Omnibus - anno I - n. 17 - 24 luglio 1937

ILPRIID L :m: A NO, non puta; ma faccia il santo piacere,! E poi, in acroplavcdrà~;~~~hi:,.:~r:• !7o:n:c:~ta f ~~d; ~ uno >. e E va bene >, risposi io, cercando le chiavi nella tuca; e non importa, io parto lo nesso. Ho qui il biglietto. Guardate com'è bello! C'è anche la piantina f/~afica. Io vado via. Ci.;gliclmo, Jomani svegliatemi alle sette. Buona notte a tutti >. Appt:na chiuu la. porta, intesi qualcuno che nell'altra stanza borbottava: e Che tipo! Pcrà ha un certo coraggio >. e Ma chi mc lo fa fare? > pensai, appena sotto le coperte, e La notte è lunga del resto· e non si sa mai, domattina il• tempo puÒ cucrc cattivo; non si potrà volare >. Spenta la luce, nel triangolo in cima -~la pcr~iana apparve una stella bianca, in un c1clo da tramontana di gennaio. I pensieri mi si accayallavano: le rughe del padrone di casa, l'aeroplano, il cuscino di piume grige, l'odore della biancheria fruca vicino al naso. Mi addormentai. Fui svegliato all'improvviso: e; Sono le sette>. e Già le sette;, >. L'c avanti,. mi• litaresco, uscito dalla mia bocca, sbocciò contemporaneamente al colpo delle nocche. nella porta, come Cosse stato trattenuto per ort: e ore. e Che tempo fa? •· e Ma, scm• bra che voglia piovere >, rispose il cameriere aprendo la finestra. Entrò l'aria fre• s.ca. Nel prendere il caffè, dimenticai lo Z\1cchero: accesi la sigaretta già accesa; la valigia si chiudeva da una parte 10la, e quando finalmente l'ebbi chiusa con le ginocchia, m'accorsi d'aver dimenticato le pantofole, che avevo ancora ai piedi. Dirigendomi verso piana Dc Ferrati, ri• pcmavo alla casa, .al 1onno tranquillo dei miti ospiti, che la mattina si sarebbero al• z.ati sani e salvi. Intanto, schioccavano rade e pesanti gocce di pioggia, preludio dii gran temporale. Di fronte ali' Agenzia, mi aspettava un au1obus; e la dicitura, dipinta in argento ,ut fianco della vettura: e Navigazione Ae• r<'.t.•• mi ricordò i nastri di certe corone funebri, dove sta scritto e Al caro amico >. • Quella sola? >. e Sl >, risposi al fatto• Qno che mi venne incontro e mi strappò la valigetta di mano.\ e S'accomodi>, ri• 1posc aprendo lo sportello. Montai. Tre facce •mai viste di viaggiatori, tre facce a rotocalco da Mallino lll1ut,ato dopo il diaastro. Silenziosiuim;, Ognuno pensava ai cui suoi. Sguardo aitrauo, Il mio ingresso li riemp1 di stupore: un quarto minc.hione aYCva avuto la loro stessa idea. Il silenzio si prolungb per qualche minuto, cd io, vu• h-ndomi mostrare più coraggioso di tutti, dìui: e Permettono? > e feci l'atto di ac• cenderc una siga~tta. Il ghiaccio era rotto. e Si figuri: fumo anch'io :t. e Grazie >. e Prima lei :t. e No, guardi, ho i cerini :t. ln1an10 l'autobus correva veno il porto. La città era appena illuminata dall'alba. Una giornata bruttissima, vento a raffiche e nuvole che correvano altissime, da tutte le parti. e Meno male >, pensai, e speria:no ~be non si poua partire i cosl me ne ri• t<•:• ,o a letto, che dev'ouere ancora caldo :t. Dopo avere aura.veua10 la città arrivam• mo all'aeroporto, Venne un tale ad aprire lo sportello, prese le nostre valige tutte in un mazzo e scomparve. Da questo semplice gesto, capii che non c'era più nulla da fare· si sarebbe partiti ad ogni costo. Avevo l'aria del povero condannato che non ha più voglia di ribellarsi. Mi icnti,o pallido e non riuscivo nemmeno a guardare le cose. Fui invitato a scendere in una barca e scesi, credo, con lo steuo animo di un detenuto ammaneuato, che sale nel treno pc1 ignota destinationc. Aur.tversar.do lo spazio che ci divideva dall'aeroplano già ondulante sull'acqua, ero ritto in piedi sulla barca, e per un auimo mi sentii un eroe che va al patibolo, con la faccia altera ~ i capelli al vento. Fui pre,o per un brac• cio, imbucaito nella cabina, legato con una cinta alla sedia, chiu10 sopra alla testa con uno sportello di ferro a vite. t miei occhi da un pezzo erano fissi su un cartello dove er.t. serino: e Il capitano può fare uso delle armi, se il viaggiatore ccx:., ccc. >. Un rumore indiavolato da strapparmi i nervi, ,coppi assordanli di cannonate, mi fecero capire che il motore era in moto e, con grande sorpresa, dall'oblò di dcs1ra ebbi la scnsu.ionc di cammin.t.re sospinto a tratti d,1 sculaccioni d'acqua che gradatamente ,i facev.t.no più forti. • Ora cì siamo >, pen• kli. Non \'Oglio dire che la paura scomparve. La vista dall'.t.lto mi distrasse. li mare era già sotto, molto in basso; giù, qualche piccola barca, la città obliqua e lontana e poi più nulla. Mare, mare, mare. Mi rivolsi ve"° il tale che era alla mia sinistra e con la forza di tutta la mia voc.e domandai a che a1tezza potevamo cs.ure. Come risposta, non ebbi che delle boe· cacce, non vidi che dei denti gialli da ca· vallo, e non sentii altro che l'alito mat• 11.,tino del fumatore di to~cano, Ammutolii allora, e la mia occupazione fu quella di guardare attentamen1e un filo di ferro molto sottile che legava la cabina all'ala dell'aeroplano. e Se si rompe >, pensavo, « addio >, Cercavo di distrarmì, ma non perdevo mai di vista il filo di ferro. Volavamo altiuimi; l'pmbra dcll'acropla• no ci accompagnava velocemente sulle nu· vole che avevano l'aspetto della rete dei fegatelli. Attrave"° i buchi, appariva giù in fondo il mare con i piccoli batuffoli bianchi. Mare mosso. Cosl passò non so quanto tempo, ma a mc parve moltissimo, finché: e Roma! > sentii gridarmi all'orec• chio; e li T-cverc >. SI, proprio lui! Un rigagnolo giallo terminante a forca, si me• scolava con acqua azzurra. Profondo silen• zio. Il famoso volplané, non feci a tempo nemmeno a vederlo, che già stavamo a galla 1ull'acqua color cappuccino. Eravamo già arrivati. Per questa volla è andata. t·ui aiutato ad uscire dalla cabina e i primi pani sul pon1e di legno li feci come quelli che fanno le galline tirate fuori ~alla gab-. bia al mercato. Ero rinato. Tutto mi pa• rcva bello. Mi precipitai a fare un tele• gramma agli amici di Genova: e Viaggio magnifico. Il treno è fatto per ehi ha pau• ra. Saluti :t. Un lieve ronzio nell'orecchio mi accom• pagnò per molto tempo. Sentivo tutto det• tagliatamcnte in sordina; come, credo, scn• tono le anime. Mi dissi: e Sarebbe bella che foui morto :t. AMERIGO BARTOLI • LÀ DAME AUX VIOLETTE$ è il nome che Parigi dà, alla fine del secolo XIX, a ]canne dc Tourbey, contessa dc Loynes. Era ancora Konosciuta, quando a ven• t'anni dichiarò .t Oumu figlio: e Voglio avere Parigi ai miei piedi :t. Dopo csxrsi fatta dare alcune lezioni di bel mondo da Sainte-Bcuvc, divenne l'ami• ca del principe Bonaparte e apri un sa· lotto. Da quel giorno ]canne fu la regina di Parigi. e Son tre anni ormai >, le scriveva Flau• bert, e che il mio cuore giace ai vostri piedi, come un cucciolo, e voi non lo prendete>. Sain1c-Bcuve, ammalato, le scriveva &-n• cora: e; Metto a.i tuoi piedi i miei tristi e teneri omaggi >. Taine la chiamava Altetu. e chiudeva le sue lettere: < Ai piedi di Vostra /\!tena, senta speranza di salire oltre >. Flaubert scrisse per ventun anm a Jeanne de Toutbcy. Alcune lettere mostrano un amore tormentato, talvolta bruta.le, poi, po• eo a poco, rassegnato: e Vi sono giorni, come oggi >, scriveva nel 186o', e in cui 10gno di voi da gridar• ne, da scoppiarne :t. Oppure: e Ho mirato il chiaro di luna, la notte, mi 10no bagnato nel fiume ... ho ... sopportato la compagnia di borghesi e so,. prattulto di borghesi femmine ... e, trt: set• timanc fa, poco mancava che anda.ui wtto un treno>. O ancora: e Erava1e voi, cara, ieri! Oh dolce nome! Eravate voi, cara! Che per· 10nale, che bocca! Che occhi! Che por• famento ! Si ha voglia di mangiarvi! Qu~ndo vi ho 1:uciata, ero innamorato pazzo di voi>. Poi, diciotto anni dopo: e ... Negli inter• valli del mio lavoro, rumino il passato, penso al presente (che è lugubre) e medito intorno alla mia morte: ecco i miei piaceri ... Di 1empo in tempo, l'immagine della vostra figura affascinante m'a.ppariva e avrei voluto coprirla di baci: altro sogno, altra sorgente di tristezze ... >. L'amore di Sainte·Bcuve per la beÌla Jeannc dc Tourbcy l'accompagnl> fino alla motte. Gli ultimi giorni le scriveva ancora: e Vivo (per il poco che vivo), nei miei scartafacci ... Quando questa fona interna, che voi chiamerete come più vi piace, non va più, è inconcepibile come tutto s'.ar• resti. Quando si è detto una volta " mai ,. si è. morti... Ma ritornate solafflFntc, mi sembrerà almeno di vivere -.. Taine fu, per poco tempo, funziona· rio a Bordeaux, e allo Stato Ufficiali >, do• ve scriveva: « fabbrico ufficiali durante otto ore al giorno >. L'austero filosofo si lascia andare allora ad evocaz.ioni, abbastanza rare nella sua penna, a proposito di Jeanne dc Tour~y: • Guardare il mare e le teste rumorcg• gianti dei pini, seduto su una sedia • sdr.aio, circondato da una corte di gente affa.sci• nante; sentire intorno a sé un concerto di ... -,cdamazioni. mule e di ,guardi che non pouono staccarsi: bisogna ammet1crc che è dolce essere nata regina >. - Renan, abbastanu. galante nelle ammirazioni, ammirava molto lo spirito di Jeanne dc Tourbey; e fu molto sensibile alla nima che la contess.a portava alla sua Vie de ]Jsus. c. Ritrovare gli accenti di questa voce divina >, scriveva, e è il più difficile com• pito. Quando mi di1e che ne siete presa, sono contento; perché io mi dico allora: " Non sono riuscito troppo male., >. 1 7 IPLING assisteva una volta a un bai• :\.._ lo mascheraio. Ogni invitato indossava un costume che avrebbe voluto rap• . presentart: il titolo di un libro. Molti erano facilmente riconoscibili, ma qucUo indos~ s.ato da una donna era un mistero per tutli. Ella rappresentava un ... accendisigaro. Alla fine, il poeta Kipling chiese alla ballerina il nome del volume ch'ella aveva voluto rappruentare. e Come, signor Kipling >, ri• spose la ragau.a, • ma rappresenta proprio uno dei vostri libri >. e E quale? :t chiese lo scrittore. « La tuee ehe si spe1ne >. G RANT, poco prima di partire per la guerra civile americana, ebbe in re• gaio 11n sigaro, che lasciò distratta· mente sul t.,volo, e Il rimase. Dopo la morte del g,·11eralc, la sua casa divenne un musco, e au('he il sigaro fu esposto, e ri• mate nella sua scatola di vetro finché il museo non fu trasformato in una scuola. Parecchi anni dopo, per mancanza di fondi, il direttore decise di chiudere la scuola. E come parte della cerimonia sim• bolica, il sigaro fu di nuovo rcgala.10, que• sta voha al sindaco della citlà. Dinanzi agli 11,1denti raccohi, e ai maggiorenti impar• ruecati della città, il sindaco accese solen• ncmentc il sigaro. · Dopo due o tre 1ira1e, si udi un'esplosione: il sigaro era scoppiato: questo fu l'oltimo attentalo della guerra civtlc. UN GENERALE ITALIANO, in viag• gio per Ravenna, auaccò conversazio• ne con un signore anziano che gli era di fronte nel vagone. Si toccarono argomenti musicali, e il generale espres.sc grande avversione per la musica tedesca, mentre l'altro dichiarò che la Germania aveva su· perato l'Italia nella musica. Il generale si andò eccicando sempre più, nel mantenere la sua opinione, e finalmente esclamò: e Potete di~ quello che vi pare, ma per conto mio vale più un singolo atto del R11oletto che tutte le opere tedesche messe insieme >. Al che l'altro .signore s'inchinò e disse: « Vi ringraz.io dell'apprezumento, pc~c~é io sono Verdi; ma mantengo la mia opinione>. AL TEMPO DI LULLI, il famoso compositore di opere, la vita di teatro era considerala quasi peccaminosa, Un giorno Lulli era cosl ammalato che pensò di chiamare il confesso~, credendosi pros• simo alla fine. e In vista della vostra vita. di palcoscenico >, gli disse il p~tc, e vi dò per penitenza di sacrificare la. ccsa che avete più cara al mondo -.. E vedendo il manoscritto ddlla nuova opera che egli .1veva appena finito, aggiunse: e Getterò questo nelle fiamme >. Lulli aco>nsentl. E non mori, ma si ri• stabill. Poco tempo dopo un amico si rammaricava con lui: e Che peccato che la nuova opera vi sia stata diitrutta ! >. e Oh, non è poi gran male >, rispose Lulli, e ne avevo una copia >. o_ O.& NAZION DBLLAVORO Jl!IHH Il ODlff Il ll&lffl POnlCO r~PIULB B UIBI.TB LISI 111,000,000 DIREZION 8JIIBBALB1 10■1 VIA VITTOIIO V NETO 119 TUTT~ LI 0PIIIII0II Il IANçA CREDITO GBABIO • OUDITO naon..ocno . I RVIZI DI BIO'll,BBIA B DI BI.A'l''l'O&IA SIZIONB IH0I0■I DI GUDIIO fOIDIABIO API\I.ALB B BIIBBVB L. u.uo.ua SIZIO, ■ 111011■1 PII H GIIDITO 1111 ■ 1,,111,110 CICLO VOCI como ILTEMPAONTICO Il poeta ·dal• GUIDOSTACCHINI l'èra DIOY8I I. l'antDHrpesa STORIE * IMMORALI 0101 ,otama di-' rJclo VIIIEDUIOKILELUSTR1U. .llllfllstlm è lll DA LEMMI 1raad·1 LIRE 10 IIHIIIO ~DIZIOlll "LA PROBA KARAT AGFA LA NUOVA MACCHINA PER PICCOLO FOR.MATO ALLA POR.TATA DI OGNI DILETTANTE Li K.ar.1;t Agfa è unJ; macchina .i spicfJ;mcnto ;11utom.1tico. Il formato dcli.a fotoguha è di 14 X J6 mm. e l apparecchio si c.irÌCJ con unJ; -'pposit.i bobinJ; pt:r , i pn-u. Le s·uc cauttcristiche princip.1\i sono: 1. Corpo di mcta\10 leggero rivcstrf.o di placche: di Robusit. Ottur.-torc Automat A,ef,1 con vclocitldi 1/1!, 1/501 1/100 BT. J· Obiettivo an.astigm.1;tico lgestar A_,:./,, F: 6,j ungb. focale 5 cm. ,t- Numcutorc automatico delle imm,1gini. ) . L.utr.i di pressione dcli.i pcllicol.1. 6, Mccc.rnismo di tusporto dcli.i pellicola e se.atto dcli' ottur.itore accoppiati, cosicchè è impossibile la doppi.1 esposizione. S. A. PR,ODOTTI FOTOGR,AFICI MILANO (8-J,) - PIAZZA VESUVIO, ,9 IL PRIMO ROMANZO DI UN g,ELEBRE OOMMEDIOQRAFO: ~~A!!~n! !!!TDt~,.!!~~.! \ t IL 24•VOLUMEDELLACOLLEZIONE "I GRANDINARRATORI" semplice m1utrin1 di\•rnui 1ult1n1 di uno di qud pat:1ida lcggrnda che esistono an• \ cor• 1oh1n10 nel lontano Oriente, Altra• \crso una narrazione intcrcuante cd avvincente, l'autore, celebre 1crinore di tealro, conferma in questo romanzo le sue ccce- ,ion,li do•i d'•cu<o • "guto onmu:__ R!zzoli & C., Ed. • P!am C.Erba6 • Milano ~;,b'.'J:";:fi~"::,'J;'.·.-~•j.~;. . --, j

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