~[aC0~~2~CO~l! Novella di M. Zòscen~o TREPIHALOV, impiegato statale, si era M:"mpre distinto per il suo carattere imran$igentc. Egli spesso soleva dire : Compagni. io non. sopporto nessun protczioni-.mo. Di mc, nc:.suno può dire ch'io faccia preferenze in ciò che concerne il mio ufficio. Disprezzo il nepotismo>. Quc"te sue parole corrispondevano perfettamente alla verità : non aveva ma1 protetto nessuno, infatti, e tutti lodavano il carattere intransigente e l'alto sentimento del dovere che animavar-o il compagno Trepihalov. e Compagno Trepihalov >, gli dis~ un giorno un membro del Governo, e oggi sarete nominato direttore dcll'ammini~trazion(' di Kosolupov. Partite subito e tisolvete, nel minor tempo possibile, tutti quei problemi che troverete insoluti. Speriamo molto in \'Oi. So che ..iete un uomo dal pugno di ferro, e che ci possiamo fidare di voi meglio che di noi stessi. Vi prego, dunque, affrettatevi a partire». Trtpihalov s'inchinò. e: Non datevi pensiero, compagno del Governo:,,, esclamò. « Trepihalov non "i darà. mai né seccature, né imbarazzi. Spero di poter risolvere ogni questione con la mia rigoro~a severità. Non ho mai favorito né parenti, né amici. , « t vero», pensava Trepih~lov mentre si avvicinava alla sua nuova sede, la città di Kosolupov, « qui \Ono nato cd ho vissuto fino a vent'anni. Come ho potuto dimenticare tutto ciò? E, se ben rammento, qui conto anche un gran numero di parenti. Ma nulla potrà mai farmi ,.muovere dai miei propositi. Si accorgeranno come io so andare fino in fondo, quando mi si affi-- da un compito ,. Il treno entrò lentamente nella stazione e si fermò. L'atrio era pieno di gente acclamante. Sopra la marca ondeggiante delle teste, sventolavano numerose bandiere e cartelloni con le ¼:ritte: « Che tu sia il benvenuto, o figlio del nostro paese! »; « Parenti e amici salutano affettuosamente il comp;,gno Trepihalov! >. Quando Trepihalov aprì la porta del ,uo vagone, un coro di « evviva > tuo• nanti \Cosse le fondamenta della stazione. Il festeggiato avrebbe voluto ~fuggire in fr,·tta a tanta folla osannante. ma s'accorse che ormai era troppo tardi. Decine di mani eta.vano già tese verso di lui da tutte le parti, co,;;ì ..:.hct:~li non riu~ì a ~trin('rf'rnC ncp1Jurc una. Gli < e\'vi\•a > eche~giav:mo nella ..i.1zionc. Trcpihalov ~i staccò dal caloro'-:0 abbraccio di un vecchio e liberò una gamba dalla caretta di un piccino di tre .1.nni, vestito alla marinara. Poi riuscì finalmente a fuggire. ~(a i parenti si affrettarono ad jn.,eguirlo. Saltò in una carrozza, era an,a"lte. e Va più prçsto che puoi», dis~ al cocchiere. E il cocchiere frustò il cavallo che parti al galoppo. Ad un tratto, quando erano già un po' di.stanti dal baccano, il cocchiere si voltò e di~e leziosamente : « A dire il \'Cro. non ti sci mica c.'\mbiato da quando sei andato via1 Giovannino! L'unica differenza, sono i baffetti che ti ~ci b~ciati crc~ccre ... ». « Che? ... Chi sei tu?» borbottò Trcpih,1lov risentito. « Come, non conosci più lo zio? ... Il fratello di tua m:idre? ... > di~ il cocchiere evidentemente sorpreso e seccato da tale dimenticanza. « Io sorio lo zio Lagienk~, figlio del vecchio Cosimo. Sono già molti anni che faccio il cocchiere cd hQ pensato sempre che se il mio nipote torna a Kosolupov per trascorrt."re nel suo paese natio gli anni della sua vecchiaia ... ,. <Ferma!» urlò Trepihalov, « fermJ. qui!>. Questo incontro lo aveva fortemente irritato. Scese dalla carrozza e proseguì a pìedi. ~fa il cocchiere, con un grande rispetto, guidò lentamente il cavallo dietro a lui. Arrivò all'albergo. Qui altra gente lo aspettava. Improvvisamente si sentì abbracciare di sorpresa da qualcuno. « Nonnino! » si udì gridare una voce. « )1:arnmina, corri a salutare il tuo cu~ino di città ,. Trcpihalov bestemmiò pieno di bile, colpi con un pugno il giovane che lo aveva abbracciato, e se ne scappò in strada. Trascorreva le notti nel suo ufficio, sdraiato sulla scrivania, coperto da fogli di carta assorbente, con la cappotta della macchina da ..crivcre sotto la testa. Non osava uscire. Davanti alle porte e davanti alle finestre sostavano di continuo i suoi parenti, e di notte il cocchiere Lagienko faceva larghi giri con la sua carrozza davanti alla casa. Ogni eiomo gli giungevano pacchi di lettere in cui gli venivano mossi rimproveri d'ogni sorta: « Ti dovresti vergognare, Giovannino! e questo il modo di comportarsi con una vecchia zia? Una cosa simile può forla ~lo un uomo ~nza cuore! i\faJ. grado tutto, io non sono adirata contro mio nipote. Nemmeno le mie due fì~lic Tusic'laja e Tunic'ka ne sono offe.c;e. Esse sanno scri"crc assai bene a mac1.,,hir:.1 1~ imparano anche l'inglese. Tua zia Raissa MC!amed >. Un'altra lettera diceva: « Gianncttino, non C!-~r ..ciocco. Non troverai mai pii, un segretario migliore di Griscia. Ricordati che eccellenti amici eravamo da giovani? Tuo zio Alessandro,. Cn altro gli scriveva: « Compagno Trepihalov! Vi ricordate certamente del t•mpo in cui eravate studente; quel tempo lo tra,corremmo insieme. Ecco giunta. alfinc, l'occa\ione di dimostrarmi la Vo,tra amicizia. Or.1 sono libero e sa• rei disposto ad accettare un posto di fiducia. Il Vostro sincero amico A. Podmi5c'nikov >. Trepihalov soffriva spaventosamente. « Qui bisogna vincere o morire! > diceva spesso tra sé. « Compagno Trcpihalov >, gli disse un ~iomo il capocontabile, « sarebbe necessario assumere un impiegato per la contabilità. Che ne dite? ». « Soltanto attraverso l'ufficio di collocameuto », rispose Trepihalov. Il giorno dopo, il capocontabilie disse: « L'ufficio di collocamento ci ha mandato l'impiegato che è già entrato in servizio». « Forse sarà capace! » disse Trepihalov, sorridendo ai suoi parenti che stavano davanti alla casa. Da quel momento egli riacquistò in parte la fiducia in sé stesso. ~fa un giorno, leggendo un giornale, scattò improvvisamente. Gli erano cadute sotto S!'li occhi le se~enti parole: « In quanto al protezionismo, da noi si sono verificati dei casi gravissimi. Il noto dirigente Trepihalov ha assunto, per csemr.,io1 in questi ~forni, come impiegato, nell'amministrazione da lui diretta, persino il proprio figliolo. Bisognerebbe impedire d'ora innanzi casi simili». Trepihalov cacciò le mani fra i capelli. « Chiamatemi quel nuovo impiegato! > gridò furibondo. Il giovane entrò. « Per caso, saresti tu mio figlio?> gli gridò in faccia. , e Sì, babbo. Almeno co~ì si dice. Nacqui poco dopo che voi lasciaste questo luogo». Trepihalov perdette i ~cnsi. Quando, poco dopo questo fatto, Trcpihalov lasciò Kosolupov, nemmeno uno di tutti i suoi parenti si trovò alla stazione. MICHELE ZOSCENKO (Tradu{io,ie dal russo dt A. M.) Midt.ele ,(ose4n.ko t uno fra i più ufo, novellieri ,uui contemporanei. La Jua produi,one è vaJt1uima; i Juoi raaonti, per lo più brtt11, sono una sotira dei co1tumi societici. Dopo aver appartenuto al 1,uppo di que1li Jcrittori che, p,r non essere istriUi al partilo, venivano tollerali, etli 011i , acnuato di di,fartismo dal sindacato dt.tli autori bolsc,uichi. La sua auivitJ pul> du:nque considerarn pubbl1camcnlt uuala &~~~~~~~~~~~~~~~__\\P~~~~ LITTIIA( - IL VE-RO- - . -: f PIANETDAELLAFORTUNA i Aplnnu,, luglio ~ -----<1>------ >@ ~ f Sta btne : gliene sono molto grato. Io mi 1 '.Vtrovo da un giorno ad Agrigento, patria di ~- :~ :i~ig~it~à~an::i 1 :; ~~ 0 !~u:,p%:1~:m~ll:u{i ~ ~ :~:::/h~ b~~i~~a ~;'c~n: P~:;1t~d!i:i~t::a): ~• .A.~•:,i•,.1.1,-=.~-:.;; f ~~~osgta~:~~~ ~ala~a~~t:c:~~~:b~ac :~r~ ~ ~ gliarc a una di quelle costruzioni che i ~ ~ bambini a letto si combinano sulle gambe ?l ' e i piedi. Le piazze, tutte in pendenza, ~ -,@ paiono in procinto di scivolare cd entrare ~ ~~~~a1':. 1}:~I~; ;a::o,v~~~eto~n:v~ct~~~; ~ ~ e ricadono nel punto da cui s'erano par• ~ ~ tite; le sca)jnatc abbandonano il viandante ,><J ,4 sul più ~Ilo, come pentite di averlo fa1to ;:? ~ :~:e :;p:~tr:~er~c~~i:o;i~~:~~i~t~o ci~:~:: ~ ~ ~:~~~~;n~~d;~;!~~~ ::~t:;~•:~~;cl;•cì;:: ~· ~ !e~~:u~: eu;hi:~~:t: ~~~a:::: ~~:t;i~n: ~ ~ ~~a p;~~:ra· au:,arp~:;:asu u;:n,:t~~~;go1C:::: ~ ~ in procinto di regolarizzarsi in modo estrc- ~ j~-~~ '4 mo e diventare un che di unico, soffia dal ,J ~:• mare un bclliuimo vento. Il quale, dopo ~ ... aver percorso di galoppo una larga e stu• penda passeggiata.,che gli agrigentini nuovi ~ ,~ ~:~;ost~;~~~!~~ :asli ~:~~r:elia~::r~!~~;~:: ~I GIOV.'ANOTTO \@ in tut1i gli spigoli e le cantonate che la ~ [ ~ città gli para davanti Ferito a morte, quel ?;7' ~ vento marino esce dalla parte dei monti ~I !~: e si perde sui campi di grano. ~ V• •[ p f' J lJ'A f l Somgl;a tanta ;rr,golarità, dall'alto d,I • ecco I I ronos ICO ae s roogo ciclo, e precisamente dallo zenit, come il ~Jcf~f 8 t~ai~cri:~ ~:t:~:, 1/:::~ra d;:t~: > Fra non molto un inaspettato cambiamento avverrà nell'esi5tenza di quan10 si creda, essendo in ques1i giorni vostrn. Dal tipo serio e mugone che siete, diventerete improv- ~: tutta la ciuà occupata a far le lodi di un giovane usai corte&cla cui ca.rriera po- > visamente allegro e gioviale e la vita vi apparirà non più nera ~~i~~n:~o~c:~: s;,~n~~;f:; ;i:m1 ~n~u0c~n;~ > ma rosea, in quanto che avrete comprato il numero 5 7 di e capisco perché: il dramma di Pirand,.llo è di natura affa110femminile, e in quest'ultima parola, almeno per ire quarti, dev'es• sue compreso l'eterno femminino siciliano. Una signora, molto grar.iosa, fu, due mesi addietro, a tal punto invasata daglì spiriti pirandelliani che dimcnticb chi fosse lei, di chi fossero i suoi figli, come si chiama.ne la città che abitava, e chi le avesse con• dotto in casa quell'uomo Castidio$0 che tu11i le attribuivano come marito. Io visi1ai la signora, cd ebbi l'imprcuione che il suo caso fosse dubbio e libresco. ~folte ba11ute di lei mi parvero cercate con la memoria e ripetute malamente. Nella sua indifferenza verso il figlio, ella portava una esagerazione che nascondeva la paura. Del resto, il marito risolvette la cosa con la sapienza di Salomone: prese il figlio per le-gam~11c e minacciò di romperlo in due. La signora gridò: e: Figlio mio! >, svenne, rinvenne e promise di allattare il sccondo- ~tnito che, in quel momento, si trovava a halh in un \Ohborgovicino. Tutti sanno che, a pochi chilometri dalla città, si 1rova un mirabile tempio greco, presso il quale, in maggio, Ninchi ha recitato il Ciclope di Euripide. Ma pochi sanno che, in un'altura, è costruito il più grande manicomio della Sicilia, uno dei più grandi d'Europa. Un giorno, questo manicomio accoglieva tutti indistinu.m~ntc i p.t:ui della mia Isola, i quali si distin• guono dagli altri per il fatto che la loro pazzia è dovuta a quel tanto di genio greco che riesce a $0pravvivcn: e che, vedendosi $0praffat10 dagli clementi arabi, normanni, svevi, angioini, spagnoli, per non cedere a questi spregevoli nemici, appicca il Cuoco alla mente tutta e manda se stesso e gli altri splendidamente alla malora. Una poesia disperata cd eroica è nascosta in tali forme di pazzia. Chi avrebbe dovuto es~r poeta, e non ha potuto, diventa pazzo. Io mi tolgo il cappello, ogni volta che vedo passare uno di questi uomini con gli occhi sbarrati, parlando col pollice, l'indice e il medio che egli tiene davanti a sé, all'a). tcu.a di una testa d'amico. li manicomio è oggidl semidcscrto, per• ché l'alto costo delle sue rette mensili ha convinto le province contigue a mandare i propri pani a Mcuina e a Palermo, nonostante la riconosciuta inferiorità di questi ultimi manicomi rispetto al primo. I pazzi, mi dicono, son come le galline: vogliono stare insieme, hanno bisogno d'in• contrarsi, quasi di strofinare continuamente l'una mania con l'altra in modo che mai si spengano e sempre scintillino; soli, p«:r• dono ogni vitalità. Un avvocato mi racconta di non aver visto nulla che superi in malinconia queste figure di poveri disunnati erranti per i corridoi deserti, e incerti persino di aprire una porta, tanto li impaurisce il pensiero che, dietro quella porta, non ci sia nessuno. Un tempo invece (tc.-mpoal quale si tornerà presto, grnic alle cure del prdctto, uomo pieno di qualità, che sta pensando di !ar abbassare le rette e restituire cosl al manicomio l'antica frequenza), un tempo, i pani erano oltrc:- modo numerosi e distribuiti, secondo la loro idea fissa, in gruppi e quartieri che somigliavano a Nazioni. C'era, in uno di questi quartieri, il gruppo degl'invcntori, quasi tutti del moto perpetuo; in un altro, qudlo dt'i Napoleonidi; in un altro, quello degli dei. Fra quartiere e quartiere, covava la guerra, ma non accadde mai che scoppiasse. Accadde invc.-cce, sempre, che tutti vivessero, se non con allegria, con molto fervore, traendo c.iascuno ispirazione dall'altro, e raffon.ando ciascun gruppo, in comr;uto con l'altro, i propri cara11eri. E ptr quanto i cittadini di Agrigento stimassc-ro che, vicino alle loro case, contenenti pochf' diccine di migliaia di abitanti, migliaia di pazzi erano troppi, e temessero la sortita irreparabile di tanta misera gente, in una di quelle notti d'estate che il troppo caldo tiene desii anche i pau.i e accese le lampade delle loro c:elle, non accadde mai che, nei quartieri di quella penosa città, si pensasse di abbattere i cancelli... Il tem. pio, presso il quale è stato rappresentato il Ciclop,, si chìama della Concordia, e fu couruito fra il 450 e il 430 a C., un secolo e mezzo dopo la fondazione della città, che (u la più giovane delle colonie greche. i>artirò questa sera da Agrigento e spero di csst'r prt'slo a Roma. Moravia, prima di partire per la Cina, mi promise di rega1.;.rOlÌun cane. di rana.. La prego di raccorr.;1ndargli, nel caso che sia tornato e J,.j io veda, che non mi dimentichi Cordialmente HTALIANO BRANCATI j BERTOLDO IN VENDITA DA VENERDl 16 numero speciale a 8 PAGINE E A COLORI in occasione del primo anniversario del!' ormai celebre giornale umorutico. Dopo averlo letto diverrete allabile con tutti, perdonerete ai vostri nemici e vivrete felice e contento fino aU'età di 99 anni. MO DADORI segnala una novità ne "I libri Verdi" CESCO TOMASELLI LJEAVVENTURJE 1EROICH1E 1915-,;1936 ' E il libro del sangue freddo, dell'audacia che osa, del coraggio che persevera. I casi, che l'autore ha desunto dalle lebbra dei prota!,{oni<iti,appartengono 111 tempo di guerra e al tempo di pace: infetti troviamo Luigi Rizzo che affonda le •Sento Stefano-, Denti di Pirajno appeso capovolto a un dirigibile nel cielo di Londra, 11 racconto medito dcll'odissee di Meriano e Zappi sul pack, il decollo d1 Bolame, e via discorrendo fino ali' eroismo del Maggiore Criniti, la medaglia d'oro di VOLUME DI 252 PAGINE CON 32 TAVOLE FUORI TESTO E UNA CARTA Lire 10 In alto: Una fase ddl'afforidamento delta ,Santo Stefano•. In basso : Denti di Pirajno ntl 1110 •naufragio all'1,1sù•. Dc.mbeguinà, ed all'arditissima impresa aerea d1 Galeazzo Ciano, alla vi. gihe della presa di Addis Abeba. Gli episodi, uno pill emozionante dell'eltro trasportano il lettore ora a quattromila metri, nel pieno di una battaglia aerea: ora m fondo 111 mare, dentro la carcassa di un bestimento silurato, ora nel Veneto invaso durente la batteglia del Piave, ora sulla banchisa polare. Sono lettur~ ~hc evvincono, scuotono, ma lascieno l'animo lieto, perché finiscono bene. Infatti 1 protegonisti sono tutti viventi: e questa è un'altra peculiarità dell'opera. ...
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