Omnibus - anno I - n. 17 - 24 luglio 1937

ANNO 1-N. 17 • ROMA 24 lUGllO 1937-XV ----:-----------~ I 2 1c PROTAGONISTI MUSSOLINI ha voluto che fosse ricordata e onorata, nella moglie ddl'oprra10 lkrtuu.i madrina della e- Vittorio Veneto>, nel momento in cui la ~undc nave di bauaglia oa.iccri alla 1ua ,.-t-u vita marina, la gran fauca de• ,1i o~n.1 che pu un anno e mezzo \ i hanno sud:uo attorno. Peri,, fa un cunoso f'ffcuo immaiòf1narsi l'umile donna a tu per 1u con quelle 1rcntacinqucmila tonnellate di acciaio. Una donna, dalla semplice \ ua, Kcha in m«-no a milioni d'altrc semplici donne che sanno for1c aocor meno di lei che cos'è una nav~ da guc-rra e certo non più di lei quel che è la gÙcrra na\ aie e quel che" significa, per l'ha ha, :I prC"pu·arvisi e il mandar per mari tanto più grandi di quel che si vede da Tricitr la iua bandiera infilata in potcnti1um1 cannoni Forse il marito le avri ncc-ontato, ogni u,nto, i progreui del !!'.rande la\oro, e domani la conurun.ionc la (ari pi;,rn~uc e le tremcri un poco il brac• cio, JOtto l'alta prora del colosso inscn,i. bile, nel compiere un gesto rituale. ~-h. usa di.,enteri, in qurl preciso momento, qualcosa di più che la brava moglie d'u;o dei 1an1i infaticabili, fedeli cd entusiaui o~r.u. I \·cri prota~oni.m della cerimonia saranno loro due, b. corazuta e lei :,,,.una di maggiormente l'idea della po-- tenia, che una grandt- nave da guerra Pott-nu allo llato puro, nient'altro che potenza, con un unico scopo_ schiacciare, de• mohre, di1tru~~erc qual11a1i onacolo Tutte \,. mas)1mf' t-spreuioni naturali della fon:a 10no concrntrate nella grande na\.'c da t;ucrra fr-rro, vapore, elettricità, esplo1i,·i l.'n'cnonnc macchina, se non la più com• pi«"...a, c,r,no la più gigantesca fra quante t;li ,1omini sono arriv;ui a costruire a fu. na di accumular scienza e t;cnialiti, abihti ,. fatica Ora non c'è null;a che mc• ..,!•o r auri. i, i)Ol~.,L\ di i.:.. o S: .. :.,, ~-~ la ,1.oa ftotu da itucrra; non c'è nulla che mt-glio e più tang1bilmcnte di un bel numero di Corazate irte di cannoni cspri• ma quel eht uno Stato pub e vuole. Cli t"strc1u, per forti cht siano, sono sempre attaccati al suolo e il loro rag~io d'azione non e illimitato; I• flotta aerea oon ha la prima lim1&,azione ma ha la seconda ; \Olo l"' cora.u.att" t" !t'l'incroc:iaton po110no porur la bandiera di uno Stato m tutti 1 .!"ari dt:I mondo, e parlar con l't"tperanto dei loro e: trecentottanta • a 1uW i popoli della terra Solu.nto la potenu navale, \irtualmenu :iln,cno, è poten:za mondiale I I A 'l" 'l' V PAGINE UNA LIRA ' □ Ci vorrebbero colonne per raccontar le vict-ndc dc{j"li armamen(i manmm1, dal m~ icnto m cui {j"liSt•tl Umu h:inno co1 .t-tto rlnt;hihcrra. a con1entars1 dcll'an, po~u 1tondo,d, fino alla 1t"ompana, u.n- 'i.ta a Londra poc.~ più di un anno (a, d1 o~n1 cntcrto d1 propornonale limita• iume nel t0nnella~~o. Il famoso trattaco d, Wa\hin~ton, cht- ntl ~~ a-.tv1, uabilito d,-i hmil: ~r l'lnithiherra, l'.\muica, il <::.appone, l'Italia e la Franria, è 1tato htto saltar!" dai Giappone.si e ha chiuso !.t •u• lunu c1111cn1a non pili tardi dt"I J I d,c,.mbrt- vono, 1enu p,rò che n.,.,. wno mo(tra<v- di commuo.,er~t"nt. Ciò non cnlo pt'rché nt"lle q1.1est1on1navali l'aha poliuc;1 e m.Kmdibile dall'aha tccnir.1, e ;.,ochi nt" ma,tic:mo, ma .nche perché tra l:,,.11 morto, {{là pnm1. dt"I documento diplomatieo, lo 1pir110 eh.- n,. .a..,-va dt"1tato lt' cl .. uW>I,. Il principio ddla ~crarchia dt-i uand1 Stati, imposto da eh, vi avtva in• tnc_,'1-1" ln~hihr-na e Stati Uniti, - oa:~1 .,. rt-1pm10 da chi, quindici anni or .ono, dO\'t"tte o iriudicò con.,,.nicntt' ,u. h1rlo Son vi è mi1ura nt"lla potrnta , rcco hl al\o1 DDE CONDANNE A MORTE tN OJNA • Qel 1opra1 IL OONDANNATO DI SINISTRA VIENE OI08TIZIATO I idra domin;.ntc nella politica mondiale. O mt"f{lio, c1aseuno Stato arrivt·ri, nelll" r:unifcu.uioni della 1ua foru, fin dove le 1ut- pouib1lid1 IO{j"~euivl" lo condurranno, ma nt-1•una limi(.a:UOnt O.R''!'.l"tlivsaari •rn• !111 ubil.-, nt""una cri1tallizi .u. 1ont" nt-i Up• ;.,ort. fra. 1.- Pott'nu- udi tollcrabilt" L Iulia non può a<ct'1tarc una condizion,. d"infrnc..riti prt'stabilita, comr non lo pub al Giappone, comt- non lt> pul., la Cermani1.. Il chi" non uirnifiC'a che 11 tia 'k'•ten,11a t1na Coha furio1a vrrst> l'irra1JfPun- ~1b1le ,r,èt,1 dt"lla iupn-maUa auoluta. f)srnuno ha 1 11.1oiprobll"mi, 1 suoi ob1f"t• 11v1, 1 1-uo1 meu1, J,. fuc ri"Jr•'" L,, dut" "' ..nd1 cora1u1,- cominci .. tt' a co1truirt' or 1r.>nl)dic1annoH nv·si, e dellr quali la • ~nma 11.a pt'! 1<1"ndt"re in marr, coprono utum,.nu- il quan111ati\'o ott,.nutQ dalI Itali,. ,. W;uhingt'>n. Og1ti I Icalia ha il \frd1t.-rraMO pili l'lmJ)f"ro, bi.o,irna cht- le porti" d,-J mare, n,.J q1J.11le.ia comt' un'iw• la, riman«ar.o aJ)t'rlt', t chr- tutlf" lt' tue rostt", 1n Europa e in Afric•, tiano intan- ..1b1li. L'ha.li.a t' div,-ntata una Pott-nu. m<,r1dialr E qut-110 intcrru,1 anrhr voi, •11(nora Bn1u11i, che piccola t' rnod.-,ta a "i,1nco drlla e \.'1uorio Vtn.-10 .t rapprt-Yn• 1nt"tr il pqpolo 1taliano, I poHn ,. i ricchi, 1 vccdu , i ~it.wani, i ,,vi, i morti e na1"11111i,tuua la f(entt" d1 (;1.ticht' e di 1>att.urlil" d1t' ~i chi.-ma I" ,, rhiamt"rà h,lia, e eh.,. la .:rand,- na,,. dal n<,m,. ,d<>tiOJOdifrndcri J\JJ mari di tutto il m,,11do. ESTATE PARLAMENTARE NEL OJAP.PO?fE SPEDIZIONE IN AB B. POSTALE IL :'-/UOVO COKFLITTO fra la C,- na e il Giappone è abbastanza stmpl'icc. La sua origine .,.a ricercata nelle manovre militari iniziate dai g1appones1 al sud d1 Pechino tre sctt1nunc fa. I cinesi ebbero 1I sospetto che queste cscrc1taz1oni prcpar.uscro un attacco vero e proprio contro la città d1 Lau-Kou-Chiao. 01"cfu1 _l'intervento della guarn1g1one. cinese d1 Ouang-Pmg. L'incidente fu in brevt! liquidato rt1fd1antc 11 simultaneo nt1ro delle truppe g1apponc11 e cmes, ad una certa distanza da Pechino, Senonché gli incidenti si sono rinnovati nei g1orn1 scorsi per l'influenUt d1 forze che sfuggono, ora, ai nostro esame. Sostengono i giapponesi che~ rncontestab1lc il loro diritto d1 mtnprcndert delle manovre mihtan nella Cina del nord in virtù del Protocollo segnato nel 1901 dalla Grande Potenza dopo la solle.,.az.1onc dti Boxcrs e m virtù delle note cmo-giapponcs1 del U)OZ relauve alfo regione d1 Tic=n-Tsin. Dal canto loro 1 cinesi osservano che la città di Lou-Kou-Chiao ed altre località quali Fengta1, importante centro strategico, non sono affatto comprcst ne, distretti contempbt1 nel Prot0collo del 1901. r--:on è il cuo d1 perder tempo a ricercare quale delle due parti abbia ragione nel cuo specifico, che geua una nuova luce sulla politica che da oltre quarant'anni il Giappone penegue con metodo nella Cina. Senza risalire troppo 1nd1etro, basta parlire dalla guerra ci no-giapponese del 1894. 1895, che portò all'occupaz1one, da parte del Gi1lppone, della Core.1, del Liao-tung e dello Sc1an-tung. In conseguenza della sconfitta la Cina fu costretta a cedere al Giappone 11L1ao-1ung e l'JAola d1 Formosa e .1 ~11intc1e.wtrs; dl!'ila C 1?"~.1 -l:',r,o I- cr('- dcre che la preponderanza g:apponcse sulla Cina fosse stabilita di un colpo~ Senonch~ questo primo assalto giapponese alla Cina fu respinto da un 1ntervtnto europeo. La Russia, appoggiata, alla Francia e alla Germania, costrmse il Giappone ad abbandonare il Liao-tung. :-;on solo, ma la Russia s1 stabilì essa in quella contrada e nella conttgua ~1anciuna, seguita dalla Germania, che occupò lo Sc1an-tung; dall'lnghaherra che occupò We1-Lai-\Ve1 e dalla Francia che occupò Kuang-cen. Cosi all'influenza giapponese sulla Cma 11 sost1tu1va quella delle potenze europee e particolarmente della Russia. :\la 11blocco eu· ~eo anumpponico, non ma, completo, noi. 1u neppure stabile e compatto. L'Inghilterra strinse col Giappone J'allean78 del 1902; e questo fu in grado d1 affrontare la guerra con la Russia {t90i·l90S), che ndttte al Giappone quanto aveva perduto dieci 11.nn1prima Dopo la vittoria giapponese l'Inghilterra rinnovò l'alleanza nconoscendo l'egemoni.i navale giapponese m Estremo Oriente e la Ruuia medesima finì per accordarsi con il suo ex-nemico. Scoppiato. poi la guerra mondiale-, parahuate 1n Estremo Oriente tutte le altre grandi potenze, il Giappone per qualche anno fu padrone della situazione. E'lso non solo occupò lo Scian-tunJ(. ma fece un primo tentativo d1 vtro e proprio protettorato sulla Cina con ,1 famoso elenco delle ventun domande, e ~i stanziò nella Siberia orientale 11I posto dclla Russia m 1sfacelo. Perfino gli Stati Un1t1 riconobbero, sia pure con una formula vag.t, 1 loro mtertss1 m Cina.mediante l'accordo L.tn.s1ng-lshy1. Fu questo, fino agli ult1m1 anni, il momento culminante dell'esp:ms1one R:iappontse. Fin1t. la j:tuerra, Stati Cmt1 e ln~hilterra riacquistarono la loro libertà d1 movimento e 111Russia stessa, nonostante lt bufere della nvoluz1one, tornò ad acquistare una certa solidità e nprese il suo posto 1n Estremo Oriente. La Confcrtn7a d1 Washington (1921-19·22) 1mpo:i;.e al Giappone l'abbandono dello Sc1an-tung, il pieno riconoscimento dell'md1pendcnza e dell'intej,lrità c,neae e perfino una llm1taz1one dei suoi armamenti n ,h, mentre l'Inghilterra - sempre piu ~trcttamente d'accordo con gli Stati Uniti - d1St.lice"a l'alltanza giapponese. Fu questo un momento d1 notevole discesa della potenza del Giappone, • alla quale d1sce<11caontribui anche la ,·ittoria della rivoluzione eme-se e lo 11ab1l1men10 del ~ovuno del Kuo-mm-tanl,( \1a la risurru1one e la norgan1uaz1one 1nteRrale della Cm.a furono ben lungi dal riu,cire col nuovo go\-erno. Xell'autunno del 193 1, prolittando dcl ·caos cinese, 11 Giappone occupava l'intera \1anc1una, che truformava nello stato·' md,pendentt dcl \lanciu-kuo, e all'1n1210 del IQH occupava lo Jthol, che per raR10n1 geoRraficht annetteva al \1anc1u-kuo, e si sp1nReva fino alla Grande \foraRlia obbligando la Cina, con l'armist11.10 d1 T11nR•kou (3 1 maR'Cl0 1934), a creare una 7-0na sm1htarizzata lungo la (",rande \<luraglrn, che ,copre Pechino. \ncora un passo avanti. All'111doman1 Jell'arm1~t1z10 d1 Tang-kou, nella C.:1nadel nord si inizia un energico e diffuso mo,·1t "- .J!! mento au1onom1sta. :0-:el novembre del 1935 il generai~ Ym-Ju-Keng proclama ufficialmente, nell'antico tempio d1 Conf11cio a Tungchow, lacos11tuz1one del Consiglio autonomo dell'Hope1 dell'est. Due uomm1 d1 p1tna fiducia di Tokio proseguono l'opera cosl 1n1z1ata: il maggior generale l-layao Tada, che comanda la guarn1g1one giapponese nelle provmcie del nord e 11 generale Kenji Doh1hara, capo del ser- ,.,zio segreto dell'esercito del Kuang-tung. Il movimento autonomista guadagna m estensione e m profondità. Tuua fa C11la del nord sembra in pericolo. :\legho perdere 11 dito che la mano, pensa :'\'anchina 1 e senz-a 1ndug10 concede l'autonomia ammm1stn1t1va all'Hopc1 e al Ciahar, retti da un Consiglio Politico presieduto dal gene~ raie Sang-Cheh-Yuan. I governatori dellt cinque provincie del nord nafftrmano la loro fedeltà al go,erno centrale. Uno solo fa eccezione: Yil'l•Ju-Keng, che, sostenuto dal Giappone, trasforma 11 regime dell'Hope1 dell'est in un Go,erno autonomo anticomunista e dichiara, in pan ttmpo, d1 non voler obbedire al Cons1glio politico dell'Hopei-Ciahar. t l'uomo d1 riserva d1 Tokio per eventuali azioni d1forza. :0-:elfrattempo, Tok10 preferisce l'azione diplomatica. L'uomo della situazione è lang-Cheh-Yuan, chc de,e fare da intermediario fra 1I Giappone e il Go\-erno d1 :'\anchino, Con quale fine ultimo? Estendere alle cinque provuu:ie del nord 11regime autonomo dell'Hopc1-Ciahar. Si trat• ta, come s1 sa, delle provincie più ricche della Cina (Hopc1, Ciahar, Sc1an-tung, C1ansi, Sueyan), che comprendono ottanta milioni d1 abuanti, il 45 per como delle ns1·n·c di carbone dell'intera Cin•, calcolate .Ht nuli 1?"di d ... r.n<\;•h ii :er,Q.a p:.: bente che 11 Manciu-kuo nasconde nelle sue viscere 700 milioni d1 tonn. d1 ferro), il 35° 0 del totone e il 90°: della lana. Il buon generale Ciang-Kai.Scek non è, m massima, os11le all'autonom1a delle CIO• que pro\'lncie, persuaso d1 due cose: che in Asia nulla si possa fare d1 durC\'Ole senza 11 Giappone, secondo 11 g1ud1z10 d1 SunYat-Sen, il fondatort del Kuo-mm-tang, e che, a g1uoco lungo, la Cina finirà per assimilare il Giappone. Solo vorrebbe un po' d1 tatto• da parte del Giappone e l'assicurazione formale che sulle cinque provmc1e non sarà IO alcun modo 1nfii mata la sovranità politica di :...:anchmo. Probabilmente Tokio e :,.;anch1no s'mtendcranno. Questo quadro sommario non sarcbbt c,i;atto !oc non si ricordassero altri fini egualmente 1mmed1au del Giappone. S1 allude principalmente alle mire su quella stnsc1a d1 territorio che si prolunga dall'Est all'Ovu1, attra,erso la :\1ongolia esterna (repubblica indipendente 10,iet1ca infeudata alla Rui.sia), e giunge fino al Turchutan cinese-, sfiorando 11 :vtanciu-kuo nella sua estremità orientale. Ptr ti Giappone s1 traua d1 sbarrare la strada al comunismo c:ht da Ourga d1s«nde ,erso la Cma Urge pre..-enire 1 ·soviet ntl collc~amento che, attra,erso il Kanson, tentano di 1st1tuire fra I rivoluz1on.'lri del Turchcstan cmese e 1 comunisti di Setchouen t di Canton. 1)1 fronte al patto fra la Ruu1a e la :\longolia esterna il Giappone propoioe al go,·c-rno d1 >,;'anchino un patto m1litart t un'alleanza ant1comun1sta E poichl- Crnng-Ka1Scek ts1ta\'a, nell'aprile dell'anno scono il generale Tada, comandante le guarnigioni g1appones1 nella Cina del nord, st1• pula,·a a Tien-Tsin un patto d1 mutua us1stcnza con Sung-Cheh-Yuan, presidente del Consi~ho politico delle reg1on1 dell'llope1 e del Ciahzr In nrtù d1 questo accordo 11G"ippone può dislocare tutte le truppe che vuolt nelrmttrno di queste due pr(J\'10C1e. '.'\'on è ancora l'attuazione del progran:ma massimo, ma t pur sempre 1I controllo d1 un vasto settore dell'antica frontiera russo~ cinese. Questo corridoio, sotto ol(:ni npctto aridissimo, ha il doppio ufficio d1 prote~s;cr~ egualmente il C1appont e la Cina dalla Russia; il pnmo da una e-.·entualt avanzata militare, 1I secondo dalla penetrazione comunista . D1 fronte a questa fermezza i Soviet rea• g1scono con ogni sorta d1 sob1llaz1on1"e d1 intrighi. Rassegnati alla definitiva rinunzia della .:'1.1ongolia interna, sembrano dec1s1 a difendere ad ogni costo la ::\1ongolia esterna. Ne] marzo dtl 1936 ~losca parlò con estre""" fermtzza. lJn'incursionc in d1rez1one di Oulan-Bator significherebbe la guerra. Il Giappone non ha, almc.:no per ora, nessun proposito a~gressi"·o m quella d1rez1onc. :\la è, a sua ,oha, decisissimo a fermare la marcia della Rus~ia verso 11 mare. Xon è chi non veda come l'attuale conflitto cino-g1apponese sia anche un aspetto dtl permanente conA.1110 ruS!)0• g1app~nesc:. N'essun dubbio c:he 1I primo è dcMmato a comporti. :'\on è altrct111nto facile una simile pre\'isione rispc:uo al secondo.

\ SCIENZA ha i suoi predestinati come la santità, e come la santità vive di vocazioni. Chi conobbe Guglielmo Marconi ne1 lontani giorni dell'adolescenza e de!la giovinezza avvertì subito che da quel giovane alto, esile, dagli occhi cerulei e tacituf!no sarebbe uscito qualcosa di eccezionale. No11si distingueva dai sue-i compagni per nessuna originalità. Era un solitario, che aveva pochi amici e amava la ca.mpagna, sopra tutte una campagna vicino a Bologn3, a Pontecchio, dove era conoscmto come il « ~ignorino M:\rconi ». E e signorino Marconi i. restò sempre, anche al culmine della gloria, pci buoni contadini che ricordavano le innumerevoli csperirnze della telegrafia senza fili. ~on si può nemmeno dire che fosse uno studente eccezionale . .-\Ila scuola di fisica del grande, caro, indimentica•. bile Augusto Riehi. non era fra i pri• m.is<.iini, pur distinguendosi fra i pri• mi. Strano a dirsi: M-guiva i corsi uni• • n-~itari quasi di malavoglia, senza mo- '-tr:lrc nessuno di quegli enttiSiasmi che richiamano immediatamente l'attenzione' dei maestri e dei condiscepoli. La )picgazione di questo distacco si ebbe i! giorno in cui -.i sparse la voce che il ~iovrrnc :Marconi tenta\"a nella villa di Pontecchio certi esperimenti di telegrafi3. senza fili. :N'cssuno prestò soverchia attenzione a questa «originalità». f pili vi scorsero un motivo che dava ra• gi.onc del suo c:1ratte1<ecosì particolar1i: 01.1 tutto era chi1ro. Come la facoh? di lctteTC aveva gli studenti che seri• ve\"n.no dei sonetti invece di dedicani alle ricerche erudite, così la scuol:i. di fi~ica aveva quelli che sognavano SCO· pertc e invenzioni invece di approfon~ dire il .metodo sperimentale. Il vecchio fa.legna.me All'indOP" mi delb laurea ~,{arconi si ritirò in C,l,1\pagna. Gli antichi compa• gni si dispeMcro; chi si dedicò all'io• ~qtnamcnto .. ,ehi <ontinu9 a s1u~re per conseguire la libera docenza, c~i si collocò in.impieghi industriali bene ri• muncrati. Qualche rara volta gli an• tichi condiscepoli si ritrovavano, e rian• dando i ricordi, il discorso cadeva su :\forconi. « E Yfarconi? Pen1.a sempre al telegrafo senza fili? Beato lui che può dedicarsi a questi trastulli. Sono i privilegi della ricchcz;:a ». Intanto :VIarconi, cui nessuno del mondo addottorato faceva credito, conciouava a )a\'orarc nella villa di Pon• tccchio. Soli confidenti e collaboratori un vecchio telegrafista in pensione, che gli insegnava il modo di telegrafare, e un vecchio falegname di campagna che gli co~truiva docilmente certi ap• par('cchi di legno di cui non compren• deva esattamente gli ~opi e le virtù. Il padre sorride,..-a con indulgenza. e Dopo tutto, meglio questi studi che 11gioco e le donne >: i fratelli as.sccon• davano; m., c'era una persona che vi. gilava in silenzio, con fede e con con• tenuto ardore, pronta a difenderlo con• ll'O ogni irriverente scetticismo, cd era b madre, una nobile figura di signora irlandese che fino dai primi istanti crr• <lene ci<"camentc nell'avvenire del figlio. t_; n bel giorno .\1arconi si sentì sicuro del fatto suo e lo dichiarò nella ristret• ta cerchi'a degli amici e degli studiosi di Bologna. ~on occorre dire che il suo annuncio fu accolto col più corte)c 1.cet0cismo. Il gio\'ane era talmente buono 1 talmente bene educato 1 che sa• rcbhe stata una crudeltà deluderlo; d'altrn. parte chi si sentiva di ingan• n.u-Jo incoraggiandolo? I più pcns..""lrO• no che l'espc-ric-nza della vita l'avrebbe guarito. Era un caso nobile di una SC· rie innumerevole di illusi: gli inven• tori. Una. ca.ssetta fiducioso, Marconi si reca in lnghiJ. terra e senza alcun rancore pci suoi conna1ionali che non gli hanno credu• 10. « .\"rmo in patria propheta >1 egli pensa e mentre viaggia gli sorride il pensiero della vittoria che otterrà im• m.lncabilrnente un giorno nella sua ter• ra natale. In Inghilterra conta amici 1 parenti. relazioni . .\la quale delusione! Fra il tempo in cui le scuole erano do• minate da lord Kel\'in 1 il grandissimo fì,ico tutto dedito alla scienza pura. Tqoria e niente altro che teoria; cal• coli algebrici, equazioni che davano b vertigine e parevano sopravvanzare lo st~so pensiero nell'indica.1.ione quasi automatica di rapporti misteriosi. Fu ,1llora che alla fisica tcoric.l fu moc;;so questo appunto dal quale non riuscì mai a liberarsi: la mano guida il pen• siero. :-,Jon occorre un grande sforzo meri• tale per comprendere che in un simile ambiente qualsiasi successo gli sarebbe stato negato. Tuttavia un suo cugino tenta uno sfo~o disperato. Si ri,·olgcalla stampa e riesce a pubblicar<" in un giornale di Londra la notizia dell'iu• vcnzione con un certo lusso di particolari. Si scatena una polemica che anebbe impaurito chiunque. « t giun• to ». scrive un giornale, « un altro italiano con un organetto, ma senza b. scimmia. f. un organetto che non suo• · na, ma col quale si vorrebbe fare mollo chiasso ». L'organetto era la cassetta nella quale il .\•laoconi custodiva -z;clo).t• mente gli apparecchi costruiti ; Pon• tecchio. Dopo tante amarezze qualche soddi• sfa1ione1 un po' di fiducia, finalmente. E il motivo di non disperare gli venne dal direttore generale dei telegrafi del Regno Cnito, Sir Prece", una nob1k· figw1a(d"i tcc.'{lico e di ,cU.diorn che' r~ pcn.1.arc. al nostro Pession. Sir Preece aveva ripetute ,·olte tentato 1 ma senza alcun successo, un metodo di telegrafia sen;:a fili attraverso il canale di Bristol. Ragione di più per interes~arsi agli ,.. sperirl}enti del giovane scienziato ita• liano, che, fra le :i.ltrc cose, parlav.t così bene l'inglese. Sir Prcece ne resta convinto. Di più: ne resta conquist,to. E lo afferma pubblicamente. Si avvicina la grande prova in pub• blico: la prima applicazione sul mare durante le regate di Dublino. Il primo giorno la radiotelegrafia fallisce in pie~ no. Un disastro. La madre par morire di dolore. :Vfa questa volta è il figliolo che la conforta e la consola. e 1'\on ti impressionare, mamma. Io sono sicuro del mio 1.ucccsso. Se non oggi, sarà do• mani>. E il giorno dopo fu un trionfo. :--:cl giugno del 196 Guglielmo ~ar• coni ottiene il primo brevetto per la trasmissione dei segnali senza filo. Fio• fiscono le offerte di appoggi finanziari, di« combinazioni» di ogni genere; ma egli non si lega con nessuno, perché in• tende riservare ogni prelazione al go• vcrno italiano. ~fa il governo italiano - un governo del 1896! - non pren• de nemmeno in considerazione le sue offerte. La cosa non interess..1..Solo un anno dopo, per opera di Benedetto Brin, doveva venire un gesto riparatore. Il signorino Da quel giorno la fama e poi la glo• ria non lo abbandonarono pili. Ed egli ne fu degno perché non si fermò m.ai sulle posizioni conquistate. Ai primi esperimenti ne seguirono altri innume• revoli. fino a toccare la perfezione. L<'" intuizioni si alternarono con le inven• zioni, le invenzioni furono sempre SC· guite da nuove applicazioni. Parve un miracolo telegrafare attraverso l'Ocea. no, ma il miracolo ( u superato quando :tpparve la Radio e quando la scintilla ru 1rasmessa da un continente all'altro. Era una persona estremamente ama. bile, modesta. di tratto squisito. La s1J,l COn\"ersazione si S\'Olge,·a pi~1na, ia: quilla. 1 pac:1t:t. non ~U?a ~•• '~-h,.~ mot del nativo di.\leno. che non ~- menticò mai. Egli amata di affetto filiale la su:t. vecchia e cara città. dove a'"·c,·a ac• quistato 1 in via San Vitale, un bcllissi• mo palazzo antico. Xci brevi soggiorni a Bologna non dimenticava mai di re• carsi a Pontccchio, do,·e tutti feste~• giavano il e signorino» Guglielmo, e di far \'isita al suo maestro Righi, pcl quale ave\'a un:i. profonda venerazione. La. scuola di Righi ::--:essunopuò dire quanto gli giovò quella scuola grande e severa. Augusto Righi era uno scienziato della tra<li• zione galileiana. un miracolo di chia• rez.za. un C'-pcrimentatore prodigioso. :--.ron induJi;:e mai alla metafisica che dove\"a, negli anni successivi alla sutt scomparsa 1 imprimere un carattere Cl'· sì nuovo e diverso alla fisica. Egli re• stava fermo all'esperimento e, padro• ne di tutto quanto si sapeva nel rcgnc della fii;:ica, non indulgeva alle teorie e alle ipotesi che in seguito ebbero tanta ,·oga. Checchè si sia detto in contrario. il .\1arconi fu il più fedele e il pilt degno discepolo di tanto mac• stro, che portava una nota di nobiltà do\Tunque passa\'a, Fedele e degno discepolo perché, a somiglianza del maestro, possedeva in sommo grado quel potere di intuizione, che è la ragione segreta del pro• gres'!O della scienza. :\'on importa se il ~Iacstro era tutto votato alla ricer~ ca pura. mentre il discepolo era por• tato alle pratiche applicazioni. JI processo mentale era identico, la logica la stessa, la creazione egualmente per• ~onale e misteriosa. Si disse che il :M.arconi non potevJ essere collocato nella categoria di quei ~ovrani della scienza che scoprono nuovi \'Cri, perché nessuna teoria por• ta il suo nome. Non so, non indago. .\{a chi ha detto che il genio inven• tivo \'alga meno del genio spcculati- \'O? È probabile che davanti ad èm• stein, Bohr, De Broglic, Rutherdoff, 1avanti a questi fisici c~e hanno diS• -c,lti, j' :n--..,nd.,.,.,..t,s?bih.. ,r. ►:;n -~t..:rr, llldi for1c che nessuno è: ancora riuscito a determinare, le leggi della natura in semplici ipotesi, il 1farconi si sarebbe tro\'ato a disagio. Non lo so. So, peraltro, che Augusto Righi raC• comandava la massima c:i.utela df" fronte :tlie ipotesi seducenti di una fi. sica che pare\'a non avere la coscien• za del proprio limite. E so egualmen• te che queste teorie, alle quali tocca• n? tutti i premi ~obel, non durano, d1 solito1 più di vcnt':i.nni, mentre i! telegrafo senza fili e la Radio dure• ranno in eterno. La !.Cicnza h:t bisogno di tutti, l'u• inanità non può fare a meno di nes• suno. La sua fu una scienza benefica. Annullò le distanze e la solitudine. '.\'"e,,uno1 PN virtù sua, si sentirà m::ii p_iù solo : nel mare, nel deserto, nel· cielo. A tutti, in ogni momento, oggi può ~iungere la voce del mondo; a tutti è consentito, dovunq\1e, inviare agli uomini una '"·oce che non è più di disperazione e ricevere una parola di speranza. M:.M. IL DOTTORE: "Fincht terrà il braccio a qoel modo, ooo pctrl mal rlahar1i," {dia, di Bar\<ll!) COEIUlllZAIJIOLESE I L 2 LIJGLIO gli Ambasciatori Grandi e von R1bbentrop presentarono al Comitato per il non intervento le proposie italo•ledcache per il controllo. Il 9 luglio Lord PJy. mouth a nome del suo Governo le dichiarò inaccettabili. Il 1-4 luglio il M1n1stro Eden consegnò ai rappresent1nii delle varie poten• u il testo del nuovo progetto britannico per il controllo, nel quale tutti i punti essenziali del!~ • inacceuab~li • propone italo•tedesche venivano accetcall. La politica britannica, dunque, nel bre,·e spazio di cinque giorni, aveva operato una vera conversione di fronte. Chi voglia per• 1uadersene non ha che da meuere a confronto i due testi: quello delle dichiarazioni comuni italo.tedesche del 9 luglio e quello del piano britannico del 1-4 luglio, raggruppando op• ponunamente le disposizioni sotto i titoli principali. Ecco il risultato: I. RICOSOICl:\CIE.,'TO Dtl.t.O •ITATl.'t • DI BtLLIGl1-\.'"ZA ALLI Dliii: l'AaTI IS LO-n"A IS hl'AGSA Propod, ,1r.Jo.1,dcult1 d,l Pr'or,tto br,tann,co dtl 14 9 lu1l,o: lw.,l,o 1) Tu111 I, pou,111:t i>ttt,UJ• uu, co,rcord,no d1 ,o,,ad....-, ol di,otlo d, kllit,ron~o a/. lt dwt fHUtl ,,. bt,a6na «t. C•po lii·• Pro,vedimtn• d pn ntoh·erc la prnente 111uu.ione e per eolm..-c akune lacune nel piano d1 C011Crol\o. Pu rtndue p10 efficace la pol,r,ca d, non 1nltl"\'tn10, lwlll l f01.er>1r lM /l(nllll• PIVOO Alla lO!'lttffllOIN' dt _.,u....-u·n:o dt1tro1'ro r,. lO-Ctrt clu le dw, pu,t, l01'ttndtnl1 Ut [,pa,no po,. ,,cdo"° wow ,udo 1,undo<o od tltTtolo., 11<1 ""''' 1 do• ritti d, />ari• IHll,ura,w, ,n concordanu con lt de• e111on1inurnaa,onah «c. li. Aeou:uo:••r D[LLI J'ATTIJCLll S,O'AU Propolfc 1111/0,.rtd,,clw del 9 lu,lio; • 1) len. b) Si rtndutbk t01'ltfWntteflCtrfle (e cioe per effetto dcl ricono.c,. mtnco dclii bellietunu) im,t1/t ,I mltma dtllt J>dl• t1<1l1t,w,t.'<1l1 d,l/1 qwoltro Poun~,. Pro,,uo b,,,,,,.,.,lO d,I I' /wz/10 Capo I • Controllo mane. dmo della Sp•k"•• !eu. b) • li 111tt1tUJ <hlk po1tr~/1t l'Uttoil l'ftM abo• l,10. lii. :'.·!.\.,'Tlt.>;1!1-1L''TO Pi:R Tl.'TTO Il. llUT0 O.et. Pllf.• cron,'Tt Sltn:!\IA DI CO:-'TA.OU.O P,opou, ,tofo.ud,1lll, del 11 l.wtl10· l) F'aua eccu,one d,I 11• 1tem1 d1 panualle nu·ah, il quale, come l'11pen,nu ha d1mo,.1r11to, i: mttrl• mtnte fall,110 t non può qu1nd1 u1ere ripret0, 11 pano d1 controllo ~ tn• INIO on \'l,Ote il v, 1prde u. 1. dO\'Ttbbeli HHre mantenuto. I Coumi ,cal,ano e 1fdea.co propon11ono ,n con1tgutni1 cli, ttltltl manl,IUl/o ,I controllo drfl, /rontccrt un-atri •!HWnolt. (che I tnaa m1n1tnu10) 11 ,o,.rrollo ,.,, ,:,0,11. (eht ,·ena• manttnuco) ti tt11ttrollo 11Ctd1ttr1ttOlltr• 1.01on o bordo dr/le non botttltll hand,no dro PHII adrr,,.11 fJlt'•uordo d1 non• Proittro l,.,,to>11"'codtl 14 1.. ,1,0: Capo Il - Controllo ltrTe• 11re. 11 mtffllo dtl tlfflrrollo dtllo /ro,rt,no ten-ttrre dr1-, ,.. sn·e r,prur,noto ,,.,...,J,oto• '"'""· ~~ I • Controllo mani• kn. b (Al •1t1ema d~t p1t1ual.tn11•1li}lUIIIIIU!/(I 1/ co"trollo ""' p,c,,ti •f'il· ,no1, '"ed,or.u /1<>tllO>IOJ'I ,,.tt,.no110,t0/1 ttc. ~~ I • Controllo mani• len. 1) Il ,.,,,,.,,, dr /au ouum,u drili o,1a1.a1on o ltortlo dcllr ....,_, dvttu :,•..=:: •Pt111nol1 dn·t con• In un solo punto il progetto britannico di(. ferisce completamente dalle proposte naJo.te• desc:he: sulla questione dei volontari. Ne par• leremo a parte, fra poco. E constateremo che, ~ch~~•♦.,jq~~s;°i,~~~~~~~-dt~r;~~~~g;~1 coerenza. LORDPLT!IIOUTB I L CAPOVOLCI:VtF:~TO delle posizioni britanniche avvenn~ precisam~nte nella seduta del 9. Quella qiornau fu VC(8• mente deciSi\'a per le sorti del controllo. Lord Plymouth apri la seduta, al matuno, facendo una breve d1ch1aruione. • L'hai ia e la Germania•, egli disse fra l'altro, , hanno presentato delle proposte, che a nome del mio ~o,·crno dichiaro inaccettabili•· Poi par• larono gli altri. Parlarono a lungo e m modo ostiliu1mo l'uno all'altro. Lor·d Plymouth asc:ohb tutta con la consueta imperturbabilità. Quando sembrò che il sistema del controllo fosse 1pacc1ato, quando scmbrb che non ci fosse più niente da fare, s1 levò 11 '.\l1mstro d'Olanda, Jonkheer de ;\Jarces van Swmde• ~ren, e propose che 1i affidasse :i.ll'lnghilterra l'incarico di tro\·sre una soluzion~. Tu1u trO• va1ono eccellente l'idea che esauament~ si• l'ultimo momento era venuta m mente al ;\Jinistro Jonkheer de Marees von Swmde• ren e appro"arono con entusiasmo la sua pro• posta. E l.ord Plymouth, a nome del suo Go• verno, accettò l'incarico. Cosl egli, era entrato al mattino n~I di. bat1ito come litigante:, ne usci la s~ra arb11ro. 11 progetto britannico, naturalmente, era tutt'altro che in armonia con le dichiarazioni che Lord Plymouth av~\•a fatte m passato nc:1l'eserc:iiio del suo difficile ufficio; e a parlare fuori di ogni eufemismo. si può dire che era con esse m chiaro contrasto. ;\·la questo non ha turbino in alcun modo la olimpica serenità di Lord Plrmouth. • Fra tutti io non conoaco che uno solo che ,ua fermissimo al suo posto, non scosso d11moto alcuno: e questi sono io• (Shakespeare: Ctsart, Ano 111). Queso ver• si non si addicono ceno al Presidente d~l Co• mi1a10 del non 1oterven10. Del reUo Cesare non era un jtntltman. E Lord Plymouth, in,·ece, non ~ che un gm• tltman.: un grntltman di vec:chia famiglia e che, sia detto ptr intidnu, possiede tre ca• siclli e 30 mila c:ttan di terra. L11coerenza, 1111 fermezza seh;:agg1a e ostinata non sono virtù di gmtl<'ma,t. SopratluHo non sono le virtù•basi dell'Impero inglese. Se l'Impero fosse st110 rigido e duro, se fosse stato un blocco di cri1tallò, si sarebbe ~p~izato da tempo. lnvec:e esso l'- tutto d1 caucciù; e re• sis1e. In questo senso, quella che noi chia• miamo l'incocren1.a di Lord Plvmouth è l'e• spression~ delle più caratter1stichc qualità po• litiche m~lesi. ANCORADELLACOERENZAINGLESE: LAQUESTIONEDEI VOLONTARI LA SOLA proposta nuo\'a, che il piano inglese aggiungesse alle proposte iulotedesche era, come si è deuo, quella del ritiro dei ,·olontar"i. t un punto imponantc, Ed è un punto su cui le opmioni britanniche han ,·ariato molto. 11 t~uo del progetto al C•po VI I. a, dispone: • Il Comitato dot·rà approi:ar, all'1manimità u,10 riso/11::iont per il rilfro dalla Spagna di tutte qudle persone il c11isgombuo tttrrà raccoman• dato ntlla rtla::iont dd Sottocom1tllto uc-,1ico•. Seguono le disposiiiom relatl\'e all'invio di una Commissione presso le due parti spagnole • ptr il controllo dtl ritiro dei citlndini stra- m~,,· • e 11ll1c1ollaborazione di tut11 1 Go,·erni su questo punto, Eden ha detto ai Comuni che l'Inghilterra annette una grande importanza alla questione del ritiro dei volontari Così parla I'lnRh1hcrra in questo mese di luglio 1937. Saremo mdi$c:rcti se ricorderemo che un anno fa - precisamente nell'agosto 1936 - l'lnghaherra su questa faccenda dei vblontari parlava in modo del tutto diverso? Più esattamente: non parlava affatto. l Fu l'Italia a proporre, allor.t, che s1 vietane l'arruolamento e la partenza dai patsi • non interventisti• di volontari per la Spagna: e lo propose lin dall'agosto dell'anno scorso. Lo ricordò il Mimsiro Ciano nel grande discorso sulla politica estera italiana che pronunciò alla Camera il 13 maggio: L'Italia offri dal• l'initio il suo contributo, ispirato ad un co• 1tante e aohdo realiamo. Fmo dal 3 agosto 1936 noi ,:cdemmo il p,obltma ntlla sua 111u,ritd e faummQ prtuntt la ntussità d1 auumut impegni precisi oncht per quanto r,guardat:a il dit:itto di sottosuizioni pubblu:ht e l'int.•io di t:Olontari ptr lt due parti ,n umflitto. li nostro 1uggtrimt1tto non vnme accollo. La lotta con• 11nuò e prese proporziont sempre più vaste. Come era da prevedere, ,·olontari affluirono numero,i ai due partiti in lotta•· Quali furono i Governi. che, nell'e1u1e del 1936, fecero cadere la proposta italiana d1 vie• tare la partenia dei volontari? Il Governo fran• cese e quello inglese. Quali sono i Go,·erni, che, nell'estate del 1937, ,i b:mono per il ritiro dei volontari? Il Governo francese e quello inglese. Ntl frattempo, sono cambiate molte cose. Ed è cambiato, fn l'altro, 11 problema. Allora si trattava di impedire d1 partire a chi vole,·• partire: cosa relativamen1e facile; oggi, m• \'CCC, 1i tratta di far tornare indietro masse di uomini che i due Go\'erni spagnoli non hanno alcuna ''<>11'.ldiai lasciar tomaie; eques1a è impresa molto pili difficile. ::--.:el 1936, per impedire c:he, per esempio, volontari francesi partissero da Marsiglia, sarebbe bastato un di,•ieto dtl Governo (ran• cc1e. Oggi, per 011enere che qutgli stessi \·o• lontari tornino, occorre che il Go\·c:rno (ran• cese li richiami, che il Go,·erno di Valcnc1a li lasci parure, che essi abbiano la buona ,·o• lontà di tornare ... Quest'ultima condizione è l'unica di cui non si dubiti molto. L'EREDITADI CARTESIO SI CAPISCE facilmente l'imbarauo e il di1onentamen10 della diplomuia fran• ce.e di fronte a un cosi rapido mutare di posizione da pane della d1plomaiia br1• tannica. La Francia era. partita insieme con l'In~hil• terra,ave\'a proceduto insieme con I' lngh1lter• ra; e, .tutt'a un tttllllO ha a,-uto la sorpreu d1 trovarsi sola e di constatare che l'lngh1ltcri-, ptssando ,opra a non 1i sa quante contradd1• iioni, 11 era tra.sformala in arbitro: e in arb1• tro 1ul scrio, ci~ immemore delle richieste: che a\·e,·a fatte come lit1gantt. L'Ambasc,a• tore Corbin, che era nato lucido e logico nella seduta del 91 fu costretto la mattina del 16 a domandare un rinvio della seduta per• eh~ il 1uo Go\·emo non avc,·a deciso quale atte~giamento tenere di front~ al nuO\'O piano britannico. . :--lulla disorienta i francesi quanto la man• canza di logica. L'eredità d1 Cartesio ~ra,·a sullo spirito francese: do,·e la logica si arre• sta, ivi è il vuoto. Invece, i\'1 comincia la pO• litica. ln un mondo retto dalla logica, con• traddin1 è 1mpou1bile: quel che è ,·ero il lunedl è ,·ero tnche il sabato o, per dir m~- ◄ glio, de\·e tsser \·ero anche il sab.ato. Pt-r l'mn _vli":~_.m,·cce,la logica~ un del:W>lrstn 4mcntc speuo, 1nz1, non è che un impiccio. Tante ~::er;;~anca.o ~~,,~~;:d~,''d::~:,':n':::~~.~on In sostanza si pub dire che: 11 francese s1 muo,·e sempre- m uno spazio euclideo, m uno spazio a tre d1mens1om. e l'm~lese in uno spazio medianico, in uno spazio a quutro d1• mensioni. e pusa auravcrso jtli ostacoli e: Il' ~~:~:d~:;;~;~; 5:o'r~~~':'~~"f.~tziaziont spi• , ILLOOICISMO DEGLIIJIOLESI LA TRAOlZIO!-,;"E britannica disistima ~ 11 \<1lore del pensiero•, d1ch1arò, un giorno, una stnione radio inglese-: tht British troditr'on 11ndrrtst1matt1 tht toliu o/ thinkirrg. Ed è questo Hpetto del cara11N~ degli inglt"SI che li rende cosi mcompr~ns1b1li a noi, continentali, ed ha accrednaio tan1i luo~hi comuni sul loro c:onto. S1 suole dire - ha scntto Johannu Sroye - che 1'1nglcs~ sia con1trntort. Ci s1 esprime male a dir così. L'ingl~se è attaccalo alla trad1z1one. e ,·i è attaccato nella misura in cui è sottomesso al. l'istinto e alla natura. Siccome egli tiene 1n pochissimo conto il pensiero umano, cosi , a a cercare delle lezioni nei fatti ~ negli errori dd passato. La tradizione: non ~ per lui che una guida. mai un modellv 1n,·ariabile. Lo stesso si dica della famosa 1pocrn•1a mglcsc :;-.;essunodissimula meno dell 'm((lesc. Ciò che I noi chiamiamo ipocrisia, non è che la sua • sgomentante II inconseguc:nu. la sua • spa• ,·en1oaa > mancanza di logica Non si puh m11 i prc,·edere come cgh agirà e ci si inganna ass111 spesso sul 'iiuo conto. P~r l'm~lese 11 mondo non ~ una massa amorfa in cui si d~bba mct• tere dell'ordine. Liberi gli altn ,1i puders1 nelle nuvole: e di dissipare teson di spirito. Lui, agisce da uomo sottomc~s') alla natura, da uomo per 11 quale non contano che ddlc leggi più profonde. Tutto questo è ben noto ai francesi. Scrittori politici francesi hanno analizzato con p~np1• cacia questo lato de! carattere nauonalc in• glesc. Jacques Bardou:c ha anzi visto m n~o • l'lrcrnrl obstoclt d la tolloborotion fro,ico· britanmqut •. Ciò non toljtlie che ogni qual. \·olta i francesi vedono la daplomaiia bntan• nica saltare le massicce mura della lo(;t'.ica,restino come fulminati dallo stupore. OMNIBUS ANNOI, NUM.17, 24 LUGLIO 1937.IV OMNIBUS SETTIMANALEDIATTUALITA POLITIOAE LETTERARIA li l============I Il, Il E!OE IL SABATO IN 12·16 PAGINE ABBONAMENTI , Italia• Cclollle: 10110L. 45, 1eme1tre L. 23 Eluro I l!IQ(I L, 70, ltmettre L, 36 OONI NUMERO UNA LII\J. Maouorittl, diugni • fotogr1.S., u1che n non ptibhlltui, 110n ti rettltn\1cono, Diredoae: Rema • Vla del 811darlo, 28 Telefooo N, 561.635 I :I :1

I DA BORDO DELLA BALENIERA "UNDINE" I EDUTO SUL BOCCAPORTO della niva di prna, mi scaldo al sole, un sole malinconico che, se una nuvola di passata lo copre, t'aspetti d1 ,edere di lì a poco ricomparir fuori in lticrimc. I gabbiani mi volteggiano strepitosi sopra la testa: fame con le ali. Accanto a mc Brcvik con ago e spago rammenda una tenda, e mi parla di quando faceva il baleniere. Mari antanici; dicono i marinai inglesi :;r: ~~ h;es:ss:ot:r~l 1 :a~"~~:r:uri~ò q :,'~ ha mangiato, ma chi ha passato il circolo polare antartico può metterceli tutt'e due. Nove mesi dura la campagna di pesca, nove mesi d'inferno. Alla prima campagna ere• deva d'impazzire. Acqua, ghiacci, foche, pinguini, procellarie, ma non vestigio d'uo· mo. Una desolai.ione spaventosa. (L'uomo non ama l'uomo, ma quando non vede pi~ l'ombra. dell'uomo allungarsi sulla tuu, l'uomo trema come gli animali quando si oscura il sole). Famiglia, affetti e altre cose del genere? Tutto buttato via come un fa. gotto di stracci. Gli icebcrts, immensi, architetture fanta• stichc ; nelle giornate di nebbia, navigando alla cieca, non ci vuol niente a schiantare a frittata contro una di quelle vaganti montagne di ghiaccio. La baleniera co:r.u pesantemente contro i massi di ghiaccio in deriva, con urti tremendi i ghiacci investono lo scafo, aggobbano le lamiere. La tempesta. polare, orribile: chi ha udito il sibilo della tempesta polare non lo dimen• tica più, campasse cent'anni. Stanno settimane sen:r.a spogliani, ~nza radersi la barba; si lavano ogni due tre mesi. Animali immondi. ~fa il baleniere che si lava, perde la fortuna: nes.sun baleniere che s'~ ripulito vedrà balene fin che non torna a pu:i:r.are. Vivono in uno nato di cccita:rione clc1trica continua, nervi allo scoperto: per una parola presa di traverso, liti violente scoppiano, o sono lunghi giorni di cupo angoscioso silcn:iio: non dire, non udire più una paITtla. Mangiano nocc.:ifis.so, o carne s.-lata, e conserve: nausea delle consen·e. Oppure carne di foca, nera, oleosa; o filcui di pinguino, qualcosa. come la carne di bue vecchio, ma nera.stra e filamentosa. Quando hanno scor1ica10 un momento duro, un po' d'alcool, poco, non più di quanto basta a sgranchire il cuore, se no gli uomini, già. sovreccitati, s'infiammano e si picchiano. Avere un piatto di verdura, di frutta fresca: la felicità.! l.ina notte so~nò i..n albero di pesche, carnose, ròridc: allun• gava le mani, coglieva, inebriato mangiava: I-- ~uosf:~e~t:tt:i ~;~:~:ii~~or;;~i;;;:;~o di dc• f Le cabine sono coperte di fotografie di donne nude; leggono roman:ii pornografici ; raccon1ano norie da inccnuirc un puritano. Un amore di terra natia disperato e bruc-iante: talvolu. uno comincia e sùbito ~~~~: s~1::r:t:1:ke: ;:~:arl:n~~~~~ st 2~:i amiamo questo paese ... >. Brevik parla molle e svagato, e tratto tratto si ferma perché ha da sturare la pipa, o per guardare le nuvole che fugsono nel ciclo sventolato, bianche e sbrindellone, e d'un soffio si struggono e poi per incantesimo rinascono, cosicché io mi rispolvero il ricordo di quando andai a pe• .care la balena con l'Undine, .baleniera non'cgcsc. Prima ch'io mi trasbordaui sull'Undinc, mi ,i u·vicinò il vecchio signor Andcrscn. Questo vecchio signore sì occupava autorevolmente di balene, di grasso di balena, d'olio di balena. Viveva la più parte dell'anno a temperature sotto uro. Perciò era come congelato: sparutissimo, tutto bianco, sguardo gelido, poche parole gelide chc gli uscivano dal bavero d'una maestosa pelliccia: quando camminava o muoveva un braccio, pareva di sentirgli fare cric come fa il ghiaccio che si spe.r.z:.. A bordo, stava tutÌO il giorno chiuso nella sua cabina, a pestare sulla macchina da scrivere. La radio di bordo sfriggeva giorno e notte per lui. Cosi il vecchio con• ~clato signor Andcrscn manovrav:,. autorevolmente balene e grasso e olio di balena. ~{i si avvicina e mi fa: e Se fossi in lei, sulla baleniera. non andrei. Troppo pericoloso>. Subito pensai: e La vecchia ghiacciaia s'è pentita, e non mi lascia più andare sulla baleniera >. Ma a questo pensiero s'attaccò immediatamente quest'altro, assai più complesso e grave: e Se è vero, e pericolo c'è, come faccio a tirarmi indietro salvando l'onore? •· Poiché non trovai lì per Il un mcuo ~r salvare insìemc l'onore e i miei ~iorni fu1uri, mi buttai a capofitto nel buco nero dell'ignoto, fieramente rispandendo: e Io non ho paura di niente>. Lo sguardo nichelato del signor Andcrscn si soffermò un pezzo <u me che non avevo p,.ura di niente; indi egli proseguì: e Non si tratta del pericolo a cui probabilmente pcn<a lei. li vero pericolo è un altro. I balenieri, J1appia, sono superstiziosi, feroce• mt-ntc supcruiziosi E se la pesca va male, il che in questi disgrazia1i tempi accade purtroppo molto spesso, sa lei di chi è la colpa? >. e Non vorrà mica dire che è mia ... >. < La colpa, caro giovanotto, è proprio <ua. Sua, dico: sua di lei >. Jo rui sentivo innocente come un agocllino, nondimeno la perentoria fermezza delle parole del signor Andersen mi penetrò, c-ominciò a turbarmi. Lui tirò avanti: e A bordo d'ogni baleniera, c'è sempre uno lhc porta la colpa della pesca che va male. ~u di lui si concentrano le malcdi:r.ioni dcll'equipai:r:~io, a lui nessuoo parla, nessuno lo acco\ta. e l'uomo maledetto, il cant rognoso, I''' intoccabile,.. Pensi che cosa divt>nta la vita di quell'uomo, in mezzo al dc·st"rto del mare, su quei J>O(:himetri di t,1.vola, dove uno non si muove senza dar nd fianco deil'ahro >. Il si~nor Andenen si volse a ~uardare un banco di nebbia che mollemente s'avanzava i:i:oufi..in<lo~ie sommergendo la luce glaciale distesa a Strisce livide suite acque, e le acque che imbrunivano; poi seguitò: e Di soli10, lo sventurato è il più brutto uomo di bordo, ci.i ha qualche deformazione, bas1a una impcrf..:zione d:1 niente, un segno qualsiasi, che so? un neo sulla faccia ... >. e Ma io, come vede, sono bellissimo•. li signor Andencn inclinè un poco il capo, assentendo; però con immutata voce soggiunse: < Mi dispiace, my boy, ma non serve, Lei, a bordo della baleniera, è un udland1n1, un estraneo, ouia l'uomo spedito dalla occulta malignità del destino, e come tale è irrimediabilmente apportatore di malefiz.io. Appena lei sale a bordo, lo iettatore di bordo perde ogni suo potere malefico, si svuota, si neutralizza, e lei ne prende il posto, lei diventa, come dire? lo iettatore ufficiale della baleniera>, Sentii un filo d'angoscia attravc1urmi dalla testa ai piedi. Domandai: e Scusi, si• gnor Andcrscn, come va adc:sso la pesca? •· e Malissimo. Sono giorni e giorni che quelli dell'Undine non vedono la coda di una balena >. -- e Sia ringraziato Iddio ! •· e Djaevd, diavolo! > esclamò energicamente il signor Andersen e filb via nella m:,.cstosa pelliccia, in un nimbo cinereo di nebbia. Nella nebbia mi tr:ubordai sull'Undine; nella nebbia movemmo. La nebbia s'andava addensando, già intorno tutto era opaco, soffice, latteo; pareva di navigare nel co• tone. A bordo, facce tetre, da morto in casa, barbacce abbandonate, ispide, aocchc accuratamente inchiodate, e Sorridiamo >, dissi a me stesso, ma neanche i più affascinanti sorrisi attaccavano. Cercai anche d'indovinare tra quelle lugubri facce il mio predecessore, l'uomo della scalogna: avrei volutr, dirgli, una mano fraternamente posata sulla spalla carica di sventura: e Amico, consbl:ui: sono venuto a darti il cambio>. Ma lui doveva essersi già fregato le mani per conto suo, .al mio apparire a bordo. Il comandante si chiamava Gunnar Jacob.scn. Nel popolo dei balenieri, mi dissero, il suo nome era celebre, celebre come giocatore di tarocchi. Pescatori.-: di baJcne lui? Tutt'al più, visto a terra, lo avresti detto un pescatore di gamberetti. Di mezza età, di statura scarsa, né biondo né grigio, smunto, sghembo, fragile, sl che pareva fatto non d'ossa e carne, ma di stecchini. ~fi squadri> con una grinta agra che non promct1eva nulla di buono. Addentava la cannuccia della pipa: nella pipa era intagliata una donna nuda, due magne poppe :..bbrunolitc che, soffia soffia, pareva le a-onfiassq lui con la cannuccia, gli occhi due capocchie di vetro rouo. A labbra strette borbottò: e Well, bene >, ma capii che non andava bene affatto e che il suo di1eorso cominciava e finiva lì. Infatti mi voltò le spalle e ,comparve. Venne un marinaio, anche lui tagliato in un barile d'aceto, senta parlare mi con• dune souocoperta, in silenzio mi mostrò la mia cuccetta, in silenzio se ne andò. La cuccetta occupò subito tutta la mia atccnzionc. e Qui ci dev'essere qualche cosa che puzza forte >, dissi tra mc .scandaglian• do l'ari.a col na.so. Guardai sotto la cuccetta, guardai sotto il guanciale: niente. e Eppure ci pu:r.:r.a>. Tornò in quel punto il marinaio irsuto e mùtolo di poco prima; partava una brocca d'acqua. Domandiamolo a lui, che cos'~ .io puzzo. L'orso marino annu~a, bracca coscknzio· samente qua e là, scrolla le spalle, arriccia una smorfia: e Nessun puzzo >. e Non discu10, ma pu,.zo c'è >. Allora lui si mette a riActtcre, poi si picchia la mano sulla fronte, s'illumina: e PuzLABALENA)COLPITADALIUlOONE, FUGGE zo? Non dire fesserie. Ci sa di balena, Tutto sa di balena, qui. Domani puzzerai di balena anche tu >. Mi stesi sulla cuceeua. Il guanciale della cuccetta somigliava quei sacchi di cemento che la pioggia ha bagnato, è rima.sta la forma del sacco, le pieghe, fin la trama della juu., ma è pietra. E se il guanciale era pietra, cioè appa.neneva al regno minerale, la copen:,. apparteneva al regno anim:,.le. Non bestie vive, perché il freddo male le alb(-rga, ma gra»o vecchio di bestie morte: il grasso di parecchie generazioni di balene formava strato sulla coperta, e dove non c'era grasso, c'era un buco. Le vie della pcnitcn:r.a, come è provato dalle \'itc esemplari dei santi eremiti, sono alquan10 complicate, perché e lo diavolo>, .secondo San Maccario eremita, e non cessa mai di molestare li servi di Dio >. Sulla paratia, torno torno alla cuccetta, erano in• fatti schierati i vertiginosi sorrisi delle più belle donne dell'occidente, e gambe d'altis• simo stile. Anche le gambe parevano sorri• dcrc. Era I.i radiante costellazione del ci• ncma. Erano "ritagli di giornali illustrati, era• no car1oline ilJustratc; ma in quella spaventata solitudine di ciclo putrido, nebbia e mare, in quel conglomerato di puzzo, la testa a squadrarsi su quello zoccolo di cemento, la coperta svariata di grasso e di buchi, quei sorrisi, quelle gambe diventa• v~no nraordinariamente magnt:tici, E quando quel!.:>.roba Il diventa magnetica, l'uomo è bell'e liquefatto. Il fatto è che l'uomo rinunzia a tutto, ma a q~clla liquefazione non rinunzia. Mettilo a vivere nel deserto dell'oceano gelato, cd è come vivere sulla luna, e l'uomo ci vive; dàgli ogni giorno pasto di stoccafisso, carne salata e patate bollite, e lui manda giù ; disfatto dalla fatica, infracidito dalla pioggia, dalla nebbia, dal nevischio, inebe1ito dalla tcmpcna, dal freddo, dal pazzo rollio, buttalo a dormire in una cuccctla puu..olente e dura come un selcia.10, e lui dorme; levagli l'alcool, generoso dispensat0re di caldi sogni e di oblio, e lui sopporta, ma se gli levi la donna, lui non sopporta. Allora lui ricorre alla magia, alla fata morgana, al mantello di Mefistofele: apre la valvol;1. all'immaginazione, e l'esclusa entra. Chi entra? t Ingrid o Lona o Betty, colei che aspetta, se aspetta, nella ca.setta rossa sul /jord, dietro le tendine candide sempre fresche di niro e i vasetti di maio• lica bianca e t'ro coi patetici gcrar,i, f' secca operosa i pc.sci al sole, e le 5uc cami dolcemente sentono d'aringa affumicata e di baccalà? Eh no! con l'acqua di camomilla, il motore drll'immaginazione non marcia, e se ·. ',.) o:..: -.... ~;.''I... '•~:~~~f::~~f~~:·~-~: ·-.~-:.~.: 'I • -- ;~ ·r-~,}if.k,,.,.._,~,,,✓~- ·"""-oc -:--..... '. ,:--· :,,-;:'/;t~:;_,:•::.,~;;.:..•:. ~.~ ~ ·~~ ..... ··~•.•:{~;~~) ... :·--,.,.:.~J.!F.'-11-''<,""/-".'. ;.,~' j~.~ . mai fa poca strada. Per i grandi voli dell'immaginazione ci vogliono miscele molto forti, ed ecco allora i fantasmi delle donne astrali, delle donne abissali, delle più belle donne del mondo: i formidabili stupefacenti. Dove sono? Sono 11, a un palmo dal r.1mingo sonno, dalla esiliata compressa astinenza di lui, povero eremita acquatico, e con qu('lli l'amore per telepatia parte SÌ• curo per le trasvolate atlantiche. Cost l'ispido fetido baleniere sogna le dee dell'olimpo fragranti d'ambrosia, il sangue gli pizzica, e in sogno se le gode. .\rèm delle dispcrlte solitudini. Il puzzo scivoloso di grasso di balena mi risvegliò nella memoria un ricordo di ba• len:ere: due baleniere norvegesi che nelI' t\llantico inferocito si vedevano saltare a palla sulle onde, e dietro i ruggenti mura• glioni d'acqua precipitare e sparire: piene di carbone fino all'orlo, pareva dovessero d'attimo in attimo sboccarsi, ogni volta che tornavano su; si diceva: questa è l'ultima, e s'a,•cva il fiato grosso e il cuore strizzalo; e. mesi dop..>, le ntrovai nel porto di Dakar; finita era la campagna di pesca, erano Il a (arsi racconciare le ossa: ammaccate, scro• siate, tutte bugni e ruggine, parevano levate fresche fresche allora dal fondo del mare; e a guardare a bordo quei ciondoloni biondi che in corpo non dovevano aver più ~angue ma salamoia, 1anto maraccio avevano bauuto, e $C ne stavano riparati all'ombra delle tende, pipando e ciccando, taciturni e svagati come se quel mondo troppo vivo li intimidisse e abbagliasse, ci si scn• tiva, noi, muinaietti di traghetto. E anche quest'altro ricordo. Ero a Thor• savn, nelle Fir-OCr. (Quando farò l'inventario dei miei peccati, se il conto sarà gros· so, tornerò in quelle isole). Neri lugubri blocchi di bauho sperduti nell'oceano fri• gido; nebbie che si palpano con la mano come stoffa, lente calano, lente tentacolose si posano come il polpo sui sassi del fondo marino, e tutto affoga in quel pastone di cenere fradicia; ma una raffica di vento a filo di rasoio, gelata e vitrea, fende la nebbia, e d'un colpo la nebbia è spanata fino all'ultimo straccio; un sole, se è ora di sole, macilento e infelice si distende pieno di diffidenza sul cupo basalto, il grigio rcuma1ico delle casette un po' si rav• viva, è la febbre pomeridiana dei tisici: s'intoppa il vf'nto, l'aria torna immobile, e il coperchio di nebbione ricala, lento pesante ricala affogando isole, uomini, acque. Questo, quando tutto va bene. \fa ecco la tempesta: orrida, tremenda schi2.n1a la 1emprsta in quello scampalo sperduto di mondo. e Storm, Jtorm >, dicono; e tre• mano come naufraghi su una :zattera. Per• ché? t che pochi uomini là. muoiono in un letto: loro vita è il mare, e il mare ~ la loro morte. Storm, e ondate titaniche irrompono contro i formidabili butioni di roccia ferrigna, come mine scoppiano, fischia, ge• mc, urla spaventoso il vento artico: tutto sembra girare in un vortice implacabile di vento, acqua e forsennato clamore. Il quinto angelo dcli' Apocalisse ha sonato la tromba, e s'è aperto il pozzo dell'abisso? Se c'entri l'angelo con la tromba non so; certo, quello è un saggio di alta delinquenza.. della natura. {Nelle case stride il pianto delle donne prl' gli uomini che annegano neli3 tcmpc•ta). A Thorsa.vn, appunto, i pescatori d'aringhc e di mcrluuo avevano pescata una ba· lena. Non era una grossa baler,a, tullavia sempre una bestia di proporzioni impreuio• nanti. Giaceva in pezzi sulla banchina del porto: pezzi di carne, pezzi di grasso: carne ros.sa, grasso bianco candido come polpa di cocco, e sul grasso la pellaccia color ;,ave d.::. gue:'ra. Buttata la coda, la grande ~a, e le pinne, I pe:r.zi di carne e i pezzi di grasso erano commisti e disposti in mucchi: tutta la banchina era cosi coperta; e u11 odort: c-rudo oleoso g1 av:-va l'aria, Stava un vecchio se_duto sulla banchina: aveva c-alamaio e penna, e, accanto, tanti rettangoli di caria. Leggeva in un foglio che teneva spiegato dinanzi, poi scriveva un nome su un rettangolino di carta; un ahro vecchiardo infilava il cartellino in uno stecco, piantava lo stecco sopra uno dei mucchi di carne e grasso. I quali mucchi non erano tutti eguali, ma quale ben numeroso di pezzi, quale meno, tanto che io chiesi spiegazioni. E allora l'uomo che scriveva mi disse che nel foglio erano scritti i nomi di tutte la famiglie di Thorsavn, tutte, e d'ognuna quante persone: a ogni famiglia tocc~va un mucchio, e il mucchio era proporz1ona10 alle persone della famiglia; e c'era cosi il mucchio per il farmacista e quello per il medico, e per l'avvocato: e per il prete: il pre1e che dice le oraz.ioni a quelli che annegano nel mire, e dà. l'ac• qua benedetta a quelli che vengono nella vita e un giorno berranno anche loro l'acqua amara del mare fino a morirne. Più tardi, cominciarono a venire sulla banchina ragan:c con un secchio: ragazze scialbe, bruttine: in punta di scarpette giravano tra i mucchi di carne e grasso, lcg• gevano nei cartellini cercando il loro mucchio, riempivano il ~cchio, e via. < Ma voi siete comunisti? > domandai pieno di mcraviglìa al vecchio che aveva scritto i cartellini. U vecchio storse la bocca, gli frizzarono gli occhi dietro gli occhiali a stanghette di ruggine, rispose: cF1 ! Noi siarr:o cri.Hiani». Allora è vero che qualcuno c'è che ha dato retta a Cristo. Passò un giorno; era il mattino, e io ancora mc ne slavo intorpidito in cucccna. Il f,u:no di balena s'era int:into sfatto in odore un odore frolla10. Ma anche le sigarette i~ tasca avc\'ano preso quell'odore: fumavi, cd era come succhiare un fanone appena cavato dalla bocca della balena. Tutt'a un tratto, sentii che qualcosa si rimoveva in coperta; un rimescolio di paui sopra la mia testa. Andiamo a vedere. Le masse cencrosc di nebbia s'erano torno tomo spalancale; nel vuoto di chiarità uno spazio di mare respirava quieto e lumacoso in una luce macera, quella luce di lassù che geme muffa o, .se è in buona piomba dal ciclo a coltellate; e voli di gabbiani, gabbianacci rissosi con ali d'aqui• la, che si aggrovi.gliavano stridendo, cigolando come vecchie carrucole. Gli uomini avevano smesso quelle loro facce da guardie del patibolo: con aria ancor tesa e violenta, sl, ma ripuHta e addomesticata, scrutavano l'immobilità bonacciona delle acque. 11 mio primo pensiero, giungendo in co• pena, fu questo: qui c'è la balena; e il cuore mi si diede a scintillare. "Domandai a uno: e Che succede? >. e Hualfisk, balena>. Ci siamo, è lei ; e il cuore mi ri.se sonoro nel petto. Ero salvo; come quella stanga di ghiaccio del signor Anderscn lo viene a sapere, mi manda un telegramma di congratulazioni; e sùbito vidi il ricordo di mc, di mc poriafortuna di trasecolante potenza, ira.mandato nei sonnolenti racconti dei balenieri. Mi misi anch'io a scrutare intcnsamcn1e l'acqua-. Senza una grinta era l'acqua, neanche un tremolio, un ricciolino di spuma; tutta liscia come una coscia: una vergini1à sdraiata e mogia che proprio non faceva credere d'averci sotto nicn1emeoo che una • balena. Però la balena non si vede. I pea• sieri mi cominciarono a nereggiare. e Ma la balena dov'è? > chies.i trepidante a un baleniere che aveva un faccione macchiettato gialloverde come una frittata col prezzemolo e, aguatando a tutt'occhi il m"ire, dalle lablJra dolcissimamente sbavava broda di cicca. e E chi lo sa dov'è! >. Sta a vedere che la balena è scappata; peggio che non averla vista per niente: ora chi mi salva più? e Ma cosi fa, la balena >, seguitò la faccia di frittata, e sempre cosl. La vedi Il, va sotto, rispunta Il, sotto ancora; pensi: il suo cammino è quello, vuol dire che verri fuori 1:iggiù ; aspetti, pianti gli occhi laggiù, ora viene fuori, e senti infatti la ve• detta gridare che la balena è in vista, ma dov'è? è alle tue spalle, o addirittura è• tornata indietro, là al preciso punto di prima• Andavamo adagissimo, in un silenzio sospeso: come avan:r.are in caccia nella giungla. Tutti gli occhi sgranati sul mare, ma il mare non dava segno di vita, vi sembrava caduta sopra la polvere. La mia attenzione si fissò sul ramponiere, ·• prua. Un uomo poderoso: spalle ad armadio, berretto turchino da sciatore, ca* sacca di panno turchino; e la faccia avcv~. come in('atramata, ma era la densa ncr'a. barba. S'ergeva nella ,ua mole dietro il cam1<;nc: corto e tozzo, il cannone portava nella bocca il rampone con le sue quattro \ taglienti ali d'acciaio; dal gambo del rampone pendeva un grosso cavo e sulla prua lunghissimo s'abbisciava. Il cannone stava fermo, ma la testa dell'uomo si volgeva, lentamente ca~tclosamcnte si volgeva in esplorazione del mare. D'improvviso un grido cadde dall'alto, travcrsè l'aria: cHavhirvel den ucien, un vortice laggiù!> . Guardai in su: chi grida? Ha gridato la vedetta dalla coff:,., detta e nido delle cornacchie >. Il braccio della vedetta era disteso verso un punto del mare: nella direzione del braccio tutti gli sguardi s'affissavano. Ecco la coda, proprio la coda della balena: eccola là., tutta. fuori detrae.qua, eretta, enorme; e ora anche il dorso della balena emerge, lucido, nerazzurro: pare un sommcri:i:ibilc in affioramento. Il cuore mi piglia fuoco come un raz• zo t. bello poter dire a se stesso: e ora amm.aniamo >. t poi, andare ad ammazzare I. baiena, quel bestione che sad :I meno cento tonnellate! Mi sento co · Ercole che va nella valle nemea a nro:izare rr Icono. e Gaa frem /or /11.ldkraft, a·,r.nti a tutta forza!>. Ora l'Undine corre, vibra, erutta un nuvolooe nero dal fumaiolo. Che diStan:r.a ci sarà tra noi e la balena? cinquecento, Jei• cento metri? Però la balena non si vede più, cio~ si vede appena un ritaglio di coda, un triangolo sfuggente da cui nascono due filoni di scia. Ma anche il triangolo di coda scompare, i filoni d'acqua schiumos:,. sfumano, l'acqua si riaddormenta. Adesso la testa del ramponiere dc\·e risol1;cre queno difficile problema: dove, a quale diitan:r.a riemergerà la balena? Ma è come giocare alla morra. Balza repentino un grido dalla coffa: e Blaa1t /orut, soffio :,.l largo! ». Dal mare balz.a un getto di vajiore: aho, effervescente, sen1bra acqua di sel:r.. Una bella ai1rett,.* Sùbito si dissipa. La balena. La balena è di prua, a quattro, cinquecenlo metri dalla prua. Un altro soffione scaturisce, sale, si dissolve. Corriamo a tutta forza addosso alla balena. Ma la distanza non diminuisce, anzi mi pare che aumenti, La balena infatti s'allontana, fila veloce verso il largo. Facce scure, sempre pii>. scure e scompigliate intorno a me. Alzo gli occhi al ponte: kap· tein Jacobsen è tutto proteso dal parapetto del oonte, le braccia tese come se voglia afferrare con le mani la fugace balena. La sua faccia mi desta sincera eompnuione. Ma ecco che la balena risoffia, e il sorfi.o è pii>. vicino. Che avviene? La balena ha cambiato roml; la balena si avvicina. « StOt batbord ! >, grida il ramponiere: e niente a sinistra! >. li ramponiere s•~ ci..rvato dietro il cannone, gambe aperte ginocchi piegati: fa rotare il cannone, ada: gio adagio; mira. li suo viso ora è tutto lensione di sguardo; corpo irrigidito a so• stenerc quella fissità calamitata dello sguardo. VITTORIO G. ROSSI (continua)

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