Omnibus - anno I - n. 17 - 24 luglio 1937

I I ~ ' j ' l l f. I ~~ ~DI S OLA:vtENTE d:.i1 febbraio di eia le e mi consigliò di visitare l'« Alquest'anno l'E1:ercito della Sai- bcrgo del Popolo» e « Gioictta », il , czza ha potuto, in h::dia, le- 1ifugio notturno femminile. galizzare la su.'.\ posizione. l Difatti, nel pomeriggio, mi recai al Salutisti esultano. Si rivedono le quartiere tiburtino. In una strada loro uniformi azzurre, i loro nastri ros- tranquill,1, c'è un edificio bianco; sulsi; girano per le strade in cerca di ani- la facciata, a grosse lettere azzurre, è mc da salvare e di coscienze da risvc- scritto « Albergo del Popolo - Esercito gliarc. Sono u~iti vittoriosi da un;t della Salvezza ». Sta chiuso fra una cadura lotta, da proccssi 1 tradimenti, ca- sa popolare tutta decorata di lenzuola lunnie. e Noi acce~tiamo denaro anche umide, un prato pieno di cocci vecchi dal diavolo; e non ci par vero di far- e un campo da foot-ball abbandonato. lo pa\sare dalle sue mani alle mani di• Dio » · ceco la loro divisa.. E in questa frase pronunziata da un ufficiale del,. la sezione ingle~e si trova, forse, la cau. sa prima di tanti nemici. ~,Cai Saluti• sti hanno vinto; e se anche non possono fcrmursi all'ringolo di una piazza per suonare 1~1 grancassa, né salire su ii un barile per arringare la folla, essi continu,mo a prendere di petto ht vita con tutta la loro allce-rezza, col loro morale sempre più alto, ridendo, scherLando e Mamburcllando nell'ardore della battaglia. Fra un inno e UH cantico se ne va l'egoi!>mo, nemico numero uno dell'Esercito, e viene la voglia di lavorare. • « Sangue e Fuoco• è il loro motto preferito. Lo vidi scritto su di un portone di Via Cavour, fra i complicati geroglifici di una tabella bianco-azzurra. Allora mi decisi a salire e così conobbi il Maggiore Pesatori, c..1.podella sezione italiaria dell'Esercito della Salvezza. E un ometto piccolo, scattante. D1e• tro le lenti degli occhiali ha un bello sguardo limpido; porta intorno al viso una barbetta mazziniana. Odora di cold-cream e di medicinali. Quell'appartamento di Via l.,avour gli serve da ufficio per il suo Q~1artier Generale, r da abitazione. Ci sono tre stanze pieni.! <li giornali e di libri i le pareti sono or- .late di quei cartelli con su scritto « fo :.ono la resurrezione e la vita :, e « Dio è amore» che non mancano mai negli ir.tèrni pii'1moaesti dei film americaÒi; su tutto vigila il barbone bianco di William Booth, che fondò, nel 1865, il primo nucleo dcll'E,;;ercito della Salvezz~. 11 Non arrendetevi!" Dalla porta d'ingresso si vede !':..trio lucido di mattonelle disinftttatc. una palma e un<l scritta svolazzante su una bandiera di carta.: « Ristorante - Approfittatene!:, Per prima cosa, allora, guardai il ristorante. Ecco la lista dei prezzi e delle vivande: un pranzo, cioè un:1 minestra, pane e un piatto di legumi o di verdura, L. r 150. Chi mangia alla carta a.vrà da scegliere fra una quindicina di piatti che vanno da un minimo di L. 0150 a un massimo di lire 1180. C'è una donna come responsabile di questa parca mensa. Mi dice, visibilmente contenta, che d'invcmo deve provvedt"'11,: più di centocinquanta pasti ogni giorno. e Vengono qui a mangiarc,•oltre i vagabondi, anche parecchi operai, e si trovano molto bene». Si devono trovare bene veramentr. C'è: l'atmosfera dei film di Charlot. lì in tomo: disinfezione e pulizii\. « Amatevi! Dio ama gli umili. Non arrendetevi!» è 5:critto sulle pareti. < Le par<' bello?:, mi domanda l'Aiutante Vinti. Non so cosa rispondere. e Ma venga a vedere il resto •· Ecco i dormitori; cinque cdifici 1 duecento letti, camerette, bagni, g<llline, frutteto, lavanderia a vapore, stireria e smacchiatoria. Tutto bello, ma sulla. porta d'ingresso ci sono venti articoli del codice del luogc,. Forse sono troppi. « E com'è frcqucnta.to l'albergo? » domando io. ti Vita di un orcaniuatore ~ J! ~1aggiorc Pe•:.'!.torimi accol~<-con • e Oh, da. ogni sorta di persone. Pensi che nelle carceri si è sparsa la nostra fa. ma e molti prigionieri, all'atto della libcr:lzionc. eleggonf) l' "Albcmo del Popolo " come loro domicilio. Ma ci sono anche delle ottime persone: un pensionante stabile, per esempio, è il poc· ta irlande~e Gheorgcza Harold, detto Lewi!:! > Andiamo a trovare il poeta. , tutta gentilezz:l. e cominciò subito a sfo- ! derarc cifre : « Questa sezione è stata fond:..ta nel 1887, ha quindi cinquauta anni precisi di vita. Ecco la fotografi..1 dei primi dieci Salutisti di Roma con la loro vecchia ba.ndiera. Era una CO• sa ben modesta; ma ora è cresciuta ri• goglio~amcnte. Pensi che nel 1936 abbiamo provveduto a 71 1.952 posti, frn Roma, Milano, Torino e Firenze. Ab: biamo alloggiato nei nostri dormiton 73.000 persone e più, abbiamo visita~o 10 miln. famiglie e tenuto 6478 conforenzc per l'educazione morale e spirituale del popolo. E queste so;10 cif_r~ esigue se si confrontano con I tred1c1 milioni di persone che l'Opera alloggia cd accoglie annu~lmente. i~ ottantotto nazioni e colonie >. Poi 11Maggiore cominciò a raccontarmi la sua vita. P. nato a :\+filano da una famigli., cattolica e religiosissima. « Ho undic.i sacerdoti in famiglia >, disse, « e ~n mio zio, mission,.rio, si è: trovato 1n Cina durante la rivolta dei Boxers >. Ma da giov:inotto, a Milano, Pesatori era socialista ardente. Conobbe Corridoni, partecipò a dei comizi, fu arrestato e si trovò in rotta con la fomiglia. Prese una decision~ eroica. e scappò, sotto falso nome, m Francia. Là pa3SÒuna tremenda crisi spirituale combattuto com'era fra il sentimento familiare e il verbo di Carlo Marx. Pensò anche di suicidarsi. « Fu, però, a Parigi che sentii parlare per la prima volta il Generale Bramwell Booth, che allora era il capo di tutto I' Esercito», mi dice Pesatori, mentre gli oc:· chi gli si illuminano. « Tornai a :\11lano e potetti riappacificanni con la' mia famiglia che, per punizione della mia fuga .111'cstcro, mi ·mandò per un a.nno da uno zio prete, nella sua parrocchia sul lago di Como. Lo zio dice,·a che ero un santo perché gli ri• pulii tutta la chiesa. Torn:Ho a J\fila• no, trovai, un bel giorno, le strade tappezzate dai manifesti che annunzi,,- vano un meeting di Bramwell Booth ». Da quel giorno la vocazione fu chiara. Divenne Salutista e ora è il capo delJ' O11era in Italia. Nel frattempo c'era stata la guerra e il :Mag(?iore P,·4 ~atori "i conobbe .Nfussolini. fu ferito al capo nove volte fu travolto da va1:rnghe ~ guadagnò due medaglie d'argento e tre croci di guerra. ~1i raccontò tutto questo sorridendo e animandosi e, finalmente, venne fuori il punto sul quale voleva andare :l. parare. ~fi fece una predic~. ~ Le vie del Signore son~ tante>, .m1 ~ts~, « e a ogni svolta d1 strada s1 puo incontrare la salvezza » . .,\rli narrò che nelle crisi spirituali si tr':wa, alle _volte, !et verità e altre cose importanti per ~n giovane. A onore ~cl \'ero devo d1:e che fu l'unica predica che, ncll3 m1~ breve carriera di discepolo, ascoltassi volentieri. · . . . Dopo la prc~i.ca .. Pe~ato~1 m1 mostro le diverse cd1z1on1 del giornale uffiCi riceve sulla soglia della sua cameretta. !:: alto, con gli occhi azzurri 1 con i capelli giù per le spalle e la barba alla nazzarcna. « Non mi guardi adesso •• mi dice, « sembro Rasputin, non è vere?• e alza una mano benedicente rifacendo l'atto del monaco russo. Poi mi racconta, mezzo in italrano e mezzo in inglese. la storia di una sua canzone, parole e musica, mandata alla Toti Dal ~fonte. C:rnta, mi fa sentire le sue odi, con una voce roca e sfasata da ubriaco e da pazzo. L'aiutante Vinti mi dice che il con· sole inglese paga la sua retta. Poi mi conducono alb cappella. Anche qui la pulizia impera, fra l'armonium di legno lucido, la bandiera rossa e b:u dell'Esercito e i grossi volumi della Bibbia. Oloc&re al 1old&tl 11:ezz'ora più tardi bus'iavo alla por• ta ciel rifugio femminile « Gioictta », in Via dei Reti. Anche qui accoglienze commoventi. Visita alla cucina, al dormitorio, al pollaio. La signora che sopraintende a tutto, un capitano, mi mostra persino le lucenti decorazioni dell'albero di Natale. Ma cominciano a giungere le donnct• te che passeranno la. notte nel rifugio e io devo andarmene. Le vedo entrare un po' timide, pagare le due lire che da.ranno diritto alla cena1 al letto e a una colazione domani mattina. e subito tirar fuori della biancheria da rammendare. Rinchiudo la porta, mentre dietro a me continuano ancora i saluti, gli arrivederci e gli a/leluja. Penso eh<' adesso, dopo la mia uscita, i Salutisti iarnnno, come è loro costume, il bilancio della giornata. Un'altrJ anima salvata? Certo che il primo dovere dei membri dell'Esercito, quello della predicazione, no,1 è stato trascu.! rato. ~e ne sono accorto io. L'occasione di risvegliare una nuova coscienza, appena si presenta, è: acciuffata per i capelli. Poi c'è il dovJre numero due: portare ~cmprc la bella divisa dalle mostrine fiammeggianti, chiamarsi l'un l'altro : maggiore, capitano e tenente, e organi7.zar~i militarmente. Ma fare quc4 sto non è il più pesante degli obblighi. Giocare ai soldati dev'c~scre, anzi, un divertimento riposante e piacevole. For• se poi, con questi giochetti si rafforza. la' di~ciplina interiore e si mantiene In. ncce1-saria gerarchia. Ma fa un po' ridere il sentir chiamare a gran voce, co• mc su una piazza d'armi:« Capitano!, e al grido, veder sbucar fuori una rag~r.1:a nordica e con gli occhiali cer• chiati di tartaruga. MARCO CESARINI ( PALCHETTI ROMANI ) IA IUIIW7A C§l©G3~ C·t t;K SOGNO fra 1u1ti an8osciosis• simo, nel quale le persone più care a noi ci si presentano oltraggiosa• mente deformate, con aspetti anurdi e divcrsìssinii da quelli noli e :i.bituali. In Russia, nei campi di concentramento dei prigionieri politici, i funzionari della Ghepeù pare si studino di ricomporre questo sogno nella realtà, e a fine dì e cambiarr i c-onnotati • delle loro viuime, costringono cia3Cuna di esse a una vita e contraria> a Partioolari dello ulle "HO antico II ull' Albergo d,ll'0m, vano nel e giardino d'Europa>. Profondamente cat1olico anche in arte e convinto dell'infallibilità in poesia, che in quel tempo era rappresentata dal "olto soa"e di Gio• ~u~ Carducci, l'italiano medio era lieto di ,on faticare le meningi, e di mettere in pratica il prezioso consiglio suggerito in fin di vita da Rosmini ad Alenandro ).(anzoni: e adorare e lacere >. Fra tanti nostri con1cmporanei che s'in• gegnano a "ivcrc nel presente, e quei po• chi che in grazia di particolari e raris• simc facohà riescono persino a vivere nel futuro, è da segnalare con alato verbo il caw straordinario dei nominati D. Falconi e O. Biancoli, i quali, come coloro cui dalle reni '10 tornato 'I volto e indietro vtnir li convuiia quella cui la condit.ione sociale. lr occ~1p:i.~ flrr~h/ 'l v,1er dinanz.i e,a lor tolto, zioni e i gusti l'avevano destma1:1. Quando I si sono prefissi l'ineroico còmpito di per• il sip3rio dd < Q~irin? > si a?rl, e sulla ~tuare i miseri avanzi di quell'Italia liscena compa~·cro I cari mcmbn della com• bnt)' e da traforo del Scrr ione. La Soli1a pa~nìa Dc Sica-Rissonc-)..felnati, l'angoscia ,osa di questi due magìs:rali retrovisori, del sogno dcformatorc ci afferrò alla gola, < vista e rivista in qualche quadro > come e guardandoci attorno smarriti, dubitammo argutamente annuncìa il programma, è una che il pako~enico, la poltrona sulla qu3 lc lontan:1 e cachcuica nipote di quella Tur· posav:1.mo le terga, le donne platinate e odo• lupin,idt di Renato Simoni, Ja quale, da rose che ci circonda\·ano, fossero un gioco quanto assicurano i vecchi del luogo, tan• brilb.ntc ma illusorio del subcosciente. 10 contribuì intorno al 1907 a migliorare Oc Sica, Giudiua Rissonc, Mclm\ti, gli il sangue dci buoni ambrosiani. altri erano quelli noti a noi e cari al oo- Ora, dal tempo della Turlupineide in stro cuore, e a un tempo erano diversi. Il qua, molti esperimenti sono stati fatti, molte sogno tuttavia non li guastava, non li stra• trasformazioni si sono operate aneh, nel niava dalla e:loro> verità; aveva l'aria al campo dclrumorismo, anche nelle « viste e contr:trio di ricondurli docilmrnte in cs,a, riviste >, anche nel regno ineffabile della da quelle remote divagazioni nelle quali scemenza. Ma su Falconi e Biancoli, su da tanto tempo eravamo abituati a "edcrli quesri farnoni dall'orchio di scarafaggio e stravagare. Che arguire da ciò? Che il dal corpo avvolto di bende profumate, vero Oc Sica, l:1 vera Rissone, il vero :vfel• cspcrimenli e trasformazioni passano e non nati non sono quelli che 1an1e com~die lasciano traccia ... Leviamoci in piedi: la trn il scrio e il sentimentale si sono sfor. zatc di darci a intendere, ma appena dc• gli artisti di varietà, o come dire delle e macchiette>? ... A1roce sospetto! In ogni modo, e in barha ai tnolti antifreudiani di no51r:1 conoscenza, fu il sogno che ci rivelò la e vergognosa > verità. Benché qualche anno ci separi ancora dalla sordida decrepitezza, ricordiamo con bella chi:1ri1à di mente l'llalia dei primi anni del secolo e la e civiltà :trtislica > di quel tcmpo, la quale aveva 1rova10 il proprio epicentro nella città di Milano, altrimenti deua la < capitale morale > del Re· gno. Una dolce ingenuità, un:1 comune fede nei quattro punii cardinali della e bclleua nell':1.ne >, associava produttori e consuma• tori. Ignote le sciuioni e le deformarioni pb.stiche;'ignotiuima l'arte d'eccczionr. Che il Mefutofele di Arrigo Boi10 fosse il fior fior(' dei capolavori, i buoni meneghini ne dubitavano tanto meno, che Giovanni Poz• za, critico musicale del Corriert' della Sera, aveva decretato una volta per sempre che nel Mt{utofel, « la linea melodica italiana si sposa al severo con1r:1ppuntismo tede• sco >. In fatto di ~sia, la poesia era la poesia e d'Annunzio il suo profeta. Nelle salette del Cova, lus1re come l'interno di una credenza fiamminga, geni minori come Arturo Colautli e ,l pover Bulli, se· devano in mezzo a cr,ni devote, composte di vecchi barboni cou la caramella nel• l'occhio friuellato, e ghette bianche sulle scarpe di coppale e puntute come siluri. Astro nascente, Guido da Verona, bafTo d:1 gat10 in furi:t, naso a rostro e occhio :ti burro bruciato, traversava con pano on• doso via M:1.ri:1oni, fren:1.ndo l'impe10, del resto inesist<'ntc, di una coppia di quei mammiferi eh(' l'uso a\cva consacrato animali lutelari di ogfli rom:\nzicre mondano, cioè a dire di due levrieri ru\Si grondanti pelo e con teste anticipatamente aerodina• mich('. )fetallsichc e surrealismi erano di là da venire, le tossine culturali scendc\ano allravt'rso i \alichi alpestri dalla Francia e dalla Germania, ma ancora non attecchiscemenza ha trovato la e sua > eternità. Che dire dell'intcrpretatione? I faui dell'italico varietà, le gest:1. dei Maldacca e dei Cu1:1gna, rivivono in Viuorio Oc Sica e in Umberto Melnati. Onore al merito! Dice un proverbio turco: tanto le cauernola rotolò eht il suo coperchio al fine ritrovò. ).fa quando Dc Sica e )..felnati, con una faccia fresca da sbalordire, hanno il Co• raggio di parodiare anche la crisi del 1ca• tro, allora non il proverbio turco conviene citare, ma il verso oraziano, canis rtversur ..., con quel che segue. Quanto ai e motivi originali e adat1amen1i del ).facs1ro Luigi ).falatcsta >, noi pcn1iamo che quando si ha l'onore di portare un nome così illust,e, e che da Paolo aman.tc di Franccsc:1 ad Enrico l'anarchico innocuo ha sempre fregiato di sé animi fierissimi, si ha il dovere di scrivere musiche meno sciane, e soprattutto di di• rigcrlc con maggior rispetto di quel ritmo, che, nella musica, è il riflesso dell'armo• nico moto del cosmo. Dalla platea in penombra, una ignota fanciull:1. commenta\'a ogni tanto l'indecoroso spettaco 1o con una mèscita di riso tremolante e sciniillantc, da fatina con- \C:rtita in capretta. Abbiamo ancora da capire se l'ignota fanciu\1:1 o~rassc per conto della comp:1.gnia, o se quel suo ilare ccntribu10 e~sa lo offrisse spontaneamente e comt" dono grnz.ioso. L'intervento della caprcua ridanciana, il pubblico lo saluta\'a ogni \•oha con un su• bisso d'applausi... Ahimè! anche le scia• p:uc dei nominati Fah-oni e Bi:1.ncoli il pubblico le salu1ava con lungo e crepitante plauso. La sccmcnu. è un culto, e in essa gli uomini si sentono fratelli. ALBERTO SAVINIO ~~&>a DEL VANTAGGIO ( ILSORCNIOELVIOLINO MOLIN MOLl!\'AR 1,. alla B?si.lica di ~l~ssen• zio, mang1:1 tutti I quar11 in le· varc di\.-ora le battute d'aspe110, succhia le pause d'aria, come il camaleonte. f: una vecchia abitudine che ha da quando è salito sul podio. Son trent'anni che ingolla atmosfere i tut· :an~~~ci~~i l 0 r1::s~~ !c,~;~e è 1;;g~::;:\ 0 ,1~ coso 'secco, spelalo e ncrvoiO: S1en1ereHo direttore. Ma la sua mimica, ormai sgonfia, tiene molto del dolore viscerale. Sempre pieg:\lo in due; il piccolo era nio dalle orecchie rosse, affondato fra h spallucce; e le mani, l'una sul "enlre t l'altra appena staccala Julla borea, com< pcr dire: e Auff, che m:lle ... ahi, ahi, nor posso neanche parlare, non posso più c:1.m• minare ... >, Intanto la tesiina gli va giù sul petto < scompare quasi del tutto, mentre picgandc le ~inocchia le falde del frac 1occan terr3 e lo coprono fin9 ai piedi. Eccolo muoversi appena, r:tnnicchiato sul podio, come un topo che h:1 mangi:1.to la polpc11a di arsenico. Molinari va a giornate: orn sotto, or:a sopra :r:cro, quando supera se stesso, Secondo come gli gira. Sempre più o meno agitato intorno a questa cifra, sim• bolo perfetto del vuoto. Egli sa guidare l'automobile, e forst' an• che l'autobus di Frascati: ma l'orchestra non ha il \·olante: qui ci \·uol b barchct• tina che frughi, siuzz.ichi e stani la dio.i· mica interna: qui ci \·uol dì nacura un ritmo che faccia c:1.tcna, che agg:1.nci, e si tiri dietro a vCicolo la musica, e i suo• natori. E ) STRANO eh, nel 15137,proprio quan• do si ingauiano pol,miehe sull'arehill'ltura ,aàonale, , non si mett, pi,tra su pietra eht per obbedir, a uiltri UIJeram,nte fun(.io11ali, è strano che si prediliga aneora quello e slile quattroetnleseo > eh, s'11sa1Jatrent'anni fa. Un tempo, ogni buon prof,ssionista, appena a1J•1vamuso da parte qualche migliaio di lire, dttide1Ja di costrui,si un villino, e, linttnd,, lo voleva E pur1roppo a lui manca il ritmo: il gran ritmo. e quello piccolo, l'uniw·n:ak, • e il pri,•ato. 11 Ritmo: lt'gge del ~fondo. in < stile antico>; e antico, ai t,mpi dtlla Cena delle Beffe, signifieava e uso '400 >. Si vide, infatti, n,l primo duennìo del suolo, sorgere in 01ni città d'Italia interi quartieri· costruili nello stil, Coppedè, eon bi/ort, trifori) ball,nti in f,rro batwto e v,tri filt1tati di piombo; era cosa a11ai eletante suonar, un campanello elettrico che 1,1.s{.i1,a d lfo bo..~a Ji·iut ,:,.,.,, a qi.d temp,; i professioniJti di uaglia, e ci ten,- vano molto > allo e slil, uso antico >. Ma tutto ciò ormai i passato; solo a Roma, ripeliamo, è rimasto 1,1.n amato,, detli sc,nari ddla Cena delle Beffe, ed è il Couernatorato. Q,ullo 1te110 Governatorato, eh,, dall'altro canto, ama popolare Roma di edifici ra(.ionali verdi e viola. Strano spirito contraddittorio.' Chi passa per Tordinona trov,rà infatti 1,1.naridicola rosirn(.ion,, in stile e uso antico>, che par fu11ita da uia Po: si tratta dell'Albergo dtll'Orso, di cui non ruta che qualche antico ornato in cotto; il resto, è /atto in casa, rabbercialo con miseria ,, quel rhe i peggio, con un gusto da fondali d'opera. Basti dire che le ombre del cornicione e le altrt ,porgenz.e dell'edificio, e Je macchie d'umidità e le scnpolature sono dipinte a tempera. Oltrt a ciò, d'ogni lalo, il rucchio albergo ; ricoperto di molti, di or• nati e di st,mmi che ricordano quelli d,i diplomi d,l Tiro a ugno. Si ha l'impreuion, di esser di fronte non a 1,1.na casa, ma a una quinta,• decorata coi fregi che ri t soliti ved,re nella carta che avvolge il panfortt di Siena. Forse, if vero proposito del Gove,natorato era di restaurare il vecchio ,di{icio, ma l'architetto eh, ha diretto i lcv",i ha preferilo ,biaarrirsi a suo talento servendosi più del penntllo che della calce. Mai a Roma ,i era mostrato al pubblico rieostru(.ione più ridicola: nemmeno la Casa di Dante, in Trast,vere, la u111a• glia. Ma ormai tutto è stato compiuto, ,d è inutile discorrerne. Solo il tempo, /'umi• dità, il salnitro, i gatti, il gesso dei raga«ini , le incurie dei portinai sapranno, a poco a poco, ridare all'ìtlbtrgo dell'Orso la sua nobile indecen(.a: e verrà edsl l'ora del .'liaone risanatort. L'UFFICIO passaporti sta al 1'1.(.0 piano di 1,1.nvuchio pala«o in Pia(.(.O , Poli. Il locai, è affollato, buio, e in questa stagione caldiuimo, perchi nessuna {,.nutra viene a dargli aria. Un usciere distribuisce bitliellini numerali cht do• vrebbero se,vir, a disporrt l'ordine d'ingresso nell'ufficio do1,e si pre,entano le re• lalive domande. Ma la numeradont non Jtrut a nulla. Abbiamo visto 1,1.n imp!rgato porlar dietro di si persone di sua cono• seen~a, sen.(.a tener conto d'una regola alla quale, d'altra parte1 pa, che si lenga assai. E non t pouibile protestare. L'usciere, se protesti, risponde: « Contro la Jor.(.a là ragion non vale>. Se poi si riesce a penetrare n,ll'ufficio ehe si J dt'tto, troviamo solitanunte una signorina molto g,nlile. Ma in q1u1ti giorni par che sia andata in ua• ranz.a, sostituita da 1,1.nimpiegalo eh, usa · modi molto diversi. Rivolge eon superbia la parola al uisitatorr, ha tullo !'aspetto di essere uno di quei vttehi fun(ionari (che 1prra11amouompars,) buom so!tanto a darsi arie con la povera gentt. Nell'ufficio pas• saporii, tulti v,n1ono trattati come un tem· po si trattavano gli emigranti. Se uno, legittimam,nte, ehied, verso quale data il do• o.men/o richiesto sarà lrasmtsso alle com• pttenti autorilà, gli viene risposlo: e Non si può sapere>. Poi, si senle dire sen{a tnntt storit: « Può andare>. E cosi vin. Fino al ,e-iorno in eui la signorina non tor• nerà dt:lle varanu. A PROPOSlTO degli autobus, va pur detto che slridono in una maniera r11aledttta. ll caldo rtnde ancora più insopportabili qu,gli slridori. Non crediamo che mzno inevitabili. ~fASSIMINO La sua bat1uta è da manovale, an:i-i da materassaio: sen2a pensiero né meiro poe· tico, o musicale: imperversante, fuor d'equi• Jib~f;ui~!\:m;~~te:pe:d~ r~~~n~;n senso. A kuardarlo mentre dirige, sembra uno che strofini un -fiammifero dopo l'altro, consumando 1u11a la scatola, senza riuscire ad accendere la pipa. Del resto, quando si pensi che Molina:i non ha le phisiqu, du r6le, né tampoco 11 morale, si è traili ad ammiurlo di più, quasi senza ris('r,·a. Solt.a~to è l~~e:~tevol~ che, in queste sfavorevoli condmom, C'Ch non abbia almepo un buon . ,arto che l'aiuti. Fatto si è che quel suo irreparabile frac a cappuccio, veramente d"occasi.>rie, lo t_ra• sforma di punto in bianco in un an11lo mani,calco che va sposo :1.lladonn:1. barbuta. Ed ora noi. Parliamo un po· del not• turno concer10, al quale assistcv:1.nr, pcxo più di 011omila persone. . . Molinari dà la stura :11\a Pauaeagl1a d1 Bach, trascritta per orchestra da Onorino Rc'spighi. Dio che maestà implacabile. Tut'1e le cattedre, i pulpiti, i vecchi can• terani medioevali, i perg:tmi, il ferro bat• tu10 e ~li inginocchiatoi, i candelabri di piodtbo, I(' pinte, i boe.tali di birra, e rolio d(')l'eloqucn2:1 gotico•luteran:1., si muovono, come un sol uomo, incontro :1\la buia moltitu4,ine. La strumen1a:1ione di Respighi ci sembu piena di dabbenaggine professorale, <' scritta ostentatam('nte con una falsa penn:1 d'oca. Crosso modo, largo, accad('mico, il ba\sO numeralo comincia gravemente ad a\•an1are sui piedi piatti, e aumentando m.m mano d'importanza, di sonorità, di riccht'zz.:1 contrappuntistica. · Allargan~o,i il suo tr'mpo e !I suo peso, la Passacaglia continua a marciare ~emprc più fragorosamentc. . Molinari non riesce a staccare le frasi, i ~riodi, nella gran fretta .c~c. ha d'ar• rivarc a un fracasso scnz.a hm111. Ne risulta 9ualcosa di mos1ruoso, di 1~alc imparato e di così ostinatamente stupido, che ci manda in visibilio. Sembrerebbe che questo direttore non abbia fatto altro in \'Ìl:t sua che portare a spasso gli elefanti. D'altra parte, guarda il miracolo, lo .ahbiam visto poco pri1r-a, nell'/neornpi11ra di Schubert, ammansirsi, sdilinquirsi, prcndtrc le più mortifcr" e Jungimiran1i precauzio 4 ni, e condurre l'orchestra al pianissimo F,:i· rando le pupille ai violini rome un barbagianni intenerito. Egli aveva l'aria materna di culfarc fra ~cbta~~~:, ar 1 ::ondim 1 ;~t;~~~~ :li le~:o. Pi~~ sullo sparato. L'amor brujo di De F:tlla, in"ect', gli riuscì benissimo. Poi \Cnncro, subissati di ~:~~a~siiu~::z;~:sr~~:.i ;~~d~~i:f:e:,iu~ siuiò l'innumerevole pubbliro. Quando l'ultimo accordo del famoso I....t:rgo di Hiindcl risuonò, era già au:1.i tardi nella notte. La Colla, libcrando,i in fret1a e furia di tra le sedie e le panche, s'in~olfava interminabile verso le uscite. Si spensero i lumi. Rimasero sul c:1.mpo o~ruro le pule: eh", nel 1rambusto dello sgomhNo. non cran riuscile a riprendere il loro posto \\li loro rispcuivi proprietari. BRUNO BARJLLl LEO LONGANES1 • Direttore responsabile ~- , F.1>1nuu:•: 0,1,mr., ~ . ,,11•., ..0. Rl7.ZOLI .\ C .• An. pc,r l'.\111' dc-11.!:a-u,,.r,., • \1,1.o!'I.~ RlrROOLZI0,1 J:',E(òl:11~; Co, \I\IH0\1.1. FOTO<,R.WICO ~ f'ERR.\,I.\ PuM1/ml,I \!:l'f'li., (ò llr<·•chi. \hh .. ,, \"i:a ".-,l1j, 1 lfl 1·,-1. 1,M.1•; • l'~rig· ~li. I{,.,. dt- F.1ul~,u,i;: 'aiu1-llnno,t

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==