@ORCIO NELVIOLINO) v•oTon ©l! ~[tì[à~[à Il L NOSTRO TEMPO ha aperto un largo credito ai direttori d'orchestra. Son casi che dominano la situazione musicale. La loro epoca è venuta: e poich~ tutti i gusti son gusti, è giusto che si facciano .su di loro delle monografie, dei volumi di estetica, e si scrivano magari anche le vite romanzate di questi professionisti della bacchetta. Ecco perch~ finalmente un editore nostro (Giuseppe Carabba di Lanciano) s'è deciso a pubblicare una serie di saggi critici sui grandi direttori d'orchestra italiani, il primo dei quali redatto dal nostro amico e collega Renato Mucci, e stampato con la massima cura ed eleganza, è uscito in questi giorni. Il direttore maschietto che buttato su una poltmna si mette la bacchetta sotto l'ascella e s'asciuga il sudore come se avesse assistito e diretto il salvataggio della popolazione di San Francisco dopo il terremoto, potrà fin d'ora aspirare anche lui ad una biognfia. f cinesi han due bacchette per mangiare. Lui, il maestro concertatore, mangia con una sola, e mangia da signore. Non è da Confucio che ho sentito dir questo, ma forse da un tenore celebre che, in quanto al fisico, somiglia molto a Confucio. In ogni modo il direttore d'orchestra non pona la croce come il compositore, e se ha da salire il Calvario lo fa con un baule aulle spalle. Con questo voglio dire che il suo lavoro è una vera sfacchinata, molto spesso per insegnare agli altri quello che lui non sa. Proprio qui sta il suo merito; di lavorare con la schiena. ' E non si ha un'idea delle maglie e della biancheria di bucato che un direttore d'orchestra sciupa e cambia negli intervalli fra un pezzo e l'altro. Si potrebbe dettare a mo' d'epitaffio di questi anisti energetici: e Il direttore d'orchestra •, ossia e genio e sudore•· L'elemento orchestrale è un pelago infido pieno di vortici, di correnti e anche di trombe marine. Bisogna saper nuotare. Sta di fatto che il direttore d'orchestra anche il più mingherlino ha braccia e polmoni sviluppati come un campione di nuoto. E per lui un conceno sinfonico somiglia qualche volta per l'appunto a una traversata della Manica. Dice Renato Mucci nel suo elegantiuimo e polemico panegirico arricchito di bei disegni del pittore Gcntilini: • Il seI I COllCORSO PERMAllEllTE DI"OMlllBDS" .-V-~ "Omnibus" apre da oggi a. tutti ' 1 1uoi lettori un Concorso perma.- nente -per la n&rra.zione di un fatto q,ualeiasi, realmente acca.- duto a chi scrive. La narrazione non deve superare le tre colonne del giornale, e deve eHere inviata alla Direzione di "Omnibus" in cartelle scritte a ma.cchin&, da una sola parte del foglio. Ogni narrazione pubblicata, ae• I condo l'ordine di arrivo e d'a.c• cettazione, verrà compensata con L. 600 (cinquecento). I dattiloscritti non accettati non I si restituiscono. I Per la validità della spedizione, i concorrenti dovranno servirsi I del tagliando stampato qui sotto, incollato sulla busta.. fDA TAGLIARSI f co,coaso PERIIIA!l'EITI Alla Direzione di ' OMNIBUS via del Sudario 28 ROMA I AX'l'ONIO ll.EBO,L'J.K100 DI VONOKEIJ08 greto dcll'ane di Oc Sabata è nella intuizione del rmlos, di quel magico filo d'oro che nelle sue volute disegna la frase, nelle sue vibrazioni sussurra il tempo all'orecchio•· E continua: • ~ bene qui dire a chi non lo sa e rammentare a chi se ne dimentica che parlare di tempo giusto e di tempo non giusto, di tempo tradizionale e dì tempo non tradizionale ~ un parlaz:e a vanvera e a vuoto. • 11rispetto del tempo - e per tempo qui intendiamo non lo stacco iniziale ma la variazione dinamica o emotiva dell'andatura musicale d'un brano - rispetto raccomandato e preteso dagli austeri barbagianni della scuola e della critica, è un errore di estetica cd un luogo comune_., • Nel mondo dello spirito ch'è realtà, il tempo, che è un'astrazione, non può avere funzione di comando. Come già abbiamo veduto esso dipende ineluttabilmente dal genio dell'opera cui tutto dev'essere subordinato, compresa la stessa volontà del creatore. Quando la creazione è compiuta, il distacco da lui è definitivo. Non è più lui, sono gli altri che debbono darne il significato. e Nessun direttore dunque può vantarsi d'essere il depositario del giusto tempo d'una musica per la semplice ragione ch'esso non esiste•· Come si vede da queste citazioni il delizioso libretto scritto da Renato Mucci per esaltare l'arte del suo maestro prediletto, oltre contenere in succinto un'arguta e divertente biografia di dc Sabata, contiene anche molte idee e discussioni originali. Al celebre .maestro che prc.,prio in questi ultimi giorni è stato fatto segno di attacchi abbastanza ridicoli, non potrà dispiacel'c questa sincera e ardente ammirazione di un poeta come Mucci, che per concludere il libro dice inneggiando a dc Sabata: • Egli è fra gli eletti che sapendo parlare al cuore, esaltano lo spirito e lo fanno salire fino al vertice dell'umana conoscenza. Dalle vette raggiunte per incanto la folla in estasi contempla il panorama mai visto. e Il segno del comando è già nella lunga, bianca, scarna mano. Le braccia levate a corona attendono immobili il divino momento. • Intorno è un silenzio pieno,accogliente e largo sul quale la sinfonia scriverà l'ode alata. Intanto l'anima dell'uditorio oscilla appesa alla punta della bacchetta. Da quel momento non v'è anima che non si riveli a se medesima, intera come nel giorno del giudizio, e non veda passare sul celato schermo della coscienza i sogni, le aspirazioni, le illusioni, i rammarichi, e tutte le sue gioie e i suoi dolori. e Ma non appena la veste della melodia avrà lambito f1.1ggevole l'estremo leggio per riguadagnare il santo luogo, de Sabata, volto verso il pubblico balzato in piedi, dirà in sorridente mestizia che il prodigio è finito. e Sul limitare, la vita e il destino attendono inesorabili il ritorno degli uomini alla realtà•· BRUNO BARILLI Cfot. Bruni) VIADELVANTAGGIO fiAVANTI a Sant'Andrea della Valle, l V apparJa all'imp,oovi,o una quh1ta mar1"Qrea. Queita quinta l la facciata di un palazzo che vorrebbe eJ1erera:iion.ale.Al contrario, non l nnnmnso un palaz:io. Oltre ad uure in contraJto col luogo, il nuot10edificio non Ji r,gge per fa rua ,propor:iione. L'architetto, infine, ha inciso sulla facciata queita iJC'rizione latina: Italiac fine, promovit bellica virtus et novu.s funditur urbe d~cus. Di ctrto, qutl dccua non l dtll'architttto costruttore. SCARSI A ROMA. i cinnna all'aperto. Chi ardiJct, al contrario, adattarsi a uno di quri piccoli cintma ancora in tutto t ptr tutto intJPnali, nt ustird stanco t as,onnato, con la bocca amara per la cattiw aria re,pirata. IL PALAZZO MASSIMO in corro Vittorio Emanutll: l fra i più belli di Rq,na, St in qut1ta rubrica non voltuimo di proposito t't!itart l'ipe-,bolt, dirttntM cht i fra i pi,) IHlli dtl mondo. Ma s,' vtda in quale Jtat.o l tnruto. Chi tntra nel tt>rtilt, cht l dtl Vìgnola, trova 1·11 un tanto un letto di ferro nnontato t arrugginito, ugno cht da t.mrpo ,i trotJa all'aperto. La pauimmtaziont l sconneua t tanto malttnuta cht anche quando l'ultima pioggia t ca• duta da giorni, vi rtltano ancora po:uanghtrt. E qut1te son tuttt cou da rimtdiart facil~ntt. .\1a v'l di più. Alcunt palrru tisich~ t giallt tJOglionoadornare qutl cortile che non ha affatto bisogno di ornamenti. MASSIMINO ILBUBBEB.O BIBLIOFILO JlNTONfO GHENO stava sfogliando i fascicoli ingia!Jiti del Figaro illustri quando entrammo nella sua libreria. Dal modo con cui rispose al nostro saluto, comprendemmo che il vecchio era di buon umore. Gheno è un libraio scontroso e lunatico; il cliente che lo conosce sa che non tutti i giorni sono buoni per attaccar discorso con lui. Senza complimenti è capace di dire che non ha tempo da perdere, neppure se si tnttasse di un acquisto. Gheno è geloso dei suoi libri: • Il negozio>, dice, •è per la mia cultura personale•· Da circa ottant'anni vive fra i libri vec~ chi e da più di settanta li legge. In tutto questo tempo s'è fatto una cultura enorme. Gheno è forse il libraio più colto di Rom.a. [ libri del suo negozio li ha letti tutti, conosce la loro fisionomia e la loro data, sa dove trovarli a colpo sicuro. La libreria di Antonio Gheno è al numero :z91 di Corso Vittorio Emanuele. Il disordine che vi regna, la polvere e i gatti che sonnecchiano tra i volumi ammonticchiati sui banchi, dànno il senso d'una tranquillità d'altri tempi. Una volta entrati qua dentro, si ha l'impressione d'essere tornati nella Roma del '70. ZOLAA ROMA Gheno ha ottantacinque anni e un mese, ed è nato a Bassano Veneto. Da molto tempo i suoi pasti consistono in una zuppa di brodo che prende a mezzogìorno e alla sera. Non beve né acqua né vino e sta sempre in maniche di camicia. Magro, con un viso roseo incorniciato da una barba bianca e rada, dai capelli ugualmente canuti e scarmigliati che gli piovono sulla fronte, questo strano vecchio sembra caduto da una tela del Tiziano o di Rembrandt. Nella sua libreria sono passati molti personaggi letterari e politici d'Europa. Gli stranieri sanno ch'egli è un bibliofilo coltissimo e d'una memoria formidabile. • Ho conosciuto Zola•, ci disse con la sua voce incerta e una vaga cadenza friulana, • quando venne per scrivere il suo libro su Roma. Girava per la città in cerca di arredi curiosi o caratteristici. Io gli presentai un vecchio cataletto ch'egli prese per un antico letto romano. Sono paasati di qui molti stranieri, ma io non domando mai chi sono, se loro stessi non lo fanno capire. Venne anche il principe di Galles con la sorella. Parlavano in italiano perfettamente e acquistarono alcune stampinc del Cipriani assieme ad un volume di lettere storiche e genealogiche di un autore umbro. Qui ho conosciuto anche Papa Ratti e il cardinal ~lcrry del Val. Venivano spesso a cercare delle carte vaticane. Papa Ratti era allora bibliotecario in Vaticano•· Un gatto si avvicinò, Gheno lo raccolse e se lo mise sulle ginocchia carezzandolo con le sue mani scarne e tremanti. ANATOLEFRANCE e Una volta entrò Anatolc France in compagnia di una signora elegantissima•, prosegui. e Essa prese in mano un libro (Le dom,e di Shalmpeare) e chiese il prezzo. "Quindici lire", dissi. "Ve ne dò otto", fece la signora. "Quindici!" ribattei secco; quella mattina ero nervoso. "Ma perché quindici?" insisté la dama. 11 Signora, quando voi mi direte perché volete darmene otto, io vi spiegherò perché ve ne chiedo quindici''. "Toccata! Pagate!" cscfamò allora galantemente e tutto contento Anatole France. Quindi uscirono ridendo •· • Non è vero dunque che gli stranieri pagano bene•• osservammo noi. • Non si tratta di spilorceria. La ragione è che i Bacdeker di quei tempi (si era nel 190:z) dicevano che gli italiani erano tutti degli imbroglioni e che bisognava sempre offrire la metà del preno richiesto. Un inglese mi fece appunto questa osaervazione. u Signore", gli rispoai, ,.avete fatto male ad abbandonare la vecchia guida Murray". L'inglese si convinse subito e volle comperare un libre, illustrato di cento lire per farne un regalo. E:r-a :J proprietario della famosa Quarterly Re1/,",.w •· Ci sovvenne che i ministri di an .. voha amavano passare delle ore nelle vecchie librerie antiquarie di Roma. et mai venuto Giolitti, qui dentro?» domandammo. e Mi avete nominato l'uomo più antipatico che abbia mai visto•, disse Gheno staccando le parole. • E poi quel vecchio lungo e spettrale non amava n~ i poeti, né i libri•. Mentre Gheno parlava noi giravamo per la bottega, rovistando fra curiosi oggetti del vecchio decoro borghese e tipografico. Ad un tratto scoprimmo in un cestino delle cartoline illustrate di trenta e quarant'anni fa. Il libraio ci raggiunse con aria inquieta. • Cosa fate? Cosa volete fare?• disse alla fine strappandoci le cartoline dalle mani. • Vogliamo comperarle•• rispondemmo. e Neanche per idea! Ne ho più di quarantamila ... • e Quarantamila I• • Era tutta la collezione di Von Chelius, aiutante di campo di Guglielmo I I. Da lui l'ebbi in dono molti anni orsono •· e Ebbene?» • Ebbene, non sono disposto a venderne neppure una». Non riuscimmo a capire perché il libraio fosse cosi affezionato alle vecchie cartoline dì Von Chclius. Certo tutti i vecchi hanno le loro manie e superstizioni. Può darsi che anche il libraio Gheno, un vecchio così stravagante, abbia le sue. E noi non osammo intrometterci nelle sue segrete affezioni. ANTIPATIE In quel momento entrò il nostro fotografo. Ghcno, rabbuiato, guardò il giovane mentre piazzava la macchina. Fu allora ch'egli si mise a scuotere la testa rosea e cartilaginosa cd a opporsi seriamente alle nostre preghiere di farsi fotografare. Quando il magnesio lampeggiò improvvisamente il vecchio ebbe un gran sussulto e rimase con gli occhi sbarrati a guardarci sempre più sospettoso. Dal retrobottega, dove lungo le pareti si arrampicano montagne di libri, sbucarono la moglie e la figlia: e Che succede? Che succede?• chiesero allarmate alzando gli occhi verso il soffitto, dove una nuvola di fumo azzurro• gnolo si contorceva lentamente. Guardammo anche noi per aria e ci accorgemmo che mancava ogni traccia di fili o di lampade per illuminazione. Questo vecchio è rimasto fuori del tempo e forte non ci è mai vissuto dentro. L'unica cosa che lo interessa veramente, che assorbe le sue gìornate solitarie, sono i libri, le carte stampate e ammuffite, rutto ciò che rappresenta una civiltà ton• tana e tranquilla. Tuttavia in questi giorni sta leggendo alc:uni libri di un autore contemporaneo. Si tratta delle traduzioni dal greco di Ettore Romagnoli 1 che però non gli piacciono per nulla. Dice che sono roboanti e di maniera. Avevamo acquistato un pacco di libri che cercavamo di avvolgere con della carta. e Aspettate, ve la dò iol • disse Ghcno con un sorriso, scomparendo nd retrobottega. Dopo un attimo riapparve sventolando una pagina del Giornale d'Italia. • I:: l'unico giornale che leggo, perché non mi piace •· GINO VISENTINI ID! ORO"PPODI IU88AI& RlT&ALIATTRAVERSANOTIIIID&LA STRADA ( PALCHETTI ROMANI ) ~~~~~~~ iwuovo OSSIAMO disconoscere la profonda affinità tra siciliani e russi? Fra Pirandello e Dostoievski? Quando il sipario si apr3 sull'atto primo dell'Abito nuovo (scenario di Luigi Pirandello, dialogo di Edoardo De Filippo) la voce delle reminiscenze letterarie csc:lamò dentro di noi: • Tohl guarda Golilttkin dcll'Ettmo marito di Dostoicvski, con quella faccia da povero Cristo, guarda il funzionario di prima classe Andrea Filippovic, vestito di nero, guarda Antonio Antonovic davanti al suo tavolinetto di scrivano ... • Ma una volta ancora la voce delle reminiscenze letterarie aveva pigliato un granchio: Antonio Antonovic in verità si chiama nell'Abito nuow Ruoppolo ed è come il suo omonimo della pittura di puro sangue partenopeo, Andrea Filippovic è l'avvocato Boccancra, e quanto al supposto Goliatk.in, egli è il fautore e protagonista di questa tragedia sicula tradotta in napoletano, ossia il nominato Michele Crispucci. Nel secondo atto, nuovo miraggio lette~ ratio: non l'atmosfera dell'Altro fo, ma quella dell'Eterno marito riempi il boccascena del Quirino. Il modo diverso con cui russi e siciliani reagiscono alla cornificazione, scn,bra contraddire alla mia tesi. Ma in verità non contraddice affatto. Il romanticismo e l'animismo dei russi, nei siciliani è largamente compensato da un innato sentimento cosmico. Ora che conta, davanti a questi tesori dell'abisso umano, un poco più o un poco meno di gelosia? Senza dire che le reazioni di Michele Crispucci rivelano una strana aria di famiglia col masochismo tra patetico e grottesco di Pavel Pavlovic: l'eterno ma• rito. Le proprie sventure coniugali il russo se le carezza, se le cova, se le lavora da artista. Quanto al Crispucci, egli della sua sventura coniugale ha fatto la tragedia •interna• di tutta quanta la propria vita: segno che non solo l'ama ma l'adora, an~ che se per ragioni topografiche e di famiglia finge di aborrirla. Onde quando questo fantasioso becco scopre la veste della defunta (la bellissima, la dolcissima, la tenerissima defunta; e qui si rivela il e cuore• di Luigi Pirandello, che nell'amore per una cavallerizza da circo equestre ha rievocato il pn·mo amort di ogni uomo, l'amore nostalgico e straziante dell'infanzia) noi ci aspettavamo gesti d'ira e di disprezzo sì, ma anche un gesto d'amore, una curiosità olfattica ... Perché tanta durezza? Si vede che paventando le reazioni di un pubblico radicalmente SÌ.• no, tanto Pirandello quanto Dc Filippo hanno sfrondato questa scena bellissima dei suoi sviluppi naturali. Non sarebbe del Pirandello della • buona maniéra • se mancasse l'apparizione. Ecco che nell'antro degli amori e <J.eimiraggi entra Clara: la confidente della cortigiana, colei che viveva degli amori dcli'• altra•, sterile per se stessa e asessuata, vestita di un abito emuto_. e burocratico tra di manicure e di suffragetta. Ma quando questa • segretaria d'amore• attacca l'apolo- . gia della defunta, sparisce di colpo l'immagine • piccola • della cortigiana sfracellata da una vettura in una via di Napoli, e ad essa subentra un'immagine ben maggiore: di Aspasia, di una cortigiana •storica•; infine quella massima, e sacra, e paganissima di Venere eterna. Tutto è da citare in quest'opera mirabile e allucinante, ogni scena andrebbe descritta minutamente: l'ammirazione dei visitatori (scena domenicale da musco) da• vanti al manichino della defunta in combinazioncj il furore da lebbroso sadico di Michele Crispucci che scaglia sugli eonesti • la biancheria •contaminata•; il ritorno da Venezia del cornuto con l'abito nuovo e il cartellino del prezzo che ancora ciondola dal bottone; il racconto della scena nel vagone ristorante; la morte de~ cornuto. Altra differenza tra russi e siciliani: la redenzione, necessaria ai primi, ignota ai secondi. Dal fondo delle galere siberiane, i personaggi di Oostoicvski volano direttamente in Paradiso. Ai personaggi di Pirandello, queste capacità aviatorie mancano. Più tardi, quando con la Nuo11a colonia e soprattutto coi Giganti dtlla montagna il mondo di Pirandello ci avrà rivelato tutti i suoi segreti, questi personaggi neri e dai movimenti di automi avranno modo, se lo desiderano, di passare in un • altro mondo•• il quale però non somiglia affatto a un ospizio per anime redente. Nello stacco tra vita e morte, in quel • tac• orrendo che non possiamo esprimere meglio se non col banale • come una luce che si spegne•• Edoardo Dc Filippo tocca il punto supremo del suo e gioco• di grande attore, portato per tre atti at~ traverso uno scambio ininterrotto di dramma interno e di dramma esterno, di sentimenti e d'espressione. A lode massima di questo artista, aggiungo che nel dialogo dell'Abito nu0110 l'assenza della mano di Pirandello non si avverte. ALBERTO SAVINIO LEO LONGANESI - Direttore responsabile s ,\, EOITRICE .. 0\l~JBL;S • • ).IIL,u,o Propritl• artiit,u., kt1n•,i• ri1ervata RIZ7.0LI &: C.•. \n. ptr l'Ant dtlla Stampa. \hl••IO RIPRODl"ZIO~I ESEGUITE CO~ \1ATF.RIAI.E FOTOGR \FICO • FF.RR \:-.IA ••
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