I DA BORDO DELLA BALENIERA "UNDINE" I EDUTO SUL BOCCAPORTO della niva di prna, mi scaldo al sole, un sole malinconico che, se una nuvola di passata lo copre, t'aspetti d1 ,edere di lì a poco ricomparir fuori in lticrimc. I gabbiani mi volteggiano strepitosi sopra la testa: fame con le ali. Accanto a mc Brcvik con ago e spago rammenda una tenda, e mi parla di quando faceva il baleniere. Mari antanici; dicono i marinai inglesi :;r: ~~ h;es:ss:ot:r~l 1 :a~"~~:r:uri~ò q :,'~ ha mangiato, ma chi ha passato il circolo polare antartico può metterceli tutt'e due. Nove mesi dura la campagna di pesca, nove mesi d'inferno. Alla prima campagna ere• deva d'impazzire. Acqua, ghiacci, foche, pinguini, procellarie, ma non vestigio d'uo· mo. Una desolai.ione spaventosa. (L'uomo non ama l'uomo, ma quando non vede pi~ l'ombra. dell'uomo allungarsi sulla tuu, l'uomo trema come gli animali quando si oscura il sole). Famiglia, affetti e altre cose del genere? Tutto buttato via come un fa. gotto di stracci. Gli icebcrts, immensi, architetture fanta• stichc ; nelle giornate di nebbia, navigando alla cieca, non ci vuol niente a schiantare a frittata contro una di quelle vaganti montagne di ghiaccio. La baleniera co:r.u pesantemente contro i massi di ghiaccio in deriva, con urti tremendi i ghiacci investono lo scafo, aggobbano le lamiere. La tempesta. polare, orribile: chi ha udito il sibilo della tempesta polare non lo dimen• tica più, campasse cent'anni. Stanno settimane sen:r.a spogliani, ~nza radersi la barba; si lavano ogni due tre mesi. Animali immondi. ~fa il baleniere che si lava, perde la fortuna: nes.sun baleniere che s'~ ripulito vedrà balene fin che non torna a pu:i:r.are. Vivono in uno nato di cccita:rione clc1trica continua, nervi allo scoperto: per una parola presa di traverso, liti violente scoppiano, o sono lunghi giorni di cupo angoscioso silcn:iio: non dire, non udire più una paITtla. Mangiano nocc.:ifis.so, o carne s.-lata, e conserve: nausea delle consen·e. Oppure carne di foca, nera, oleosa; o filcui di pinguino, qualcosa. come la carne di bue vecchio, ma nera.stra e filamentosa. Quando hanno scor1ica10 un momento duro, un po' d'alcool, poco, non più di quanto basta a sgranchire il cuore, se no gli uomini, già. sovreccitati, s'infiammano e si picchiano. Avere un piatto di verdura, di frutta fresca: la felicità.! l.ina notte so~nò i..n albero di pesche, carnose, ròridc: allun• gava le mani, coglieva, inebriato mangiava: I-- ~uosf:~e~t:tt:i ~;~:~:ii~~or;;~i;;;:;~o di dc• f Le cabine sono coperte di fotografie di donne nude; leggono roman:ii pornografici ; raccon1ano norie da inccnuirc un puritano. Un amore di terra natia disperato e bruc-iante: talvolu. uno comincia e sùbito ~~~~: s~1::r:t:1:ke: ;:~:arl:n~~~~~ st 2~:i amiamo questo paese ... >. Brevik parla molle e svagato, e tratto tratto si ferma perché ha da sturare la pipa, o per guardare le nuvole che fugsono nel ciclo sventolato, bianche e sbrindellone, e d'un soffio si struggono e poi per incantesimo rinascono, cosicché io mi rispolvero il ricordo di quando andai a pe• .care la balena con l'Undine, .baleniera non'cgcsc. Prima ch'io mi trasbordaui sull'Undinc, mi ,i u·vicinò il vecchio signor Andcrscn. Questo vecchio signore sì occupava autorevolmente di balene, di grasso di balena, d'olio di balena. Viveva la più parte dell'anno a temperature sotto uro. Perciò era come congelato: sparutissimo, tutto bianco, sguardo gelido, poche parole gelide chc gli uscivano dal bavero d'una maestosa pelliccia: quando camminava o muoveva un braccio, pareva di sentirgli fare cric come fa il ghiaccio che si spe.r.z:.. A bordo, stava tutÌO il giorno chiuso nella sua cabina, a pestare sulla macchina da scrivere. La radio di bordo sfriggeva giorno e notte per lui. Cosi il vecchio con• ~clato signor Andcrscn manovrav:,. autorevolmente balene e grasso e olio di balena. ~{i si avvicina e mi fa: e Se fossi in lei, sulla baleniera. non andrei. Troppo pericoloso>. Subito pensai: e La vecchia ghiacciaia s'è pentita, e non mi lascia più andare sulla baleniera >. Ma a questo pensiero s'attaccò immediatamente quest'altro, assai più complesso e grave: e Se è vero, e pericolo c'è, come faccio a tirarmi indietro salvando l'onore? •· Poiché non trovai lì per Il un mcuo ~r salvare insìemc l'onore e i miei ~iorni fu1uri, mi buttai a capofitto nel buco nero dell'ignoto, fieramente rispandendo: e Io non ho paura di niente>. Lo sguardo nichelato del signor Andcrscn si soffermò un pezzo <u me che non avevo p,.ura di niente; indi egli proseguì: e Non si tratta del pericolo a cui probabilmente pcn<a lei. li vero pericolo è un altro. I balenieri, J1appia, sono superstiziosi, feroce• mt-ntc supcruiziosi E se la pesca va male, il che in questi disgrazia1i tempi accade purtroppo molto spesso, sa lei di chi è la colpa? >. e Non vorrà mica dire che è mia ... >. < La colpa, caro giovanotto, è proprio <ua. Sua, dico: sua di lei >. Jo rui sentivo innocente come un agocllino, nondimeno la perentoria fermezza delle parole del signor Andersen mi penetrò, c-ominciò a turbarmi. Lui tirò avanti: e A bordo d'ogni baleniera, c'è sempre uno lhc porta la colpa della pesca che va male. ~u di lui si concentrano le malcdi:r.ioni dcll'equipai:r:~io, a lui nessuoo parla, nessuno lo acco\ta. e l'uomo maledetto, il cant rognoso, I''' intoccabile,.. Pensi che cosa divt>nta la vita di quell'uomo, in mezzo al dc·st"rto del mare, su quei J>O(:himetri di t,1.vola, dove uno non si muove senza dar nd fianco deil'ahro >. Il si~nor Andenen si volse a ~uardare un banco di nebbia che mollemente s'avanzava i:i:oufi..in<lo~ie sommergendo la luce glaciale distesa a Strisce livide suite acque, e le acque che imbrunivano; poi seguitò: e Di soli10, lo sventurato è il più brutto uomo di bordo, ci.i ha qualche deformazione, bas1a una impcrf..:zione d:1 niente, un segno qualsiasi, che so? un neo sulla faccia ... >. e Ma io, come vede, sono bellissimo•. li signor Andencn inclinè un poco il capo, assentendo; però con immutata voce soggiunse: < Mi dispiace, my boy, ma non serve, Lei, a bordo della baleniera, è un udland1n1, un estraneo, ouia l'uomo spedito dalla occulta malignità del destino, e come tale è irrimediabilmente apportatore di malefiz.io. Appena lei sale a bordo, lo iettatore di bordo perde ogni suo potere malefico, si svuota, si neutralizza, e lei ne prende il posto, lei diventa, come dire? lo iettatore ufficiale della baleniera>, Sentii un filo d'angoscia attravc1urmi dalla testa ai piedi. Domandai: e Scusi, si• gnor Andcrscn, come va adc:sso la pesca? •· e Malissimo. Sono giorni e giorni che quelli dell'Undine non vedono la coda di una balena >. -- e Sia ringraziato Iddio ! •· e Djaevd, diavolo! > esclamò energicamente il signor Andersen e filb via nella m:,.cstosa pelliccia, in un nimbo cinereo di nebbia. Nella nebbia mi tr:ubordai sull'Undine; nella nebbia movemmo. La nebbia s'andava addensando, già intorno tutto era opaco, soffice, latteo; pareva di navigare nel co• tone. A bordo, facce tetre, da morto in casa, barbacce abbandonate, ispide, aocchc accuratamente inchiodate, e Sorridiamo >, dissi a me stesso, ma neanche i più affascinanti sorrisi attaccavano. Cercai anche d'indovinare tra quelle lugubri facce il mio predecessore, l'uomo della scalogna: avrei volutr, dirgli, una mano fraternamente posata sulla spalla carica di sventura: e Amico, consbl:ui: sono venuto a darti il cambio>. Ma lui doveva essersi già fregato le mani per conto suo, .al mio apparire a bordo. Il comandante si chiamava Gunnar Jacob.scn. Nel popolo dei balenieri, mi dissero, il suo nome era celebre, celebre come giocatore di tarocchi. Pescatori.-: di baJcne lui? Tutt'al più, visto a terra, lo avresti detto un pescatore di gamberetti. Di mezza età, di statura scarsa, né biondo né grigio, smunto, sghembo, fragile, sl che pareva fatto non d'ossa e carne, ma di stecchini. ~fi squadri> con una grinta agra che non promct1eva nulla di buono. Addentava la cannuccia della pipa: nella pipa era intagliata una donna nuda, due magne poppe :..bbrunolitc che, soffia soffia, pareva le a-onfiassq lui con la cannuccia, gli occhi due capocchie di vetro rouo. A labbra strette borbottò: e Well, bene >, ma capii che non andava bene affatto e che il suo di1eorso cominciava e finiva lì. Infatti mi voltò le spalle e ,comparve. Venne un marinaio, anche lui tagliato in un barile d'aceto, senta parlare mi con• dune souocoperta, in silenzio mi mostrò la mia cuccetta, in silenzio se ne andò. La cuccetta occupò subito tutta la mia atccnzionc. e Qui ci dev'essere qualche cosa che puzza forte >, dissi tra mc .scandaglian• do l'ari.a col na.so. Guardai sotto la cuccetta, guardai sotto il guanciale: niente. e Eppure ci pu:r.:r.a>. Tornò in quel punto il marinaio irsuto e mùtolo di poco prima; partava una brocca d'acqua. Domandiamolo a lui, che cos'~ .io puzzo. L'orso marino annu~a, bracca coscknzio· samente qua e là, scrolla le spalle, arriccia una smorfia: e Nessun puzzo >. e Non discu10, ma pu,.zo c'è >. Allora lui si mette a riActtcre, poi si picchia la mano sulla fronte, s'illumina: e PuzLABALENA)COLPITADALIUlOONE, FUGGE zo? Non dire fesserie. Ci sa di balena, Tutto sa di balena, qui. Domani puzzerai di balena anche tu >. Mi stesi sulla cuceeua. Il guanciale della cuccetta somigliava quei sacchi di cemento che la pioggia ha bagnato, è rima.sta la forma del sacco, le pieghe, fin la trama della juu., ma è pietra. E se il guanciale era pietra, cioè appa.neneva al regno minerale, la copen:,. apparteneva al regno anim:,.le. Non bestie vive, perché il freddo male le alb(-rga, ma gra»o vecchio di bestie morte: il grasso di parecchie generazioni di balene formava strato sulla coperta, e dove non c'era grasso, c'era un buco. Le vie della pcnitcn:r.a, come è provato dalle \'itc esemplari dei santi eremiti, sono alquan10 complicate, perché e lo diavolo>, .secondo San Maccario eremita, e non cessa mai di molestare li servi di Dio >. Sulla paratia, torno torno alla cuccetta, erano in• fatti schierati i vertiginosi sorrisi delle più belle donne dell'occidente, e gambe d'altis• simo stile. Anche le gambe parevano sorri• dcrc. Era I.i radiante costellazione del ci• ncma. Erano "ritagli di giornali illustrati, era• no car1oline ilJustratc; ma in quella spaventata solitudine di ciclo putrido, nebbia e mare, in quel conglomerato di puzzo, la testa a squadrarsi su quello zoccolo di cemento, la coperta svariata di grasso e di buchi, quei sorrisi, quelle gambe diventa• v~no nraordinariamente magnt:tici, E quando quel!.:>.roba Il diventa magnetica, l'uomo è bell'e liquefatto. Il fatto è che l'uomo rinunzia a tutto, ma a q~clla liquefazione non rinunzia. Mettilo a vivere nel deserto dell'oceano gelato, cd è come vivere sulla luna, e l'uomo ci vive; dàgli ogni giorno pasto di stoccafisso, carne salata e patate bollite, e lui manda giù ; disfatto dalla fatica, infracidito dalla pioggia, dalla nebbia, dal nevischio, inebe1ito dalla tcmpcna, dal freddo, dal pazzo rollio, buttalo a dormire in una cuccctla puu..olente e dura come un selcia.10, e lui dorme; levagli l'alcool, generoso dispensat0re di caldi sogni e di oblio, e lui sopporta, ma se gli levi la donna, lui non sopporta. Allora lui ricorre alla magia, alla fata morgana, al mantello di Mefistofele: apre la valvol;1. all'immaginazione, e l'esclusa entra. Chi entra? t Ingrid o Lona o Betty, colei che aspetta, se aspetta, nella ca.setta rossa sul /jord, dietro le tendine candide sempre fresche di niro e i vasetti di maio• lica bianca e t'ro coi patetici gcrar,i, f' secca operosa i pc.sci al sole, e le 5uc cami dolcemente sentono d'aringa affumicata e di baccalà? Eh no! con l'acqua di camomilla, il motore drll'immaginazione non marcia, e se ·. ',.) o:..: -.... ~;.''I... '•~:~~~f::~~f~~:·~-~: ·-.~-:.~.: 'I • -- ;~ ·r-~,}if.k,,.,.._,~,,,✓~- ·"""-oc -:--..... '. ,:--· :,,-;:'/;t~:;_,:•::.,~;;.:..•:. ~.~ ~ ·~~ ..... ··~•.•:{~;~~) ... :·--,.,.:.~J.!F.'-11-''<,""/-".'. ;.,~' j~.~ . mai fa poca strada. Per i grandi voli dell'immaginazione ci vogliono miscele molto forti, ed ecco allora i fantasmi delle donne astrali, delle donne abissali, delle più belle donne del mondo: i formidabili stupefacenti. Dove sono? Sono 11, a un palmo dal r.1mingo sonno, dalla esiliata compressa astinenza di lui, povero eremita acquatico, e con qu('lli l'amore per telepatia parte SÌ• curo per le trasvolate atlantiche. Cost l'ispido fetido baleniere sogna le dee dell'olimpo fragranti d'ambrosia, il sangue gli pizzica, e in sogno se le gode. .\rèm delle dispcrlte solitudini. Il puzzo scivoloso di grasso di balena mi risvegliò nella memoria un ricordo di ba• len:ere: due baleniere norvegesi che nelI' t\llantico inferocito si vedevano saltare a palla sulle onde, e dietro i ruggenti mura• glioni d'acqua precipitare e sparire: piene di carbone fino all'orlo, pareva dovessero d'attimo in attimo sboccarsi, ogni volta che tornavano su; si diceva: questa è l'ultima, e s'a,•cva il fiato grosso e il cuore strizzalo; e. mesi dop..>, le ntrovai nel porto di Dakar; finita era la campagna di pesca, erano Il a (arsi racconciare le ossa: ammaccate, scro• siate, tutte bugni e ruggine, parevano levate fresche fresche allora dal fondo del mare; e a guardare a bordo quei ciondoloni biondi che in corpo non dovevano aver più ~angue ma salamoia, 1anto maraccio avevano bauuto, e $C ne stavano riparati all'ombra delle tende, pipando e ciccando, taciturni e svagati come se quel mondo troppo vivo li intimidisse e abbagliasse, ci si scn• tiva, noi, muinaietti di traghetto. E anche quest'altro ricordo. Ero a Thor• savn, nelle Fir-OCr. (Quando farò l'inventario dei miei peccati, se il conto sarà gros· so, tornerò in quelle isole). Neri lugubri blocchi di bauho sperduti nell'oceano fri• gido; nebbie che si palpano con la mano come stoffa, lente calano, lente tentacolose si posano come il polpo sui sassi del fondo marino, e tutto affoga in quel pastone di cenere fradicia; ma una raffica di vento a filo di rasoio, gelata e vitrea, fende la nebbia, e d'un colpo la nebbia è spanata fino all'ultimo straccio; un sole, se è ora di sole, macilento e infelice si distende pieno di diffidenza sul cupo basalto, il grigio rcuma1ico delle casette un po' si rav• viva, è la febbre pomeridiana dei tisici: s'intoppa il vf'nto, l'aria torna immobile, e il coperchio di nebbione ricala, lento pesante ricala affogando isole, uomini, acque. Questo, quando tutto va bene. \fa ecco la tempesta: orrida, tremenda schi2.n1a la 1emprsta in quello scampalo sperduto di mondo. e Storm, Jtorm >, dicono; e tre• mano come naufraghi su una :zattera. Per• ché? t che pochi uomini là. muoiono in un letto: loro vita è il mare, e il mare ~ la loro morte. Storm, e ondate titaniche irrompono contro i formidabili butioni di roccia ferrigna, come mine scoppiano, fischia, ge• mc, urla spaventoso il vento artico: tutto sembra girare in un vortice implacabile di vento, acqua e forsennato clamore. Il quinto angelo dcli' Apocalisse ha sonato la tromba, e s'è aperto il pozzo dell'abisso? Se c'entri l'angelo con la tromba non so; certo, quello è un saggio di alta delinquenza.. della natura. {Nelle case stride il pianto delle donne prl' gli uomini che annegano neli3 tcmpc•ta). A Thorsa.vn, appunto, i pescatori d'aringhc e di mcrluuo avevano pescata una ba· lena. Non era una grossa baler,a, tullavia sempre una bestia di proporzioni impreuio• nanti. Giaceva in pezzi sulla banchina del porto: pezzi di carne, pezzi di grasso: carne ros.sa, grasso bianco candido come polpa di cocco, e sul grasso la pellaccia color ;,ave d.::. gue:'ra. Buttata la coda, la grande ~a, e le pinne, I pe:r.zi di carne e i pezzi di grasso erano commisti e disposti in mucchi: tutta la banchina era cosi coperta; e u11 odort: c-rudo oleoso g1 av:-va l'aria, Stava un vecchio se_duto sulla banchina: aveva c-alamaio e penna, e, accanto, tanti rettangoli di caria. Leggeva in un foglio che teneva spiegato dinanzi, poi scriveva un nome su un rettangolino di carta; un ahro vecchiardo infilava il cartellino in uno stecco, piantava lo stecco sopra uno dei mucchi di carne e grasso. I quali mucchi non erano tutti eguali, ma quale ben numeroso di pezzi, quale meno, tanto che io chiesi spiegazioni. E allora l'uomo che scriveva mi disse che nel foglio erano scritti i nomi di tutte la famiglie di Thorsavn, tutte, e d'ognuna quante persone: a ogni famiglia tocc~va un mucchio, e il mucchio era proporz1ona10 alle persone della famiglia; e c'era cosi il mucchio per il farmacista e quello per il medico, e per l'avvocato: e per il prete: il pre1e che dice le oraz.ioni a quelli che annegano nel mire, e dà. l'ac• qua benedetta a quelli che vengono nella vita e un giorno berranno anche loro l'acqua amara del mare fino a morirne. Più tardi, cominciarono a venire sulla banchina ragan:c con un secchio: ragazze scialbe, bruttine: in punta di scarpette giravano tra i mucchi di carne e grasso, lcg• gevano nei cartellini cercando il loro mucchio, riempivano il ~cchio, e via. < Ma voi siete comunisti? > domandai pieno di mcraviglìa al vecchio che aveva scritto i cartellini. U vecchio storse la bocca, gli frizzarono gli occhi dietro gli occhiali a stanghette di ruggine, rispose: cF1 ! Noi siarr:o cri.Hiani». Allora è vero che qualcuno c'è che ha dato retta a Cristo. Passò un giorno; era il mattino, e io ancora mc ne slavo intorpidito in cucccna. Il f,u:no di balena s'era int:into sfatto in odore un odore frolla10. Ma anche le sigarette i~ tasca avc\'ano preso quell'odore: fumavi, cd era come succhiare un fanone appena cavato dalla bocca della balena. Tutt'a un tratto, sentii che qualcosa si rimoveva in coperta; un rimescolio di paui sopra la mia testa. Andiamo a vedere. Le masse cencrosc di nebbia s'erano torno tomo spalancale; nel vuoto di chiarità uno spazio di mare respirava quieto e lumacoso in una luce macera, quella luce di lassù che geme muffa o, .se è in buona piomba dal ciclo a coltellate; e voli di gabbiani, gabbianacci rissosi con ali d'aqui• la, che si aggrovi.gliavano stridendo, cigolando come vecchie carrucole. Gli uomini avevano smesso quelle loro facce da guardie del patibolo: con aria ancor tesa e violenta, sl, ma ripuHta e addomesticata, scrutavano l'immobilità bonacciona delle acque. 11 mio primo pensiero, giungendo in co• pena, fu questo: qui c'è la balena; e il cuore mi si diede a scintillare. "Domandai a uno: e Che succede? >. e Hualfisk, balena>. Ci siamo, è lei ; e il cuore mi ri.se sonoro nel petto. Ero salvo; come quella stanga di ghiaccio del signor Anderscn lo viene a sapere, mi manda un telegramma di congratulazioni; e sùbito vidi il ricordo di mc, di mc poriafortuna di trasecolante potenza, ira.mandato nei sonnolenti racconti dei balenieri. Mi misi anch'io a scrutare intcnsamcn1e l'acqua-. Senza una grinta era l'acqua, neanche un tremolio, un ricciolino di spuma; tutta liscia come una coscia: una vergini1à sdraiata e mogia che proprio non faceva credere d'averci sotto nicn1emeoo che una • balena. Però la balena non si vede. I pea• sieri mi cominciarono a nereggiare. e Ma la balena dov'è? > chies.i trepidante a un baleniere che aveva un faccione macchiettato gialloverde come una frittata col prezzemolo e, aguatando a tutt'occhi il m"ire, dalle lablJra dolcissimamente sbavava broda di cicca. e E chi lo sa dov'è! >. Sta a vedere che la balena è scappata; peggio che non averla vista per niente: ora chi mi salva più? e Ma cosi fa, la balena >, seguitò la faccia di frittata, e sempre cosl. La vedi Il, va sotto, rispunta Il, sotto ancora; pensi: il suo cammino è quello, vuol dire che verri fuori 1:iggiù ; aspetti, pianti gli occhi laggiù, ora viene fuori, e senti infatti la ve• detta gridare che la balena è in vista, ma dov'è? è alle tue spalle, o addirittura è• tornata indietro, là al preciso punto di prima• Andavamo adagissimo, in un silenzio sospeso: come avan:r.are in caccia nella giungla. Tutti gli occhi sgranati sul mare, ma il mare non dava segno di vita, vi sembrava caduta sopra la polvere. La mia attenzione si fissò sul ramponiere, ·• prua. Un uomo poderoso: spalle ad armadio, berretto turchino da sciatore, ca* sacca di panno turchino; e la faccia avcv~. come in('atramata, ma era la densa ncr'a. barba. S'ergeva nella ,ua mole dietro il cam1<;nc: corto e tozzo, il cannone portava nella bocca il rampone con le sue quattro \ taglienti ali d'acciaio; dal gambo del rampone pendeva un grosso cavo e sulla prua lunghissimo s'abbisciava. Il cannone stava fermo, ma la testa dell'uomo si volgeva, lentamente ca~tclosamcnte si volgeva in esplorazione del mare. D'improvviso un grido cadde dall'alto, travcrsè l'aria: cHavhirvel den ucien, un vortice laggiù!> . Guardai in su: chi grida? Ha gridato la vedetta dalla coff:,., detta e nido delle cornacchie >. Il braccio della vedetta era disteso verso un punto del mare: nella direzione del braccio tutti gli sguardi s'affissavano. Ecco la coda, proprio la coda della balena: eccola là., tutta. fuori detrae.qua, eretta, enorme; e ora anche il dorso della balena emerge, lucido, nerazzurro: pare un sommcri:i:ibilc in affioramento. Il cuore mi piglia fuoco come un raz• zo t. bello poter dire a se stesso: e ora amm.aniamo >. t poi, andare ad ammazzare I. baiena, quel bestione che sad :I meno cento tonnellate! Mi sento co · Ercole che va nella valle nemea a nro:izare rr Icono. e Gaa frem /or /11.ldkraft, a·,r.nti a tutta forza!>. Ora l'Undine corre, vibra, erutta un nuvolooe nero dal fumaiolo. Che diStan:r.a ci sarà tra noi e la balena? cinquecento, Jei• cento metri? Però la balena non si vede più, cio~ si vede appena un ritaglio di coda, un triangolo sfuggente da cui nascono due filoni di scia. Ma anche il triangolo di coda scompare, i filoni d'acqua schiumos:,. sfumano, l'acqua si riaddormenta. Adesso la testa del ramponiere dc\·e risol1;cre queno difficile problema: dove, a quale diitan:r.a riemergerà la balena? Ma è come giocare alla morra. Balza repentino un grido dalla coffa: e Blaa1t /orut, soffio :,.l largo! ». Dal mare balz.a un getto di vajiore: aho, effervescente, sen1bra acqua di sel:r.. Una bella ai1rett,.* Sùbito si dissipa. La balena. La balena è di prua, a quattro, cinquecenlo metri dalla prua. Un altro soffione scaturisce, sale, si dissolve. Corriamo a tutta forza addosso alla balena. Ma la distanza non diminuisce, anzi mi pare che aumenti, La balena infatti s'allontana, fila veloce verso il largo. Facce scure, sempre pii>. scure e scompigliate intorno a me. Alzo gli occhi al ponte: kap· tein Jacobsen è tutto proteso dal parapetto del oonte, le braccia tese come se voglia afferrare con le mani la fugace balena. La sua faccia mi desta sincera eompnuione. Ma ecco che la balena risoffia, e il sorfi.o è pii>. vicino. Che avviene? La balena ha cambiato roml; la balena si avvicina. « StOt batbord ! >, grida il ramponiere: e niente a sinistra! >. li ramponiere s•~ ci..rvato dietro il cannone, gambe aperte ginocchi piegati: fa rotare il cannone, ada: gio adagio; mira. li suo viso ora è tutto lensione di sguardo; corpo irrigidito a so• stenerc quella fissità calamitata dello sguardo. VITTORIO G. ROSSI (continua)
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==