Omnibus - anno I - n. 18 - 31 luglio 1937

~N?-~~ ~~~-;,~~~ ~~~ij[al!~~~ IN UN VILLAGGIO ID UONE.NOTIZIE. e 11 Congresso in un villaggio! > urla uno strillone. e Che villaggio? >. e Questo lo saprà dal giornale >, risponde ridendo. Spendo un anno e so che il Congresso N.nionalista cclc• brcrà Ja sua cinquantesima sessione: nel villaggio di Faizpur nel Maharashtra. ~1a molti non comprendono l'imporunu del Congrcuo in un villaggio. Ridono. e t uno dei capricci di Gandhi >, dice un mio amico. e Non essere cosi sciocco, vecchio mio >, gli dico, cercando di convinculo, e è un s,cgno del nostro vigoroso nazionalismo. Più congressi u.unno tenuti ni!'i villaggi, più la voce della ,•critl sarà diffusa. L'India vive nei suoi villaggi e non nelle città come Calcutta, Bombay o Lahorc >. e Sì, si>, rhpondc lui con un sorriso allegro, e se vogli-)lno la libertà, dobbiamo preparare le m~: è uno Khen.o da niente >, ~ii preparo ad u1i1tert: al primo Con• gre1so in un pac~, e la.scio Lahon: per Faizpur insieme con Mr 8.P.L. Sedi, Mr Freda Bedi (edi1ore del Conlempo,a,y India) e Mr Swan, il ~1 dicembre 1936. 23 Dicembre Oggi s.iamo arrivati alla stazione ferro• viaria di Sabda. E:: una bella mattinata. Migliaia di persone si rivertano giù dal Ireno e si dirigono verso Tilahuagar, lo a.pe• ciale accampamento ~r i con,grcuisti di Fa.izpur, che sorge a drca sette miglia dalla 1tuione. Il Congreuo ha organiuato un ~rvi.io di autobus. S«gllamo una macchina e occupiamo i nostri posti ; ma il guidatore si dice spiacente di non poterci portare ~r \'ia dei nostri bagagli. e Il tetto dell'autobus è pieno di gente>. Mr Swan t"d io pauiamo ad un ahro autobus, e quena volta rius.ciamo a partire per Faizpur. Vediamo, ai due lati della strada, un mare di facce. Tutti son campagnoli. Sono venuti ad offrire i loro applausi entusiastici al Presidente del Consiglio, il cui trt'• no sta ~r arri\·are a Sabda. Almeno la metà dei congrrs.sisti è composta di dnnnc. (10 a m.). Siamo a Tilahuagar. Il bambù è l'unico ma1crialc usato nelle costrurioni dell'accampamento. L'entrata principale, la Sivaji Gate (la porta di Siva), è molto alta e lwn decorata; anch'usa. è di bam• bù. Prendiamo una opanna. e Come de"o regolarmi con questo clta,pai (Ictio)? > dice Mr Bcdi. e Potrà sopport2re il mio pc:so? •· Tut1a la capanna. è piena di risate. Pandit Jawaharlal Nehru su. facendo un entusiastico diKOrso. Arrivà su di un carro tirato da sti paia di giovenchi. ~tigliaia di penont': - uomini e donne, giovani e vecchi - lo salutano. Secondo le parole del Mahatma Gandhi, Jawaharlal è l'uomo del giorno. Sorride e riceve gli evviva del popolo con grandi gesti delle mani. Ricordo !~ p.u.-,lc c:!i R;iit,.indrn•ath TaJore: e L't~- dia è fortunata ad avere. Jawaharl.a.J coo1c ludu ... Pago a lui il mio tributo d'ammirazione, come tutto il rt':SI0 dei miei compatrioti >. (Pt:,mui11io). Il Partito Socialista del Con• gruso comincia la sua sessione. Presiede Mr Jayaprahash Narayau. Pandit Jawahar• lal manda un messaggio: e ~li in1ercsso molto alla soluzione socialista di tutta 'la questione ... Come si pub risolvere il socialismo in 1em1ini indiani? ... Questo è 11 problema che consiglio a.i socialisti di studiare ~ne>. (s p.m.). Incontro il Mahatma. Parliamo di canti popolari indiani. ~ii chiede di fargli sentire qualche canto. Lo faccio. Dice di amare molto qut>:sie spontanee espressioni del popolo indiano. Apprczn ~cialmentc il canto della ragazza di Caddi che pttft'ritce sposare 11n pas1orc del suo paese piuuosto che uno della pianura, anche st molto ricco. Poi canto un'altra canzone piena di umori1mo. lnscgn2. il mo• do di canzonart', Gandhi ride di cuore. (Sua). Mr M. N. Roy, che s.i è recen1c• mente unito al Congrc1so, viene a 1rovare Gandhi. ~fr Roy è ora uno dei membri éel Comitato per i Congressi Panindiani. trovtrete spazzolini da dcn1i esposti nella ~tostra. Se li chiedete, io vi posso ri1pondere di prendere qualche rametto di un albero di ne,m o di bat,W, Con questi i contadini si puliscono i denti >. (1 :i p. m.). Circa duemila contadini cn• trano a Tilahuag.u, .:auravcno la SivaJi Cate, agi1ando enormi bandiere. Vensono a piedi da Manmad, marciando ptr trecento miglia. Jawaharlal e gli altri capi del Con• gresso danno loro il benvenuto. Parla per primo Jawaharlal, poi Mn Sarojini Naidu, presidentessa delle donne volontarie. I nuovi arrivati non \'Ogliono né mangiare né bere; \ogliono soltan10 ascoltare i loro capi. Arri\·a 1.:a notizia che Mr Shawhcrrao Deo, capo del Comitato di Ricevimento, ha dato via libera a,i giornalisti che vogliono cn1rarc nel Congresso. Tutto meri10 di 8. P. L. Bcdi. (a 1'· m.). Riunione del Sdjuts Commil• t, e. Vi sono duecento membri del Con• grcsso Panindiano. Pandit Jawaharlal Nchru sale sulla piattaforma cd è molto ap• plaudito. Il canto di Vande Mataram, inno nazionale indiano, dà inizio alla riunione. Vi sono molte diKuuioni e ,·otaz.ioni. 26 Dicembre (Pommttio). Riunione al Subjuls Commiuu. La sala è piena di gente. Vengono prese molte decisioni, fra cui quella che condanna la polizia govema1iva inglese che tiene migliaia d 'i:icliani chius.i in prigione per un numero indefini10 di anni, H"nza far loro nc11una accusa precisa e senza alcun proce»o. (Nou,). I contadini di Phil mos1rano ai capi dell'accampamento le loro danze. Pandit Jawaharlal auine con molto piacere a qucni spettacoli 27 Dicembre (Mauina}. Cerimonia del saluto a.Ila bandiera nazionale nella gr2.nde piana di Ti· lahuagar. Almeno cinquantamila persone ,,j sono radunate. Altre ancora arrivano con• tinuamen1c. Grandissima calca. I volontari non riescono a controllare 1utta quella gcn• te. Alla fine chiudono tutti gli ingressi e rifiu1ano di far entrare. L'asta della bandiera. è alta almeno centocinquanta piedi. C'è un nodo nella corda che non scorre nella carrucola fiuat.:a in cima a.Jl'albcro. Un volontario sale per tutla la sua altezza e rimeuc in nrdinc la corda. Ora la bandiera nazionale è vis1a bene da tutti. Pandi1 Jawaharlal la guarda ardentemente e de1,rotamentc. La 1orcia accesa, che alcuni 11olontari hanno portato a piedi da Bombay, luogo d'origine del Congrcuo, at· tira l'attenzione della folla. Ora Jawahar• lai spiega la bandiera e chiede al popolo di onorarla sempre. A mcnogiomo il Mahatma Gandhi tit'ne uo elettrinante discorso. (4 30 'p.m.). ( ominc1a un'altra vs<ione del Congresso. Tuui, 1n gran numero, l'at• tendt'vano. Il Comitato di Ricevimento ha stabilito un ingresso a pagamento di otto anna., per gli uomini adulti e di quattro annas per le donne, e cosi realizza più di trentaseimila rupie. Entrano in corteo Mrs Sarojini Naidu e gli ahri capi. Arriva anche Gandhi, un poco dopo, ma in tempo, 11 programma comincia con il canto di Vande Mataram. Sa.wherrao Oeo stabilisce un premio di cento rupie per il volon• tario che si è arrampicato sul palo della bandiera. Poi legge un messaggio in lingua marathi. e Ques1a è la prima volta nrlla nosira gloriosa s1oria >, t'gli dice, e che il Congresso tiene una scs1ione in un villaggio... La sua cronaca s.a.rà interessante. Il presidente Pandit Jawaharlal Nehru ci guiderà alla nostra mè1a di libertà. >. Jawaharlal tiene il suo discorso prc1iden• ziale, poi pula Gandhi, molto applaudito. Ci sono molti altri dis.corsi, finché si decide di 1cnere la prossima riunione a Gujarat. (Nou,). La sessione è finita. Parto per Bombay. DEVENDRA SATYA.RTHI Parla del futuro del partilo. Poi fa per .... accomiatarsi da Gandhi, ma è l'ora della p~ghiera, e il Mahatma lo invita a pre- ~arc con lui. e Io non credo in Dio cosi ~riamcn1e >, risponde Mr Roy. Gandhi, sorridendo, tenta di convertirlo. (JVou,). Sto raccogliendo le canzoni po• polari dei Marathi, fra i campagnoli adunati per il Congresso. E:. come se si trova.siero a un fe1tival. Sono gentili, ma curiosi di upere perché io voglia ascoltare i loro canti. e Sembra che siatt una pusona educata >, dice Shauar, il loro capo, o piut1osto il loro capocoro, e ma che ci fate con i canti di paul contadini come noi, >. e Questi c.an1i 'IOno molto \Molli, io li a.mo >, ri'spondo. ~fa loro non ,ono convinti. Però mi cantano alcune belle can• ioni. 24. Dicembre (Martina). Vado al co1ta11 di Gandhi: sta facendo quattro paui in giardino e mi prega di accompagnarlo. Sorride sempre e parla mentre pa,u.cggia. Nel Congrrsso non c'è entrata libera per i giornalini. Questa è la decisione del Comitato di Ric,-vimento. Ogni giornalista deve pagare cinque rupie pu il suo biglietto. 'futti ,ono 1c:ontcnti. Anch'io, che rappresento per tulio il tempo del Congrcuo il giornale Shaltti, cerco di poi are il cuo davanti al Presidente. e Combatteremo pt'r la libertà della Stampa>, dice Mr Jkdi. Finalmente ci promettono di accontentare.i. 26 Dicembre (8.30 a m.). Cerimonia d'apertura della ~onra dell'Industria paesana. Tullo è molto pittoresco. Le donne volontarie sono vestite di 1onachc color zafferano. Tu1ta la piau.a davanti all'Esposizione è ricolma di gente. Quasi tutti SùnO contadini. Ecco che arriva il Mahatma Caodhi. 11 popolo lo saluta con grida felici. Al suo fianco c'è Pandit Jawaharlal. Boloottaggl.o aat1ngl1Mla I11dJ1..- ludlano che onnlsoe il puu.ggio di merci IL NONNO del Duca di Windsor, Edoardo VII, sapeva cucrc tanto un gran signore quanto un cordiale camerata. Di tanto in tanto si recava al circolo per giocare e coli diceva ai compagni, con la aua abi1uale benevolenza: e Qui non c'è nessun re. C'è 50\0 un giocaiorc e un buon compagno! >. Un giorno, inentre dii.::orreva c.oi compasni di sioco, durante un momento di son.a, ù era ap%~giato •'I"' :',.,.e,• ,..,... ~ e: gl! ~disse a un tratto; e Il campanello è proprio dietro alle vostre spalle. Volete suonarlo, per favore? >. Edoardo VU lo fissb qualche inante acutamentt", quindi si volse, e premette il campanello. Un camerie~ si p~ntc} immediatamente, e s'inchinò davanti al re, il quale gli disse: e Chiamale la carroua di Lord S... che desidera ri1irani >. 11 Lord comprt:se e non gli restò altro che anda~ne. 1 LE ULTIME at1ribui1c a G. 8. Shaw: Nel cono di un'intervista C.B.S. (le iniziali più popolari dell'lnghihcrra) rispose a una domanda abilmente diretta: e Le cose che si sanno fare, si fanno >. e E quelle che non si ,anno fare.? • -chiede ansioso il siornalista. e Si insegnano agli altri >. UN GIORNO il bravo Isacco 1oma a casa inopina1amen1c, e trova" la moslie sul una~ in i11rettiu:.imo c.olloquio con l'amico. Mi1c ~r naiura e abborrente dal sangue, bacco non fa né 11ra.ge né scandali, ma la visione di sua moglie sul canapé gli si pianla nella 1es1a come un chiodo, e lo piomba per molti giorni in una tetraggine di cui i suoi amici e conoscenti, a.J corrente dei fatti, lo compa• 1i.1eono di cuore. Una settimana dopo, Abramo incontra hacco con una bella faccia ilare, e compiaciu10 gli domanda come ha fatto a teacciare l'os.scssionan1c visione. E h~cco: e Ilo venduto il cana.pé >. IL GIORNALISTA americano Arthur Ho..,den Smith si era scagliato violentemente, in un articolo, con1ro il famoso multimilionario Cornelio Vandcrbìlt. Questi gli scrisse nei seguenti 1crmini: e-Signore, non sporgerò quercia per dif• famatione c.ont.ro di voi, perchi giudico l'azione- della giustizia troppo lenta. In "'?1",,,b,&, v. ro\·mc<ò. Sincer,..mcnte ,·otno Cornelio Vanderbilt >. QUANDO un bel giorno, nel 1931, Gastone Ooumcrgue, presidente della Repubblica, passò i suoi poteri a Giacomo Doumer, sii fece vis.itare meticolosamente il palazzo dell'Elisco. I due uomini conversarono a cuore aperto. e Vt!de1e >, disse Ooumcrgue, e questa c.ua è una prigione. Quando ci s'entra, addio li~rtà.. Però con un po' di buonumore, .si arriva a !ani chiamare Gastonnct >. Paolo Doumer sorri1e gravcmen1e: e Credete, amico mio, che io poua arrivare a farmi chiamare Popò? •• AL TEMPO in cui nelle università e nei tribunali d'Italia imperversavano fin le più esagerate teorie della scuola positiva, in un circolo s1raordinario di Corte d'Assise ,i svolgeva un proceuo a carico di un povero diavolo ingiustamente accu,ato di omicidio e rapina. L'impu1ato ostinatamente peni1teva nella ncsativa, né, invero, a suo carico erano state prodotte pro.,e abbastanta serie e cons.istenti. Rapprcl('ntava la pubblica accusa un giovane sostiluto addirittura invasato dallt lt'orie lombrosianc; la sua requisitoria, non trovando solidi elementi di fatto, si basò sulla fi,;uu. fisica dell'imput.:ato e sulla ferrea lc1u1:edelrata,-ismo. • Mancano, è \•ero, le pro11c>, egli, in sostanza., sos1cnnc, e perlt i earat1cri soma1ici dcll'imput.:ato , algono più di ogni altra prova. Lui e non altri ha commesso l'ass.:assinio. Bas1a guardarlo, osKrvare il suo volto, i segni dcll'a1avismo parlano chiaramente. Egli è un delinquente cOn(enito, l'istinto sangu,inario discende in lui " per li rami .,. lo vi chiedo la sua condanna in nome della legge dell'eredita• rìc1à >. Oirendcva, d'ufficio, il maJcapitato, un giovane avvocato la cui fatica, coronata da un verdetto assolutorio, si limitò a que• sta «mplice ostrvatione: e Signori giura.ti, il !'ub',liro ~1inis1cro .,; ha chiesto la condanna del mio difeso unicamente in nome della legge dell'atavismo. Ma come si pub parlJ,re di ereditarietà cri· miriale, di atavismo ccc., quando dagli atti del processo risulta r.he l'impu1a10 è figlio d'i,noli? >. SIR JAMES CI ..IFFORO, l'irresistibile barone inglese, aveva fama d' essere uno dei giovani più eleganti di Londra. E in verità, tale fama non era usurpata: non v'era festa, ballo, riunione, conferenu a cui Clifford non si presentasse vestito in modo impeccabile. I suoi indumenti si adattavano in ogni occuione alle circos1anze, all'or2. e al luogo, C0fl una .1erupolosità veramente britannica e che divt'nnc proverbiale. I giovani della città prendevano come modello il fortunato ba· ronc cercando imitarne la perfct1a cleganu. Ma anche gli astri più brillanti hanno la loro decadenza, e sir Jamcs Clif- 'ord, all'apogeo della sua gloria, perdeue di colpo tulta la sua fama a casionc d'un curi010 incidente dovuto a un bizzarro malintcio. Allo scopo che il suo abito non stonasse mai, sir James, ogni volta che tr/\ invi1ato ad una riunione, scriveva al rcdauore mondano del Timu chiedendogli istruzioni par• ticolarcggiatc sull'abbigliamento che conve• nisl(' ad ogni occasione; cd al ricevere la rispoua obbediva s1rettamQnte, con uni\ scrupoloii1à forse tcccssiva, alle indicazioni del redauorc 1pecialiuato, le oui parole .:avevano per lui il prenigio 'i un oracolo. Quest.:a fede cicca fu l'origini'! della ,ua rovina! Clifford era uaio invitato ad una tarden- /lG~l1 d'importa,nza eccezionale, perché vi au111evano co1p1cue personaJi1à del mondo sociale e politico della capitale. Gran parte degli int~rvenuti_ si trova,ano già riuniti, quando 11 maggiordomo annuncib a voce aha il nome di Jamct Clitlord Un mormorio di ammirazione e di curiosità serpeggi«\ fra l'elegante pubblico che affollava il parco. Dopo qualche istan1c, Clifford cnlra\'a, irriconoscibile ... ~minudo, il viso impiastriccialo da una Crf'ma gialla, il pc110 e le braccia ricoperti da una pasta farinosa, portava alle orecchie du~ fro11de di prcncmolo: lo urano ri,•estimcnto era completato da due fc1te di pane abbrustolito che gli ~ndevano appese_ al collo ... Inutile dire che prima cht' s1ungcuc a prck'· tare i suoi omaggi ai padroni di casa, sir Jarnes era condono a calci fino alla porta di casa. Col'cra accaduto? Qualche cosa di molto semplice. Il redauore mondano del Timu a,eva invialo al barone, pt:r isbaglio, una riccua di cucina destinata in\'eCe ad una cuoca che gli aveva chieuo in che mocfo pr('pararc un nuovo 1ipo di cotoletta, L'INERZIA e la lenteu.a. di Uon Blum sono, ormai, leggendarie. Al tempo in cui, nella sua qualità di Presidente dei Ministri, ti occupava di disegni di legge senza riu~ire a vararne uno, ~r distra,:ii, motteggiava qualche deputato, e spcc1almcnfe uno, socialista, famoso per uo cappellaccio a cencio che porlava da epoca immemorabilt>: e t ormai 1cmpo di riformare il "'OJl.l,.) cappello >, sii diue il faceto autore di li• bri pornografici a uso delle giovin~ttc. 1-: l'altro, pronto: e lo sono un vecchio campagnolo. Ecco perché vivo a Sheogaon. Sebbene sia na10 e cresciuto in città, io sono campagnolo di cuore >. Gandhi comincia il suo diKOrlO con qucnc parol~. Poi celebra l'importanu dt"lla ~fos1ra dicendo ch'è piena solo delle cose che gli Indiani pos-ono produrre con le loro mani Ora dice con ironia: e Non DfDIA XODERNA• La si,-ortu Dulat Abdala. dou.om11. la 1elu11 polh.ieb.•e MClall e Sarebbe mia intcnt.ione, ma ·"petto il di,c!nO da Vostr,1 Eccellenza >. CONFES Dl UN BAGZ01lUBB QUANDO potei ottenere un posto come aiuto contabile preno la Compagnia ~r la Perfeua Auicur:u.ione, mio padre e mia madre, poveretti, cacciarono un sospiro di sollic,o, e pensarono (ossc: venuto finalmen1c il momt'nto di rispondere con un risolino di 1rionfo ai sar· casmi della paren1cla e degli amici che non avcvan mai preso sul serio il mio diploma di ragioniere. Pcrcib mi fecero feste, mi comperarono un vestito nuo110, e, in una ~Ila mattina di pioggia, mi m,1,n• darono agli uffici della Compagnia. . Cli uffici di tale Compasnia erano ampi, lumino\i 1. popolati di impiegali che dice• vano parnlaccc, (umavano e, alle quattro e mt"2zn, ii f.1cevano portare il cappuccino dal bar. rui ac-colto cordialmente d.a.J capo ufficio e dai miei cari colleghi e, tanto per cominciare pa!J:ai da bere a lutti. Poi mi miscro a ~n tavolino con qualche chilo di polizze da copiare su un enorme librone: giunto a fine della pagina facevo la somma, poi ricomincia\'O a copiare: Cosl con• tinuai di ~guito per sette mt's1 e quat1ro giorni. Il capo ufficio \·eniva di tan10 in 1anto a dart un'occhiaia al mio regi.stra, e lt: ne andava soddisfatto: a mc però 1em• brava di diventare un po' sct'rno. ~fa dopo selle mesi e qua.uro giorni, il capo ufficio mi chiamb e mi disse che do-- \'C\'0 cambiar lavoro: vista la mia buona \'Olon1à e la mia esattezza, aveva deciso di darmi da fare la situazione men1ile. Mì misi quindi a fare la situazione mensile Era una cosa semplice: molte file di nomi e di numeri da copiare, in dare e avere: da fare le somme, e, in fine, la dif- (c:-rt.riza fra a11erc e dare, diflcrcnu che doveva coincidere con quella clabora1iuima di un altro ufficio. Lavorai per St"i giorni: alla fine ehl:.ii il saldo. Lo controllai, e vidi con .soddisfazione di a11crc una piccola diffcren:u di soli 80 cen1csimi. Una cosa da nulla. Rifeci lt' sommt'. Cc n'era una sbagliala. La corressi, e infine mi accorsi di avere 12,35 di differenza. Mi grattai In 1csta, perplesso, e accesi una sigaretta. Bcveui un bicchicr d'ac~ua e controllai 1utto con d1ligcnt.a Una cifra rra urata, e, in meno di mcu.'ora, mi ac• toni che la diffcrenz:a era di 351,10. Divenni nervosiuìmo, ~, in grande agi1a• 2iont, andai da un mio collega a fargli eta.minare il caso: con aria indifferente egli ri~uardl> ogni co,a, e notè'I con sorpresa che cffcuivamentc c'era una differenza, ma di 582,90. lo furibondo e lui stupt'fauo, ci slan• ciammo dal capo ufficio con la si1uazionc mensile in mano, spiegata, uno da una partt', uno dall'ahra, come i vallt'tti quan• do stendono il tappe10 al b.alconc pcrchi si affacci il Sovrano. Il capo ufficio sc.oue la 1t's12.,e diue the il caso non era nuo"o: ci ft'ce sedere accanto a lui, e cominci!} .:a sfo~liare e a vt'rificare. La cond,usione fu che l'ora dell'uscita era passata da un pcuo, e che noi eravamo ancora Il con la diftt"rcnza c.he era aumcnt.:ata di 3500. Passai una notte agita1a, e, la mattina dopo, mezzo ufficio fu inobili1a.\o per :a ri('erca. Si n'l't'ccro le so:nme a mano e a macchina: si gridarono numeri e si controllarono cifre=. La differenza fu presa. d'as• salto. Due ,ohe cambiò: ,ccsc prima di 2000, poi sali di 150. Nel pomeriggio fu pe,:e:io: le noslrt' addirion.atrici non bastarono più, ne mandammo a prendere delle altre; una M111adra di impiegali volontari \'enne dagli uffici vicini. Il rumor, delle macchine e dr-gli uomini era assordante Il gridio ferve\·• in1omo alla si1uaz.ione mrn•ile, ri~rcuotcndosi negli ansali più re• mo1i, ove gruppi mormoranti controlla\·ano le 1chcde rlcl mese precedente, in c.acc.ia all'errore. 1- inalmcnte, verso sera, la differenz.a parve isolata in un piccolo numero di cifre, e l'assalto decisi\'O ebbe luogo. Ma allora ci accorgemmo chi:- ci era vilmente sfug~i1a, ricacciandosi nel caos generale. Il panico e la frenesia si diffusero. Tuui gli uffici parv\"rO impa2.21re, e lt'mettno che la nostra dìffercnza panasse nei loro rt'giuri, sconvolgendo le loro siluazioni. Tempc1ri"e telefonate sul risultato della caccia giunsero al nouro ufficio: tutti i lavori furono rimoisi. Vecchie situar.ioni che dormivano tranquillamente sotto alla polvere, furono afftrra1e e sfogliale da m:.ni feb• brili. Cifre ritenute esatte da mesi furono sc»ptttate e controlla1c. E fr,u1anco la malcdrtta differenza girava per tutto l'ufficio, ora calando, ora crt'sccndo, riducendosi fi. no a 121,5.0 o gonfiandosi fino a 5879,30, ridendosi di noi e delle nostre ricerche, fa. cendoci fumare moltissime sigarette e bere infirti1i caffè di cui non sentivamo il saporf', sotto la luce delle lampade bianche e \'t.rdi. P2.llidi, stravolti, dimentichi della fatica e del sonno, rincorrevamo inutilmen· te la verità matematica. Il forscnn1.to inseguimento cor.1inuc'i sino all'alba. Io, lo debbo ricono1ccre, benché, almeno ufficialm~n1c, foui il principale rcspon<abile di quell'inferno, face\'O ~n poco per aiutare, preoccupato sopra11utto di re• starmene in ombr.:a, con la paura che gli impiegati, stanchi di aff.:annani con un nemico invisibile e imponderabile, '!finissero col prcnder,rla con mc, che ero a portata di mano. Non a\·c,•o 1orto, perché si cominciava a parlare con sarcasmo di (a\·ori di responsabilità affidati a pcnonc incornpttcnti, ed io mi sentivo guardalo con disprezzo. Men1re la notte ,i dir.:adava, il capo ufficio ordinb l'alt, e ci mandb a dor• mire per qualche ora, prima di riprender le ricerche. Mentre gli ahri uschano, mi chiamò da parte per dirmi (e il suo sguardo cr11SC\·criuimo) se non credevo di a.vcr mal corrisposto alla fiducia accordatami dai miei ,uprriori. A casa dormii poco, e quando la mamma venne col caffè, diui subito che in ufficio non ci vole\'O tornar più. Invano mio padre, p0\'Crctto, mi esortò parlandomi d""llt- difficoltà che si incontrano nella vita ~ degli ostacoli da superart:: io dissi che t'OI\ difficoltà e ostacoli me la sarei ca\'ata bf-niuimo, ma che quella disgraziatissima cifra che calava e cresceva a suo piacimrnto, quella cifra che, in definitiva, non npprcscntava niente di concreto (i soldi in c:usa erano esatti e tu11i gh assicur"ti drlla Compagnia stavan benone lo ste»o), io non volevo più vederla. E infatti lasciai, con grande di1piacere ~ci miei, il mio posto, e cambiai mestiere. Da allora ho fatto un po' di tutto, anche dei lavori umili: rna ho cercato di uarc lontano da que~li uffici granJiuimi e ben ordinati, ove 1anti uomini divtntano cattivi e meschini per corrrrt' apprt'UO allt cifre che non sono mai r ...,ttr Purtroppo, non 14.'mpre ci sono MASSIMO ALBERINI

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