Omnibus - anno I - n. 19 - 7 agosto 1937

ANNO I - N. 19 · ROMA 7 AGOSTO 1937-XV TERZABEPUBBlJOA r TUlU. E SPADA CARBTIA NCA ■ 0L TI si chJedono come ftnirà la g,uerra spagnola, ma bisogna osservare che questa domanda ha due sensi, e qulndi due risposte sono possibUJ. Se nella guerra di Spagna si vedono alle prese soltanto J ., nazionali " e i ,, rossi " 1 è ben certo che la sconfitta di questi ultimi è linearmente segnata; mentre se nella guerra di Spagna si vede un episodio o un particolare aspetto di una lotta più vasta, che impegna le grandi Potenze europee, la linearità della previsione scompare. Approfondiamo tuttavia Il problema, e vedremo che le due ipotesi anzidette non si escludono, anzi rientrano l'una nell'altra, cioè la prima nella seconda. La guerra civile non poteva restare una faccenda interna della Spagna per Ja semplice ragJone che sul suolo Iberico non si sono scontraci (con le armi, invece che con le schede) due partiti, bensi la lotta è scoppiata come rivoJta delle idealità nazionali contro quelle bolscevizzanti, alle quali la Repubblica spagnola era In preda. Ora nazionalismo fascista e Internazionalismo comunista sono Jdee-forza di contenuto universale, che nella loro azione sfuggono a limiti geografici. Era Inevitabile che la Russia soviedca accorresse In difesa della Repubblica rossa; era ed è il suo modo di difendersi contro l'Europa. Ed era non meno inevitabile che Franco trovasse decisivi aiud ln ItaUa e in Germania. Cli elementi strategici, economici, e simili, che si sono accompagnati a quelH ideoloi:tlci, sono Importantissimi ma non essenziali, se non in quanto rappresentano strumenti per la difesa di lde~; sono quest'ultime in definitiva, che fanno da motore nella storia. Ecco dunque che la vera, storica conclusione della guerra tra Salamanca e Valenza non sarà tanto costituita 1alla vlt• ria di Franco (benché questa ne sta l'indispensabile punto di partenza), quanto dal regolamento, al quale si dovrà pur giungere, dei rapporti tra Fascismo e Comunismo almeno sul piano europeo. t, sperabile che, nelle sue manifestazionJ cruente, la lotta tra queste due forze che oggi si fronteggiano In Europa e domani si fronteggeranno nel mondo, trovi sufficiente sfogo nella guerra di Spagna; ma vi saranno poi tutti gli altri aspettJ politici, economici, morali della lotta stessa, che l'urto armato non potrà risolvere. 0a questo punto di vista è inutile far previsionJ; o meglio, se ne può fare una sola, ed è che H secolo ventesimo sarà il secolo del Fascismo, ma non come ftffermazione pacifica, bensl come sempre attiva difesa e rinnovata conquista contro le sempre rinascenti antitesi. Tutto ciò sarebbe abbastanza semplice se non interve. nlsse il fatto che due grandi Potenze, come l'InghHterra e la Francia, non sono politicamente all'altezza del tempi. Perciò esse sono le più autentiche responsabltl della crisi europea che séituita a far sani:tue in Jspagna. t In• negabile che liberalismo e democrazia hanno dato durante il secolo XIX un senso, un grande senso, alla lotta po!.ltlca entro ogni paese, cioè fra gli Individui e fra i partiti, ma Il ventesimo è Il secolo delle iitgante• sche lotte fra i popoli o fra le Nazioni, e perciò liberalismo e democrazia non dicono più nulla, non hanno più slgnlflcato concreto. 11 bello si è che Inghilterra e Francia, essendo itrandl paesi e nuclei di potenza mondiale, finiscono con l'obbedire anch'esse alle 1eiig1 della lotta fra le Nazioni, ma nascondono la loro partecipazione a questa lotta sotto le Ideologie liberali e democratiche che banno ancor corso nella loro vita politica interna, e cosi introducono nella vicenda politica l.nter• nazionale fumosi equivoci e splnoslsslml lmbroi:tli. Prodotto immediato di quelle ldeotog,ie è la Società delle Nazioni. Ma, a parte questo capolavoro di ., finzione", chi non sa che l'Inghilterra, potenza imperlale, non può non essere ostile al bolscevismo? Si tratta, per essa, di una necessità fatale. Anche dal punto di vista degl.i interessi imperiali britannici nel Mediterraneo, chi può credere sul serio che all'lnihilterra convenga che la penisola iberica sia abbrancata da una ., longa manus '' sovietica? Eppure si è visto Il Governo britannico, con l'appog210 della massima parte della pubblica opinione, indulgere all'Internazionalismo comunista nel cieco timore del nazionalismo fascista. Solo in questi ultimi giorni l'Inghilterra ha mostrato di cominciare a comprendere che soltanto nell'armonia con l'Jmperlalismo italiano si trova la salvezza di quello britannico, e non nell'accordo con l'espansionismo bolscevico, eversione della civiltà europea. Il grandissimo equivoco in cui si sono impigliati Il Governo e la pubblica opinione tnglesi ha avuto naturalmente l'effetto di rendere ancor più pericolosamente complicata la situazione spagnola. E che cosa Jire della Francia, dove le ideologie Interne sono assai meno che in ln2hilterra disposte a piegarsi di fronte alle vere e profonde neces• sità della potenza nazionale? Il ,, fronte popolare", cioè l'antifascismo interno, è stato portato di peso nella politica estera a fare de11'antlfascismo Internazionale, con un solo inevitabile risultato: nessun vantaggio per la Francia, aggravamento della situazione per tutti. Si comincia dunque a veder qualche luce all'orizzonte, dalla parte dell'Inghilterra. Ma che cosa fa la Francia? La Russia, almeno, è dichlaratam~te negativa; la sua posizione ha solo un valore d'antitesi, ma è un valore storico, non c1è equivoco nè imbroglio, si tratta di un avversarlo aperto e deciso. Italia e Germania hanno fatto presto a Individuarlo e misurarlo. Ora toccherebbe ai FrancesJ. Sono ancora In tempo a decidersi; ne avranno la capacità? ..,.. Al LING SUN, consorte del Mare . .&T& sciallo Ciang Kai Scck, già nota in tutto il mondo, divenne celebre quando l'anno scorso, ratto prigioniero suo nurito dai comunisJi, parti da Sciangai e riusci a farlo liberare, tanto seppe convin• cere gli avvenari dell'errore che stavano commettendo a loro stcS-JOdanno insistendo nel volere la morte del Generalissimo. Con ciò b, popolarità clella signora in tutta la Cina è aumentata a dismisura. Essa è don• na di vedute moderne, colta, abile nelle arti diplomatiche, ed ha sempre esercitato una grande innuen-za su Ciang Kai Scek, del quale è stata cd è la consigliera più ascoltata, l'unica pcnona, anzi, nella quale egli riponga fiducia. Ciang Kai Scek e Mai Ling Sun si spo• sarono dicci anni fa, e precisamente il 1• dicembre 1927. Ea.sa era la minore delle tre sorelle di T. V. Soong, Ministro delle Finanze della Repubblica cinese. Le altre sorelle sono: la signora Sun Yat Scn, ve• dova del primo Presidente della Repubblica cinese, e la signora H. H. Kung, il cui marito, settantacinquesimo discendente di• retto di Confucio, è fra le più spiccate personalità della Cina, diplomatico e uomo d'affari. Ling Sun non si decise ad accordare la mano al Maresciallo che dopo averlo fatto penare cinque anni, nel corso dei quali egli rinnova ventisette volle la domanda matrimoniale. t vero che alla loro unione si opponevano parecchi ostacoli, giacché Ciang Kai Scek aveva già uoa moglie, che i suoi genitori gli avevano fatta sposare, ,ceglicndola, secondo l'uso cine1e, quand'egli era ancora bambino. Inoltre il Gcneralis• simo aveva. due bambine. Mai Ling Sun volle che divorziasse dalla moglie, cacciasse le concubine. sottoscrivesse l'impegno di non l , ... ,:,:;.r.e .:'--;-.. ~ni,:;ni, r.é leis.1.li, t1é iileg-ali, e appena il suo desiderio fu compiuto, accondi~cesc !\Ila celebrazione delle nozze, che si svolsero con il rito metodista. Il ma• trimonio civile avvenne nella sala da ballo, tutta scintillante di specchi e di lampadari, di un grande albergo di Sciangai. L'attività di Mai Ling Sung, dopò spo• sato Ciang Kai Scek, si è svolta in tutti i campi della vita pubblica, persino in quello mili1:1,re. Essa è, ad esempio, la prima cinese che ha avuto una carica ncll'Escr• cito: è addetta allo Stato Maggiore Generale, quale aiutante del Generalissimo suo marito. E dirige l'ufficio militare aviatorio del Governo centrale. In qualità di aiu• tante assiste alle riunioni del Consiglio di Guerra, presieduto da Ciang Kai Scek ; compila i dispacci per i Comandi e gli ordini del giorno alle truppe; accompagna sempre suo marito nei viaggi d'ispezione e, se vi è guerra, al fronte. t aviatrice e automobilista capacissima e coraggio»., Poi• ché il Generalissimo non parla che il ci. ncsc, essa. gli fa da interprete nelle con· fercnu con personalità straniere, Nel 1934, si segnalò, durante una rivolta, come uffi• ciale di collegamento tra suo marito e gli emissari dei ribelli. Questo un a.spetto della sua attività. Ma essa. è anche presidente di un'a.ssociaz.ionc per la protezione degli orfani cd è a capo del movimento « Vita Nuova >, da lei fon• dato, che mira ad ispirare una concezione sociale moderna al popolo cinese. t sua l'iniziativa di sostituire ai matrimoni sin• goli i matrimoni in maua. Le spose com: paiono alla cerimonia nuziale tutte vestite di seta rosa e velate; gli sposi in turchino e giacca bianca. Ogni coppia reca un numero. Un banditore grida nomi e numeri; le coppie, un centinaio insieme, salgono su d'un palco, e si celebrano le nozze. Cerimonia semplice, alla quale segue un ban• chctto in comune. Ancbc le complicatiui• mc cerimonie funebri consuete al popolo cinese, sono semplificate. In fondo, la signora Mai Ling Sun tenta di riformare la vita sociale cinese per renderla più modesta e più schietta, un misto di civiltà oricn• tale ed occidentale. Riusciranno perdò interessanti qutjlC sue sincere c. confessioni> che Mai Ling Sun ha scritto per i lettori italiani. (o. 1.) ~ON SONO PER NATURA M una ~rsona religiosa, perlomeno nel senso comune della parola. Piuttosto che al misticismo, tendo a una visione pratica della vita. Tutto ciò che ~ mondano (mondano, intendiamoci, non mate• rialc), ha a\'uto forse per mc, sin aui, un'importanza eccessiva. Un bel vaso di fiori freschi vale per me pii) di preziosi gioielli: attraversare le strade affollate e sporche di un centro cittadino mi turba di più che il rischio di un volo con scarsa visibilità. Il pericolo personale per me poco conta; mi preoccupano di più le mie scuole per i figli degli eroi rivoluzionari. Un tempo, fede, credenza e immortalità erano per mc frutti della immaginazione. Credevo nel mondo tangi• bile, non nell'invisibile, e non potevo accettare certe idee solo perché erano state sempre accettate. In altre parole, una religione buona per i miei padri, non aveva attrattive per me. Sapevo che mia madre viveva assai vicina a Dio; ri:;;or.~vo la sua superiorità. La mia cara mamma si deve essere angustiata spesso quand'io trovavo noiose le preghiere familiaf! ed invocavo il pretesto della sete per stivolare fuori della stanza. In chiesa odiavo i lunghi sermoni. Ma oggi sento che l'abitudine a frc. quentare la chiesa provoca in noi una specie di sicurezza, di cui sono riconoscente ai miei genitori. Mia madre, lungi dall'esser sentimentale, aveva piuttosto una natura spartana. Uno dei ricordi più forti del. la mia infanzia, è quello di mia mamma che si chiude, per pregare, in una stanza del terzo piano. Passava lunghe ore in preghiera, cominciando spesso prima dell'alba. Quando doveva prendere una decisione seria, diceva : « Devo prima interrogare Dio >. Ed era inutile cercare di dissuaderla. Interrogare Dio non significava per lei dedicare cinque minuti a pregarlo di benedire i suoi figli e di accordarle la grazia richiesta : significava rimanergli umi!- mente davanti finché Egli non faceva udire la Sua voce. E devo aggiungere che, ogni volta che la mamma affidava a Dio la sua decisione, l'impresa, qualunque fo--~. 1, ,variaoiimente le , iu • sciva. 't forse per questo che penso, talvol• ta, di esser diventata religiosa perché la mamma mi fu tolta. O meglio, per esser perfettamente onesta, penso tal• volt~ che forse Dio tolse la mamma ai suoi figli perché potessimo crescere. Viva mia madre, avevo la sensazione che qualunque cosa facessi, o smettes~i di fare, non mi sarebbe mancato l'aiu• to delle sue preghiere. Benché insistes• se di non essere il nostro intercessore t: che dovessimo pregare direttamente, sono certa che molte delle sue lunghe ore di preghiera erano impiegate ad intercedere per noi. t forse perché nella mia mente la religione è associa. ta a una simile madre, che non sono mai riuscita ad allontanarmene completamente. Voglio riferire una lezione che mi diede la mamma poco prima di lasciarci, quand'era già malata e costretta al letto. Il Giappone aveva incominciato a mostrare il suo vero volto in Manciuria. Molte notizie tristi si cercava di nasconderle all'inferma. Ma un giorno, mentre dikorrevo con lei della mi• naccia giapponese, gridai improvvisamente, trascinata da un sentimento irresistibile: « Mamma, tu che sei così efficace nelle tue preghiere, perché non preghi Dio di distruggere il Giappone, con un terremoto, per esempio?>. Mia madre voltò per un istante il viso, poi guardandomi gravemente rispose : « Quando preghi o vuoi che io preghi per te, non insultare l'intclli. genza di Dio chiedendogli qualcosa che sarebbe indegno perfino di un mor• tale>. E oggi sono in grado di pregare per i giapponesi, certa che molti di essi soffrono di ciò che la loro patria sta facendo alln Cina. Nel corso degli ultimi dieci anni, ho sofferto molto. Ho conosciuto periodi di grande sconforto per le caotiche condizioni della Cina 1 la perdita delle nostre più ricche provincie, la morte della mia santa mamma, J'jnondazione, la carestia e gli intrighi di coloro che avrebbero dovuto contribuire a unificare il Paese. Tutti questi avvenimenti mi hanno aiutato a riconoscere la mia insuffi.ccnza. Tentare di fare qualche cosa era come voler spegnere un grande incendio con un bicchier d'acqua. E osservando la storia, incominciai a sentire la futilità della vita. Qualche volta dicevo a me stessa, a mio marito mai: e A che servirà se riusciamo a formare una Nazione forte e unificata? Che importanza ha questo alla fine? Con altrettanta certezza, una volta ch'è assurta allo zenit, una nazione declina e precipita>. Durante gli anni della mia vita coniugale ho attraversato tre momenti religiosi. Prima un periodo di tremen• do entusiasmo e di patriottismo, in cui mi anima\'a un desiderio appassionato di rendermi utiJe alla Patria. Ne avevo anche la possibilità. A fianco di mio marito avrei lavorato incessantemente per rendere forte la Cina. Le mie intenzioni erano ottime, ma qualcosa mi mancava : la fon.a di un sostegno. Dipendevo unicamente da me stessa. Poi, disperazione per gli avvenimenti della Cina. Un terribile avvilimento gravò su di me : desolazione, vuoto, smarrimento. Il nemico aveva invaso il nostro territorio a nord; a sud dominava un partito politico scontento; a nord-est la carestia falciava; terribili inondazioni nella valle dello Yan~tze; e la mia mamma adorata mi veniva tolta. Che mi rimaneva? Mi accorsi allora che tradivo spmtualmente mio marito. Mia madre ave• va avuto sul Generale un'influenza e• 11v1me. La madre di lui era stata una devota buddista, e invece le parole e l'esempio personale di mia madre lo spinsero al cristianesimo. Troppo one• sto per prometterle di convertirsi solo per ottenere jl consenso al nostro matrimonio, si era impegnato con lei a studiare il cristianesimo ed a leggere giornalmente la Bibbia. Ed io m'accor-• si improvvisamente che sebbene egli continuasse a mantenere la sua promessa, anche dopo la morte di mia madre, perdeva terreno: c'erano tante cose che non capiva. In altre parole, rendo qui a mio marito il debito onore per aver perseverato nella sua lettura quotidiana dcli' ,Antico Testamento, quando, privo di ogni guida, gliene veniva ben poco conforto. Incominciai a capire che ciò che facevo per aiutare il Paese era ben poco. Lo stavo 21Jidando verso un miraggio, mentre conoscevo la via dell'oasi. La vita era un caos, io avevo toccato il fondo della disperazione. Questo, e il senso dell'insufficienza umana, mi ri• condussero al Dio di mia madre. Sapevo ch'era un potere più grande di mc; sapevo che esisteva Dio. Ma mia madre non era più accanto a intercedere per me. Capivo di dover guidare la fede del Generale; aiutando lui tornai io stessa alla feae. Entrai così nel terzo momento. Nou volli più obbedire alla mia volontà; ma a quella di Dio. La vita è realmen• te semplice e noi la complichiamo tan• to. Nelle antiche pitture cinesi c'è sol• tanto un oggetto importante, un fiore, per esempio, su un rotolo di carta, e tutto il resto, nel quadro, è secondario. Una vita completa è così. Il fiore, lo• capisco finalmente, è la volontà di Dio. Ma conoscere la Sua volontà e compierla, comporta una sincerità a.ssolu• ta, un'assoluta onestà verso se stessi; significa adoperare la propria mén te con tutta la propria abilità. Solo l'one• stà è armata. La vita politica è piena di falsità, di cosidetta diplomazia e di meschini espedienti. Ma sono forte• mente convinta che oggi le armi più efficaci non sono la falsità, l'inganno, l'abile diplomazia, ma quelle semplici e invincibili della sincerità e della verità. La grandezza di Salomone si· rivela nella sua richiesta a Dio, non della ricchezza e della fama, ma della saggez. za per il bene del suo popolo. Esser soltanto buoni, non è nulla. Bisogna possedere convinzioni morali; la saggezza è l'energia che facilita l'azione. Una volta chiedevo a Dio questo o

quello: oggi Lo prego soltanto di manifestarmi la Sua volontà. Dio mi pari.a durante la preghiera. La preghiera non è autosuggestione, ed è as~ai più della meditazione. I sacerdoti buddisti passano giorni interi meditando. Chi medita, trova in se stesso la sorgente dell'energia, ma con la preghiera ci ~i avvicina a una sorgente di energia più grande della propria. Io attendo di seguire la Sua volontà; e la Sua volontà significa certezza. Nell'epoca feudale dei Tre Regni, r'cra un vecchio generale, Ts1ao Ts'ao. Una volta, durante una lunga marcia, vedendo i suoi soldati stanchi, assetati e scoraggiati, annunziò loro : e Dal mio cavallo vedo un bel giardino pieno di prugne mature! >. L'acquolina salì alla bocca dei soldati, nuova forza e coraggio li rianimarono. Ma per quanto tempo? Il frutteto non divenne realtà, ed- i soldati furono presto più stanchi di prima. Questi sono, secondo me, gli effetti della meditazione. In un primò tempo si prova come un'efferve• sccnza spirituale, che può aiutarci fin. ché nessuna oasi appare all'orizzonte, ma quando sono spiritualmente assetata, non cerco fmtteti: vado alla fonte stessa dell'acqua viva. Nella Bibbia alcune parole m'impressionano più delle altre : e Sia fatta la Tua volontà > e e Amerai Dio, il tuo Signore, Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta l'energia e con tutta la mente». Dobbiamo usare la mente come il cuore. L'inferno è lastricato di buone intenzioni, cd io non conosco niente di più esaspemnte di una persona bene intenzionata, ma senza giudizio. Nella preghiera è la nostra fonte di vita e d'equilibrio; soltanto Dio può illuminare l'intelligenza. Rimango spesso perplessa, perché la Ìnia mente è limitata, dubito dei miei giudizi e ne diffido. Allora chiedo luce e guida, e quando oi;rni incertezza è svanita, procedo innanzi, lasciando a Dio la cura dei risultati. Le nostre menti limitate accanto alla Sua infinita mi suggeriscono questa immagine: io cammino e i monti mi grandeggiano intorno, uno addossato all'altro, in modo che non potrei dire dove comincia l'uno e termina l'altro. Ma dall'alto - è raro che io abbia tempo di viaggiare diversamente che in aeroplano - ormai tutto ha un contorno e una forma precisa. Dall'alto vedo tutto chiaro. Questa è forse la differenza tra la mia mente e quella divina. E quando parlo con Lui, Egli mi solleva fin dove po530 vedere chiaramente. Non credo possibile far comprendere questo a chi non l'abbia sperimentato. Spiegare cosa significhi la guida 4ivina a chi non ne ha l'esperienza, sarebbe come far comprendere la bellezza di una sonata di Chopin a un sordo. Un fisico, o uno specialista in toni o in lunghezze d'onde, potrebbe riuscire fino a un certo punto in quest'impresa. lo no, ne sono certa. Vorrei rendere ben chiara una cosa: il consiglio divino, anche se non lo chiediamo, è intorno a noi, come l'aria è piena di onde sonore, anche se noi non le intercettiamo con un apparecchio radio. Imparando a usare l'apparecchio, riusciamo a catturare la musica che è nell'aria. Così l:?.. guida divina si merita comunicando giornalmente con Dio. Non ci si può aspettare di sentire la presenza di Dio quando non si ha di Lui che una vaga conoscenza. Concludendo, per mc la religione è una cosa assai semplice. Significa sforzarmi con tutta l'anima, con tutta l'energia. e con tutta la mente di eseguire la volontà di Dio. Sento che Di'o mi ha affidato un compito per la Cina. I problemi della mia Patria sono oggi più vasti che mai. Ma oggi non mi dispero e non mi abbatto più. Guardo a Lui che può più di quanto non possiamo noi chiedere e concepire. So che non può accadere nulla a me né al Generale prima che il nostro compito sia assolto. E il dopo, che cosa importa più? MAILING SUN Il~ ARNOI, !11ll{, 19, 7 AGOSTO1937-XV OMNIBUI SETTill!ANALEDI ATTUALITA POLITIOAE LETTERARIA ESCE II. SABATO [N 12-lf PAGINE ABBOII AIIIEJITI tu.Ila, Colool,1aDno L. 45, aemeUN L. 23 E.auro I IDDO L. 70, nmel\r. L. 36 OOlfl WOKIAO UJU LIRA Jfno■ orlttl, diugnl e foUJ~e 1 anche 11 non pcbblloul, non 11 re1titc.i100110. Dlruiou: Roma • Via del Sudario, 28 Telefono N. 561,835 J.maia.btrutoa,: )(Ilario • Pi1u1 Carlo trbt. 1 6 TelefonoN, :H,808 loc. laon. &dJtrlc• " OllfflUS " · IUl.uo I' '\ \ / ~- )t~'# t' ' \ i' ' l f \~~H~ I I '! '/ '/ ( 81, à la HrlU.1 ,ul f'zont6 rouo DOlloi IOUOl'Olou\&rl, GLI EUROPEI hanno del Giappone un'idea assai vaga, che non va oltre il ricordo delta Butterfly e l'assedio di Porto Arturo. Benché ogni anno l'Impero del Sol Levante faccia parlare di sé i gior• nali, per l'occupaz.ionc di questa o quella provincia cinese; benché esso sia l'inventore della guerra senza regolare dichiarai.ione, 1\·~s1.meuropeo saprebbe parlarvi di quel grlnde lm_pero, senza ispirarsi ai film o ricordarvi il karakiri. • Sul Giappone corrono molti luoghi co,, muni, è vero, (cLa Germania Gialla>, «Volontà molta e inventiva poca >, ecc.) ma chi &a dirvi, per esempio, chi siano i Mitsui? Dall'Europa il Giappone ha imparato molte cose, e, fra le tante, anche quella di avere i capitani d'industria; e i Mitsui sono i veti padroni: i Rockefellcr, i Mellon, i Krupp, dell'Impero del Sol Levante. La cua dei Mitsui, coi vari matrimoni e le diverse parentele con le altre grandi cue del Giappone, ha praticamente il con• trollo sugli uomini politici dei due impor- . tanti partiti che hanno vinto nelle ultime clcz.ioni. Legati all'esercito, i Miuui finanz~no molte iniz.iative nel Manciukuc\ bcnclié credano ancora nella dcmocraz.ia e non desiderino affatto la supremazia della casta militare. D'altra parte, per i loro grandi intereui, dovuti al libero commercio mondiale e alle intese internazionali, si augurano senz'altro la pace, e, soprattutto, pace con la Cina, pace con l'Impero Britannico, e pace con gli Stati Uniti. Il Giappone è una delle sei più a:randi potenze del mondo; in Oriente la più forte. Ma può mantenere i suoi sessanta milioni di abitanti, solo con l'industria e le esportazioni. Metà delle sue forze commerciali e industriali è nominalmente nelle mani di piccoli proprietari dì aziende, che hanno sotto di sé non più di cinque o sci operai ; l'altra metà ! nelle mani di quattro grandi famiglie, fra le quali i Mitsui sono i pi~ potenti. Essi hanno, infatti, il controllo diretto e indiretto Sopra un quarto dell'intera produzione giapponese. , Questa farrJglia, un tempo di cavalieri feudali, è in commercio da più di treccnt'anni. Nell'anno milleseiccntosct1:rntatrè, Hac.hikobci Mitsui, nel suo magazzin9 di Tokio, già prima di Frank Winficld Wool· worth, adottò il e prezzo unico > per le muci e il pagamento a contanti. Fino allora il commercio al minuto, in Giappone, si svolgeva a credito e a lunghe scadenze; Mitsui scoprl che il pagamento a pronta cassa e a prcno unico era il migliore, e gli affari crebbero talmente nel suo ma• gaz.zino, che egli divenne presto il più f~- moso commerciante di Tokio. Verso 11 , 700, i Mitsui cessarono di vendere la seta e le altre manifatture a tipo unico e decisero di offrire al cliente tutto ciò che il cliente desiderava. I quattro rombi Non molto più tardi dei Medici, lo stemma dei Miuui divenne celebre in tutto il Giappone. Anch'css.i prestarono moneta ~ interesse. Oggi, sono i più forti banchicn privati dell'Impero. Lo stemma, composto di quattro rombi aormontati da un occhio, si può vedere in tutto il Giappone all'occhiello di migliaia di impiegati. Ma questo segno, sui risvolti dei pastrani e delle giacche, si può vedere anche nei mercati di Londra, New York, Parigi, Bombay, e soprattutto a Giava e Sumatra. Dieci anni prima della Banca d'lnghil· terra, ai tempi di Giacomo II, _i Miuui aprirono a Tokio una banca e inaugurarono un nuovo sistema di cambio. E come b. grande (a.miglia Guinncss, ai tempi di Giacomo I, arricchitasi col commercio del• la birra, i Miuui fecero fortuna col sake, la popolare bevanda giapponese. Quando ancora il Giappone, durante trecento anni e fino al 186o, era completamente isolato, e conduceva un piccolo commercio con l'Occidente, con pochi mercanti danesi imprigionati in un lembo di terra vicina a un porto giapponese, questa famiglia fu la prima a iniziare il commercio col monclo occidentale. li fondatore della fortuna dei Mitsui aveva 53 anni, nel 1673, quando apri il suo bazar a Tokio. Discendente di una antica schiatta di cavalieri feudali, egli in• tul che nuove forze avrebbero dominato il Giappone, e che non più il blasone, ma il commercio, sarebbe stato il mezzo più si('uro di potcnz.a. Da quel momento, ccs.sò di considerarsi un nobile. L~ ,sua _Profezia fu giusta. Per dt!cccnto anni il Giappone, governato pacificamente dagli Shogun, permise ai Mitsui di arricchirsi. Negli anni che seguirono, i Miuui impararono l'arte della pubblicità. Fornirono om· brclli gratis ai clienti, sussidiarono i più celebri attori perché ricordass.ero, nelle loro (Di,, di BartolO zione di un santu.irio, e grandi estensioni di terreno sono riservate agli impiegati che vivono in villini liberi da fitto. Hanno un ospedale ultimo modello, e un laboralorio che produce speciali pillole al fosfato che vengono date ai minatori prima di scendere nella miniera. Queste pillole, sembra che facciano lavorare con più lena. Vi è anche un magazzino cooperativo di generi recite, le merci della diua; distribuirono alimentari diretto dalla ditta e, in queannunzi su assicelle di legno e, nei ro• sta e ill altre parti del paese, )a ditta ha manzi popolari dei primi anni del dicìan- speso milioni di dollari per creare centri nove.simo secolo, inserirono elogi della di studio per gli operai, e per i loro figli. loro casa. La Cua dei Mitsui è d'accordo con l'EscrMentre Disraeli dc1eriveva gli orrori del• cito nel risvegliare nei giovani il vecchio lo sfruttamento del lavoro, in e Sybil, or spiri10 shinro che, nei primi anni del scth, Tal~ of the two Nations •• e l'industria- colo XX, tendeva a scomparire, come si lismo era il Oagello dell'Inghilterra, i Mit• vide specialmente durante il violento pcsui stavano già provvedendo a un progetto riodo della guerra. La gioventù non sembra di compartecipazione dei profitti per i loro aver più rispetto per le vecchie idee; tende impiegati, oltre a nuovi sistemi contabili, anzi a imitare i costumi occidentali. Per non dissimili dalla nostra e partita doppia >, rimediare al periodo, i Miuui cercano di e al regolamento dei periodi di riposo nelle sviluppare i cosl detti e Campi dello Spigiornate lavorative. rito > dove si educano i figli del popolo Quando il Giappone, verso il 1860, aprì per un intero anno, campi pressapoco •i• le porte al mondo occidentale, l'unica gran• mili alla scuola dei giovani capi-panito de ca.sa giapponese che già avesse speri- in Germania. mentato le proprie immense capacità fu Q}Jalunque possa essere temporaneamente quella dei Mitsui che accolse le idee occi• il sentimento dominante in Giappone e dentali e poté dominare il paese in po- qualunque sia il panito che salga al pochi anni. I Mitsui avevano già disponibilità tcrc, questo partito non farà sicuramente bancarie con le quali aiutare il governo. mai nulla che possa essere in antagonismo Avevano tatto, istruzione, iniziative, e buoni con gli interessi dei MitsuL impiegati Divennero soci responsabili nella Il solo grande pericolo sorto in questi fondazione della Manifattura Cotoniera ultimi anni coJ'ltro la loro treccntennalc inKanegafushi, che è oggi una delle mag. nucnza è l'Esercito. Ma l'Esercito non può giori industrie del Giappone. Aiutarono la I sviluppare la conqui1ta del Manciukuò s.cncreazione della Manifattura. di ca!ta Oji, \ z.a ingenti caP_itali commerci.ali; e. il ~on: }:~~~::i:~: ~:uam~~;;a 1~~~~;~fu b~~} ~ ~:°!~ :t!:n~~~: .!ra~~~tagg,oso a, M1uu1 una c. filanda modello > per la seta. Acquistarono dal Governo le famose miniere di carbone Miike, per cui oggi controllano più del 50 % dell'industria carbonifera del Giappone. Introdussero i più moderni metodi scientifici e tecnici. E lo sviluppo di Formosa, del suo tè, del suo zucchero e della sua canfora, è opera dei Miuui. Ciò non fu fatto scnz.a enormi guadagni: in un solo anno, recentemente, le loro transazioni commerciali supera.va.no l'intera rendita annua dello Stato. La maggior parte dei loro profitti deriva dal commercio di espor1:u.ionc e importazione che rappresenta il 40 % del commercio giapponese. Le pillole :Potere immenso Oggi l'Agenzia Miuui comprende: The Milsui Bank Ltd. che ha in mano il 5,3 % degli affari nazionali; la Compagnia di Assicurazione sulla Vita (2 %); The Trust Company (17,:3 %) ; la Compagnia dei Ma• gattini Generali (18,9 %) ; la Mitsui Bussan Kaisha (ramo importazione e esportazione) che ha in mano il 42,2 % del commercio giapponese; cosl come manifatture e compagnie per il cemento, lo sfruttamento del• le miniere, del carbone, per le macchine, i vapori, i prodotti tropicali, ì manufatti d'acciaio, elettro-chimici, il ~. le provviste interne, le filande di cotone, la celluloide e la carta. Queste, con succunali e filiali in tutto il Qual è il loro atteggiamento di fronte paese, ammontano in tutto ad almeno alle agitazioni operaie, alla politica ìmpe• centodieci compagnie considerevoli. Il loro rialistiea dei militari, al profondo fermento potere è senz.a dubbio immenso. La politica che agita il Giappone, per lo scontento della famiglia e dei dirigenti è, per prima interno, per la propaganda e il boicottag- - cosa, patriottica. gio estero, per le influenze straniere che La famiglia fu fondata SY basi religiose. tentano di minare l'antico spirito giappo- Ci sono undici rami di questa Camiglia. nese degli Shinto? 11 miglior luogo per Nessun altro all'infuori di loro possiede osservare il loro atteggiamento è a Miike. un'azione della ditta. I membri della fa. Qui sono le loro miniere-modello di car- miglia hanno un consiglio annuale, ma gli bone, le loro manifatture di zinco e di affari sono diretti da esperti, che non dcpiante coloranti, il porto, i cantieri. Dicci- siderano dividendi. Tutto quel che un mila persone vivono a Miike nelle indu- Mitsui fa è di osservare se il codice della strie Miuui. Non vi sono agitazioni, e famiglia è rispettato. ti capo barone della tutto procede con assoluta disciplina. In famiglia si ritirò tre anni fa, dopo la cc• fondo i Miuui vogliono la pace, mcn1r1: lebrai.ionc trecentcnnalc delle fortune della l'esercito vuole la guerra. I giovani ufficia- famiglia. Cessò di cucrt: barone. Suo figlio, li, quando si ribellano, corrono a uccidere oggi un po' più che quarantenne, pagò diqualche membro della Casa Mitsui. I Mitsui ritti di eredità su un patrimonio valutato fanno oggi quel che possono per conte· a circa un miliardo di lire ma che per nere lo scontento operaio e per placare i uni giapponese si può considerare una ricr.nilitari. Per favorire i lavoratori, hanno chezza tre o quattro volte superiore, e ancostn1ito edifici e.nonni dove gli operai, le che più, e questo patrimonio era solo un loro mogli (anno ginnastica, e leggono li- quarto di quello dell'intera famiglia. bri e riviste, proprio come vediamo al Questo nuovo bar"one vive Con semplicità cinema, Agli operai è stata concessa una in una cau. molto 1imile a quella di ogni zona per il cì1lto del Dio della Miniera, altro giapponese. larghi sussidi sono stati dati per la cos:nt• ,.- Batt.eaimodeU1ul'flplu.o li Patriota 84" in Otappou, QUALCHE MESE FA, la Prauda ebbe per otto anni fu un esiliato in Turchia, un'idea splendida: e Se tutte le in Francia, in Norvegia, un rivoluzionario spie >, suggcrl l'organo di Stalin, sconfessato e virtualmente impotente, è. ora e che sono impiegate in Russia da Governi il più importante rivoluzionario estremista stranieri a&11ssuo la compiaunta di /orJi del mondo. Nel 1933 i seguaci di Trotski a&1anti e con(essasscro, questo faciliterebbe in Russia, vedendo che lo stalinismo ortoenormemente le cose >. t poco probabile dosso abbandonava gradualmente tutli i che ci sia stata qualche spia la quale abbia piani di rivoluzione mondiale, cominciaraccolto questo gentile ~nvito e e abbia rono a organinarsi segretamente in quella avuto la compiacenz.a di (arsi avanti>. E, che essi hanno chiamata la Quarta Intcrnaquindi, le cose in Russia continuano ad z.ionale. Ncuuno la prese sul scrio fino al essere difficili. luglio 1936, quando cua impiantò un coLa Pravdo spiegava: c. t necessario ca• mitato a Parigi. (Corri1e: ad Amstcrd:\m). pire solo que,to: che qualsiasi errore o Molti osservatori, specialmente comunl'ii, atto, sia pure un grave delitto, sempre che, tendono, ancora oggi, a rimpicciolire la sia confessato, e non nascosto, 1empre che Quarta Internazionale. Ma un giornalista sia portato a conoscenza delle autorità so. stimato quale e Autur > (Vladimir Poliavietiche, costituisce una colpa molto mi- koff) ha pubblicato nel New 'York Times norc di un accordo col nemico per l'adem• sulla Libera Internazionale - come egli pimento di incarichi di spionaggio•· preferisce chiamarla - le seguenti noliQuale spia avrà il cuore così indurito z.ie, sulle quali ci permettiamo di richiada resistere a queste esortazioni? mare tutta l'attenzione del lettore: Ai (edeli cittadini sovietici, la Pravda e S'intende che Trotski è solo jJ porta• dava anche prcziOJi consigli circa il modo voce di un gruppo di rivoluzionari cosmodi .scoprire le spie C di sventare le loro politi, formanti lo Stato Magiiore gene• sataniche n:aacchinaz.ioni: r~lc della guerra di classe del mondo, uno c. 1) Evitate le misteriose signore bionde, Stato Maggiore che po"icde un potere in• soprattutto quando viaggiate all'estero. La tellettuale e delle rlsor.sc ben maggiori che maggior parte di esse hanno mariti miste• quelle che i seguaci di Lenin abbiano mai r!os!a~~~:li d:ntr:t~: ~nor:r~~~~:;::,cn;fi ni~: possedute prima della guerra. noccnti comunisti perché vendano segreti eh: Cl~ ~~~r~u~:~cr:;-:!:~al:e:b:;p~:;i~ dic ~;3.t~on lasciate astucci in giro, per tuito una larga parte dei suoi fondi at· ;:;::;·~~:~::~~i.e;~:~!: c;i:~i:::: ':n~ ;;;t;: ;!:"i:::r:::o: minacciano gli sventurati russi di denun- di 400 milioni di dollari. Per metterlo al ziarli se non si associano alla loro orga· sicuro dalle rivendicazioni degli insorti del nizzaz.ione. Generale Franco, una gran parte di questa e 3 ) Non accettate favori da stranieri, grossa somma fu nascosta in conti privati. -2f:~:t~;::~ru;d~n~ 1 ;i~:;;;~ ~.~~t~;~~: 1::bii~ mettere j loro o,piti. , rilevantJ ~er fi!1an21are att1v1tà .c~c no~ c. ♦) Rinunziate a tutti i vizi segreti. La ,. a~evano mente tn comune con gh 1ntercu1 polizia segreta tcdeJCa tiene un elenco di di Mosca. , cittadini sovietici clauificati sotto titoli co- e t noto .che Marccl Rosenberg, I cx mc questi: 11 predilezione per il bere"; onnipotente_ ambasciatore ruuo. a Madrid "insubilità politica"; "disonestà e per- e ~ Valcnc1a, è ora c~:m.finato in ~n. ,anaversione morale" >, tono a Mosca. t possibile che ~gh sia caQuesti consigli, come il lettore vede, sono du~o in. disgraz.ia_ perché. fi:, in questa .nascmplici ~ sicuri, e se i cittadini sovietici tena, giocato _dai trotslmt1 >. li osserveranno scrupolosamente, la causa In uno studio apparso rcccntcment~ neldella rivoluzione urà salva. la Rtvue des deux monde,, sono stati raccolti dati e notizie intercuantissimi circa D. PROCESSODI TBOTSII il 1rouki1mo. Secondo l'autore - che fir. mava con tre stelle - in quasi tutti i paesi del mondo sono gruppi o nuclei che aderiscono alla IV Internazionale. In Francia, la Lega comunista. Nel Belgio, l'Azione socialista rivoh.1rionaria e la Lega ...... ELLO SCORSO mese di maggio, il .l.'"11 professore John Dewey della Colum• bia University fece una conferenza a New York, alla prcscnz.a di 3.500 ascoltatori, rendendo conto del procc,so che si era fatto a Città del Messico in tredici sessioni a carico di Leone Trotski. Processo, s'intende, finto, Umulacro di proceuo: mock trial, come dicono gli inglesi. Il processo sul scrio (se cosl si può dire) Trouki dovrebbe subirlo in Ru11ia; e in Ruuia, per ora, Trotski non ha alcuna intenzione di tornare, Scopo del processo svoltosi a Città del Meuico era di accertare se fossero vere o fo..h~ le accuv- fatte a Leone Trotski, durante i vati c. giudizt ifl massa > che ave• vano avuto luogo nella Russia sovietica, di tradimento, di sabotaggio e di incitamento alla rivoluzione mondiale. Nel corso del giudizio, un pcrsonaf:l'(ti-> molto autorevole, il sig. Carleton Bcah, s.i dimise da membro del giurl e per disgusto >, in quanto sentiva che il Comitato di liberali professionali dt:gli Stati Uniti, i! quale conduceva il giudizio, era influcnz.ato a favore di Trouki, Al termine delle sue fatiche, il Comitato non era riuscito a pro\•are niente di niente, Il che non impedl al professore Dewey di riferire ai suoi 3.500 uditori come segue: e La sottocommissione affermò senza esitare che i risultati ottenuti giustifica\•ano la continuazione dcll'inchie1ta ... c. ...La commissione d'inchiesta non pre• tese di scoprire quali fouero giuste e quali ingiuste, se le idee politiche e la politica dei trotsldsti o quelle dei loro avversari. Eua doveva limitani ad accettare la verità delle accuse specifiche, che erano state fatte a Trouki nei processi di Mo1c.a... Se Trouki è colpevole ncuuna condanna sarà troppo severa; e • se è innocente, in nessun modo l'attuale regime sovietico può essere scusato della sua attività di deliberata sistematica penecuzionc e falsificaz.ionc >. Quah. wlomonica sapienza: c. Se Trotski è colpevole, merita di esser condannato; e se è innocente, il regime sovietico mentisce >. Ed era proprio ncceuario che si costituisse un apposito Comitato di chiuà quanti valentuomini, che questo Comitato si riunisse a Città del Messico, che tenesse tredici sedute, perché si facessero di queste sensazionali scoperte! LACUIAIIT,l IIITERIAZIOIUJJI L A RIVJSTA americana Time dedicava alla conferenza del prof. Dewey un breve commento, Qualunque pos• sa essere, alla fine, il risultato delle inda• gini del Comitato Dcwey - essa osservava - vi è un fatto su cui nessun dubbio è possibile: cd è che Leone Trotski, il quale . ,.. dei comuni,ti internazionalisti. In Olanda, il Partito operaio socialina rivoluzionario (R.S.A.P.). In hvincra, l'Azione marxistica. In Inghilterra, l'lndipcndent Labour Party (I.L.P.). In Germania, i Comunisti intcr• naz.ionalisti di Germania e il Partito socia· lista-operaio di Germania (S.A.P.). In Jspa• gna, il Partito operaio d'unificazione manc.i1tica (P.O.U.M.), In Danimarca, il Gruppo i,.tcmazionalc marxistico-lcninistico. In Austria, Cecoslovacchia, Romania, Grecia, Pc· Ionia, Bulgaria, Italia ( ?), Svezia, Cin~ Australia, Africa... del Sud, e in tutti gr Stati d'America, i gruppi bolscevico-eornunisti. Di questi gruppi, alcuni (I.L.P. foglesc, S.A.P. tedesco, P.0.U.M. spagnolo, R.S.A.P. olandese ccc.) li collegano al cosl detto Burtau di Lon/fra, che ha un atteggiamento di compromesso fra stalinismo e trotskismo e perciò è ripudiato dai fedeli della rivo• luz.ione permanente; tutti gli altri, invect, :tderiscono alla Le1a comunista i,iternaiionalisla, creata nel 193s ad Amsterdam e che nel 1936 si trasformò nel Bur,a'U per la IV lnlerna{Ìonale, che la rivista Tim~ erroneamente colloca a Parigi. Questo BMrtau è il depositario della vera dottrina della rivoluzione permanente. St:condo la rivista Aniikomìntern del 3 luglio 1935 gli effettivi della IV Internazionale, a quella data, ascendevano a 75.000 aderenti, di cui 20.000 in Francia, 14.000 negli Stati Uniti, ccc. t possibile che da allora ._iano andati aumentando. IL "GORILLAIJll'IJIU.lTO" E L' "EBREO EIUlAlfTE " DA QUESTE e dalle altre notizie ap• parse sulla IV Internazionale, è pos• sibile trarre una conclusione. E cioè che n ,polo, verso il quale si vanno oricn• tando i malcontenti e gli .contenti di tutti i regimi del mondo - e Dio sa ,e sono molti in questi tempi difficili! - non è .più Mosca, ma la IV Internazionale. Molta ha perduto gran parte della sua fon.a di attrazione perché, agli occhi Jci rivoluzionari, ha tradito il marxismo; perché ha tradito la dittatura del proletariato, accettando in sua vece una sanguinaria tirnnnia personale di tipo orientale; pcrchE ha rinunziato alla teoria e alla oratica delb rivoluzione mondiale; perché ! scesa ad aC· comodamcnti e a transaùoni opportunistiche con la borghesia, transazioni delle quali il Fronte Popolare sarebbe la più evidente e la più abietta espressione. Se una rivoluzione scoppiasse in Russia o se il regime sovietico fouc trascinato ad una guerra e nr- us.c.isse sconfitto, probabilmente il troukismo raccoglierebbe la successione. Nell'attesa, la fiaccola della rivoluzione mondiale ! pa»ata dalle mani di Stalin, c'il ~orilla infuriato>, a quelle di Trotski, e l'ebreo errante>. E se occorresse una prova per dimostrare a qual grado di scncsccnz.a sia giunta la cosl detta società borghese o capitalistica, basterebbe il fatto che Trotski, il suo più temibile nemico di do1nani, sia potuto andare in giro per il mondo, fermarsi in più paesi, intrigare e congiurare, scnz.a clic a ncuu110 sia venuto in mente di arrestarlo e dì metterlo sotto buona guardia in ist:\lo di non nuocere. Ma c'è di più: si riunisce a Città del Messico un giuri di professori e di giuristi non già per esaminare se ~r~tski scuota le basi della società capitai· lut~ca! ma per sape.re se tradiica il roegime sov1ct1co; e sa Idd10 che cosa ciò importi a un pro(essore della Columbia Univenity ! ~ per~h.é nulla m~nchi a questo quadro di 1m~c1lhtà_ collctuva, ceco che i liberali degli . Stati Uniti, i quali conducono questo simulacro d.i processo, si dimostrano troppo prevenuti a favore di Trotski al pun~o da C?stringere un membro del giurì a. d1m~ttets1 c. per il disgusto >. Proprio i hberah, che dovrebbero essere i nemici mortali del troukismo. OMNIBUS . '

Valladolid, agosto, I PRIMI SOLDATI non li trovai che a Medina del Pomar. I soldati, non la guerra. La guerra languiva e i soldati languivano con essa. Erano i legionari della Divisione Fiamme Nere. Stavano accovacciati nei boschi dietro i costoni di Soncillo ed eran di pessimo umore. L'attacco contro Santandei s'era profilato giorni or sono, perfino l'ordine di operazione era giunto. Per varie notti si vegliò col fucile al piede in attesa dell'alba. Venne l'alba, ma c'era la nebbia, gli apparecchi non si potevano alzare, arrivava l'ordine di rimandare al giorno dopo. Finché sopraggiunse l'azione su ~fadrid 1 l'aviazione fu tutta risucchiata da quel settore e J'azione su Santander fu rimandata. Erano stanchi di attendere e quel vivere nei boschi con le mani in mano li rendeva più selvatici e aggressivi di sempre. Ogni tanto su quel costone pioveva una granata rossa. Un morto, un ferito, e non poter neanche rispondere. Poche ore prima che a1Tivassi, appunto, c'era stato un ferito, un legionario del 7° Gruppo :Marino. Una sdkggia l'aveva colto mentre faceva il bagno nel rio. Non aveva urlato. S'era trascinato tra gli alberi sino all'accampamento rimanendo quasi dissanguato per strada .. Gli altri, intorno, lo guardavano torvi e rabbiosi. Era un brutto morire, quello: una granata pena, come una tegola in una giornata di vento, e muori senza neanche il gusto di vedere in faccia chi ti ammazza. E questo da mesi e mesi. Il nemico è a due passi, lo si vede, quasi lo si tocca. e non potersi muovere. Anche i comandanti non facevan mistero di que- :-to stato d'animo. Ciò che li irritava di più era il non trovare un responsabile contro cui inveire. A Soncillo Ve~ sera, la medaglia d'oro Ciancabìlla e il maggiore Fioravanti ci condussero su in alto, a Soncillo, proprio al margine estremo della linea. Lì c'è un cimjtero che s'affaccia come una terrazza sul vallone. Il vallone poi risale in un promontorio carsico lungo il quale si stende la linea avanzata dei rossi che è un trincerone visibile ad occhio nudo. La lunga pausa ha consentito al nemico di sistemarsi abbastanza solidamente in difensiva. I legionari. si mordevan le mani sentendo quegli altri, di là, che zappettavano la terra e smovevano le pietre per perfc• zi ,iarc la barricata. Ogni ta.nto gli urlavano contro un'imprecazione. Quelli rispondevano con scariche di mitraglia e di fucileria : pallottole esplosive che schiantavano sulla roccia e frullavano in aria come ali di passerotti. Il Cap. Rossi, nello sporgersi per mostrare ad uno di noi una postazione r05sa, ebbe una scheggia di scancìo che gli slabbrò lo stivale destro. I legionari, a terra, mangiavano il rancio con aria stracca. I falangisti - una sessantina in tutto - giocavano a carte senza neanche alzar la testa. Soncillo, che è proprio lì addossato alla trincea, non è stato evacuato. l rossi gli tirano addosso ogni giorno qualche gra ..1ata pesante, una delle quali colpi in pieno l'orologio del campanile e un'altra il caffè sulla pÌaua. Donne e bambini continuano a circolare tranquillamente, salgono alla trin• cea e i ragazzi reclamano il diritto di fare anche loro, coi soldati, il turno di guardia. A sera si gioca alla pelota sulla piazzetta. ll parroco e l'alcalde, su una panchina in un angolo, erudiscono i bambini. La Spagna bonaria dura sino alla prima linea e vi si mescola. Colloquio col nemico Dopo cena si risalì il costone per tornare ai posti avanzati. Era parso, sul calar del sole, che dove.sse piovere. Poi Ja luna aveva trionfato e ora illu• minava una notte algida senza fremiti né brusii. Questa. volta non puntammo su SonciJlo; ci si spostò a sinistra sul settore tenuto dalla Bandera Bufalo, che faceva un saliente, quasi incuneandosi nello sbarramento nemico. Ci seguiva arrancando su per l'erta un ca• mioncino con l'altoparlante, un falangista e un prigioniero santanderino. Al rombo del motore quei di là apriron subito il fuoco. Era un fuoco stupido, alla cicca. Fra loro e noi c'era il co• stone. Sparavano, mi dissero, per paura, per prevenire. Vivevano spauriti, paventando jJ colpo di mano, inquieti di ciò che stava avvenendo alle spalle, dove la fame minava ogni giorno di più la resistenza. Quando l'altoparlante cominciò a gargarizzare, di là si levò un gran clamore. Parevano le belve di un serraglio. S'indovinavano lì nel bosco ai piè dell'altura. Fischiavano ed imprecavano. Il discorso dei nostri era breve e secco: un elenco dì fatti: tutte le vittorie riportate dai nazionali sui tre fronti, poi un appello al sentimento naz.ionale. « Arriba Espana! ». A quel grido la fucileria ricominciò, anche le armi pesanti ripresero a ritmo serrato. In una pausa di silenzio si levò una voce ben chiara: e Morte a Franco! >. Allora il prigioniero santanderino si fc. ce al microfono: « Amici, sono un prigioniero santandcrino. Appartenevo al 145° battaglione. Le truppe di Franco mi hanno preso1 ma non mi hanno ucciso. Anzi, mi hanno dato da mangiare e da vestire ... > ccc. Di colpo la fucileria cessò. Gli altri ascoltarono in silenzio. Si udi un'altra voce: « Se non ti hanno ucciso, ti uccideranno. Scappa, compagno >. E il santanderino : e Non mi hanno ucciso né mi uccide• ranno. A scappare non ci penso nemmeno; si sta bene qui, si mangia. Arriba Espaiial ». Di nuovo quei di là urlarono e spararono. Poi anche a loro giunse un altop:ulante e si misero a fare la contropropaganda. Ci ~•interrompeva a vicenda, sempre p1u i di• scorsi si tramutarono in un dialogo estemporaneo. « Fareste meglio ad arrcndeivi. Non potrete resistere, quando vi attaccheremo>. e Provatevi. Per ora non ne avete ìl coraggio>. c. Se vi arrendete ora, avrete salva la vita>. « Anche voi, se vi arrendete ora, avrete salva la vita ». c. Frjmco vince ». « Franco non vincerà». e Vince perché è la Spagna>. e Non vincerà perché è la forca e l'inquisizione ... ». E così di seguito. Durò fino alle tre del mattino. Ma, sfogati i malumori, quei di là s'ammansirono. Ci fu incro• cio di barzellette, filate nei dialetti di tre lingue; risate. Anche qualche colpo di fucile, ma raro, bonario, senza intenzione, tirato come si tira una spinta ad un amico. Volevo fermarmi qualche giorno nelle linee del fronte di Santander. L'azione era rimandata, è vero. Ma, nonostante il malumore e il pessimi~mo dilaganti tra i legionari per questa • forzata pausa, c'era nell'aria un'ansia, un'attesa mal dissimulate. Ci si sforzava a dire che non ci si credeva i ma tutti aspettavano l'ordine di attacco. Se qualcuno, timidamente, lo diceva, gli altri lo rimbeccavano subito, come se la semplice enunciazione dell'ipotesi portasse scarogna 1 o per la paura d'esser considerati troppo creduli e facili all'illusione. In fondo, tutti sentivano che prima o poi l'azione sarebbe venuta. Sarebbe venuta quando meno ci si aspettava, dall'oggi al domani, senza prologo di notizie ufficiose. Valeva la pena d'aspetta.re. A Valladolid Ma dalla retrovia cominciavano a dilagare i rumori della battaglia di Madrid. Quesd rumori s'ingigantivano per strada, riecheggiati da mille echi. Si diceva che i nazionali, dopo aver «insaccato> gli avversari, eran già pa55ati al contrattacco; che i rossi erano in fuga; che avevano perso trentamila uomini; che l'aviazione, a stormi compatti, li inseguiva senza requie. Si diceva che gli apparecchi nemici non osavano alzarsi ; che ne erano stati abbattuti oltre quaranta i che non avevano più piloti. Si diceva che il panjco oramai s'era impadronito delle truppe rosse, che Madrid era in rivolta, che l'azione era risolutiva. Non c'era tempo da perdere. Corsi difilato a Valladolid. A Burgos non mi fermai che quel tanto ncces.sario per poter dire che ci sono stato senza averla vista. e Burgos corat6n de Castilla, Casti/la corai6n de Espana~ Espan'a corat6n del mundo ». La città era tetra, raccolta intorno alla sua Cattedrale, fuori della vita e della storia. Di vivo, non c'erano che i rintocchi delle campane fesse che facevano un rumore piatto e corto. La gente, risucchiata dalle Chiese, avevan l'aria di sopravvissuti. Il compito di Burgos, in questa guerra, dev'esser quello di pre• gare per le anime di chi vi muore. Valladolid, invece, era piena di entusiasmo. La gente era tutta fuori delle case, a bivacco. Le notizie del fronte, che Queipo dc Llano scandiva all'altoparlante, suscitavano fremiti, commenti, battimani. S'inneggiava a Franco. S'inneggiava alla Spagna, una, g~ande e libera. S'inneggiava all'Italia. Ban• diere dappertutto. Una folla domenicale, variopinta, disordinata affluiva dalle strade verso il centro e qui s'aggrumava. C'era, all'aria aperta, odor di carne cd una sensualità diffusa. Soldati dovunque. Un sole peso pigiava dall'alto quest'atmosfera rendendola più greve e più densa. Ma le notizie, qui, cran diverse. Il nemico era battuto, sì, ma l'offensiva nazionale non si era ancora scatenata. Ci si limitava a respingere il disperato attacco dei rossi. Il loro slancio si andava man mano esaurendo, era già esaurito. Ancora un fremito ed uno scatto, via via, ma non eran che sobbalzi agonici, preludio d'irrigidimento. S'aveva l'impressione ehc dall'altra parte, dalla parte dei nazionali, ci fosse la fredda calma di eh.i ha oramai in mano il successo. A Valladolid mi fermai tre giorni. Andai a Palencia. Assistei, nella landa castigliana, a una esercitazione a fuoco di reclute istruite da ufficiali legionari. Battei a cavallo con l'amico Garcia la campagna lunare ed avegetale di questa gialla Castiglia. Campagna deserta, arida e senza bosco. Non una casa, per diecinc di chilometri. La regolarità del paesaggio, con le sue colline quadre e il suo ondeggiare lento come un ansare di mare in bonaccia, dà il senso dell'infinito e una strana uggia a chi guarda. Di nuovo, fuor della città, riaffiorava la Spagna che già conoscevo, immemore e sconsolata. Garcia mi faceva notare che non c'era un trattore né una rastrellatrice. Il latifondo domina incontrastato, un latifondo arcigno e miserabile, altezzoso e ignorante. Il popolo è plebe. Il signore è tiranno. Ogni tanto questo popolo si accorge che è plebe e che il signore è tiranno, e allo}a fa la rivoluzione. Ma chj fa la rivoluzione sono i plebei della città. Quelli della campagna assistono senza FREOOENEllE SUL FRONTEDI BANTANDEB partecipare, in attesa che tutto cambi. O forse non c'è neanche questa attesa. :"lon c'è nulla. C'è soltanto il sole che continua a sfarinare l'argilla, il sole di Spagna, largo e immobile nel cielo di cobalto. Non bisogna fen-:1.arsi troppo nelle città castigliane. Il tempo necessario per rendersi conto che ciò che se ne dice e se ne scrive è falso e di maniera, eppoi via. Altrimenti corri il rischio di sprofondarci. Sono città vischiose, con un ritmo indolente, dove si comincia a vivere alle undici di mattina e si smette alle tre di notte; appesantite dal molto mangiare, dal molto dormire e dal moltissimo stare al caffè. Dove, se conosci uno, conosci subito tutti, i quali tutti t'invitano a casa loro dandoti del tu e presentandoti come e mio querido amigo ». Anche le ragazze ti danno subito del tu e accettano di essere accompagnate per strada. Sono belle e vestite con un gusto pacchiano. I tipi della spagnuola, come si vedono nelle copertine a colori dei libri di viaggio e nei teatri di varietà, s'incon• trano veramente, anzi sono frequentissimi. Non che ci si diverta molto, in queste città, anzi ci si annoia. Ma è appunto la noia che costituisce il loro vischfo come quel vivere sbadigliante di provincia che, se uno ci fa l'abitudine, non se ne può più staccare. La noia e questa cordialità meridionale, che ti mette subito al corrente di tutta la vita cit:adina, ciò che si vede e ciò che non si vede, sicché in capo a poche ore ti pare di averci sempre partecipato. In questo le città castigliane differiscono dalle altre della Spagna, dove i vincoli della vita sociale sono scarsi e lenti. Qui la gente vive più accosto, abbandona le campagne - credo - appunto per vivere più accosto. Così è anche nella storia : l'idea della patria spagnola è nata in Castiglia ed è sulla Ca.stiglia che si cerca ancora di far gravitare le altre province più o meno separatiste. Anche la propaganda, in Castiglia, c'è : la propaganda come manifestazione di folla, dal saluto romano collettivo allo squillo degli inni nazionali, ai gridi di c. viva Espana » ripetuti in coro. Esistono, in queste città, dei centri : piazze, caffè, piscine, Qove ci si può ammassare, respirare l'alito altrui, urtarsi. Si parla di più, si gesticola di più. Si ascolta la musica in piazza. Si a.scolta la « charla » di Queipo dc Llano. Si partecipa a una vita collettiva. f:: immergendosi in questa vita collettiva della Ca.stiglia che si comincia a sentire il polso della Spagna. t pranzando con sconosciuti commensali, è parlando con i vicini al caffè. Questa guerra di Spagna è veramente una ·cosa molto complicata. Varia secondo da dove la guardi. Da Burgos, è una guerra per la fede; da Valladolid, è una guerra per l'unità. Dopo averla combattuta, dopo avrrla vinta, bisognerà mettersi d'accordo, domani, su ciò che questa guerra ha voluto significare. INDRO MONTANELLI PlUOIONlE.BlBASOHI0111:OIUOOJ.MOALLAOORBIDJ. COLLOQUOI OLN1lldl00 M A il Ciahar orientale >, domandai al Padre Meyer della '.\1iuione, e-non è sotto il Governo cinese? >. .- Certamente•• egli mi rispose, e e normalmente 'questo distretto è sorvegliato da truppe, che sono agli ordini di Tutung di Kalgan. Nondimeno, ecco quel che accade in questi giorni. Un personaggio dello Stato maggiore di Tutung deve fare domani una ispez.ionc alle forze cinesi di Paochang, non molte miglia lontano di qua. Come spesso accade, il comandante locale non ha abbastanza uomini per la parata, e ha chiCJto al generale manciù di prestargli un po' di uomini per l'occa1ione. Ed ecco che gli uo-- mini arrivano, come di dovere, cambiano il loro bracciale, e p~ndono posto fra le forze, con le quali ieri scambiavano atti di ostilità. Questo non è considerato come un atto di$0nesto, né come un tradimento, perché domani i cine1i faranno lo stesso per i manciù, se ne saranno richiesti >- (Blackwood' s Ma1aiine, Londra). I I,. SUL TANO di Sulu ncll'iK>la di Giava è uno dei migliori giocatori di brid1, del mondo, benché egli, in virtù della sua regia prerogativa, abbia. instaurato un nuovo sistema di gioco. Allo scopo di climi• nare la noia e la difficoltà di indovinare quali carte abbiano gli avvenari, Sua Al• teua si serve di un e a"istente > ; costui pa.sscggia intorno al tavolo dopo ogni distriburione di carte e pttnde per conto di Sua Altcua le opportune informaz.i.oni. TALLEYRAND voleva che il rango e la nascita fossero, nelle relazioni sociali, rispettati fino nei più minuti particolari. Una voha egli aveva invitato a pranzo parecchie persone. Quando la minestra fu servita, fu offerto agli ospiti del manzo. TaJlcyrand si rivolse prima di tutto a un duca, che sedeva al suo fianco, e in tono conc1e e anche reverente, gli chiese: « Vostra Gra• z.ia, pouo avere l'onore o: offrirvi del manzo?>. Poi all'ospite successivo, con un grazioso sorriso: e Marchese, posso avere il piacere di offrirvi del manzo? >. Al terzo, in tono cordiale: e Caro conte, po,so offrirvi del manzo? >. Al quarto, con bene• volenza: e Barone, gradite del manzo? •· Al quinto: e Signor Consigliere Privato, pren• dete del manzo? ». E all'ultimo, un addetto diplomatico che era in fondo alla tavola, secco: e-Manzo?>. ANATOLE FRANCE era intento a 1erivere Lu Dieux ont soif. Un amico gli chiese: iMacnro, il libro va avanti?>. e No>, rispose France, e non va avanti. Sono arenato >. e Voi! > disse l'amico stupito. e-Dite per ischcrzo? >... e Eh! no•, rispose Anatole France. e Immaginate che giungo a una situazione in cui il mio personaggio diventa eroico. A questo punto, io dico a mc nesso: devo essere nel falso>. GOFFREDO Augusto Buergcr aveva prc· so denaro in prestito da un usuraio, e non poteva restituirglielo. Un giorno l'usu• raio trovò Buergcr in un ncgoiio di par- ~ucchierc, col viso insaponato, e gli chiese davanti a tutti quando avrebbe soddisfatto il suo debito. e-Non potete aspettare, per lo meno, che mi sia rasato? > chiese irritato Buerger. e Ma con piacere >, rispose l'usuraio. e-Voi siete testimonio! > dis.se Bucrgcr al barbiere. E, togliendosi il sapone dalla faccia, se ne andò senta farsi radere. T ALLEYRAND, quando era Mini1tro sotto il Dittttorio, ebbe un alterco con Rcwbcll. Questi lo insultò grossolanamente: e: Vile emigrato! > gli diuc; e il tuo senso morale non è più diritto del tuo piede >. Passò del tempo. E un giorno Rew~II, che era terribilmente strabico, domandò a Tallcyrand come andusero le cose: e-Di traverso, signore, come voi le \·cdcte >. MENTRE s'impiccava un Carnoso ladro, (u arrestato un borsaiolo che tentava di rubare il portamonete dalla ta.sc.a di un signore che assisteva alla triste csecuiionc. « Come mai >, domandò il giudice, al processo, e voi avete osato rubare al cospetto della forca? •· so~oSir:ro: :~ :~st~~1o 1:ilY 0 ~a:i!u~:~!~at IL PITTORE Paolo R., uomo di mondo, che restò amico di Degas per lunghissimi anni, ripe1e questa conversazione: e Quando andate a letto, signor R.? ». e Tardi, signor Dcgas >. « E quando vi alzate?>. « Tardi. Ma voi, signor Degas, a quale ora vi addormentate? >. e Pttlto >. e E a che ora vi ab:,ur? >. e Presto>. E Dcga.s aggiunge, filosoficamentt : e A cias<:uno il suo mcstie1e •·

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