DAGI.I OCCHID 'ABGEllTO W 01 ! • grugni disgustato Joplin ap. pena mi riconobbe. «Che diavolo volete?•· Ma non avevo intenzione di rispondergli. Guardavo la ragazza. Adesso ero sicuro di lei. e Dico, non ho tempo da perdere•, riprese Joplin, e gli risposi senz.a gwi.rdarlo: e Se aveste messo da parte tutto quello che vi hanno dato i giudici, ne avreste in abbondanza•· E continuai a guardare la ragazza. Joplin diventò impaziente. • La volete smettere di fissare la ragazza e vi degnate di dirmi cos'è che volete?• grugni. A11ora la ragazza sorrise; un sorriso can- :ionatorio che mise in mostra i suoi piccoli denti acuti da belva. Doveva aver letto nei miet occhi che l'avevo riconosciuta - malgndo i miei sforzi per rimanere impusibilc - perché anche lei parve ricordare all'improvviao quegli istanti in cui assieme a Tai, Hook e i Quarrc avevamo giocato a nasconderella nella casa di Turk Strcct. Agile come un serpe lascib il bracciolo della poltrona dirigendosi verso di mc: i suoi occhi erano più del color dell'acciaio che dell'argento. Misi in mostra il revolver. Joplin fece un mezzo passo avanti. e Che diavolo vi piglia?• abbaib. Kilcourte scivolb dal tavolo cd esitò posando una delle sue mani brune sulla sciarpa che aveva attorno al collo. e Ecco di che si tratta•, diui io. • Cerco 1ucsta ragazza, per un assassinio avvenuto circa due mesi fa, e forse atichc, ma non sono sicuro, per quello di questa sera•. Il rumore di un interruttore girato dietro di mc, e la stanza rimase al buio. Mi spostai, senza curarmi della direzione, per allontanarmi dal punto dove mi trovavo al momento in cui s'era spenta la luce. La mia schiena toccò una parete e mi fermai chinandomi. « Presto, Kit I•. Un sussurro rauco che veniva dal punto dove credevo che dovesse esserci la porta. Ma tutte e due le porte, supponevo, dovevano esser chiuse e non ai poteva aprirle senza svelare un rettangolo grigio. La gente si muoveva nella stan::a ma nessuno passava davanti al rettangolo più chiaro della finestra. Un leggero scatto, davanti a mc, troppo leggero per casere quello della sicura di una rivoltella. Ma poteva casere lo scatto di un pugnale a serramanico. Mi ricordai che« Stellino• aveva un debole per quella specie di arma. e Andiamo! Andiamo!•. Un sussurro agitato percorse l'oscurità. Rumori affrettati, aoffocnti, indistinti... un Wdno 'f\On lcmtano... Improvvisamente una nuno robusta afferra una delle mie spalle, un corpo muscoloso mi gravita addosso. Cercai di acostarlo servendomi del calcio della rivoltella. Poi quella mano dalla mia spalla sall verso la mia gola. Un lampo rosso mi sfiorò. Spinsi con forza un ~inocchio e udii un altro grugnito. Manovrai ancora con la rivoltella finchi davanti alla canna non sentii più l'ostacolo molle che l'aveva fermata; premetti il grilletto. Il fragore deilo aparo. La voce di Joplin, al mio orecchio, con un tono stranamente pcrsuaao: • Maledizione. M'ha fatto!•. Balzai lontano da lui, nrso il debole chiarore d'una porta aperta. Non avevo sentito uscire nessuno; ero troppo occupato. Ma sapevo che Joplin si era occupato di mc mentre gli altri se la battevano. Non vidi nessuno mentre facevo gli scalini a tre, a quattro. Un cameriere mi vcn• ne incontro mentre traversavo di corsa la sala da ballo. Non so se la sua comparsa fu occasionale o no. Non glielo domandai. Gli battei in faccia il calcio della mia ri• voltclla e pr~scguii. Saltai una gamba che sbarrava una porta per farmi cadere e dovetti cambiare i connotati di un altro viso. Ero nel semicerchio fra le due strade; alla fine di una si vedeva un fanalino di coda che voltava verso l'est, per la strada maestra. Mentre balzavo· verso l'autoroobilc di A.xford notai che il corpo di Pangbum era stato rimosso. La poca gente che stava ancora là accanto, ora mi guardava con la bocca aperta. L'automobile era dove Axford l'aveva lasciata, col motore acceso. Sterzai su di un'aiuola e puntai verso la strada maestra, ad est. Cinque minuti dopo rivedevo la luce rossa di coda. La macchina che guidavo aveva una forza maggiore del necessario, maggiore delle mie capacità a manovrarla. Non so a che velocità andasse quella che avevo avanti, ma la raggiunsi come se fosse stata ferma. Un miglio e mezzo, o forse due. All'improvviso davanti a mc comparve un uomo ... proprio al limite della luce dei miei fanali; entrb nel cerchio luminoso e lo riconobbi. e Porchetto•! e Porchetto» mi stava davanti, in mezzo alla strada, e in ogni mano gli riluceva il metallo di una rivoltella. Le rivoltelle sembravano brillare quasi rosse, nelle sue mani, e poi diventar scure: brillavano rosse e poi di\'entavano scure come dei fanali di segnalazione. Il parabrezza cadde in frantumi davanti a me. ePorchetto•, nel centro della strada, sparava contro la cometa di metallo che gli si precipitava addosso. Non vidi la fine ... " ... andrtmo a B.edwoodOh7, .. alla prigione.. ," Confesso che chiusi gli occhi quando il suo viso duro e pallido fu davanti al radiatore. Il mostro di metallo sotto di mc sobbalzò non molto, e la strada si discgnb nuovamente vuota; v'era solo quella luce rosaa fuggente. Il parabrezza era andato. Il vento mi scompigliava i capelli e mi faceva lacrimare gli occhi. Tutto sembrava macchiato. Mi trovai che parlavo da solo: «Quello era "Porchetto" I Quello era "Po,chet• to"!•. Mi pareva impossibile. Non mi stupiva che mi avesse ingannato; c'era da aspettarselo. E che fosse stato lui a salire dietro di mc e spegnere la luce, non era poi tanto stupefacente. Ma che si fosse messo là in mezzo, a morire, questo era incredibile. Un guizzo arancione, proveniente dall'automobile davanti a mc, tagliò corto alle mie riflessioni. Il proiettile non passb vicino. Non è facile colpire giusto sparando da un automobile in movimento verso un'altra pure in movimento. Ma a quella velocità fra poco sarei stato abbastanza vicino perché potessero prender bene la mira. Accesi i fari potenti sui parafanghi. La luce non raggiunse la macchina davanti, ma mi permise di vedere che la ragazza dagli occhi d'argento era al volante e Kilcourse stava seduto accanto a lei, rivolto verso di mc. La macchina era un'automobile da turiamo gialla. Rallentai un poco. In un duello con Kilcoursc sarei stato in svantaggio perché avrei dovuto guidare e sparare contemporaneamente. Pensai che la cosa più opportuna era di tenere quella distanza finchi avremmo ncccuariamente raggiunta una città. Non era ancora mezzanotte. Ci sarebbe stata della gente per le strade, e dei poliziotti. Allora mi sarei fatto avanti con maggior probabilità di riuscita. Poche miglia ancora e la mia preda sventb il mio piano. La macchina gialla rallentb, girb, e si fcrmb di traverso in mezzo alla strada. Kilcoune e la ragazza ne scesero immediatamente e si rannicchiarono dietro la parte posteriore della loro barricata. Fui tentato di buttarmi cosi su di casi; ma fu una tentazione di breve durata. Misi mano ai freni e fermai. Poi manovrai il fanale grande finché illuminb completamente la macchina gialla. Un bagliore si sprigionb all'altezza delle ruote posteriori della macchina gialla, c il fanale della mia ebbe uno scossone: ma il vetro rimase intatto. Naturalmente quello era il loro primo bersaglio, poi ... Rannicchiato nell'automobile, aspettando il proiettile che avrebbe mandato in frantumi la lente, mi tolsi le scarpe e il soprabito. Il terzo colpo infranse il fanale. CAPITOLO IX SPENSI le altre luci, balzai nella strada e quando smisi di correre mi trovai accoccolato accanto alla parte più vicina della macchina gialla. Un trucco facile e sicuro da non credersi. La ragazza e Kilcourse avevano guardato fisso nella luce potente della lampada. Quando la luce si spense all'improvviso e svanirono anche le altre luci più deboli, essi si trovarono in una profonda, densa oscurità e certo i loro occhi non avrebbero potuto assuefarsi al grigiore notturno in meno di un minuto. I miei piedi scalzi non avevano fatto rumore sulla strada asfaltata ed ora fra di noi non c'era più che un'automobile; e lo sapevo soltanto io. l{jlcourse, accanto al radiatore, parlò sottovoce. • Andrb a provare di farlo venir fuori dal nascondiglio. Spara qualche colpo per tenerlo occupato•· « Non riesco a vederlo•, protcstb la ragazza. • Fra un attimo ci ,·cdrai bene di nuovo. Spara sull'automobile, intanto•· Mi spostai verso il radiatore mentre la ragazza sparava sull'automobile vuota. Kilcoursc, strisciando sulle ginocchia, stava procedendo lungo il fossato che fiancheggiava la strada. Mi preparai a balzargli addosso e colpirlo da dietro, sulla testa, col mio revol\"'cr. Non volevo ucciderlo ma metterlo fuori combattimento al più presto. Dopo avrei dovuto guardarmi daUa ragazza, pericolosa quanto lui se non di 1 più. . . Mentre m'irrigidivo per il balzo, Kilcourse, forse avvertito dall'istinto di chi è taccheggiato, volse il capo e mi vide, vide la mia ombra traditrice. Invece di balzare feci fuoco. Non mi fermai a guardare se avevo col• pito. A quella distanza c'era poca probabilità di aver fallito. Ripiegato in due strisciai attorno alla macchina e mi fermai all'angolo. E aspettai. La ragazza fece quello che forse avrei fatto anch'io al suo posto. Non sparò e non andò verso il punto di dove era par• tito il colpo. Pcnsb che avessi prevenuto Kilcoursc servendomi del fossato e che la mia mossa conseguente, per raggiun• gerla, sarebbe stata di aggirare l'automobile. In contrapposto, ella si spostò verso la parte posteriore della macchina in maniera da potermi sorprendere dalla parte più vicina all'automobile di Axford. Fu cosi che giunse strisciando dietro l'angolo e batté il suo nasino delicatamente mode). lato contro la bocca dcllA rivoltella che tenevo pronta. Diede un leggero strillo. Le donne non sono sempre ragionevoli; qualche volta sono propense perfino .i trascurare scherzetti come quello di una rivoltella spianata contro di loro. Per questo afferrai la c. nna della sua rivoltella: e fu ben fatto. Mentre la mia mano si chiudeva attorno all'arma, ella premé il grilletto prendendo una falange del mio dito indice fra il grilletto e l'arma. Torcendole la mano feci cadere la rivoltella e liberai il dito. Ma non era ancor persuasa. Ero là, con una rivoltella puntata contro di lei, a non più di quattro pollici. E lei si volse e d'un balzo fu dietro a un gruppo di alberi che facevano una macchia nera verso nord. Quando mi riebbi dalla sorpresa di quello scherzo da dilettante intascai tanto il mio revolver che il suo e mi diedi a rincorrerla, graffiandomi le piante dei piedi ad ogni passo. Stava tentando di scavalcare una cinta di metallo q~ando la raggiunsi. 11 Volete smetterla di giocare?• dissi di cattivo umore stringendo la mia mano si• nistra attorno al suo polso e avviandomi per raggiungere la macchina gialla. e Si tratta d'un affare scrio. Non siate infantile!•· « Mi fate male al bracck> •· Sapevo che non le facevo male e sapevo che quella ragazza era la causa diretta di quattro e forse cinque morti; tuttavia allentai la mano finché fu soltanto poco più d'una stretta amichevole. Fu abbastanza docile nel ritorno verso la macchina gialla dove, sempre stringendole il polso, riac• ecsi le luci. Kilcounc giaceva proprio accanto ai fanali, bocconi, con un ginocchio ripiegato sotto il corpo. Feci fermare quella sfrontata proprio sotto il fascio luminoso. « Fermatevi qui•, dissi, « e ricordatevi che al primo movimento vi sparo alle gambe•, e lo avrei fatto. Trovai la rivoltella di Kilcoursc, la intascai e mi chinai accanto a lui. Era morto, con un buco proprio sopra la clavicola. •B ...• le tremava la bocca. • SI•. Lo guardb e rabbrividl un poco. « Povero Dag •, sussurrb. Ho detto la verità dicendo che quella ragazza era bella: ma là, sotto il fascio bianco di luce era molto più che bella. Era un casere da far venire dei pensieri pazzeschi perfino s un poliziotto di mezza età e senza fantasia. e Andiamo•• dissi io. • Dovremo lasciar qui Kilcourae e la macchina gialla. Andremo a Redwood City... alla prigione•. Non disse niente, ma sall con me sulla macchina di Axford e rimase in silenzio mentre mi allacciavo le scarpe. Quando ebbi manovrato l'automobile attorno alla macchini" da turismo avviandomi veno est, posò una mano sul mio braccio e mi ,i avvicinb tanto che sentivo il suo fiato caldo contro la mia guancia. «Volete fermare, un minuto? Vorrei dirvi ... vorrei dirvi qualche cosa•· Portai l'automobile in uno spiazzo di terreno non livellato, da una parte della strada e la guardai in faccia. « Prima di cominciare•, le dissi, • voglio dirvi che rimarremo qui giusto il tempo per parlare dell'affare di Pangburn. Le divagazioni sono inutili ... il nostro viag• gio finirà a Rcdwood City•· • Non volete saper niente nemmeno dell'affare di Los Angeles?•. «No. B affare chiuso. Avevamo abbastanza prove per appendere il Cinese e ne avevamo ancor più per voi•. Riaccesi il motore. ... La lieve pressione delle sue dita sul mio braccio mi fcrmb: ed ella parlò rapidamente come di solito accade quando ai teme un'interruzione prima che il rac• conto sia finito. • Quando fuggii dalla casa di Turk Strect, quella notte, avevo l'intenzione di lasciar San Francisco. Avevo circa duemila dol- :.f:·i; quanto bastava per potcr:r.i spostare dove volevo. Ma poi mi dissi che certo avreste immaginata la mia fuga e che la cosa più sicura per mc era di rimanere dov'ero. Non è difficile per una donna cambiare di aspetto. Mi tinsi i capelli, mi truccai, indossai dei vestiti scuri. Poi affittai un appartamento in A,hbury Avcnuc sotto il nome di Jcannc Clark. • Ma, pur sapendo che non mi si poteva riconoscere, mi sentii più al sicuro passando un certo periodo in c,sa, e per passare il tempo, lessi molto. Fu cosl che mi capitb di leggere il libro di Burkc. Leggete mai poesie, voi?•· Negai col capo. • Durkc non era un genio, naturalmente, ma c'era in lui qualche cosa ... qualche cosa che mi colpl. Gli scrissi poche righe, dicendogli come sentivo quelle cose, e spedii il biglietto al suo editore. Pochi giorni dopo ricevetti una risposta di Durkc e seppi che viveva in San Francisco. • Ci scrivemmo diverse volte e poi egli mi chiese se poteva conoscermi; e c'incontrammo. Mi piacque e, un po' per la lusinga di avere un noto poeta per innamortito e un po' scossa dal suo amore, credetti di amarlo. Promisi di sposarlo. • Non gli avevo detto niente di mc. Avevo paura di dirgli la verità; e non volevo nemmeno mentirgli. Cosi non gli dissi niente. • Ma Oag Kilcoursc un giorno mi vide, per istrada, e mi riconobbe malgrado i mìci capelli tinti, il trucco, e i vestiti nuovi. Dag non aveva molto cervello, ma aveva occhi che potevano vedere attraverso tutto. Venne a casa mia, dopo avermi pedinata, e gli dissi che dovevo sposare Burkc e diventare una rispettabile donna di casa. Fu una puzia. Se gli avessi detto che stavo raggirando Burkc per un colpo, Dag mi avrebbe lasciata stare, se ne sarebbe lavato le mani. Ma quando gli dissi che avevo smesso con quella vita, che volevo cambiare, tutto fu finito per mc. Sapete come sono i truffatori: per loro al mondo non ci sono che truffatori o probabili ':ittimc. • Oag seppe a che famiglia apparteneva Durkc e allora mi taglicggib per 20.000 dollari: o pagare o avrebbe detto tutto. Era al corrente dell'affare di Los Angeles e sapeva che ero ricercata. Non avrei potuto sfuggirgli. Dissi a Burkc che avevo bisogno urgente di 20.000 dollari. Tre giorni dopo ebbi un assegno per quella somma. Allora non sapevo come lo avesse avuto. • Ma quella stessa notte Burkc mi disse come lo aveva avuto: aveva falsificato la firma di suo cognato. E ripensandoci te• mcva che la truffa fosse scoperta e che io venissi coinvolta con lui e considerata colpevole. Gli raccontai t'utto quello che mi riguardava. Non batt~ ciglio. Insistette che Kilcourse fosse pagato e io potessi esser sicura e salva. «Spernva che suo cognato non lo avrebbe denunciato. Per maggior sicurezza, in.sistette perché mi allontanassi e cambiassi ancora nome e mi tenessi nascosta finché potesse Aapere come Axford aveva preso ij la cosa. Ma quella notte, dopo che se ne ; fu andato, feci qualche progetto anch'io. li Fortunatamente Axford non avrebbe saputo la storia dell'assegno che dopo una I settimana almeno. « Il giorno dopo ritirai tutto il danaro dalla banca e mandai un.a lettera a Burke dicendogli che ero staia chiamata a Baltimora e procurai una vera pista verso Bai- 11 timo:S, con bagagli e lettere, che un com- 1' pare si curò di sistemare. Poi mc ne andai da Joplin e gli chiesi di nascondermi. Feci sapere a Oag dove ero e quando venne gli dissi che asptttavo il danaro entro un giorno o due. • Ma Burkc mi vide per istrada, una domenica, di notte. Gli dissi la verità; tutta la verità. Seppi allora che aveva messo di mezzo un detutive privato per rintracciarmi, senza pensare che la denuncia avrebbe messo in chiaro anche la faccenda del danaro. Ma io sapevo che l'assegno falsificato sarebbe atato rintracciato ben presto e cosl persuasi Burke a venire con mc da Joplin. e Martcdl e mcrcolcdl i giornali portavano in grande la notizia della sua scomparsa, ma non dicevano niente a proposito dell'assegno. Questo prometteva bene, ma egli aspettò un altro giorno, per prudenza. Naturalmente Dag Kilcourae era nel gioco e gli avevo dovuto passare i zo.ooo dollari; ma speravo ancora di tornarne in possesso, almeno della maggior parte; cosl continuai a tenerlo stretto. «Questa notte uno degli uomini di Joplin vr.nnc su e ci disse che un tale chiamato Grout, che avevamo già visto nel locale, s'era lasciato scappare qualche frase da cui si poteva arguire che ci sorvegliasse. ! Mc lo indicarono e in meno di cinque mi-1 nuti lo avevo al mio tavolo. Mezz'ora dopo sapevo che vi aveva avvertito che io e Burkc eravamo al \Vhite Shack. Informai anche gli altri. Kilcoursc voleva uccidere Grout e Burkc, subito. ~a io lo dissuasi. Finalmente decidemmo <"hc io e Burkc avremmo preso la macchina da turismo e cc ne saremmo andati. Al vostro arrivo Grout doveva dirvi d'essersi ingannato e vi avrebbe mostrato un uomo e una donna, non importa chi, che ~gli avrebbe scambiati per noi. Mi allontanai per prendere un mantello e i guanti e Burkc uscll 1 dirigendosi solo verso l'automobile .... Dag lo colpì. Non sapc'"o che lo avrebbe fatto. Non glielo avrei lasciaft fare. I • Dopo questo, ero un burattino nelle : mani degli altri, volessi o no. E voi sapete I il resto•· La sua voce ai smorzb cd ella rabbrividl un poco. Forse perchi era tanto vicina alla mia spalla, rabbrividii anch'io. • Questa è la parte che a\'ctc promesso di ascoltare•, disse dolcemente, volgendo il viso dall'altra parte. « Volevo che sapeste. Siete un uomo duro, tuttavia ... •. Mi schiarii la voce. • Bugiarda!•· Mi 8ccorgcvo di strillare terribilmente, ma ero incapace di dominare la mia voce. e Pangburn non ha mai . falsificato la firma di Axford. Non ne ha I mai saputo niente. Vi siete messa con lui I perché s&pevatc che suo cognato è milionario. Lo avete raggirato e siete venuta a 1 sapere tutto quel che vi serviva intorno al deposito di suo cognato alla Goldcn Trust · Company. «Avete rubato il libretto di assegni dj 1 Pangburn ,... non l'ho trovato nella sua stanza quando l'ho frugata, - e avete depositato l'assegno di Axford falsificato a suo credito, sapendo che in questo modo I non sarebbe stato contestato. Il giorno 1· dopo avete portato Pangburn alla banca dicendo che dovevate fare un deposito. j Lo prendeste con voi perché, con lui vi- 1 cino, l'assegno al quale era stata falsificata I )a sua firma non sarebbe stato contestato. Sapevate anche che, essendo un gentiluomo, si sarebbe fatto un dovere di nori guardare qu~nto depositavate. \ • Cib fatto inscenaste il trucco di Balt!l- , mora. A mc egli aveva detto la vcrit à, I' quella che conosceva. Poi lo avete inco ntrato domenica notte, forse accidentalmente, forse no. In tutti i modi lo avete portato giù nell'antro di Joplin racc-on- j timd< · qualche storia ben preparata che egli avrà inghiottita, e ai sarà pcrsur,so a I rimanere là per qualche giorno. • Non era difficile perché non sapeva niente dell'assegno di 20.000 dollari. Voi e il vostro compare Kilcoursc sapevate che se Pangburn scompariva nessuno avrebbe sospettato che il secondo assegno era falso. « Pensavate di disfarvene alla ch~tichella, ma quando "Porchetto" vi svelò che ero sui vostri passi, doveste sbrigarvi, e cosl : lo uccideste. Ecco qual è la verità!• gridai. 1 Voltai la testa e accesi il motore. Poco prima che arrivassimo a Redwood City una delle sue manì si posb sul mio avambraccio e vi batté sopra confidenzial• mente una volta o due. Poi ritirò la mano. Non la guardai e, credo, neppur lei guardb mc. Quando le chiesero le generalità, diede il nome di Jcannc Clark e rifiutb di dare altre sricgazioni fino a quando avesse parlato con uri legale. Tutto questo fu affare di pochi minuti. Poi si diresse verso la sua cella. i 7 - (fin,) DASHIEL HAMMF,T NEL PROSSIMO NUMERO: L'OMBRELLINO VIOLA ROMANZO DI TITO A. SPAGNOL VIRGILIO I BROCCHI il grande: scrittore italiano le cui opere costituiscono uno dei più imponenti monumenti dcli' arte flarrativa contemporanea. Ecco l'elenco dei suoi libri che banno dato e continuano a dare sana gioia a migliaia di lettori. L' 1111sid1e1l!' eterno Il volo nuziale .' . . . . L. 1 2 I Gonfaloni di Lucifero ,, 1 2 Il roveto in fiamme . . ,, 1 2. I cnsti libri delle Jo1111e che mi hanno nmato Netty ... , . L. 12 R.osa mistica . . . . . ,, 1 o li ciclodeljiglù,ol d'uomo Il posto nel mondo Il destino in pugno La rocca sull'onda . . L. 12 12 I 2 I romanzi del!' isoln so111111te L'isola sonante . . . . . L. 1 5 La bottega degli scandali ,, 1 2 Il lastrico dell'inferno . ,, 12 iii Sul cavai della morte 11 111 amor cavalca . . . I romanzi del!' 1101110 e li Jel/11fol/11 h Le aquile . La gironda .. Il labirinto ... Secondo il cuor mio . L_ 10 10 1 5 5 I ro1111111zi J' amore Mitì. , , ....... L. 12 Gli occhi limpidi . , 1 2 Il sapore della vita . 1 6 I ro1111111zi . del pincere di r11cco11t11r 1 e 0 I\ Gioia di raccontare .. L. Il poco lume e il grande I cerchio d'ombra Gente simpatica . » i o 1: 1: Le 11ove1le L' amore beffardo L ,o :1 I L' arcolaio . . . . La coda del diavolo Fragilità ...... . La giostra delle illusioni ,, , 2 I sentieri della vita . . ,, 1 o \\ 1\ Tutte le oprr, ,I; Vi,/!;/;o Broak; i'\ 10,rop11h"1it11tJrn Mondadori M L A N o
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