Omnibus - anno I - n. 15 - 10 luglio 1937

VITAASTUITliAELEUTERIO LEUTER O VENIZELOS aveva appena due anni, quando suo padre Kiriàkos chiuse la botteguccia di merciaio c.he teneva nei e Venitica stenà >, il < quartiere veneziano > della Canea, e con la moglie e il figliolino si trasportò nella pietrosa Sira. I cretesi cu.no insorti un'altra volta contro il giogo ottomano. li dovere imponeva a Kiriàkos di unirti ai fratelli oppressi; ma era il cuo di rischiare, nell'incerto presente, il sicuro e fulgido avvenire rappresentato da quella creaturina? Sei mesi rima$Cro i Vcniu.los a Sira. Per · Eleuterio, quello era il primo dei suoi molti esilii. Tornati a La Canea, il didàscclo1 di una scuola elementare iniziò il futuro sta11sta ai rudimenti dello .scibile. L'esordio culturale fu cosi brillante, che alcuni anni dopo, per intromissione del console gcnculc di Grecia Zigomalàs (il signor « gio- ,0 di peli>), Kiriàkos si determinò a mandare il figliolo ad Atene. Qui lo nudcnte rl<-uteno Vcnizclos, non solo tra.ne la scienza del diritto da quell'edificio a métope e porticato, sito nella via dell'Università, e tirato su in istile neoclassico da uno di que- ~li architetti bavaresi calati nell'Attica al sé~ui,,. ·· Ottone Wittelsbach, primo re di Grecr/, ma diventò il capo riconosciuto dell'irredentismo cretese. Quando nel 1887 Eleuterio ritornò a La Canea col titolo di dibtòros, o come dire « oratore di giusti1.ia >, il suo nome già volava chiaro e au~uralc da un capo all'altro dell'isola. IL KAISER IN ATENE Creta, secondo alcuni,.~ l'isoia « mistilingue>. Mai come nel 1888 Creta giustificl> il proprio nome. In omaggio all'anno dei tre otto, l'antica tt;rra di Minos si abbandonò a un'orgia di sangue. Greci e Tllfchi gareggiavano nell'a.uassinio. La vendetta rispondeva alla vendetta, l'odio di religione all'odio di religione. Intanto, la carriera di Eleuterio Venizclos navigava a gonfie vele. Nonché avvocato, Eleuterio si era lanciato nella politica cd era stato eletto deputato all'assemblea cretese. Il delirio omicida cresceva Un enorme mauacro era alle viste. Creta una volta ancora, come in un colossale starnuto, sparpagliò gran parte dei suoi figli a Mito, a Cerigo, al Pireo. Lo stcuo Vcni7.clos, nel punto di esordire all'aucmblca, si riirovò ad Atcnt:, ove, mettendo a profitto il nuovo esilio, completò la sua cultura politica e giuridica. Aggiunse alla pratica del francese e del tedesco quella dell'inglese e dell'italiano, si ramiliari1.1.ò con le principali letterature straniere e con la politica delle grandi Potcn1.t:, sviluppò le sue facoltà oratorie e dialettiche. Era un morbido pomeriggio d'autunno. Gli squarci dcli' lmetc brillavano come lunghe incrostaziQJ"li di gemme. Le lenti sulla pagina, Eleuterio Vcniz.clos si andava ripassando un passo difficile delle Guerre peloponneJiaclt,, allorché l'attenzione gli fo distratta dagli scoppi metallici di una banda militare. Si affacciò alla fi. ncstra: nella via Stadio gremita Lii buon popolo acclamante, passavano dentro btrline svasate come canestri ripieni ciascuno di quattro frutti primaticci, Giorgio T di Grecia coi lunghi baffi da Mandarino e la Kaiserina; Guglielmonc coi baffi a parafo!. mint: e la regina Olga ~i Grecia; il prin: cipe Costantino e la principessa Sofia d1 Hohcnzollern; e tutti sorridcva.110 con bcll'a~icme, salutando a destra e a sinistra. CONTRO L'EUROPA L'apparizione di Guglidmo Il, venuto ad At<-nc per dare in isposa la propria sorella all'erede del trono di Grecia, colpl la mcntl' del cretese come un fulmi:-.c nero. Elt'uterio si ritrasse dalla finestra mC"ntre il cortl"O, scortato da rossi staffit'ri, si allontanava tra gli tito, ma anziché riprendere la kttura di Tucidide, si conc<'ntrò nei danni eh<' la presenza di quella straniera avrcbhe recato alle sorti della Grecia. In quel momento, l'odio per la dinania, latentt" nel petto del venticinquennr repubblicano, si 5C.1tenò di colpo. Il pr<'niq:io drl giovane tribuno crc,ceva t: si diffondt:va a Creta Cresceva di pari pauo il fermento d'-•~li imlani. Il 26 marzo 1895, il postalt- austriaco ~,areò a I.• f'Anra il nuovo ualì, Alt",~andro Cara• uodori pascià (Teodoro il nero). L'arrivo di un governatore cristiano aprl la gabbia alle speranze più rosee. Tn nome del popolo cretese, Venizclos .spedi ad Abdul Hamid un « grato ringraziamento>. L'indomani due musulmani giacevano sgozzati neUa polvere di Apokoroma, quattro cristiani pagavano immediatamente col proprio s.a.nguc la vita di quei due figli di Maometto. Un nuovo elemento venne ad arricchire il repertorio delle manifesta• zioni insurrezionali: il fooco. Alti incendi brillavano di notte in varie parti dell'isola La Canea bruciò di colpo e con un gran boato. Dimessa. la toga per la spada, Venizelos reclutb un corpo di volontari, stabill il suo quartier generale ad Akro• 1iri, a tre quarti d'ora da La Canea. Là si riunì l'a.sscmblea e il governo provviso• rio, là s'iniziarono le tratlativc fra gl'insorti e gli ammiragli comandanti le squadre inglese, russa e francese ancorate nella baia della Suda, là Veniz.clos dichiarò ai rappresentanti delle Potenze europee il suo proposito di unire Creta alla Grecia, Mentre si svolgevano le trattative tra gl'ìnsorti e gli ammiragli delle squadre europee, la Sublime Porta dichiarò guerra alla Grecia. Cosi cominciò, il 1 7 aprile 1897, quella guerra di cinque settimane fra Greci e Turchi, nella quale il principe Costantino di Grecia, comandante su• premo dell'esercito ellenico, fece l'audace esperimento di sostituire la strategia con la culinaria. FaÌiito il tentativo della Grecia di sottrarre Creta al giogo ottomano, l'agita.1.ionc nell'isola riprende con ardore rinnovato, L'assemblea insurrezionale elegge a proprio presidente prima il dottor Sphakia• nàkis (la desincnu kis è comunissima tra i nomi cretesi) e, un mese dopo, Eleuterio Vcnizclos. La maggioranza tende sempre più a un regime d'autonomia. Sostenitore dell'annessione alla Grecia, accusato di essere al soldo di Atene, Venizclos conosce la polvere, dopo aver conosciuto l'altare. Il 25 agosto 1897 l'auemblea vota un decreto d'espulsione contro Vcnizclos. La fo(. la assedia il decaduto presidente nella sua casa, gli bombarda le finestre con secchi d'immondiiie e orinali pit:ni, secondo un vecchio costume elettorale, e tenta di appiccare il fuoco. A stento Venizclos riesce a foggire e ripara ad Atene. Le cancellerie europee propongono intanto il principe Giorgio, secondogenito del re di Grecia, come governatore di Creta; Vcnizclos ritorna a Creta cd è eletto deputato di Cidonia. Una grande pagina si apre a questo punto nella vita di Eleuterio Venizelos. Il principe Giorgio sovrano non è, eppure al naso rcpubblìcanissimo di Venizelos il nuovo governatort: puzza di monarca. Cominciò tra i due quella lotta senza quartiere, che alcuni anni dopo portò Veni1.clos all'apice della tragicommedia. In meno alle impervie ~fontagne Biant·hc, giace un borgo sperduto chiamalo Thcrisso. Là, nel mano 1905, agli sbocchi del piccolo altopiano, al gelido chiarore della luna, si aggiravano con passo di melodramma nere forme di uomini avvolti nei mantelli, e con lo schioppo che faceva punia sopra la spalla. Eu il quartier generale del capobanda Eleuterio Vcnizclos. « Venite a mc >, ripeteva costui nei suoi discorsi, « venite a me che rappresento la libertà cretese contro l'autocrazia del principe Gior• gio >. E nel manifesto diramato !'1 r marzo: « Oggi, 11 marzo 1905, il popolo cretese riunito in assemblea plenaria a Thcrìsso di Cidonia, ha proclamato la sua unione col regno di Grecia, in un solo Stato libero e costituzionale >. L'insurrc1.ione si sparse çomc l'acqua sulla tela cerata. Gli stessi consiglieri del governatore, Sphakianàkis, Kriaris, passarono agli insorti. Per proteggere il loro pupillo, le « grandi potenze > proclamarono lo stato d'assedio. Il 7 agosto un distaccamento italo-ruuo arrivò davanti al campo vcniu:lista. Un nouro carabiniere intimò agli insorti di deporre le armi. Mcn'ora dopo, e poiehé un silenzio di tomba continuava a regnare nel campo, una cinquantina di russi aprirono il fooco. I cretesi vennero fuori in gran numero e, le braghe nere piene di vento, costrinsero i ru&Si a ripiegare. Da quel momento e per ELBOTER.10VEYIZELOS Hntiquattr'ore, il «generale> Vcnizclos, giacchettina di alpacà, polsini a tubo, occhiali a stanght:tta, fo il vincitore dell'Europa. L'indomani i russi tornarono in quattroct:nto: i cretesi, lt' braghe pient di ven• to <' non di solo vento, presero un fogone giù per le balze dt:llc Montagne Bianche. L'Europa avt:\'a "into il « gt:nt-ralc > Vcniwlos L',AMÀN, DI ABDUL RAMID Per molti anni, cd esattamente fino al 14 ottobre 191 2, Veni1.t:loi partecipò della categoria degli specialisti. La specialità di Venizdos era l'annessione di Creta alla Grecia. A foria di atteggiarsi a liberatore di Creta, aveva finito col trascinarsi dietro un codano di partigiani. S'era formata ad Atene una lega militare •pro indipen• denza di Creta, che invitò il « liberatore > nella capitale. Re Giorgio era sceso al Fa• lero, in )andò con l'itui:òno in serpa, per respirare l'aria marina. In quel vapore tra• cagnotto e sbuffante che puntava sul Pirco, gli dissero ch'era imbarcato Eleuterio Venittlos. Re Giorgio guardò il vapore attraverso le (c&Sure dei suoi celesti occhi di miope, e ancorché mite di animo quanto una fanciulla, disse: « Voglio sperare che presto questo signore (ki.irios) penzolerà dal pennone di un:,. nave da guerra >. Nel 1910, chieua udienza al sovrano, l'impiccato mancato gli dichiarò: « Se Vostra Maestà accetta il mio programma e mi lascia hr, scelta dt:i mezzi, darò a Vostra Maestà nello spazio di cinque anni una Grecia rinnovata e rafforzata, e degna di farsi rispettare all'estero>. Giorgio I, che aveva l'erre moscia e il cranio polito come una palla di vetro rosa, rispose: « Puovate >. Per mantcncrt: la promessa fatta a quel lontano discendente di Amleto, Venizclos .si accinse a ciò che è da esser considerato il capolavoro della sua carriera politica: la guerra balcanica del 1912. Ordiva la ~ua segretissima trama., in collaborazione coi gabinetti di Sofia, Belgrado, Ccttignc. L'8 ottobre, il Montenegro, che i giornali umoristici del tempo figuravano in ispecie di petulante volpino, dichiarava gut-rra al « leone ottomano >. Il 1 3, Sofia, Belgrado e Atene spedis~ono una nota a Costantinop0li, chiedendo l'autonomia dei viloy,t europei. li 14, Atene, con un ultimatum, chiede la rimozione dell'« embargo> sulle n.wi m\'rcantih greche trattenute nelle acque turche. Lo stt:sso giorno Vcnizclos proclama l'annessione di Creta alla Grecia, e chiude cosi la sua carriera di specialista. Pochi giorni dopo, s'inizia la travolgente offcnsi,•a dei con(edt:rati sui campi dell'Epiro, della Macedonia, della Tracia. 9 novembre. 11 vecchio Abdul Hamid, perduto ormai il colore rosso e mesm in condizione di non più poter offrire ai suoi amici il « cattivo cafft: >, se ne sta sul terrazzino della villa Allatini, ove i Giovani Turchi l'hanno collocato in dolce prigionia, e con un piccolo cannocchiale va e~plorando i dintorni di Salonicco. Dalle alture del Vardàr vede calare dei cavalieri avvolti nella polvere. « Chi sono? :, domanda al fedele Alì che gli sta dietro. E il (cdcle All: « Sono le avanguardie dell'esercito greco>, « Amàn.' >, sospira il sultano rosso, passandosi la mano sul naso a Oncino e sulla barba tinta. « Hanno lasciato che i Balcanici si unissero? Che scemi! Sono rovinati >. Il suo « capolavoro >, Vcnizclos se lo rifinl, se lo pufcz.ionò, se lo tirò a pulimento: prima. ricusando di partecipare al• l'armisti1.10 firmato il 3 dicembre tra i Balcanici e la Turchia e conservando in tal modo alla Grecia l'imperio dell'Egeo, poi alleando,i coi Serbi ai danni della Bulgaria, e arricchendo la Grecia con le spoglie bulgart-, dopo averla arricchita con le spoglie turche. Era il momtnto di tornare da re Giorgio t: dirgli: « Sire, ho mantrnuto la promessa, e in minor tempo del previsto. Eccovi l'Epiro e la Macedonia mciidionalc, la Calct"donia meno il monte Athos (ma che v<- ne fart"stt' di quattro monaci litighini e pidocchio~i ?), quasi tuttt- le isole drll'F.gco: in totali"' rinquanta~imila chilomt'tri q.t1drati >. Ma nel frattempo n: Gior~io, mcntrr, col l>C'rr<'ttodi ammiraglio 1ul\'or('CChio r una mazzetta in mano, pa,- «'teit"iava nri prrs,i drlla Torrr Bianca, a Saloni('co, era stato pugnalato da un tale che, intcrroteato dai poliziotti, avrva d,ottato in una gran riu.ta e ,·era mr1so a raccontare una storia scnz.a capo né coda Qui si c.hiudc la parte « eroica > dr.Ila vita di VC'nizrlos. D'ora innanzi, questa \'1ta non ,arà pili St' non un lungo intrilo{O. Il « generale > Venizrlos, l'crO<" di Theri,w. il pal1J.àro, il ,-incitore dell'Europa, non ,arà più se non t•« astuto crc-t<-sc>. LA DANZA SUL VULCANO I).Ilo scoppio della guerra ('Uropea, Vcnize:los e il re Costantino si mettono d'accordo p<'r porre la Grecia in posizione di btnevola neutralità nei riguardi drll'Intesa. Stabilito l'accordo, il ministro saluta il sovrano t: se ne va a letto. Alle 2 del mattino, bussano alla porta di casa Veniulos. Il ministro di Germania ad Atene chit:de l'autorizzazione per gl'incrociatori tt"deschi Coeben e Breslau di «far> carbont:. Venizclos concede l'autoriuazione e torna a l<"t· to. Tre giorni dopo, Veniulos addossa la responsabilità di qut:sto atto al ministro <!egli esteri Strt"it, qualificandolo di « atto criminale >. L'azione subdola ~ cominciata per compromettt"re la Grecia monarchica agli occhi degli Alleati, e ddla rimanente Grecia fare cosa sua. Il 14, all'insaputa del re e degli altri ministri, Vcniulos s'informa presso le legazioni dell'Intesa, se la Grecia, recar.do aiuto alla Serbia e a.ttaccando la Bulgaria, sarebbe trattata da alleata. Il 18 agosto 1914, Ve.nizclos propone in sede di consiglio l'ingreuo della Grecia nel conflitto a fianco dell'lntcs.a., e aggiunge: « Bi- .so~na sbri~arsi: fra tre settimane l'Intesa avrà polverizzato gl'lmperi Ct:ntrali >. Poi, approfittando della perplessità dei suoi colleghi, si reca di nascosto dal mi.nistro d'Inghilterra e dal ministro di Francia, e offre a entrambi gentilmente e incondizionatamt:nte la collaborazione dell'c~ercito greco. Sbalorditi da tanta generosità, i due diplomatici non rispondono neppure. Questa poUtica di « cucù >, un po' rivelandosi e un po' celandosi, offrendo quando a qut>sto e quando a quello le striminzite divisioni greche e le povere batterie sopravvissute alle guerre balcaniche e divorate dalla ruggine, Vcniiclos la portò avanti fino al 22 scttembrt; 191s. Quel giomo, a.Ile due del pomeriggio, il crett:sc usciva da Atene per lo stradone dei Patissia, dentro un'automobile con le tendine calate, e s'avviava al reale castello di Tatoi, che a poca disianz.a dalla ca.pitale leva quattro magre tol'rctte di mattoni, tra le ombrt' e gli aromi di una densa foresta. di pini. L'incontro tra il re e il miniuro fo breve. Esaminarono auicmc l'eventualità di un attacco bulgaro, studiarono i meui di prevenirlo. Alle diciassette, il sovrano ricevé una strana lettera del suo ministro, nella quale questi, una volta an• cora, lo invitava a provocare uno sbarco degli Alleati a Salonicco. Messo in sospetto, Costantino spedisce il proprio ciambt:llano, Mcrcatis, in casa di Venizc.los per chiedere spiegazioni. Veniz.clos torna appena dall'aver istantcmcnte chiesto ai ministri di Francia, d'Inghilterra e di Russia lo sbarco di centocinquantamila uomini a Sai lonicco. « Che importa>, aggiunge Vcnizelos a modo di giustificazione. « Questa richiesta io l'ho fatta a mio nome personale. Essa non implica affauo la rcspon- •abìlità dt'I governo greco >. La dialettica del crcttSt' confonde la compren•ione del re L'indomani, Guillemin, ministro di Francia, vicnl" ad annunciare al sovrano che l'affart non avrà St"guito. Preccdcntemt:nle però lo ,trs,o Guillcmin aveva informato Venitelo) che la sua prop0sta era stata gradita dalla Franria e dall'Inghilterra Il 1• 01tobrc giung<- notizia che un ammiraglio inr;kSt= è sbarcato a Salonicco e sta rcqui,""ndo allog~i J)<"r la tnippa. Veniulos corre a palauo. « Ch<- canaglie questi inglrsi >, esclama davanti al re che lo sta a guardare con occhi sfanalati. « Che canal{lie 1 Violare il nostro territorio! Ma io prott:stcrò, oh I se protesterò' >. Poco p,-·nuaso dall'indil{nazione dcli'« a.stulo ere• tese >, Costantino gli chiede le dimissioni. Come risposta, Vcnizelos scappa a Salonicco. Si sceglie una villa con giardino in r;,-a al mare. Pone alla porta una sentinella c..etese col bolero e le braghe nere, annuncia al mondo che la Grecia ha due sowani: Costantino, e lui, Eleuterio Venizclos. Il resto è noto. IL BERRETTO FRIGIO Questo « resto > ~ più meschino ancora, più sfornito di eroico pàthos. La « vittoria diplomatica:, di Versailles, Vcnittlos la sconta col disastro in Asia Minore. Che cosa è ormai Veniulos? Un nome. Il nome d'un partito. Nel 1928, la ridicola altalena ri• comincia: Venizelos contro Tsaldaris... Il 6 giugno 1933, ment~ Veniz.clos, a bordo d'una ratta automobile corre di notte verso lt: frescure di Kefiuia, mani omicide gli sparano addosso, ma scnt.a colpirlo: Tsaldaris contro Veniulos ... Questi s.i ritira a Creta. Di quest'isola, una volta, Vcnizclos sognava l'unione alla Grecia: da quest'isola, ora, Veniiclos medita la « conquista > della Grecia. Questo pensiero genera quell'assurdo tentativo rivoluzionario, che fo seppellito sotto la riprovazione universale. Vinto, Veni1.clos ri• para in Italia, quindi a Parigi t finito. Condannato a morte. I suoi bt:ni confiscati. Poi, con la restaurazione della monarchia, viene l'amnistia, e anche i.I ,·ecchio nemico dei re ne fruisce. Che farà Venizdos? A penetrare le intenzioni dcli'« astuto cretese >, un giornalista si presenta in casa \.cnittlos. t ricevuto dal figlio, che in memoria del nonno si chiama Kiriàko.s. « Mio padre >, dice Kiriàkos, « non si occupa di politica >. « Pas possiblit! >. « Non si è mai occupato di politica. La sola cosa che lo interessa è la Storia. '.ttualrnente sta terminando uno studio sul suo autore preferito: Tucidide. Vuol dere? >. Kiriàkos apre la porta. Chino sulla scrivania, la testa piena di barba poggia sul libro: quello stesso Tucidide ch'egli leggeva qut:I giorno, ad Atene, mentre in via Stadio pauava il corteo nuziale di Costantino e Sona. Quello slrano berretto (rigio ch't:gli porta da tanti anni, è cascato per terra. t. la prima volta che quel vecchio « repubblicano > si scopre davanti a una maestà: ma è quella della Morte. ALBERTO SAVIN10 Era possibilefare qualcosadi veramente nuovo nel campodel romanzopoliziesco? Sì rispondono con J.G. Links e D.Wheatley Un delitto al largo di Miami Lire 15 Non più un racconto,ma. i documenti; non più descrisionì di personaggi e di luoghi, m1;1, fotografie, non più l'espoai1ionedelle analiei e delle deduzioni di questo o quel 11aegugio' 1 su queat.oo quell'indisio: ma la realtà., la materia.le realtà. del tr&gico evento,le tracce ateue luoiate dal colpevole... e dagli innocenti (pezzetti di stoffa maculati, fiammiferi, sigarette, oiooche di ce.pell.i..). Eppure questo incartamentopolisieecoche viene present&to,dioie.mocosì, brutalmente, al lettore, non ba nulli\ di brutale e di urtante, e ooetituiRCeuna. delle letture più a.ppa.eaionanti e geniali ohe ai poBMnodeBidorare.Ne fanno fede le oentinaia di migliaia. di copie ohe dell'opera di Linka e Wbea.tleyai son vendute in tutto il mondo, fra tutw IP cll\88i di lettori. .A.. MONDA.DORI

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