Omnibus - anno I - n. 15 - 10 luglio 1937

ANNO I· N. 15 - ROMA 10 LUGLIO 1937-XV È STATO ANNUNCIATO che fra meno di tre mesi le Corporazioni dovranno riferire sui piani per l'autarchia. Bene. Questo è uno dei due grandi compiti che ha oggi, anno quindicesimo, l'Italia: togliersi dal piede la catena della dipendenza economica. L'al• tro è_ sourarrc al bohccvismo il punto d'appoggio spagnolo. Qual è, dei due, il più urgente? :Mussolini ha telegrafato al prcsi- ~cnt~ _dcl~a e: finsidcr > che., dopo il pane, I acciaio e quel che pi\l preme, e ha aggiunto: e: ;-;on c'è tempo da perdere>. Il pane degli stomachi e il pane dei cannoni; in certi momenti bisogna pensare ad entrambi. Dietro quei compiti cc n'è un terzo, più lontano e ancora più grande e comprcnsi\O: dcuo col minimo di parole si tratta di conquistare all'Italia il ma.ssim~ d'indipendenza intemaiionale. C'è chi difende delle egemonie; noi rivendichiamo delle libertà. Autarchia è il non dover sborsare dell'oro f)'!r a,·er grano che basti al nostro pane; ma è stata autarchia anche il non aver avuto bi.sogno, per fondare l'Impero, del permesso delle Nazioni egemoniche o della Socie1à delle Nazioni, che è la sieua cosa. Autarchia è l'opposto di gerarchia o, me- ~lio, è il trovarsi sul gradino più alto, e non su quello più basso, dtlla scala ge- ~archica. Una scala gerarchica dei popoli, 1n Europa e nel mondo, c'è e vi dev'cucrc. Ma non è più né dev'essere quella stabilita col rogito dei notai di Versagli.a, La causa profonda del dramma dell'Europa contemporanea sta in ciò, che ancora re• siste in molti cer\"elli il concetto che la grande guerra, con la pace che l'ha conclusa, abbia partorito un mondo nuovo mentre è Slata sohanto la catastrofe fin.al: di un mondo vecchio. In reahà tutto quel ..:he c'è in Europa di rivoluzionario e di \·•ho all'a\ venire, non può non essere distruzione di Versa.glia, negazione delle gerarchie e clientele societarie. Sono no,ialgici del suddetto vecchio mondo coloro che oggi lamentaJ!,o le sorti della civiltà europea • o addirittura la pian- .:-ono come un bene perduto, Che cosa c'è ;otto questi piagnistti? Forse che i popoli d. Europa, della vera Europa, sono oggi :neno civili di ieri? Intendiamo per vera .. ,.uopa quella complicata penisola che va dalla Polonia alla Spagna, lasciando la Russia compil!sa nel gran corpo dcli' Asia. Da mictliaia di anni una delle più grandi civiltà è cresciuta in quella relativamente piccola appt,ndice, anzi la più grande di tutte, perché la sola che si sia irradiata nel mondo senza giammai cristallizzarsi, ma con moto continuo. Come si spiega che oggi molti vadano ~ridando che questa civiltà è in ro\'ina o almt'no in grave pericolo? Più preci~amente si afferma che ciò che pericola è la e civiltà occidentale>, creazione e c~atura dello e spirito europeo>. ~1a qu.,ste sono espressioni generiche e con• ce11i approssimativi. La civiltà occidentale esiste in quanto è civiltà italiana o francese o 1edc.sca o britanniu. Per quanti clementi comuni e intercainbiabili i vari popoli presentino nella loro vita, l'Italia è Europa ma è soprattutto Italia, la Francia è Europa ma è soprattutto Francia, e via dicendo. E il cosidetto e spirito europeo > in quale magica ampolla è stato mai contenulo? A volerlo definitt, non si trova altro, in o~ni tempo, che un ceno internazionalismo della cultura, e, oggi, anche qualche nostalgia per la vita pacifica vissuta pt,r quarant'anni, fino al 1914, Ma, in concreto, i popoli-chiave della noria d'Europa hanno sempre definito lo e spirito euro~o > a loro immagine e somiglianza, e ~r ciascuno di essi l'aspirazione all'unità d. Europa non è stata che un particolar modo di concepire i rapporti fra essi e le altre =--:azioni. t dubbio che l'unità d'Europa, nei tempi moderni, sia mai stata una realtà ; ma è ben certo che, specialmente dopo il 1914, eua è diventata unicamrnte un concetto polemico, una id('a• arma per fini di politica pazionale. E quelle souospecie dello e spirito europeo > che sono lo e spirito di Ginevra >, lo e spiri10 di Loc:arfo > e simili, hanno spuso avuto, nei rapponi internazionali, la stes• sa funzione delle cortine fumogene nei campi di battaglia. C'è stata tuttavia un'epoca nella quale l'unità dell'Europa ,i è realinata davvuo, sotto specie di unità economica; l'epoca in cui gli affari non avevano patria. Era la civihà plutocratica. Oggi tale unità si è spezzata, ma è peggio, perché quegli affari sono diventati di Stato, la plutocrazia è strumen10 di egemonia, la Socie1à. delle Nazioni ne è la società d'assicurazione, e vi sono popoli che per difendersi debbono vivere come città assediate. L'autarchia è nrumento di resistenza c. di liberazione. Cosl l'Italia potrà dire, del suo oro, che anche se ,arà poco, almeno sarà italiano. 11 PAGINE UNA LIRA ,,,, □ □ BANCAROTTA MASSONICNAFRANCIA Parigi, luglio. TUTTI I NODI ,engono al pettine: e il pettine è br·indito, manco a farlo apposta, da un uomo che non se ne serve più da molti anni 1 e55endo calvo come un ginocchio. In certe situazioni, l'ec;;scre calvi ha del buono : il povero Georgcs Bonnet non avrà da perder tempo a ~tr:ipparsi i capelli. Se li strapperanno, m ~~a vece, i contribuenti francesi, ai qualt tocch~rà trovare, fra imposte dirette e indirette, i quattrini necc!-sari a colmare buona parte del disavanzo del Tesoro. ammontante, per l'esercizio in corso, a una quarantina di miliardi. ~~ a c~storo il ministro potrà dire, con un occhiata di fredda commi\Crazione: « Tu, l'os uoulu,_ Georges Dandin! », che e quel che diceva un savio di :\folière ad un gonzo, reo d'aver sposatJ. una donna senza cervello. Gli elettori france~i hanno spa~ato il Fronte popol~re: 1 loro guai siano dunque il loro giusto castigo, tanto più giusto se ncm• meno una lez.ione siffatta riesce a far cercar loro scampo nel divonio. Bonnet, da calvo cosciente e organi7zato, ha messa una specie di civetteria nel n?~1aver peli _sulla lingua, e la sua espos1z1one finanziaria della notte del 29 giugno è stata di una 5incerità drammatic:1. Se1 c!opo :werh a~rolt;lta, :~ 'iU.> predecessore ha resistito alla tentazione di precipitar'ii nella Senna, fu unicamen~e merito, giova credere, della precauzione presa poco prima da Chautemps nominandolo ministro di Grazia e Giustizia. E. noto infatti che i mini- 'itri h:i.nno sempre uno o due agenti alle calcagna, e in tali condizioni 'iCavalc~re la spallett~ di un ponte non è facile. Ma forse 1I nuovo portafogli aveva r_e~ l'ex-ministro delle Finanze inaccess1b1le a certe fonne acute dell'abbatti.mento? Sia come si voglia. il bilancio dello sbilancio francese pro'ipettato da Bonn~t è tale da meritar di passare a~la ~tona qu~le esempio dei dissesti dt cui anche 1~ un paese privilegiato come questo puo esser causa la gestione ¼:ia~u:ata. di un governo che pretende sostituire, .m omaggio ai pregiudiz.i delle..~asse. ignare, la mi~tica alla contab1hta e 1 capricci del numero alla logica dei numeri. Al passivo figura prima di tutto l'emorragia d'oro supinamente tollerata ?urante il mese di giugno nell'assurdo intento di impedire la caduta di una ~oneta ~~e, battuta in breccia da più d~ un _m1ltardo al. mese di deficit della b1lanc1~ commerciale, non poteva più rcgç-eN1 se non come si reggono i palloni quando non hanno più idrogeno nel ventre: buttando giù zavorra. La zavorra, nel caso in ic;;pecie constava d'oro fino in verghe, e ne ve~ne 'iCara• ventata nel vuoto per sette miliardi e se!t~ce~to milioni di franchi, di cui due m1liard1 e mezzo nella sola settimana dal 22 al '28 giugno. Quando non rimase nella navicella più un solo lingotto da buttar giù. il Senato buttò giù l'aeronauta: mediocre consolazione, soprattutto allorché invece di vederlo 'i.fracella~si sull'orlo di un campo lo vedi posarsi mollemente in paracad~te su una nuova poltrona di mimstro. FINE DEL MESE Chautcmps: invece di un franco matematico, la Francia avrà, sino a nuovo ordine, un franco politico, con tutte le alce inerenti a questa nuova situazione. Xotiamo. comunque, che Inghilterra e Stati Cniti, interessati al salvataggio dell'accordo tripartito dell'ottobre 1936 che li garantiva contro un ribasso della valuta francese atto ad agevolru·e il commercio della Repubblica ~ul mcrCJ.tOinternazionale, lavoreranno :i impedire che il suo depre-.aamento !>uperi certi limiti. Fra e: grandi democrazie > non bisogna forse aiutarsi? E:. la politica che tanto Londra che \\'a- ,:;;hingcon ,;eguirono nei riguardi del marco fra il 1ç,20 e il 1923, prima dell'inflazione definitiva e irreparabile: con la <;;0ladifferenza che le batoste di allora e la legislazione conservativa che ne \Caturì limitano l'odierna libertà di inizia.uva del capitale anglo-americano e dim_inuiscono di altrettanto l'ampiezza de, concorsi che la Francia può ripromettersene. Il \Ccondo c:ipitolo del passivo trovato da Bonnet consiste nel di~a\•anzo del bilancio dello Stato, previsto intorno ai sette o agli otto miliardi per le spese ordinarie e agli otto miliardi e mezzo ,~r quelle 'ìtraordinarie. Qùesta falla per così dire 'regolamentare ,·errà col- .nata m('rcé la riduzione progressiva dd1e "l't>~l' nonch( l'aumcntv delle impo,:;;tedirette ed indirette sino alla concorrenza di sette od otto miliardi supplementari. Terzo e più grJ.ve capitolo, il vuoto pauroso regnante nelle casse del Tesoro, dove la mattina del 29 giugno non restavano più se non diciotto milioni. Era la fine del mese e bisogn..°lva pagare gli impiegati! Bonnet cominciò col farsi prc5tare d'urgenza quattrocento milioni dalla Cassa Depositi e Prestiti. Il ,0 luglio, votati dal Parlamento i pieni poteri, eg-li ordinava alla Banca di Francia di stampare a sua intenzione quindici miliardi di franchi di c:i.rta moneta. Le rotati\·e rntrarono in azione e i pacchi di banconote cominciarono ad arrivare, umidi d'inchiostro, nei ot0ttcrranei della Tesoreria mentre tutti, dal ministro responsabil~ all'\1himo de~li uscicri 1 respiravano. Il fol11mento era evitato e gli sportelli potevano restare aperti. UNA FATTURA DI NOVANTA MILIARDI .\1:a l'inflazione, ,;;i S.'l, non è un rimedio definitivo. Il ribasso del franco farà ora risalire il costo della vita, a dispetto dei decreti draconiani emanati a gran velocità per frenare l'ascensionr: dei prezzi: glì operai e gli impiegati esigeranno paghe più alte, l'agitaz.ione SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE M>Cialeripiglierà, e che faranno allora i sociali'iti, M>Cfiorzati di Chautemps? !..a popolarit:'. de! !llini<tno <l11reri finché nella memoria del paese resti vivo il ricordo della fattura di quasi go miliardi di franchi lasciatagli non saldat3 da Blum : 16 miliardi e mezzo di nuove spese, 20 miliardi e 400 milioni di valuta aurea emigrata all'cstero 1 15 miliardi di disavanzo supplementare della bilancia commerciale, 12 miliardi e mezzo di prestiti interni 1 4 miliardi e mezzo di prestiti esteri, 15 miliardi di aumento della circolazione fiduciaria e 5 miliardi di di~avanzo supplementare del bilancio ferroviario. Ma la memoria dei ~poli è labile, e quella dei france5i m modo particolare. Una fattura di novanta miliardi si dimentica più facilmente di un conto della sarta. Fra pochi giorni il congresso socialista di ~Iar-.iglia dovrà discutere della situazione e nulla garantisce che es~ non insorgerà contro il pio ritorno alla finanza classica e il sublime disprezzo della demagogia incarnati dal sue• cessore di Auriol. A un amico che gli chicde"a perché non avesse accettato di entrare nel nuovo gabinetto, il sociali~ta Spina~se, ex-ministro dell'Economia Nazionale, rispondeva I' altro giorno con sufficienza : « A che pro entrare in un ministero dcstir'lato a vivere pochi giorni o tutt'al più poche settimane? Siamo c;;icuri di tornare al potere: Chautemps è incaricato di una o;emplice '\upplenza >. Con1alleati simili, il poveruomo avrà poco da stare allegro. Blum lo sostiene~ ma come la corda ~ostirne l'impiccato. L<' turb<" dr! Front~ popolare lo hanno lasciato pr<'ndere 11 _potere solo affinché riempia la cass:'. Qua~do qu~sta sarà piena, gli offriranno m premio un portafogli di ministro di StatoJ coi relativi duecento mila franchi di stipendio e rifaranno un gabinetto loro, probabilmente con la partecipazione dei comunisti. st;l.nch1 di fare anticamera e tartac;;sati di ordini t~l,efonici di Stalin perché non perdano pm tempo. , UN GABINETTO MASSONICO La carta migliore che il gabinetto Chautcmps abbia nel proprio gioco è, in sostanza, );1 sua fama d'essere un gabinetto massonico. Il presidente del Consiglio è infatti un « Trentadue ». nonché Sublime Principe del Real Se~ greto. Viollettc, ministro di Stato è un « Tn:ntatrè :t-, Sovrano Gran C~mmendatore Eletto. Sarraut, altro ministro di Stato, è anch'egli un « Trentatrè >, come Donnoy, ministro, e Aubaud sottosegretario agli Interni. Dclbos, ministro degli Esteri 1 è un e Trentuno > come Bertrand, sottosegretario alla Presidenza. Il ministro delle Pensioni, Rivière, è un e: Trentadue>. Il gr::.do di « Trenta • affratella Auriol, ministro della Giustizia, Cot, ministro dcli' Aeronautica Moutet, ministro delle Colonie e il ne: gro Monnerville, sottosegretario delle Colonie, nonché Venerabile in cattedra della loggia« La Previdenza». Al ~onnet, ministro dell'Agricoltura e allo Za.y, ministro dell'Educazione Nazionale, spetta il grado più modesto di « Diciotto>. E Daladier, finalmente, ministro della Guerra, massone soltanto dal 1934, fig~ra nella lista in qualità di maestro d1 terzo grado. Che si vuole di più? Aggiungiamo ai nomi delle Eccellenze quelli dei loro capi gabinetto o dei loro segretari, anch'essi 1 dal Prieur al Paty, membri dell'una o dell'altra loggia, e vedremo il gabinetto Chautemps trasformarsi come per incanto in un convento del Grande Oriente incaricato della direzione degli affari della Francia. Se socialisti e Comunisti riesciranno ad abbatterlo. sarà quella, per lo meno, la prova che la Massoneria non è più neanche in Francia la potenza di una volta o che, qualora di massoni cc ne siano troppi anche fra i socialisti e i comunisti, neppure la Massoneria è più d'accordo con sé steMa. Ma pel momen• to Chautemps è ancora in sella, e già da Londra e da \Vashington i fratelli degli altri riti si dispongono a stendergli una soccorrevole mano. L'accordo tri~artito d~I 1 ° ottobre 1936, del quale s1annunzia la continuazione, è il giuramento di Pontida dei « Figli della Vedova:. dei due mondi. Al povero Bonnet, giunto d'un fiato ~a \\'ashington a bordo di una nave inglese, toccò escogitare seduta stante ! mezzi meno, disastrosi per rigonfiare 1I pallone. Egli ,;;ela cavò in orimo luogo mettendo il catenaccio alla Borsa in secondo luogo abrogando il decret~ del 1° ottobre scorso che fissava il titolo del franco dai 49 ai 4~ milligrammi di oro. L'effetto di qucst ultima decisione fu che, cessatole il ~ostegno artificiale del fondo di livellamento dei cambi e abbandonata a ~é stessa la moneta nazionale di!.C.esedi dicia~nove punti di un colpo. La sterlii:ta, che il 28 giugno vale~•a 11 ,, franchi, ne quotava, il 1° luglio, 129. Corso definitivo? Nemmeno questo, visto che per principio la valuta francese era onnai avulsa dall'oro. Il corso del franco diprnderà d'ora innanzi dalla maggiore o minor fiducia ispirata dalla politica finanziaria e dalle vicrndr parlamentari del ministero IL JCIHISTRODELLEFINANZEFRANCESI,BONNET CONCETTO PETTINATO

I FATTI più importanti per l'avvenire del mondo passano quasi sempre inos1crvati. Cosl non si ~ prestata la dovuta attenzione a due decisioni simultanee, che gettano molta luce sulle concrt:tc possibilità della vagheggiata e tante \'Ohe annunciata e Alleanza atlantica > anglo-americana e sulle prouimc competizioni oceaniche. Il Presidente Roosevelt- ha lanciato, nei giorni scorsi, il programma decennale delle costruzioni per la marina mercantile per l'ammontare di mezzo miliardo di dollari, Contemporaneamente, la Conferenza imperiale di Londra annunciava solennemente il proposito di far rivivere l'antico splendore della bandiera britannica da troppo lungo tempo oscuratosi rcllc acque del Pacifico e lungo le coste orientali degli Stati Uniti. Non occorre un grande sforzo di immaginat.ione per accorgersi che la lotta fra gli Stati Uniti e l'Inghilterra per il possesso dei meni alli a regolare alla prima occasiOl'le la libertà dei mari, riprende su più , a.sta Kala e con rinnovato vigore. Si comprende come la recente legisluione americana intorno alla neutralità. in tempo di guerra \'ada rapidamente perdendo la primitiva popolarità. E per una ragione molto semplice. Essa mette gli Stati Uniti al riparo da ogni eventuale cocrcsponsabilità o compartecipazione alle controversie ed ai conflitti europei. Ma, d'altra parte, quei provvedimenti legislativi importano conc.eguente non prevedute, che sembrano mortificare l'orgoglio nazionale. Essi, infatti, luciano l'alto mare alla mercè dello Stato che potrà disporre della flotta più potente. ln parole povere, e per dire tutto in breve, nel momento attuale e per un periodo di tcmpo ancor" indeterminato, l'alto mare ~,ltà -in potere della flotta dell'lmpe.ro bri1annico. In caso di guerra la formula americana: « "endere a tutti, in contanti, a rischio e pericolo dei compratori :>, porterebbe automaticamente gli S1ati Uniti ad es-- sere, anche all'infuori di ogni deliberata volontà, gli alleati dell'Inghilterra. Cli Stati Uniti avevano escogitato la leg- ~e sulla neutralità per a.uicurare alla po• litica americana un'assoluta indipendenza dalle torbide e rischiose vicende europee. Ed ecco che la legge finisce, in pratica, col santionare la subordinazione degli Stati L' nit i alla politica della più agguerrita po· t~nza navale. t quindi naturale che in maniera coperta e inavvertita, ma intensa. e costante, sulle due rive dcli' Atlantico si conduca fino in fondo l'implacabile lotta per il dominio dei mari, nonos1ante le mediazioni e le intese ipocritamente rinnovate per porre un termine alla gara degli armamenti. La Conferenza imoeriale di Londra ha posto chiaramente in luce la tattica duttile t sottile che gli Stati Uniti hanno mes.s.o in opera. per eliminare da:! Pacifico i carichi marittimi britannici. In virtù di s~ìdì e di premi che le Compagnie di navieatione ricevono dal governo di Washington e che toccano, talvolta, la cifra cospicua di ~50.000 sterline all'anno, la concorrenza americana non offre quasi più nessun margine agli Inglesi. Fra Honolulu e gli Stau Vniti il traffico conosce quasi esclu- \Ì\amcntc la bandiera americana. Si ha la impressione che nel traffico dei passeggeri sul Pacifico la bandiera bntannica stia per ~comparire. Donde le inquietudini sospettose della Nuova Zelanda e dcli' Australia, che si sono affrettate a preparare una legislazione mirante a impedire fra i due Domini qualsiasi traffico di navi bauenti bandiera straniera. ,I JOlfN BULL1 "Fatti fona1 Valncla1 Fnaco pab 1Tar111Nh. cbe 1'llolei noi noa lo riooaoeoeNmomai oom• btlliftrt.Dtel 11 Cdt.. di Banoli) Non saranno certo provvedimenti di questo genere a rialzare nel Pacifico le sorti del traffico marinaro britannico. Perché non sono soltanto gli Stati Uniti a minacciarne la consistenza. Ahche le lince giapponesi e germaniche sono largamente e metodicamente sussidiate dai rispettivi governi per spiegare al vento la bandiera nazionale in concorrenza con quella dell'Impero inglese. C'è chi si domanda Je l'aiione di Washington, tulla intenta a favorire la marina mercantile e a mellerla in gndo di battere ogni concorrenza sul Pacifico non miri al Giappone e alla Germania molto più che all'Inghilterra. Ma quand'anche la supposizione rispondeuc a verità, non ne sarebbe in alcun modo alterata la situazione di fatto, vale a dire la grave crisi britannica nel traffico del Pacifico. Situuione di fatto che non sembra davvero incorag• giare le speranze con le quali Cordell Hull ricevette la visita di Runciman, che aveva varcato l'Atlantico per concertare un oattato di commercio che, nei miraggi degli utopisti dei due emisferi avrebbe dovuto preludere al disarmo e all'alleanta atlantica Segno va~o e fantasmagorico. I condor1ieri più in vista e più autorevoli dell'opinione pubblica dei due paesi vanno ripetendo le formule consuete, che il Timer ha riassunto schematicamente e perentoriamente: « una guerra fra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti è letteralmente inconcepibile,. Di inconcepibile non c'è nulla al mondo. E, in ogni caso, l'allontanar-e una guerra non significa necessariamente Jtipulare una allean:r:a. Un vecchio grido di guerra anglo-sassone dice che e il sangue è più denso e opaco dell'acqua ,. t verissimo che la con• sanguineità 1 l'idioma comune, l'identico atavismo morale conituiscono altrettante pred:sposizioni alla reciproca comprensione. ~fa è altrellanto vero che l'America di oggi rap• presenta un amalgama di razie eterogenee che si ispira. sempre meno alla tradizione anglo-sassone. Ogni ten1ativo di tradurre in atto un disegno quale è quello dell'AI• leanza atlantica, è destinato ad infrangersi contro la volontà di potenza dei due S1ati, dominati da una medesima idea di predominio impt-riale. Almeno per ora. AL TEMPO DELLE LOTTE ,lettorati fra i i.ari partili politici, il uino sçorreua a fiumi tra zli elettori, e il più modesto :abaaaio di uilta11io doueua rinno• uare I, sue riuru, almeno quattro volte al ziorno. In all'une pro1,1ncie, i ancor vivo il ricordo di famiglie ricchissime cadule, poi, nella più nefo miuria a causa delle velleità elettorali di qualcuno dei loro compon,nti. In certi collezi, 01m voto cortqui• slato veniva a coJlare, 1r1 media, dieci litri di 1Jino e uenti JÌfari toscani. Ci fu, può, nelle eleòoni politiche del 1919, in J,rouinria di Cosenia, un candidato della li1ta popolate che escozitò un nuovo metodo, 1uondo lui in/c.llìbile, pf'r 11uere eletto con cento probabilità su cen10, senta ,icorrere ai soliti 1izari e al solito uino. Coslui ordinò al suo capo 1aloppino, che balteva tutta la provincia, di calcolare con ,,,atematica esatte{la quanli voti, Ira qudli di preferenia e a11iunti, zl1 fossero necessari pachi, secor,do le norme della legzt della proporàonale allora in v11ore, entraut nel quoliente detli eletti. Qucndo i cal<)li del 1aloppino furono compiuti, il t:andidaio c?mprò tante paia di scarpe qi:anle ne corrispondeuano al numero dei uoti. che ili urv1vano per la sua eleiione. Indi, diede ordinf' che a ciascuno dei suoi probabili elettori si deue una scarpa, qutlla destra, promellendo che si sarebbe potuto a1Jere l'altra a eleiioni avuenure, 1t il candidato cl,tt le offriva fosse stato eltttto. Teoricamenle, il candidato popola" ,ra 1ià elello deputato. Quale avuersario avrebbe poluto p;ntarzli uia zii elettori? Etli li aveva lutti in pu1no, con lo stralatemma della .,carpa: an,:i, ua tanto sicuro del fatto JUO che rirunòò a otni altra forma d1 propazanda, licenòando amici e galoppini . .\fa zii elet• tori tradirono il patto. I fumi del vino an• ntbbiarono il ricordo dell'altra scarpa. E al candidato popolare, caduto, non restò che appiccar« il fuoco al mata«ino doiie tra c.mmucchiato qualche mitliaio di scarpe, tulte per il piede sinistro. A FERDINANDO Il di Borbone bastava eh, i suoi diplomalici ese1uis• uro unia discutere i suoi ordini; • in /atto di pol11ica estera auer.,a dei concetti lutt'affatto particolari. Era perJua10, per e5empio, che nonoslanle la rottura dei rapporti con la Francia e l'lnthilterra, non potesse 1.1ancargli l'appolfio della prima per paraliuare le influente intleJi nel rezno, e lo /ue dir~ a Napoleone lii da due dtle1a1i clu inviò a Parigi, dopo l'attentato di Orsini. Ad usi il re diede istruòoni catezorit:he in questo unso, 011.{Ì le dettò e1li 1teuo, a Gaeta, la sera del a7 Gennaio 1858. Infatuato ,della sua poten,:,a, non temeva p11ricolì. Fu in quell'occa1ione e/te pronunt:iò la ttlebrt frau: < Il mio rezno i protr:tto per Ire quarti dall'acqua salata, e per un quarto dalla /Comunica :t. UN DUCA NAPOLETANO era tdJta• mente famoJO per la sinistra poten.:a che li 1priz1onava da tulla la sua persona A scongiurare il Juo influuo 1Jani si erano rivelati tutti zii espedienti di rito; non rimaneva che affidarsi alla discreòone del malefico agente. Una sera, per uia Toledo, il temuto Duca scorge un ami€o e, unca conceder1li via di scampo, lo chiama per nome. Nel riuollars1, al richiamo, il malcapitato Jciuola in malo modo e si rompe una gamba. Sollevato da alcuni presenti, pri.nia di tsure trasportato al pronu, JOC· corso, l'infortunato rispettosamente dic, al Dut:a. « Vi rintrac.io, Duca, da vero amico, mi avete /alto un trattamento di. /auot'e >. SIR SIMON WORCESTER, deputalo soialista, amava farsi pauare per uomo ir,tegerrimo e non mancava di decantare le su. alte uirtù morali ogni quafoolta ci fosse da farsi applaudi" nei comiti operai. Sult'inzresso principale del suo castello aveua /atlo scrivere a zroui carotieri· e In questo castello - ni dalla porla ni dal portone - e nemm,no dal verone - mai non entrò nl entrerà un briccone ,. Al tempo dezli scioperi minerari, una mano ignota oggiunst col carbone: e E allora da che parte entra il padrone.> :t. DURANTE I FUNERALI di Rockefeller, l'atlen,:,iontt dei presenti fu attratta da un 1iovane t:he a.s1isttua al Jtrd(io funebre lezg,ndo con compun.:ione un piccolo libro. « Sarà il Dies ira.e del William ,, fett uno, , o, a giudicare dalla mole del libro, La via della mortC del Loose ,. Il tiovane, ehe aveua udito, sen.::a abbandonare l'aria triste e eompunta, si avvicinò al gruppo: < Vi sbagliati, signori,, spiegò con affabilità, « i il Codice ciuile, aperto al capi- • lolo delle 1uceeuioni ,. IL MARESCIALLO DURAS fu 1nt:arica10, nel 1780, della sorueglianl,a dei teatri' di Pdrigi. Il giornalista Linzuet, penna p1 r{ld1J e iemuta, in un articolo attaccò il Marttsciallo per aver maltrattato una ballerina. Dura1, mollo seccalo, avvistando. una sera, il ziornaliua nell'atrio di un teatro, lo avvicinò: e •◄ mica mio,, gli disse, trattenendo, a 1lenlo, la sua ira, ~ la voslra lintutJ vi farà sc.ttiar, qualche colpo del mio ba11one ,. E Linzuel, sempre caus1ico, di rimando: e Tanto mitlio, Maresciallo. In queslo caso, potrete dire d'avere adoperato, almeno una uolta, il vostro bastone,. T J TTTORJO EMANUELE. ORLANDO Y entrò p,r la prima uolta nel Parla• men10, deputato per Partinico, nel 1897. Il suo nome, abbastanc.a noto nel campo uni• uersi1a,io, era completam,nie SCO"I01tiuto nel mondo politico. Un tiornalis1a, incaricalo di redizere la bio1rafia dei nuovi eletti per quella lezisla1u,a, ziunto al 1iovan1 professore e av1Jocato siciliano, ti per fl non seppe cavarsela che, brillanremenle, coli: •Orlando: gerundio presente del verbo orlare,. 1 L RE D'INGHILTERRA, inconlrando, un tio,no, il Ministro Pope che, gobbo e malfatto, sì trascinava per le r.,ie di Lon· dra, disse ai suoi cortigiani con aria di spre.::,:,o: • Vorrei sapere a che urve quell'omino che cammina di traver.io ,. Pope udi e rispose: e A fari;i andar, diritto, Maestà ,. MENTRE PRONUNCIAVA un discorJo alltJ Camera, Aleuandro Forlil /u 1n1er,0Uo da un ai,versario, che urlò. E pensare ch'i un uomo d'inzegno qutllo che parla., ,. Oli r101••"1.t.ori Deatr&li II per il controllo nei porti 1pagDoll,HOC'Ddloa propoua fraaoo.lngl•n E Ales1an"ro Fortis, pronto: « Sono Jpia- <trile di non pater dire lo steuo del mio autorevole collega, proibendo il nostro regolamento di acco1liere le interru,::ioni ,. , LACONTROVERSIPAER D. CONTROLLO I N SEGUITO al ritiro e definitivo> della Germania e dell'Italia dal sistema di controllo, si è accesa una vivace di• ,puta in seno al Comitato di Londra fra i rappresentanti dell'Inghilterra e della Francia dall'una parte e quelli della Germania e dell'Italia dall'altra. Le due tesi in contrasto possono riassumersi cosl. I Go- \·erni di Londra e di Parigi, preso atto del fatto che le altre due Potenze hanno ritirato le loro pattudic navali, si sono dichiarati pronti a colmare con propri mez.- ti la lacuna che ~i· è cosl venuta a creare nel sistema del controllo, e cioè a mandar-e proprie navi a sostituire quelle tede1che e italiane e a e1ercitare, cosl, il controllo di quei traui di coste spagnole, che erano per lo innanzi controllati dalla Germania. e dall'Italia Inoltre si son dichiarati disposti a fare imbarcare sulle loro navi, addette al con1rollo, osserva.tori di altri paesi. Per converso, i Governi di Berlino e di Roma hanno respinto la proposta anglo-francese e hanno proposto l'abolizione del sistema delle pattuglie navali, eh ha dato prova cosl infelice; e hanno 50Stenuto la necessità che i Governi partecipanti al Comitato di non inter\'ento riconoscano la qua• lità di belligerante a ciascuna delle due parti in lotta in lspagna; e, conseguente• mente, assumano di fronte ad entrambe: i diritti e gli obblighi propri dello stato di neutralità, quali !On0 .1.tati definiti dal diritto internazionale attraverso una lunga e fatico~a claborazione. Questo propoua non ha incontrato il gra• dimento della Francia e dell'Inghilterra. D. SISTEMA DELCONTROLLO NAVALE POICH2. FRA TANTO sovrapporsi e incrociani di a\'venimenti, di note diplomatiche, di dichiarai.ioni ufficiali o ufficiose, non è del tutto facile orien1arsi, riassumiamo in poche parole i principi fondamentali dei due ,istemi: di quello del controllo mediante pattuglie navali, cht è stato in vigore fino a ieri e che Londra e Parigi \·orrebbc:ro far continuare, e di quello proposto dall'Italia e dalla Germania. 11 primo consiste\'& in questo: la co.sta spagnola era divisa in tanti tratti e ciascuno di questi era controllato da pattu· glie navali di una delle quattro grandi Potenu. e, superfluo a~~iun~ere che la costa della Spagna franchista era controllata da navi francesi e inglesi e quella della Spagna ross.a da navi italiane e tedesche. Ma con ciò non s.i è detto ancora niente. Il punto importante è questo: come doveva ts~re e!t'rcitato il controllo? oisia: quali poteri avt\'ano le na"i addette al controllo di fronte alle navi merc ..1,tili che face,ano rotta verso i pofti spagnoli? t qui che il \istema rivelava tutta la ,ua. inanità. Le pattuglie addette al controllo, se una na\'e da trasporto allraversava. la zona ad esse affidata, diretta ad un porto spa- ~nolo, potevano soltanto fermarla ed esa• minare le cane di bordo: lt quali carte, come ~ ov\'io, allesta\'ano sempre che la nave in questione non trasporta\'a volontari, né materiale da guerra. In questo modo, si controlla"a o ,;i fingeva di controllare il carico di una na"e runa mediante le carte rilasciate dalle autorità russe. Per dir meglio; non si controllava il traffico ptr la Spagna, ma si controllavano le cane delle na"i che andavano in Jspagna E non basta. Supponiamo che la nave mercantile, a11raveuante la zona control• lata, non avesse le carte in rcgola. e Il caso mi fa ridtre ,, diceva Faust. E, infatti, ci sarebbe: o;tato \·era.mente da ridere ,;t, un piroscafo russo si fos«: pre,entato nella tona controllata con cart..! denunzianti un carico di carri armati o di mitra~liatrici. Pure, supponiamo. per un momento, che il caso fos~c av\'enuto. Le navi di palluglia tedeschi.' o italiane im·itavano il piroscafo russo a fermar,;i. Questo non obbediva e tirava a\'anti per Barcellona o per Valencia. Le na\'i di pattuglia non potevano arrestarlo, né molestarlo. Esse non ave\'ano altro po• tcrc che quello di segnalare la condotta della nave runa al Comitato di Londra. Conclusione: si è mai viuo, è stato mai inventato niente di più stupido? Un'espcrienza sccolarl' inst~na che un controllo navale o si esplica nel diritto di visita il famoso rizhr o/ visì1 and search, di cui 1 .,.;hilterra tanto u\Ò e abusò in occ:asione della lolla contro la schiavitù - o non è un controllo. Sarà una ipocrisia collettiva, ~arà una grande menzogna, ,;arà tutto quello che si vuole, ma non un sinema di controllo. Tutto questo spie11taanche perché un siffatto 1i,;1ema si arresti al momento in cui cessa l'accordo fra i ventisette Stati mandanti. La Germania e l'Italia si sono ritirate dal 1i11ema. Ciò si~nifica: 1) che c.ue non mandano più loro pattuglie a esercitare: il controllo; 2) che le loro navi mercantili non si fermeranno a(l:li eventuali segnali delle pattuglie inglesi o francesi, né esibiranno le loro carte. E questo rende impossibile Ja continuazione della menzogna. Si può chiedere: non potrebbero le na\·i anglo-francesi esercitare il controllo per loro conto, e senza domandare il ptrmesso a Berlino e a Roma ,, comc dice l'inef - fabile Pertinax? La risposta la dà lo stesso Pcrtinax: e Si tratterebbe, in questo caso, non più di un controllo, nel senso degli accordi di Londra, ma di un blocco, cioè di un atto <Ji fon., e di intervento diretto ,. Diciamo meglio: di un atto di guerra IL BLOCCOPER Diamo DIVIIIO .....T EL 1 780, il giudice della Corte del- .&r,,-l'Ammiragliato inglese James Mar• riot pronunziò queste memorabili parole: e La Gran Bretagna blocca naturalmente tutti i porti della Spagna e della Francia Essa ha il diritto di trarre partito da questa posizione, come da un dono ricevuto dalla Provvidenza ,. e chiaro, dunque: è la Provvidenza, proprio la Provvidenza, che ha affidato all'Inghilterra il mandato non solo di controllare, ma di bloccare tutti i porli spagnoli. Un trattatista moderno di diritto internazionale ha commentato in modo poco riguardoso il pas~o che abbiamo riportato del giudice Marriot. Egli si ~ permesso di definirlo e alquanto umoristico :t td ha trovato « strabiliante :t l'idea che la Provvidenza abbia collocato le isole britanniche Il, dove esse sono, appoua perché possano bloccare la Spagna e la Francia Strabiliante, invece, è l'idea cht le irole britannicht siano là dove rono, per cuo. Più strabiliante ancora è l'idea che la Provvidenza non si preoccupi del Regno Unito in modo speciale e non abbia foggiato la geogra6a dei vari continenti nel modo meglio rispondente agli intereui di e,so. Ma, grazie al cielo, queste cose non vengono più messe in discussione. Solo c'è da adattare il pensiero del giudice Marriot ai nuovi tempi e ai nuo,·i bisogni. E si deve riconoscere che oggi, dato lo sviluppo dei nuovi meui di trasporto e delle nuove anni, I.i Gran Bretagna blocca naturalmente non più .oltanto la Spagna e la Francia, ma anch~e la Germania e l'Italia e qualunque altro paese che ,i trovi lungo le vie imperiali: e cioè mezzo mondo Il e dono della Provvidenza,. di cui parlava il giudice Marriot nel 1780, da allora ad oggi, si è andato sempre più ingrossando cd è diventato sempre più ricco e munifico. Come si ,·e~e. basta rimettere un po' a nuovo le grandi intuitioni dei giureconsulti inglesi, perché ene siano sempre vere. Comunque, bisogna esser grati ai ministri e ai diplomatici inglesi se tendono a non abusare di questa o delle altre pietre miliari, che il diritto marittimo inglese ha s1abilite lungo il suo cammino di iecoli altrimenti le na.,i inglesi p0trebbc:ro, per esempio, esiri:ere il saluto dalle navi di tut• te le altre nazioni o accampare il diritto di visitarle e perquisirle (tiiJ1t and uarch) e il Re d'Inghilterra potrebbe pretendere un tributo in natura cioè di pesce fre• sco - da parte dei pescatori olandesi ncl Mare del Nord o dei bretoni nel Golfo di Biscaglia, a titolo di riconoscimento ae1. la sua sovranità sul mare ecc. Questi e altri principi del su., diritto marittimo potrebbe: imocarc l'Inghilterra, principi che, come fu proclamato nella famosa dichiarazione di Westminster del 1808, « hanno in ogni tempo es~nzialmente contribuito al manteni• mento della potenta marittima dell'Inghilterra , : e potrebbe, sempre in nome- dei suddetti principi, pretendere infinite cose ; e, se non le prctende, questo non è già per• ché quei principi sian morti o non siano più validi, ma, piullosto, per la generosità. dei suoi governanti e del suo pop0lo. E, così, il ministro Eden, nelle recenti discussioni di Londra, non ha creduto di v.-,leni del parere del giudice ~farriot r di invocare il diritto, di cui l;i Gran Brcta• gna è stata investita, come si è dello, dalla Pronidenza, di bloccare le costc di Spagna. Il che avrebbe otCmplifica.to no1e\'O)- niente tutte le que~tloni di cui si discutieva Si può essere più generosi di co.t? Pertanto, con buona pacr del Riudice ~arriot, un blocco delle coste spa.'l'nole da parie dc-Ile Ootte in'('le5e e francese ~aft'bbc: O'l:'1'.uin atto d1 ~uerra L'ALTRO SISTEMA I L SISTEMA proposto dall'Italia e dalla Germania, sarebbe, Ìn\'rce, tutto fondato sul riconoscimento della qualità di belligerante alle due parti che ~no in lotta in lspagna ~e conseguirebbe che gli altri paesi ,·errebbero ad assumere la qualità di neutrali. Lo statuto di neutralità è ancora oggi definito dalla dic_hiarazione dt Parigi dt'I 1 856 e si compendia nei seguenti tre principt fondamentali: i) la bandiera neutra copre la merce nemica. eccetto il contrabbando di guerra , 2) la merce neutra souo bandiera nemica non è confiscabile, ecceuo il contrabbando di (l'.uerra ; 3) il blocco deve essere effettivo. ~alla dichiar_azione di Pariri:i ad oggi il diritto internazionale, in questo campo, non ha fa110 t;randi pro~reui. Corf la Dichiarazione di Londra del 1909 si tentò di apie;;,re dt~e:%~. 1 ::~:ti;;!en~ ~~;::;i,~~ preponderante. Ma la Camera dei Lordi non la ratificò. Secondo la solutione italo-tede~a, dunque. i dirilli e i doveri delle due parti in conflitto e dei terti troverebbero una completa e M>ddisfaccnte disciplina nel dirillo internationale positivo. Quale obiezione vitn fatta a.Ila proposta? Questa: che il generalt Franco dispone di forte navali superiori a quelle dell'altra pane, e, quindi, una '"olta riconosciuto come belfa;erante, pOtrcbbc: sottoporre a \'Ìsita le na\'i dirette ai porti av\'ersari e impedire, cost, che navi inglesi o francesi, o russe, portassf'ro a'rmi o \'Olontari ai rossi L'obiezione, come si ,·ede, ~ di puro fatto, e non di diritto. ~la appunto perciò es- ,a si ri~h·c in una contraddizione in termini. Se Franco non avesse forze sufficienti, se fosse, di fronte agli avversari, in una condizi~ne di inferiorità per mare e per terra, s1 direbbe: tgli è un ribelle, e non un belligerante ; e cioè manca lo 11a10 di fatto, che è presupposto indispensabile di un riconoscimento di diritto. Poiché Franco è, in.,ece, in una conditione di netta su• periorità, si dice: se lo si riconosce come belligerante, gli si dà la pos,ibilità di valersi della sua superiorità Quale incoerenza 1 Fuori del linguaggio diplomatico, l'obiezione si traduce nei seguenti termini: « Vo~ gliamo continuare a fornire uomini armi e munitioni a Valentia e vogliamo ~on es• sue dim1rbati dalle navi di Franco,. Così, almeno, tutti capiscono. OMNIBUS I ANNOI, Nl)N, 16, 10 LUOIJO 1937-XV I OMNIBUS SETTIMANALEDIATTUALITA POLITIOAE LETTERARIA EBOE [L SABATO lK li-te PAOIKE ABBONAMENTI Italia• Ooloale1anuo L, 4.6, 1tme1t,- l,. 23 Eat.ero I anao L. 70, u.meur, L. 36 0011 IO■U.O D11 LII.J. lhno1crhtl, dlugDI • fotografie, aacht lt DOD pabblloatl, DOD 1I rettltuiecono, Dlrtdou: Rom~.i,ro':o d~I. lla;li~i· 28 A.mala11tr-adoa,: llilano • Pi111a Carlo Erba, 6 Tel,fono N. 24.808 loe. A.aon,E4.ltrlet " OKIOJIUI" - lliluo

'OFFICl:\'A RIPARAZIO:--'l con le !'.UC taglierine, la calandra. le M!ghc circolari e verticali, i grandi armadi ordinati in cui ..,j allineavano chiavi e punteruoli e c;calpclli e litne comC' canne di org.mo, t.'ra pcr « il marc-.ciallo :. un piccolo p,1radi-.o tcrre•ilrc. Entrava là dentro qu,mdo il 1.woro era terminato e l'operaio_ di turno ;_ivcva ~ià raccolto gli uten-.ili <li..,pt..·r-.ì 1 lavato i Ja..,troni col petrolio, gettato nei fornelli i trucioli di piombo. Era un abuso. il 1.;uo,perché in officina quando -.i chiude 'ii chiudr t' non dcvt' rf'litare che il guardiano per <lcccndt•rr b caldai,1: ma ìl dirrttor•· tccnito chiudt·va un <)('chiovolrntirri, ché era difficile trov,1rc un op<'- raio hr,lVO rom(' lui. lui chl' nelle- notr carattrri..,tit·h<· ,i chiamava Cervo Albino fu Albino. Qualifica. linotipi:-.ta di 1• C"at<·~ori,\. lnforma:_io,u: ottimo. ~1.·ll'officin,i rip,1razioni ,.j \Cntiva un padrt'tcrno. :\on c'era tutto il macchi. nario adC'c;uato .i \Oddi<i.fan• i ,uo1 ,lr• diti proietti lnl'CC"anici,ma c'C'r;mo i frrri-ha"-l' d(.'] rm·,ticn.· : cib che occorn•\·;\ per ro:-.truire un « C:'\Cdafru,to • in frrro con manico di lr~no. per .1c;• giu,t.trC' un.1 ..,<•rratura o un acet•ndi. ,i~<HO,p<·r rimcttcrc in ~1ttività.di \Cr• \·i7io un \"C·ntilatore. L.t\·orava knta• mc·nte con patic·nza, prh·o di di,trazio• ni. X,)n canta\"a, non fi,chi.'.l\":\. Solo. qu,mdo mrtt(·\"a in moto la lima .i mo. torr, <'ri \Olito accompagn;m.· qurl ru. morf' di ..i.rrna che -.'alzava, \i a,<;0tti• ~liava, fino a diventare un fi.,chio, un filo ,onoro, con un,1 'itupida fra~r irn• parat.:i. ai dì dcll'infonzi.1 cMtmuan, co-Jtan-ca-n. co-stari-ca-ri. cortancafl. coftancarico>tancaricostan.. Poi, }('nta• mrntc, mrntrc il rumore dcll,1 macchina 'icemava, 'ì'ingroc:-.ava, divC'ntava il rumore intelligibile del!' attrito, « il inarrc:ciallo > ripeteva la sua fra~ a ritmo rallentato. -,cparando le -.illabc con pause sempre più lun~he, fino all'ultima sillaba che pareva detta da un ventriloquo. · Terminata quella \·oluttuaria fatica, lavate<;i le mani nell'acquaio con una manciata di potassa e di '\egatura, « il marc'iciallo » ritornava « a riveder le ,telk >. L.t frase era proprio sua. Una .delle tante frasi auliche, poetiche, profc-.,orali, che aveva imparato in tanti .mni d1 tipografia copiando manoscritti e che soleva ripetere a tutti, con una curioc;a aria tra il saccente e il buffonr~o, a viso serio. Così il pane, per lui, era « il sudato pane>. « L'aquilotto> era la moneta da cinque lire. « Gentil 'itirpc latina > era chi sputava per terra. E « turchi > chiamava scherzo-.a• nente i suoi compagni di lavoro oppu. re « rurali > oppure « figli di cenciosa pros:ipia >. Ma era quello, per lui, il vocabolario del buonumore, ché, a voi• tC', per intere giornate si dimenticava della sua parte di uomo allegro e an• che la sua faccia rotonda, col grosso na4 -.o ,pugnoso e gli occhietti tondi, rima. neva atona, inespre!tsiva, come una fo. tografia sfocata. Quel ~forno - il 18 giugno, un'ora dopo il mezzogiorno aveva un'otti• ma cera e quando il guardiano gli dis• ~e che nrll'atrio lo aspettava il vicecommic;'ìario di pubblica sicurezza del ,e<;tierc Bi'ìagno. non si scompo~e. « t.. uno alto, coi baffi'». «Sì>. « Si.imo amiconi. Vecchi compagni di fureria. Digli che vengo " immanti• nenti" •· Ma poi, qualche minuto dopo, quando salutò il commisc:ario che pa ..~g~ia• va nC'll'atrio, non si sentì più a suo agio r balbettò delle parole 1;biaditc come .n·,l'f,be potuto dirle uno qualunque. Chi ..s.à! Fone gli spiacque quel parlare dell'altro a denti chiusi, che lo obbli• gava a µrotendcrsi coll'orecchio; for5c lo ra~gelò l'aria dell'amico, inamid.1ta, imponente, che faceva a cazzotti con c<•rti "baraZ7ini ricordi di « naja ». fatto ~L1. che si mise sul chi vi\'C e lo a<;coltò da nemico. E quando \Cntì che l'altro parlava di Cc'ìarina, non provò meraviglia. « Carogna lei e chi ne parla>, si di,.,e; e rispo~e <;ubito '\Ca• hro e cattivo. « Si è messa in un grov,o guaio, caro Cervo ... gro1;so assai ... >. « ~fa perché vieni a dirlo a mc'> lo ~ n ho rapporti ron quella donna. Da tre anni non ia \.t:Uv... > « Lo sappiamo... Lo sappiamo... li tommic:,ariato del sestiere ha le ~uc infonn;tzioni molto a~giornatc... più di quanto la gente non creda ... >. n;-\llora Cervo perdette la pazienza. u1.<.\C: r nf'vO ar1darh1t.'nc a casa. Hai c.:1pi. to?A ca~a.E non voglio saperne altro>. « E lo ti dico' che mi devi a~coltarc. 0,1 amico e da fum:ionario >. Lo afferrò per un braccio, lo sco,'ie, lo travolse ¼>ttouna valan~:t di parole, lo 0101 tificò, lo ridm."Jt all'impotenza Parlava da amico e da funzionario, ..,,mpn' a denti stretti, colle labbra che ,1 Jlzavano appena un poco verticalmente, e lasciavano c:fu~gire ingarbugliatf' C.'ìpre..s.i?ni che er.1:10_imi('mc min.,ccio'-f' e commoc;<t.fC'. li d1"-c:cfhr una figJi;.i f' c;emprc una figlia anche S<' batte il m:irciapicdc. Che il guaio era gros~ so, ma grO!'>'iO,issai. La Cesarina era in prigiom', a ).faras<;i. D'uc ~ere prima <t.i cr,\ imbarcata con un'altra donna e con dul' :-.tr,rnicri. t\vevan bevuto, cantato, gir.uo la città, o meglio i cattivi locali della C'ittà il « Singapore ,, la « Stis- '>J. -.., poi eran ~aliti in albergo. Alle quattro del mattino, le ragazze erano u,citr. ,olr. ~(a uno dei due stranieri si accor..;e che gli mancava dal portafoglio un biglietto da cinquecento. Dà l'allarrue, grida, c-.t·c dall'albcrgo ancora mez. zo wc,tito. ,;i mette a cercare le donne, lr rian:iuffa. dopo dieci minuti in pi~uza S,111 ).fattt•o. Vc.•ngono gli agenti comandati da un caro amico $UO, il caV.llit·r Ferro, e pcrqui,i"-Cono le raga7.zc. ..-\Ila fine Jr trovano in tc~ta. <;Ottoun pt·ttine di tJ.rtaruga, il foglio ~piegaz. z;tto. ,: Tu capi~ci che c'è la flagranza. \'i.i in qut''itur<t l' poi tr<l"frrimcnto ,1 ~f.lr.1,,i >. Pronunciava qud nomC' come un con• ~-iurato pronuncia ..o.ttovoce la parola d'ordim·. Si capiva chr ;>cr lui ~Lua,. ,i. con le '-ut' carceri. era i1 nuro di cinta <ldla ,ocictà: \·,ncarlo volc\·a d1• re t·ntr.arc nrll,l zona lehbrma e non U'-<"irnema, più. se non m,,rchiati a fuoco. li funzionario parl.:n:a più fort<' <ldl'amico: anzi lo ..opraffaccva del tut• to. t\:1chC' quando ,ugg:criva al vecchio commilitom• di abboccar,i con il dc• ruhato 'i.traniero, eh(• era lì a due JXh,i in un caffè, .rnchr quando lo convince• ,·.t dtlla nc·ci•,..,itàdi rabbonire la parte le-.;i in pr<•vi<t.ionedel proce'-'\O, 'il <tcntiva che il ,uo frrvore era corrotto da \·t•natu1c profcc;,;ionali e pettegole. Il ,uo quotidiano la\·oro dedicato a mcdi. ca1·c·affari altrui, a punire colpe: altrui, a <'0rrrc;gerc, a reprimere, ad ammonir!:' tutta uoa popolazione di e'ìtr,rnci, lo portava qua"i mcccanicaml'nte a crcdcr'ii un altruic;ta, e la '-Coperta di una ladra che per cac:o era figlia di un vec. chio amico, sia pur sbiadito e dimenticato, an~va ferm<•ntato in lui, per un p;iorno, questa vocazione altrui,.tica. Si ~ntiva tutt'in,iemc paterno, cittadino C'ì('mplarc, funzionario diligente, buon vctcr,1no del 43°, nemico della prosti• tuzionc, fratello di Cervo Albino, battcz:rnto e cre,;imato. L'altro lo .i..scoltava senza più riflessi ncrvo,i. Era c:uccube, carico di disgra• zi<'. in lotta con qualche cosa ch'era pili forte di lui. Come in dormiveglia vede. va una perforatrice che non riusciva a mordere un'ac;ticciola d'acciaio. « Perché non prende? Deve prendere. Deve prendere >. Poi gli pareva che la punt.1. perforante a\·e,;se perduto la sua verticalità e rota!t<,evertiginosamente disegnando dei cerchi imperfetti. « Non voglio più saperne della Cesarina, :,.;on voglio 'ìapere niente di lei. Erano tre anni che non ~e ne parlava più. E ruba anche! Io sono un bravo operaio. Linotipista di prima. Ho sette figli, più quella svergognata. Perché mi vengono a tormentare? E: questa ma. glia a righe che mi porta sfortuna. E adcs~? E adesso che cosa si fa?>. Al caffè il commissario gli pre5entò un ragazzone biondastro. Quando capì che era lui, proprio lui, quello del fo. glio da cinquecento, s'accor'iC che aveva un vi.~oda civetta : col gran naso in avanti e poi la bocca, le labbra, il men. to tirati via alla spiccia, risucchiati CO· me ad un vecchio senza. dentiera. La mano non gliela porse e lo stra• niero fece altrettanto, ma il com.missa• rio, toccando ad entrambi le braccia con un gesto simmetrico, li accomunò nC'lla c;ua protezione : infatti il cameriere fu a lui che si rivolse per 'iapcre che co~a dc<;ideravano i tre 'l;ignori. Due caffè freddi e un anisone. « Lo sai parlare il france'iC? T'a~- giu$tì? >. «No». « E va bene!. .. >. Cacciò un c:ospirocome a dire che tutte le fatichr eran ,ue, quel 18 di giugno, e ir.cominciò a parlare il suo bi- ,;Jacco franccsc. « Le pè,c de la modemoisellc c'est uri .ttrand anu. Il a combattu les boches pendant la guerre. C'est très bral.'t camarode Cn homme très ... vra,- ment ... t-'Otu comprenez_... il a beducoup plcu,é. .. quand je lui ai raconté qi,e la petlte a fait ça. C'itait u,,e scènt très ... très urriblc.. terriblt et ;mom:antt ... Ct pauz1 re pèrt' ... Alais rcgardez•lr ... >. Lo 'ìtraniero, seduto di sbieco, con una spalla più alta dell'altra, non aveva l'aria di capirne gran co,a. Col cuc• chiaino rove~iava, nella busta t~a,parente dello zucchero, qualche goccia di caffè e· pareva che la sua attenzione fo,~e tutta concentrata in quel gioco. Le ~ué gros~e mani nodoc;c e l'OS$aSttc ingomhravano il tavolo. E Cervo senti• va il pc:w di quelle mani dell1america• no, peo;.anti, \trnnicre, <;tran~olatrici, mi'ie-rabili di sudore. 1fani da manette. :\fani da ga,tgsttr. Per-:.ino le mani di Cani~lia, il linotipista del turno di nott<' - quello che si diceva aves'-c tirato una volta una coltellata a un « pie• chettino • - cran mani civili, comuni, mani di pac-.ano; le dita premrvano 'ìulla t, 'ìulla a, 'ìulla virgola, ..u. ll'e~da• mati\'O. (rcondo le buone re~ol<' dell'ar. te Queste-, erano ,;.udkc. quanta. li primo scese a trecento e i! secondo salì ad ottanta. « C'esl un ouvriet sans le sou, c,ous le voyt.; ... >. 1fa l'altro non vedeva niente. Trattava la partita secondo quello che doveva essere un suo vecchio meto• do d'affari, senza mai mostrare premu• ra, senza guardare l'avve~ario, c:cnza rilevare i suoi argomenti. Un'aria in. '\Onnolita, cadente, come 'ìC il contratV> in discu)sione fosse il più modesto con• tratto che mai, nel corro della sua· vita, avesse dovuto affrontare. KUPRIN, RATHAUS, Lt>U ANDREAS li commissario, esaurito il preludio patetico, era intanto venuto al sodo. Tu, ~tranirro, pani domattina col .\..fontevidt'o. f. vero o non è vero? t vero. I lUOi quattrini lf hai avuti. La ragaz. z.t è stata punita con qualche giorno di prigione. Vuoi proprio divertirti n far del male a questa povera gente, a quec:to padre che in fondo ha combat• tuto in Francia. per la -.anta causa del• la giustizia? 10 penso di no. E allora ecco chr- CO"-<d\c,·i fare. Scrivere una lettera che ti ho qui preparato nella quale dici che le 500 lire le avevi prom<'"-<oatl'la Cc~arina, che poi ti eri pcn• tiw, e che imomma non si tratta di furto vero e-proprio. ~letti la tua firma, te Il(' vai in c:anta paçe e non i;e ne p.1rla più. « Fino a quanto arrivi? > chiese i~ commic;sario a Cervo. E come questi non rispondeva, ripctè la domanda con impazienza, incattivito all'improv,•i<;0. « Non caccio un soldo, io. E poi, vuoi saperlo?, non li ho». TUTTI GLI A~lBIENTt dell'emigrazione russa, e in particolar modo quello• di Parigi, sono stati_ commossi e agitati da un avvenimento inatteso: il ritorno in patria di Alessandro Kuprin. Gli esuli russi si dividono in genere in due grandi categorie, verso cui si polarizzano rispettivamente i ,,cechi cd i giovani: nella prima, dominano i c.osid~tti r nicvosvrashcenty >, coloro che non ntor• ncranno mai, e nell'ahra, i e vos,•rashcenzy >, \·aie a dire quelli che intendono di ritornare. li pTimo fra gli scrittori e gli artisti emigrati a percorrere la via di Damasco del ritorno in U.R.S.S., fu il çonte Alessio Tolstoi, indubbiamente uno dei più geniali narratori russi dei nostri giorni, che i maligni accusano di avere abbandonato Parigi, non tanto sotto lo s1imolo di una conHrsione spirituale, quanto per liberarsi dalle pc"ecuzioni dei creditori. Più recente è il ritorno del noto critico principe Sviatopolsk-~lirski. c.hc passato attraverso a una cri~i di coscienza d'aristocr:uico e di bor~hese, rien1rò in patria dopo aver Kritto un libro su Lenin: ora sembra che uia dividendo il destino del cosiddetto grup· po trotskista, $COperto in seno all'auocia- :tione moscovita degli scrittori. Xon li a\'eva davvero i soldi in ta• '\Ca, e poi era torvo, angustiato, c:isentiva maledetto da Dio. Avere una fi. glia che s,·olta male, liberarc:cne come di una pera marcia e poi ritrovarla fra i piedi. Una figlia che. torna a chiedere quattrini. E c'è il conto del dottore da pagare e chi ci pensa? chi ci pensa? Lui for;e, il commi-.~ario della malora, che Dio lo strangoli una volta? _ 11a il commb-.ario era un altruista tenace. Quctndo voleva bene ad un uomo, facrva tutto per lui. Un funziona~ rio che ai figli, dopo pranzo, pot~à ~empre raccontare e insegnare qualche rosa. Un gran galantuomo. E tira e molla, l'affare fu stipulato per cento lire. Cinquanta subito e cinquanta ;tlla 1:;era.Patto fatto? Patto fatto. Qua la mano. Ma lo ~.traniero non era <t.O<ldisfa.tto. In un linguaggio misto anglo-franco. italiano, fece capire che lui, quando rr., '-bronzo di liquori ~ettava il suo da. naro dalla finc,tra, ma quando aveva "maltito l'alcool, non si lasciava fregare nemmeno di un centesimo. Se vole• vano la sua firma dovevano pagarla. E poiché l':dtro per la qu.uta volta fa. ccva appello .i.Ila frawrnità delle trin. cce, lo straniero ~piattcllò al commis• c;ario che lui era ,·enuto in Francia al tt·mpo della f!ucrra e non a fare la gut•rra. Che dell'Europa gli importava tanto come dell'ultimo occhiello delle ,uc scarpe canadc~i, che gli affari ~o• no affari, senza contare che quella Cesarina i1~f~ndo in fondo valc,·a pochi. no. Capito. ~la Cervo, che c:entiva in bocca un gusto ai monetacce di ràme, non ~lir la diede. A difft'renza di Alessio Tolstoi e di Sviatopolsk-Mirski, uomini capaci di parlare e di ,crivt'rt in più 1ing1.1e,il povero Kuprin, con la sua faccia. di mercante 1artaro, all'es1cro era sempre ,·iuu10 come un pesce Cuor d'acqua: e a differenza d'un ).fcrejkovski, che continua a pubblica.re i suoi enciclopedici ,critti, 1radotti in tutte lc lingue d'Europa pritna che ne appaia il testo originale, Kuprin era incapace non solo di pubblicare, ma perfino di lavorare, al di fuori del suo aml)icntc naturale e nativo. Scrittore d'un rcaliimo stmplice cd i"inli\·o, le ,uc azioni non erano più quotate cosi nell'ambiente leggermente decadentistico della leitcratura emigrata, come in quello più \'asto, del successo europeo: mcn1re, per circostanze facili a compn·ndersi, il suo nome continuava ad cs~er popolart- nel suo paese d'origine, anzi vede\a. nc~li ultimi tempi un accrescimento di fa. ma, I iuoi racconti più noti, /I Duello e La Fo11a, Il Capitano Rybnikou e Il bract1ale110 di 1rana11, ispirati da semplici avventure sentimentali, da straordinari casi Allora cominciò il tira e molla 'ìull'cntità dt•I compenso. Lo \traniero chiede• va quauroccnto e il commi"Sario cìn• Or:., la-.ciati quei tàngheri, si sentì al• l'improvviso 'ìOllevato. Cento lirc1 cento lirr. Cento lire. 11aledetti cani. :\falcdett.t cagna. ~[a ad un tratto si fermò. U numero della donna è 21. [I numero del furto è 79. li furto è av,·enuto duC' giorni fa; cioè il 16. « Ci sta un terno, mi pare. Che tutto il male non ven~a per nuocere?:.. ADRIANO GRECO TITULESOU IL LII \ QUALCHE TEMPO Titulesc.u ha ripreso ad agitarsi. t il suo modo di vivere. Rimessosi da una malattia misteriosa, che nonostante le smentite dei medici curanti volle far passare come la conseguenza di un tentato avve• 1,,,, 11w1110e, ccolo a. Parigi, poi a Pra(!:a, poi in lsviz.zera; eccolo a conferire e.on Oclbos e con glì uomini del Fronte popolare fran~ c:cse, con lkncs e con Hodza e, infine, e.on Lit\'inov. Il colloquio con Litvinov, durato più di tre ore, ha sollevato dovunque dei commenti e delle congetture. Che cosa si sono detti i due uomini? Che cosa hanno tramato? Di fronte a.ll'univenale curiosità Tìtu• lcscu non si è scomposto. e Nulla che non possa c~scre ri~aputo. "l'e riferirò ampiamente alla Camera rumena, alla ripresa dei la- \·ori parlamentari :t. Intanto, per non perdere tempo, ha dichiarato che egli non fu mai fautore di un'alleanza fra la Rumenia e la Russia e che do• c:umtnterà questa. sua costante direttiva., che, se vera, fu sempre un segreto per tutti Non ci vuol molto, invtc.e, a comprendere che l'antico ministro dtgli csteri di Rumenia lavora in senso decisamente contrario alla politica ufficiale del suo pae-.c. Le recenti visite di Bcck a. Praga e di re Caro) a Vanavia dimostrano fin troppo che la Rumenia tende a svincolarsi dai legami con Mosca intessuti abilmente da TitultS4:'u, a ritornare alla 1i1uatione antcriore a.Ila stipulazione del patto per la dtfiniz.ione dcll'aggrcuorc fra la Rumenia e la Russia, col quale l'astuto ministro e uerilizzò > l'alleanta polacco-rumena, che aveva c.araltcrc miliU.rt, permancntt cd erta omnes. Titulcscu avverte che si disfa. la tela da lui faticosamente intessuta e \i mu0\-·t contro il suo successore, c:ontro_il suo stesso re, per servire qualche torbido disegno, La mèta è ~fosca, l'ispirazione Lltvinov. Risorgerà' t. dubbio, nonostante le speranze e i socconi d.i Parigi, di Praga, di Mosca e di Londra Titulrscu è di _quegli uomini dei qtaali è difficile li~rani; ma una volta udut1, ben raramente ritorna.no al potere tanta. è la somma degli odi che hanno accumulato durante il loro passaggio. · In ..-caltà. la sua posizione non fu mai forte. Era fondata sull'imposizione, sull'intimidazione, non sul .consenso.__Avv~rsio~i tC· na.cinime circondavano la iua persona, 1mplacab1h animosità la tua opera. E non era nl"mmc~o J>?~lare _pcr_ch~ il po~lo_ no~ era mai riuscito a comprendere I suoi v1rtuosum1 d1ploma.11c1, 1 suoi intrh:thi ginevrini, ('ht lo inquietavano e gli dav:rno un \Cn\O di pr-TiC'oloptrmancntc. Nessun uomo politico fu più di lui estraneo al popolo, di cui non sentiva le passioni generose, la tradizione c.aval\crcsca, il genio latino. Era un avvocato cresciuto negli ambienti internazionali, con tutti gli scetticismi della diplomatia dell'anteguerra, con tutte le sue incsauril>ili capacità di intrigo. Eloquente (memorabile il discorso che pronunziò a Ginevra all'indomani dcll'aua.ssinio di re Alessandro di Serbia) non andava oltre l'improvvisazione di un'arringa, in cui era sempre visibile la 1esi preordina.la e la violenza alla. realtà ; uomo di mondo, scambiava i complimenti della società per adesioni al suo paese; intrigante sopraffino, immaginava di far deviare il corso na1urale delle cose con le astu:z:ic della procedura e le combinazioni di corridoio. I suoi disegni erano cosi studiosamcntt architettati, che ncm. meno il più ingenuo dei consiglieri d'ambasciata si lasciava prcn• dcre al suo giuoco; le sue duplicilà così paleii, che quando saliva alla tribuna. della Società delle Nazioni l'interesse era unicamen1e per il virtuoso della parola, che cedendo alla sua vanità di attore asseco"ndava i capricci dell'uditorio invece di dominarlo. Nc~suno più gli credeva., Di modo che nei momen1i eccczionali, nelle questioni vi1ali, doveva intervenire Bcnes, il costruttore pa- :z:iente, metodico, misurato nell'espressione quanto più era audace nei disegni, .1 ristabilire gli equilibri, le prospettive, le proporzioni Bcnes pensava, Titulescu s'ìlludeva di agire. Sempre in movimento per le capitali. A Parigi, a Londra, a Praga, a Belgrado, ad Ankara. Si dava l'aria di suggerire dei consigli e, in rcahà, tutti gli davano degli ordini, perché nessuno ignorava l'intima debolcna della sua positionc e la sua precarietà. Per reagire a questa impopolarità si studiò di far credere che Parigi e Londra lo ritenevano indispensabile, l'uomo di a.uoluta fiducia. Ed era lin troppo vero. Quando la sua posizione si annunziava. come pcric.olantc, un coro di voci si levava dalla stampa francese e inglese per deprecare la sua caduta. E l'uomo, gradito soprattutto all'cHcro, pareva rafforz.arsi in virtù di adesioni personali. Un similc equivoco non po1cva perpetuarsi. Ritenendosi al riparo di ogni contrarietà, perdette ogni misura e la vanità lo rcSf' temrrario, L'inqualificabile apostrofe lanciata a Ginevra contro i giornalisii italiani che reagivano contro il negus diffamatore del nostro Esrr('ito, mostrò che l'uomo avcva dimenticato di essere qul"llo che era. Nessuno ha più bisogno di lui. M. di 1pionaggio, o da. ambienti cccerionali, come quello delle case pubbliche di Odessa nella FoJSa, son di quelli a cui non posson mancare, proprio nella Russia antiborghese, sempre nuo,•i cd appassionati lenori, cd ultimamente di uno di cui, Il Duello, si s1ava interessando anche la produzione ci• nematografic.a. sovietica. Il bisogno, i malanni dell'età, la prospettiva di ,risalir la corrente della fama e del successo, non hanno influi10 sulla decisione di Kuprin quanto l'insopprimibile desiderio di rivedtre la. terra natale, e di ripor• tarvi e le s1anchc ossa a morire •· Le trattative sono statc condotte all'insaputa di tutti dalla moglie dello scrittore, e i suoi a\'votati presso le autorità wvictichc sono stati Alessio Tolstoi e un altro rt(cnte rcducc, il pittore Bilibin. E così, il ~9 maggio, i coniugi Kuprin hanno preso il treno di ~fosca, dove son giunti, a quel che sembra, accolti con grande cntusi:umo e simpatia.. L'ina1tcsa notitfa ha suscitato I<" più divcr-sc reazioni, talora perfino in forma di protesta, da parte degli ahri scriuori t"migràti, ciascuno dei quali ha voluto dire la sua. Il premio Xobel, han Bunin, ha. osscr- ,·ato che a un artista come Kuprin, cht' da tan1i anni non scrhe, il d1orno è m•n più facile che a qualsiasi altro, cd ha. con• eluso mani(es1ando il rincrescimento di non po1cr cerio riincontrarsi a qucsto mondo col , t'cchio amico. li romanricrr i.totico \Id ano,· h:1 c.onsidtrato il ritorno di Kuprin come un ca.so di coscienza indi,,iduale, ma lo considera un esempio pt"ricolo,o, c.ap..c.e d'in(tannare molta ~f'ntc che ~i trorn in condizioni ben divcna dalla s\,a. Il mi• stico Rtmizov ha csprt~so lo stt'UO pensiero, t la narratrice umoristica T dfi ha manifestato, con più umano e fcmminilf' compatimento di 1u1ti, il M'nso che' ci,ucuno dei compagni recava \ullc proprie spalle un po' dtlla rcspon~abilità dtll'accaduto. Infine, il sempre apocalittico ~frrejkonki, manifestando il rimpianto « che un ·('sistcnza cosi nobilc e onesta si c.hi11df'ue così tristcmcntc •• ha dichiarato cht la partenza di Kuprin era e la perdita più grossa subita dall'emigrazione dopo il ritorno di Savinko,•, Kn7,..'l ~ntire il volontario pMsaggio sotlO le forche caudine dcll'tspiazione poli1ica di un terrorista controrivoluzionario, e un ca.so ben divcr-v> da qucllo d'un povcro \'CC• c.hio che vuol chiudere gli occhi nella. 1crra dei suoi padri>. ~1a Kuprin, .appen.a giunto nella sua patria, si è 5pcnto. Non paua mese, o forse settimana, che in un cantuccio sperduto o in una metropoli d'Europa e d'America., non ~i spen!ita, lontano dall'amato cd odiato focolare in c.ui s'accese, una piccola o ~rande liamma che brillò, di luce effimera o duratura, in quel favoloso e dimenticato paese che fu la Russia d'anteguerra. Più che fiamma, fu una favilla che s'è estinta in questi giorni a Praga, il poeta. Daniele Rathaus, morto scnan1enne dopo vent'anni d'e~ilio. Ignorato dai critici d'a,•anguardia e dalle an1ologic rigorose, Daniele lbthaus fu im•ece popolarìssimo presso ìl pubblico comune, c.hc andava dagli aristocratici frequentatori dei locah alla moda, ai pie.coli borghesi e alle raga&zc provinciali. Il ti1olo dell'ultima delle sue dicci raccolte, Poesie swlla rno,u e 1wlla vita, pubblicata in cmigraziont, dà i!. senso della sua ispirazione, fatta d'un romanticismo elegiaco e. iinghiozz.an1c, che. prolungò pre1so un'intera generazione di lettori fedeli l'eco languida e sospirosa della lirica del poeta russo più popolare del sccolo scorso, Nadson. li nome di Rathaus re5terà forse nc,m tanto per merito suo, quan10 in grazia alle note che i suoi versi teneri e malinconici, d'una me• !odiosità facile e cantabile, seppero ispirare ad alcuni celebri compositori, come RimskiKorsakov, Rachmaninov e soprattuui Ciaikov~ki. Un giornale russo di Praga ha pubblicato in questi giorni una lettera inedita che lo stesso Ciaikovski, poco prima di morire, scrisse al suo poeta prediletto, letttra dovt: il musicista. discute l'antiro p!_oblcma, così caro alle anime borghesi, della vocazione al pcssimi,mo delle anime artistiche. « Anch'io >, dice Ciaikovski, « mi ~t'nto spinto a comporre musiche trini e dolorose, malgrado che da qualche anno mi senta felice, e che sia uscito fuori dalla miseria ... >. Come si \"ede d.J. questa frasc, il musicista a, cva trO\"atO nel suo poeta the ritltt man in the right piace, vale a dire il facile s1imolatorc dei cuori piccoli borghesi e femminili, che piangf'vano sui suoi veni e ,ullc note da es~i ispira1i, di• mentichi del ridicolo nome tedesco del poeta che li aveva c.ommoui, e che suona per noi come la parola. e municipio>. Ben più curioso destino ebbe un'altra fi. (l'.ura ,comparsa in qm:ui giorni, qt1clla d1 Lou Andrea.s Salomé, che s'è spenta nella vecchia cittadina, gotica cd universitaria, di Gottinga, e che nacqut ~ct1an1acinquc anni or sono a Pit'troburgo, da un generale russo originario d'una fa.miglia francese, d',.migrati ugonotti. ~[cn1re studiava in Svit:rcra, Malvida ,·on Mcysenburg la preKntò, poco più che ventenne, a Fede• rico ;,.;'ictzschc, che l'amò e la cclcb1ò come < una crea.tura virginea... acuta <'Ome un aquila e ardi1a come un leone. d.1I carattere incredibilmente sicuro ... >. L'amìcizia, che lini in modo misterioso, durò dice.i anni, finché Lou Salomé sposò l'erudito e linguis1a professor Andrcas, amico intimo di Rainer ~aria Rilke. Pochi sanno che il poeta tedesco fu auratto profondanH.:ntidall'idcale mistico della Russia ortodo1\., e sembra che questa inclinazione gli ro~~l ispirata proprio da Lou .\ndrea., Salomé, chi.. accompagnò Rilke nella propria patria, e vi~itò insieme con lui Leone Tolstoi avvenimenti che formano la partc princip.\h· del suo libro di ricordi. Come scrittrice, qua(i e~clusivamcntc in \ins;ua tcdtsca, es.sa dedicò alla \·ita runa un romanzo e un libro di racconti, Rodinka e Volga, che fanno ricordare per le loro tendenu artistiche e psicologiche i grandi narratori della sua terra d'origine. ~(a più che come sc:-ittric.e es~a resterà nella storia della. letteratura come amica di :'\'ictnche t di Rilke, e nella storia. del costume chiuderà forse per sempre quella serie curiosa di donne russe intelligenti e cosmopolite, decadenti e dt• racinits, il cui proiotipo rimane sempre l'in• dimtntica.bilc Maria Ba,hkirHcv. R. P.

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