Omnibus - anno I - n. 16 - 17 luglio 1937

BI ON OCCORRONO particolari indagini per intendere immediatamente lo spirito che ha animato e guidato la Commissione d'inchiesta che il Governo Inglese nominò nel novembre 1936 in seguito ai cruenti torbidi che avevano tenuto, per quui un anno, in subbuglio la Palestina. La Commissione presieduta da Lord Peci ha riassunto le sue conclusioni in una relazione che il Governo britannico ha fatto propria e ha presentato al Parlamento perché sia discussa, approvatJ e sottoposta poi all'approvazione dcfiniti,,a della Società delle Xazioni. Trattandosi di un '\llandato, l'Tnghiltcrra non può decidere dei provvedimenti che non riscuotano il suffragio dell'istituto che l'ha designata mandataria. In perfetta conformità con la trodizionale politica britannica in territorio di colonia e di controllo, la relazione della Commissione ha perpetuato, se non proprio accentuato, in territorio palestinese quei dissensi e quelle rivalità che consentono alla sua egemonia annata di dire sempre l'uhima parola. Di questo metodo l'lndb offrì in ogni tempo il campo sperimentale per eccellenza. f:: una novità che il predominio britannico si asside arbitro e sovrano sulle rivalità irreconciliabilì di hinduisti e di musulmani? Gli ottanta milioni di musulmani disseminati nella penisola indiana non sono stati sempre uno strumento prezioso nelle mani dell'Impero britannico per esercitare su tutto il paese e su tutta la sterminata popolazione di oltre trecento milioni di indiani il suo potere assoluto? Nessun dubbio che l'Inghilterra si prepara a rinnovare l'esperimento nella Palestina. Vi riuscirà? Se il territorio è straordinariamente più angu.sto, le passioni appaiono tanto più pericolose in quanto alle spalle della popolazione arabica in Palestina è tutta la cornice degli Stati arabi in fermento, mentre i sionisti sembrano risoluti a difendere strenuamente i loro diritti acquìsiti. LA NUOVA SINGAPORE Le dichiarazioni dei rappresentanti degli uni e degli altri non la-.ciano dubbi al riguardo. Proprio ieri, il segretario dell'Alto Comitato arabo Fuad Saba dichiarava esplicitamente:, La Palestina è il centro religioso, commerciale, strategico del~ l'intero mondo arabo e nessun arabo permetterà mai a qualsiasi comunità d'altra razza o religione di controllarne le coste •. .\uni Dey Abdulk'ldi ha rincalzato:• Se le voci di una dh,isione della Palestina risulteranno esatte, la questione araba di questo paese dovrà essere affrontata con molta maggiore serietà di quel che non lo sia stato fino ad oggi,. Dal canto suo, un autorevole orgJno sionista, lo Haya,-den,ha minacciato: • Abbi,mo aperto gli occhi. Comprendiamo tutto e abbiamo tagliato i , incoli che ci legavano al carro del Colonia/ ùfriu di Londra. Gli ebrei sono pronti a versare il loro sangue fino all'ultima gocci.i, nella guerra dj difesa della loro ultima speranza. L' r nghilterra deve meditare sulle possibili conseguenze di una delusione inAitta a quattrocentomila ebrei della Palestina ed a sedici milioni di ebrei al di fuori di questo paese. Lo Stato ebraico sar-à costitujto sulle due sponde del Giordano. L'unica cosa che rimane da vedere è se esso sorgerà con il suo consenso o contro la sua ,·olontà •· La queiuione si fa difficile. Del reMo, a prescindere da ogni considerazione di natura extm politica, l'interesse per il territorio palestinese è cosa del tutto indipendente dalla volontà e dal capriccio degli uomini. €. legato, piuttosto, alla configurazione fisica del vicino Oriente e alla posizione delraltopiano gerosolimitano gettato, come un ponte, fra la pressione etnica scendente dal bacino mesopotamico ,·erso il mezzogiorno e verso il mare e l'altra risalente dall'Egitto verso ;a Siria. Nell'equilibrio grandioso della civiltà mediterranea, il primato spettò all'Occidente. E quando i regni successori di Alessandro Magno si disfecero nelle. ri"alità e nel corrompimento, Roma raccoglieva a levante l'antica consegna che imponeva l'unificazione in una superiore civiltà di tutte le genti rivierasche del Mare r,Ostrum. Fra la Siria e la :\lesopotamia, Roma difese per secoli la civiltà mediterranea dalla minaccia dei Parti e dei Sassanidi. Le coste siro-fcnicie e palestinesi furono costantemente. dall'epoca di Pompeo, la linea gelosa e delicata, da cui si irrag~iò Ja penetrazione romana a Levante. L'importanz..i della Palestina è tutt'altro che affo.!,·olita nella tecnica moderna e nella funzione politica del "icino Oriente. Se all'indomani della campaJlna di Pompeo in Palestina del 63 av. Cr. si avverti il bisogno di tr.tsformare la vecchia torre di Strabone nd s;::r.tndeporto che fu Cesarea, oi:c~•. per l'utilizzazi<>ne del petrolio di .\lossul, il porto d1 Haifa, poco più al nord, dovrebbe a','lurgerc, nella pre\'i,_ione dcll'Inghiltara, alla efficienza di una Sin- .'(apore del \Icditerranco. Si comprende perfettamente come la prcoccupazionc più ,·i"a dcll')nj{hiherra c. di rimbalzo, dei Cummis~ari i.:he hanno lavor,1to sotto hl presidenza di Lord Peel, sia stata quella di non far correre ad llaifa nessuna alea rischiosa. Come si vede, di fronte alla relazione d'inchiesta, occorre la massima attenzione e la massima serenità se si vogliono com• prendere le ragioni più profonde della politica britannica in Oriente, mentre si prepara una radicale trasformazione del mandato, e dalla ;\lesopotamia a Kabul, con l'incoraggiamento di Ankara, si sta stringendo un Patto asiatico che potrebbe rappresentare una risurrezione islamica di tipo statale del tutto moderno. LE MIRE DI BALFOUR La famosa dichiartwone di Lord Dalfour sulla home nazionale ebraica in Palestina, del 2 novembre 1917, usci da una complessa combinazione diplomatica. Quando, sulla fine del 1916, il Balfour fu inviato in missione :-agli Stati Uniti, i suoi più proficui rapponi furono qud11 reni con le grandi banche isr.1clitiche di Ne,, York. Si convenne allora, con una specie di gentlnnen's ag,-ument, che l'aha Banca avrebbe spiegato tutta la forte azione di cui disponeva presso la stampa, per preparare l'opinione pubblica ad una diretta partecipazione degli Stati Uniti alla guerra. A vittoria conseguita, gli alleati avrebbero instaurato in Palestina il • focolare nazionale• per gli ebrei. La dichiarazione Aalfour fu seguita da dichiardzioni analoghe di Pichon e di Orlando. Il patto era stipulato. La vittoria, conscguit:l mercé il concorso americano, creava per gli alleati un onere e un impegno indeclinabili. Il sogno di I lerzl, di 0en Jehuda, di Zangwill. di Xord,1u, di \Veizmann e di Sokolow otteneva, dal groviglio diplomatico determinato dalle sorti oscillanti della grande guerra, inattese e imprevedibili pos-,ibilità di sollecita attuazione. A che cosa, esattamente, aveva mirato e si era impegnata l'Inghilterra con la dichiarazione Balfour? Come si er.1 proposta di disciplinare la coabitazione di ebrei e di arabi nel medesimo territorio palestinese? Previde essa fin dal principio tutte le vastis~ime ripercussioni della sua iniziati\'a? E lo sfondo su cui veniva a pro- ~pettansi e ad ÌO'Jt•rin,i la politica sua, nelle apparenze filosionista. non è stato profondamente alterato dai nuovi avvenimenti nel ,•icino Oriente? Quesiti grnvi, cui occorre rispondere, se si vuole comprendere l'antefatto che ha portato all'inchiesta e intravedere l'indomani, tutt'altro che sereno, della Palestina. Il mandato britannico in Palestina fu calorosamente caldeg'l'.iato dall'opinione israelitica e dai giornali consacrati alla propaganda sionistica. Questi sostennero a spada tratta che a favore del mandato britannico militavano circostanze di molto rilievo. Due sopra tutte: il Regno Unito era la più esperta fra le potenze colonizzatrici e il Paese nel quale l'antisemitismo era più raro che allrove. La Franci11, che da secoli in Oriente spiega un'azione di potenza cattolica; che deve agli elementi cristiani il più e il meglio della sua azione culturale e politica in quelli che furono i territori dell'Impero ottomano, non poteva, in pratica, sobbarcarsi all'onere di tentare il difficile esperimento dell'emigrazione sionistica nella vecchia • terra promessa•· Non esercitò quindi alcuna pressione per farsi aggiudicare il mandato palestinese. Donde una prima conseguenza perniciosa: la divisione dell'unità politica della Siria-Palestina in due diversi mandati. ).l'ei lontani tempi biblici la separazione del Regno del ::'-;ordda quello del Sud fu, sotto ogni punto di ,·ìsta, fatale ad Israele. Non si sareblx: avuta, con la scissione, una ripresa di quellz. lotta fr.t Israele e Ismaele che riempie di ricordi epici l'età patriarcale? In ogni caso bisogna ben distinguere gli elementi di cui si compone l'attuale popofa?ionc paleMinese. Lo stesso clcm.;nto ebraico non è omogeneo. Ci sono, prima di tutto, 1 residui dell'antica popolazione giudaica rimasti in Palestina dall'epoca della prima istallazione in <.:anaan o tornatiYi dopo la cattività babilonese. Si tratta di residui che nel con;o dei secoli sono riusciti a sopravvivere a una serie così svariata di dominazioni successive, solo a prezzo di umiltà, di ingegnosità, di miseria e di dolore. Si tr".J.tta di elementi del tutto orientali, il livello di "ita dei quali è pari a quello degli arabi coi quali vivono in buoni rapporti. Costoro accolsero con molta soddisfazione la presen7.a dell'lnghiltcrr.l, garante di sicurezza e di normalità. :\la per quanto riguarda il flusso dei loro correligionari europei era tutt'altra cosa. L'eventuale, prevedibile reazione araba, non avrebbe compromesso anche la loro tranquillità? Tanto più che i sopravvenienti non ,c:-iungevano per allinearsi con i vecchi contingcnli giudaici. macerati da millenni di rasse,2nazionc e di fede, ma ,·cnivano ad occupare la terra della loro nuova speranza mcssi,\nica con una coscìcnza fin troppo alta delle loro capacità e dei loro dintti ,·on tutti, d'altra partc, nc-ll'ammini-.trazione hritannit.:a i.i crano formati la medl· ·ima concl·zionc della dichi.trazione Baifour. Se il suo testo ufficiale lasciava inviolati e invioltlbili tutti i preesistenti diritti degli arabi e, più genericamente, di tutte le popolazioni residenti nel territorio, in pratica i funzionari e parecchi interpreti del documento dimenticarono non pochi essenziali particolari di fatto. Questo ad esempio: che ritirandosi dalla Palestina, i turchi non avevano lasciato alle loro spalle territori spopolati e che ad Israele non era stata promessa una Patria, mrt solamente un • focolare nnionale •· ln\'eCe proprio Churchill dicem nel libro bia,uo, pubblicato dopo i massacri del 1()29, che • l'israelita non è in Palestina in virtù di un atto di tolleranza, ma in nome di un autentico diritto "· Questo a Londra. Sul posto, non mancarono burocrati che avvertirono subito la minaccia al predominio britannico costituita dalla prospera emigrazione sionistica, e facendo largamente uso di quella tattica dissolvitrice delle forze locali, in cui l'Inghilterra è maestra, versarono molta acqua negli iniziali entusiasmi filosionistici. Gli inglesi - tale 11 loro segreto pensiero - potevano mostrare la migliore volontà nell'accogliere in Palestina numerosi gruppi di ebrei, ma dovevano ben guardarsi dal favorire senza riserve l'instnllazione di un popolo europeo, capace di contendere all'Tmpero il governo e l'amministrazione del paese. L', INTELLIGENCE SERVICE, A Londra, le istruzioni del Governo potevano anche rappresentare la traduzione pratica della dichiarazione Balfour, ma ;,, loco qlleste iS1ruzioni furono spesso snaturate o eseguite senza buona volontà e senza fervore. Anche quando l'Alto Commissario fu apertamente favorevole alle aspirazioni sionistiche, come Sir Samuel, non giunse mai a farsi obbedire. T funzionari provenienti dall'Egitto erano spesso accompagnati da subalterni siriani, libanesi, maltesi, al ~aspetto dei quali, specie subito dopo la rivoluzione russa, ogni ISRAELEZANOWILL,1po1tolo dtl SlooJ,mo ebreo era sinonimo di bolsce,·ico. Gli ufficiali dell'lntdliRenu Serviu, guadagnati per conto loro al miraggio grandioso dell'Impero arabo, badarono molto più a non urtare gli indigeni musulmani che a fa\'orire i coloni israeliti. Quando a Gerusalemme o a Tcl-Aviv s'interrogano i dirigenti del mo"·imento sionista, si può facilmente indo,·inare, attraverso le più prudenti reticenze, che, a loro giudizio, i funzionari britannici sono rei di un metodico sabotaggio a danno del sionismo. Più di una volta intese amichevoli furono abbozzate dai capi sionisti con gli arabi. Ed ogni volta misteriose influenze le mandavano a monte. Fra arabi ed ebrei i funzionari britannici non si contentarono di tenere in bilico la bilancia, ma favorirono nettamente l'elemento musulmano, cercando di rallentare l'afflusso dei coloni ebrci. L'attel{i:,i:iamento anzi di qualcuno di loro fece credcre agli arabi che l'amministrazione non si sarebbe gran che allarmata, se agli ebrei si fosse reso il soggiorno difficile, fino ad annullare questa suprema prova del sionismo. I fatti parevano confermare queste impressioni ~::: ~7:st~:c;~i d~~r~~:o, c~~~eac~~!t;S,?!i lavori forzati. \la quasi rutti furono amnistiati pochi mesi dopo. Lno di essi, lladj Amine cl llusseini, fu, all'età di ventisei anni, nominato gran mufti cd occupa ancora la carica che fa di lu.i il capo religioso e morale dei musulmani della Pale~tina. C'n altro fu prnmo~sn ,icc- ~m·crnatort: dt:lla provint.:ia d1 llir Sheba. Solo durante l'Alto Commissariato del venerabile maresciallo Plumer l'ostilità dei funzionari britannici cessò, per riprendere nel '23 e produrre nel '29 i nuo,·i massacri. SISTEMA IMPERIALE Stando così le cose, per valutare in concreto quanta responc;abilità spetti all'fnghiltcrra nei disordini e nelle inquietudini che cosi furiosamente hanno dilaniato a più riprese la Palestina dalla introduzione del mandato, bisogna tener presente che, per il sistema imperiale britannico, la Palestina è diventata una chiave di ,·alta. L'Egitto e la Palestina, da un lato e dall'altro del canale di Suez, rappresentano un meno di collegamento fra le colonie inglesi dell'Africa e l'impero delle Indie. Da Singapore al Capo di Buona Speranza, attraverso l'fndostan e la Persia, l'Jrak, la Palestina e l'Egitto sì può ,·iaggiare senza uscir rnai da territori sottoposti all'l"nghjherra o soS,?giacen1ial suo diretto controllo. Nel gran sogno dcll'Jmpero Arn.bo sotto l'unico scettro inglese, vaghcgsz:iato da Sir ;\lark Sykcs e da L<lwrence, il sogno che rinasce dalle sue ceneri e affa- ~cina sempre le sfere dcli' /ntdli;:enu Ser1 ice, ci poteva esser posto per una Palesona veramente sionista? L'insurrezione musulmana ha indubbiamente assecondato i disel{ni hritannici. Se la prima venuta di colonie ebraiche in Palestina non a,·eva -,ollc,·ato ne!->sunaoppm,iziont' presso gli arabi, fatti cupidi dal I-ottrr,o dtll' e Intelllgenc-68trv1ce • in l'altniu 1 001111 •i f1bbrln un 1ger,ta pro•oe1t.oM fluire dei nuovi capitali, e se l'accordo fra l'emiro Feisal e il dott. Wcizmann era stato seguito da accordi similari da parte della maggioranza degli altri capi arabi, quando il flusso deg:li immigrati assunse proporzioni imponenti, la situazione non tardò a 1rasfonnarsi. Per quale ragione? Per una ragione prevalentemente economica. I MEDIATORI DI TERRE All'inizio dell'emigrazione ebraica, si determinò un'attivissima compra-vendita di terreni. Gli ebrei comperavano e comperavano senza discutere il prezzo. Fu l'ora felice dei mediatori, che acquistavano a vilisSimo prezzo· quanti terreni più potevano dai piccoli proprietari, a,•idissimi di , realizzare•, e li rivendevano alle società ebraiche di colonizzazione a prezzi di affezione, che consentivano loro ,istosissimi guadagni. Come era prevedibile, in un secondo tempo gli ebrei intrapresero degli acquisti diretti, tagliando fuori i sensali, appartenenti quasi sempre a ricche famiglie, ai •notabili• del luogo. . Ci fu qualcosa di meglio. Gli antichi piccoli proprietari non riuscivano mai a consolarsi delle vendite, alle quali si erano lasciati persu:1dcre, quando "idero che i loro terreni erano saliti a prezzi altissimi e, più ancora, quando videro che l'attività dei nuovi coloni li aveva trasformati fino a renderli irriconoscibili. Per un curioso par.1dosso, che non ha nulla di inspieg.1bile, il loro malcontento, anziché rivolgersi contro i sen~ali, si diresse contro gli ebrei, possessori del loro perduto bene. Si originò, così, quell'inquietudine, presso gli arabi, per il possesso della terra, che è uno degli aspetti più gravi della situazione attuale. NAZIONALISMO ARABO Frattanto la marea sionistica cresceva. li censimento del novembre 1931 dava presenti in Palestina 174.000 ebrei. Al 31 dicembre 1935 erano 375.000. Durante l'anno ne erano arri\'ati 61.854. OgQ:isono più di 400.000. Rappresentano, cioè, il trenta per cento della popolazione totale. Tel-A,·iv è passata repentinamente da 46.000 abitanti a 150.000. In un triennio, dal 1933 al 1935, gli ebrei hanno investito in Palestina tre miliardi di franchi. Alla fine del 1935 i loro depm:iti nelle banche erano saliti a diciassette milioni di sterline. Questo cospicuo s, iluppo non poteva non suscitare focose animosità. Si aggiunga che l'attività sionistica non pone limitazioni alle proprie iniziative. Xon contenti del magnifico successo delle loro imprese agricolt', 1-tliebrei hanno voluto impiantare anche delle industrie, impiegando\'i unic.1mtntc mano d'opera loro. I lanno così scontentato gli inglesi. che, se acquistano i loro prodotti agricoli, vogliono, in cambio, vendere i propri manufatti. Ed hanno allarmato gli arabi, presso i quali la colonizzazione ebraica ha reso superflua l'emigrazione transoceanica. Da questo aggrovigliato complesso di passioni e di interessi dframparono i disordini sanguinosi del 1936. L'Alto Commissario britannico ser,,.brò lusingarsi un istante di placare i rancori e di preparare un più tranquillo avvenire facendo balenare una possibile c.onces~ione alla Palestina della costituzione e del Parlamento! Non si stenta a credere che raccolse l'unanimità delle avversioni. La pacificazione nel 1936 riusci itrnordinariamente malagevole. Gli inglesi vi dovettero impiegare ventimila uomini di truppa, otto squadriglie di aeroplani, il più perfe.r.:ionato materiale di guerra, navi in crociera sulle coste. Non è possibile dire in quale misura più ancora dei soldati del brigadiere generale Diii fossero stati efficaci gli appelli rivolti all'Alto Comitato arabo della Palestina dai capi degli Statj arabi (l leggiaz, Yemen, Transgiordania, lrak) sotto l'1sti• gazione della diplomazia inglese. Sta di• fatto che improvvisamente, il 12 ottobre 1936, l'Alto Comitato arabo imponeva la cessazione dello sciopero e di ogni disordine. Bilancio delle perdite: arabi 200 uccisi, 800 feriti; ebrei So uccisi, 200 feriti; inglesi e polizia, 29 uccisi. 142 feriti. Però gli arabi non decamparono dalle loro rivendicazioni: sospensione definitiva o almeno provvisoria di ogni ulteriore immigrazione ebraica; provvedimenti per impedire nuovi accaparramenti di terreno. L'ln"hihcrra promise e si destreggiò. ::\1a fino da allora poteva notarsi qualcosa di più profondo sotto le apparenze. Fra i giovani arabi si delineava un Cl·rto fermento nazionalista, con riflessi non di rado comunisti, che tendeva a strappare le terre agli ebrei e il governo agli inglesi. L'Inghilterra avvertì il pericolo c.: ,(1.diò cautamente le decisioni del caso. A meno di un anno di di~tanza dall,1 sospensione delle agitazioni cruente dt.·I 1936 la Commissione di inchie!ìta ha trasmesso al governo di Londra le sue proposte. Secondo le prime impressioni esse non son tali da far prevedere una risoluzione stabile del formidabile problema. Tendono piuttosto a perpetuare la di, isione fra arabi cd ebrei lungo tutto il vasto tcrri~ torio che è attraversato dalla preziosa corrente del petrolio di :.\lossul. Il frazionamento del territorio in amministrazioni indipendenti pare la cosa meno ragionevole di questo mondo. Per "ente provcrbi.,lmcntc pratica come "li m~lcs1, la cosa è mconsucta e fa pensare. M.\RIO MISSIROI T

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