I FATTI più importanti per l'avvenire del mondo passano quasi sempre inos1crvati. Cosl non si ~ prestata la dovuta attenzione a due decisioni simultanee, che gettano molta luce sulle concrt:tc possibilità della vagheggiata e tante \'Ohe annunciata e Alleanza atlantica > anglo-americana e sulle prouimc competizioni oceaniche. Il Presidente Roosevelt- ha lanciato, nei giorni scorsi, il programma decennale delle costruzioni per la marina mercantile per l'ammontare di mezzo miliardo di dollari, Contemporaneamente, la Conferenza imperiale di Londra annunciava solennemente il proposito di far rivivere l'antico splendore della bandiera britannica da troppo lungo tempo oscuratosi rcllc acque del Pacifico e lungo le coste orientali degli Stati Uniti. Non occorre un grande sforzo di immaginat.ione per accorgersi che la lotta fra gli Stati Uniti e l'Inghilterra per il possesso dei meni alli a regolare alla prima occasiOl'le la libertà dei mari, riprende su più , a.sta Kala e con rinnovato vigore. Si comprende come la recente legisluione americana intorno alla neutralità. in tempo di guerra \'ada rapidamente perdendo la primitiva popolarità. E per una ragione molto semplice. Essa mette gli Stati Uniti al riparo da ogni eventuale cocrcsponsabilità o compartecipazione alle controversie ed ai conflitti europei. Ma, d'altra parte, quei provvedimenti legislativi importano conc.eguente non prevedute, che sembrano mortificare l'orgoglio nazionale. Essi, infatti, luciano l'alto mare alla mercè dello Stato che potrà disporre della flotta più potente. ln parole povere, e per dire tutto in breve, nel momento attuale e per un periodo di tcmpo ancor" indeterminato, l'alto mare ~,ltà -in potere della flotta dell'lmpe.ro bri1annico. In caso di guerra la formula americana: « "endere a tutti, in contanti, a rischio e pericolo dei compratori :>, porterebbe automaticamente gli S1ati Uniti ad es-- sere, anche all'infuori di ogni deliberata volontà, gli alleati dell'Inghilterra. Cli Stati Uniti avevano escogitato la leg- ~e sulla neutralità per a.uicurare alla po• litica americana un'assoluta indipendenza dalle torbide e rischiose vicende europee. Ed ecco che la legge finisce, in pratica, col santionare la subordinazione degli Stati L' nit i alla politica della più agguerrita po· t~nza navale. t quindi naturale che in maniera coperta e inavvertita, ma intensa. e costante, sulle due rive dcli' Atlantico si conduca fino in fondo l'implacabile lotta per il dominio dei mari, nonos1ante le mediazioni e le intese ipocritamente rinnovate per porre un termine alla gara degli armamenti. La Conferenza imoeriale di Londra ha posto chiaramente in luce la tattica duttile t sottile che gli Stati Uniti hanno mes.s.o in opera. per eliminare da:! Pacifico i carichi marittimi britannici. In virtù di s~ìdì e di premi che le Compagnie di navieatione ricevono dal governo di Washington e che toccano, talvolta, la cifra cospicua di ~50.000 sterline all'anno, la concorrenza americana non offre quasi più nessun margine agli Inglesi. Fra Honolulu e gli Stau Vniti il traffico conosce quasi esclu- \Ì\amcntc la bandiera americana. Si ha la impressione che nel traffico dei passeggeri sul Pacifico la bandiera bntannica stia per ~comparire. Donde le inquietudini sospettose della Nuova Zelanda e dcli' Australia, che si sono affrettate a preparare una legislazione mirante a impedire fra i due Domini qualsiasi traffico di navi bauenti bandiera straniera. ,I JOlfN BULL1 "Fatti fona1 Valncla1 Fnaco pab 1Tar111Nh. cbe 1'llolei noi noa lo riooaoeoeNmomai oom• btlliftrt.Dtel 11 Cdt.. di Banoli) Non saranno certo provvedimenti di questo genere a rialzare nel Pacifico le sorti del traffico marinaro britannico. Perché non sono soltanto gli Stati Uniti a minacciarne la consistenza. Ahche le lince giapponesi e germaniche sono largamente e metodicamente sussidiate dai rispettivi governi per spiegare al vento la bandiera nazionale in concorrenza con quella dell'Impero inglese. C'è chi si domanda Je l'aiione di Washington, tulla intenta a favorire la marina mercantile e a mellerla in gndo di battere ogni concorrenza sul Pacifico non miri al Giappone e alla Germania molto più che all'Inghilterra. Ma quand'anche la supposizione rispondeuc a verità, non ne sarebbe in alcun modo alterata la situazione di fatto, vale a dire la grave crisi britannica nel traffico del Pacifico. Situuione di fatto che non sembra davvero incorag• giare le speranze con le quali Cordell Hull ricevette la visita di Runciman, che aveva varcato l'Atlantico per concertare un oattato di commercio che, nei miraggi degli utopisti dei due emisferi avrebbe dovuto preludere al disarmo e all'alleanta atlantica Segno va~o e fantasmagorico. I condor1ieri più in vista e più autorevoli dell'opinione pubblica dei due paesi vanno ripetendo le formule consuete, che il Timer ha riassunto schematicamente e perentoriamente: « una guerra fra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti è letteralmente inconcepibile,. Di inconcepibile non c'è nulla al mondo. E, in ogni caso, l'allontanar-e una guerra non significa necessariamente Jtipulare una allean:r:a. Un vecchio grido di guerra anglo-sassone dice che e il sangue è più denso e opaco dell'acqua ,. t verissimo che la con• sanguineità 1 l'idioma comune, l'identico atavismo morale conituiscono altrettante pred:sposizioni alla reciproca comprensione. ~fa è altrellanto vero che l'America di oggi rap• presenta un amalgama di razie eterogenee che si ispira. sempre meno alla tradizione anglo-sassone. Ogni ten1ativo di tradurre in atto un disegno quale è quello dell'AI• leanza atlantica, è destinato ad infrangersi contro la volontà di potenza dei due S1ati, dominati da una medesima idea di predominio impt-riale. Almeno per ora. AL TEMPO DELLE LOTTE ,lettorati fra i i.ari partili politici, il uino sçorreua a fiumi tra zli elettori, e il più modesto :abaaaio di uilta11io doueua rinno• uare I, sue riuru, almeno quattro volte al ziorno. In all'une pro1,1ncie, i ancor vivo il ricordo di famiglie ricchissime cadule, poi, nella più nefo miuria a causa delle velleità elettorali di qualcuno dei loro compon,nti. In certi collezi, 01m voto cortqui• slato veniva a coJlare, 1r1 media, dieci litri di 1Jino e uenti JÌfari toscani. Ci fu, può, nelle eleòoni politiche del 1919, in J,rouinria di Cosenia, un candidato della li1ta popolate che escozitò un nuovo metodo, 1uondo lui in/c.llìbile, pf'r 11uere eletto con cento probabilità su cen10, senta ,icorrere ai soliti 1izari e al solito uino. Coslui ordinò al suo capo 1aloppino, che balteva tutta la provincia, di calcolare con ,,,atematica esatte{la quanli voti, Ira qudli di preferenia e a11iunti, zl1 fossero necessari pachi, secor,do le norme della legzt della proporàonale allora in v11ore, entraut nel quoliente detli eletti. Qucndo i cal<)li del 1aloppino furono compiuti, il t:andidaio c?mprò tante paia di scarpe qi:anle ne corrispondeuano al numero dei uoti. che ili urv1vano per la sua eleiione. Indi, diede ordinf' che a ciascuno dei suoi probabili elettori si deue una scarpa, qutlla destra, promellendo che si sarebbe potuto a1Jere l'altra a eleiioni avuenure, 1t il candidato cl,tt le offriva fosse stato eltttto. Teoricamenle, il candidato popola" ,ra 1ià elello deputato. Quale avuersario avrebbe poluto p;ntarzli uia zii elettori? Etli li aveva lutti in pu1no, con lo stralatemma della .,carpa: an,:i, ua tanto sicuro del fatto JUO che rirunòò a otni altra forma d1 propazanda, licenòando amici e galoppini . .\fa zii elet• tori tradirono il patto. I fumi del vino an• ntbbiarono il ricordo dell'altra scarpa. E al candidato popolare, caduto, non restò che appiccar« il fuoco al mata«ino doiie tra c.mmucchiato qualche mitliaio di scarpe, tulte per il piede sinistro. A FERDINANDO Il di Borbone bastava eh, i suoi diplomalici ese1uis• uro unia discutere i suoi ordini; • in /atto di pol11ica estera auer.,a dei concetti lutt'affatto particolari. Era perJua10, per e5empio, che nonoslanle la rottura dei rapporti con la Francia e l'lnthilterra, non potesse 1.1ancargli l'appolfio della prima per paraliuare le influente intleJi nel rezno, e lo /ue dir~ a Napoleone lii da due dtle1a1i clu inviò a Parigi, dopo l'attentato di Orsini. Ad usi il re diede istruòoni catezorit:he in questo unso, 011.{Ì le dettò e1li 1teuo, a Gaeta, la sera del a7 Gennaio 1858. Infatuato ,della sua poten,:,a, non temeva p11ricolì. Fu in quell'occa1ione e/te pronunt:iò la ttlebrt frau: < Il mio rezno i protr:tto per Ire quarti dall'acqua salata, e per un quarto dalla /Comunica :t. UN DUCA NAPOLETANO era tdJta• mente famoJO per la sinistra poten.:a che li 1priz1onava da tulla la sua persona A scongiurare il Juo influuo 1Jani si erano rivelati tutti zii espedienti di rito; non rimaneva che affidarsi alla discreòone del malefico agente. Una sera, per uia Toledo, il temuto Duca scorge un ami€o e, unca conceder1li via di scampo, lo chiama per nome. Nel riuollars1, al richiamo, il malcapitato Jciuola in malo modo e si rompe una gamba. Sollevato da alcuni presenti, pri.nia di tsure trasportato al pronu, JOC· corso, l'infortunato rispettosamente dic, al Dut:a. « Vi rintrac.io, Duca, da vero amico, mi avete /alto un trattamento di. /auot'e >. SIR SIMON WORCESTER, deputalo soialista, amava farsi pauare per uomo ir,tegerrimo e non mancava di decantare le su. alte uirtù morali ogni quafoolta ci fosse da farsi applaudi" nei comiti operai. Sult'inzresso principale del suo castello aveua /atlo scrivere a zroui carotieri· e In questo castello - ni dalla porla ni dal portone - e nemm,no dal verone - mai non entrò nl entrerà un briccone ,. Al tempo dezli scioperi minerari, una mano ignota oggiunst col carbone: e E allora da che parte entra il padrone.> :t. DURANTE I FUNERALI di Rockefeller, l'atlen,:,iontt dei presenti fu attratta da un 1iovane t:he a.s1isttua al Jtrd(io funebre lezg,ndo con compun.:ione un piccolo libro. « Sarà il Dies ira.e del William ,, fett uno, , o, a giudicare dalla mole del libro, La via della mortC del Loose ,. Il tiovane, ehe aveua udito, sen.::a abbandonare l'aria triste e eompunta, si avvicinò al gruppo: < Vi sbagliati, signori,, spiegò con affabilità, « i il Codice ciuile, aperto al capi- • lolo delle 1uceeuioni ,. IL MARESCIALLO DURAS fu 1nt:arica10, nel 1780, della sorueglianl,a dei teatri' di Pdrigi. Il giornalista Linzuet, penna p1 r{ld1J e iemuta, in un articolo attaccò il Marttsciallo per aver maltrattato una ballerina. Dura1, mollo seccalo, avvistando. una sera, il ziornaliua nell'atrio di un teatro, lo avvicinò: e •◄ mica mio,, gli disse, trattenendo, a 1lenlo, la sua ira, ~ la voslra lintutJ vi farà sc.ttiar, qualche colpo del mio ba11one ,. E Linzuel, sempre caus1ico, di rimando: e Tanto mitlio, Maresciallo. In queslo caso, potrete dire d'avere adoperato, almeno una uolta, il vostro bastone,. T J TTTORJO EMANUELE. ORLANDO Y entrò p,r la prima uolta nel Parla• men10, deputato per Partinico, nel 1897. Il suo nome, abbastanc.a noto nel campo uni• uersi1a,io, era completam,nie SCO"I01tiuto nel mondo politico. Un tiornalis1a, incaricalo di redizere la bio1rafia dei nuovi eletti per quella lezisla1u,a, ziunto al 1iovan1 professore e av1Jocato siciliano, ti per fl non seppe cavarsela che, brillanremenle, coli: •Orlando: gerundio presente del verbo orlare,. 1 L RE D'INGHILTERRA, inconlrando, un tio,no, il Ministro Pope che, gobbo e malfatto, sì trascinava per le r.,ie di Lon· dra, disse ai suoi cortigiani con aria di spre.::,:,o: • Vorrei sapere a che urve quell'omino che cammina di traver.io ,. Pope udi e rispose: e A fari;i andar, diritto, Maestà ,. MENTRE PRONUNCIAVA un discorJo alltJ Camera, Aleuandro Forlil /u 1n1er,0Uo da un ai,versario, che urlò. E pensare ch'i un uomo d'inzegno qutllo che parla., ,. Oli r101••"1.t.ori Deatr&li II per il controllo nei porti 1pagDoll,HOC'Ddloa propoua fraaoo.lngl•n E Ales1an"ro Fortis, pronto: « Sono Jpia- <trile di non pater dire lo steuo del mio autorevole collega, proibendo il nostro regolamento di acco1liere le interru,::ioni ,. , LACONTROVERSIPAER D. CONTROLLO I N SEGUITO al ritiro e definitivo> della Germania e dell'Italia dal sistema di controllo, si è accesa una vivace di• ,puta in seno al Comitato di Londra fra i rappresentanti dell'Inghilterra e della Francia dall'una parte e quelli della Germania e dell'Italia dall'altra. Le due tesi in contrasto possono riassumersi cosl. I Go- \·erni di Londra e di Parigi, preso atto del fatto che le altre due Potenze hanno ritirato le loro pattudic navali, si sono dichiarati pronti a colmare con propri mez.- ti la lacuna che ~i· è cosl venuta a creare nel sistema del controllo, e cioè a mandar-e proprie navi a sostituire quelle tede1che e italiane e a e1ercitare, cosl, il controllo di quei traui di coste spagnole, che erano per lo innanzi controllati dalla Germania. e dall'Italia Inoltre si son dichiarati disposti a fare imbarcare sulle loro navi, addette al con1rollo, osserva.tori di altri paesi. Per converso, i Governi di Berlino e di Roma hanno respinto la proposta anglo-francese e hanno proposto l'abolizione del sistema delle pattuglie navali, eh ha dato prova cosl infelice; e hanno 50Stenuto la necessità che i Governi partecipanti al Comitato di non inter\'ento riconoscano la qua• lità di belligerante a ciascuna delle due parti in lotta in lspagna; e, conseguente• mente, assumano di fronte ad entrambe: i diritti e gli obblighi propri dello stato di neutralità, quali !On0 .1.tati definiti dal diritto internazionale attraverso una lunga e fatico~a claborazione. Questo propoua non ha incontrato il gra• dimento della Francia e dell'Inghilterra. D. SISTEMA DELCONTROLLO NAVALE POICH2. FRA TANTO sovrapporsi e incrociani di a\'venimenti, di note diplomatiche, di dichiarai.ioni ufficiali o ufficiose, non è del tutto facile orien1arsi, riassumiamo in poche parole i principi fondamentali dei due ,istemi: di quello del controllo mediante pattuglie navali, cht è stato in vigore fino a ieri e che Londra e Parigi \·orrebbc:ro far continuare, e di quello proposto dall'Italia e dalla Germania. 11 primo consiste\'& in questo: la co.sta spagnola era divisa in tanti tratti e ciascuno di questi era controllato da pattu· glie navali di una delle quattro grandi Potenu. e, superfluo a~~iun~ere che la costa della Spagna franchista era controllata da navi francesi e inglesi e quella della Spagna ross.a da navi italiane e tedesche. Ma con ciò non s.i è detto ancora niente. Il punto importante è questo: come doveva ts~re e!t'rcitato il controllo? oisia: quali poteri avt\'ano le na"i addette al controllo di fronte alle navi merc ..1,tili che face,ano rotta verso i pofti spagnoli? t qui che il \istema rivelava tutta la ,ua. inanità. Le pattuglie addette al controllo, se una na\'e da trasporto allraversava. la zona ad esse affidata, diretta ad un porto spa- ~nolo, potevano soltanto fermarla ed esa• minare le cane di bordo: lt quali carte, come ~ ov\'io, allesta\'ano sempre che la nave in questione non trasporta\'a volontari, né materiale da guerra. In questo modo, si controlla"a o ,;i fingeva di controllare il carico di una na"e runa mediante le carte rilasciate dalle autorità russe. Per dir meglio; non si controllava il traffico ptr la Spagna, ma si controllavano le cane delle na"i che andavano in Jspagna E non basta. Supponiamo che la nave mercantile, a11raveuante la zona control• lata, non avesse le carte in rcgola. e Il caso mi fa ridtre ,, diceva Faust. E, infatti, ci sarebbe: o;tato \·era.mente da ridere ,;t, un piroscafo russo si fos«: pre,entato nella tona controllata con cart..! denunzianti un carico di carri armati o di mitra~liatrici. Pure, supponiamo. per un momento, che il caso fos~c av\'enuto. Le navi di palluglia tedeschi.' o italiane im·itavano il piroscafo russo a fermar,;i. Questo non obbediva e tirava a\'anti per Barcellona o per Valencia. Le na\'i di pattuglia non potevano arrestarlo, né molestarlo. Esse non ave\'ano altro po• tcrc che quello di segnalare la condotta della nave runa al Comitato di Londra. Conclusione: si è mai viuo, è stato mai inventato niente di più stupido? Un'espcrienza sccolarl' inst~na che un controllo navale o si esplica nel diritto di visita il famoso rizhr o/ visì1 and search, di cui 1 .,.;hilterra tanto u\Ò e abusò in occ:asione della lolla contro la schiavitù - o non è un controllo. Sarà una ipocrisia collettiva, ~arà una grande menzogna, ,;arà tutto quello che si vuole, ma non un sinema di controllo. Tutto questo spie11taanche perché un siffatto 1i,;1ema si arresti al momento in cui cessa l'accordo fra i ventisette Stati mandanti. La Germania e l'Italia si sono ritirate dal 1i11ema. Ciò si~nifica: 1) che c.ue non mandano più loro pattuglie a esercitare: il controllo; 2) che le loro navi mercantili non si fermeranno a(l:li eventuali segnali delle pattuglie inglesi o francesi, né esibiranno le loro carte. E questo rende impossibile Ja continuazione della menzogna. Si può chiedere: non potrebbero le na\·i anglo-francesi esercitare il controllo per loro conto, e senza domandare il ptrmesso a Berlino e a Roma ,, comc dice l'inef - fabile Pertinax? La risposta la dà lo stesso Pcrtinax: e Si tratterebbe, in questo caso, non più di un controllo, nel senso degli accordi di Londra, ma di un blocco, cioè di un atto <Ji fon., e di intervento diretto ,. Diciamo meglio: di un atto di guerra IL BLOCCOPER Diamo DIVIIIO .....T EL 1 780, il giudice della Corte del- .&r,,-l'Ammiragliato inglese James Mar• riot pronunziò queste memorabili parole: e La Gran Bretagna blocca naturalmente tutti i porti della Spagna e della Francia Essa ha il diritto di trarre partito da questa posizione, come da un dono ricevuto dalla Provvidenza ,. e chiaro, dunque: è la Provvidenza, proprio la Provvidenza, che ha affidato all'Inghilterra il mandato non solo di controllare, ma di bloccare tutti i porli spagnoli. Un trattatista moderno di diritto internazionale ha commentato in modo poco riguardoso il pas~o che abbiamo riportato del giudice Marriot. Egli si ~ permesso di definirlo e alquanto umoristico :t td ha trovato « strabiliante :t l'idea che la Provvidenza abbia collocato le isole britanniche Il, dove esse sono, appoua perché possano bloccare la Spagna e la Francia Strabiliante, invece, è l'idea cht le irole britannicht siano là dove rono, per cuo. Più strabiliante ancora è l'idea che la Provvidenza non si preoccupi del Regno Unito in modo speciale e non abbia foggiato la geogra6a dei vari continenti nel modo meglio rispondente agli intereui di e,so. Ma, grazie al cielo, queste cose non vengono più messe in discussione. Solo c'è da adattare il pensiero del giudice Marriot ai nuovi tempi e ai nuo,·i bisogni. E si deve riconoscere che oggi, dato lo sviluppo dei nuovi meui di trasporto e delle nuove anni, I.i Gran Bretagna blocca naturalmente non più .oltanto la Spagna e la Francia, ma anch~e la Germania e l'Italia e qualunque altro paese che ,i trovi lungo le vie imperiali: e cioè mezzo mondo Il e dono della Provvidenza,. di cui parlava il giudice Marriot nel 1780, da allora ad oggi, si è andato sempre più ingrossando cd è diventato sempre più ricco e munifico. Come si ,·e~e. basta rimettere un po' a nuovo le grandi intuitioni dei giureconsulti inglesi, perché ene siano sempre vere. Comunque, bisogna esser grati ai ministri e ai diplomatici inglesi se tendono a non abusare di questa o delle altre pietre miliari, che il diritto marittimo inglese ha s1abilite lungo il suo cammino di iecoli altrimenti le na.,i inglesi p0trebbc:ro, per esempio, esiri:ere il saluto dalle navi di tut• te le altre nazioni o accampare il diritto di visitarle e perquisirle (tiiJ1t and uarch) e il Re d'Inghilterra potrebbe pretendere un tributo in natura cioè di pesce fre• sco - da parte dei pescatori olandesi ncl Mare del Nord o dei bretoni nel Golfo di Biscaglia, a titolo di riconoscimento ae1. la sua sovranità sul mare ecc. Questi e altri principi del su., diritto marittimo potrebbe: imocarc l'Inghilterra, principi che, come fu proclamato nella famosa dichiarazione di Westminster del 1808, « hanno in ogni tempo es~nzialmente contribuito al manteni• mento della potenta marittima dell'Inghilterra , : e potrebbe, sempre in nome- dei suddetti principi, pretendere infinite cose ; e, se non le prctende, questo non è già per• ché quei principi sian morti o non siano più validi, ma, piullosto, per la generosità. dei suoi governanti e del suo pop0lo. E, così, il ministro Eden, nelle recenti discussioni di Londra, non ha creduto di v.-,leni del parere del giudice ~farriot r di invocare il diritto, di cui l;i Gran Brcta• gna è stata investita, come si è dello, dalla Pronidenza, di bloccare le costc di Spagna. Il che avrebbe otCmplifica.to no1e\'O)- niente tutte le que~tloni di cui si discutieva Si può essere più generosi di co.t? Pertanto, con buona pacr del Riudice ~arriot, un blocco delle coste spa.'l'nole da parie dc-Ile Ootte in'('le5e e francese ~aft'bbc: O'l:'1'.uin atto d1 ~uerra L'ALTRO SISTEMA I L SISTEMA proposto dall'Italia e dalla Germania, sarebbe, Ìn\'rce, tutto fondato sul riconoscimento della qualità di belligerante alle due parti che ~no in lotta in lspagna ~e conseguirebbe che gli altri paesi ,·errebbero ad assumere la qualità di neutrali. Lo statuto di neutralità è ancora oggi definito dalla dic_hiarazione dt Parigi dt'I 1 856 e si compendia nei seguenti tre principt fondamentali: i) la bandiera neutra copre la merce nemica. eccetto il contrabbando di guerra , 2) la merce neutra souo bandiera nemica non è confiscabile, ecceuo il contrabbando di (l'.uerra ; 3) il blocco deve essere effettivo. ~alla dichiar_azione di Pariri:i ad oggi il diritto internazionale, in questo campo, non ha fa110 t;randi pro~reui. Corf la Dichiarazione di Londra del 1909 si tentò di apie;;,re dt~e:%~. 1 ::~:ti;;!en~ ~~;::;i,~~ preponderante. Ma la Camera dei Lordi non la ratificò. Secondo la solutione italo-tede~a, dunque. i dirilli e i doveri delle due parti in conflitto e dei terti troverebbero una completa e M>ddisfaccnte disciplina nel dirillo internationale positivo. Quale obiezione vitn fatta a.Ila proposta? Questa: che il generalt Franco dispone di forte navali superiori a quelle dell'altra pane, e, quindi, una '"olta riconosciuto come belfa;erante, pOtrcbbc: sottoporre a \'Ìsita le na\'i dirette ai porti av\'ersari e impedire, cost, che navi inglesi o francesi, o russe, portassf'ro a'rmi o \'Olontari ai rossi L'obiezione, come si ,·ede, ~ di puro fatto, e non di diritto. ~la appunto perciò es- ,a si ri~h·c in una contraddizione in termini. Se Franco non avesse forze sufficienti, se fosse, di fronte agli avversari, in una condizi~ne di inferiorità per mare e per terra, s1 direbbe: tgli è un ribelle, e non un belligerante ; e cioè manca lo 11a10 di fatto, che è presupposto indispensabile di un riconoscimento di diritto. Poiché Franco è, in.,ece, in una conditione di netta su• periorità, si dice: se lo si riconosce come belligerante, gli si dà la pos,ibilità di valersi della sua superiorità Quale incoerenza 1 Fuori del linguaggio diplomatico, l'obiezione si traduce nei seguenti termini: « Vo~ gliamo continuare a fornire uomini armi e munitioni a Valentia e vogliamo ~on es• sue dim1rbati dalle navi di Franco,. Così, almeno, tutti capiscono. OMNIBUS I ANNOI, Nl)N, 16, 10 LUOIJO 1937-XV I OMNIBUS SETTIMANALEDIATTUALITA POLITIOAE LETTERARIA EBOE [L SABATO lK li-te PAOIKE ABBONAMENTI Italia• Ooloale1anuo L, 4.6, 1tme1t,- l,. 23 Eat.ero I anao L. 70, u.meur, L. 36 0011 IO■U.O D11 LII.J. lhno1crhtl, dlugDI • fotografie, aacht lt DOD pabblloatl, DOD 1I rettltuiecono, Dlrtdou: Rom~.i,ro':o d~I. lla;li~i· 28 A.mala11tr-adoa,: llilano • Pi111a Carlo Erba, 6 Tel,fono N. 24.808 loe. A.aon,E4.ltrlet " OKIOJIUI" - lliluo
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