Omnibus - anno I - n. 12 - 19 giugno 1937

O ■ NIBVS SUL KARE DELLACORSICA I LAVORATORI DEL ]Y.[ARE BUFENREATLIRRENO [DAL NOSTRO INVIATO] Porto Santo Stefano, giugno. ' [ 'imbarcazione, sciolta dalla briglia della lunga rete, si mi.se ad ani 'l dare più lesta. Sabatino, che e- ~ ra sceso a considerare la pesca, to1no al timone e puntò nuovamente verso nord. I marinai seduti a poppa facevano lo scarto dei pesci, disponendo ciascuna qu.1.lità nella sua cassetta, t.' riponendoli poi nella stiva tra il ghiaccio. Dopo avere inseguito un tratto la nave, lo .,tormo dei gabbiani si posarono l'uno dopo l'altro sulla scia d~\C g,'11cggiava qualche relitto di pc• ,et sventrati e mozzi. « Vado più avanti >, dis!:.CSaba.tino, « e tomo più tardi a buttare la rete sullo stesw posto. Se faccio 111 tempo : prima che il mare si faccia impraticabile da questa parte. Devo saltare an• rora mezzo vento ». li giglio araldico della bussola segna• V;.l fi,;;soil nord ; ma la bussola oscil• lava forte sulla ~ua sospcmione, e la bolla d'acqua sul c1uadrante si stravol• gcva violentemente. Ora che il vento .,cccnnava a ca.derr, il mare, come Jj. berato da un freno che lo aveva pie• gato in una sola direzione, rigurgitava e ,;j ~mmoveva; le ol1de s'incontrava• no <.\ grandi blocchi spalanc;indo abissi per ricolmarli e riaprirli più in là. A un tratto, come spuntate da.I nulla, si profilarono a sini,;;tra grandi montagne in una fila di cime ugu::di; erano sof. fu,;;c di bruma. alla base, mentre le som• mità si levavano in un cielo ugualmen. tr grigio e brumoso. « La Corsica!> disse Saba tino. « Quella è la Serra della Corsica. Non ci si può avvicinare a più di rinque miglia d,11la costa. I gendarmi scque• \tr.ino le navi <;.tranicrcche vi capitano, arreo;t~no i pescatori, e il riscatto del• l'imb.lrcazione costa molte migliaia di lire. lino che io cono-,co ci capitò una \'Olta. Per sfuggire all'arresto si but• tò coi suoi uomini in una barchetta e approdò alla Capraia, mentre il moto• p('schercccio andava alla deriva. Non avrva dcn,1ri per riscattarlo e lo la• sciò ai gendarmi >. Saba.tino stette un poco 11 contempla• re le grandi e serene mont::ignc, poi ag• giume: « Ne11e sere chiare si vedono i µaesi sulle spiagge, si distinguono le case. Si vedono i fanali e i fasci di luce delle automobili ». D cimiterodel sottomarini Sabatino s'ei-a mcS'liOal riparo di quc..,ti monti come chi si sposti per C· vitarc la corrente d'una finestra aperta. La nave andava avanti per quella ,olitudine con lo stesso stu{>Oredi chi la solcò per primo. Laggiu, verso la Capraia, era, mi diSse Sabatino, il cimitero dei sottomarini, e anche qui intorno c'erano velieri, sotto di noi, nel fondo del mare. Come sapeva tut• te queste cose Sabatino ? Egli rcgo• lava la sua rotta sulla bus,;;ola e sulla vC'cchià sveglia. Gli di,si : « La ~r-ra, alla radio, si le~g.c il ?Ollettino del tempo a mo dei l1<tVlgJnt1 ;>. Rispose : « Certo, sarebbe comodo >. Ma a bordo tutto era elementare, la sveglia, e i giacigli e il vasellame. Per quanto toccasse il porto tre volte la settimana, e per un giorno la settima• na rimanesse ormeggiata, la nave CO· stituiva un'altra dimensione di vita, con i suoi oggetti e le sue consuetudini elementari .. A.nche Sabatino si regolava secondo il suo istinto, e I' esperienza, mentre seralmente un uomo, con l'aiu• to della scienza, traeva il suo oroscopo esatto e senza pena sul tempo e lo sta• to del mare. Sabatino in questo mo• mento fuggiva la bufera spingendosi verso nord, e si prend· va cinque o sci ore di sosta prima di tornare là dove sapeva di dover pescare. ~ii ripetè sol• tanto che non sarebbe tornato indietro prima del giorno e dell'ora fissata. La nave tornò sulla sua rotta cercan• do il luogo che conosceva Sabatino. Andando avanti somigliava a chi, in una grande folla, 5i mette controcor. rentc: il mare veniva in su come se premesse vcroo un punto in cui le aC• que erano più calme. Avevamo avuta una rotta sempre su un ritmo dcll'im• barcazione che ondeggiava sul suo as• se; ma ora la na\'e cominciò a picchia• re di prua, si sprofondava e ~i riiwllcvava. Poi, come se le aves.sero dato un gran pugno da ~tto, fece un salto, e-io mi sentii scagliato contro il sof• fitto della garritta dove era il timone. Sabatina si puntava forte stendendo le braccia e formando con tutta la perso• na una croce. Non n.vevo provato mai un'impressione simile, ma credo dj po· tcrJa significare assomigliando mc in quel momento a una stella marina, con le cinque punte formate dalle estremità e dalla testa: avrei potuto poggiare, mi parve, sull'una o sull'altra di quc.-.te ~~~i~: dc\ 1 1:tcmii~di~~;e:,t::e~;:~fc~it~ stranamente nel mcao, nello stomaco. « Si tenga fcnno >, disse Sabatino, « ma non faccia troppa forza, altrimenti ar. riva a stasera coi polsi roui >. Si accor• se dal mio viso che stavo male. Scesi per la se.aletta nel ridotto delle cuccette. li marinaio più giovane stava acccn .. dendo il fuoco sotto il fornello del cac• ciucco, e buttava nella pentola certi pesci spellati che avevo visto la sera avanti in un secchio. Levò gli occhi e mi disse : « Si sente male? >. Io cerca• vo di reggenn.i in equilibrio sul pian• cito, credendo che dopo due o tre balzi avrei potuto stabilirne i movimenti e regola.re su di essi i miei. Ma mi ~ntii preda d'una forza troppo grande, e le mie facoltà di orientamento, prensili, mi sfuggivano. Dopo qualche secondo che mi parve lunghissimo, mi accorsi che un modo per tenersi in un certo equilibrio era di andare avanti a balze!• 1oni, piegato sulle ginocchia, al modo dei canguri. Sabatino, piegandosi sui pantaloni da soldato1 mi diceva: « Si tenga forte, altrimenti si fa male >. lo dissi in un riditelo barlume dj conve• nienza: « Mi dispiace. Per quanto ab• bia na\'igato non ho mai sentito un mare simile. Ma loro non si preoccupino di me >, li cu inierc disse : « Eh, con quc,;;ti mari si sta male anche noi, non creda ». Alla fine riuscii a scivolare den• tro la cuccetta; mi ritrovai con le spalle allo scafo, dove a\'C\'O sentito battere l'onda la notte prima; m..tora il fascia. me non scricchiolava pili; era un bloc• co compatto, quasi che asse per asse tutt.1. quella ma.tcria inanimata ,;i fo'i• se rimaldata al modo dei blocchi umani contro il pericolo. Nessunotorna Indietro « Lei mangia?» mi chiese il cuciniere. Risposi di no. Egli tirava fuori da un ripostiglio certe tazze fonde e vi po· s..·wagr,1ndi fette di pane che tagliava compatte e sottili da una pagnotta. Vi versò la zuppa e ne portò una prima a Sabatino che ~tava al timone, un'altra, a giudicare dal tempo cbc stette a~n• te, al motori~ta; poi tirò fuori una gran• dc bacinella con due manici, la riempì con quanto era rimasto nella pentol..t e la posò sulla tavola, fermandola con una mano. Un marinaio che entrava allora prese una funicella, l'annodò a un manico della bacinella, la passò \Ot• to l'asse del tavolo, e a~icurò poi l'a\. tro capo all'altro manico. La bacinella legata nel mez.i:o della tavola raccohr intorno a sé gli altri cinque uomini del• l'equipaggio. Mangiavano allungando la mano e il cucchiaio ordinaumcnte, senza aver l'aria di farsi posto e di CC· der.si qualche cosa o di comcnder'iela: c'era una disciplina e una giw,tizia in ogni loro atto, e una reciproca premu• ra troppo naturale per ~mbrarc affct• tuosa. L'odore di quel pasto era molto buono. « Peccato>, .-:lissi,• che io non possa sag-giare di cotesto buon piatto >. « Chissà che cosa faranno gli altri mo• to1>eschercccicon questo tempo! >. Una voce replicò: « };on tornano indietro. .,\'essuno torna indietro>. A quell'or;.1.,pensavo, in una giornata come quella, qualche centinaio d'uomi• ni stavano in mare, a.spct:ando il solo momento che contava nella loro vita1 quello in cui, giunti al porto1 e sccn• dcndo dall'imbarcazione, avrt'bbcro di. chiarato la cifra dei quintali pescati. « Non si torna neppure se il mare è peggio di CO'!Ì.1',1olti hanno fatto nau• fragio pur di non tornare», disse il ma• rinaio lavando i piatti con diligenza in un secchio. L'onda si mise a spazzare con un rumore di pioggia uguale il pon• te, scrosciava sul castello di prua, e a un tratto mi pareva di sentire quel canto dell'abisso di cui parl.rno i navig:i.nti e le favole antiche. Si sentiva che l'elica non toccava l'acqua e che il motorr batteva a vuoto. Stando sdraiato, vidi che al posto del timonirre si trovavano ora due persone, due paia di gambe, quattro braccia che facevano forza sul timone. Cli altri ma• rinai entravano l'uno dopo l'altro, c,1.• vavano da un ripostiglio i pantaloni 1 la giacca e il cappuccio d'incerata, e u5<:i• vano sul boccaporto. Le ondate li av• vole;evano e li trascinavano con loro; accecati e grondanti, punti dai mille spilli dell'acqua ,;alata negli ,"lCchi,la. voravano a mettere a.I sicuro i barili della n.1.fta in coperta e a legare e a proteggere gli oggetti che il mar<' ~'era ostinato a strappare. D:li punto dovP stavo, e ormai sbattevo senza pili for:t.1 nella ~catola della cuccetta, mi pareva di viaggi.\rc in una grande bolla d'acq_ua. ~cl barlume di co:-ci('nza che mi nmancva, mentre :-eorge,•o nello scro• scio cnonnc e continuo i mMinai legati a una fune, ri,cnti\·o le parole che mi aveva detto Sabatino un certo momen• to, mentre filavamo al timone: « La nave è fatta bene. L'armatore, qu,mdo fu co~truita, per ogni chiodo ne fece pian. tare due, e tutto quello che è di met:il• lo è rame; e per ogni travata una dop• pia travata >. Dove-va C$SCrc pm\ato molto tempo, perché la monot0nia di quei rumori, ruggiti, grida, canti, e <;uoni come di sassi squillanti che si urtassero tutto jn. torno, formav.1 tutto un t<-moo, accor• ciava stranamente le ore. Aprii gli OC· chi e chiesi: « Dove sono i marinai?». « Eccoli :>, mi rispose la voce di Sa• batino. Erano sdraiati, difatti, nelle lo• ro cuccette, con gli occhi aperti, ascol• tando la tra.vcrsia del mare. « E quando si pesca di nuovo?,. « Abbii\mo pescato >. « t andata bene?». « Qu;Htro quint,ali, roba da nulla. Ora si va verso ~1ontecristo, a girare il vento>. Egli parlò tranquillo; i ,;uoi uomini sta\'ano intenti alla voce spaventosa del mare; tutti eravamo preda di un elemento più forte di tutte le forze umane, scnu rancore, né ri"-Cntimcnto. « Soltan~o >, mi dic;sc $abatino, « noi non \a pp1amo che mare avrcmo da quelle parti. Non ci sarà da stare al• kgri. Se vuole, siccome pas..'iiamo dietro l'isola del Giglio, la sbarchiamo lì. Glielo consiglio. Ancora ~edici ore di mare peggio di questo, è meglio che se )(' risparmi ». · DGiglio Ora che \tavamo entrando in porto ~dl'ic;ola del Ciglio, vedevo i marinai l'uno accanto all'altro aspettare di \'e• dct mi \CCndere. Uno era saltato sullo specchio d'acqua st;.1ccando una bar• chetta pre~!\Oun veliero e si ac.costava a mc per traghettarmi. Gli altri mi strinsero la mano l'uno dopo l'altro. S~endtvo _c<?n la mia ridicola valiget• ta, 1I mio nd1colo cappello di feltro, e mentre ciascuno di loro mi .stringeva la mano. io j>Cn\avo che in nessun altro paeM' del mondo, fon.e, un viaggiato• re bor~hcsc avrebbe avuto tanta pre• mura intorno a lui. Ri,·cdcndoli in vi!-0 uno per uno, li riconoscevo come s'e. rano accostati a.I mio giaciglio, e poi come entravano e uscivano nella bu. fcra a testa ba ... sa tra gli scro..ci del• l'acqu.a. ~ capii che tra le altre preoc. c-upaz1on1 .n·tv.lno avuto anche quel• la d'un estraneo che s'era voluto im• barcare e che ~ffriva fino a per• dere la conoscrnza. Sa.ba.tino mi di!-.SC l'ultima parola: « Se vede il signor Loff redo, poiché lei arri\·erà col po. stalc prima di noi, .'{li dica che fino a qurq? momc-nto abbiamo riempito trcnta.,e1 cas~ettc. Il r<''litOlo fart•mo wtto Montecri\tO >. La barchetta mi posò sulla riva. Ii .\101ltar,r.1•nta10 si allontana\'a, Il GiC'.lio,sul porto, è una fila di c.-.- se disposta a \emicc-rchio. Tartane e ve. ]ieri sono in secco. Io sbarcavo come u_n nauf ra~o, C' fui la novità di quclb giornata. I P""Catori pres~ le botte. ghc s'informarono di mc e- di come ero arrivato. Cono.,ccvano di fama l'c• quipa!l;gio del .\loutargl'ntaro. « Bravi pcsc~tori », dicc\·a.no, « bravi, ma han• no 11 motore. hanno la rete co,. gli argani. <' poi hanno il caffè alla mat• tina . .-\ltro che caffè, noi : quando si andava verso la costa. della Sil'ili.1, r:- sulh.• costr inospitali della Calabria; la ga.lletta e una .,,1rda salata cn Ja no• stra razione, al tempo della pc~ca a vela. Quelli ~no signori. Spazzano il mare (:on le lungh<.· reti, e tra poco non ci <,ar.\ pili pt'5\C', Oo\'r;mno an• d~re sempre piì1 lontano. Uno di quc• st1 motopescherecci. recentemente, fc. cc u11,1 retata di na~elli piccoli come un dito mignolo; tutti pc'liciolini cui non si d,\ il tempo di crcsc<'fl~ ». « \fa >, di:-,;;iio, « smovendo il fondo ~cl mare, .ciurst~ reti rivangano il m~tnmcn_to dei peS<"1c,ome- chi per se• m!nare r1,·oltob la terra. E allora i pc• sci trovano cibo pili facilmente ». « \nrhe quc~ta è una tcoria », di~se filosoficamente un mari,iaio d'una tar. tana. mentre l'o"-tCmi serviva un'alice c?n olio e aceto e un bic,:hier di vino, dicendo che quc<;to era un ~vrano ri• medio contro il mal di mare. Gli nhitanti, quasi tutte donne, poi. c!té gli uor'i1ini n,1vigavano, erano fuo• n drllc Ca'-t', e pcmavano alla spesa della mattina; qu.1lcuno tornava a ca. sa_dall'aver J:>e<i• ·no un piattrllo di pc• ,;c1. Una donn.t con un vic;o antico ,;;j mise a leticare con una vecchina che P?rt~va _da \Oglia a soglia una ~portà d1 p1,clh. Vendeva i piselli a diciotto soldi il chilo. « Che vrrgogna che ver• gogna! > diceva la donna. « TI mio figliolo è su un veliero sulle coste dcJ. la Sa.rdrgna; è un me\('. Scarica e ca• rica calce, ccmcnto 1 mattoni; fa que• H? lavoro; gua_dagna nove, dicci lire se gl.1va bene, e 10 devo pagarti i pi.,elli diciotto soldi il chilo>. La donnina an. dava più in là a sentire un'altra canzon_e. !.. e donne frugavano tra quei pi• selli, h facevano ,;correre tra le mani poi la lasciavano andare e rimanevan~ pemicrose a guardare il mare. Siccome mezzogiorno avanzava, e usciva odore di cucina da tutte le cao;c, certe bambi. ne vennero alla spicciolata in bottega a comprare una ,;;arda salata. R:ivvolta in un JX"7..ZcOli cart.l gialla, la portavano nel pugno, e di tratto in tratto vi accostavano la lingua a leccare il buon sapore del ,;;aie. CORRADO ALVARO I precedenti articoli sui e Lat10,aton del mar•> sono stati pubblicati nei ,o e , 1 di Om11ibus ». Ecco la prima edlz:tone per Il popolo dei ''commentari'' dell 'impreS& africana. det• tati dall'invitto Condotti e• ro e presentati dal Fonda~ tore dell'Impero Fascista. • Il testo è perfettamente uguale a quello delle edi• zioni normali e di lusso. Il corredo fotografl.co e grafico è stato lievemente ridotto, ma in modo da non pregiudicare l'esatta conoscenza dei piani delle bat• taglie e dei luoghi di com• battimento. • LIRE 15 PIETRO BADOGLIO LAGUERR D'ETIOPI Tutti gli italiani devono leggere anche il volume : Con Badoglio in Etiopia del Generale Armelllni Il Generale Quirino Armellini, che fu Capo dell'Ufficio Operazioni del Co· mando Superiore A. O., narra in questo volume la vita. d'ogni giorno del Condottiero : come egli lavorava, come concepiva i propri piani, come li at• tua.va. Un documento quindi di altissimo valore che ci mostra il Maresci&llo in tutta la sua complessità psicologica di uomo e di comandante, e ci fa vedere l'epica gesta come minuto per minuto si rifletteva nella sua sensibilità e come era determinata dalla aua volontà. Volume di pagine 280, con 72 tavole fuori testo e una carta geognftca. a colori LIRE 20 A.. MONDA.DORI Non si tratta di un libro soientifico. L'autrice • Libera docente di Patologia e Olinioa pediatrica nella R. Univeraità di Roma • ai è studiata di dare nonne il più pmibile elementari e precise aull'wistenu. del lattante sano, evi· taodo di toocue argomenti d'indole puramente medica ohe potrebbero in· generare confusioni dannose nella. mente delle mamme. Queate, legpndo il libro, acritto in forma. facile, pia.na. e piacevole,aensa astruse diaquiaisioni aoientifi.obe o difficili formule, vi troveranno una guida semplice, ohi&ra ed affettuoa.\ per tutte le infinite e delicate cure ohe richiede il bambino nei primi due anni di vita. Molte illuatrasioni. Lire 12 JII. b, c;a.ronia I prlml due volumi dellanuova preziosa collezione "10111" aJlgelo c;hiàvaro Le peraone oon denti aani, forti, belli e gengive ferme e rosee sono ormai un'ecoesione, ed i competenti oeservano con preoooupasionel.'aumento oontinuo di deoeaai dovuti direttamente o indirettamente alle diffuais.aimemalattie dentarie e gengivali, mentre i sanitari sonocostretti a dedicare atten1ione aem· pre pib. intensa alle a.ffe1ioni dentarie e alle gravi influense oh'ease esercitano sulle mala.ttie di organi interni e sulle infermità genera.li. Questo libro del Prof, Obià.varo • Direttore ordinario della R. Olinica odontoiatrica della. R. Università di Genova - mette alla portata di lutti quei precetti di proti· lwi ed igiene dei denti e delle gen· give, dai quali dipende in mauima. parte la aalute dei singoli e l'avvenire della ruza. Molte illuatrasioni. Lire 12 A.MONDADORI-MILANO

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