Omnibus - anno I - n. 16 - 17 luglio 1937

I r ----- i ( PALCHETRTOI MAKI ) l [a~~~[!~tà TALUNE COSE soddisfano ai gusti più bassi degli uomini: sono accentratrici di volgarità. Ogni epoca ha lt· :sue. La nostra ne pos- .,.jedc gran dovizia. Primeggia fra quc- -.tc quella forma di letteratura plebea che in principio fu detta « poli:tiesca >, e cli poi, dal t:olorc dei libri che la conten~ono, « gialla >. Che in ogni uomo ,onnccchi un criminale, lo dimostra il favore che il « giallo • incontra presso i lc-ttori. L'umanità ~i divide in lettori cii «~falli» e in non lettori di « gialli ». Questi non è che non leggano i e: gialli•• ma, meno ingenui e spudorati di ciu<'lli, si appartano per leggerli come rerti animali per morire, come gli adolc~cnti per fumare la sigaretta trafu- ~•Ha a papà. Qualche vero non lettore di « gialli > esiste: o un puro dalla na- ,;cita, o un disintossicato. Troppo pochi in ogni modo perché metta conto par1,,rne. Il serpente a sonagli di Edoardo Anton, che per molti è una ripresa, per noi che viviamo così poco nel secolo era una novità. Quando il sipario si .1prì ~ui lettucci schierati del dormitorio di un educandato 1 noi battemmo le manine dalla gioia e ~tavamo per gridare: « Che bellezza! sarà tutto da ridere! >, J:llorché, dietro una tenda tirata nel fondo del dormitorio, un urlo cch~ò : ,tvevano assassinata l'istitutrice ... li no- "'lro breve sogno di una riedizione dei .\foschettiui al conve1tto giaceva infranto ai nostri piedi. li meaio bilancio mortuario di un « giallo > richiede almeno un paio di cadaveri. Saggiamente Edoardo Anton ,i è attenuto a questa regola fondament,1le. Dopo il cadavere dell'istitutrice, un !.CCondocadavere ci fu servito veno la fine del secondo atto, per riattizzare in noi l'emozione necrotica, la quale altrimenti rischiava di spegnersi. (Il si- ,;tema del « cadavere su cadavere > è fatto a imitazione del « salto su salto> del ballerino russo Niginski, il quale ,piccava il primo salto da terra fino a due metri d'altezza, poi, da questo piano ideale, spiccava il secondo salto che lo portava un altro metro più in su). Alla fine del terzo atto, e dopo una brillante argomentazione dell'ispettore Ni10 Pavese alla quale non capimmo un'acca, l'assassino fu scoperto nella persona del cuoco Rodolfo ),(artini il quale, attraverso i latrati e gli starnuti dell'immancabile crisi di epilessia, ci rivelò che ad armargli la mano era stato LadzlO... Facciamo notare che nel Serpetite a sonagli fa capoccctta qualche sforzo letterario: descrizione di stagni coperti di ninfee, come pure un tentativo, assai drbole, di freudismo. Nonché di fatto, il «giallo» italiano è assurdo per ipotesi. Prima di tutto, il «giallo> italiano è una imitazione e porta addosso tutte le pene di questa C'ondizione infelicissima. Oltre a ciò, manca al «giallo» italiano 1 et pour ca11se, il romanticismo criminalesco del « gi..illo > anglosassone. Le nostre città rnu•attro che tentacolari e rinettate dal ~ole non « fanno quadro > al giallo 1 né può « fargli ambiente> la nostra brava borghesia, i nostri commendatori con la pancetta e le guancione da vitello, le nostre belle signore paciose cd esperte nella confezione delle fettuccine alla chitarra, i nostri giovanotti che stancano l'occhio di velluto sulle edificanti rivelazioni della vita di Gino Bàrtali. Dove sono i mostri della criminalità, dove i re del delitto? Alla nobile missione di dare un « giallo > all' Italia 1 lo ,;,tessoAlessandro Varaldo è fallito, per quanto creatore di quell'indimenticabile e tipo > di detective nazionale, che ri- \ponde al nome di Ascanio Bonichi. e per rimediare a questa ingenita refrattarietà dell'italiano al «giallo>, che Edoardo Anton ha dato alle sue educande nomi ignotissimi tra le sante del noqro cal<•ndario : Sonia, Maddy, Lausy, Vania, Diomira ... Comunque sia, resta il fatto che chi 'i'orienta ver;o il «giallo», dimostra di cercare a denti stretti il successo, e con i mezzi meno nobili. rl suo atto è ba~- ~amcntc conformi.sta. Ci hanno detto che Edoardo Anton è un e ~iovane ». Diceva R('nan: < PI')- vtro l'uomo che a vent'anni non ha voluto essere un ribelle». ~fa forse Renan sbagliava. l?. l'unica consolazione che rimane all'autore del Serpe,itt a so11agli. L'indomani sera siamo ritornati al Barbcrini per la prima di .\fattinate di primavera, commedia in 4 atti di Alessandro De Stefani. La compagnia Famina do\'rcbbe cambiar nome, chiamarsi compagnia Puella: anche la com• media di Dc Stefani si svolge in un educandato: Ammaestrati dall'esperienza della vigilia, ce ne rest;'l.mmo mogi mogi al nO!'ìtroposto, quando, aperto il sipario, le finte giovinette cominciarono a correre su e giù per la scena col vento nelle sott:tne a campana a modo di gallinelle faraone, e, pronti a tutto, ci a- ~pcttavamo a vedere le rivoltelle partire da sé, pugnali insanguinati traversare volando la scena, le finte minorenni cadere fulminate da tremendi veleni sparsi dal suggeritore ... Invece no : ,\1 atti- ,iate di primavera non sono «gialle> (e come potrebbero es.sere tali?), vogliono essere una vecchia romanza, una stampa ingiallita, una pagina dimenticata di Guido Gozzano. Purtroppo, a questo per quanto modesto risultato, Matlfoate di r 1avera non arrivano. Si fermano prima: molto prima: al libretto d'operetta ... Al libretto di Miss Eliett. Ma senza la mu- ,;ica1 un libretto d'operetta a che si I riduce? La musica 1 al secondo e soprattutto al terzo atto ·ce la mi,;ero gli spettatori, con grandi sbadigli a fisarmonica. Al quarto atto, la commedia ha un improvviso risveglio di élan vital: ca.so inaspettatissimo, e che il pubblico salutò col sonoro « oh! > del dormiente risvegliato di soprassalto. Le giovinette dei primi tre atti, nel quarto si presentano in ispecie di mamme mature e a momenti di nonne, e con i toni melati di Francesco Paolo Tosti ci narrano i loro vari fallimenti. Questo passaggio dal tempo gozzaniano al tempo nostro 1rcpidante e dinamico, costituisce la ragione profonda della commedii\ di Ales- "'andro Dc Stefani. Era il caso, per questa catani capovolta, di farci tanto tirare il collo? Che cosa distingue la buona dizione dalla dizione mediocre? Che nella dizione mediocre, la e dolce suona come una dentale unita alla sibilante. Ne ric:;ulta un italiano da levantini, moscio e salivoso come cibo masticato : Tu che al tsiel spiega.Jti l'ali ... Gli attori della compagnia Famina presentano sintomi gr.tvi di questo difetto di pronuntsia. E quando Rodolfo ~fortini, giovane innamorato in Mattinate dì primavera (ma cuoco delinquente nel Serperite a sonagli), dice alla fanciulla del suo cuore : « Andreina, dammi un batsio :., l'intervento dentale di~trugge in noi il fascino della dolcissima unione di labbro con labbro. ALBERTO SAVINIO NEL VJCOLO, die110 Santa Maria della Pace# sta un col.colaio. La sua è una boitegwccia u1uale a tutte le oltre bottegucce di ciabattini. Sollonto vi sono in più ctrte duora~ioni e tabelle che merita segnalare. Quel cal~olaio ama gli orna• menti; nl si adatta o rivoltasi con crudeao tunica ai pouonti. La clientela uuole persuaderla con ornata cortetia. lnfcJti, 1ono appesi allo sporto aleuni cortdli. Si lttte: e Il più vecchio specialista in peue invi,ibili >. E sotto# in un altro cartello# con piccoli caratteri ros1i e neri: e }/on confondetevi con i ltwori espressi a macchina. · Si euguiscano lavori con precisione • Si applicano pe(.(.e invisibili 1u qualsiasi costume in pelle •· Mo c'è di più. Il cakolaio si è me110 a ventler1 rart,ll, per I-,, Lolleria di Merano. Un ca,lello vuol chia,. mare i compratori; e soprallutto vuole ('tr· suaderl1 in termini molto precisi. Si comincia col notare n,l cartello piccoli cauatli al 1aloppo; e sopra si lette: cMerano lontano - da Roma stà la lotteria - si fa se la volete intascò - dal col(.olaio la dt:r vete camprà >. V[A VENETO, durante l'inuerno, ha l'aria di 11n salotto pette10Io ma, uenuta l'estate, il salotto diventa una qualsiasi via balneare, simile a tulle le ui, balneari di Viareggio o di Rimini. Sarà lo festosità dei colori, sarà l'a.sp,110 frivolo della genie: non umbro d'essere a Roma. Un bel tio,no# qualche tiouane o qualche rat0(.(.a sctnderà dall'alberto in pitiama. lnnetabilmtnte Via Veneto è strada adatto per le sere dei romani. }/on ui sono molli caffè, ma del ffJIO i romani# quelli che escono dalle famiglie# che conducano vita modesta (e sono in maggioran~o)# non si auarderebbero a sedersi a lunio ad uno di usi. Ai caffè di Via Veneto stanno se· duti giouani donne e si1nori eh, hanno l'aria di essere a casa loro. Guardano la gente che pa11a# la ouervano, come per vedere un po' che raua di tipi si auuenturino fin lassù. La 1ente passa, va oltre Porta Pinciona, ed entrando nella Villo Bor• ghes, si ritrovo in aria più sicura e cordiale. Un bosco illuminato è s,mpre un bell'aspetto. I Giardini Pubblici, di 11orno# hanno una loro tristeuo. Il sole finisce col renderli melanconici: pare, allora, che anche il sole non sia genuino, ma messo n a mo# di abbellimento come i fiori nei uiali# le statue# le panchine, Villa Borghese# di sera, è invece uno spettacolo# Sfnt'oltro. Gli alberi potrebbero eu,re finti, le erbe di peluche: le lampade elettriche sono le padrone dei luothi, quelle che ii mostrano sen;:a fin(.ione. Sarà anche quel po# di musica alletro provenienle da tutte le papti, e ma1ori le automobili che uengono avanti al pauo, sfiorandoti quando non ti scansi, e sempre con autisti pa(.ienti; saranno olla fine le donne che indouano obiti inverosimili, e che in modo straordinario si ador- .J'-tn~ tli bit.tme, tli naitri, di fiori, di veli; fatto è che c'è aria di fiera e d~ spettacolo. SEBBENE I GIORNALI romani abbiano diuusso sulla possibilità di ammett1re sugli autobus passetteri in maniche di camicia, ne11uno 1,n10 di fortore la tonsetno# e tulti' mantengono le tiacch,. Ma occorre far, un'osseruatione. Se Roma l citti! che per clima vuole abili le11eri e ma1ari abolile le giacche# ruta tuttavia la Capitole dove la 1ente che a meuodl as1al, tli autobt.11 proviene da Ministeri, o comunque da pubblici uffici, dove A nec,uaria iina certa corretle«a e urie,tà nell'abi10. GLI AUTOBUS ROMANI sono costriiiti apposto per irritare il passett,ro. Si guardi la dispositione dei sedili: pare che facciano di tutto per essere tsitui, e per non prendere il poslo necessario o far restare il più possibile di viaggiatori in piedi. Di solito, chi resta in piedi sa di fare un 1acrificio una volta tanto; a Roma no: stare in piedi l condi<ione normai, e 1tar seduti p,iviletio che, siccome ti capita di rado, non vuoi perdere. E pe,cil, che gli uomini romani appaiono tanto poco riguardoti verso le donne. Non cedono i/ po1to ni a vecchie, né a giovani, né a mamme, nl o nonne. Le guardano come dir,: « Una volta almeno siedo anch'io,· verrà lo volta di tutti•· Insomma# per quello che poi- 'Nel ,icolo, dietro Su.u Xarla della l'ace, 1\& an caholato,.." siamo dir,, 6econdo lo nollra espenen~o, ci pare che gli au1ob111~omani mostrino nella disposi{ione dei sedili solo un fine: quello di far restare in piedi lo gente. E se è un principio igienico è altro conto: ma pdtrebbe esserlo in uno città di diuersa conformotione 1opografica. Non a Roma dove 1i sale e si scende, e dove, quella che è pe1gio, gli autisti 1ono costretti o fare curve inimma1inabili, quando, mettiamo, traversando i quartieri di Campo Morào, di Parione# ecc. ecc. Roma esigerebbe pallet• ieri seduti# a euitore tfi effetti del rollio. Le cose invece stanno del tutto al c,mtrario. Non resto che attaccarsi o manubri diven· toti addirittura saluatente. U'/tl NOSTRO AMICO ci ho fotto rileuare come fa Borsa di Roma sia una pa,vento di Borsa. E ueramenle merita andarla a vedere. Chi passo da Pio«o di Pietra talvolta è sorpreso do uno scomposto urno, e s'impensurisce. Quei iridi vengono di là dalle colonne che, alte e ferme, paiono racçhiudere un mistero. Afa se per render1i metlio conio di come stanno le cose# JÌ. 1ira intorno al vecchio Tempia, si lraverà un portico deserto, uno cancellata, un listino davanli al quale si fermano pochi e11rio1i:1enle che osserva le cifre come cose che non la ri1uardano. }Il l'interno mo1tra un movimento ma11iore: v'è una piccola folla che, ogni tonto, qua.si seiuendo un certo se1nale, trida, poi tace, e alcuni si• 1nori che lranquillamente, sottovoce# quasi steuero in chiesa, parlano. I ){ VIA DELLA VITE, dietro il pala~<O delle Poste, sono affissi i manifesti dei cinema romani, e 01ni sera signore e si• gnori vi si fermano. Ma v'l onche il luogo per imbuco,e le lettere con sptran(o di subita portenco, e inoltre un orinatoio. L'orintJtoio fa la guo,dio 01Ii elenchi cinematoirofici, e non difetto la iente che lo oppreua. lnsommo all'an1olo di via del Gambero e di via della Vite, vi sono tre importantinimi seruhi: quello po1tole, quel• lo pubblicitario, quello per cod dire di' duen(a. Soltanto crediamo che starebbe metlio meno uniti. P. forse consigliabile uno « decentra(ione •·. A LlA STA(,1O.NE di Termini, lo distribu,ione dei biglietti, almeno per certe linee, è veramente in1ufficente, Questa volto non è colpa soltanto degli impie1ati; piuttosto s'impone sen~'altro il problema di adeguare lo più importante sta- ~ione di Romo olle sue naturali e,igente, Lo gente è urnpre molta, il caldo è sof• focante, e i poveri viaggiatori arriveranno a sedersi nel loro scomportimento con le membro 1tl'1nche dopo la conquiJta del bitlieuo. Eppure non manca mai misteriosamente chiuso un altro sportello. Tutti lo gMardono e sperano. MOLTI CAFFe ROMANI, ubbene, sia per l'estate sia per l'arrivo dei forestieri, la clientela cresca, non ommettono di aumentare il numero dei touolini al• l'aperto. E se a un cameriere chiedi: e Di tro,ia, si potrebbe sedere?>. Quello risponde appena con un sorriso, e ol(a una mano; certo uuol dire: e Che vuole che le dico?>. CARO DIRETTORE, vuole un bell'ar• gomento per lo «Via del Von1011io>? C'è a Vicen(a allo Villo Nani, di proprietà dei conti di Va/marana, un notissimo ciclo intatto di affreschi del Tiepolo. Oro si vo• 1liono staccare quelli d'uno stan(.a per mandarli o decorare l'ala ag1iunta che si sta costruendo od ampliamento dell'Ambasciata Italiano di Parigi. cAOreschi staccali, meuo rouinati >, lo san tutti: e si tratta di una opera superba. Se non si vuol ricorrere all'arte moderna, mancano forse quadri nelle galltrie d'Italia per ornare il nuovo salone?~ proprio neceuario contentare l'ebreo antiquario che s'è occupato dell'affare? J falsi stucchi che dourebbe,o incorniciarli, e i mobili uo,i più o meno originali o più o meno adattati, dovranno proprio roppresentare a1li occhi dei nostri amici francesi l'Italia fascista dell'Anno XV? Rivolgersi per informa(.ioni ol Consitlio Superiore Àn• tichità e Belle ArlÌ che si dice abbia tià appravsto lo scempio. - Un'Italiana. MASSIMil'\O ( ILSORCKIOELVIOLIKO) ~tàJ!WijU'~~ L'ABSIDE CENTRALE della Basilica di :\fass('nzio, che ua di faccia al pubblico, l'hanno illuminata in modo cosl miracoloso e accecante che bisogna ascoharc il conctrto con gli occhiali affumicali, sc ci si vuol salvare la vista e la ragione. A meno di non avere dcg!i occhi d'aquila, gli istrumenti, i leggii, i suonatori e il direttore d'orchestra risahano irti su questo sudario d'amianto che sventola, brucia e sfolgora, come tante ombre cinesi. Lo direui un con~sso di diavoli neri, esagitati, nel fuoco. Sul podio un giovane forte, un soldato, un \·ero capo, dirige: Prcvitali. La statura svelta, vigorosa, i capelli folti e ricciuti; un profilo e Uft collo da Antinoo, piantato su due .tpalle eroiche. Egli è il direttore artistico della Radio di Roma: conoscevamo soltanto attraverso le quo1idiane 1rasmiuioni la pienezza sana t veemente del suo temperamenlo. Previtali. '.'lon ha molto più di trent'anni. Code un'eccellente ripu1azionc di musici· sta. E pa quanto egli sia già arrivato un bel pcuo in alto e avaniì, l'avvenire alato gli ..i.ene incontro, gonfio di volo e di promesse sicure. Facciamo dunque un pronostico, Ques10 maestro simpatico, laborioso, ~- rio, risoluto e pieno di talento, sarà un as.so, S(' non lo è già. 11 pubblico sterminato delle grandi occa• sioni romane l'onorò della sua costante pre- ~cnza, mos1rando attraver,o un contegno tranquillo, immobile e ancnto, di rimaner \Oggiogato dal principio alla fine del ~I conce rio sinfonico: e a dire il vcro non c'cra da perdere una nota. Previtali facc"'a centro: toccava, prendeva sempre. Insomma un altro irresistibile caso di; veni vidi uici. Vivaldi apriva il programma con quel suo ritmo valido a getto continuo. E lar- !O, e ridondante, e nobile. Ecco la marcia degli archi conquistatori 11 lavoro costruttivo dei baui; la forza muscolosa, l'entusiasmo dolce, e la tenacità folle di un gran prete rosso: Vivaldi. Quel demonio di Previtali: capiva questa musica antica come se fosse sua. Un Vi ..a. ldi di questa specie c'è da preferirlo a Bach. t più corto, ~rrato, più saldo sulle sue gambe, più umano nelle sue propon.ioni, ndla sua franchezza di edificatore terribile e si rapido che sbalordisce. La quinta di Beethoven viene dopo Vivaldi. Anche qui, a ogni battuta, Previtali tien la villoria in pugno: fa ora questo, ora quello, proprio cosl come si deve farc. E un vero stratega; va sempre diritto a fondo, tira foori di tra le righe l'à propos, per la testa; si può dire lo mette al mondo. Rianima il linguaggio vivo che tanti altri lasciano dormire nel fitto della par• titura. Tutto successivamente prende un aspetto, un rilievo, e ci vien addos.so con l'impressionante moto delle lettere, delle parole che sulle insegne luminose saltano improvvise l'una vicina all'altra per fare l't:sclamazione, il periodo, il grido spit:gato Previtali, durante il primo tempo di questa sinfonia, dà battaglia. Un guerriero sul suo cavatlo, un blocco lui e l'orchestra, e deciso a. tutto, vi dico, non si lascia buttar giù d'arcione, né tra• scinare nella polvere. Prcviu.li non rotola mai ai piedi dell'autore, e se ci son dei silenzi, delle pause, dei buchi dove è giuocofona cadere profondamente, egli ci si lancia con un gran salto, tutto diritto sulla sua cavalcatura. Scompare come un monu· mento equestre che si fa inghiottire dal baratro. e proprio cosl che si deve dirigere l'orchc,tra, a denti stretti di desiderio, pro• prio cosl: a questo punto di furore e d'amore, che raggiunge l'infallibilità. Tutta fatta di SO$tanza e d':miroa l'e.ccuz.ione si spandeva, arrh•ava ben lontano, a ondate alte, sonore, al galoppo, che si ro· vesciavano fin sul Palatino. B, BARILLI CONCORSO PERMANENTE DI "OMNIBUS" "OXNIBUB" ba aperto &t.utt.t 1 IUOl lenort un concono pum&neow per 1& nUTutone tl1 uo rat.t..o qual■ta■I, re&lment.e accaduto &chi acrtTe, La narranone non deTe ■uperare le 1.recolonne del 11orna.1e,e de•e eenre 1nrt&1.aalla D1.Nsl.onedi "OMNIBUS" in cllrtelle ■crtt.W a macchina, da. un& ■ola part.e del fogllo. Ol'Di na.rrulone pubbUca1.a, tecondo l'ordine di arrlTo e d'&ccett.uione, nrri. compen■ata con LlN ooo (clnqueeent..o) I dat.W.01cr1t.Unon accet.tatl non ■I re- ■UI.UUcono. Per la Tallditl della apedizione, 1 concorrenu do•ranno Hnlni del t.a.- ruando atampat.o qui 101.to,tncollat.o a\llla bu1ta. DA TAGLIARSI COIICORSO PE Rlll.l lf BI TI Alla Direzione di OMNIBUS I Via del Sudario 28 ROMA LEO LONGANESJ • Direttore rta:ponnbtle \. A. EDITRlt:E .,O\l:,òlUlS•. 'IILA:,òO Pml)l'ittl lrlistica t letteraria riMnata. Rl7.ZOLI & C. • An. per l'Arlt della Stampa • \lilaM RIPRODLZIO~I ESEGUITE COS \IAn:RJ\Lb. FOTOGR\FICO • FERRANIA •· Puòl>liw4 \g,,ru:i11 C Brt-Khi • \lil1no, \'ia Sahini 10 Ttl. )<►<,o; Parigi, 56, Rut dt Fauhourg S.in1.Hon0ff

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