Omnibus - anno I - n. 14 - 3 luglio 1937

& DAGI.I OCCHID'ABGElVTO lti.t~i.umo ae11.&pnm11 puntata. - Un detective d1 un'agenzia americana racconta: incaricato di rintracciare in San Frmuùco un g,011anotto allontanatosi da casa in seguito a una liu, egli ne chiede informa:n'om di porta in porta m Turlt Strut, dove presume possa tro1:ars, il riurcato. En1ra cosl con un pretuto ,n casa di una l'.Oppiadi vecchi, certi Quarre, ma mMtre vi compie la 1ua inchiesta,prendendo il ti ,n una stanza stmib111a, viene assalito e ridotto a/l'impotenza da altri miJteriosi abitatori dtlla caJa. Ugato ad una ud,a e imbat;ag/1010, ,t detective ascolta i colloqui dei suoi assalitori. Essi sono: un uomo allo e os,uto, chu,mattJ Hook; Eluira, ~lliuima gfotiane t•tntemrt", da: caMlli roui, e dagli occhi d'argento; ed il cinese Tai, p,àolo, graJSo, corrtttissimo ml suo abito ingleu. Sono sicuri clit il detective sia sulle loro tracct per 1m furto di titoli da loro operato a Los Al'lgdts, ma il Cimst, etJÌdmttmtntt capo del ttr:utto, vj si oppone. Durante una sua momtntanea assenza la raga,ua induce Hook a sbarazzarsi di Tai. Qu1>,ti,tornando nella stanz-a,\ invtisce contro ì due che frattanto i1t1prut. 1 enttmente si so,io mostrati 111 piena luce davanti al detective legato. ~ lANTALA, T,i!• st«pitò [I Hook.. • Piantala con questa Jiarrea, no? Che cosa importa? Lo manderò all'altro monr do e tutto sarà a posto•· Il Cinese posò la borsa scu- . ra e scosse i I capo. ):on ci sarà uccisione•, strascicò, perché una non basterebbe. ;\li capisci, vero, I look? Hook capiva. Il suo pomo d'Ad;i.mo andava su e giù nello sforzo d'inghiottire, e, dietro il cuscmo che mi soffocava, io ringraziai un'altra volta l'ometto giallo. Fu allora che la diavolessa dai capelli rossi lanciò la su?. freccia. ., l {ook promette sempre di fare delle cose che non ha nessuna intenzione di fare•, disse al Cinese. La brutta faccia di Hook fiammeggiò a questo ricordo della sua promessa. Inghiottì ancora e sembrò che niente gli sarebbe piaciuto di più che nascondersi sotto qualche cosa. Ma la giovane lo tenev.i in suo potere: la sua influenza era più forte della sua viltà. Si avvicinò all'improvviso al Cinese e dal suo vantaggio di tutta una testa di altezza, fissò torvo la gialla faccia tonda, si~ mite a un orologio senza lancette. • Tai , sibilò il brutto indi, 1iduo; • è finita con te. Sono stanco e sazio d1 tutte queste storie ... come se tu fossi un re o qualche cosa di simile. Basta, prendere insolenze da un Cinese! lo ... • Ansimò e le sue parole sbiadirono nel silenzio. Tai lo guardava con occhi duri e ncr( e inumani come due pezit di carbone. Le labbra di Hook si contrassero ed egli indietreggiò un poco. Io smisi di sudare. L'uomo giallo a\'eva vinto un'altra volta. Ma avevo dimenticato la diavolessa dai capelli rossi. Rideva, adesso, una risatina canzonatoria che doveva essere come un coltello per l'individuo brutto. Una pausa. Poi egli emise un profondo muggito e lasciò cadere il grosso pugno sulla rotonda inespressiva faccie dell'uomo giallo. La forza del pugno sbatté Tai dall'altra parte della stanza, in un angolo. Ma pur lanciato attraverso la stanza aveva saputo tenersi rivolto verso il brut; to individuo; già prima di cadere aveva in mano una rivoltella; e già parlava mentre si nmctteva in piedi. La sua voce aveva la iolita cadenza strascicat.t dell'inglese colto. • Più tardi•• disse, • metteremo a posto questa storia fra noi. Per ora lascia cadere il tuo revolver e stattene ben fermo finché sarò in piedi.• 11 revolver che Hook aveva tirato fuori dalla tasca soltanto a metà, quando già il Cineie lo dominava, fece un tonfo sul tappeto. Egli rimase rigidl.lmente immobile fin che Ta1 si fu rimesso in piedi, e respirava forte, e tutte le lentiggini risaltavano ripugnanti sullo sporco pallore del suo viso impaurito. • Guardai la ragazza. C'era disprezzo in quegli occhi che guardavano l look, ma non delusione. Poi feci una scoperta: qualche cosa era cambiato nella stanza, vicino a lei! Chiusi gli occhi e cercoi di ricordarmi quella parte della stanza com'era prima che 1due uomini \'enisscro alle mani. Aprendo all'improvviso gli occhi ebbi la risposta. Sulla tavola accanto alla ragazza c'era un libro e alcune riviste. E adesso erano scomparse. La borsa scura che Ta, aveva portato nella stanza era anch'essa sul tavolo. Forse la borsa conteneva i moli dell'affare di Los Angeles di cui avevano parlato? Molto probabile. E allora? Quasi i.;ertamente ora conteneva il libro e le riviste. La contesa fra i due uomini era stata provocata per distrarre la loro attenzione e combinare il trucco. E dove poteva essere 11 pacco, allora? Doveva essere troppo voluminoso perché la giovane potesse portarlo addosso. Proprio dietro la tavola c'era un divano coperto da un'ampia coltre ro.ssa che scendeva fino a terra. Guardai pnma 11 d1\'ano e poi la ragazza. Anche_ lei mi guarda\'a e gli occhi le brillarono d1\'ert1t1 quando me;ontrarono i miei. Ecco dunque, sotto 11 divano! Intanto il Cinese avevo messo m tasca il revolver di Hook e gli stava parlando: Se non avessi disgusto per l'assassinio e se non pensassi che puoi essere di qua14 che utilità per Elvira e per mc, ora che dobbiamo partire, certo questo sarebhe il momento per liberare., della tua stupidità. ;\la vo~ho darti ancora una possi- " ..,La 611~ coi noi opachi oochl neri..," bilità; a ogni modo ti consiglio di pensar bene a quello che fo1 prima di dar libero sfogo ai tuoi impulsi violenti,. Si \'Olse alla giovane. • Non avrai messo delle idee pazze nella testa del nostro I look? • Ella rise. « Nessuno può metterci niente•· « Forse hai ragione•, disse, e poi mi si avvicinò per accertarsi se le braccia e il corpo erano legati bene. Soddisfatto dall'esame prese la borsa scura e trasse di tasca la rivoltella che pochi minuti prima aveva tolto a llook. « Ecco il tuo revolver, Hook; e cerca di essere ragionevole. Adesso possiamo anche andarcene. l due vecchi ora sono in viaggio verso una città che è inutile nominare qui davanti al nostro amico, e faranno .quel che s'è detto, in attesa della loro parte. E aspetteranno un bel pezzo, ora che ce li siamo levati d'attorno. Ma fra noi non ci devono essere tradimenti. Se vogliamo andare avanti bene, dobbiamo aiutarci l'un l'altro•· Seguendo l'uso generale in simili scene drammatiche, quella gente avrebbe dovuto rivolgermi delle parole di scherno prima di andarsene; invece non dissero mente. Mi passarono davanti senza nemmeno uno sguardo d'addio e scompar\'ero nel buio dell'ingresso. All'improvviso, il Cinese ricomparve nella stanza, correndo m punta d1 piedi, un coltello in una mano e una rivoltella nell'altra. Quello era l'uomo che avevo rin~ graziato per avermi salvato la vita! Si chinò su di me. ì\lanovrò 11 coltello dalla parte del mio braccio destro e la corda che lo stringeva si allentò. Respirai di nuovo e il cuore riprese a battere. • I look ritornerà •, sussurrò Tai, e scompan•e. Sul tappeto, a tre piedi davanti a mc, giaceva una rivoltella. Senti, chiudere la porta di strada e per un po' nmas, solo. Naturalmente questo tempo lo spesi lottando con le corde di felpa rossa che mi tenevano legato. Tai aveva tagliato da una parte dando una certa libertà al mio corpo; ma ero ben lontano dall'essere libero. E quelle parole sussurrate Hook ritornerà • erano proprio lo stimolo che mi ci \·oleva perché adoperassi tutta la mia forza a sciogliermi dai lacci. Ades,o capivo perché il Cinc~e a\·eva insistito a sal,..armi 111vita. lo ero l'arma che doveva le,·ar d1 mezzo Hook. 11 Cinese ave\'a immaginato che Hook, appena 1n istrada, avrebbe preso qualche scusa per torn~re m casa, formi la pelle, e raggiungere I suoi collegh,. Se non ci avesse pensato lui, immagino che sarebbe stato il Cinese stesso a sug~erirglielo. Così mi a\·eva messo un re\·oh-er a portata di m:mo - nel caso che riuscissi a scioRlierm, e a\·eva allentato le mie c.:orde quel tanto che basta,·a perché non potessi essere libero pnma che lui se ne fosse andato. 1'on lasciai che questo pensiero ritar• dasse i miei sfor7i per sciogliermi. Perché lo a, c~se fatto, 1n quel momento, non aveva import~nza per mc: l'importante era avere in mano il revolver quando I look sarebbe tornato. :\'cl momento in cui sentii aprirsi la porta di s1roda, riusc.:no ad avere il braccio destro cùmpleta,nente libero cd 3 toR:llcrmi dalla hon:a il cu<1cmo che m'1mpediva di respirare. Il resto del mio corpo era ancora legato dalle corde, non strettamente, ma legato. Non a\'evo tempo di far altro. Mi buttai avanti, con tutta la seggiola, e attutii 11 colpo col braccio libero. li tappeto era spesso. Caddi in avanti, col viso in giù e la seggiola legata su di mc; ma il mio braccio destro era libero e subito la mia mano destra afferrò la rivoltella. Disgraziatamente avevo iI fianco sinistro rivolto verso la porta: cominciai a torcermi, ad agitarmi, a lottare, sempre con quel mobile sulla schiena. Un centimetro, due centimetri ... sei cen• timetri; mi torsi ancora. Un altro centimetro. Rumore di passi alla porta d'ingresso. Un altro centimetro. ;,.;eJdebole chiarore comparve un uomo; correva, un bagliore di metallo in mano. Feci fuoco. Si portò le nuni al ventre, si ripiegò su se stesso e sci, 1olò sul tappeto Questo era fatto. ;\la non era tutto. :\-lentre mi torcevo per hberarmi dalle corde che mi legavano, con la mente cercavo d1 immaginare cosa sarebbe avvenuto poi. La ragazza aveva fatto scomparire i titoli nascondendoli sotto il divano, su questo non c'era dubbio. Oo\'eva aver deciso d1 tornue indietro prima che a\'essi il tempo di liberarmi; ma !look era venuto prima e lei doveva aver cambiato il suo piimo. Molto probabilmente avrebbe detto al Cinese che Hook aveva nascosto , titoli. E allora? La risposta era una soln. Tai sarebbe tornato indietro per i titoli .. Sarebbero tornati tutti e due. Tai sapeva che adesso io ero armato; ma i titoli valevano centomila dollari. Questo basta\-a per riportarli indietro. Riuscii a liberarmi dall'ultima corda e m1 prec1p1tai al divano. Sotto c'erano i utoli; quattro pacchi di titoli del Go,·erno degh Stati Uniti, legati con grosso spa~o. Me li misi sotto un braccio e m1 anicinai all'uomo che stava morendo presso la porta. Sotto una gamba c'era la sua rivoltella. La presi, lo scavalcai cd entrai nell'ingresso buio. E m1 fermai a meditare. La ragazza e il Cinese sarebbero venuti separatamente, per sorprendermi. Uno sarebbe entrato dalla porto principale, l'altro da quella postenore. Quella sarebbe stata per loro la maniera più sicura. Dal canto mio era evidente che non potevo far altro che aspettarli dietro una di quelle porte. Lasciare la cas;1.sarebbe stata una pazzia; e forse loro, in agguato, sta\'ano ,1:;pettando che lo facessi. No, non potevo ragione\·olmentc far altro che attendere, nascosto dietro la porta principale, fìn quando !'li fossero convinti che non sarei uscito. L'ingresso prendeva luce dalla strada, attra,·erso un ,etro della porta. La scala che conduceva al secondo pmno gettava un'ombra triangolare m una parte dcll'mgrcsso, un'ombra abbastanza nera per 1I mio pro~etto. :'\l1 rannicchiai in quel trianuolo dt notte e aspettai. A\'C\'O due rivoltelle: quella che il Cinese mi ave\'l\ dat,), e q\1ella che avevo tolto ad !look . .-\Hvo sparato un colpo <:.fllo;ne a\'e\'0 dunque ancora undici ... a meno che una delle rivoltelle non fosse 1.:1i1 ,tata adorrruta .\pn1 la ri\·oltclla che Tai mi aveva dato e nel buio passai le dita sul tamburo. Le mie dita toccarono un solo bossolo, sotto il cane. Tai non aveva voluto correr rischi: mi aveva dato un solo proiettile; quello lhe mi era servito per Hook. Posai quella rivoltella in terra ed esaminai l'altra che avevo presa ad Hook. Era completamente vuota. Davvero il Cinese non aveva voluto correr rischi. Aveva vuotato il revolver di Hook prima di restituirglielo dopo la lite. Dunque ero in trappola. Solo, disarmato, in una casa sconosciuta dove fra poco sarebbero entrate due persone decise a darmi la caccia; e che una di esse fosse una donna non mi giovava affatto: non per questo era meno pericolosa. La sua pronta astuzia nel giocare i compagni, anche se poteva costare la vua a tutti e due, era un saggio di quel che poteva fare. Per un momento pensai d1 rischiar tutto: il pensiero di esser di nuovo nella strada mi tentava, ma scacciai l'idea. Sarebbe stata una pazzia e non era il caso di pensarci. Allora mi ricordai dei titoli che avevo sotto il braccio: sarebbero stati la mia arma. E se volevo che mi servissero, dovevo nasconderli. Scivolai fuori dall'ombra triangolare e salii le scale. Grazie alle luci della strada le stanze al piano di sopra non erano tanto buie che non mi ci potess1 muovere. Cu,~i ùi 4ua e Ji là in 1.,e1ca di un nascondiglio per i titoli. :via quando una finestra sbatté all'improvviso, come per la corrente creata dall'apertura di qualche porta, avt!vo ancora 1 moli in mano. Oramai non potevo far altro che buttarli da qualche finestra e affidarmi al caso. Afferr.ti un cuscino da letto, tohi la fodera bianca e vi gett;1i dentro i titoli. Poi mi sporsi da una finestra aperta e guardni fuori, nella notte. :,..;on rnlcvo cht.: 1 titoli finissero in qualche depo!i!ito di ct.<ncrc o su qu'.llche mucchio d1 bottiglu: o Ml ahrn cosa che potesse fare rumore. Vidi il nascondiglio adatto. La finestra si apnva su J1 un piccolo cortile e dall'altr.t parte c'er,1 una casa simile a quella dove ero io e della stessa altezza, con un tetto di lamiera che dall'tltro lato scende\·a inclinato. Il tetto non era lontano da mc e potevo gettarvi la fodera del cuscino. Lo feci subi~ to; vidi l'mvolto scomparire sulla cima del tetto e risuonare debolmente sulla lamiera. Se fossi stato un attore cinem1togr.afico, o qualche cosa di simile, fonc avrei seguito i titoh; forse avrei fmo un salto dal davanzale, avrei affcrr.ato l'orlo del tetto, dopo aver ondeggiato un po' con uno sfor7,0 mi sarei tirato su, in salvo. Ma ciondolare nello spazio non mi tentava; preferii affrontare il Cinese e la ragazza. Poi feci un'altra cosa nient'affatto eroica. Accesi tutte le lampade nella stanza, accesi una sig.iretta (ci piace un po' a tutti di posare. ogni tanto) e sedetti sul letto aspettando la mia cattura. A vrc1 potuto rincorrere i miei nemica per la casa scura e forse a\'rci anche potuto vincerli: ma molto probabilmente sarei soltanto riuscito a guadagnarci una revo!Yerata. E le revolverate non mi piacciono. La ragazza fu la prima a trovarmi. En• trò con due rivoltelle pronte per l'uso. CAPITOLO III VEKIVA striscia.ndo dall'ingresso, con una rivoltella per mano: esitò un attimo fuori della porta, poi entrò all'improvviso. E quando mi vide che ero seduto tranquillo nell'angolo del letto, batté gli occhi e mi guardò con sarcasmo, come se avessi fatto qualcosa di stupido. Forse avrà pensato che avevo voluto darle l'opportunità di scr\'irle da bersaglio. li: qui, Tai ,, chiamò, e il Cinese ci raggiunse. • Cosa ne ha fatto I look dei titoli? mi domandò di punto in bianco. Sogghignai guardando la rotonda faccia gialla e feci il mio gioco. Perché non lo domandate alla ragazza?• Il viso n)n lasciò capir niente, ma mi parve cht! il corpo s'irrigidisse un po' sotto gli eleganti abiti inglesi. Questo m'incora~giò e proseguii con la mia piccola bugia che do\·eva servire a intorbidare le acque. • Non l'avete ancora capita •, dissi, che volevano farvi lo sgambetto?• • Porco bugiardo!• strillò la ragazza e fece un passo verso di me. ·rai la fermò con un gesto imperatn·o. La fissò coi suoi opachi occhi neri e mentre la guardava il sangue le dileguò dal viso. Lo teneva in suo potere, quel grasso omiciattolo giallo, sì, ma non era davvero un giocattolo innocuo. • Ah, è cosi dunque?• disse senza rivolgersi a nessuno in particolare. ~ cosl dunque? Poi, a me: • Dove hanno messo i titoli?, La ragazza gli si avvicinò e parlò ince• spicando: • È la verità, Tai, aiutami. Li avevo presi io stes~. 1 titoli, e I look non c'entrava per niente. \'ole\·o farvela a tutti e due. Li anvo nascosti sotto il divano nl piano di sotto, e non ci sono più Questa è la verità . E~li voleva crederle, e le sue parole a\'cvano il calore della \'Crità. E po,, innamorato com'era, avrebbe perdonato il ti::ad1mento de, titoli p1ut1osto che il piano dt fuggire con I-look. Bisognava dunque affrettarsi ad imbrop:liare ancora le acque. Quel tale che disse • Di1.'ide el impera• sapeva il fatto suo. • C'è una parte di verità •, di~si io. titoli li aveva messi sotto il divano, ma Hook lo sapcn. Si misero d'accordo mentre cra\.·ate al piano di sopra. Era intC'-0 che egli anebbe attaccato lite con ,oi, e durante la lite lei donva fare il trucco: cd è C'lllttamcnte quel che hanno fatto"• .\ve,·o \'lnto! 2 - (co11timw) DASIIIEL HAMMET I a t t e b zucchero l'alimento più ,crndlto p~tì nutriente p ù 8 Il n o

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