Omnibus - anno I - n. 15 - 10 luglio 1937

U 'A DELLE FIGuRE storiche che più appassionano è certo ~apoleone, e di lui si desidera conoscere i tratti veri. Per necessità, qtu-sti tratti ci pervennero solo attraverw opere d'arte. Resta la maschrra che va sotto il nome dcll' Antonmarchi1 il mediro cò~o inviato a Sant'Elcna dal Cardinale Fesch, zio di Napoleone. Ecco la maschera (fi'{. 1). C'è in questa gcssosa 1 cadaverica forma umana, qualcosa del volto di Napoleone? No 1 di certo. E allora, come e.i spiega il fatto che la maschera di Napoleone, l'unica, l'autentica, non ra,;- somiglia a nessuna rappresentazione del c;uo volto? · Si spiega con la semplicissima ragione che questa maschera dcli' Antonmarchi non è né !'unica né l'autentica del volto di Napoleone. Ne esiste infatti un'altra, cd eccola (fig. 2-3). Essa è dovuta al dottor Archibald Arnott, maggiore medico del 20° reggimento di linea, di guarnigione a Sant'Elena, e fu presa dal volto di Napoleone nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1821. La maschera, che è qui riprodotta, è in pos- .-.cssodel sig. E. B. di Bolzano. Il sig. E. B., il 5 settembre 1925, visitando un museo privato a Va.rena (Trento} ebbe la fortuna di trovare questa maschera e la acquistò dai proprietari, credi di certo Sieff, antiquario. Il sig. Sieff l'aveva acquistata da Severino Trcttel, accademico di Tesero, il quale a sua volta l'aveva acquistata a Monaco di Baviera. li Trettel fu un pregiatissimo raccoglitore di antichità e cimeli. Ma il Trettel, da chi avrà :wuto la maschera? In realtà la maschera del dott. Arnott ha una storia da romanzo giallo. Dalle mani dell'autore passò a un russo, diplomatico a Parigi, che la comprò per donarla allo Zar Alessandro I; ma essendo venuto a morte il sovrano pri:na del ritorno del diplomatico a Pietroburgo, tale maschera fu dal russo ceduta a un collezionista di curiosità e og~etti d'arte, l'olandese Veenstra. Van Vhetz, che si trovava nella capitale rus~ sa quando il detto diplomatico vi tornò. L'olandese, d'accordo col suo socio Johann Zaim, la cedette, nel 1831, a Landau, al capitano bavarese Pietro de Hartz, il quale, nel 1833) la cedette a un teologo di Bambf"rg. Il teologo, nel 1860, la regalò a Napoleone III, ed eh: be un donativo in d<'naro : ma, alcuni anni dopo, la maschera tornò in mano del teologo. Come si spiega il fatto? Napoleone III aveva fatto conservare la maschera in una sala delle Tuilcries, custode il barone di Saint-Poi. Mistero è dunque la sua scomparsa. Fu volontà precha o caso? Furto volgare o determinato? La sparizione avvenne dur,mte le torbide giornate della Comune. Dopo il '71, per qualche tempo, sulla maschera, silenzio. In fine essa comparve nelle mani di quel certo Severino Trcttel, fortunato e lodevole raccoglitore di cimeli, il quale morì nel 1878 a Monaco. li Trettel aveva acquistata Ja maschera nella stessa Monaco, dal teologo di Bamberg o da qu~lc~e alt!o rac: coglitore, lasciandola pot ai suo~ ered! residenti a Tesero (Trento}, dai qualt passò all'antiquario SiefT di Varena (Val di Ficmme), dal quale infine l'attuale proprietario l'acquistò. Ora restano da chiarire due cose; la sigla in france~ della parola e Dottor > nel vn10 della ma"chera e il cognome Arnot invece di Arnott (fig. 4). Rispondo, con una congettura, alle riserve fatte da alcuni napolconisti. Che il dott. Arnott abhia "cgnato O. (sigla francc.-c;c}e non Dr. ·.,,igla inglec;;e\ è C'hi.ro, poiché tutto il rr:.to è-•critto in francese: St. flélène 6 .\lai 18:11. E perché in francese? Non è escluso cht egli conoscesse qucc;;talingua, e trattandosi di un cimelio rigu:i.rdantc Napoleone, potrà essersi sentito portato a ,;crivere nella lingua dell'Imperatore stesso. Resta la questione di Arnot invece di Arnott. Bisogna notare che Napoleone pronunciando la parola alla francese avrà accentuato quel nome sull'o, scnn pronunciare i due '~ come voleva la fonetica inglese. Di modo che il dottore, durante i giorni della sua a.,;sistenza a~ l'lmpcratore, da lui e da tutti gli altri francesi di Longwood si sarà c;cntito chiamare Arnòt e non Arnott; può ben darsi allora che al momento di scrivere il proprio nome lo segnasse in modo da farlo pronunciare proprio alla maniera usata da Napoleone. Ed anche, spiegazione meno sentimentale e più realisti• ca: il secondo t avrebbe potuto sciupare l'orlo della maschera, come si può constatare osservandone il vaso, poiché, dato l'orgasmo con cui l'oggetto fu eseguito, il dottore non avrà avuto modo di ben misurare lo spazio, 5acrificando l'ultimo t del suo nome. Dopo la morte dcli' Imperato're, il dott. Arnott tornò in Inghilterra e, nel 18221 pubblicò un libro sulla malattia di Napoleone, inserendovi un suo schizzo riproducente il profilo del volto dell'Imperatore morto. t strano che egli non abbia prodotto la maschera, che avrebbe potuto portargli un utile immediato. ~1a, come maggiore dell'esercito inglese, temeva sanzioni disciplinari se, rendendo pubblico il ri~ultato del suo riu(citissimo calco, avesse contribuito, con una testimonianza così suggestiva della fine dell'Imperatore, a tener desta la passione dei bonapartisti. LA NOTTEDELLAMORTE ),forto I' Impcratore il 5 maggio alle 17.49, l'Arnott ricevette da Sir IIudson Lowe l'ordine di custodire il cadavere sino alla tumulazione. L'abate Vignali s'incaricò di preparare la camera ardente. E certo però che, ces~ati i preparativi funebri, I' Arnott rimase solo col cadavere per il resto della notte dal 5 al 6, come dichiararono gli intimi di Napolt"one. i'faturalmente nc(suno poteva pensare a segreti scopi dell' Arnotl. ~la. pur non avendo nulla di criminoso nel suo scopo, egli doveva ugualmente tenerlo nascosto a Sir Iludson. perché il carceriere intendeva che di Napoleone nessun inglese si occupa~ a fini glorificatori o comunque documentativi della sua malattia e della sua fine. Furono permessi i famosi schizzi del Marryat e del Crockatt, ma di fona rappresentativa ben divcn.a da quella di una maschera eseguita sul volto ancor caldo. E questo fece l'Arnott. Egli era un esperto chimico; come dottore, avrà ben potuto, negli ultimi giorni, aver previ~to prossima la fine- dcli' Imperatore, e avrà anche pcnc;ato alla possibilit,\ di eseguire il calco. Ora, escJu.~ dendo come materia per questo calco il gesso e ogni altra sostania terrosa, egli pensò alla cartapesta. da mescolare con cera, ed altri ingredienti, fra cui alga marina, atti a meglio conservare la durezza del composto. Il calco, come si può ben constatare, dovette riuscire perfettamente. Non fu perduta nessuna particolarità di quel volto, ne(sun piano fu dcfom1.1to dal calco stes-;o. La ma.,;chera dell'Antonmarchi fu eseguita due giorni dopo, il 7 maggio, con uso di gesso e con urgenza mas">ima, perché il cadavere era pro,;c;;imoalla sepoltura. li volto non conservava più la purezza, la calma, la maestà sia pur dolorosa del trapasso : la bocca si era un po 'aperta, le guance un po' scavate. La pressione del gesso contribuì ad au. menta.re la deformazione del volto. Ec• co perché la maschera dcJr Antonmarchi ci ritrae veramente un morto, e quella dcli' Amott un volto di vivente. Ed ecco altre testimonianze al riguardo. C'è una grande rasc;omiglianza tra il profilo della maschera dcli' Arnott e i profili na.poleonici degli schizzi autorizzati da Sir Hudson Lowc a due ufficiali inglesi, disegnati al capezzale del dcfun10, e riprodotti a pag. 350 e 352 del voi. \'apoleorie di Armand Dayot, Mil:ino, 1896. La maschera dcll'Arnott, insistiamo, a differenza di quella dcll'Antonmarchi, rassomiglia alle migliori e fedeli riproduzioni o rapprcscntnzioni del volto di Napoleone, e, soprattutto, ricorda quello che fu l'aspet· to dell'Imperatore morto) almeno per il primo giorno. Tutti, infatti, di fronte al defunto, diedero in c,.sclamazioni di stupore per la maestà e per la pace profonda che 5piravano dal suo viso. Vn ,;,oldato inglese disse con una semplicità ,·cramcnte spontanea: e Com'è b,llo! >. L'Antonmarchi stesso scrive: e '"Il suo vis., era pallido, ma ,;cnza aspetto cadaverico. La fisionomia si comcr\'ava molto bella, cogli occhi chiusi, e-non si sarebbe detto che l'I mpcratore fosc;;cmorto, ma che donnis-.c di un -.onno profondo. La boe.- ca _scrbava l'espressione del c;orriso, mentre all'angolo sinistro era leggermente contratta dal riso sardonico>. Anche questo 11:pi uò controllare gu3rdando la maschera dell' Amott. Altra testimonianza. Il capitan,> 8.,. sii llall, figlio di uno dei condiscepoli di Napoleone a Brìcnnc, ebbe l'onore di essere ricevuto dal grande esiliato, e così scrisse della visita: e Fui stupito di trovare così gran differenza tra Bonaparte e i ritratti o i busti che di lui ave. vo os,;crvati. li suo volto era più largo e più quadrato di tutte quelle immagini. La sua corpulenza, chC"!ii diceva ccces,.iva, non era affatto notevole. Le sue carni. al contrario, parevano solide e muscolose. Non aveva traccia di colorito sulle guance, e la pelle aveva qualche cosa come la tinta del manno : non una ruga gli segna,·a la fronte o il volto>. (Dayot, op. cit. pag. 287). Questa pa~ina di un inglese contribuisce non poco a suffragare l'autenticità del cimelio in questione; perché la cosa più caratteristica del volto del malato di Sant'Elena era la mirabile assenza di rughe o altri segni di decadimento. LAMASCHERADI CARTAPESTA MCIMlltalfclfMll._lt .j;A CICLO UMORISTICO YOCCI ONTRILOTEMPAONTICO Ilpoetadel• GUIDOSTACCHINI l'èranuovea I. l'antlborgbese STORIE * IMMORALI Ognviolume di quesctioclo YlllEDIZIONILELUSTRATA umoristir.o è un DA LEMMI grande LIRE 10 SllCCIIIO EDIZIONI "L.l PROBA"· MILANO Altra testimonianza, e anror più probatoria: lo schizzo dal vero, che il dottor Arnott, datandolo 5 maggio 1821, inserì nel ~uo volume sulla malattia di Napoleone, non riguarda il volto drl cadavere, ma la mafchera di quel volto. Anche un os,ervatorc superficiale può constatare <'hc si tratta di ciò, paragonandolo con gli S<'hizzidel ~[arryat C" /- del Crockatt e con la maschera stcc;(a. S_i osservi quello ¼:hizzo .D..tyot, op. c1t.; prcfaz. pag. VII11. Esiste in C'-SO traccia del collo o del re-sto del corpo? ~o. E nemmeno la po~izionc della testa è naturale per un defunto che giaccia. Si tratta proprio di una masch<'ra posata ad arte per essere disegnat.i di profilo, con lo sfondo di un drappo nero. che ancor oggi l'accompagna. L'attuale proprietario ha --0ttoposto la maschera a diverse- perizie. Tnteres(ante il risultato della peri1ia chimica e di quella medica : secondo esse la maschera è effettivamente compo~ta di cartapesta mista a sostanze vegetali 1 e la patina ha una consistenza tersa dovuta certo a quella tipica mescolanza di erbe, alghe e cera. t presa dal volto di un sofferente dello stesso male che condusse a morte Napoleone. Se, come da tante prove è lecito af. fermare, la maschera in questione è autentica, il suo v;1lorc è d'eccc1ionc. Tanto terrore ebbe l'Inghilterra del Gen~ra/e Buotiaparte, da trattarlo J>('~g-io d1 una belva catturata, e tanto ribrezzo Napoleone ebbe dell'Inghilterra e dei suoi aguzziri che, degli otto dottori inglc5i di Sant'EIC'na, uno solo, l'Arnott, riuscì ad ispirargli fiducia. Napoleone saJ,eva che lo si la~ciava morire, e lo disse più volte. Ac-corgendosi, nella primavera del '21i che questo proposito inglese stava per compiersi, ebbe un ultimo «:atto di ribellione, e proibì ai dottori in~le~i di avvidnarlo. Proibì persino che, dopo la sua morte, toccas- I c;cro il 5UO corpo, eccettuato il dottor Arnott. Ed ceco perché quest'ultimo avrà potuto pensare in anticipo alla 1 possibilità del calco. Dall'1 aprile al 5 maggio, f'Arnott fece al malato trentacinque vic;itc. Ebbe per 9uc5to dall'Impcra1ore 1 in <;egnodi particolare benevolenza, una tab,1cchicra d'oro con una rozza. N incisa con le forbici da ì\" apolcone stesso. Il dottore inglec;c poteva dunque dirsi intimo di Napoleone cd ebbe in con'-egna il cadavere. Chi, se non lui 1 avrebbe potuto essere l'autore della maschera che è ora custodita a Bol1.ano? Chi l'ha vista ne ha riportato una impressione indimenticabile. Realmente in perfetta comrrvazionc; raro cimelio, dovuto a mano espertissima e non priva di quell'amore intelligente per la \'C'rità. che, anche in un calco, può rivelare attitudine artistica, ossia creativa e rappre5entativa. OGO CALLO 1937 - CENTENARIOLEOPARDIANO Continua la pubblicazione a dispense settimanali di 64 pagine l'una, delle OPERIlEiGIACOMO LE PARD A 0URA DI GIUSEPPE DE ROBERTIS Sono In vendita le PRIMEDISPENSEDELSECOllDOVOLUXE che comprenderà. tutti gli scritti, scritti vari in prosa e in versi, dalla traduzione degli "Idillj" di Mosco all'Epigramma sul Tommaseo, e una scelta quanto mai varia ed opportuna delle Lettere.· Ogni diepenea di queeto eecondo volume costa Lire 2 Abbonamento alle 46 dispense circa.'dell'opera completa (tre volumi) lire 60. Abbonamento limitato al secondo e terzo volume lire 45. 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