IL SULTANO D E L L A P .A. 1)' R, A. E RA UNA SERATA del giugno 1907: il sole era già calato, ma l'ora del sonno non giungeva. Eppure, Abdul-Hamid era estremamente stanco, per quel continuo girovagare senza mèta da una stanza all'altra, in preda all'angoscia. Di bas,-a statura, magro, con le spalle un po' curve, la pelle secca e scura, la barbetta liscia, e il naso .sottile e un po' arcuato, Abdul-Hamid non aveva l'aspetto di un turco; e i suoi occhi grigi. annebbiati e pensosi, non lasciavano intravved,:re i suoi incubi. L'ora della cena era vicina, ma egli decise di non andare a tavola. Non si fidava ancor.t: il giorno avanti aveva visto morire stecchito il suo pappagallo, dopo avergli dato da mangiare un pezzetto di pane. Decise di bere solo un po' di latte. Ma il Sultano, il latte lo voleva veder mungere sotto i suoi occhi : e si mungevano non le capre, ma due donne armene. Era così terrorizzato dall'avvenimento del giorno avanti, che si rifiutò persino di ricevere i1 sarto che gli prendeva le misure da lontano, calcolando ad occhio. Abdul-Hamid si diresse a piccoli passi veno la gabbia che conteneva il nuovo pappagallo. Il rumore dei suoi passi era attutito dalle suole di feltro delle pantofole. Zoppicò leggermente. Gli doleva terribilmente un fianco per le ripetute applicazioni, fatte nella notte, di piastre di metallo fortemente riscaldate. Da tempo soffriva di un misterioso male (qualcuno riteneva che fosse diabete, qualcun altro che fosse un processo tubercolare ai reni), ma non si fidava di alcun medico e preferiva consultare uno stregone arabo che lo aveva condannato a sopportare, varie volte per settimana, il supplizio di quelle lastre roventi. La sua fronte scottava; forse aveva la febbre, ma non volle ricorrere al termometro: temeva che, carico di dinamite, gli scoppiasse in mano. La paura di questo esplosivo era così viva che aveva proibito, perfino, l'importazione a Costantinopoli delle dinamo, M>lamente per la somiglianza fonetica delle due parole. Lamentandosi, il Sultano si diresse verso il giardino. Aveva deciso di non bere il latte delle armene se non prima di essersi consultato col suo unico amico, il giovane Tzakidji!. Questo Tzakidjis, figlio di un bandito di Smirne, faceva le veci di Fehim Pascià, l'esecutore degli ordini segreti del Sultano, allontanato a Brussa dietro pressioni del console tedesco. Però il forzato allontanamento di Fehim Pascià a Brussa consentiva pur sempre al Sultano di servirsi della sua opera, ma non vi ricorreva che in casi di estrema importanza. Tzakidjis non serviva per la scoperta dei .complotti, ma vigilava il palazzo, ed aveva già sventato vari attentati. Il Sultano vo• leva consigliarsi, quella sera, col giovane, dopo la morte del pappagallo, ma Tzakidjis non si trovava nel palazzo. Intanto il Sultano aveva una sete d'inferno. Uscito nel giar9ino, pensò di bere l'acqua del laghetto. V'erano dei pesci, quindi l'acqua non poteva essere avvelenata; ma i\ giardino era chiaro di. luce e sulla V'Cranda dell'harem stava seduta la Yessirdjii Bakci, la direttrice delle concubine. Allora scese sino all'ultimo gradino dello scalone di marmo che si sprofondava nel lago, e lasciò cadere nell'acqua il suo fazzoletto, poi lo raccolse. E solo quando fu in un luogo oscuro, si bagnò le labbra. Ad ogni passo, un pericolo lo minacciava : la morte poteva essere nascosta in ogni pietanza. Non solo poteva essere avvelenato il suo cibo - come del resto qualche volta era accaduto, - ma anche la biancheria che indossava poteva e.ssere imbevuta di succhi malefici. Da trentatrè anni egli non aveva pace e ogni sua astuzia era rivolta a sventare queste minacce. Il palazzo, come del resto tutto all'intorno, era illuminato: non un solo angolo appariva in ombra. Tutte le porte erano chiuse, ma, con maggior cura delle altre, quella chiamata Sultanate-Kapussu, che conduceva alle cucine di Sua Maestà. Il Sultano entrò nella sua camera eia letto, una piccola cameretta dalle pareti blindate, nella quale potevano entrare solo due persone : il suo buffone, Ki;\thanè Imani, nano deforme, allievo del morto Ali-Effendi, e quello stesso Tzakidjis che Abdul-Hamid attendeva con tanta impazienza. Come aveya fatto Tzakidjis a guadagnarsi la fiducia del potente Capo dell'Impero Ottomano? Giovane, ap• pena ventiseienne, con un viso pallido, due occhi languidi e pensierosi, e una voce tranquilla anche nelle circostanze più tragiche, questo successore di Fehim Pascià possedeva al più alto grado una virtù: quella di intuire su quali persone dovesse riversarsi il sospetto del Sultano, evitando così ad Abdul-Hamid di dover pronunziare sentenze di morte, ch'egli cercava di far pronunciare ad altri, per tranquillizzare la propria coscienza. Finalmente, si sentì dietro alla porta la voce del buffone pronunciare la parola d'ordine: e Allah!>. e Entra t > ri5pose subito il SuJtan~ Il buffone spalancò I?- porta e fece passare Tzakidjis. Costui, prima di entrare, aveva preso alcuni appunti, e, conforme agli ordini, entrò tenendo il foglietto con due dita, ché a nessuno era permesso di portare la mano aHa tasca in presenza del Sultano. La lista delle persone sospette, presentata da Tzakidjis, comprendeva, oltre al personale di cucina e ad una dozzina di àJtri inservienti del palazzo, anche una fila interminabile di loro parenti ed amici, fra i quali il vecchio Djalaeddin e la sua bellissima figlia, Mestè-Alem. e Siediti. Per prima cosa, dimmi che cosa hai fatto con quelli della lista precedente, e poi parleremo dell'affare dt:I P3?f:g~~l~ >~i attendevo che Voi mi intcrroga.ste su questo, ma ad ogni modo ho i dati in tasca >. e Prendili >. Una fiducia cosi iBimitata meravigliò persino.:r,akidjis. Ricordò che lo stesFI1fE DEW RAIE){ . 1A ù\Jm• oda.11.ti;h,tn•oc,blatt 1 dan.1111u0lle tanno so ciambellano delJ'Imperatore, Raghib Bey, dietro preghiera dello stesso Sultano aveva preso, un gio~o, un fiammi.fcro per accendere la sigaretta del suo Sovrano. Ma que.sti, ad un tratto, si era spaventato e, afferratagli la ma~ no, si era messo a ~ridare aiuto. Comunque, Tzakidjis s1 affrettò ad obbedire al Sultano 1 ed estrasse dalla tasca un pa~o _difoto~rafie. che m<?!travano i corpi de1 partec1pant1 alla p1u recente congiura, fatti a pezzi. « Aferin)! Bravo! > commentò ~lSultano, evidentemente soddisfatto. e ~d ora mostrami il nuovo elenco e spie• garni come hai fatto a sapere che tutte queste persone sono implicate nel tehtativo di avvelenamento ... Ma come? Anche la bellissima figlia di Djalaeddin Mestè-Alem, è tra i congiurati? ... Ed 1io che pensavo di prendermela presto nell'harem come favorita ...>. Sembrava che, per quella volta, il Sultano e Tzakidjis fossero di diverso parere. Ma il giovane soggiunse : . « Sapevo anche di questa vostra intenzione. Ma essa vi avrebbe pugnalato nel corso della prima notte! >. Il Sultano, che quel giorno ~ra com• pletamente fuori di sé, non s1 accorse che la voce di Tzakidjis, di solito ~osi calma aveva avuto un leggero tremito, c. Be~e >, concluse il Sovrano. e Fa come meglio credi >- A lungo, sottovoce, Tzaki~jis_ pari~ al Sovrano, comunicandogli I suoi dubbi e le sue intenzioni. Abd~lHamid lo ascoltò in silenzio, senza interromperlo. Quando finalmente T~akidjis se ne fu andato, Abd~l-Ha~1d, fatto più tranquillo, tentò. d1 ~onmre. In tutto il Palazzo non s1 udiva che il passo cadenzato delle sentinelle, ed era solo a questo rintronare monot~no che Abdul-Hamid riusciva a dormire. Uscendo da Ildiz, Tzakidjis s} dires: se verso il Dipartimento Speciale d1 Polizia, un 1alazzo di marmo ?ian~, sulle rive de Bosforo1 per dar I ordine di arrestare le persone che figuravano sulla sua !ista. Tzakidjis abitava nel Rumeli.Hisar, press' a p~ in quella parte dove le m':1ra.rumehche scendono sino a specch1ars1 nelle acque ,dello Stretto. Gli arrestati dovevano essere condotti nel suo palazzo e lasciati a sua disposizione. La Polizia sapeva perrettamente cosa significasse quell'ordine : due o tre giorni dopo, una piccola nave a vela salpava, dirigendosi verso il Mar Nero, con a bordo tutti gli arrestati, e da quel momento nessuno più sapeva nulla di loro. . Spuntava il giorno. Le barche dei pescatori partivano, e pe~ le. str~d~ passavano i primi mercai:'u ~ 1 pnm1. operai. Le ultime pattuglie d1 sorve_ghanza notturna rientravano nelle caserme. La città si destava. Tz.ikidjis era nervoso: temeva che il suo segreto, conservato per tanti anni, si rivelasse proprio all'ultimo momento. Due giorni dopo, la nave a vela che recava a bordo tutti gli arrestati dei giorni prece?enti,. abh<?rdò un gr~nde piroscafo dt ,naz1onaht~ sc~n?_sc1uta. Per primo sah a bordo fzak1dJ1S, che era accomi,agnato dalla bellissima Mestè-Alem, e poi tutti gli altri. AbdulHamid non vide mai più il suo servo fedele, figlio del bandito_ siriano. 1'1a per colmo di sventura, egh ve~ne a sco: prire che tutte le fotografie d1 cadaven che gli aveva presentato erano contraffatte, e che i condannati vivevano al• l'estero. Scosso da quel tradimento, AbdulHamid si preparava a richiamare da Brussa Fehim Pascià per sfogare la sua ira ma i Giovani Turc.hi1 che da tem• po' si preparavano alla rivolta, passarono d'un tratto all'azione: due uffi. ciali dello Stato Maggiore, Niazi e En• ver, si misero a capo di a~cuni reggimenti di Salonicco e marciarono contro la capitale. Le riserve macedoni e quelle dcli' Anatolia, inviate per soffocare la sommossa, fecero causa comune con i ribelli, ed alcuni giorni dopo ! rivoluzionari entravano in Costantinopoli, chiedendo l'applicazione della Costituzione del 1876. Il Sultano, spaventato, cedette, e .la nuova Costituzione che Abdul-Ham1d, al momento di concederla si ripromet• teva già di abrogare quanto prima, venne procl3mata il 24 luglio del I go8 a Salonicco. Ma qualche giorno dopo, a Brussa, Fchim Pascià veniva fatto a pezzi dalla folla inferocita, e, con questa perdita, Abdul-Hamid rimaneva solo. Allora r,ensò di appoggiani agli ulema ed ali Islam in genere, ma non ne ebbe il tempo. Una nuova rivolta, a capo della quale si era messo Mahmud Scevkct Pascià, ebbe facile vittoria sulle poche truppe inviate per domarla, cd il 24 aprile I gog i ribelli entravano in Costantinopoli. Tre giorni dopo, Abdul-Hamìd era ~balzato· dal trono e rinchiuso per il resto dei suoi ~iorni nella villa Allatini, posta in vicmanza di quella città di Salonicco, che il Sultano aveva sempre odiato con particolare violenza. Suo fratello Refflad saliva al trono col nome di Maometto V. La stella di Abdul-Hamid era tramontata, mentre sull'orizzonte si alzava sempre più alta quella del Ministro Kemal Pascià, nato in quella stl.!ssa Salonicco nel 1883. Ma con la stella del Sultano, tramontava anche la ootenza deHa vecchia Turchia, così come tramontavano gli splendori del recinto misterioso e per tanto tempo riverito del palazzo di lldiz. ALESSIO MARCOFF LLOY.DTRIESTINO S O C I ET A' DI N A V I G A Z I O N E ~' IBt\ - ~~~~= SERV/I'Z\AI RITT'lP/'\EI LR'll'\PERO r o~ 300 paJzi:.llWle. a11_· a;w, dai. poJztiph.U1.Cipaii.M~ peJi.poJiti-d,JJ..'J.mpeAC, 75 navi (615,000 tonnellate complessive) In servizio di linea L I H ·E E 1 GI\ANDE ESPIII.E$SOlNOIA•ESTIII.EM0O111.IENTE CELEIII.EAUSTIV.LIA CELEIII.EGENOVA-MASSAUA-CHISIMAtO CELEIII.ESUSS101AIII.IGAENOVA-AFRICA OklENTAlE CELEII.ENAPOLl•MASSAUA-GIIUTI CELEllE Tk1ESTE-HASSAUA-Gl8UTI MASSAUA-CHISIMAIO-MASSAUA rlASSAUA-SUEZ•HASSAUA PElll.ll'lO Afll.JCANO (YI• Suei) PEkll'lO Afll.tcANO (•I• Glblltern.) GENOVA-MASSAUA-MOGAOISCIO TII..IESTE-MASSAUA,HOGAOISCIO COHMEI\CIAlE AOll.1ATIC0°INOIA C0/'1MEIII.CIAlETIUENO-CALCUTTA COHHEII.CIALEAOIII.IATICO-CALCVTTA COHHEI\CIAlE Tlll.kENO•SAIGON AOklATICO-GOLFO PEII.SICO S10! CINTRALI I DI AftHAHiNTO l"IUNCll"ALI TRIESTE SIOI SUCCURSALI t! DI A1t;MAHINTO GENOVA NAPOLI VENEZIA A G l M z I l e u , , I e I so e I A L I N E L L· A F" I e A o "I E N T A L E MASSAUA • MOGADISCIO ADDIS ABEBA - ASMARA GIBUTI (Somalia francese) il Secolomustrato è il giornaledell'attualità,specchiorapidoe fedele di tutti gli avvenimenti della settimana. Pubblica articoli di divulgazionescientifica, notizie sugli uomini,i paesi,i prodigidel nostrosecoloe, inoltre, 111.cconetinovelledei più noti autori fra i quali 111Ulanea1,d'Ambra, Gotta, Drelaer, Sohnitzler, Pearl Buok. Vlold Baum, eco, Se siete curiosi di conoscere i grandi e i I ' piccoli fatti ohe avvengononel mondo,se amate le buone letture non dovete ignorare li SecoloDlustrato Una copiacentesimi50 in tutte le edicoledelRegno AbbonamentUi: N ANNOL. 20; SEI MESI L. il tBM LEGGETE BERTOLDO il più fresco, il più divertente, il più scanzonato dei giornali umo• ristici italiani. ! diretto da Mo• sca e da Metz e vi collaborano i più arguti scrittori e disegnatori. Esct U martedl • U nnordl • costa centutmt 40 In tntte lt edlcolt indicatissima per frizioni dopo il bagno • PIIHSO rum lE PWIUMERIE Richiedere noeorie di prope9erido lrivlendo L. 4.50 lri froneobolll o PROPAGANDAARYS VIA TRIVULZIO 18,0 • MILANO 1
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