno di tutto per sembrare anglosas- scono altro stabilimento. Ora, però, ci soni : si curano molto dei colori della sono le casine dei Dopolavoro che maglia sociale e della flanella dei pan- hanno portato i loro soci fra gli S_!}obs taloni Oxford. Sono irreprensibili e a dei circoli di canottaggio. Gli spogliaposto soltanto finché non si staccano toi e gli impianti sono moderni e pudal pontile d'imbarco. Poi, in mezzo liti; intorno ci sono perfino dei campi all'acqua, calano di tono. Non che il di tennis. Anche qui la vita balneare loro stile di voga la.sci a desiderare o è semplice e i frequentatori non si che non sappiano equilibrare l'imbar- danno delle arie. I signori grassi sono cazione. Tutt'altro. Stanno ben dritti cavalieri. M. C. sui seggiolini scorrevoli e remano con disinvoltura e unità di ritmo. Soltanto si nota che sul Tevere non sono a casa lorp. Il fiume è troppo assolato e alla mano. Le rive erbose si rimandano le grida e i richiami dei fiumaroli~ le sfide di attraversare la corrente senza spostare di un metro. Fioriscono .sulle spiaggette, dove i bagnanti stanno a prendere il sole in mutande bianche, le più belle espressioni di Roma. Le voci del popolo li turbano molto. E poi ci sono gli angeli barocchi di Ponte Sant' Angelo, gli archi romani di Ponte Milvio, l'Isola Tiberina e Ponte Rotto che incrinano l'atmosfera ideale che i giovani canottieri si erano costruiti per il loro~sport. Essi vurebbero più nebbia e più silenzio. Molte volte, poi, trovano sul loro percorso un'imbarcazione di qualche I cantanti: la Toti Dal Monte, Beniamino Gigli, il baritono Montes.ano, ccc., e il di• retto~ d'orchestra Oliviero dc Fa.britis del · Teatro Reale dell'Opera. ,. Dopolavoro. I Dopolavoristi sono facilmente riconoscibili alle maglie dai colori stonati e al fazzoletto bianco che si legano sempre intorno alla testa quando fanno dello sport. In queste occasioni i canottieri eleganti non aumentano il ritmo della loro battuta e non guardano nemmeno l'altro armo che lavora in «serrate> per levarsi la soddisfazione di battere qualcuno. Sorpassati, trascinano l'allenamento con un po' di tristezza per un altro quarto d'ora. Alla fine voltano con eleganza e tornano giù sul filo della corrente. Oxford. Cambridge. Questa sera c'è il tè dei canottieri al « Plaza :>. A questo pensiero si rianimano. A parer nostro non si poteva scegliere per l'occasione un'opera più adatta, né ar• ti.sti migliori di questì. L'esperimento era audace, ma ben degno dal successo che ottenne. Tutto il campo era stato accomodato nel modo più fantastico. Quando il pubblico cominciò ad arrivare, non era ancora calato il sole. I neri cipressi, oscillando del capo, ci guardavano entrare nel recinto con due occhi quadrati e abbaglianti di riflettori. Esitavamo a tirar diritto, acciecati come lepri presi a caccia coi fari dell'automobile. L'aria era più fresca, come se volesse piovere. E poi, dall'o,curità., ecco sorgere intorno le cime illuminate dei pini romani, come coperte di neve. Non c'era un posto vuoto. VIADEVLANTAGGIO MIGLIAIA di americani, venuti in Europa per l'Esposi.rione di Po.riti, q11.o.sì impermo.lìlì per averla trovato. incompiuta con padìtlionì che annunciano appena la prossima apertura, si sono mts.y a ti.rare l'Europa pouamente. Am,rìco.ni del Nord e del Sud. Li troviamo da per tulto: nei ca.iè, n'e1li alb""thi. Visti ct'>Ji di pas1a1· t•0, 1li amui&ani si dividono in due irupJ:i I tiovani e tli an(iani. I tiovani sono alletri. Vanno insieme ,ata((e e tiovano,ti: e1cqno datli alberthi di via Veneto e di vie Ludovisi appena fa notte, e i,,douano, con disinvoltura che a noi pare ridicola, abiti. da sera. Sono le donne ad indo11are s,mpre obiti da sera: tli. uomini escono sp._.,;so •cor: .:,lrti sporti:1i, scamicia!i spuso, 1uuavia sempre più umanamenle ve1titì di q,ullo che non siano i tedeschi che J,ure OflÌ formicoltJno a Roma. Di Il a due ore, saranno del tutto presi da una loro follia. Non sì sa se sia l'alcool a de1tar1liela. Pare che questi tiovani non bevono ;~ne~ldi ~bfi::1f: ;;.: ~:=f t:,:;n~\':!e~r:a~ b!~:~, u:i~:e;:;:n~,ii;::cté IJ7oc~~::ira: 0 o~ non perchi lo disprt(..;.Ìno. La loro fur(O 1ta li: tutta in questo saper i1norore le cose che non siano per e11i abituali. Cos? it loro vitJttio smette dì essere una corsa ÌII cerca di colo,, locai,. Se questa 1ente cerca poi anche a Roma il colore locnle, è p,r alt,, , diverst circostan,re. ~ come un obblito: a Roma i monumenti , le chiese, a Pariti i tabarins, e cosi uia. L'Am,- rico. del Nord d,ue euere pieM ,/i lut1fh1 comuni, che appunto perchl luo1hi co• muni finiscono con non pesare. Andare in Europa si1nifica pa1are ce,tì tributi. Ci JÌ d,,vrebbe occuptJ,e d, certt /arrende noiose, ma ciò forse non è umpre osservato con estrema puntualità. Gli am,rictJni ha,1110 poi l'aria di sapersela covare, Almeno di ura, uscendo in truppo dai loro o.lberthi, Jonno queUo che votliono. Cercano l'allegria e se ltJ portano con si. Villo. Borghese diventa prr loro un po,-adiso; la Casino. delle Rose e quella del Lato, un ritrovo ideale: quei ritrovi di cui tutti noi rileviamo la banalità , la noia. Ma in più ognuno non fa oh,o che portarsi in tiro la propria noia e la pro• pria alleiria. I tiovani americani porlono in tiro lo loro all,tria. I tiovani ,/a ,.oi, e non credo del tulto per fin(ione, portano con sé una loro irrequiete,r(a. Non si contenlono di Villa Bor,tluse, che è il tia,dino della loro infan(io: né dei dancings che non sono quelli della loro imma1inat.ion,. MtJ se tli americani tiouani hanno ttJnta letttreua , alle1ria, sii.1uardino invece tli an(ioni. Gli an.(iani li. vedi solitari. Escono a coppie, marito e motlie, in silen.(io. V estono abili troppo 1iouonili, a colori vivaci:. le donne, obiti senta 1uarnit.ioni, a colori non meno t-istosi. Si siedono nei ctJffl e taeciono. Passe11iano e tuardano le tose in tiro éome se non riuscissero tJ capirle. Gli an(itJni ame,icani hanno una loro t,iste((a; quasi che po1hino la sp,n1ierateua detli anni tìovanili. Se si ineontra un americano solo, si vede n,i. suoi occhi ancora più cupeu.a. t venuto in Europa per visilorlo. Intorno a lui, cireola tenie del 11,10paese, ed etli pare quasi sfuttirla. L'americano solo finisce spe110 ubrioeo. Forse ha imparato a bere il uino romano: suda, tationa fra si, ati• ta le mani, fantastica, e tutte le cose in 1i10 insommtJ non esistono per lui. Si noti, ol contrario, quanto accade da noi.. L'andare detli anni e la dure(t.a della vita totlie la noia e lo melanconia di do110. L'italiano di quarant'anni, che va a Villa Borihese, ammette, alla fine, che è un tiar· dino bellissimo; e se si spinte in un dancing .si ltJ.scia andare e rid, alle ballute d,l comico. Ammirerà perfino il btJllerino che batte il pavimento. Non sa,à di tran claue, ma insomma si acconltnta. Gli anni portano alletrio da noi, , calmano i torbidi della 1iovine(t.a. Invece, per questi no• stri ospiti scui a Roma, le cou pare che stiano diveriamente. La letra11ine di quelli che hanno passato i quaranta, pare che bilanci l'alletria dei più tiovani. Abbiamo detto; pnre. A meno che quel si1nore dai eapelli tià iriti, che abbiamo ouervoto ieri sera al caffè, così tetro che v,nivtJ il so- .spetto che .ste11emeditando un suicidio, non stesse facendo i conti del Ju:o viattio in Europa, o non pensasse alla motlie lasciata a casa da cui in tonti anni non ha saputo nemmeno di1Jor,riare. VIA DELL'ACQUASPARTA è quaJi uno pia((a, menlre piatt.a Fiammella t qua.si una via. In quei para1gi c'i nria di < restaura(ione >. Il palau.otto, all'tJn~ tolo di via della Maschera d'oro, t'auuedi subito clze 2 Jtato aJgiustoto , 1Jfgt11((ato ,condo il ,tutto che htJ consiglìoto anche i lavori dtll'Albergo dell'O,so. C'è poi una chiesetta, fra il vicolo dei Tre Archi , via ddla Maschera d'oro, intorno alla quale si aff11nnano muratori. S, si levassero certi scstt1ni, rovinerebbe a lerra. Si traila dunque di eonsolid11re, di ripulire; ma temiamo che al cont,ario Ji inttndtJ tJddiritltHIJ reJtaurare. CoJl il quartiere, fra via dei loronari e Lunto Tevere To, di Nona, si avvia a diventar il luo10 adotlo perché i molti stranieri che uisitano Roma abbiano un'id,a del color locale. CtJse vec~hie e sporche, strade con panni tJlle finestre, e qva e là una perla. Mentre ci sembra che si riehitda una pulì(.ia 1eneralt. Un at• tiusto.mento di porte, di tetti, di gronde, di la.stricato. Si la.sci su oçni palauetto i utni dei secoli; si sp,nd11no invece tempo e denaro in un rinnovam,nto inte10 f,- c<Jndo i criteri dell'igiene, o poco piM. N, vtrrà fuori uno Romo deco,osiuima , 1eri1J: la g,ntt vi circolerà come si circoltJ · città modern11, non eone in u:n La recita ~i protrasse fino a un'ora dopo mezzanotte, presa d'assalto dai battimani che arrivavano a ondate dal fondo della platea e si rompevano sul petto dei \•alorosi artisti, scenografi e macchinisti. BRUNO BARILLI Intanto la vera vita del fiume è nel corso inferiore. Alle fermate delle circolari i tranvieri che aspettano il loro turno e i ragazzini osservano le forme dei bagnanti insierr.e con i signori dai pantaloni bianchi e la giacchettina di alpagas che si asciugano il sudore e pensano a Leonida Bissolati, uno dei vecchi fiumaroli. Anche le donne si fermano a guardare e i giovanotti, sotto il mura~ione, camminano col petto gonfio fieri della loro tintarella. Qualcuno tenta la traversata del Tevere e COH0EBT0ALLABA81IJ0A DI lll88EHZ10 MASSIMINO ( PALCHETRTOIMAK) I ~W~(S(!t(O DURANTE VARIE LE RAGIONI per le quali si va a teatro. La più comune è per trovare sulla scena la riprodu- (Ìone di u 11e11i. Un irrdrenabile desiderio spinge l'uomo M>tlo l'occhio dell'obbietti\'O. Ma la fo1ografia è un eufcmi• smo. Le soddisfazioni che ena dà non ispirano fiducia. La « bella • fotografia, la fotografia idealinata dà a tutta prima una leggera gioia, ma presto distrutta dall'idea che quella bellena è un trucco; e la gioia si converte in sconforto. La fotografia che in tutti i sensi sta più "icino al nostro cuore, è la fotografia per tessera. Qui, nt~~un trucco maschera i caratteri ri\'clatori dell'auaHino, dd pauoide, dello scemo, del bruto; o semplicemente dell'umile, del rassegnato, dell'inespressivo. Come rivelatore di \'erità nas.coste, il teatro è un mezzo più raffinato. La rivelazione avviene in maniera indiretta, e soprattutto anonima. Si sia in poltrona, non c'è pericolo di essere riconosciuti, e intanto si a.s.siue alla e viva > riproduzione di se stessi. Del resto, il numero crea complicità. Molti anni fa, al teatro Ferrario di Salsomaggiore, as<istci alla rappresentazione di Odette in compagnia del proprietario di una macelleria di Milano. La scoperta della cornificuione dt:"l marito di Odette provocò nel mio compagno un collasM>, e mi toccò portarlo fuori di peso. Sfido io! L'imprudente mi aveva mc»o a parte pochi giorni prima dcl suo infortunio coniugale. Ma !.C quella sera il tutro fosse stato pieno di cornuti, e a maggior ragione di cornuti ignoti uno all'altro, quale più rarfìnata voluttà di vedere il proprio caso riprodotto sulla scena, e soffrire nella p<:nombra? ... Le ragioni che hanno de1erminato il grande succ~sso della (;ompagnia comic.a. diretto da Chccco Durante, al suo debutto al teatro delle é Quattro Fontane • con O1ti è festa, 3 tempi di Ugo Chiarelli, sono meno amare, mcno tra.gich~ soprattutto. Chccco Durante non è amante del rischio. Preferisce andare a colpo sicuro. Portare sul palcoscenico la vita di un impiegato, e questa trasposizione operarla a Roma, e in un teatro di modici prctzi, e in una stagione in cui il solo pùbblico rimasto a godersi il ponentino della capitale ~ quello dei funzionari delle categorie inferiori. significa pigliare il successo per la collot1ola, buttarselo ai piedi, farselo schiavo. Cosl avvenne. E col risultato che dovetti spostare il mio campo d'osservazione dal palcoscenico in platea: più che mai quella sera il pubblico aveva smesM> di fare lo ipettatore, e s'era messo a far l'attore. La commedia di Ugo Chiarelli è congegnata con astuzia. Non tale da menar strage fra nasi di fiuto fine, ma accordata in ogni modo al tono di un pubblico estivo e di bocca buona. Quando mezzo e scopo stanno in equilibrio, non è forse raggiunta la p-•!rft-zione? In manranza di trayolgcnte for• za drammatica, di vertiginosi abissi di poesia, Ugo Chiarelli ha sparso nei suoi tre e tempi > una fitta rete di uncini, per cosl dire, ossia di locuzioni plebee e preferibilmente romanesche, ognuna delle quali < aggancia > l'attenzione del pubblico e fa esplodere la sua gioia. 2. straordinario quanto gode il pubblico nel vedere trasportate nel giornale oppure sul palcoscenico, e dunque cothacrate e nobilitate, quelle povere sciatterie, quelle miscrevcli f1a.si fatte che costituiscono le c.giunture> del suo linguaggio quotidiano, e che la bor• ghesia per parte sua trova nel triste teatro di Bcrnstcin, e in quello degli equivalenti nostrani A udir ripetere centinaia di volte e ammàppelo ! •• e e llhatc ! ,, e ma va a morl am ...to •• ccc., il popolano di Roma non sente stimolo di riM>. Ma quando queste medesime locuzioni 50no pronunciate al lume della ribalta e da bocca d'attore, il pubblico si sgrulla di piacere, gioisce nell'intimo, prova fierezza di scoprire nella propria vita, nel proprio linguaggio, nelle proprie abitudini, valori d'intelligenza e d'umorismo che egli non sospettava ncp• pure. E quando Chccco Durante, nella parte di Camillo Speroni, dopo molti < ammàppelo ! >, dopo svariati c. e llèvatc >, dopc innumerevoli e ma va a morl am ...to >, salutati ognuno da sc,·osci di riso nutriti e degni di miglior causa, pronunciò nel secondo atto di O1gi è festa, e con l'intonazione adeguata e l'adeguata grevità, il sonantivo: fretnone, il pubblico dette fuori in un immane urlo di gioia, e gli applausi ci fecero cadere addosM> i calcinacci del soffitto. E in metzo a quel pubblico delirante, fra i più accaniti a urlare e ad applaudire, con orrore riconoscemmo dei gio• vinetti sui dieci anni, fino dei frugoli di otto. Segno che in quegli amori di bimbi già vive il buròcrate di domani, il quale a sua volta dirà al proprio figlio: freinone. Allora ci raccogliemmo piamente in poltrona, e abbassando gli occhi recitammo: Contami, o diva, del Pelide Achille l'ira funesta ... Checco Durante rt";cita con efficacia, e lavora • · con la faccia, e, diversamente da molti at1ori < in lingua>, la sua dizione è impeccabile. Se mai ci è sembrato un po' uniforme nel tono forte, nel che del re· sto egli si avvicina al grande Zacconi. Ottime d'impegno le signore Anita Durante e Gina Amendola. Qu~nto all'attore che impersonava er So, Citi, non abbiamo capito perché, avendo da rapprc.scntare un droghiere romano, egli si fosse truccalo da poli1ico inglese, in week-end ai Chequeu. Ma questo bravo attore migliorerà. li suo nome lo promette. Si chiama: Franco Montafameglio. ALBERTO SAVINIO LEO LONGANESI - Direttore responsabile .S A. EDITRICE .. O\lSIIJl'S•. \IIL.\"0 Proprietà 11ni~1lu e ktt<'fl'lri:- ti~nio111. RIZZOLI li. C.• An, prr l'A1t(' d('lllll "tamr,a \hlar.,> RIPRQl)l:7.IOSI E'-EC,t;11'1; ('OS \IATF.RMl.tFOTO{,R \FICO •FF.RR.\XI\• Pwbl,/,nt,1 \f:1•n~i• (, ij,.•~chi . \fil;,no, \·ia .:...,h;,,i 10 Td . .ll),<JO· • Parigi, 56, Ru. d< f'aubouri: S.:fr,1.Jlonuri
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