Omnibus - anno I - n. 13 - 26 giugno 1937

~he. ~i precipiti. Quel Cot poi passa i lunltl. Non vuole che si onori un francese che ha fatto del bene al paese come Mermoz. La democrazia non deve cedere su certi punti. Io sono per la Marriglìese. I giornali mi amareggiano. Bisognerebbe non leggerli più; limitarsi ai libri : ai vecchi libri. Come vorrei rileggermi tutto Maupassant ... Sui giornali d'oggi non si parla che di guerra. Per fortuna non abbiamo figli. Ma vivere sempre col pensiero di una catastrofe non è bello, anche se non si è troppo 8'iovan~. .. Tutti i giornali si chiedono : e Dove andrà la Francia?>. Dicono che Clemenceau salverebbe il paese. Lo ha detto LenOtre ieri sera. Ma Clemenceau era per la guerra. Non dobbiamo essere per la pace. Il signor Legrand non è poi uno sciocco. Sono stato a casa sua per riprendere il mio libro e abbiamo parlato a lungo. t un uomo colto. Ha viaggiato. Dice delle cose giuste. Secondo lui, Blum fa correre un grande pericolo alla Francia. Tutto rincara, i nostri risparmi vanno male, e poi la Francia non vuole riforme troppo precipitose. 11 signor Legrand ha una bella casa. La sua libreria mi é molto piaciuta abbiamo passato una bella serata. IÌ signor Leerand mi ha reso il libro· un po' sciupato, ma lo farò rilegare, i>crchè questa Storia d'Inghilterra lo merita. Siamo usciti insieme, e abbiamo fatto una passeggiata per la nostra a• dorabile Parigi. La Russia é molto armata : dicono che abbia un'aviazione potente. Con i quattrini dell'Inghilterra e con gli aeroplani della Russia, pare che la Francia possa ~tar sicura. Tutto rincara. Dal giugno •36 i prezzi sono cresciuti di un terzo. E si diceva che la politica del Fronte Popolare avrebbe accresciuto il potere d1acqui- ~to delle ma1SC!Ma se i ~alari sono cresciuti, che vantaggio c'è quando crescono anche i p1ez-zi?La rendita è talmente abbassata che si stenta a vivere. Le imposte aumentano. Senza noi risparmiatori, come vivrà la Francia? L'ultima guerra l'abbiamo vinta noi. Col ri• sparmio abbiamo vinto la Germania. Sì. La Francia è anche valorosa, e i piccoli risparmiatori sanno anche combattere. Caillaux ha detto : e Durante un anno deJ governo di Blum, il debito pubblico è aumentato di 29 miliardi >. Siamo stati ancora una volta traditi. Non noi, ma la Francia é stata tradita. Dicono che i danni che subire• mo con le riforme sociali saranno compensati dai guadagni, con una ma~- giore facilità di scambi; ma i magazzini sono rimasti chiusi per due settimane. Alla Sorbona c'è stato un corso di marxismo e ha parlato Paul Nizan. Il marxismo certo è una grande teoria; ma Mane era un filosofo. Ci manchen;bbe altro che badare ai filosofi! Intanto, nella pratica, si annulla la ricchezza; e così vuol dire che si annullerà la Francia. Ho incontrato il signor Legrand. ~ così bello trovarsi fra amici! ~ il centenario di Descartes. Legrand, che è colto, mi ha detto cose interessanti sul nostro grande filosofo. Io ho gridato: e Abb.. sso Marx, viva Descartes! >. Mi scrive mia sorella. La provincia non ne vuol più sapere. I piccoli proprietari e i commercianti sono stanchi di vivere in una atmosfera di disastri. Mio nipote Jean entrerà nella scuola militare. Fa bene. Gli ho scritto una lunga lettera. I giovani provinciali hanno ancora la testa a posto. A Parigi i giovani o tendono il pugno e cantano l'Internazionale, o fanno gli inglesi. Anche questa mania di andare senza cappello quando piove, con un impermeabile corto, non mi va. Vogliono parere londinesi a tutti i costi. O londinesi o russi. Mi fanno rabbia. Ho scritto a mia sorella che Jaquelinc e io andremo a trovarla. Ho licenziato Yvonne. A· veva troppe pretese. Voglio trovare una bella e brava ragazza del Delfinato. Partiremo presto. Porterò tanti libri ... Léon Blum vuole i pieni poteri. E perché? Da quando è al governo il deficit è spaventoso. In Francia si paga più tasse che in tutti gli altri paesi. A che scopo? E la libertà? Non si sa più cosa pensare. Il governo democratico vuole i pieni poteri; dunque vuole la dittatura? 11 governo vuole la pace e combatte in Spagna. Non si può più andare in campagna : si rischia di es- ~rc picchiati dai soviet i operai! Monsieur Legrand mi ha consigliato di investire i miei risparmi in Olanda. Sì, l'Olanda mi piace. Potrei aprir• vi anche un negozio. Io cerco la pace. La Francia è per mc un ricordo. Quando non 11:i ha figli, tutto il mondo è la patria. JEAN DURAND-DUPONT DAIUBI~ P ER LA PRIMA VOLTA si sono riuniti sul Danubio i capi di go• vemo degli Stati della Piccola Intesa, Le altre volte a queste periodiche riunioni partecipavano soltanto i ministri degli esteri. La novità non è trascurabile. Che cosa hanno deciso i tre presidenti? Il comunica• to non dice gran che. Una sola dichiarazione veramente esplicita : la concor• de avversione a qualsiasi riforma del Patto della S. d. N., che non significhi un suo rafforzamento. Subito dopo il convegno si sono avute le dichiarazioni particolari di Stojadinovic, di Tataresco e di Hodza, che hanno utilmente perfeiionato le magre proposizioni del comunicato ufficiale. Si è saputo cosi che i tre capi di governo hanno attentamente esaminato la situazione internazionale in rapporto ai loro singoli Stati; gli ultimi avvenimenti della Russia specie per le possibili ripercussioni sugli attuali aggruppamenti delle forze europee; la politica dell'Europa centrale con particolare riguardo all'Ungheria. A proposito dell'Ungheria, si ammette nei suoi confronti il principio della parità giuridica a condizione che essa offra alla Piccola Intesa delle garanzie di sicurezza e equivalenti al disarmo>. Non si ammette una denuncia unilaterale delle clausole militari del Trianon. In questo caso, i tre si vedrebbero costretti a ricorrere a delle sanzioni : alla denuncia, per esempio, di quelle clausole del Trianon che sono e vantaggiose > per l'Ungheria. Sereno, ma. non troppo Nel convegno del Danubio si è voluto vedere, in Francia, un e raddrizzamento > della Piccola Intesa e nelle dichiarazioni dei tre presidenti un opportuno correttivo a quelle che parevano essere le immediate conseguenze dei viaggi di von Nèurath a Belgrado, a Sofia1 a Budapest e del ministro degli esteri di Polonia colonnello Beck a Bucarest. Aveva destat_o un certo scandalo il comunicato di Belgrado nel quale si parlava di una perfetta e identità> di vedute fra la Germania e la Jugoslavia e si era notato con rammarico che nel brindisi a re Caro) il colonnello Beck non aveva fatto un solo accenno al Patto della S. d. N. ed alle amicizie comuni ai due paesi, cioè all'amicizia con la Francia. Ora tutto pare rasserenato. t vero? Certo è più facile mettere d'accordo delle frasi sulla carta che degli indirizzi pratici di politica. Che la Piccola Intesa si risvegli e ritrovi una certa unità quando si tratta di reagire contro le aspirazioni dell'Ungheria, nessun dubbio; ma basta questo a conferirle una vera unità e il rango di un'effettiva grande potenza? Nessuno potreb• be sostenerlo in buona fede. La verità vera è che l'Ungheria è un pretesto, che l'Ungheria fa le spese di una politica che esula dal suo limi• tato raggio d'azione, perché col pretesto dell'Ungheria si vuol tenere in vita una coalizione che deve impedire il blocco europeo contro il pericolo CO· munista rappresentato dalla Russia. Tutte le volte che 1:imuove il colonnello Beck1 tutte le volte che il colon• nello Beck si reca a Berlino o, peggio, a Bucarest, la Piccola .1ntesa sussulta. E si comprende. La Polonia confina con due degli Stati della Piccola Intesa. : con la Cecoslovacchia, con la quale è in pessimi rapporti, e con la Rumenia con la quale è in relazioni di ottimo vicinato. La primitiva alleanza fra Polonia e Ru.mcnia aveva un indubbio significato antirusso, allo stesso modo che aveva un indubbio significato antirusso la primitiva alleanza fra la Polonia e I~ Francia. Che cosa si teme, allora? Un ritorno all'intesa polacco-rumena, che potrebbe determinare un nuovo equilibrio dell'Europa centrale in senso antirusso. ~a chi lo teme? Belgrado? No di certo, perché Belgrado non ha ancora riconosciuto il governo sovietico. Lo teme Praga. Si spiega, così, il quos ego del Quai d'Orsay del maggio scorso a Vanavia e a Bucarest contro un'estensione dell'intesa polacco-rumena erga omnes. Carta. fisica. d'Europa. Ecco una carta geografica dell'Europa. Dal punto di vista fisico, è la catena dei Carpazi che rappresenta la linea Maginot della vallata del Danubio. L'ha provato in maniera decisiva il fatto che a.I principio della grande guerra, fra l'autunno e l'inverno del '14, la Russia sacrificò mezzo milione di uomini per espugnare quella linea, e I' Ungheria perdette centomila dei suoi migliori soldati per difenderla. Quella eroica difesa impedì ai cosacchi di giungere alle porte di Budapest e di Vienna per imporre la pace. Oggi, in virtù del suo trattato di alleanza con la Cecoslovacchia, la Russia può prendere possesso della linea quando voglìa. Dal tempo dei Turchi non ci fu mai minaccia più seria per le nazioni non slave viventi nel bacino danubiano. Su questo vasto territorio possono individuarsi tre grandi centri di gravi• tazione, i quali sembrano designati dalle stesse condizioni naturali. 11 primo, a settentrione della linea dei Carpazi, è costituito dalla vasta pianura polacco-lituana, che si protende verso il Baltico e la cui zona centrale è occupata dalla Polonia. Dalle sue tradizioni storiche e politiche, dalla sua vecchia e gloriosa civiltà come dalla sua forza militare, il popolo polacco è predestinato ad essere ìntermedìario fra l'Oriente e l'Occidente. E non è accessibile al bolscevismo. Il secondo centro di gravità è il bacino danubiano ungherese cinto dai Carpazi. La sua zona preponderante è costituita dal territorio abitato dana nazione magiara, la sola che sia stata capace di costituirvi, mille anni fa, uno Stato e di mantenervelo. Non vi può sussistere altra vita nazionale e altra organizzazione statale. Perché essa po~a svolgere tutta la necessaria azione difensiva occorre porla al sicuro dalle invasioni attraverso i Carpazi. Infine il terzo centro è il bacino ru• meno del Basso Danubio, comprendente nel medesimo tempo la cerchia orientale dei Carpazi. L'oceano slavo da cui è circondato su tre lati rappresenta un gro!so pericolo per il popolo che l'abita. Questo popolo sarà capace di assolvere la propria missione e di cu.stodire la propria indipendenza solo a patto di accordarsi con la nazione ungherese contigua. Altrimenti sarà ineluttabilmente costretto a lasciarsi rimorchiare dalla Russia. Il che segnerebbe il suo tramonto nazionale. L'avvenire dipende dalla possibilità di sviluppare e rafforzare questi tre centri di gravitazione, di armonizzarli a vicenda, di instaurare fra di loro rapporti invulnerabili sotto la raffica di qualsiasi uragano. M PARLANTI COLORO CHE, ntllt Ftstt dtl Libro, si otttndano sotto le inugnt dtl Sindacato Auwri t Scrittori 1ono un po' eome th • 110lati • al Giro d'Italia; la gn1uo1itd dtl Sin- / da&ato li confina in un angolo l~rduto, qualche volta inacctuibilt. dti Mtrcatt Tratan,i o della Basilica di Montnzio, t inwmo, fHr tre quatlro cr.rtqru giorni, 111golano t ti 1braccranoptr richiamar,: l'atttn.:nont dti rari pa,santr. Es11 umo i dirgra:ziati dtlla circostanza, , rntltl dal dutino, i dimn1ticati; ne1nmo prnide tn con. siderazione l'troùmo dtl volumt a s~st proprit; la gente pas,a dawnti alle loro lirrcht, ai loro romanzi, al/t loro navtllt, con mdifferttr:za, comt u non o· fo11tto: non una parola, non un 1orri10,non un 1nnpliu ,guardo. Ntanehe i ragazzini che fanno colle.=1ondei cataloghi t fogli volanti vogliono sa~rnt d~li •isolati•; intiano tui offr<molibri, gridano, ii autoproclamano grandi potti t c,lebri roman~1tri. Ntl n1tito rtcinto dow il Sindacato 1uolt ridurrt i woi iicritti menofortunati e 1tnza editori, ntan• cht una prtfa~ione di Lucio d'Ambra rlt1ce a vincere il cini11noe l'indifltrtn:za dd pubblico. {}ut1t'anno, alla Basilica di Mmsnt:zio, ntllt ullimt or, dtllo Ftsta dtl Libro, un vintotort di mtdia ttà, grauoccio t dallo ,guardo bonario, 016 avwnturarn' nella cripta d0t1e gh 1cr1ttori dtl Sindacato da tre giorni non vtdt:t1ano faccia umana. Un raggio di luce, finalmtntt, fH· nttr6 nelle anime dtgli autori dtrtlitti; c'tra anc11roqualamo al mondo cht si ricordava di loro, non lutlt lt 1fHran::etrono fHrdut.t. Arginando alla m,glto l'imfHIO dtgli offtrntti (wrsi, pro1t liriche, romanzl, racconti, ltatro non rapprtuntato) eyl1dichiari, cht i 1uoi acquisti non 1art~ro andati al di Id d, un wlumt, t che quindi gli dwtro la pouibibtà di 1ctgl1trt. Col cuore in gola, pallidi ptr l'tmo::tont, gli tcrittori aUturo lo dtcùione. Fr'nalmntU, In mano dtl 11"gnorgerauocào cadde 1u un wlumt di Vtrli di un ~la iiciliano. • Quanto costa? • chiese il gtntro10 visitatore, E ti potta: • Sei lire, sntza r'I lilwo mttà prt2::o •· GIORNI FA, il 11"gnorMarx Dormoy, mim'1tm dtgl' /ntt'fnr ntl gnbinttlo Blum, an<Mo pranzare in una graa1oti11ima t costola trattoria di compa.gnn, la Sosta Fiorita, prtuo Pouilly mila Loira. Tra lt frutta t , liquon·, il libro d'oro gli fu ruato, OtJt l'ecctlln1:a 1cns• u: • Pat.1agg10magnifico, pa1to succulento, Cht ti pu6 dt1idtrart: di più? ... Nullo•. L'indom.ani, un altro illustrt uomo, il colonntlto dt. la Rocque, ti /trm/J a pranzo allo So1ta Fiorùa, e a luJ pure il ITattort. prnnuro10 poru il libro d'oro. Letto ,I pen11t:rodtl nn·nistro, il leader dtl partito ton'al~ franct1t vi aggiunst qutlta rùposta: • SI, una cosa ,i dtt:e dt.1idt'fart: l'uniont di tutti i franctti di buona wl<mtà•. La lotta politica 1n Francia si roolgt rugli album ricordo ddlt trattont.. UN INGEGNERE americano, incaricato di costruirt dtllt stradt in l1P<Wna,trovi') che le cou andavano avanti incrtdibilmtntt adagio perchi i nativi erano lmtim'r,ti, non mo1travano alcun intneue t. attitudine al lavoro. Ma il ~io vtnnt. quando arriW dall'Amtricn uno di quei: grosri rt.a.pitnti I>" mt1colart il cttnnrto. Appena mt110in mettimtnto, gli opt'rar, gettati a ttrra i loro arnt.1i, cominciarono a ballare ltl(Utndo dtliranti il suo ritmo. 1r.NllO 1. NOii. 13. ,e GIOONO 1937-XV 11 OMNIBUS I SETT!MANALEDI ATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO IN 12·16 PAOINB ABBONAMENTI Italia, Cclonle1 ano L, f5, umenre L. 23 Enero I inne L, 701 11me1tre L. 36 OGMI NUMERO VJU, LIRA )hnoacrlttl, dlugnl • fot.ognB.e, 111ehe " DOU pabblieail, non ti n,i.iiul,cono, Dlrnloat: Roma • Vla del Sndario, 28 Telt!ono N. li6l.695 .lm.m.IAl1trulo11a: !filano • Piana Oarlo Erba, 6 TelefonoN, 24,808 IK. lllon. Edltrtc• .. ODIJIOS " • lllJ.luo ESA!JIIDI COSCIEXZA E' TRASCORSO appena un anno dalla fine del confluto italo-etiopico. La distanza ~ troppo brnc per poter valutare in modo adeguato le conseguenze che esso ha avute e avrà per la politica monWalt. Antiche tradizionali amicizie intcrnuionali sono state 1pezzate; nuo"e amicizie s1 sono costituite; la bilancia delle fonc ~ sconvolta; la Lega delle Nationt ~ infranta; gli :armamenti awnentano a dism11ura, ccc.; sono questi, alcuni degli clementi della situazione odierna; e tutti traggono origine da.Jla crisi 1Q35•1936. Non crediamo di esagerare affermando che il conflitto italo-etiopico, chiusosi nel maggio 1936. contmua ad cssue il fatto dominante della scena politica mondiale; e, in un certo senso, lo ,ari ancora a lungo. Il fatto più importante di quella crisi mtmorabile non fu la vittoria 1t1liana, e ancora meno la liquidazione dcli' Impero etiopico, e molto meno ancora il fallimeQtO della Lega; il fatto cu1mmante fu la sconfitta de1J'lngh1I. terra, t vano cercare eufemismi, I.A ,·erità ~ confessata chiaramente dagli stessi inglesi. Dalla guerra d'indiptnden:r.a delle colonie d'America m poi, l'Inghilterra era stata sem• pre vittoriosa. Per la yruna volta, dopo un secolo e mezzo, ~ stata sconfitta nel 1936. Non può, perciò, destar mt.raviglia il fatto che in Inghilterra si senta Vl\'O il bisogno di un esame di coscienza; e ne son prova I numerosi libri e scr1tt1 e articoli, di vario mdirizzo e di diverso colore, sulla questione etiopica, che continuamente vi si pubblicano. In che consistette l'errore dell'Inghilterra? - è questo il problema che in esSI v1t>neprevalentemente uam.Jn1to. Sbagliò l'lnghiltcrr• pcrcht si impegnò troppo a fondo? Sbagliò percht si fermò a mezza strada? Sbagliò Sir Samuel Hoare? o l'opinione pubblica, che insorse contro Sir Samucl? o Eden? F. quale parte ebbe ciascuno dei protagonisti nei vari episodi del dr11rnma? Errò l'Inghilterra ne.I fare troppo assegnamento su11a Lega? o nel sostenere troppo debolmente la Legs? E perche non era preparata milnarmentt.? Di eh.i, di chi la colpa? di Baldwm? di Hoare? di Eden? Questi ed altri quesiti vengono agitati e discussi nelle suddette pubblicazioni, "ABTSSDIIA AlfD ITAI.T" F RA QUESTE pubbli<'azioni, merita un posto a parte ti secondo \'Olume dell'annuario di poli11ca internazionale (Sun~y on /nternational Ajjnrr1) per il 1935, interamente dedicato al conflitto 1talo•etiop1co. Esso ~ s1ato tutto scritto dal professore Toynbee, ad eccezione dtl capuolo sulle san• zioni, che è stato senno da Mr Hodson, consta di 568 pagine, più 11 di prefaziont>. porta il molo , Ab}·mnia and ltaly, (e non già beninteso, • /taly and Aby11,nia •), e costa 21 scellini, pari a circa 96 lire italiane. Per una lettura cosi sgradc"ole. ~ un po' caro. Comunque, e m attesa che 11 volume ci giunga e che possiamo sprofondarci nella let• tura, ci acconuntertmo. per ora, di parlarne m bue alla re<:enaione che ne ha fatta E. H. Carr nella rivista lntt.rnallonal Affarr, di man-o-aprile d1 quest'anno. UIIATU!lPITD'DlllllMORALE UNA TL'RPITVOJ!'••;E MORALE fu, secondo il Toynbee, l'atteggiamento che il Governo e l'opm1onc pubblica m Inghilterra assunst.ro d1 fronte alla questione etiopica ncll'uJuma fase della cr1s1. Il Carr non è d'accordo col To}'nbee su questa questione, nt condivide il suo punto di vista generale. La difficoltà d1 capire l'attegg1arnento della pubblica opmiont inglese d, fronte alla queftione abissina consistt ndlo spiegare la seguente strie di a\'n~nimenu: 1) Sette miliont di persone votano nel P~aet.Ballot per • l'azione militare• contro un 1ggressorc2) Il piano Hoare•Laval ~ respinto per acclamazione generale. 3) Quando le san,:1ona economiche st dimostr.ino inefficaci, non c'è alcuna richiesta di azione militare, e il Go\'t>rno ha facilmente ragione della r1chics111dt agsi:ra\amento de.Ile sant.ioni economiche col pretesto eh.e esso implicherebbe il rischio da un'azione militare. 4) 1A completa disfatla della politica delle sanzioni e la revoca di esse non determinano alcun11 r('u.ionc popolare conuo il GoHrno. Quesla serie di avvenimenti richiede e,•j. denteme?tc un'accurata analisi, e le deduzioni più importanti sono le seguenti; a) Che le opinioni espresse su questioni 1potetich ..... otto la pressione d, sollecnazioni, non sono una gi.;ida sicura per il caso m cui la 11tuazione concre1a, che era stua prevista per 1pote1u, 11 presenti, b) Che l 'md1gnazione popolare contro il piano Hoare•La\'al non a,·eya alcun legame con le sanzioni, ma era diretta contro una politica che si ritentva nurasst a tirue l'Italia fuori della posizibnc imbarauan1e nella quale la grandissima rna~gtoranza del popolo in- (::icse - compreso il Go\'erno crtdcva che essa fosse. (Se il popolo in!'lese, in quel momento, a\'use creduto cht. l'Italia era sull'orlo della "ittoria, la ,ua rea;i:tone sarebbe stata del tutto differ<'nte). L'annotazione fra parentesi è del recensore inglese: E.H. Carr. E ci sembra prczioss Segue, subito dopo, un·osse1,·nione che ci sembra ancora più dt>g:nadi nota. Il Professore Toynbu - scrive ancora il Carr - dà tr_oppa importanza (e troppo spazio) alle opinioni dei vescovi, dei professori, dei d1ploma11ci a ripoto e d1 tutta quella genie che scri"eva ltttcrc al Tir,1ts, e non ne dà abbas1anza ai circoli e alla irande massa di popolo, che non sono affatto gu1dat1 da una utralta concezione ddla !\icurezia collettl\·a. Come si ,·ede, c'è, finalmtntc, anche in In• ghilterra ~ualcuno cht> assegna a qutlle CR· tekOrte d, persone loquaci e grafomani il posro che loro spelta! i\la il sig. Carr rrova difficili a spiegare tropp<' cose: a cominciare dal PMct Ballot. Sette milioni di persone votarono per l'a• :r.~oncmilitare . Ed è. questo, un fatto d1ffic1le a capire? S1 \'Ota con ditm\'oltura per le guerre che d<',·ono fare gli altri e si sostengono sempre con ardore le caust che non costa ni<'nte soslenere. Ci si pensa due volte quando si tratta di pagare di persona. Questo ~ il punto. F. se coloro che presero parte al Ptau Bnllot a\'essero do,·uto ag~iungerc al voto anche soltanto un lt>nue contributo - ad esempio uno scellino per l'Abissinia, - a qua_nti _mai si sarebbe_ro ridotti quei sette nuhon1 d1 guernafonda1? Del che è prova il fauo che quando, poco dopo. Tafari invocò soccorsi, non raccolse che poche diecine di sterlint. E\'ident<'mcnte altro è votare e altro è pagare, E si può gmrare eh<' di tutti quc, ,·<'sco,·i, quei profet,itori, qu<'i diplomauci in pensione, che, allora, scri\'C\'ano lettere al Timts, non uno perdeva un penny per effetto delle sanzioni e non uno, m caso di guerra, avrebbe versato una goccia di tangu,. SICUl\EZZA COLLETTIVA E CRISTWIE81M0 LE CONCLUSIONI morali e politiche del prof. Toynbee sono, secondo 11 Carr, ancora più discuti bi.li: :\tolta gente, ad eccezione dei pac1fist1 cri- ~t.~i~r<:rà cott~ 1 ~~~;i:o ~=I ;~t;.;:n~:C~: mettere la sicurezza collettiva m connessione con gli ideali etici della cnstiarutà. (.;'n siffatte tentativo urta contro sene difficoltà. Il Toynbce ammette francamente che il signor Mussolini cerca,·a di fare nel secolo \'t.ntes1mo 11emplicemente quello che la Gran Bretagna ha fatto nel decimonono._ In un passo carattenJllcam<'nte vigoroso, egli paragona Kli mgles1 alle zecche sazie• e gli italiana alle zecche voraci• della favola di Esopo. Se si ammette quetto, allora sembra che la con• ccz;1one del dO\'ere morale de.Ila Gran Brtta• gna di 1mped1re all' ha.Jia di conquistare l'Abissinia aia fondata 11uuna singolare per• ,·en1one de.I tuta cristiano. • Togli prima la pagliuzza che ~ nell'occhio di tuo fratello, e poi sari tempo d1 considuare la trave che è nd tuo•. Il professore Toynbee non può certo pretendere che, una \'olta rimossa la pagliuzza, egh sarebbe pronto a fare un scrio attacco alla trave: e ne è prova 11fatto che tn più di un passo &lei 1,uo libro considera la 1,i• curezz.a collett1va come 1I più sicuro in"est1• mento per gli 1mperialìsu britannici. LA interdipendenza fna sicurezza colletti\'a e cristianesim,:i o altro sutema etico 1,embra un usun10 assai dubbio; ed è quesu tesi che ha provocalo le più serie critiche. di questi yolum1 da parte della stampa. E 11Carr d1ch1ara che avrebbe preferito vederla trattata più completamente altrove prima che essa facesse la sua apparizione come ipotesi fondamentale m una pubblicazione ,tandard CQme l'an• nuario della Ca.sa Chatam. Questa critica ci sembra definiti\'a. E constatiamo con profonda soddisfazione che alcune verità, alle quali la stampa e l'opinione pubblica m Inghilterra si mostrarono del tutto refrattarie durante la cnsi et1op1ca, CO· minc1ano, ori, a farsi strada in quel paese: ad esempio questa, che dal punto dt vista morale nessuna d.tfft.renza intercede fra l'impuia.Jismo inglese e l'italiano. La connessione fra sicurezu collett1va e cristianesimo, che il Toynbee tenta di stabilire, non ~ che una put.ril11à. Per poterla accettare, occorrerebbe ammettere che gh im• peri e gli imperialismi già costituita siano conformi al crist1ancs1mo e quelli d1 là ,.i. venire siano ant1cnst1an1. E c'è d1 più. Treitschke attribuiva al :\ltflchia• velli il mento di avere iniziato la speculazione politica moderna, appunto in quanto separò la politica da ogni t>lemento o religioto o etico o d'altra natura Il che I t)n è vero che in parte, perchl nel l\taehiavelli furono sempre vivi cl ;menta ideali. Ma sarebbe veriu1mo per it Guicxiardini. Questi fu \'eramente il pnmo · contemplare con H· soluta fieddezza la rea•tà politica. Questa fu il primo a cercare il fine della politica nella polnica stt.ssa: la lolla 1-.er il potere, e non m elementi ideali l:.pperb, 1n questo sehso, fu il Gu1cciardm1 il veio Machiavelli. Ma sia come si vuole, una co,a è ben certa: che ~ gloria dei grandi &torici fiortntm1 l'aver ,eparato definiti,·amente la pohtic:a dalla r:li• gione o dall'e11ca. La n;1g1one, la morale possono ancora apparire n•l quadro poluico, ma come forz:e storiche, -ion più come regole o come cri1cri d1 lcr1tt1mazione o di condanna. In altri te1m1n1 ,n politica non etistc 11 giusto •o l'ingiusto; ~uò essere politicamt>nte necessario o utile 1ue 1I giusto, 1na non esiste un imperat1"0; e può, in alcuni cui, esser necessario o utile fare l'in~1un,:i. Ciò premesso, ogni confutione che s1 facc.ia fra politica e religione o fra politica e morale costituisce un regresso della a.oeculazione po liuca e una contaminazione rlella religione e;.• della morale. Il tcnurn·o del prof. Toynbee parte appunto da una 11ffatta confusione. Pt>rciò la sua concez1onc del!., sicurezza col- 1 lcttl\'a appartiene all'mfan1:111idell'arte. E il'" suo cnu111nesimo de,e accet1Are la realtà de-) gli imperialismi inglese e francese Ci~ non! ~ più cristianesimo. conmERlllOlfl SVLLB 1&1'11011 \ LE QUESTIONI pohu<.·he, che la tesi ' del To)·nbee mvolge, devono essere meditate più sernunen-'e. Le ultime considerazioni che fa il ,uo critico, 11 Carr, sulle sanzioni, possono m sost,mza euere accolte m bJocco: la tola lezione perfetta.mente chiara, che 1i possa trarre dalla crisi abissina, è che non si possono imporre san1.,oni economiche efficaci ad una granc\e potenza, se non si è preparali ad assumer-li il ri1ch10 di appoggiarle con l'azione militare. Out.sto rischio potrà essere piccolo o grw.nde. Nel caso che si tratti di qualche grande potenza, uso potrebbe anche superare una c<.·rtezza al 100 per cento. In altre parole, c'~ u,i errore nell'arl. 16 del Counanr:ed~ che esso~ fondato sul presupposto che le sanzion,' economiche possano esse.re obbligatorie e c:uclle militari facoltatl\'C. li prof. Toynbee nor\ indietreggia dt fron1e alla conclu11one che la sicurezza collettiva significhi, in ultima 1sta,nu, ,·olontà di combattere. i\1a altri si sent, r..nno meno disponi d1 lui ad accettlre una te,)na che invol~e una siffatta conclusione .I .a guerra, certo, non emana un otlore più grade,·ole per il fatto d1 chiamarsi • sanzioni militari•. L"csperienza di meno d1 venti anni fa ha sfatato l'illusione che la guerra sia come una corrente elettrica, che l'in1crruttor<. poss.a far passare o tagliare a volontà L'idta che un gruppo d1 potenze della Lega pot, ,1e,con le sanzioni militari. bloccare all'ltaJ.a la ,,ia della conquiua dell'Abissinia, ment,.e il resto del mondo se ne sarebbe stato a b uardare e ad 11;pplaudire, è una d1 quelle "111oni uto• p1S1tche, che non hanno 1lcun "·aloi-e nd mondo reale della pol1t1ca internazionaJ"e Al giorno d'oggi due opposte conce~iom dt>ll:1guerra trovano credito: secondo J' una, la guerra non arreca benefici ad alcuno; secondo l'altra, la guerra può es~erc usat11 a ,·antag'Cio della comunità mondiale, cons\ Je rata come un tutto. En1rambt" sono fond.,te non '<Uifatti, ma su quello che I fat11 donc b. bt"ro essere. I.a prima ~ quella det paran1'li, e non può essere discu,sa qui. La tcconda ~ quella del prof. Toynbee, e non è confortal \ dalle lezioni della storia, n~ dall'esame d qut>llo che sarebbe accaduto se le ,anz1on m1~~:::sc;~c~::::di~:r~~~cn1;~~:!~:1;;. i1oni sono, m genere, ra~ionevoli. Tutta\"ia ci S<'mbra che abbiano un difcuo: non ci conducono ad una conclusiont>. l\Ia vi ci mcamminan_o. li lettore non ha da fare che un passo per gmnger\'1. ÙM:,,;11u:s

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