ANNO I - N 14 - ROMA 3 ll/Gl/0 I937-XV 12 PAGINE UNA LIRA SPEDIZIONE IN ABB. P05rAlE ASPETTI DELl.,AGRAN BRETAGNA. I 11ob1Jl Lonù ripoHno 11111t1olda dei grudl h6tel1... VIVIAMO in un'epoca critica; sulla quale affermazione H lettore non si affretti ad osservare che non rappresenta una grande scoperta, perché non vogliamo alludere all'area ciclonica che ricopre l'Europa da due o tre settimane, e all'aria da valanghe che vi si respira, come ha detto N. Cbamberlain. Pensiamo piuttosto alle parole conclusive di un recente articolo di fondo del "Popolo d'Italia'', al quale lo spunto è stato offerto dalla frase del Premier britannico: uno di quegli articoli che non hanno firma, ma che meno anonimi di così non potrebbero essere. ,, In questa grande lotta che ha messo di fronte due tipi dJ civiltà e due concezioni del mondo, l'Italia fascista non è stata neutrale, ma ha combattuto e sarà, quindi, anche sua la vittoria·•. Ecco, le epoche critiche nella storJa sono appunto quelle nelle quali tipi diversi di civiltà e antitetiche concezioni del mondo si affrontano e si combattono. Questo bisogna capire, se si vuol capire la guerra di Spagna. Vi sono due modi di calcolare Il tempo; a giorni od a secoli. L'uomo di Stato è ~rande quando lo calcola nel secondo modo. Guardate Mussolini: è evidente che per lui Il popolo itaJlano, oltre la sua vita quotldi::ma, ne vlve un'altra, la cui unità di misura nel tempo non è mal inferiore al decennio, spesso è il mezzo secolo, qualche volta è li secolo, Ciò disorienta chi è abituato a fare bilanci annuali. Ma se chi si abbandona alla tentazione, per esempio, di fare I conti della conquista e della messa in valore dell'Impero come se si trattasse dei suoi personali, trova risultati che non lo tranquillizzano, peggio per lui. Come non dovrebbe esservi differenza fra una azienda domestica e l'Italia? Come pretendere che, nel valutare l'entrata e l'uscita, valgano gli stessi criteri per l'una e per l'altra? Cli Italiani hanno avuto, In tempi che furono, del governanti che facevano questa confusione, e che avevan paura di ammettere che se i con_tf non tornavano in un ,tnno, potevano bene tornare in cinquanta. IJ che per un grande popolo, per una Nazione di vita secolare, è perfettamente lo stesso. Questa necessità di calcolare per cJnquantennt e per secoli, analoga a quella di muoversi solo nei grandi spazi, domina anche la politica Internazionale delle na~ zioni Internazionalmente vive. Le mète storiche non sono mal vicine, e anche qui è grande uomo di Stato colui che le vede prima o megJlo degli altri, e talora e~II medesimo le fissa, magari lontanissime, senza dir nulla a nessuno, perché nessuno intorno a lui sarebbe In g,rado di scorgerle. Allora capita che qualcuno non si renda conto di quel che succede, del perché di certi atti, di certe combinazioni; tante cose ~Il sembrano incomprensibilmente imbrogliate come I fili nel rovescio di un ar:nzo. Ma l'importante è che cl sfa chi ne vede bene H diritto. La grande politica estera procede sempre per plani, ad esaurire i quali non bastano due o cinque anni. CII Italiani intuiscono, per esempio, l'esistenza di un ~rande piano mussoliniano per il Mediterraneo, anche se, per molti di essi, saranno soltanto i figli e I nipoti a vederlo reallzzato. Ora• plano• significa programma, mèta, tra~ guardo, e volontà d'azione per raggiungerlo; sono Infatti i popoll dinamici che se li propongono, l popoli che la storia non trascina, ma che fanno essi la storia. Popoli statici sono quellt per i quali la vJta è ordinarla amministrazione o, al massimo, azione per conservare lo stato raggiunto. Da un trentennJo l'ItaUa è entrata nel dinamismo europeo e mondiale, da un quindicennJo il Fascismo ha Insegnato agll Italiani a mirare sempre più lontano. Naturalmente, dietro I plani cl sono le idee, le quali - e non gli Interessi - sono quelle che da che mondo è mondo, belle o brutte che siano, muovono le NazlonJ. (Quando le Nazioni non sono più spinte che dagli interessi, vuol dire che Il loro dinamismo sta per finire o è flnlto). Ora le Idee sono fatte per scontrarsi e per combattersi. Così torniamo al punto di partenza del nostro discorso. Oggi la storia attraversa un'epoca critica, che si è aperta da poco ma non si chiuderà tanto presto: due tipi di civiltà, due concezioni del mondo vi si scontrano: Fascismo e Bolscevismo, sintetizzando in questi due nomi taqte varianti e sfumature possiblli. Non sono molte le epoche critiche nella storia occidentale, ma in ciascuna di esse c'è sempre una grande rivoluzione, un Immenso sconvolgimento d'idee e di forze, le cui onde si propagano nel tempo e nello spazio. Epoca critica, quella che ha visto, sotto l"urto della Civiltà cristiana, rovinare il mondo classico; epoca critica, quella che ha visto la lotta tra Medioevo ed Et~ moderna, proluogarnsl nella lotta tra Riforma e Controriforma; epoca critica, quella che ha visto la Rivoluzione francese e il sor~ere delle libertà nazionali. Coloro che adesso si scandalizzano perché si fanno le guerre ldeoloi,tiche, credond forse che nelle guerre di religione e in queile ~tacobine o della Santa Alleanza non scendessero in campo le ideologie? In tutte le epoche critiche le Idee fi.niscono per trovare delle halonette. L'Italia ricomincia, con Mussolini, a essere una protagonista nella storia del mondo precisamente perché comincia ad essere portatrice di un nuovo tipo di civiltà. ..Questo significa che la piccola politica, la politica del giorno per giorno, le è ormai interdetta. La grande politica impone di pensare in grande; è ciò che Mussolini sta insegnando agli Italiani. C'è qualcuno che non si rende conto di tutto quel che succede e non comprende Il perché di tante cose? Ciò accade, nelle grandi battaglie, anche all'umile fante, che non può vedere al di là della sua squadra, ma poco male. Il paragone con I fanti va benissimo, oggi che la lotta delle Ideologie e delle dottrine culmina sul campi di battaglia. In questa lotta la protagonista Italia ha un solo e vero antagonista: fl Bolscevismo, con tutti I suoi alleati coscienti o incoscienti. Anche la Russia sovietica ha un piano storico, e vuole costruire un mondo nuovo; anch'essa pretende di racco- ~llere, col comunismo, l'eredità della civiltà democratica, esasperando tutte le forze distruttive che questa ha lasciato crescere nel suo seno. E questo plano non è rimasto scritto nei libri, ma è diventato un enorme programma di politica rivoluzionaria mondiale, la cui ispirazione si rivela dovunque, dalJa Cina alla Spag,na. Come avrebbe potuto. l'Italia, restar neutrale? Nessuno, in realtà, è restato neutrale, se non chi crede più n~Ji interessi che alle Idee. Ma gli Italiani credono di più alle Idee e non comprendono I profeti disarmati. W. CESARINI SFORZA Jre!!) 17 cva &t@Q - @~~~i® ~~~&~U~~~~ PRIMA DI TUTTO, le mani avanti per i lettori timorati. Tre citazioni: da Monsieur de Voltaire,« L'ingénu,histoirc véritablc >: e Mi immagino che le n~ioni per lu,1go tempo siano state com'io sono stato, che si siano istruite molto tardi, che per ltrnghi ucoli 110n si sia110 occupate che dell'attimo che passa, assai poco del passato e giammai dell'av~ vc,iire. Xel Canada ho percorso da sei a settecento leghe e ,ion ci ho trouato un solo mo,iumcnto; nessrmo sa cos'abbia fatto il suo birnon,io. So,i sarà questo lo stato naforale dell'uomo? » Da una rivista americana, «Thc New Yorkcr », del i933: e Si rappreseutaua il Rigoletto e s'era alla scena quando il gobbo si strappa i capelli e fa gra,i duolo per la seduz.io,1e di Gilda. Accanto al sig11oreche ci ha raccontato questo aneddoto sedevari_o due vivaci giovit1ette. u Perché si agita tarito questo Rigoletto? " chiese una di esse ali' altra. u Cara mia", spiegò l'amica, "allora quella roba lì era peccato">. Da una corrispondenza al e Times > da Stoccolma, mese di aprile 1937: e Glz suedesi, che sorio pochi milioni sopra u11a enorme este,isione di paese, vivo,10 per la più grati parte ammucchiati rie/le città Ùt angusti appartamenti da una a due stant.e, e pagano un affitto esorbitante, oltre alle rate met1sili per la ghiacciaia efrttrica, il pianoforte, la radio, il telefo,10, ecc. Son resta,10 loro quindi i denari per mantenere ed allevare figli, e le famiglia sterili o con un solo figlio sono la grande maggiorant.a. Già oggi la percentuale delle nascite in Svet.ia è del 30 per cento inferiore a quello che sarebbe necessaria per maritenere stat.ionaria la popolazione>. Poi una definizione: Paradosso è e opinione che può essere vera ma ha l' appare,iza di falsa> (Petrocchi); e afferma{ione incredibile, fuori della comune opinio,u :t (Zingarelli). . ., mentre l'Ammlr1gli1to cuci per le urade di Loodr1 f1nt1ri1 di m1rl111, E infine un'altra citazione, da Di. <limo Chierico: e Signore, noi siamo uomi11i di buona fede e però lasciateci parlare a modo nostro; perocché solo ,ioi uomini di buona fede sapbiamo agire in modo assolutamente contradditorio alle teorie che ci piace di espriGli scienziati affermano oggi con una certa concordia che l'uomo esiste sulla terra da almeno un milione d'anni i la sua comparsa. cioè coinciderebbe con l'inizio del periodo geologico detto quaternario. Non è molto, se pensiamo che tutti gli altri mammiferi si ritrovano nel periodo terziario, che si è iniziato una sessantina di milioni di anni fa; che si trovano formiche fossili, precise ncll'aspetlo a quelle di oggi, nell'ambra del Baltico che è di quel periodo, che le tèrmiti sono comparse nel cretaceo, cento milioni di anni fa. Se poi è vero che la terra è nata dal sole or sono circa duemila milioni di anni, vedete che abbiamo poco da ringallur.t:irci. Eppure, a pensarci bene, questo periodo di un milione di anni è paurosamente lungo. Perché io mi domando: dato che '-ia esatta la nostra concezione del progresso, che cosa è stato a fare l'uomo per la massima parte di questo tempo, in che cosa si è gingillato fino a poco fa, perché non è uscito prima dal crepuscolo di ciò che chiamiamo vita animalesca, tutta e soltanto sensazioni e reazioni primitive? Ancora 500 anni fa l'uomo, per quanto riguarda i trasporti, l'illuminazione, la conoscenza della terra e del cielo, non era molto più progredito dei suoi progenitori di diecimila anni fa. Prima di Rom:1.non si avevano sulla terra che rare oasi di cultura, anguste, isolate, solo fortuitamente messe a contatto da qunlche temerario viai;i:giatore. Le più antiche civiltà di cui si ha notizia non ~:~~~~~ ~0)1~:~:e,i,:\~~oa~~li•~t j~i bronzo non più indietro che duemila anni avanti Cristo. t di circa seimila, ottomila anni fa l'epoca neolitica con le sue rudimentali manifestazioni di civiltà propriarr.ente detta : cultura del suolo, addomesticamento degli animali, costruzioue di strumenti e di vas.i. Dall'epoca glaciale, circa 20.000 o al massimo 50.000 anni fa, l'uomo che già abitava l'Europa è uscito nello stadio paleolitico più primitivo; viveva in grotte, s'azzuffa,·a con le belve con anni di silice scheggiata che teneva nel pugno, non aveva leggi, famiglia. morale. Lasciando minuzie di calcoli, si può dire così all'ingrosso che diecimila anni fa l'uomo viveva ancora in "'eniplll'i e selvagge associazioni; ciechi congiungimenti con la femmina contesa agli altri o goduta collettivamente, lotte quotidiane con le fiere, con gli altri uomini, abitazioni in grotte o in buche dcila terra; già allora il linguaggio, ma con innumeri forme verbali, complicato di suffissi e prefissi, perché i cervelli erano ancora incapaci di sintesi e di associ:i.- zione d'idee, e forse rudimentali strumenti mu,icali; ma nessuna idea della scrittura, del disegno, della matemillica. In un milione d'anni ognuno di noi ha messo insieme un buon corpo d'ar. mata di antenati diretti, diciamo 40 mila; ebbene, se ne togliamo gli ultimi duecento, che potremmo agevolmente radunare in una sala e distinguere l'uno dall'altro, dal bisnonno napoleonico indietro fino al velloso abitante delle palafitte, tutti gli altri 39.800 nonnini ci apparirebbero spaventosamente uguali, simili al pili antico di quei duecento, masnada infinita di mostri camusi, vcl• losi,dall'occhio spento, il riso ferino, ululanti a guisa delle fiere, cienzavesti, senza leggi, senza Dio. (Perché, per quanto allettante, non mi lascio indurre a fqrmular l'ipotesi che anche l'uomo discenda da un ometto lilliputiano, come è avvenuto per il cavallo che nell'epoca terziaria era alto solo ventotto centimetri). Che cosa ha fatto dunque l'uomo per 990.000 anni? Ha imparato a camminare diritto, ha creato il linguaggio, ha ritrovato il fuoco, la ruota, ha apprecioa rivestirsi delle pelli delle fiere, forse a distin~ucre il tuo dal mio, forse a numerare le lune; ma quante migliaia di secoli wno passati da una di queste conquiste all'altra? Migliorava la propria condizione con la stessa lcntczM con cui il cavallo nel cor-.o delle centinaia di migliaia di secoli s'è fatto più grande cd ha ritirato le dita dei picùi e si è messo a correre sul pollice. Ora c'è qualche cosa di non naturale nell'11nprovviso ritmo accelerato del progresso dell'uomo; :rnzi, di pauroso.
L'uomo in 9900 anni ha fatto più che nel milione di anni prccedcntì : ha ritrov,1to geometria, scrittura, leggi, filosofia, religione, ha appreso a tener memoria di sé e delle sue cose. Negli ultimi cento anni l'uomo ha progr1,;.dit0 nel campo della scienza e della meccanica assai più che m tutti i precedenti diecimila, creando a sé, voglio dire ad alcune classi o nazioni privilegiate, condizioni di vita che i poeti di quattrocento anni fa collocavano nel palazzo di .Maga Alcina. E ntgli ultimi dieci anni si è fatto più che nei cento precedenti, volando intorno al globo e oltre l'atmosfera, scomponendo in nuovi modi la materia, dando alle onde dell,l radio scn~i e intendimento umano, ficcando gli occhi nel sistema planetario dell'atomo cd oltre le più remote nebulose. Ma è davvero progresso questo, o non piuttosto uno stato morboso della razza, a cui ~guirà a breve scadenza la morte o la guarigione, cioè il ritorno allo stato precedente? Come certi ammalati nelle febbre o sotto l'influenza di una droga hanno magiche visioni, scorgono nuovi rapporti fra le cose, volano senza ali, veggono senz'occhi, e così via; così io credo che tutto quello che noi chiamiamo progresso non sia che un'allucinazione creata da una malattia della razza; manifestatasi da poco, circa sei o diecimila anni fa, ed onnai vicina alIn crisi risolutiva {non appare molto lunga una malattia di diecimila anni in una vita che dura da diecimila setoli). Tanto più evidente appare la morbosità di quello stato che noi chiamiamo progresso considerando quelle speCÌ(' umane che non si possono chiamare del tutto immuni da questo morbo, ma presso le quali esso si presenta in uno stadio assai benigno e senza vi!tibile peggioramento, finché vivono isolate dagli altri uomini; e che non appena vengono a contagio con la nostra civiltà si distruggono e muoiono subitamente, perché gli manca l'assuefazione alla malattia. Guardate gli eschimesi, ché sanno contare solo finché gli bastano le dita delle mani e dei piedi (si debbono cavare guanti e stivali, per fa1 di conto; e per dire venti dicono e un uomo portato fino in fondo >), si nutrono di carne cruda, non sanno cosa sia la proprietà individuale, hanno la ,tagione per fare all'amore e quella per non pensarci, non conoscono scrittura né disegno, ma sono la più felice gente del mondo, e finché sono ignari della civiltà, la più sana e longeva; « they laugh as much irt a month ai ordinary civiliied people do in a year >. dicono i viaggiatori: ridono in un mese quanto gli uomini civili in un anno. Ebbene, se vengono un poco a contatto con la nostra civiltà muoiono, spaventose epidemie li distruggono, è veleno per essi il' nostro cibo, i nostri costumi, il nostro senso della natura : quei pochi che hanno fatto forza al loro stesso istinto ed hanno cercato di vivere fra gente cosiddetta civile, nelle città moderne, si sono consumati in pochi mesi come la neve al sole. Ma già si scorgono segni che la crisi di questa malattia è vicina. Il nostro ingegno, teso oltre ogni limite, ci distrugge il solito mondo sotto ai piedi, fa guerra alle ereditarie categorie dello spirito; lo spazio si accartoccia, il tempo è solo un'insufficienza dei nostri scn• si, l'universo si espande come una bolla di sapone e su di esso le galassie son come macchioline iridescenti, epsiro,t e ùtfinito coincidono. Tutte le nostre teorie subi-.cono colpi pericolosi, già rinneg!liamo quello che per secoli ci è parso assioma di progresro, conquista di civijtà. Ci pareva impossibile, quan• do queste cose studiavamo a scuola, che pochi secoli fa si bruciasst:;ro ancora le streghe sulle piazze e si decapitassero sovrani e cavalieri perché pregavano in un certo modo; oggi vediamo in Russia che la fucilazione è la pena più a buon mercato, e diventerà competenz.t del giudice conciliatore; e si son trucidati uomini a ?-.ifadrid per un colletto inamidato, e donne per un poco di rosso sulle labbra. I confini della morale ridivengono incerti, strani ritorni atavici si o~servano nel vestire e nel sentire, il denudarsi è diventato oggi uno strano bisogno che non è più erotico e non è solo moda. Siamo diventati goff.tmente inabili a servirci della macchin., economica da noi stessi creata, e di cui . eravamo fino a ieri smisuratamente orgogliosi, parendoci che sola essa ci distinguesse dagli altri animali: ed ecco, buon colpo alla nostra superbia, che solo nelle città dell'uomo si muore ancora di fame, non per avventura nelle lf •Nllo ,, NUJI. u, • LUGLIO 1031.xv Il! I IINIBIJ I SETTD!Al!ALEDIATTUALITA POLITIOAE LETTERARIA j ESOE IL SABATO IN 12-16 PAOlNE ABBOIIAMEIITI JWlu Colonie:auno L. 46, aemulN L. 23 Est.ero I anno L, 70, HmeUrt L. 36 OOJl'I IDKERO UI& LlR& JhnH~riUi 1 dlHgnl • fotografie, anobe •• DOD. pubblioad, DOD li rea1.it11lsoono. Dln.do.u: &ma • Via del Badarlo2, 8 Te!efono N, !>61.636 Amm.iabtru:loae: Milano - Piu11 OarloErba,6 TelefonoN, 24,808 lff. &.no■• Edit:rlte "OllmUI" · llllu.o EDEN 1 •• !iinte duio, buon uomo 'l 11 lL B:0880 1 ••Biancheria" IL OONTROLLOANOLO-l'RANOE8ENELLEAOQOESPAGNOLE s.1.vie metropoli delle fonnichc e dei castori. Credo inutile elencare qui altri sintomi; ba'ita indicare il fenomeno. La crisi risolutiv;\ rlella malattia che h..1. colpito la nostra razza è vicina. Fra cento, duecento anni scoppierà la cat:istrof c. I casi sono due. O moriremo, - « Si spegneva ieri nel villaggio Terra dopo violento morbo la Razza Umana, nella veneranda età di anni 1.000.275; non lascia discendenti> (Gaaettino dell'Universo - o guariremo. Ed a11ora torneremo alle caverne cd alle armi di silice, ai naturali amori, alle elementari attività che ci procurino cibo e giaciglio, in felice ignoranza delle leggi, della morale, dello sport, della gelosia, delle filosofie, delle nevrastenie odierne, nel sano terrore degli elementi e delle forze naturali. Non ricorderemr, più nulla di questa malattia, o e qual di paurosa larva - e di sudato sogno - a lattante fanciullo erra nell'alma - confusa ricordanza >, tal memoria ne avanzerà di essa, come della vita alle mummie che Leopardi udì cantare nello studio di Federico Ruysch. Guardercmo senza curiosità, metteremo d.t parte dopo breve annusarne 'lto gli strani relitti della civiltà 1 libri, macchine, stalue, biciclette, stivaloni. Le rovine delle abitazioni si confonderanno, per noi, con le rupi e le sabbie, le eviteremo anzi, così crollanti, come manifestazioni paurose d'una for.ta ignota. O forse anche la natura benigna farà sprofondare nel mare le terre su cui quella malattia ha imperversato, e farà riemergere dagli oceani perché sian sede della gente guarita le favolose Atlantidi, sulle quali forse allignò in altri secoli un'altra muffa simile alla nostra, anche allora chiamata progresso o civiltà. Perché forse questa è la spiegaziontdi quello che è successo all'uomo in questo milione d'anni, la nostra razza non ha fatto che ammalarsi periodicamente e periodicamente guarire. Certo, superato il male, sarà un gran felice tempo. Gli uomini rideranno tante volte in un giorno quante oggi in un mese gli ilari eschimesi. Ma soprattutto - intendami chi po' che m'intendo io - non ci saranno più né creditori né debitori. PAOLO MONELLI .... E MORTO, a settantasette anni, nelJa sua villa di Praga, Karel Kramar, uno degli uomini che più ha contribuito a far sl che la nazione cèca si costituisse a libero stato. FJglio d'una famiglia dell'alta borghesia, oratore brillante e temperamento appassionato, collaborò dapprima col partito cosiddetto •realista• di Masaryk, che abbandonò quando gli parve che inclinasse troppo a sinistra. Se in quell'epoca Masar-yk vedeva nellB risoluzione del problema sociale quasi anche quella della questicne nazionale, anche il ben più nazionalista Kramar si limitava a sognare la costituzione d'un dsorto Regno di Boemia, dentro jJ quadro della monarchia dualistica. Questo era il programma del nuovo partito di cui egli si mise preso a capo, queUo dei Giovani Cèchi, che inizialmente collaborò col Governo a tal punto, che Kramar stesso fu per breve tempo vice-presidente del Parlamento. In quest'epoca egli cominciò a EREDITA Ili BLIlM ~~~~!}~;::~"~0/f;;~=~~:~i{i~::~i~'.~:~ slavismo, che continuava perb a vedere neUa Santa Russia la protettrice di diritto delle minoranze slave dell'impero austroungarico. Fu così che al Parlamento di I NAUDJTO. Il paese più invidiato per le sue riserve d'oro, per la sua ricchezza che pareva inconsumabile, ha dichiarato la moratoria per procedere a un'altra svalutazione del franco, di fronte allo spaventoso deficit nel biloncio, provocato dalla disastrosa esperienza Blum. t incredibile; ma questo dispensa da qualsiasi indagine politica, sociale, morale. In confronto a un avvenimento di questo genere, non ci sono ragionamenti che valgano, non ci sono difese che riescano soltanto ad attenuare le responsabilità del fronte popolare. Questi provvedimenti, che tecnicamente potranno essere indispensabili, equivalgono alla più aperta delle confessioni. Si è perfino indotti a sospettare che i radicali abbiano voluto liquidare il Fronte popolare con un definitivo colpo mortale. I francesi, anche quc!li che vanno sistematicamente à gauuh~, non perdoneranno mai alla coalizione ,;ocialcomunista questa tremenda umiliazione. Eppure tutto ciò era prevedibile. La politica finanziaria di uno Stato, di qualsiasi Stato, ha solo due vie davanti a sè: far fronte alle spese pubbliche cou gli introiti e col credito bene garantito; oppure vivere sul capitale, esaurendo, più o meno rapidamente, le risorse accumulate e le stesse possibilità di vita della nazione. La prima è la nonn:ilità, la !ieCOnda il disordine. La prima consiste nel lavoro, nella produzione, nel rifare ogni anno il capitale che muore di morte naturale, nella sollecitudine del futuro, che non va mai sacrificato al presente immediato; la seconda nella ricerca del minimo sforzo, nell'ipote~a dell'avvenire, nell'illusione che una diversa distribuzione della ricchezza possa so~tituire l'incessante produzione della ricchezza. Una tena via, intermedia, non c'è, non ci sarà mai. Il voto ultimo del Senato volle essere un richiamo solenne a questi criteri di no,malità e di buon senso. Aveva torto il Senato francese? Nessuno può affermarlo. Una politica finanziaria si giudica secondo due criteri immutabili: paragonandola con quella precedentemente praticata dal paese in questione e con quella delle altre nazioni. Consideriamo la situazione monetaria. Nel discorso programma, Blum prende l'impegno solenne, davanti al Parlamento e al paese, di non provvedere ad alcuna svalutazjone della moneta, e otto giorni dopo fa. la svalutazione. Vienna più che una politica cèca, egli Per un improwiso verificarsi di fatti svolse un'attività intesa agl'interessi di nuovi e impreveduti? No, perché si sa tutti i popoli slavi soggetti all'Ungheria che, due giorni prima del discorso pro- e all'Austria. gramma, egli aveva trattato con Lon- Durante la guerra mondiale egli assunse dra )a svalutazione. Questo determina un atteggiamcp,to d'estrema opposizione, )a fuga dell'oro. La vita rincara, le e diresse un'azione rivoluzionaria sottcresportazioni non si avvantaggiano. La :unr:a,e :hnea!~n~:l~~/:em:~~~ :~e c~r::~ bilancia commerciale peggiora. Si pre- rente Francesco Giuseppe e il gio\'ane vede un deficit di quindici miliardi oro. imperatore Carlo non vollero fosse eseEd ecco la produzione. Se si confron- guita, Durante il conflitto, il suo incorregta la produzione francese del 1936 con gibile russofìlismo l'aveva portato a conquella degli altri diciassette principali cepire un Regno di Boemia sotto la copaesi, e se si prende, per base di eia- rona d'un principe dei Romanov. Ma scuno di essi, l'indice JOO del 1929, si dopo Vittorio Veneto, seguendo la volontà vede che la Francia, lon la quota 7•J.. c{ellaNazione, proclamò la decadenui. degli è confinata all'ultimo posto, mentre die- Absburgo, e la Repubblica con Masaryk ci di questi paesi hanno largamente Presidente: egli fu il primo Capo di Gosuperato il livello del 1929, presentan- vemo del nuovo Stato. Con Benes, primo do delle quote variabili fra 100 e 165. ~!~~:~c::i:gl~ll;s~~f::~~::s~:~t, 1;~:~ Ridotta ai suoi minimi termini, que- ma mentre Benes tirava al sodo e difensta è la situazione reale. Essa confenna tutti i dati déll'espcrienza e della scienza. Per difendere la moneta bisogna, prima di tutto, difendere la proprietà e garantire la continuità, la regolarità del lavoro. Senza di che il capitale scappa o si nasconde, e la bilancia commerciale peggiora. Secondo: il buon salario non è il salario gonfiato attificialmente, ma il salario che può durare perché' e reale >, il salario che può incorporarsi nei prezzi di vendita, senza deprimere la vendita all'interno e all'cstt-ro, senza di.struggere l'iniziativa privata e l'esportazione, senza provocare la cattiva moneta che fa perdere ai lavora.tori i vantaggi illusori del rialzo puramente nominale dei salari. Ancora. Le imposte debbono essere al riparo da qualsiasi demagogia. L'imposta è sempre un sacrificio grave per i contribuenti, e, se si vuole che essa sia veramente produttiva, non deve assumere il carattere di uno strumento politico, di una vessazione. Produzione, fiducia, sicurezza del domani. Ecco il trinomio. 11 capitale è un personaggio ombroso, di stile antico, che non si fida dei saluti col pugno alzato. Si dirà che Blum ha ancora la maggioranza elettorale del paese. Tanto peggio se è vero. La politica voluta dalla maggioranza elettorale significa il disastro del paese. E il paese la respinge. Il paese è sempre più forte, sarà sempre più forte delle maggiorante elettorali, solo che lo voglia. Si può disperdere una maggioranza elettorale, non si può distruggere un paese. Il dramma è qui. Ma è anche qui la sua soluzione. deva esclusivamente gli interessi del proprio paese, Kramar, in perpetuo contatto con gli esautorati diplomatici zaristi, cercò di sostener indirettamente, ma con ogni mezzo, gli interessi della non più esistente Russia imperiale. Le prime elezioni, con la loro deviazione a sinistra, tolsero il potere a Kramar, che si rccb al quartier generale di Denikin, il generale bianco che durante la guerra civile russa giunse a minacciar Mosca dopo aver riconquistato tutta l'Ucraina, con lo scopo di convertirlo a un suo progetto di una nuova Russia monarchica, ma federativa e costituzionale. Negli ultimi anni i suoi atteggiamenti politici s'erano cristallizzati in una politica d'opposizione d'estrema destra contro i partiti della coalizione governativa, fondando a li\le scopo il blocco di Unione Nazionale, e in politica estera, in un antibolscevismo inesorabile. Il russismo di Kramar è un fenomeno curioso soltanto perché dal nostro punto di vista può apparire anacronistico cd antistorico, ma pub diventare più chiaro e più comprensibile a chi conosce la storia del risorgimento nazionale dei popoli slavi soggetti e minori, che vedevano nella Russia l'unica speranza per il loro avvenire. In questo senso Kram.ar chiude la serie, iniziata cent'anni fa d.ai filologi e dai poeti, del primo romanticismo boemo, e romantica può apparire certamente la sua vita, a chi conosce l'influenza straordinaria che ebbe nel suo orientamento politico h,, moglie russa, per amore della quale si convertl dal cattolicesimo all'ortodossia. Ciò non gli tolse mai l'amore del suo popolo, e sembra che una delle lacrime più Jalde sia stata versat' sul suo feretro dall'ardente abate Klinka, capo del partito autonomista slovacco. R. P. COIISIDERAZIOIII SUL TERRORISMO RUSSO ZINOVIEFF ! mono, Kameneff ~ morto Jagoda ~ mono, Tucacevski ~ morlo, e il mondo ancora 1i domanda percht Stalin li abbia fatti morire. J.,.a domanda~ destinata • rimanere sempre senza risposta, ,e non si ammette la più semplice e 11 più ovvia delle sp1egazion1:e. cioè che se Trotski o Z1nO\'ltffo Tucacevsk1fossero stati o più :abilio più scaltri o più risoluti, oggi sarebbero essi 11 Cremlino e St~lm sotterra. E il mondo 1i domanderebbe 1I percht della morte di Stalin. Forse, un giorno, un uomo, che oggi nes1uno conosce, uccideririStaiin; e la PYavda lo proclamerà padre della riv.oluzione, e definiririStahn un e cane• ant1rivolu.z1onarioe - percht no? - trotskista. E forse ~ ~il n~to anche colui che ucciderà il successore d, Stalin. Verso la metà del secolo scorso, scrisse il Dc Custine della Russia: Il popolo di questo paese ha in avversione lutto ciò che non è russo. ro odo spesso ripetere che un bel giorno lo si ,·edrl l\'entrare da un capo all'altro dell'Impero tutti gli uomini senza barba. Dalla barba ai riconoscono i russi. Agli occhi dei conuidini, un russo dal mento raso è un traditore venduto ag:li stranieri, di cui meri1a di dividere la sorte•. Tucacevski aveva il mento raso: non porta\'a barN, n~ baffi. f:.: ch.iaro: era \'enduto allo s1ran1ero. Anche S1alin ha il mento ruo. fn una lettera a Carlo Marx del 4 settembre 1870, Engels scriveva: • Il terrorismo è il dominio di gente che si sente terrorizzata. Nella maggior parte dei casi, il terrore non ~ che atrocità inutili, commesse da uomini che hanno paura per farsi coraggio. lo sono convinto che la responsabilità del te1-roredel 1793 incombe esclusivamente a uomini che ave,·ano troppa paura ... •· Quanto sarà grande la paura di Stalin! Engels denunziò come • una follia• la teorìa della violenza. I .a violenza non può far denaro•, egli scrisse: •e,sa può, tutt'al più, portar via il denaro già fatto; e anche questo non sen•e gran che•· Ma il bolscevismo ha messo da parte questi msegnament1. Accade sempre cosl: quando gli uomini abbracciano una religione, una dottrina, un credo pohtico, ne accettano la pane peggiore e buttano via o amano dimenticuc quel che c'è di buono. PROPEZIE BAKUNJN previde con precisione come :sarebbero andate le cose e che sarebbe divenu1to il marxismo quando di teoria si fosse 1rasformato·in pratica. Henry Rollin ha stralciato dalle sue dperc 1\cuni giudizi sul marxismo e alcune profezie circa 11suo avvenire, che oggi non 'IÌ possono rilegge.re senza profondo stupore: tanto esse appa\ono nette, sicure, precise, e tanto ampiamente e luminosamente le ha confernlllte la realtà. Lo Stato sognato da Marx, scriveva Bakunin, • sarà tanto più dispo1ico, in quanto s1 chjamerl Stato popolare•. li proletariato pagherà a prezzo assai caro la sua •dittatura•, perchl la realizzazione del marxismo sarà l 'av\'ento di • un regime di caserma, m cui la massa dei lavoratori e delle Ja..,oratric1, reso uniforme, s1 sveglierà, si addormenterà, lavorerà e vivrà al rullo del tamburo•· I lavoratori, annunziava ancora BakUilin,seguendo le idee di Marx, • dopo un bre\·e momento d1 libertà o d'orgia rivoluzionaria, si sveglieranno schiavi, giocattoli e ,•ittime di nuovi ambiziosi•· Quanto ai cottfadini, proprio• al loro assoggettamento politico e al loro sfruttamento economico mira il marxismo•· E ancora: la nozione di •classe• e quella di • dottrina del proletariato• condurranno alh1 creazione • di una nuova aristocrazia, quella degli operai delle fabbriche e delle città, ad esclusione dei milioni di uomini che costituisconQ il prole1ariato delle campagne e che di\·er. .• .inno i veri suddili nello Stato sedicente popolare•· Persino l'avvento e il regno dell'intt-lighent%it1 previde Dakunin, persino la soppressione di ogni libertà di pensiero, persino la Ceka e la Ghepcù. • Dal momento che vi sarà una verità ufficiale, scientificamente scoperta dal lavoro isolato di questa grande testa, eccezionalmente e - perché no? - provvideru:ialmenleprovvista di cervello, una verità annunziata e imposta a tulti dall'alto del Sinai marxistico, a che scopo discutere? Non resta che apprendere a memoria gli articoli del nuovo decalogo•. Questo per quel che riguarda la libenà di pensiero. F.d ecco 111 Ceka: • Occorrerà una polizia, occorreranno agenti, fidatiuimi, che sorveglino e dirigano in segreto e senza che si veda niente la corrente dell'opinione e delle passioni popolari•· Tutto ~ staio detto, e noi siamo giunti troppo tardi ... Questo giornale si intitolo • di attualità politica e letteraria•, e noi offriamo al lettore •attualità• vecchie di quasi settanta anni, Non !: un paradosso? La questione è che il mondo è più immobile di quanto comunemente si creda. Mutano gli attori, ma Incommedin i sempre la stessa: e ogni generazione rimastica e rumina le stesse idee, che fecero la delizia e il tormento delle generazioni precedenti. Ma gli uomini conservano l'illusione di pensare e di fare del nuovo, sol perché sono mortali e ignorano le esperienze dei padri. LA RELIOIOIIE DI LUDEIIDORPP R, OBERT D'HARCOURT h, pubbJ;. cato, nella Rt'VUe des deux mondes, un lungo e interessante studio sul generale Ludendorff. t nolo che il generale, insieme con la moglie, la dottoressa Mathilde Ludendorff, si è dedicato alla predicazione di una nuova religione. Organo della loro predicazione ~ la rivista Am heiligen Qu~ll deutu.her Kraft (Alla sacra fonte della forza tedesca). JI d'Harcourt offre qualche saggio delle cose sorprendenti che si possono leggere nella detta rivista: ad esempio che Schiller non mori di morte na1urale, ma fù avvelenato da Goethe, il quale fu spin10 a far ciò dalla massoneria; che l'ebreo Moses Mendelssohn riservò a Lcssing la stusa fine perfida e mis1eriosa; ecc. Il generale professa per la moglie un profondo culto. Egli 11 chiama sempre• la grande filosofessa 11 signora Mathilde Ludendorff •. Per lui • gli scritti della dottore6Sa Mathilde Ludendorff contengono più sostanza che tutta l'opera riunita di Kant e di Schopenhauer •. Il generale ha pubblicato una vignetta rappresentante una statUA di Budda ed ha aggiunto alla pubblicazione la nota seguente: • La nostra irrtm.aginerappresenta Budda con la lupa sulla fronte; il che, agli occhi de.l(li occultisti,~ l'attnbuto della divinità. Mia moglie ha ti centro della 1ua bella fronte la stessa produzione epid«-rmica; e ciò getta un profondo sgomento nei ranghi degli occul11st1 L'idea centrale della nuova religione ~ la guerra a lutte le religioni e • tutte le sèue che aieno di origine straniera: quindi 11 cri• stianesimo e all'ebraismo, nonchi alla mas- .oncria, al buddismo, ccc. 11 grande nemico è Cristo, Bisogna liberarsi da Cristo. Lo ha proclamato la dottoressa Mathilde Ludendorff con una formula lapidaria: Er/6su.ng i;on Jnu Chrut (Liberazione da Gesù Cristo). Al cristianesimo bisogna opporre • l'esperienza tedesca di Dio•. • Il mondo, ormai, deve scegliere fra il Cristo e la filosofia di Mathilde Ludendorff ·. La rivista si pubblica da anni e conterrà volwni di siffatte sentenze. L'uomo, che le scrive, comanda"11venti anni fa l'es:ercilo più potente. che il mondo abbia mai v11toe diede battaglie che costarono milioni di vite umane. IL CONTABILE PLEMMATICO GLI AVVERSARI del signor Chambulain gli hanno. da tempo, applicato un nomignolo: lo chiamano • il contabile Aemmalico•· Quando egli si installò a Downing Street, la crisi spagnola era m una fase acullssima. Per lui l'occasione ua ottima per dimostrare quan10 meritasse l'appellativo. li lunedl, dunque, un alto funzionario riferl al nuovo Premier. Ques1i ascoltò, poi disse: •C'~ prOjlresso•. 11 funzionario lo guardò stupefatto. •Sì•, riprese Chamberlain, • c'è progresso. Le catastrofi sopravvengono il lunedl, e non più in pieno u:u.J,.-nid.• POLITICA IIITERIIA I N_ UNO dei momenti culminanti della crisi spagnola - racconta L' Europe nouv~llL, che, come i noto, è una rivista di sinistra - un deputato molto vicino • Gabriel Peri• sbraitaV11: • E non ci si venga a dire che la questione di Spagna è una questione di politica estc.ra. A Valenci3, a 1\1adrid, a Bilbao, noi a111mo in piena politica interna•. • Il che si può intendere in vari modi•• commenta la rivista. A noi sembra che si intenda in un modo solo. OMNIBUS ,- CONCORSO I PERMANENTE DI"OMNIBUS" ... I "Omnibus" a.pre da oggi a tutti I i suoi lettori un Concorso perm&• nente per la narrazione di un fatto qualsiasi, realmente acca• duto a chi scrive. La narrazione non deve superare le tre colonne del giornale, e deve essere inviata alla Direzione di "Omnibus" in cartelle scritte a macchina, da una sola parte del foglio. Ogni narrazione pubblicata, se• condo l'ordine di arrivo e d'ae• cettazione, verrà compensata con L. 500 (cinquecento). I dattiloscritti non accettati non si restituiscono. Per la validità della spedizione, i concorrenti dovranno servirsi del tagliando stampato qui sotto, incollato sulla. busta. DA TAGLIARSI CONCORSO PERMAIII.TI Alla Direzione di OMNIBUS Via del Sudario 28 ROMA I
~.L GIUGNO del '98 l'eco dei cannoni di Bava Beccaris infranse l'incriminato ministero del marchese di Rudinl, clubman di bell'aspetto, e allora cominciarono e le consultazioni della Corona>. I corrispondenti dei giornali - Il Popolo romano, ostinato a reclamare una soluzione extraparlamentare; La Tribu,ia, dove Rastignac denunciava gravemente l'inferiorità del Gòvcrno italiano di fronte alla intelligenza e alla cultura dei ~ovemati; Il .~I/attino, dove lampeggiava la prosa vesuviana di Edoardo Scarfoglio contro e il marchese dalle belle natiche » - videro succc~ivamt'ntc varcar la o:;ogliadel Quirinale gli uomini comolari del regime par1.uncntare: il marche~e Vic;cont1-V<"no- ,r:1, le cui fedinr argentee costitui"ano un pn.'c;~hé in:unovibìle ornamento della Con~ulta, il c;cnatore Ga'ìpare Finali, apprezzato cultore di Plauto, di n,mt,. e dt•ll,, com.,bilità gcn<'rale dello St;.1to. Cmnincia\'.t il guardaportone ,e Ml,lttO ., ,<1lle\·are al loro p,ts<.ag~io il <;,pprllo .1 dtH' punte, poi \'ia \'i;.\, da un <aiuto .111'altn1. d.i qudlo del corazl'in1• ..,ulJo ,calonr ,l quello del ~u.1rd,1rohic-re in C'al1.e bianche. da quello ,ld colc,nncllo aiut,mtc: di campo a qut'llo ckll'aiutante di campo gt·ncrall'i l'antico cmpiratorc maaini~rno e l'antico nl('mbro del govt.'rno repubblicano di Roma ..i.rrivavano fino all'inchino che, •1 loro volta O"-scquio.,i,facevano al Re C' mberto nel ,uo 'ialotto di ricc\'imcnto, che allor..i. era, ~e non "bagliJ.mo, nell'appart,lmcnto ver;o il vicolo Scandcrbcg. Il capo dello Stato, in abito borg-he'«"di buoq ta.~lio, veniva incontro, \trins;rc\'a la mano, faceva i.edere : e :\[i dica dunque Ella chi, a ,uo giudizio, nelle condizioni attuali della Camera e del Paese ... ». Senza convinzione, Vi- --conti-Venosta prima, Finali dopo, azzardarono nomi di colleghi di Palazzo ~~adama e di :\fontecìtorio, li accoppiavano ai nomi dei palazzi pontifici, conventuali o patrizi che ospita\-. no <\Ottoi vf'cchi c;offitti ,\,fonsù Trauet e i 'iuoi ree;olamcnti piemonte!>i, Palauo Br,:lschi, S,tnt'.l\e;o,tino, la Con~ulta, equilibrando co-.ì ~rupolo'iamcnte il ~ord e il Sud del Regno come equilih_ra\'~mo i gruppi e i partiti di :\fontec1tonr). Il Ministro fantasma Br:tnc-olavano nell'inccrtezz<.l che annebbiava tutt.\ la 'iituazione politica dopo quei due anni di « litrani e infecondi connubi » nei quali <o;i era svolta cd c~·writa tutta l'arte politica del mare~ ..:-w siciliano. fra i continui impasti e rimpasti mini,tcriali lievitati di opportuni-.mo ,hc awv.mo d,HO al Pae~ lo 'P<"ttacolo e dell'evoluzione di ventotto mini,tri in due ;mni >. Intorno al loro tentativo fiorivano le dicerie, le critidl<'·, i .,ugi:;:<"rimt·nti, i prrsa~i dei giornali, dei e circoli bene" informati >, dei -.alotti politici c}l(' allora - pallido riflr\,o di altri tc-mpt e di altn· capitali, fra collare~'><d: cli' Annunziata, dame di Corte, e principi de-Ile Due Sicilie deputati di Oe.,tra ~cgn.1vano ancora nell'ombra il po<,to che una volta avc- \·a occupato l'ari'itocr:1zia. Ed era un ~ran contraddil'"\► di invocazioni ali,, nccc.,,ità urgL'nt<.•dt~lla difesa -.ocialc e di µrot<",t<'democratiche. Vi<\Conti-Vcnosta rinunciò c;ubito all'incarico. Più a lungo durò ncll'imprc- ,a il ~cnatore Finali, e non faccndo'li nessuna illmionc di poter riuc;circ >, dubitando che altra wluzione fosse già pronta dietro le quinte dello ..tenario regale, ma deciso a celebrare puntualmente il rito costituzionale che gli era .-.tato affidato: e per due giorni, entro un'ampi:, e scura carrozza di rimessa>, cercò ministri, ma lr difficoltà smosse ìn una conversazione con Zanardclli si riformav,,no in un colloquio con Sonnino, quello che andava bene con Sonnino era precisamente quello che andava male con Giolitti, e anche il senatore Finali ras'iegnò il mandato ricevuto. Allora i giornalisti videro arrivare al Quirinale un signore di statura un poro superiore alla media, diritto, mag-ro, i capelli candidi a spazzola, i lunghi baffi arcuati, M>tlo il labbro inferiore un vago accenno di «mo~a >, lo sguardo energico, il sorri'io cortese. li suo portamento era quello che le chiuse e abbottonate tuniche dell'epoca, i pantaloni col ..ottoscarpa e l'imprescindihile sciabola plasmavano sul corpo dei militari anche quando assumevano l'incognito della redHl1:ote aperta sul panciotto fantasia e del ba~tone di malacc-a. Mille piccoli segni lo dicevano differente dai due pcNOnaggi che lo .1vevano preceduto: nel suo saluto alla handiera del corpo di guardia, nc'i,;;una tra1i.andaca confidenza, ma un ri'ipctto ri~ido r au.-.tcro; nella !>Ua risposta al1'.tttcnti del corazziere di c;ervizio ne11J- -11n.1d.istrazione frettolo'ia, ma una prc- ' i~ione brrvc r insieme una fulminea ·wrcrzionr che quell'uniforme è a popq RIPI lii lii ,, sto col regolamento; e nel suo inchino al Sovrano non la c;emplice forma di un ossequio imparato tardi da un cx-suddito di Francesco Giuseppe o di Pio IX, che in fondo non dimentica che la Corona gli deve un e sl > al plebiscito, ma una spontaneità che viene da lontano, un'abitudine di sempre. Giacché questo parlamentare chiamato a consulto è -.a. voiardo e militare, e per lui Umberto I, malgrado le formule e la prassi costituzionali, è molto di più del e Sindaco d'Italia» che un Oriani può vedere nel successore di Umberto Biancamano. E Umberto a sua volta sa benissimo riconoscere, in questo senatore del Regno che è stato deputato di Sini~tra, i lineamenti es~enziali, che sono apounto Quei baffi guerrieri, quella rigidità scattJ.ntc e quel lontano accento piemontese. La s<"radel 25 giugno i giornali annunciano che il Re ha incaricato il senatore generale Luigi Pelloux di formare il nuovo ministero. " L'ora grigia " e L" niver-almente !-i '>ena· la nf'Ce'isità di un Go"emo che 'iaµpia e rw>,tri nrtt;imentc ciò che vuolr. che .-ob1a più ,icura (ede nel proprio diritto, e '-appia., ~enza d<·bolezze e mc~hine preoccupazioni parlament.iri. fro11t~gi.1re ,emprc <tli apo'itoli dell'odio e della ribellione », .lveva detto l'onorl'volc Sonnino a,salrndo dal ,uo b.mco òi Dc,tra e:la serena, qu.-~i ine~plìcabil<' impr<•'-·idema » del marche\e di Rudinì . Era quell.1 e l'ora gri~ia , .mnunciata da Cavalloni. li popolo it,diano ,iscva visto crollare nell'C'nità <\Cigovt•rni le• gittimi, e dopo questa rivoluzione nessun Cromwell o nessun Bonaparte era sorto .i insegnargli di nuovo il c.en~odell'autorità e l'abitudine della di,.ciplina. Era venuto im·cce. « \'ecchio ombrello sul quale avev;• piovuto molto», l'onorevole Deprcth, con la SU<l barba da santone, la sua zazzera da poeta e il ~uo cinismo alla \\' alpole, a e me'-Cerc in ~lontecitorio celie allòbroghe e amb.tgi ». Il di,credito minava tutte le istituzioni del Regno, e debole della .,ua troppa storia e nello ,u~~-.otempo della sua poca storia >. t omc I.i malaria minava ancora molti dei suoi borghi e perfino certi quartieri della ~ua capit."llc: appena gli lt.tliani non avevano a\'uto più bisogno di vedere nel Parlamento e nel patrimonio di idee e di dottrine che esso raoorc~ntava il prete.,to giu)tificatore del moto unitario, una subita decadenza lo aveva colto. Gli sn1diosi segnalavano e la insi- -~teme e mettiamo pure sacrilega domanda di fare a meno per qualche anno del Parlamento». formulata da una vasta parte della opinione pubblica: e quella che noi chiamiamo pompoliamente la politica del Pa~e non ha ncs,.una eco nel pubblico, il quale ri- 'lipetto ad essa non ama e non teme più nulla ... Ogni entusiasmo è ~pento e vi é subentrata una malinconica e accidio- ~a indifferenza che arriva fino al punto di attutire il liCntimento della Patria >. I ministri si succedevano c;enza nemmeno dar il tempo alla Camera di dare una indicazione preci,;;a dei ~uoi orientamenti. « I prefetti, i que,tori, non sapendo più quale ,;;ia J'indiri1.zo del Governo e temendo di essere liempre umjiiati, sconfessati e ~acrificati, non O'iano pr<"ndere 'iU ~é nessuna responc;abilità ». J 'iOvvcrsivi invadevano le vie della capitale inncg:giando ad Acciarito, e carabinieri e questurini rimanevano chiusi nelle caserme. e Da un lato una continua propaganda d'odio fra le classi> che destava nei lavoratori l'illusione di poter instaurare e d'un tratto, con la violenza, il regno dell'uguaglianza e del benessere»; dall'altro lo sfasciamento dei partiti liberali e cui viene mancando la fede nel proprio credo e nelle proprie formule». E intanto a Sinistra esplodevano le bombe degli anarchici, a Destra scoppiavano gli scandali delle banche e i primi commendatori andavano in fiacre al carcere giudiziario. In Italia un partito conservatore non si era rn:ii potuto costituire: il e ,ion cxpedit » gli toglieva il seguito delle sole mas:>Cche avrebbero potuto esser con lui, e poi era difficile trovare al• cunché da proclamare seriamente intangibile in una monarchia plebiscitaria dc-Ila quale quasi tutti coloro che allora vivevano avevano veduto le origini. :\fa e,i..,tt•\'ano dei conservatori: c'erano i 'iuper-titi del mondo antico, gentiluomini piemontesi con trf' o quattro nomi fr.1.nc-c'iiper uno, nei loro palazzi ha• rocchi t- nelle ca~ennc dei loro antichi n•~gimcnti. latifondisti napoletani e ~ic1liani, qu,,khe figlio dei quali po-.ava ma~ari a fare il sociati~ta nel leggiadro orrore delle dame; c'erano i rappre,entanti della nuo\'a. società, industriali mila.ne~i e agricoltori lombardi, la1~hi di spirito nelle loro impre'ic, ma un poco troppo propcmi a trovar naturale di la.'ìci.1rcun operaio dodici ore al giorno a \'Ìgilare ingranaggi e cinghit:' di trasmis!lione, e a dar la colpa di tutte le difficoltà italiape alla corruzionL' di e quelli della Bassa >; fra i primi e i secondi c'erano i proprietari to-.cani. di casato antico e di vedute moderne, arguti e scettici 1 stretti intorno • alla ~iacca molto rurale e all'a- "petto di buon mezzadro » del marchese Torri~iani. Tutta questa gente disparata :si ,rmiva ugualmente sgomenta dalla propaganda sovvtrsiva. :\,[aldacea vi ~chen:ava sopra sul palcoscenico dei primi cafés cha,itants: e ,::rtì che u'ha la1salo.' Embé, mettite accà! Bi10.e11a riconoscere la collettività.'> E i signori in poltrona ridevano lieti, ma il ri:so cadeva quando poi sul giornaJ.-. le,:?gevano lo sciopero dei muratori a Firenze; le violenze tribunizie di Andrea Costa; la burlesca. ma ~intomatica resistenza del deputato Pescetti, a~sediato dentro Montecitorio come in una chie~a medioevale da un imponente e vano spiegamento di delegati, di carabinieri e di questurini; i conflitti fra forza pubblica e contadini dei villaggi meridionali; e a riassumer tutto ìn una vampata di panico, i e fatti di maggio >. E allora in lombardo, in piemontese. in napolrtano. in fiorentino, con- 'itatavano che così non si poteva andare avanti e che era tempo di salvare le istituzioni. Sonnino A dare alle loro apprensioni e ai loro timori il senso nazionale che vi mancava, o almeno era nascO'ito dalle preoccupazioni di classe, era sorto Sidney Sonnino. Questa strana figura di parlamentare e«>terico, che da ingredienti semiti e protestanti aveva filtrato in sé un'incensurabile italianità, era diventato il capo del movimento comcrvatore, e gli a\·cva dato il prestigio della sua preoccupazione patriottica che scor• geva nella propaganda 'iOWersiva soprattutto i motivi antinazionali: la rivolta a qualunque disciplina, l'insidia L'AULA DI )WNTEOITORIOVERSOJL 1900 contro la saldezza dell'esercito, la beffa a ogni ideale di sacrificio civico. Aveva sentito la necessità dell'esistenza del Capo per metter fine al sistema delle irresponsabilità e delle incompetenze e in un famoso articolo aveva bandito la necessità di sottrarre il potere esecutivo ali' assillante controllo parlamentare. Ma era un uomo di studio, un mediocre oratore : « non sa parlare se non ha davanti a sé tutto il discorso scritto in grandi cartelle > : era privo di qualunque sensibilità popolare. La sua voce e i suoi ragionamenti non oltrepassavano le file dei banchi sui quali si allineavano, come i paralumi delle ribalte, i era• ni dei ~uoi onorevoli colleghi. E malgrado i suoi sforzi onesti, il suo patriottismo e la sua buona fede, rimaneva un# uomo della sua classe, ciò che era già abbastanza pregevole in un tempo in cui cia-.cun borghese di solito non vedeva che se stesso : ma non era l'uomo della Nazione. Del resto, malgrado la sua g-rande superiorità morale e intellettuale su tutti coloro che erano con lui, egli pure commetteva il loro ste~w errore. E tutti vedevano nell'ordine il fine da raggiun- ~crr, e non il mezzo per conquistare un dc ..t.ino nazionale capace di com·ocare in un comune intento il popolo una. nime, 4 militar! e 6 avvocati Da tutte quC'ite aspirazioni e da tutti questi timori del mondo di Destra, l'onorevole Sonnino era riuscito a su'icitarc finalmente il ministero Pelloux. E tuttavia questo era un ministero di Sinistra. Almeno ne era stato padrino l'onorevole Zanardclli, col quale il ~enerale aveva avuto lunghi colloqui in Pi,\7.ZaApollinare, e a comporlo erano numerosi e rappresentativi i deputati di Sini~tra. Vi appariva infatti l'onorevole Fortis, ex-repubblicano convertito alla monarchia che ci unisce, e partito dall'arresto di Villa Ruffi », lungo una c;trada che doveva condurlo alla presidenza del Consiglio; c'era Nunzio Nasi, sindaco e deputato democratico di Trapani, che per ora si accontentava delle Po:)tCe Telegrafi, visto che Fortis si era accontentato dcli' Agricoltura, ma guarrf:-va ron più vatte Sp<'ranze a un avvenire che lo condurrà in Alta Corte di Giustizia. L'onorevole Pietro Lacava equilibrava le $palline savoiarde del presidente del Consiglio coi ricordi del Partito d'Azione, e del tempo in cui era 'itato segretario generale del governo garibaldino di Napoli. E infine torreggiava sul banco dei ministri la gran testa nevosa di Guido Baccelli, tutta piena di ruderi antichi e di idee attuali, che tuttavia da quelli prendevano ispirazione di stile ciceroniano : e ciuis roma,ius quando parla, quando cammina, quando sdraiato nel suo cocchio occhieggia la folla di sotto l'ala del cappello a cilindro abbassato sul fronte,, era uno dei pochi romani affermatisi, fra tanta eloquenza di meridionali e tanta tecnica di settentrionali, nella vita parlamentare della Terza Italia. Queste presenze però non bastavano interamente ai gruppi di Sinistra. Cn senatore presidente del Consiglio: dov'era andata a finire la designazione della Camera? i;: un militare per giunta, e militare piemontese, cioè militare al quadrato! Che cos..1e. ra stato detto, quali promesse erano state scambiate in quei dieci giomi che era durata la cri~i, dietro il e velario >, calato a nascondere le trattative, fra la Corte e lo studio del- -- ·r-.·:;r,-;;.;; -4:~ IL GENERALE PELLOOI IL KAROH.ESEDI RUDINI EICILIOVISCONTI-VE!OSTA l'onorevole Sonnino, al quale tutti facevano le congratulazioni, come se il Mi• nistcro fosse il suo ministero? Più perplessi ancora diventavano gli onor<"\·oli della Sinistra, i loro giornali, le 101 o riviste, quando scorgevano accanto ai volti fidati che portavano sulla fronte il crisma zanardelliano altri vic;ispuntare dalle sedie curuli dei mini. stri : quello del generale di San Marzano, pure piemontese, e aristocratico, e peggio ancora antico combattente in quel!' Africa inventata da Crispi; quello dcli,: ammiraglio napoletano Palumbo, promosso alla deputazione di Castcllamare di Stabia dalla plancia della pi• rocorvetta e Vettor Pisanj » dopo una celebre crociera di tre anni in tutti i settr mari; e infine, accuratamente ra• sato come quello del suo omonimo fra tanto sfoggio di barbe e di baffi, il volto dell'ammiraglio :--1apoleone Canevaro, nato nel Perù, ciò che sembrava mediocre giustificazione della sua nomina a mini$tro degli affari esteri. Con il presidente del Consiglio, 11:\ilinistero contava dunque ben quattro militari. esattamente il doppio della dose normale: e a quel tempo, Mac Mahon, Boulangcr, l'affare Dreyfus, e le spese improdutti\'e » e Bìsmarck al Reichstag in divisa da corazziere, avevano creato intorno ai militari una diffusa atmosfera di sospetto liberticida. Tuttavia si voleva essere volonterO)amente ottimisti. Per rassicuraNi ~i fa. ceva accuratamente l'inventario delle manifestazioni sinistrorse fomite dalla carriera politica del pre~idente del Con- !>iglio,si passavano al vaglio democratico i suoi discorsi elettorali, e nei quali trovate dichiarazioni che addirittura sembrerebbero anche troppo accentuate per un generale » : il generale Pclloux, dicevano, è più figlio del Parlamento che dell'esercito; era stato Be• nedetto Cairoli che lo aveva presentato per la prima volta agli elettori di Livorno; e certo perché non dimentico di queste origini, in maggio, comandante del corpo d'armata di Bari, aveva ri• fiutato di proclamare lo stato d'assedio nel territorio posto sotto la sua giuri,dizione. Infine, in un momento in cui si confondevano volentieri i cattolici coi sovversivi, e le stesse circolari scioglievano i circoli Barsanti e i comitati diocesani, era anche confortante ricordarsi che il maggiore Luigi Pelloux aveva aperto con le sue batterie la famosa breccia nelle mura difese dagli zuavi di Kanzlcr e dalla ~fadonna affrescata da Silverio Capparoni. Contro quattro militari, stavano schierati sei avvocati 1 in fin dei conti. e Speriamo >, diceva un deputato di spirito, e che i quattro militari c;i avvocatizzino più che non si militarizzino i sei avvocati>. MANLIO LUPINACCI (Co11t1nua{. e fine al prossimo numero). UNCIIAC ll(n ~a(OO)a IN AFRICA non ci vanno soltanto i missionari e gli esploratori: la storia della penetrazione italiana nell'Etiopia è piena di avvenimenti che dimostrano come i nostri pionieri, più che con la natura e i ras, abbiano dovuto combattere con awenturieri d'ogni razza. La Corte del negus ebbe sempre dietro le quinte certi e europei» che altro non erano che intriganti. E non si trattava soltanto di gente sfug-~ita alle mani di qualche polizia; ma anche di persone all'apparenza rispettabili: missionari protestanti, agenti dcli'« Inteli igence service >. Un tempo, l'Abissinia è stata la terra più adatta per chi voleva tentare le avventure più impossibili. Tra le più singolari figure c'è quella di un cosacco del Volga. L'atamanno Atcinof, strano tipo di mistico e di affarista, volle tentare sotto il negus Giovanni la colonizzazione ecclesiastico-militare dell'Etio. pia. Da quattro anni l'Italia lavorava per estendere la sua zona di influenza da Massaua verso l'interno, ed era un tentativo ardito data la esiguità delle n0!itre for.le di fronte alle innumerevoli orde indigene. L'Etiopia era in armi: fu allora che al cosacco balenò l'idea stramba di una riscossa dei copti contro i cattolici e i musulmani. Era un po' la vecchia idea del panslavismo. Certe rassomiglianze di riti ·fra la chiesa ortodosi.a e quella copta, rendevano possibile una vaga alleanza fra la Santa R.uc;sia e l'Abissinia del negus Giovanni. L'atamanno Atcinof, di concerto col negus, promise di cacciare quanto prima italiani e dervisci. Sarebbero bastati pochi squadroni di cosacchi. E il negus accettò; così l'atamanno tornò in Rus~ia in cerca di milizie. 1-fa, prima di partire, volle fissare i patti. Jn cambio. chiedeva terre da donare :l.i suoi guerrieri, e percor)e gran parte dell'impero scegliendo i luoghi dove sarebbero sorti i futuri villaggi che, sul tipo di quelli della Crimea e del Caucaso, dovevano formare altrettante fortezze, affidate alla guardia di coloni-soldati. L'atamanno ottenne anche altro. La consuetudine vuole che l'Abuna abissino sia scelto fuori di Etiopia, e l'Atcinof persuase il negw; a chiederlo non all'Egitto, ma al Sinodo di Mosca. Stabilite le basi dell'accordo, l'atamanno tornò in Russia, accompagnato, fra l'altro, da preti copti. Giovanni, intanto, annunciava ai suoi popoli la conclusa alleanza, come una garanzia di vittoria su tutti i nemici del paese. Tutto questo accadeva fra il 1886 e il 1887. L'atamanno Atcinof non fu estraneo, a quel che dicono, alla lotta contro l'Italia. Quello che conta è che il cosacco in Russia trovò gente disposta a concedere fiducia al suo progetto : generali, prelati, il ).-fetropolita e lo stesso Zar. Il clero nelle chiese bandì una crociata, e i giornali svolsero una attiva propaganda. Ci furono anche sottoscrizioni. L'idea panslava portava a certi eccessi; così l'Atcinof, mediante conferenze in varie città, riuscì ad ottenere centottanta adesioni di gente pronta a seguirlo : settanta monaci, e altrettanti cosacchi; alcuni accompagnati dalle mogli e dai figli. Lo stes'io Ministero Imperiale dei Culti scelse l'Archimandrita, il futuro patriarca, che si imbarcasse con la ~pedizione. Nel nòvembre dcli' '88 la spedizione partì e s'imbarcò portando con sé libri religiosi e strumenti agricoli, arrivando a Tagiura nel gennaio dell'anno i;uccessivo. Fu con sospetto che le autorità francesi videro quell'arrivo; il Residente di Obok invitò l'atamanno a dare spiegazioni, facendogli presente il divieto di transito, per armi ed esplosivi, attraverso la Colonia. Ma il cosacco non desi'ltette : sulla costa di Sagallo occupò un fortino, alzò la bandiera russa, e, in base a un presunto trattato con i capi indigeni della zona, proclamò la annessione, in nome dello Zar, di quella terra alla e Santa Russia». Allora si delineò un incidente diplomatico. Il Residente informa Parigi, Parigi chiede spiegazioni a Mosca, ~fo- 'liCasconfessa l'atamanno, e ordina, infine, all'ammiraglio Orly, che con la flotta incrociava in quei paraggi, di chiedere la resa di Atcinof, invitandolo a rimbarcarsi e a ritornare a casa. Ci furono delle trattative, ma il cosacco non cedette; tanto che l'ammiraglio, persa la pazienza, prese a cannonate il fortino, e solo allora Atcinof, vÌ$tO che i suoi morti erano numerosi, si decise a ripartire. Così finisce l'avventura del cosacco che volle colonizzare e difendere l'Etiopia. Ma la cosa ebbe un seguito. In Francia, la stampa ebbe paura di complicazioni da parte della Russia. Inimicarsi la Russia per evitare impicci all'Italia, ecco una cosa che non andava giù ai giornalisti francesi d'allora. La e Lega dei Patrioti > di Paul Déroulède aprl, come protesta 1 una sottoscrizione per le famiglie dei morti e dei feriti cosacchi. Se quei quattrinelli ar. rivarono fino in Russia, la storia non dice. A. A, MONTI
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