Omnibus - anno I - n. 18 - 31 luglio 1937

DA BORDO DELLA BALENIERA UNDINE (CONTllfO.U, DAL NUMERO PRECEDENTE) g-, UEL MASSO di tensione - l'uo- JI n mo dietro il cannone, gli occhi ' U aggrappati al mare - dove già. l'ho veduto? Ecco, mi riappaiono i cacciasommergibili, sulla prua il cannoniere che punta il periscopio in corsa. Mi riappare anche caplain Tommcrup, rosso, corroso come il gradino d'una b.. nchina, e quella corrosione era l'effetto del fiume di whisky e di altri liquidi infiammabili ch'era dcRuito in lui. Un giorno mi raccontò come nella guerra aveva arfc.ndato un sommergibile. Sul marmo appiccicoso del tavolino aveva pouto tre fiammircri; questo è il suo sloop, questo è il Fucluia, piroscafo carico di rame, questo è un altro sloop: Il, presso il bic• chicrc, un penny: è il sommergibile. Il Fuchsia si piglia un siluro nella pancia, affonda: a trecento iarde dal piroscafo che cola a picco, spunta il periscopio del 10mmergibile. Captain Tommerup H•lta il ,uo Jloop contro il periscopio (avanzata rapida d'un fiammifero) e i.para; l'altro doop (un altro fiammifero ;._vanu.) cor- , re e spara, Lancio di bombe dagli sloa/u. Il sommergibile mette il muso fuori dell'acqua, tutta la prua si \oUeva, anche la torretta viene Cuori. Le bombe di Tommerup hauno colpito il sommergibile: il sommergibile s'impenna, sprofonda (a questo punto, Tommerup ritira, rintasca il penn1), Qi.attro uomini del sommergibile affiorilno, nuotano verso gli sloops, Cli altri trenta, ingabbiati sott'acqua, a morire. e: Un bel lavoro>, concluse captain Tommerup. · Ora la balena è a meno di centocinquanta metri dalla prua. Una gran chiana nera sotto il pelo dell'acqua, come l'ombra trascorrente d'una nuvola. Sèguita per la S\ia via, lenta, ottusa, senza preoccupazioni visibili. A un tratto, un tumultuoso agitarsi -e spumeggiare dell'acqua: la coda irrompe, e 1ùbi10 irrompe il dorso, e rotondo luccica. Il fiato mi si stroua in gola. A bordo è caduto un silenzio da sala operatoria; solo un sibilo aguzzo di vaport che sfugge dal fumaiolo penetra nel compatto silenzi<' come una spilla nel burro. Tra.salgo: un bum.' scuote l'aria, il silenzio s'apre, vola in pezzi: il rampone frulla nell'aria, la corda del r.tmpone scr• peggia, s'inarca, si tende, s'infila nel mare. Il cuore mi batte a campana. Scorrono • cosi alcuni secondi. Ma non corre più la corda: la corda giace Il, immota, abbio- ,ciata come un guinzaglio da cui è scappato il cane. li ramponiere di scatto si 90Ueva, 1i dà un pugno sulla testa, poi si cacci:t. le mani in tasca, le rimette fuori, si dà un altro pugno sulla testa. Non ci vuole una grahde pratica di balene per capire che il colpo è fallito. 11 mare, pia• cato, paeificamente fumiga: la balena t dbcesa nesli ab:ui, nelle misteriose foreste di sott'acqua. L'aspetto degli uomini di bordo ,mi dissuade dal chiedere spiegazioni tecniche. Bestemmie non si odono, m:t. se ne scorge il disegno sulle circostanti facce. Montai cautamt.nte sul ponte e ivi giunto con accorti silenziosi movimenti mi organiuai dietro le spalle di kapteiu Jacobsen. Il ramponiere stava ancora sulla prua: rit• to, monumentale, e cruccioso sl che pareva il Colleoni smon1ato di sella. Ma che fa? Si spoglia? Si sfila, anzi si strappa un guantone di lana, poi l'altro, e con rabbioso impeto tira i due guanti in mare. Da una tasca della casacca trae la pipa, teaglia in mare anche la pipa, (Ho poi saputo che i guantoni e la pipa andavano a placare l'ira fonesta del dio marino che si occupa delle balene. Il dio delle balene, il baleniere se lo immagina come un mostro con gigantesche corna: ha figura trai di pesce e di uomo). Dallo sgabuz:zino della radio use) il radiotelegrafista. In mano recava un foglio. Il comandante prese il foglio, lesse: via via e.be leggeva, prendeva un'aria di ruo1a che si sgonfia. Infine dalla sua bocca sgorga• rono nere, spinose queste parole: e La Siren ha preso la balena >. Scesi dal ponte. Mi pareva d'essere il 1"'unzio delle tragedie d',Euripide, che quando lui arriva, ci si pu6 mettere, prima ancora che apra bocca, tranquìllamente a piangere. Intanto dilagava per il cielo un crepu• scolo di vino violetto; poi il mare si riempì di nebbia. La sera, mangiando, smanioso discutere. L'uomo è veramente eloquente soltanto quando parla del suo mestiere. I discorsi dei balenieri, poi, sono intereuantiuimi: i loro pensieri sono fatti di grasso di balena, di barili d'olio e di colpi di rampone. Tuili animatamente parlavano, ma il ramponiere, la testa chinala sul piatto, cuva4 mente assorto taceva. Con la forchetta ,trappa.va un pezzo di lesso che pareva fatto di spaghi; strappava, dipanava i vetusii spaghi bovini, e taceva. In bocca non metteva niente. All'improvviso s'alzò, e muto, tetro se ne uscì. Tuili allora s'ammutolirono. ,. l.a notte sognai di Giona, Quando si è in mezzo a un'avventura, si finisce sempre col cascare' nella Bibbia, il più grande romanzo d'avventure che abbia l'umanità. Giona ero io, e abitavo nella pancia della b:alena. Una gran sala, un po' umida, tap• peua1a di pesci pieni di subacqueo stupore. Eravamo nel cuore del mare, .scendevamo fino alle radici dei monti; e s'udiva la voce del Signore. La voce del Signore ora s'al• za,•a, ora cala\'a, ma d'un trailo si fece imperiosa. Allora la balena spalancò la bocca enorme e mi sgorgò sull'asciutto. La testa e gli occhi mi si snebbiarono: una ro: tonda immensa pupilla guardava dentro la cabina: di là dall'oblò nasceva il giorno. Dalla cuccetta di souo saliva a onde grasse un. proccll~so russare ; ma in quel ruuare m1 parve riconoscere una voce, una voce che avevo già udito giungermi da lon• tananze indefinite. Il russare raggiunse al• tcue soprane, culminò in un fischio acutis- ~imo; non dubi1ai più: era quella la voce che m'aveva parlato quando abitavo nella pancia della balena e scendevo nel cuore del mare. La voce, appunto, del Signore. Di colpo, si fece un largo silenzio. Qualche is1ante cosi trascorse, poi sentii sul legno della cuccetta uno strisciante palpcg• giare e annaspare, una mano nodosa sbucciata apparve sull'orlo della cuccetta, una voce sall dal buso: e Una sigaretta? pleau ... >. Feci spenzolare una sigaretta, ma la mano non la IOCCÒ: la mano si ritrasse, ricadde, vuola; e la voce tornò su: e No, no, non voglio che mi capili una disgrazia>. Cosl lo iettatore della baleniera Undine cominciò la sua nuova giornata. Pomeriggio. Sci rintocchi di campana. e: Klokken u tre, sono le tre>, sfiatò da un fumante sbadiglio un baleniere che CO• vava sonno e stanchezz.a dentro ur. muC• chio di 1endc; e si levò dal mucchio e voluttuosamcn1e si stirò. Poi battè fragorosamcnle i piedi sulla copeua esclamando: « Nasebit, freddo cane>, e col passo fan• go.so che dànno gli stivaloni di gomma s'avviò verso l'albero per salirvi e dare il cam• bio alla vedetta .. Ma in quella la vedetta si riuò nella coffa come un gallo al primo squillo dell'alba, si rir.zò e gridò: e Blaast styr&ord f('l,ul, soffio al largo, a dritta! > e poi ancora,: e BlaaJI forut! To, due!>. ti mare era verde, verde vitreo; sopra, pian3menlc vi passano le forme ambigue, bige, fredde delle nuvole, e la luce veni\ a meno e flebile si risollevava, a tratti, come LABALENACOLPlTA'>ALL'ARPIONE IL CETAOEO VlEn AVVIOINATOALLABALElflERA PESCADELLABALENANELL•tSOLADI ARAN la fiamma d'un lume a cui sia per mancare l'olio. Due umpilli erano sgorgati sul mare: diriui, vaporosi, labili: imiemc erano sgorgati, insieme svanirono. e Due balene? Due? >. e Due >. Ma le due balene sfiatarono ancora una volta, e un'ahra volta ancora, poi disparvcro. Pattò un'ora. Cli occhi, spremuti a raspare a foglia a foglia le acque, lagrima• \ano; le acque e gli orizzon1i parevano girare vorticosi auorno, folle giostra di ma• lachitc. Già le speranze si raggrinzavano; masse di nebbia già si movevano nell'aria lontana: una muraglia di cali~ine cominciava a formarsi. L'ombra della scalogna tornava a stendersi lugubre sull'Undine. li ramponiere era disceso dal castello di prua, s'era messo con le spalle contro l'al• bero, il berretto schiacciato .sotto il braccio, ché la lesta doveva bollirgli; e ro1ava il testone rapato a rovistare le acque, ferocissimo, con lampi micidiali d'amante tradito. D'un balzo, ceco l'uomo sul castello, cc• colo abbrancato al cannone, quell'uomo così gros.so e massiccio è schizzato lauù come il tappo d'una bouiglia di sciampagna. e Haa,dt bag&ord, tutto il timone a sinistra! >. Le due balene erano lì, cento mc1ri lon• tano, al lraverso di sinistra: in un vasto cerchio di spuma, pigramente stagnavano: due scogli orlati di fiacca ris.acca. Il cannone rombò, sibilò nell'aria il rampone, la corda sfrecciò ,alando fuori bordo. Dalla coffa, dal ponte, dalla prua fu un solo grido: e Fast fisk ! colpita! >. Fulmineamente, le due balene s'inabissarono. Una portava infisso nel dorso il rampone, sessantaquattro chili d'acciaio: la corda del rampone continuava a srotolarsi sfrecciando nel mare, e il mare a in• ghiottirla. La baleniera a un 1ra1to tremò, violentemente tremò: parve l'urto della prua contro uno ,coglio. li cavo schiattando a balestra dall'acqua era venuto in for1.a: teso come ferro, gocciolan1e, il cavo saliva dal mare alla prua dcll'Undint. La ba• lena tirava l'Undine. Per lutto il giro dell'orizzonte non si vedeva che il deserto del mare e il lcn10 fumare delle nebbie, era come essere soli sull'immenso mare, soli sulla terra. I balenieri trascinavano per la coperta un grosso cavo e un nuovo rampone; il cavo era bagnato, rigido e il lavoro faticoso, ma chi ha preso la balena, e la ba• lena è legata ancor viva alla prua e 1ira la nave, si immagina tutto fermentante di preda e di idee gronc. Ora, i balenieri la- ,·oravano coscienziosamente, sl, mai sulle loro facce non un segno d'eccitazione, di quel sorriso illuminalo di dentro che ha il giocatore che ha vinto: facce desolatamente fredde e composte, con sguardi lenti e acquosi di sbucciatori di patate. L'ac~ua tempestosamente si spalancò, si rovesciò da due bande in due scroscianti marosi: ira spruzzi e spume la tcs1a della b:dcna emerse. 11 getto di vapore spriu.b dalla testa. S'udiva il respirare della bcnia, affanno.so, pompato, come uno st3ntuffo che marcia a scaui e E l'altra balena? >. « L'altra è scappata. E se è scappata, vuol dire che era una femmina>. La femmina, infatti, quando il suo mas-chio è colpito, prende la fuga, abbandona il rna.sc.hio al suo mortale destino; ma se è colpita la femmina, il maschio non scappa: devoto, intrepido resta al suo fianco, e con lei cammina cammina fin che lej non è morta, Non avendo io niente da fare, mi misi a ricercare la ragione perché la femmina scappa, e il maschio non 5Cappa. Perché il maschio ferito e candidato a diventar ba• rili d'olio ha finito di rappresentare qualcosa per lei, e morto un papa se ne fa un altro? Ma la psicologia amorosa di Paul Bourgct applicata alle balene non mi 1em• bra molto convincente. Allora perché scappa? Forse perché por• ta in sé il meccanismo della generazione, e lei scappando mette in salvo il meccanismo per cui la specie si perpetua? Ma chi è che le dice di scappare? In ogni ca.so, la fedeltà del maschio prorogata in orticulo mortis è commovente. Un tuono mi riscosse da queste gravi meditaz.ioni: il cannone aveva sparato, un altro rampone s'era piantato nel corpaccione della balena. « Fast /iJk ! >. Si vedevano i due cavi sbucare dal lucido tondo dorso come due briglie, e freneticamente vibrare. e La balena, ora, con due ramponi incastrati nella carne, soffre dolori atroci>, mi disse un baleniere. A questo non avevo pensato. La balena non grida, le manca quella valvola di scap• pamento del dolore che è il gridare, perciò per chi ! fuori dc.,la balena è come se la balena non soffrisse. Ma se la balena gridasse, sarebbe come un urlo tellurico, un grido delle ,•iscere del mare, e le acque si riempirebbero di terrore e l'uomo si sentirebbe gelare il sangue nelle vene. L3 balena s'era rituffala ; la sua corsa tragica sott'acqua rallentava. I cavi a tratti s'afflosciavano, a tratti davano uno strappone alla prua, e la baleniera sobbalzava vibrando come un tamburo. ,( Quanto può rimanere sott'acqua, ferita com'è?•· e Anche un'ora. I ramponi hanno attra- ,·ersato il grasso, un buon mezzo metro di grasso, e si sono piantali nella carne, ma non hanno 1occa10 neuun organo vitale. Si I capisce. Andrà per le lunghe >. I Una mezz'ora era pa.uata quando la ba• lena tornò alla superficie del mare. I due cavi furono avvolti all'argano; l'ar- I gano vir6. Virava s!oru.to, si ridendo e .sei cchiolando: la balena resisteva, teneva duro, dava colpi crollanti ruinosi che ìn• chiodavano l'argano e facevano trasalire gli uomini. li ramponiere ricaricò il cannone: sicuro, riposato, come uno che dà gli ultimi tocchi al suo lavoro: introdusse nella bocca del cannone un rampone acnz'ali, e sulla punta del rampone avvitò una granata. Mirò, tirò. 11 fuso di ferro con la granala penetrò nel corpo della balena, in quel vasto carname la granata esplose; furcn1e, impetuosa, la balena si slanciò, era come il ruinare di un molo tra l'imperversare dei Ruui, e i cavi parvero schiantani. Tirando con fona gli uomini il cavo del I rampone esploso, il rampone si sfilò dalla carne della balena, fu tratto a bordo. Il I cannone fu ricaricato, un'altra granata sulla punta dc! rampone, fuoco! e !a tialena, un'ihra volta colpita, lacerata addentro I . ~=~~i. ~:p~:mda~ 11 :r:r:~a::,uo~e~~us::!c~:: ! ~à si sentiva in quel bestione trapanato la carcaua: respirava pesantemente, un respiro strozzato, grandi soffiate rauche, a strappi; e scosse lunghe, violentissime la pcrcorrevano, e lo u.mpillo della testa si colorò di rosso, poi fu un getto vermiglio, più sangue che acqua. La coda usd tre quattro volte dall'acqua come una vela che una raffica di tempesta subitamente gonfia e strapp2, infine prec:ipi1ò, e giù inerte rima.se. Un'altra scoua, grandissima; poi più nul· la. Come un'isola di carne, la balena fu immobìle sull'acqua venata di sangue; poi cominciò a sprofondare. L'argano riprese a virare, tirò i cavi dei ramponi, tirò la balena a galla, lenta• mente la lrassc. sottobordo. Non una bestia pareva, ma uno scafo naufragato. Colonie di granchi e ,trani molluschi e piccoli pe• sci vischiosi brulicavano sul gran corpo morto. Erano le pulci, i parassiti della balena. Dissero i balenieri che quando i pa• raniti dànno prurilo alla balena, la balena si accosta alle navi e con rabbia e voluttà si strofina contro la carena. Facevano anche i nomi delle navi che avevano sentito la balena strofinarsi. Tre balenieri s'infilarono ai piedi stiva• Ioni ron la suola fitta di aculei d'acciaio: con , i.clii si può camminare sul dorso vi• scido della balena. Cosi calzati, discesero. Quattro squarci erano nel dorso ddla balena, i quattro colpi di rampone: in uno immisero un tubo di gomma che avevano calalo da bordo. Fu pompata aria nel corpo della balena, che si gonfiò e si sol• lev6 nell'acqua. Poi con Pcchi e stoppa e balle.re di mazza i quattro squarci furono tamponati ; una catena fu passata attorno alla coda: rivolta a prua, la coda fu le• gata con la catena alla baleniera. Un ba• leniere brandi un'ascia, mo1.zò con l'ascia le pinne, intaccò con quattro 1agli la coda, tanti tagli quanti i colpi di rampone. E in un mare di piombo, l'Undin, si La notte i balenieri, sottocopcrt2, cantarono. Uno, faccia di sughero avariata e riarsa, occhi d'3Jbino, gambe avvizzite interminabili, sanava la fisarmonica e cantava. Con voce bruciata, alcoolica cant6 anche la vecchia canzone di Rcubcn Ranzo: e Oh, Ranzo non era marinaio; - egli si imbarcò su una baleniera, - ma non sapeva fare il suo lavoro. - Lo mandarono sul ponte - e gli diedero e nove e 1renta > (frustate, e.redo). - Ma il capitano aveva una figlia - che gridò: e Padre, abbiate piclà >, - e se lo portò nella sua cabina - e gli diede vino e brand1. - Poi gli insegnarono l'arte del navigare - e ora ~ capitan Ranzo, - cd è capitano di una baleniera >. I balenieri, ammucchiati in1orno a quello della fisarmonica, bocche ciccose nelle barbe di scopa, facevano coro: « Ranzo, ragaui, Ranzo ... Ranzo, ragazzi, Ranzo ... >. La canrone è stupida, ma cantata là, in quel modo, da quegli uomini logorati dal mare, non era più stupida. La gioia dd canto colava giù dagli occhi per le bar• bacce dei balenieri. E io ascohavo, e ascoltando pt'nsavo che il momento più bello per chi vive su una baleniera dev'essere quello in cui, rim~ni i piedi sulla 1crra, egli \'ede la baleniera lontanarc e sparire nell'oriuontc. VITTORIO G. ROSSI Lucio d'Ambra ACCADEMICO D'ITALIA Il Romanzo I di I I A'1'1azia lii Il Volume di pag. 360 L, 12 In mezzo all'immane fatica deUe sue sette grandi trilogie li,! • e mentre con L'Ombra J,/_ /'Amor, e L'Ombra J,1/a Vita sta per compiere la I quinta, Lucio d'Ambra, Accademico d'Italia e romanziere prediletto dai lettori italiani, ha voluto aprire la pittoresca parentesi del Romanzo di Abbazia dove, contrapponendo due tempi e due costumi, il grande narratore nostro ha saputo dar vita ad ~mo dei suoi più piacevoli, va.rii, contrastat1 e geniali racconti. Come egli scrive nelle pagine preposte al nuovo romanzo col titolo di Lettera a,gfi ÀrciJucÀi immaginan·i, l' «Intermezzo», cosi potentemente drammatico e che divide i due tempi di questo libro, «separa quale un arco che allontani di qua e di là due mondi» la piccola storia galante del mondo arciducale dalla Abbazia della grande storia degli Italiani che adesso la occupano. I/ Romanzo J; Al,l,a,ia è il romanzo di questo passaggio sotto l'arco della guerra e del t.,,po; il romanzo di Abbazia è questa spirituale trasfigurazione d'una terra che da un1antica anima di vecchio romanticismo che sa un po' d,operetta acquista una seconda anima da romanticismo nuovo, che anche quando non si sbracci e non gridi ha un non so che d'epopea. E il solo personaggio vero, tra gli Arciduchi immaginarii, che occupi di sé alcune pagine di questo romanzo di D'Ambra, è quel pallido Kronprinz, quell'Arciduca Rodolfo, quel principe disperato che dà per una donna un Impero e la vita, mentre oggi, in meno romantici climi, altri Sovrani per una donna cedono un Impero ma tengon cara la vita. I/ Romanzo J; Al,l,a,ia - ' quadro e dramma, romanzo e poema, - è una delle piò viventi e appassionate opere del grande romanziere, nella quale Lucio d'Ambra ha superato sé stesso in un libro delizioso, profondo, inconfondibile. Tutte le opere di Lucio d'Ambra sono pubblicate da Mondadori

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